giovedì 18 novembre 2010

Scuola. A prof più bravo stipendio in più



Il merito paga, a docenti più bravi uno stipendio in più. Fino a 70 mila euro agli istituti migliori. Il ministro Gelmini, un giorno storico. Il sindacato Gilda: sanata una ingiustizia nei confronti dei docenti. La Cei: ora finanziamenti e detrazioni fiscali per la scuola paritaria.
Roma, 18-11-2010

Il merito paga. Da quest'anno a professori particolarmente meritevoli verra' assegnata una gratifica pari a una mensilita' di stipendio. Lo prevede uno dei progetti, annunciati oggi dal ministro Gelmini, che partira', per ora, a Torino e Napoli (20 le scuole coinvolte). Ma anche agli istituti scolastici in generale converra' darsi da fare perche' grazie a un altro progetto alcune scuole potranno rimpinguare le casse: se dimostreranno, infatti, di aver migliorato i livelli di apprendimento degli studenti e raggiunto certi standard riceveranno un contributo fino a un massimo di 70 mila euro.

Anche in questo caso si comincera' in via sperimentale, dalle scuole medie delle province di Pisa e Siracusa (per la durata dell'intero triennio). Non ha esitato a parlare di "giorno storico" il ministro Gelmini sottolineando come per la prima volta parta un'iniziativa concreta per introdurre il merito nel sistema d'istruzione italiano. "Finalmente - ha detto - si iniziano a valutare i professori e le scuole su base meritocratica. Premi dunque ai migliori e non soldi legati solo all'anzianita' di carriera che comunque, grazie allo sforzo del governo, sono stati garantiti a tutto il settore".
A quest'ultimo proposito, infatti, il ministro ha illustrato oggi ai sindacati il decreto interministeriale che consente il pagamento degli scatti d' anzianita' maturati dal personale della scuola. Le sperimentazioni messe in campo saranno finanziate con una parte del 30% dei risparmi ottenuti grazie alla razionalizzazione della spesa, al netto naturalmente delle risorse destinate al recupero degli scatti. Lo scorso febbraio il ministro ha istituito un Comitato Tecnico Scientifico (CTS) che ha l'obiettivo di proporre l'istituzione di un sistema nazionale di valutazione e di miglioramento della didattica.
E il Comitato ha proposto al ministro i due progetti illustrati oggi. Quello relativo alle scuole prevede che esse vengano valutate prendendo in considerazione il livello di miglioramento degli apprendimenti degli studenti individuato attraverso i test Invalsi ma anche una serie di indicatori che vanno dal rapporto scuola-famiglia alla gestione delle risorse, ai livelli di abbandono. Il verdetto e' affidato a un team di osservatori esterni composto da un ispettore e da due esperti indipendenti. Sulla base dei risultati verra' quindi formulata da una Commissione tecnica regionale una graduatoria. Alle scuole che si collocheranno nella fascia piu' alta sara' assegnato un premio, fino ad un massimo di 70mila euro.
Per il progetto destinato agli insegnanti, che aderiranno volontariamente alla sperimentazione, in ogni scuola verra' costituito un "nucleo" di valutazione composto dal preside, da due professori eletti dal Collegio dei docenti e dal presidente del Consiglio di Istituto (in qualita' di osservatore). La valutazione terra' conto di curriculum vitae e documento di valutazione. Ma non solo. Il "nucleo" dovra' considerare anche il giudizio sui docenti espresso da genitori e studenti. Gli insegnanti meritevoli saranno premiati entro aprile/maggio 2011.
Commento, di grecanico.
Che la Sig.ra Gelmini ricopra, per grazia ricevuta dai due boss brianzoli, il ruolo di Ministro della Repubblica, e’ palese, purtroppo. Che la Sig.ra Gelmini sia un Ministro dell’Istruzione ad indirizzo ideologico di stampo brianzolo, mi pare lapalassiano. Che la sig.ra Gelmini sia una fine politica, ed in quanto tale, preoccupata di creare un serbatoio di consenso personale, a noi e’ palese da parecchio tempo. La Gelmini e’ una padana, come lo era quell’altra, quella che ha ricoperto la terza Carica della Repubblica, ha recitato la parte di Giovanna d’Arco della Padania Libera, e poi si e’ sistemata per bene. Economicamente, intendo. Come si chiamava? Parietti, mi sembra. No, Pivetti. Almeno spero cosi’. La Gelmini mi sta sui coglioni. Non capisce una beata mazza di insegnamento, infatti non ha mai insegnato niente di lecito, ma dalle telefonate intercettate ed in data base, in quanto a fellatio ne capisce, pare. Non ne sa nulla di pedagogia, infatti e’ un avvocato che deve baciare il culo a quelli di Reggio Calabria, per l’abilitazione alla professione, voglio dire. Non ha la minima idea di cosa sia una tabella statistica, perche’ gli unici numeri che frequenta sono quelli della sarta e del parrucchiere, i quali – poveretti – si dannano, ma come si dice, la roba quella e’.
Allora? Allora mi sta’ sui coglioni perche’ la manfrina che ha messo su, con questa storia del Comitato, puzza.
Fonte:

E’ morto il produttore Dino De Laurentiis


Articolo di Società cultura e religione, pubblicato giovedì 11 novembre 2010 in Gran Bretagna
[Articolo originale "Film Producer Dino De Laurentiis dies" di Catherin Shoard]
[The Guardian]

Oggi, dopo l’annuncio della morte di Dino De Laurentiis, a 91 anni, la fine dell’era dei produttori straordinari, il cui nome nei titoli di testa era garanzia di emozioni da opera e spettacoli magnificenti, è sembrata ancora più vicina.

Un uomo la cui piccola statura (era alto circa 1.60m) non fu d’ostacolo alla sua enorme ambizione o alla sua prodigiosa produttività (più di 500 film). De Laurentiis iniziò la sua carriera vendendo la pasta della sua famiglia. Dopo aver partecipato alla seconda guerra mondiale, diventò produttore cinematografico raggiungendo velocemente la fama con il classico del 1949 “Riso amaro”, diretto da Giuseppe De Santis, e poi con vari successi neorealisti realizzati in collaborazione con Carlo Ponti, tra i quali “La Strada” del 1954 e “Le notti di Cabiria” del 1957, entrambi di Federico Fellini.

De Laurentiis continuò poi da solo, e produsse una serie di film che riflettevano sia la sua ricerca del successo commerciale sia la sua “joie de vivre”, tra i quali la parodia di James Bond “Se tutte le donne del mondo”, uno spaghetti western “Anzio” (1968) e “Barbarella” (1968). Tuttavia l’industria cinematografica italiana non era fiorente come durante i dieci anni precedenti, così decise di lasciare il Paese per gli Stati Uniti all’inizio degli anni ‘70, dove fondò il suo studio in North Carolina. Questo diventò la centrale creativa di quelli che già all’epoca erano considerati dei classici (o dei film cult), tra cui “Serpico” di Sidney Lumet (1973), “Desiderio di morte” di Michael Winner’s (1974), “I tre giorni del condor” di Sidney Pollack, l’ultimo film di John Wayne “ll Pistolero” (1976), “L’uovo di serpente” di Ingmar Bergman (1977) e il film che ha reso famoso Arnold Schwarzenegger “Conan il barbaro” (1982). Egli lavorò con successo anche con David Lynch, realizzando “Dune” nel 1984 e “Velluto blu” due anni dopo. Questi film, come altri, quali “Ragtime” nel 1981, sono stati un esempio del talento di De Laurentiis non solo come un punto di riferimento cinematografico della vecchia scuola, pronto a dare montagne di soldi per qualunqe genere gli piacesse, ma anche come produttore con il coraggio di affrontare dei rischi e l’abilità di notare i talenti più promettenti.

Eppure, per un certo periodo di tempo, il suo nome diventò sinonimo di un particolare tipo di cinema costoso, che nonostante non fosse un fiasco completo, comunque era abbastanza di cattivo gusto. Film come il remake del leggendario “King Kong” (1976), il film della balena assassina “L’Orca” (1977), il film apocalittico “L’Uragano” (1979), il remake di “Flash Gordon” (1980), “Halloween II” (1981), seguito del classico film dell’orrore di Carpenter del 1978, e “King Kong vive” del 1986, fecero si’ che fosse chiamato “Dino De Horrendous” dai critici Harry and Michael Medved nel 1980.

Di recente, De Laurentiis era stato il promotore delle trasposizioni su grande schermo dei romanzi di Thomas Harris su Hannibal Lecter, a partire da “Manhunter” nel 1986, saltando “Il silenzio degli innocenti” del 1991, per poi riprendere la serie con “Hannibal” (2001), “Red Dragon (2002), e “Hannibal Lecter – Le origini del male”, uno di tre stupefacenti titoli da lui realizzati nel 2007. De Laurentiis vinse un Oscar con “La Strada” nel 1954, e ricevette nel 2001 dall’Academy il premio alla memoria “Irving G Thalberg Memorial award”.
De Laurentiis si sposò due volte. Gli sopravvivono sei delle sue sette figlie. Il suo unico figlio, Federico, è morto a 26 anni in un incidente aereo.
Fonte:

Niente soldi per la Sassari-Olbia. Cossa: "Incateniamoci a Palazzo Chigi"


Non se la prende con il Cipe ma con lo Stato e lancia un appello-provocazione per ottenere i finanziamenti per la strada a quattro corsie Sassari-Olbia. "Incateniamoci all'inferriata della colonna di Marc'Aurelio, di fronte a Palazzo Chigi - dice il coordinatore regionale dei Riformatori Michele Cossa - E' ora di mettere fine a questa farsa. Secondo l'esponente della maggioranza "è sbagliato continuare ad alimentare la confusione".

Una nuova delibera del Cipe sarebbe servita a poco, visto che una delibera - argomenta - c'è già stata a fine 2009. Il problema vero è più di sostanza: bisogna che lo Stato accrediti le somme alla Regione, in modo che si possano attivare gli appalti. Tutto il resto sono solo parole. Se i danari non verranno accreditati in tempi brevi - incalza Cossa -, Cappellacci rimetta l'inutile e oltraggioso mandato di commissario straordinario per la realizzazione della strada e incateniamoci all'inferriata della colonna di Marc'Aurelio".

SANNA "Prendiamo atto che per il Governo italiano la Sardegna e la Gallura non contano davvero nulla. Neppure oggi il Cipe ha deliberato un solo euro per infrastrutture in Sardegna, tantomeno per la Sassari-Olbia". Lo ha reso noto il consigliere regionale della Sardegna Matteo Sanna (Fli),

"E' scandaloso - ha proseguito Sanna - che la Sardegna e la Gallura non contino nulla. Proseguiremo nella nostra azione di proposizione del problema della Sassari-Olbia fino a quando il Governo non sarà costretto a prenderne atto. E' assordante il silenzio della Regione. La Giunta ed il presidente Cappellacci devono intraprendere un'azione di forza nei confronti del Governo per far riconoscere alla Sardegna ed alla Gallura quanto le spetta. E' ora di dire basta alle false promesse elettorali".
Commento di grecanico.
Era chiaro, da due giorni era chiaro. Da martedì 16 novembre 2010, con il Ministro Fitto in Sardegna, che dice: "I fondi Fas per la Sassari-Olbia"
E grecanico ha subito risposto:
Per favore, informate l’Illustre Ministro Oca Giuliva che il maxiemendamento alla finanziaria 2011, del 15 novembre 2010, all’articolo 1, comma 6, esplicita: Viene rimodulata la quota di 1,5 miliardi per il 2012 delle risorse Fas (Fondo aree sottosviluppate) da destinare a interventi di edilizia sanitaria pubblica. Si specifica che l'85% di questi soldi dovranno essere dirottati al Sud e il restante 15% alle regioni del Centro Nord.
Un’autostrada ed un ospedale hanno in comune le corsie, nient’altro. Era chiaro.
Fonte:
http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/203657

Alfano, con la crisi di governo a rischio la lotta alle mafie


Il Guardasigilli a Napoli con Maroni, che dice: 'Ora il cerchio si stringe su Messina Denaro e Zagaria', gli ultimi superlatitanti. Gli investigatori ancora al lavoro a Casal di Principe dove la gente dice: meglio quando c'era la camorra. In Calabria maxi-sequestro alla 'ndrangheta, beni per 200 milioni di euro. Il ministro dell'Interno a Porta a Porta: conosciamo bene i rischi delle infiltrazioni per l'Expo. Gomorra diventa una serie tv con Saviano supervisore.
Napoli, 18-11-2010
Sono molto soddisfatti i ministri Maroni e Alfano oggi a Napoli. Incontrano i poliziotti che hanno stanato il superlatitante Antonio Iovine ieri a Casal di Principe. Da Iovine solo poche parole: "Non sono il boss che racconta la tv". Ma si guarda gia' avanti. E mentre il responsabile del Viminale dice che ora bisogna catturare altri due boss, Matteo Messina Denaro e Michele Zagaria, il Guardasigilli esprime la sua preoccupazione: "Non vorremmo che la caduta di questo Governo significasse anche l'interruzione di questo circuito magico di leggi contro le mafie".
L'operazione che ha portato alla cattura di Iovine riscuote il consenso del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che definisce l'arresto "straordinario" in due diversi messaggi inviati, rispettivamente, al capo della polizia Manganelli e al procuratore della Repubblica di Napoli Giandomenico Lepore. L'azione contro le mafie e' incessante, come dimostrano altre due operazioni condotte oggi: 200 milioni di euro di beni, appartenenti alla cosca Commisso di Siderno (Reggio Calabria), vanno a rimpinguare il cospicuo totale dei sequestri effettuati. Un risultato ottenuto nell'ambito dell'operazione Crimine, sulle attivita' illecite della 'ndrangheta in Lombardia, che nel luglio scorso porto' all'arresto di oltre 300 persone.
Sempre oggi, in Calabria, a Plati', i carabinieri hanno arrestato, all'interno di un'abitazione rurale Pasquale Barbaro, di 33 anni, ricercato dal 2009. Maroni e Alfano in Questura hanno incontrato gli uomini della squadra "catturandi" che hanno assicurato alla giustizia il superlatitante. In Questura 'O ninno' ha tentato di avvalorare la tesi della propria estraneita' alle numerose e pesanti accuse contestategli nel corso degli anni. Da quando, cioe', insieme a Michele Zagaria, raccolse l'eredita' di Francesco Schiavone detto 'Sandokan', al vertice del clan dei Casalesi. "Questa e' l'antimafia dei fatti, dei successi, degli arresti, della cattura dei latitanti, dell'aggressione ai patrimoni.
Questa e' l'antimafia a cui io e Alfano ci onoriamo di appartenere", ha detto il responsabile del Viminale ai giornalisti al suo arrivo in Questura. Un arresto eccellente frutto del cosiddetto 'metodo Caserta', ha aggiunto il ministro dell'Interno, che ha ricevuto gli elogi del Presidente della Repubblica e anche attestazioni di stima internazionali. "Le piattaforme di contrasto alla criminalita' organizzata italiane - ha evidenziato Alfano - sono diventate la base per i Paesi del G8 nel contrasto alla mafie".
Alfano, poi, ribadisce di avere gia' comunicato ai magistrati napoletani l'imminente firma del 41 bis per Iovine, un istituto "rafforzato", divenuto "carcere durissimo", che "funziona - ha commentato - e gli ordini all'esterno sono difficili da dare per chi e' sottoposto a questo regime". Sono 6754 i mafiosi assicurati alla giustizia e beni per 17 miliardi e 854 milioni di euro sequestrati a mafia, camorra e 'ndrangheta. Mai fatto di piu' prima. A Casal di Principe l'arresto di Iovine, invece, sembra non suscitare effetti particolari: "A me, per la verita', non ha fatto niente di male", dicono numerosi compaesani di Iovine. In molti sono perfino convinti che quando li' a governare c'era la camorra, "si viveva meglio" mentre ora, "che c'e' lo Stato siamo rovinati".
Sul fronte delle indagini, al vaglio degli inquirenti, ci sono adesso due computer fissi, uno portatile e tre pizzini con indicazioni di nomi e cifre, materiale sequestrato ieri dalla squadra mobile di Napoli nell'abitazione di Casal di Principe dove e' stato catturato il boss Antonio Iovine, e su cui si sta concentrando l'attenzione degli investigatori che stanno esaminando anche due lettere scritte dai figli. Le indagini, coordinate dai pm della Dda di Napoli Antonello Ardituro e Alessandro Milita, puntano a verificare la presenza di elementi interessanti sulle attivita' del clan dei Casalesi e sui rapporti avuti dal boss durante la lunga latitanza. Per gli inquirenti ci sono state anche altre persone che hanno favorito la latitanza del boss oltre a Marco Borrata, il muratore nella cui villetta e' stato catturato 'O ninno.
Fonte:

Rifiuti, la Lega: “Se li brucino da soli, noi al Nord siamo somari e adesso pure mafiosi”


”Le dichiarazioni del ministro Fitto sulla necessità di un accordo con le Regioni per lo smaltimento dei rifiuti napoletani, destano gravi preoccupazioni”.
Lo dice il vice ministro ai Trasporti leghista Roberto Castelli che definisce ”irricevibile” la proposta.
”Dopo due anni in cui abbiamo speso centinaia di milioni (circa 600 milioni solo per bruciare i rifiuti in Germania) e aperto discariche e termovalorizzatori – attacca Castelli – rischiamo di precipitare di nuovo nel passato. Le sommosse popolari dei mesi scorsi dimostrano ormai senza alcun dubbio qual è il vero retropensiero della società napoletana: noi produciamo rifiuti, ma altri se li devono accollare”.

”Ormai – prosegue – siamo di fronte non più solo alla incapacità degli amministratori passati e presenti, ma a una precisa volontà: Napoli e la sua provincia non vogliono gestirsi i rifiuti che producono, così come previsto non solo dalle direttive europee e dalle leggi dello Stato, ma anche dal buon senso e dal vivere civile. I rifiuti puzzano? Non c’è problema, li mandiamo a quei somari del nord. Che ormai non sono soltanto somari ma anche, secondo il verbo del napoletanus maximus, pure mafiosi”.

“La partita – conclude Castelli – non è se si deve o no bruciare qualche centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti napoletani in Lombardia, ma evidentemente una questione di principio su cui non è possibile cedere. Su ciò che diranno Cota e Zaia non ho dubbi. Auspico vivamente che anche Formigoni capisca che siamo di fronte a una necessità inderogabile di assunzione di responsabilità da parte di tutte le popolazioni italiane. La proposta di ricevere rifiuti napoletani, con tutta la stima che nutro per il Ministro Fitto, non può che essere dichiarata, da me lombardo, irricevibile”.

18 novembre 2010 | 18:32
Fonte:
http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/rifiuti-lega-fitto-richiesta-regioni-645996/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29

Sbloccati fondi Cipe miliardi al Centro-Nord, briciole alla Puglia


ROMA – «Con le delibere approvate oggi dal Cipe si aprono i cantieri di opere pubbliche per 21 miliardi di euro. Sono soddisfatto perchè in questa fase economica le infrastrutture daranno un contributo per lo sviluppo e per l'occupazione. Peraltro, si definiscono gli iter approvativi di tre opere strategiche che interessano l’Italia e l’Ue (il Terzo Valico dei Giovi, la Torino-Lione e il Brennero), mantenendo così gli impegni. In tal modo abbiamo dimostrato all’Europa che l'Italia ha mantenuto i suoi impegni». Lo dichiara il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, al termine della riunione del Comitato interministeriale per la programmazione economica.

«Il Cipe – aggiunge Matteoli – ha affrontato in modo organico e conclusivo il tema dei lotti costruttivi attraverso cui il governo autorizza l’avvio di interventi immediatamente cantierabili garantendo nel tempo la copertura finanziaria globale delle opere».

Le opere che potranno essere immediatamente avviate sono: il Terzo Valico de Giovi sull'asse Alta velocità Milano-Genova (6,2 mld); l’Av Milano-Verona tratto Brescia-Treviglio (3,8 mld); il Valico del Brennero (4,6 mld) e l’accesso alla galleria di base del Brennero nel tratto Fortezza-Verona (1,6 mld); la Torino-Lione – cunicolo esplorativo della Maddalena (143 milioni); la settima tranche del Mose di Venezia (230 milioni di euro) in tal modo si raggiungerà il 75% della realizzazione dell’intera opera; l'autostrada Pontina Roma-Latina (2,7 mld); la viabilità secondaria del primo lotto dell’autostrada Tirrenica da Rosignano a San Pietro in Palazzi (costo complessivo della Tirrenica 1,8 mld).

Approvati, si legge nella nota, anche alcuni interventi nel Mezzogiorno quali la piastra logistica di Taranto (33 milioni) e l’adeguamento ferroviario nell’ambito dell’area metropolitana di Bari ( 29 milioni di euro).

Approvate le prescrizioni alla Convenzione unica tra Anas e la società autostrade Brescia-Verona-Vicenza-Padova. Nella prossima seduta il Cipe esaminerà, tra l’altro, un piano organico di opere per il Mezzogiorno coerente con le risorse effettivamente disponibili dei Fas.

Il Cipe ha infine approvato l’Allegato Infrastrutture alla DFP già esaminato con favore dal Parlamento e dalla Conferenza unificata Stato-Regioni, nel quale si conferma la validità dell’operato del Governo: 68 miliardi di opere cantierate di cui 45 nel biennio, 145 miliardi di progetti approvati dal Cipe di cui 119 indicati come prioritari nel prossimo triennio.

FITTO: SBLOCCO FONDI DA CIPE DIMOSTRA CHE ATTIVITA' GOVERNO PROCEDE CON EFFICACIA
“Le decisioni assunte oggi dal Cipe sbloccano la realizzazione di importanti opere che interessano tutto il Paese e finanziano l’avanzamento dei lavori di interventi infrastrutturali di grande rilevanza per lo sviluppo. E’ questo il segno concreto che l’attività del Governo procede con efficacia, rivolta ai problemi del Paese”. Lo dichiara il ministro per i Rapporti con le Regioni e per la Coesione territoriale, Raffaele Fitto.

“Molto importanti - aggiunge - sono le decisioni assunte per il Mezzogiorno, il piano irriguo, gli interventi sulle ferrovie locali della Puglia, la piastra logistica di Taranto per un totale di circa 240 milioni di euro che anticipano di pochi giorni il varo del piano per il Sud e costituiscono una risposta alle esigenze dei territori”.

FLORIDO: COSI' RILANCEREMO IL PORTO DI TARANTO
Il Cipe (Comitato interministeriale per l’economia) ha sbloccato i fondi per la piastra logistica del porto di Taranto: l’investimento complessivo ammonta a 218 milioni di euro. A darne notizia è il presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido. La piastra logistica integrata del porto jonico fa parte del sistema intermodale della rete trasportistica del Corridoio Adriatico.

Il via libera del Cipe, osserva in una nota Florido, “è una notizia che la terra jonica attendeva ormai da tanto, troppo tempo. Finalmente possiamo dire che qualcosa di concreto si sta mettendo in moto per rilanciare le ambizioni dello scalo tarantino”. “Da presidente della Provincia – conclude – prendo atto con soddisfazione dell’impegno profuso dai parlamentari locali e dalla Regione Puglia, in particolare dal governatore Nichi Vendola e dall’assessore regionale Guglielmo Minervini”.
18 Novembre 2010
Fonte: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=383476

Federalismo più ombre che luci


di GIANFRANCO VIESTI
Il percorso di attuazione del federalismo fiscale è divenuto uno dei temi più importanti dell’attualità politica, anche se l’effettiva informazione su quello che sta succedendo è molto modesta. Sia per la natura tecnica molto complessa dell’argomento, sia perché sovrastata dalle mille notizie sull’attualità politica. La legge 42 approvata l’anno scorso è estremamente complessa e per taluni aspetti contraddittoria. Ha 32 principi generali ispiratori e può essere attuata in maniera molto diversa. Il processo attuativo, attraverso i decreti che il Governo sta emanando e dovrebbe emanare, è dunque assolutamente decisivo per comprendere l’effetto che questo provvedimento potrà avere.

Purtroppo la relazione concernente il quadro generale di finanziamento degli enti territoriali presentata dal ministro Tremonti il 30 giugno scorso, che avrebbe dovuto rappresentare uno strumento conoscitivo propedeutico ad un’approfondita e consapevole discussione pubblica, e che in particolare avrebbe dovuto – secondo quanto previsto della legge 42 – definire “ipotesi quantitative” e “possibili ipotesi di distribuzione delle risorse” è stata profondamente deludente. Si è trattato non di un documento informativo, ma di un testo fortemente ideologico, apodittico, ricco di polemica politica di basso profilo (viene tra l’altro ripresa, con cifre sommarie e imprecise, la polemica sulla “cialtroneria” per la spesa dei fondi per il Sud). Il documento non fa tra l’altro alcun riferimento ai livelli essenziali delle prestazioni (LEP) che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, né al percorso che dalla definizione dei LEP e dei costi standard deve portare a precise ipotesi di finanziamento di regioni ed enti locali.
Si sta da allora procedendo con tasselli di un puzzle di cui però non è nota la configurazione finale. Il quadro d’insieme si compone di molteplici atti attuativi: ma la scelta della sequenza, e delle priorità, può condizionare significativamente il risultato finale. Ad oggi sono ad un diverso stadio di definizione decreti relativi al federalismo demaniale, allo statuto di Roma, al finanziamento delle funzioni dei comuni, alla definizione dei costi standard e del finanziamento della sanità. Non vi è al momento traccia, né è nota la linea ispiratrice, di altri fondamentali elementi: dalla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni nel campo dell’istruzione e dell’assistenza ai meccanismi di perequazione infrastrutturale, alle modalità e ai livelli di finanziamento e perequazione delle funzioni “non essenziali” di comuni, province e regioni.

Vi sono problemi anche nella “governance” del processo. La legge 42 assegna in materia di costi e fabbisogni standard un ruolo importante alla Commissione permanente per il coordinamento della finanza pubblica; ma la Commissione non viene istituita. Si è presentato il rischio, in parte superato dai lavori della Commissione Parlamentare, che il pezzo più importante dell’attuazione che riguarda il finanziamento dei comuni – cioè la definizione precisa dei numeri – fosse adottato con un semplice decreto del Presidente del Consiglio, senza discussione parlamentare.

Tre le principali criticità nei decreti attuativi finora presentati. La prima riguarda il finanziamento dei comuni: i criteri di ripartizione del fondo perequativo non sono specificati. Si rischia, a giudizio di autorevoli esperti, di indebolire il principio del pieno finanziamento delle funzioni fondamentali dei comuni, e comunque di non assicurare certezza di risorse. La seconda riguarda la sanità: il criterio riguarda solo il riparto di un fabbisogno totale nazionale dato (così com’è oggi), per il quale al momento ha un ruolo del tutto prevalente la struttura per età della popolazione, mentre non è chiaro se e quanto possano pesare altri indicatori (come l’”indice di deprivazione”, che collega la spesa sanitaria al livello di difficoltà socio-economica dei cittadini). La terza riguarda il meccanismo attraverso cui si definisce il “fabbisogno Standard”, cioè la cifra destinata a regioni ed enti locali per far fronte di volta in volta alle funzioni di cui sono responsabili; nel caso della sanità – come appena detto – si parte da una cifra nazionale e il problema è solo come ripartirla; nel caso dei comuni il meccanismo sembra opposto: partire dalle prestazioni, definirne il costo, e poi stabilire di conseguenza il fabbisogno complessivo.

In generale, tutta l’attenzione finora è concentrata solo su due aspetti: la riduzione della spesa totale; i meccanismi ridistribuitivi. Scarsa, se non nulla, è invece l’attenzione su due aspetti altrettanto importanti: i meccanismi attraverso i quali si potrà progressivamente aumentare l’efficienza di regioni ed enti locali, consentendo loro di mantenere – o di aumentare – quantità e qualità dei servizi offerti con risorse decrescenti; i meccanismi che legano la dotazione di infrastrutture alla possibilità di fornire servizi adeguati ad un costo standard nazionale.
18 Novembre 2010
Fonte:
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=383442

Camorra, la figlia di Iovine: “Mio padre innocente e lo dimostrerà”


”Mio padre è innocente, non è affatto un boss della camorra”.
Filomena Iovine, 23 anni, figlia di Antonio Iovine, il boss dei casalesi arrestato mercoledì, lo dice senza mezzi termini. Dal balcone della casa della famiglia Iovine, a San Cipriano di Aversa (Caserta), Filomena si mostra serena.

Racconta di aver incontrato suo padre in questura a Napoli: ”Ci siamo abbracciati, lui è stato contento e anche io”. Poi riferisce quanto le ha detto il padre: ”Ci ha detto di avere fiducia in lui, ci ha detto che dimostrerà la sua innocenza”.

Poi anche un consiglio: ”Si è raccomandato di continuare gli studi, perchè lo studio è la cosa più importante”. La figlia del boss, studentessa in farmacia, dice anche che sua madre ”non è affatto disperata”. ”La cosa che mi preme maggiormente dire è che tutti noi siamo vicini a nostro padre – conclude – non lo lasciamo e, soprattutto, crediamo in lui e nella sua innocenza”.
18 novembre 2010 | 13:56
Fonte:
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/camorra-iovine-figlia-innocente-645612/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29

“Lombardia regione più mafiosa d’Italia”. La “sentenza” di Nichi Vendola


“Non dimentichiamoci che oggi la Regione più mafiosa d’Italia è la Lombardia”.
Così il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha accolto a New York, dove si trova in visita, la notizia dell’ arresto del boss dei Casalesi, Antonio Iovine: ”E’ certamente una buona notizia, che dimostra ancora una volta quanto l’attività delle procure sia meritevole di gratitudine”, ha commentato Vendola a margine di un incontro organizzato dal Pd con alcuni studenti universitari italiani che vivono e studiano a New York.

”Ciò che è inqualificabile – ha aggiunto – è la strumentalizzazione politica”. Per Vendola, che vanta oltre 14 anni di impegno contro mafia e camorra, ”non è accettabile la schizofrenia politica del governo” e, più in generale, della politica italiana. ”Di giorno si parla di toghe rosse, di notte lo stesso governo parla di straordinario risultato delle procure – ha affermato Vendola – Il problema è che in Italia non si è mai voluto affrontare davvero il tema della criminalità organizzata. Perché è un tema complesso, che viene da lontano e che ha a che fare con la stessa storia del nostro Paese. E’ un sistema di potere radicato dentro lo Stato, dentro allo stesso patto che tiene insieme i cittadini, e oggi ha dimensioni globali. Non dimentichiamoci che la regione più mafiosa d’Italia non è la Sicilia, ma la Lombardia. Forse è tempo che il Governo si ponga queste domande e si interroghi sul sistema su cui si reggono mafia, camorra e ‘ndrangheta”.

A Vendola ha replicato il senatore della Lega Nord Massimo Garavaglia: “Vendola si occupi della sua regione, iniziando magari dal tappare i buchi dell’Acquedotto Pugliese e della Sanità”. Poi il leghista è passato all’ironia: ”Oggi Vendola ci spiega dalla Grande Mela che ci sono un sacco di cosche in Lombardia e racconta che la Sacra Corona Unita è nata in Lombardia e le cosche portano i nomi Brambilla, Chiodini, Colombo, Garavaglia ecc. Sinceramente non ce ne siamo accorti”.
18 novembre 2010 | 15:22
Fonti:
http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/lombardia-mafiosa-ndrangheta-nichi-vendola-645762/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29

Rifiuti fuori controllo. Arriva la delegazione UE


18 novembre 2010
(da il Secolo d’Italia)
Da Bruxelles parte l’ultimo appello perla crisi dei rifiuti in Campania. La Commissione europea invierà a Napoli una propria delegazione, all’inizio della prossima settimana, prima di decidere se avviare o meno un nuovo ricorso davanti alla Corte Ue di giustizia. Questa volta, però, la condanna sarebbe inevitabilmente accompagnata da pesanti sanzioni e dal blocco definitivo dei finanziamenti per 145,4 milioni, già congelati. La decisione di inviare una delegazione è stata presa dal commissario Ue all’ambiente Janez Potocnik, dopo aver constatato che la situazione non dava segni di miglioramento. In città la situazione è molto grave con 3000 tonnellate di rifiuti non raccolti: nel centro storico, in piazza San Domenico e del Gesù i cassonetti sono pieni, ma non stracolmi. Diversa la situazione se ci si addentra per i vicoletti: in via dai Maiorani, per esempio, una parallela di via Duomo, i rifiuti ostruiscono l’accesso. Stessa scena all’angolo tra via Duomo e l’inizio del quartiere Forcella dove i rifiuti occupano interamente i marciapiedi e, sottolineano i cittadini, «a breve finiranno in strada». Situazione pesante anche in Piazza Cavour, a due passi dal Museo archeologico nazionale, e in via Foria. Nella zona della Pignasecca, a poca distanza dall’Istituto Bianchi, i sacchetti costringono i passanti a camminare per strada. «Ci hanno abbandonati – lamentano gli abitanti – raccolgono solo nelle zone più visibili della città».

Rifiuti, intesa tra Berlusconi e La Russa: “Se necessario in Campania altri soldati”
Un maggiore coinvolgimento dei militari in caso l’emergenza rifiuti peggiori. Ne hanno discusso al termine del Consiglio dei ministri il premier Silvio Berlusconi e Ignazio La Russa anche se, ha spiegato lo stesso ministro della Difesa, al momento non è stato disposto nessun incremento del personale militare già impegnato in Campania.
”In Consiglio dei ministri – ha sottolineato La Russa – c’è stato un grande lavoro di squadra con l’unico obiettivo di raggiungere il risultato” che ”puo’ esser raggiunto anche creando situazioni commissariali”. La Russa ha poi definito il ”importante” il lavoro fatto dalla provincia di Salerno e per questo ”verranno salvaguardati tutti gli atti finora compiuti”.
18 novembre 2010 | 15:25
Fonti:
http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/rifiuti-berlusconi-larussa-militari-campania-645644/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29

Napoli, ecco gli uomini delle caverne. La «tribù » del vallone San Rocco


di Paolo Barbuto
NAPOLI (18 novembre) - «Chi sei? Che vuoi? Vattene, vai via». All’avvicinarsi delle voci e dei passi s’è rifugiato in fondo, nel buio, e ha pensato: il pericolo passerà come al solito. Quando rumori e parole hanno cominciato a rimbombare dentro la sua «casa» è stato costretto a venire fuori, a difendersi, a proteggere il suo territorio. Non è alto, ha occhi bianchissimi e sbarrati sul volto nero pece: una grotta è l’unico rifugio che ha trovato.

Non cercateli più nel sussidiario dei vostri bimbi: gli uomini delle caverne non sono quelli disegnati sui libri di scuola, sono i nuovi disperati di oggi che cercano un riparo, qualunque esso sia. Così accade che nel 2010, nella terza città d’Italia si stia creando un nuovo popolo delle caverne.

L’incontro, fortuito, è avvenuto nel vallone San Rocco, a duecento metri di distanza dal Policlinico durante un sopralluogo per scoprire dove vanno a finire i liquami sversati dalla collina, oggi incanalati verso la nuova e avveniristica struttura di raccolta.
La strada del vallone ha un nome da giostra, si chiama «saliscendi»: per metà è rifatta di fresco ma nella parte superiore, quella che va a sbucare di fronte all’ingresso del Policlinico, è ancora devastata. La forza dell’acqua che scende con violenza a ogni acquazzone, ha scavato voragini impressionanti, larghe due metri e altrettanto profonde.

La strada si infila in un verde fitto e intenso. La vegetazione ha avvolto ogni cosa, soprattutto le tonnellate di rifiuti con le quali i napoletani, dal dopoguerra a oggi, hanno umiliato la natura. Sul fianco della collina di tufo si aprono decine di cave, oggi abbandonate. Quelle più accessibili vengono usate come riparo dai nuovi uomini delle caverne.
Aziz, dice che il suo nome è questo ma pare che stia mentendo. Lui è il re degli uomini delle caverne, il primo a insediarsi nell’area, l’unico a resistere da più di due anni lì dentro: «Guarda che non c’è freddo. In fondo alle grotte la temperatura è costante d’estate e d’inverno. Basta organizzarsi».

La caverna è organizzata secondo un ordine preciso. Nella parte più esterna ci sono la zona giorno (con tanti libri e coperte per rendere confortevole la seduta sul tufo), e la zona bagno (con la carta igienica appoggiata su un masso). I bisogni si fanno quasi all’esterno, in una parte che viene raggiunta dall’acqua piovana, così ogni tanto giovepluvio cancella escrementi e puzza.

A metà della grotta pendono i viveri: sono appesi a una busta per evitare che topi e randagi possano raggiungerli. In fondo, dove c’è buio anche di giorno, c’è il posto per dormire: «Faccio il manovale, vado a farmi ingaggiare alla rotonda degli ospedali. Chi arriva per primo trova sempre qualcuno che lo porta al cantiere, io mi presento quando è ancora buio. Qui ci torno solo di sera, mangio scatolette o panini. Mi faccio luce con una torcia, e quando non ho le batterie uso le candele. Non è male».
La tensione è stemperata, il moderno uomo delle caverne certe volte sorride. Niente foto, però «se mi riconoscono pensano che sono un senzatetto e non mi fanno più lavorare». Si lava nei cantieri dove va a lavorare, di tanto in tanto ospita qualche disperato come lui, ma solo dietro promessa che non rivelerà il segreto di quel posto «perché se diventiamo troppi finisce che ci mandano via. E io dove vado a dormire?».

Nella zona hanno imparato a conoscere «l’uomo delle caverne» che è diventato una figura familiare. È gentile e cordiale, quando incontra qualcuno è sempre il primo a salutare chinando un po’ il capo «mia mamma mi ha insegnato che è meglio salutare per primo, così gli altri avranno fiducia in te». Non parla con piacere di razzismo: «Quelli che mi chiamano sporco negro sono pochi. Ho incontrato molte più persone che mi hanno chiesto se avevo bisogno di aiuto».

I libri che raccoglie ovunque gli servono per imparare l’italiano. Legge qualunque cosa, anche i volantini dei supermercati «ma quello che preferisco sono i libri delle scuole elementari. Sono facili e insegnano bene». In una cornice azzurra la foto di una ragazza «ma è ritagliata da un giornale, faccio finta che sia la mia fidanzata». Da una parte due immagini della Madonna e di Madre Teresa: «Qui a Napoli ho scoperto che tutti si rivolgono alla Madonna, lo faccio anche io, spero che mi protegga. Ma io non sono cristiano né musulmano. Non sono niente». E quelle ultime tre parole suonano come uno schiaffo in faccia: c’è un uomo che nel 2010 vive in una caverna, dice di non essere niente, però non smette di sorridere e dice che sulla sua strada ha incontrato solo brave persone.
18 novembre 2010 | 13:54
Fonte:
http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=127255&sez=NAPOLI#

Dal governo nuovo regolamento per l’editoria: maggiori contributi a chi vende di più.


Il Consiglio dei Ministri ha approvato stamani in via definitiva il regolamento che semplifica e riordina la disciplina e le procedure di erogazione dei contributi diretti e indiretti all’editoria.

Il nuovo regolamento ”tende a premiare i giornali che arrivano effettivamente nelle edicole – spiega la nota della Presidenza del Consiglio – eliminando dal calcolo le copie vendute in blocco e quelle attraverso lo strillonaggio. Altro obiettivo, premiare le imprese giornalistiche che hanno un numero minimo di dipendenti”. Il provvedimento ”contiene altre disposizioni per favorire e tutelare l’occupazione nel settore giornalistico: le cooperative editrici potranno infatti percepire i contributi solo nel caso in cui siano composte in prevalenza da giornalisti e la maggioranza dei soci sia titolare di un rapporto di lavoro subordinato. Sono previste riduzioni fino al 20% dei contributi nel caso in cui l’impresa non utilizzi un numero minimo di giornalisti dotati di regolare contratto di lavoro”.

Per quel che riguarda l’erogazione dei contributi, ”le copie effettivamente distribuite – si sottolinea ancora – sostituiscono la tiratura quale parametro del calcolo, la distribuzione complessiva e la vendita dovranno essere certificate da una società di revisione. Il regolamento prevede infine la possibilità per le imprese di inviare le domande di contributo in via telematica, accelerando così i tempi, e misure di controllo più stringenti rispetto al passato”. ”Il varo del regolamento – conclude la nota – è arrivato stamani con l’approvazione del Consiglio dei ministri, dopo aver superato il prescritto parere del Consiglio di Stato e delle competenti commissioni parlamentari del Senato e della Camera”.
Commento, di grecanico.
Il peggio del peggio. Il governo brianzolo in trasferta a Roma ha applicato al settore Editoria la legge di Porter: innalzare barriere all'entrata del settore. Chi e' presente in edicola? Lui e quegli altri. E se proprio sei testardo, e ci tenti, ti danno un terribile colpo di macete con le „altre disposizioni per favorire e tutelare l’occupazione nel settore giornalistico“. 
La liberta' di stampa, in Italia, e' stata ostacolata sin dalla notte dei tempi, ma ora si discrimina apertamente. Solo chi non vuole vedere non vede: le testate del nord saranno sempre piu' finanziate e protette. 
Se volete scrivere, trovatevi un buon boss che vi sponsorizzi presso un grande gruppo padano. Com'e' sempre stato. Ma siete ideonei all'uopo?
18 novembre 2010 | 13:54
Fonte:

Pompei, fondi per i corsi di aggiornamento usati per pagare straordinari: 266 indagati


La Guardia di Finanza ha deferito alla procura della Repubblica di Torre Annunziata il Direttore Amministrativo pro tempore, Luigi Crimaco e 265 dipendenti della Soprintendenza di Pompei a conclusione di una indagine relativa alla realizzazione di un corso di aggiornamento per il personale che avrebbe determinato un danno erariale quantificabile in 700 mila euro.

Il reato ipotizzato per gli indagati è di concorso in truffa ai danni dello Stato. La Guardia di Finanza ha accertato che i fondi stanziati dalla Soprintendenza di Pompei per la realizzazione del corso, peraltro mai autorizzato dal Ministero per i Beni Culturali, sarebbero stati utilizzati per retribuire un debito, ormai prescritto, maturato per il mancato pagamento di ore di straordinario vantate dai dipendenti ed effettuate nel periodo compreso tra il 1988 ed il 1996.

Le organizzazioni sindacali erano pronte a scioperare per il mancato pagamento di questi straordinari maturati tra il 1988 e il 1996 dai dipendenti della Soprintendenza. ”A seguito di minacce di sciopero da parte delle rappresentanze sindacali dei lavoratori – scrive in una nota il procuratore di Torre Annunziata, Diego Marmo – ed in particolare Cgil-Fp, Cisl-Fps, Uil-Pa, Flp-Bac, Unsa-Snabca e Intesa, il direttore amministrativo dell’ente Luigi Crimaco il 22 aprile del 2006 autorizzò, d’intesa con le sigle sindacali, lo svolgimento di corsi di formazione quale ‘espediente’ per distribuire, proprio dietro l’apparente svolgimento di corsi di formazione ed aggiornamento del personale, indebite indennità di straordinario ormai perscritte”.

Secondo il procuratore Marmo ”l’allora direttore amministrativo della Soprintendenza autonoma di Pompei istituì una commissione ad hoc avente il compito di convertire le ore di straordinario prescritte in ore di corso. Tale corso è stato effettuato nel periodo dal 5 giugno 2006 al 5 ottobre 2006 ed ha riguardato il personale specializzato, beneficiario dei fondi stanziati per lo svolgimento del corso, che vantava lo straordinario prescritto”. Le retribuzioni versate ai frequentatori del corso, sostengono gli investigatori, ”corrispondevano perfettamente alle ore di straordinario prescritte vantate da ciascun dipendente”.
18 novembre 2010 | 11:17
Fonte:
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/pompei-corsi-aggiornamento-straordinari-645285/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29

Casal di Principe, la gente dopo l’arresto del boss Iovine: “Con la Camorra si viveva meglio”


Nel pieno centro di Casal di Principe, lungo corso Umberto, stamattina quasi nessuno si diceva ”contento” per l’arresto del boss Antonio Iovine. ”Quando a governare questa terra c’era la camorra, si viveva meglio. Ora che c’è lo Stato siamo rovinati”, è la voce che si rincorre tra la gente. Nelle terre dove Stato e Antistato convivono da secoli, la cattura del boss è una sconfitta, la rottura di un equilibrio, la frattura in un mondo governato, seppure nell’illegalità, da regole precise che garantivano tranquillità, magari favori e lavoro a chi non si ribellava all’ordine costituito.

”Il discorso è semplice – dice Antonio Diana, panettiere – qui tutti rubano, i politici come i boss. Ma la differenza è che mentre i boss mangiano la torta ma ti danno anche una fetta, i politici mangiano solo per fatti loro”. I camorristi, lungo il corso principale di Casal di Principe, c’è chi li descrive così: ”cattolici, educati, rispettosi”. Non gente rozza e ignorante, col fucile in braccio nel corso principale del paese. Basta vedere le foto della cattura di Iovine: giovane, curato, un aspetto rispettabile  e comune. E’ il lato borghese e pettinato della camorra.

”I politici qui non ti stringono neanche la mano – dice Marcello Della Bona – i boss ti salutano, sono educati, ti rispettano”. Antonio Diana, il boss Antonio Iovine se lo ricorda quando era piccolo: ”Io frequentavo la prima media, lui la terza. E’ sempre stato un bravo ragazzo. Se sono contento che lo hanno arrestato? Da un punto di vista umano mi dispiace”. Laura D’Alessandro, di Casale, da circa dieci anni è tornata nella sua terra dalla Germania. E oggi, senza riserve, dice: ”L’arresto di Iovine ci ha finiti di rovinare. Qui lo volete capire o no che non c’è lavoro e che da quando è arrivato lo Stato qui è tutto fermo”.

Poi, se la prendono anche con Roberto Saviano. ”Noi casalesi, secondo voi, perdiamo il tempo a minacciare una mosca, un bambino? – dice Marcello Della Bona – lui quelle cose le dice solo in tv, venga qui a dirle. Lui ci ha solo rovinato”.
18 novembre 2010 | 12:54
Fonte:
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/camorra-casal-di-principe-arresto-iovine-gente-645522/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29

INFRASTRUTTURE: MATTEOLI "CON CIPE SI APRONO CANTIERI PER 21 MILIARDI"


18 novembre 2010
ROMA (ITALPRESS) – “Con le delibere approvate oggi dal Cipe si aprono i cantieri di opere pubbliche per 21 miliardi di euro. Sono soddisfatto perche’ in questa fase economica le infrastrutture daranno un contributo per lo sviluppo e per l’occupazione. Peraltro, si definiscono gli iter approvativi di tre opere strategiche che interessano l’Italia e l’Ue (il Terzo Valico dei Giovi, la Torino-Lione e il Brennero), mantenendo cosi’ gli impegni. In tal modo abbiamo dimostrato all’Europa che l’Italia ha mantenuto i suoi impegni”. Lo dichiara il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, al termine della riunione del Comitato interministeriale per la programmazione economica. “Il Cipe – aggiunge Matteoli – ha affrontato in modo organico e conclusivo il tema dei lotti costruttivi attraverso cui il governo autorizza l’avvio di interventi immediatamente cantierabili garantendo nel tempo la copertura finanziaria globale delle opere”. Le opere che potranno essere immediatamente avviate sono: il Terzo Valico de Giovi sull’asse Alta velocita’ Milano-Genova (6,2 mld); l’Av Milano-Verona tratto Brescia-Treviglio (3,8 mld); il Valico del Brennero (4,6 mld) e l’accesso alla galleria di base del Brennero nel tratto Fortezza-Verona (1,6 mld); la Torino-Lione – cunicolo esplorativo della Maddalena (143 milioni); la settima tranche del Mose di Venezia (230 milioni di euro) in tal modo si raggiungera’ il 75% della realizzazione dell’intera opera; l’autostrada Pontina Roma-Latina (2,7 mld); la viabilita’ secondaria del primo lotto dell’autostrada Tirrenica da Rosignano a San Pietro in Palazzi (costo complessivo della Tirrenica 1,8 mld). Approvati anche alcuni interventi nel Mezzogiorno quali la piastra logistica di Taranto (33 milioni) e l’adeguamento ferroviario nell’ambito dell’area metropolitana di Bari ( 29 milioni di euro). Approvate le prescrizioni alla Convenzione unica tra Anas e la societa’ autostrade Brescia-Verona-Vicenza-Padova. Nella prossima seduta il Cipe esaminera’, tra l’altro, un piano organico di opere per il Mezzogiorno coerente con le risorse effettivamente disponibili dei Fas. Il Cipe ha infine approvato l’Allegato Infrastrutture alla DFP gia’ esaminato con favore dal Parlamento e dalla Conferenza unificata Stato-Regioni, nel quale si conferma la validita’ dell’operato del Governo: 68 miliardi di opere cantierate di cui 45 nel biennio, 145 miliardi di progetti approvati dal Cipe di cui 119 indicati come prioritari nel prossimo triennio.
(ITALPRESS).
Commento, di grecanico.
Il Ministro Matteoli e' un'anima linda, non riesce a coprire con le parole la fregatura ai danni del Mezzogiorno. La lista e' stata stilata dal grande partito del nord. Ed il governo ha ubbidito, a se stesso. Il pil del nord si rimette in marcia, i tagli saranno a carico dei fessi di giu'.
Fonte:
http://www.italpress.com/economia/9813/infrastrutture-matteoli-con-cipe-si-aprono-cantieri-per-21-miliardi-