Quote.latte






12 giugno 2012
Quote latte, condannati 79 allevatori
Dopo 15 anni il Tar del Lazio ha condannato al pagamento delle multe sulle quote latte 79 produttori della provincia di Parma assistiti dall’avvocato Roberto Corradi.
 Alla base del ricorso vi era la richiesta dell’annullamento della compensazione nazionale per le annate lattiere 1995/96 e 96/97.
Nel corso dei 15 anni si era avuta, nel novembre del ’99, l’accoglimento da parte del Tar dell’istanza cautelare di sospensione mentre, un anno dopo, la stessa sezione del Tar aveva rimesso al vaglio della Corte di Giustizia della Comunità Europea la questione della legittimità del regime delle quote latte e del prelievo supplementare.
Nel 2004 la Corte di Giustizia ha stabilito che le censure proposte dai ricorrenti non potevano trovare accoglimento, vincolando anche il giudice nazionale. Successivamente gli allevatori ricorrenti hanno comunque richiamato una serie di nuovi elementi tra cui un’indagine condotta dalla Commissione sul tenore della materia grassa nel 2009 e la relazione dei carabinieri dell’aprile 2010.
 Nelle scorse settimane è stata però pubblicata la sentenza del Tar del Lazio che, in conclusione, dichiara «il ricorso infondato nel merito, non avendo il Collegio motivi per discostarsi da quanto già esposto» da molte altre sentenze dello stesso tenore riguardanti la vicenda delle quote latte.
 In particolare le osservazioni svolte dai 79 allevatori parmensi sono ritenute «suggestioni» visto che l’intero sistema delle quote latte è basato su «documentazione ufficiale le cui risultanze ed effetti, come le imputazioni dei prelievi, non sono mai state smentite».
«Spiace constatare che siano serviti ben 15 anni – ha commentato Confagricoltura – per arrivare ad una serie di sentenze esecutive in primo grado che, seppur ancora appellabili, dimostrano come a causa della lentezza della giustizia italiana tutto il comparto lattiero-caseario nazionale abbia sofferto per la mancanza di certezze che hanno diviso il mondo dei produttori».





Nessuno stop alle rate delle multe latte
di massimo Agostini – il Sole 24 Ore - 16 aprile 2011
Sulle quote latte il ministro delle Politiche agricole, Saverio Romano, replica alla Lega che nei giorni scorsi ha rilanciato la vertenza. «Non si andrà a un congelamento della rateizzazione delle multe», ha tagliato corto ieri il ministro alla Fiera di Parma, a margine dell'inaugurazione di Cibus Tour. Aggiungendo che ora si tratta di «affrontare il tema nella sua vera entità. C'è un'indagine dei carabinieri e c'è una relazione da parte di Agea – ha ricordato Romano –. Mi faccio mandare le carte e dopo averle studiate e avere compreso i reali termini della questione prenderò una decisione, della quale intendo assumermi tutte le responsabilità».

A poco più di un mese dalla scadenza – fissata al 30 giugno – della seconda proroga concessa dal Governo agli allevatori per mettersi in regola con i pagamenti, il Carroccio ha tentato l'ennesimo blitz a sostegno di alcune centinaia di «irriducibili» che non intendono pagare, neppure a rate, i conti in sospeso. Arrivando perfino a chiedere il commissariamento dell'Agea, l'Agenzia cui compete tra l'altro la gestione delle quote latte.

La settimana scorsa il gruppo della Lega Nord in commissione Agricoltura alla Camera ha formulato una richiesta di audizione del Comando carabinieri del ministero delle Politiche agricole. Lo stesso che tra gennaio e aprile 2010 ha presentato due relazioni sui sistemi di rilevazione delle produzioni di latte alla base del calcolo delle multe. E la seconda relazione ha evidenziato errori di contabilizzazione delle quantità di latte. Di fatto, smontando il sistema che aveva portato a determinare i surplus sanzionati da Bruxelles e mettendo in discussione i criteri di calcolo del tenore del grasso del latte e, di conseguenza, le cifre relative alla reale produzione.

Facendo leva su quel documento, nei giorni scorsi una delegazione di produttori è tornata alla carica e ha illustrato al presidente dell'Agenzia, Dario Fruscio, e al commissario per le quote latte, Paolo Gulinelli, una tesi di illegittimità delle multe. Sostenendo due assunti: la presenza negli allevamenti, in base ai dati dell'Anagrafe bovina nazionale, di animali di età superiore a 120 mesi, e poi la mancata attività di controllo da parte di Agea sulle quantità di latte prodotto. Il primo punto avrebbe portato a contare in Italia 300mila vacche e 1,2 milioni di tonnellate di latte in più.

Pronta la replica del presidente Fruscio (peraltro anche lui in quota Lega) che ha scritto al ministro Romano e alle Regioni definendo «inaccettabile la polemica sull'età delle vacche», in quanto per il calcolo dei capi avrebbe solo applicato un decreto ministeriale del 2003 che temporaneamente ha ritenuto «non affidabile l'Anagrafe bovina». Successivamente è intervenuta la Commissione europea, la quale con una propria decisione ha sancito che «la base di dati italiana per i bovini è riconosciuta pienamente operativa a decorrere dall'1 aprile 2006».

E comunque, sostiene ora Agea, in base a una verifica mirata fatta al 30 settembre 2010 «le bovine di età superiore a dieci anni sono risultate poco più di 53mila, e non 300mila».

Quanto al secondo rilievo, la stessa Agenzia ha quindi ricordato che le funzioni di controllo sono di competenza delle Regioni e che le stesse sono tenute alla verifica «per ciascuna azienda, della coerenza del quantitativo di latte dichiarato con il numero di vacche avvalendosi dell'Anagrafe bovina».

Intanto l'Unione europea continua a tenere d'occhio l'Italia per la mancata riscossione di buona parte delle multe, minacciando l'avvio di una procedura d'infrazione. In vent'anni, tra le campagne 1988-89 e 2008-09, in base alle ultime elaborazioni il nostro Paese si è visto attribuire multe per il latte in esubero per 4 miliardi e 407 milioni di euro.

Di questa «bolletta», lo Stato ha pagato di tasca propria un miliardo e 870 milioni. Mentre gli allevatori, a fronte di un importo loro imputato di 2 miliardi e 268 milioni hanno pagato solo 230 milioni. Al netto delle sospensive concesse ai produttori dai tribunali, l'Italia dovrebbe ancora riscuotere circa 1,7 miliardi.

1. Lo stato attuale, 28 febbraio 2011:

Roma. Quote latte, da Ue richiesta chiarimenti. Verso procedura infrazione. Si rischia che a pagare le multe degli splafonatori siano i contribuenti. Roma, 28 feb (Il Velino) - Passato l’emendamento della Lega nel Milleproroghe che sposta a giugno il pagamento della prima rata relativa alle multe sulle quote latte, da Bruxelles arriva l’avvertimento di un’imminente richiesta di chiarimento da parte del commissario Ue all’Agricoltura Dacian Ciolos. E se i provvedimenti, ha avvertito il portavoce Roger Waite, risultassero essere contrari alla legislazione europea, saranno prese le misure necessarie. Vale a dire l’avvio di una vera e propria procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. Nonostante la legge 33/2009 di Luca Zaia stabilisse che l’operazione di rateizzazione si sarebbe dovuta concludere entro la fine del 2009, il pagamento della prima rata annuale è slittato al mese di luglio 2010, poi a dicembre 2010, e infine al 30 giugno 2011. La copertura di quest’ultima proroga sarà assicurata da cinque milioni di euro che saranno “tagliati” dallo sviluppo dei territori, alla ricerca e alla sanità. Il debito esigibile ammonta oggi a 781 milioni di euro ma il prelievo supplementare totale imputato all’Italia dal 1984 al 2010 – da quando l’allora ministro dell’Agricoltura Filippo Maria Pandolfi barattò il latte con l’acciaio – ammonta a 4,4 miliardi di euro. Di questi il prelievo imputato nella prima fase e pagato interamente dalle casse dello Stato con l'accordo ECOFIN del 1994 ammonta a 1,9 miliardi di euro. Chiudendo così – con il ministro Giulio Tremonti come negoziatore - la fase relativa alle campagne comprese tra il 1984-85 e il 1992-93. Quindi in sostanza pagato dai contribuenti italiani sotto forma di maggiore pressione fiscale. Oggi si discute la rimanente parte, vale a dire i 2,5 miliardi di euro relativi alle campagne comprese tra 1995-96 e 2009-2010. Di questi i produttori cosiddetti “splafonatori” hanno pagato circa 400 milioni di euro - anche attraverso la vecchia rateizzazione del 2003 condotta dall’allora ministro Gianni Alemanno – mentre il prelievo a loro imputato e non ancora versato corrisponde a 2,1 miliardi di euro. Soldi che sono già stati sottratti da Bruxelles all’Italia sottoforma di trattenute sui trasferimenti della Pac. I produttori che si trovano oggi a dover pagare le multe – relative alle campagne 1995-96 e 2009-2010 – si dividono in due categorie: i produttori con debito non esigibile per effetto di ricorsi – al Tar - ancora in atto, il cui debito ammonta a 1,3 miliardi di euro; e i produttori con debito esigibile (senza ricorsi o con ricorsi chiusi a sfavore per i produttori) il cui debito ammonta a circa 780 milioni di euro. Di questi ultimi – stando ai dati che si evincono dalla circolare Agea del 17 dicembre 2010 – sono stati “coperti”, attraverso la rateizzazione di Zaia, circa 43 milioni di euro. Il debito esigibile rimanente – 740 milioni circa – se non dovessero essere saldati dai produttori multati, ricadrebbero inevitabilmente sui contribuenti italiani sottoforma di pressione fiscale. Stando ai dati Istat 2010, nel secondo trimestre, il numero di occupati (in termini destagionalizzati) risulta pari a 22.915.000 unità. Vale a dire il 57,5 per cento della popolazione attiva compresa tra i 15 e i 64 anni. In base ai dati delle dichiarazioni Irpef 2009 (anno d’imposta 2008) – fanno sapere al VELINO dal dipartimento delle Finanze - sono 41.802.902 i soggetti che hanno assolto l’obbligo dichiarativo in via diretta, attraverso i diversi modelli dichiarativi (Unico, 730) o indiretta come soggetti sottoposti a ritenute da parte del soggetto che eroga loro i redditi (Mod. 770). Tra questi soggetti sono 31.087.681 i contribuenti per i quali risulta un’imposta netta, per un totale complessivo di 146,16 miliardi di euro, con un’imposta netta media di 4.700 euro. Se si analizza nel dettaglio le principali categorie di contribuenti, risulta che 17.657.443 contribuenti con imposta netta risultano avere un reddito da lavoro dipendente (a prescindere dalla titolarità o meno di altri redditi); 10.780.811 contribuenti con imposta netta risultano avere un reddito da pensione (a prescindere dalla titolarità o meno di altri redditi); e 2.593.583 contribuenti con imposta netta risultano essere titolari di partita IVA (a prescindere dalla titolarità o meno di altri redditi).
A questi soggetti vanno aggiunti 412.859 contribuenti che pagano l’imposta sostitutiva collegata al regime dei contribuenti minimi. Se si divide il debito esigibile accumulato dalle multe non pagate (781mln) per i soggetti che secondo il Dipartimento delle Finanze hanno assolto lì’obbligo dichiarativo, emerge che ogni lavoratore si troverebbe a dover pagare di tasca propria circa 20 euro nel nome degli splafonatori. Se poi si divide il debito esigibile per il numero di “occupati” stilati dall’Istat per quanto riguarda il secondo trimestre 2010, gli italiani dovrebbero pagare addirittura 32 euro circa, se le multe non dovessero essere pagate perché rimandate ancora. Se infine gli splafonatori non dovessero saldare il conto e si volessero tirare le somme confrontando il totale del prelievo imputato da Bruxelles nel corso degli anni – vale a dire 4,4 miliardi di euro da cui devono essere sottratti i 440 saldati - e il numero di coloro che secondo il Dipartimento delle Finanze hanno “assolto l’obbligo dichiarativo”, emerge che ogni italiano che paga le tasse si ritroverà ad aver “contribuito” alla causa degli splafonatori, volente o nolente, circa 95 euro. Se poi si divide il debito totale per il numero di occupati risultati dai dati Istat, emerge che ogni lavoratore si troverà alla fine dei conti a dover pagare un conto da oltre 170 euro a testa per via della cattiva applicazione del regime delle quote latte in Italia.
Se quello del vino è il settore di punta per l’export made in Italy agroalimentare e l’olio d’oliva è l’oro verde che rappresenta la dieta mediterranea nel mondo, è il comparto lattiero caseario il primo settore alimentare d’Italia. Secondo quando emerge dai dati di Assolatte, l’associazione Italiana dell’industria Lattiero Casearia alla quale aderiscono circa 300 imprese che rappresentano, in termini di fatturato, oltre il 90 per cento dell'intero comparto nazionale, il settore rappresenta più del 12 per cento del fatturato complessivo del food nazionale. E le cifre parlano chiaro: Le industrie lattiero casearie generano un fatturato alla produzione che raggiunge i 14,2 miliardi di euro e danno lavoro a circa 25mila addetti, per un indotto che coinvolge più di 100mila famiglie. Basti pensare al Parmigiano Reggiano e al Grana Padano, che nel 2010 hanno segnato aumenti record per quanto riguarda le esportazioni. Ogni anno le imprese italiane producono un milione di tonnellate di formaggi (di cui 460mila tonnellate di formaggi Dop), 3 milioni di tonnellate di latte alimentare, 1,8 miliardi di vasetti di yogurt e 160mila tonnellate di burro. (Edoardo Spera) 28 feb 2011 18:17
Richiesta di chiarimenti della UE. «Quote latte, allineare l’Italia alle normative comunitarie»
Fedagri: «Dopo l’ultima proroga al versamento delle multe, l’Italia rischia una procedura d’infrazione la cui sanzione sarà pagata ancora una volta dai cittadini»
Fonte: © CONFCOOPERATIVE.it - Pubblicata il 28/02/2011
ROMA – «I chiarimenti relativi alle multe sulle quote latte avanzati dalla Ue rischiano di essere il primo passo di una procedura di infrazione in capo al nostro Paese. È quanto sostiene Fedagri - Confcooperative a commento della notizia sulla imminente richiesta di chiarimenti all’Italia sulle quote latte, anticipata dal portavoce del Commissario agricolo Dacian Ciolos.
«La presa di posizione dell’UE - aggiunge Fedagri - potrebbe contribuire ad allineare finalmente l’Italia alle normative europee, finora baipassate con le continue decisioni favorevoli ai pochi irriducibili produttori inadempienti. Ultima è la proroga del versamento delle multe al 30 giugno, appena approvata con il decreto milleproroghe, che sottrae i 5 milioni di euro previsti a copertura della misura, alle spese destinate allo sviluppo dei territori, alla ricerca e alla sanità».
Fedagri confida infine che l’iter avviato in questi giorni da AGEA per l’ingiunzione ai produttori interessati dal pagamento delle multe segua il suo corso, senza ostacoli o nuovi intoppi, considerata l’urgenza di recuperare non solo gli importi da tempo anticipati dallo Stato, ma anche per riacquistare una credibilità del nostro Paese nell’ambito della riforma della PAC, dal cui esito dipenderà il destino non di una sparuta minoranza di allevatori ma della nostra intera agricoltura.



2. Contratti affitto Quota latte
Informazioni inserita il 14-07-2004 - Data ultima modifica: 04-11-2009 - Data ultimo controllo di validità 20-06-2007
Ai sensi della L. 119/03 art. 10 comma 15 e D.M. 31/07/03 art. 19 è possibile effettuare contratti di affitto di quota latte:
Si ricorda a tale proposito che:
- i contratti devono essere stipulati tra produttori in attività che hanno prodotto e commercializzato nel corso del periodo, entro e non oltre il 1 MARZO e devono essere trasmessi entro e non oltre il 1 marzo, agli uffici della PROVINCIA di ubicazione dell'azienda del rilevante mediante apposita modulistica (vedi fondo pagina);
- l'atto attestante il trasferimento di quota (cioè il MODULO) dopo essere stato convalidato dalla regione/ovvero la Provincia, deve essere comunicato da parte di ciascun contraente (quindi anche dal CEDENTE!!!!) ai rispettivi acquirenti.
Si rammenta che, ai fini delle revoche e riduzioni di quota per mancata o ridotta produzione, l'affitto non costituisce utilizzo.

3. Contratti vendita Quota latte
Informazioni inserita il 14-07-2004 - Data ultima modifica: 04-11-2009 - Data ultimo controllo di validità 04-11-2009
Ai sensi della L.119/03 art. 10 commi da 10 a 14 e D.M. 31/07/03 art. 17 e 18 è possibile effettuare contratti di vendita di quota latte:
Si ricorda a tale proposito che:
- i contratti devono essere stipulati entro e non oltre IL 15 DICEMBRE DI OGNI ANNO e devono essere trasmessi entro i quindici giorni successivi alla data di stipula agli uffici della PROVINCIA (dove è ubicata l'azienda rilevante) la quale entro il 15 febbraio autorizza il trasferimento di quota a valere per il periodo di commercializzazione successivo; tale trasmissione deve essere effettuata utilizzando l'apposita modulistica (vedi fondo pagina);
- il produttore CEDENTE, se socio di una cooperativa o aderente ad una organizzazione di produttori, deve depositare in originale dichiarazione del Presidente della cooperativa/ associazione produttori attestante il corretto espletamento delle procedure per l'esercizio del diritto di prelazione. Si ricorda che le comunicazioni di vendita, ai fini dell'esercizio del diritto di prelazione, devono pervenire alla cooperativa/associazione produttori interessata ENTRO E NON OLTRE IL 10 NOVEMBRE DI OGNI ANNO;- nel caso di acquisto fuori regione, deve essere mandata copia della comunicazione del contratto alla Regione del cedente (ENTRO 15 GIORNI DALLA STIPULA); in questo caso, si ricorda, il trasferimento di quota è consentito entro il limite massimo del 70% della quota latte dell'azienda cedente riferito al periodo di commercializzazione 2003/2004 (50% per le isole);
- il produttore ACQUIRENTE deve rispettare il vincolo delle 30 tonnellate di quota per ettaro di S.A.U..


Quote latte: l'Italia è sotto il microscopio di Bruxelles
3 marzo 2011
La Commissione europea non ha perso tempo e ha inviato al governo italiano una richiesta di chiarimenti inerente il rinvio del pagamento delle multe per le quote latte.
La deroga, concessa la settimana scorsa dalle Camere attraverso il decreto milleproroghe consente agli splafonatori un'ulteriore dilazione del pagamento delle multe. L'inizio dell'attività investigativa sulla vicenda è stato annunciato alla stampa da Roger Waite, portavoce del commissario europeo all'agricoltura, Dacian Ciolos.
Si tratta della seconda volta che l'Ue è costretta ad assumere la decisione di scrivere all'Italia su queste vicende, visto che già alla fine dell'ottobre scorso un ammonimento scritto era giunto sulla scrivania del ministro Galan per il mancato rispetto delle disposizioni comunitarie in materia. La richiesta di chiarimenti mossa allora dalla Commissione europea in merito alla prima proroga, trovò risposta nell'invio, da parte del nostro Governo, di una lunghissima documentazione che farebbe riferimento alle origini del provvedimento delle quote stesse, quando il nostro Paese, ministro dell'agricoltura Filippo Maria Pandolfi, decise di barattarle con le "quote acciaio" destinate ad agevolare la nostra industria siderurgica.
Fu una risposta, quella data dal nostro governo a Bruxelles in occasione della prima deroga, che apparve tanto tardiva (fu inviata un mese fa) lunga e complessa nei suoi contenuti da essere ancora al vaglio degli esperti europei. Certa è una cosa, è evidente: i nostri governanti dimostrano di non sapere (eppure lo sanno bene) che i regolamenti son fatti per essere rispettati, e che il nostro Paese, in quanto parte dell'Unione Europea , non può che aderire rispettarli e, in caso contrario, di subirne sanzioni. Quindi è questione solo di tempo, e la procedura d'infrazione verrà avviata. Il peggio è che per soddisfare qualche centinaio di frisonisti impenitenti saremo tutti noi italiani a dover mettere mano, ancora una volta, al portafogli.