venerdì 19 novembre 2010

La rivolta dei braccianti 60 anni fa in Capitanata


Un incontro a San Severo
FOGGIA - Ventitrè marzo 1950: a San Severo, importante e popoloso centro agricolo della Capitanata, si consuma una delle pagine più sofferte della storia d’Italia del dopoguerra.
I braccianti della cittadina pugliese, affamati e disperati, senza terra e senza lavoro, stanchi di essere sfruttati, decidono di fermarsi. Uno sciopero che culmina in violenti scontri con la polizia e si conclude con un pesante bilancio: una vittima, numerosi feriti, e 189 arrestati, tutti accusati di “insurrezione armata contro i poteri dello Stato".
Un episodio, comunque non isolato - molti se ne verificheranno in quei mesi in tutto il Sud - e che finirà per avere una grossissima risonanza anche sui giornali stranieri, in prima linea il New York Times. Di quei drammatici fatti si tornerà a parlare domani sera alle 20 presso la Cantina 'Domini Dauni' nel corso di un dibattito nell’ambito dell’iniziativa «La Piazza incontri e scontri tra memoria e presente», che coinvolge con una serie di eventi culturali tutto il territorio pugliese.

A fare luce per la prima volta su cosa effettivamente avvenne quel giorno e a ricostruire le varie fasi del processo che seguì ed ebbe fortissima eco, è un libro che resta pietra miliare per la storia locale: «23 marzo 1950. San Severo si ribella» (Teti Editore 1977 - prefazione di Lelio Basso ) di Raffaele Iacovino, medico e scrittore, morto nel 1999, che sarà appunto al centro dell’incontro di domani al quale parteciperanno Assunta Facchini, Severino Cannelonga e Gino Annolfi. Seguiranno anche la proiezione del documentario, Andrea Villani (1925-1989), sindacalista ante litteram e uno spettacolo, La vera storia di Bella Ciao di e con Salvatore Villani.

Per l’occasione si terrà un’esposizione di libri sulla storia e la cultura della Capitanata e una mostra multimediale sulle lotte di classe in Capitanata, a cura del Centro Studi di Tradizioni Popolari del Gargano e della Capitanata, SPI-CGIL Foggia e Circolo Culturale “Giulio Ricci”.

Questa pagina di storia ebbe anche dei risvolti sociali poco noti al grande pubblico: l'indomani degli arresti che colpirono indistintamente uomini e donne, padri e madri, si creò un cordone di solidarietà fortissimo tra reti politiche legate al partito socialista e comunista: si doveva trovare una sistemazione ai tanti bambini che con i genitori in carcere rischiavano di restare abbandonati senza alcuna forma di sussistenza.
Grande risposta corale si trovò da decine di famiglie di braccianti o piccoli imprenditori in Emilia Romagna e nelle Marche che si assunsero la responsabilità di prendere in affido questi bambini per dar loro una nuova famiglia a tempo. A decine «emigrarono» su interi convogli pieni zeppi di piccoli foggiani. In tantissimi tornarono poi a casa, ma altri decisero di rimanere con le famiglie affidatarie.
Alcune di queste storie sono state raccontate in un libro «I treni della felicità».  
di Giovanni Rinaldi.
19 Novembre 2010
Fonte:
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=383640

FORTE E' IMPORTANTE


Rai BCE, TRICHET: DOLLARO Avere un dollaro forte è "molto importante" dice il presidente della Banca Centrale Europea, Trichet, alla European Banking Congress. Ha parlato poi di un "triangolo"di elementi che avrebbe portato agli attuali sviluppi europei. I tre elementi sono: la gestione "malferma" dei conti pubblici, politiche economiche e sorveglianza "inadeguate", e rischi potenzialmente"sistemici" posti da un sistema finanziario sempre più interconnesso. Un comitato europeo per il rischio sistemico emetterà avvertimenti su pratiche finanziarie compromettenti.
Commento, di grecanico.
Ha scoperto l'acqua calda. Comunque, finalmente ha capito il ruolo stabilizzatore e propulsore del Dollaro USA. 
Fonte: 
http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/view.jsp?id=732828&p=130

Welfare, Sacconi: spesa sociale non è fatta di "fondini" marginali


Roma, 19 nov (Il Velino) - “L'incremento della spesa sociale registrato dall'Istat evidenzia l'esatto opposto di quanto la sinistra politica e sociale ha continuamente affermato”. Lo ha detto il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. “La spesa sociale non è fatta dei ‘fondini’ marginali introdotti dal Governo Prodi-Ferrero ma dai grandi aggregati relativi alla fiscalità di vantaggio per la famiglia, agli assegni familiari, al sostegno all'invalidità, alle pensioni contributive e assistenziali, ai servizi socio-sanitari inclusa la non autosufficienza, ai sussidi per i lavoratori inattivi e a molto altro ancora. Questi grandi aggregati, ciascuno composto da miliardi, sono cresciuti anche per le sollecitazioni della crisi. Assurda quindi la polemica sul contenimento, nelle decine o centinaia di milioni, dei ‘fondini’. Il grande tema sarà piuttosto quello della riqualificazione di questa grande spesa in modo da sostenere le famiglie numerose e l'occupabilità delle persone”. Nel 2009, ha reso noto l’Istat nell’Annuario statistico 2010, la spesa per la protezione sociale italiana sostenuta dal totale delle istituzioni è ammontata a 453 miliardi di euro, di cui quasi 424 miliardi spesi dalle amministrazioni pubbliche (+4,3 per cento). La fetta più grande di risorse, spiega l’istituto di statistica, va alla previdenza. Quasi due terzi della spesa delle amministrazioni pubbliche si concentra infatti nelle pensioni (66,1 per cento), mentre alla sanità è destinato il 25,5 per cento e all'assistenza il restante 8,4 per cento. Nel periodo 2006-2009 la spesa previdenziale appare in crescita sia in rapporto alla spesa pubblica corrente che rispetto al pil, in particolare tra il 2008 e il 2009 (rispettivamente +0,7 e +1,3 punti percentuali).

(red/cos) 19 nov 2010 13:3
Commento, di grecanico.
Bravo Servetto, e’ vero, verissimo, quello che dice, Lei e’ un uomo onesto, cita i dati globali, quelli che riguardano il totale del paese. A me risulta - invece - che la spesa assistenziale e previdenziale italiana e’ storicamente appannaggio dei ceti marginali del nord ed, in misura proporzionale, del centro. Se non ci crede, vada un po’ in giro per numeri, su questo blog. Trovera’ i dati ISTAT consolidati, certificati, incontestabili sulle serie storiche antecedenti al 2009. Non so se Lei ci e’ o ci fa, comunque Lei e’ un servetto del boss, a sua volta servo del grande partito del nord. Servi.
Fonte: http://ilvelino.it/articolo.php?Id=1244368

La Regione taglia il 20% dei primari. Ma al Monaldi spunta nuovo reparto


NAPOLI. Il nuovo piano ospedaliero parla chiaro: meno reparti e meno posti letto in tutti gli ospedali. E questo avrà come conseguenza necessaria la riduzione del 20% di tutte le cosiddette posizioni organizzative: dai primari ai capisala. Questo è il parametro indicato dal sub commissario alla Sanità Giuseppe Zuccatelli. Ma i sindacati sono in fibrillazione: temono “deportazioni” di dirigenti da un ospedale all’altro, tagli indiscriminati e regolamenti di conti. Per questo vogliono stabilire quali siano le regole che dovranno stabilire la riorganizzazione del personale dirigente. Dopo decine di riunioni, è stata realizzata una prima bozza delle linee guida per la mobilità del personale. Il documento parte con una premessa fondamentale: “Per posto vacante si intendono i posti in dotazione organica non occupati dal personale dirigenziale di ruolo a tempo indeterminato”. Questo significa che dovranno ritenersi illegittimi tutti gli attuali incarichi di dirigenza affidati a specialisti ambulatoriali, quelli affidati con contratti di lavoro autonomo o Co.co.co (ex art. 7 decreto legislativo 165/2001), tutti gli assunti a tempo determinato per chiamata diretta (ex art. 15 septies decreto legislativo 502/92), e quelli affidati per sostituzione del precedente dirigente (ex art. 18 del contratto nazionale 1998/2001). Il secondo punto, invece, punta a dare garanzie ai dirigenti con contratto a tempo indeterminato, per evitare “deportazioni” da un ospedale ad un altro. In sostanza, si evidenzia che un dirigente medico non può essere trasferito contro la sua volontà, ma si richiama quanto previsto dal contratto nazionale. Insomma, ovunque ci saranno meno primari. Tranne che al Monaldi. Nel piano attuativo che l’azienda ha stilato in tempi record, infatti, si prevede una nuova Unita operativa complessa di Cardiologia riabilitativa con tanto di dirigente. Un reparto, per ora, inesistente, che avrà a disposizione ben 25 posti letto. Quindi gli attuali 621 posti a disposizione del nosocomio non diminuiranno affatto, anzi si moltiplicheranno fino ad arrivare a 629. Un’operazione davvero incomprensibile nella logica della riduzione delle spese e dei posti letto. Anche perché per fare spazio alla nuova struttura si stanno togliendo letti in reparti dai grandi numeri. Forse è l’ultimo colpo di coda del vecchio sistema “amministrativo” che il subcommissario Zuccatelli sta cercando di abbattere. Claudio Silvestri
Fonte:
http://www.ilroma.net/content/la-regione-taglia-il-20-dei-primari-ma-al-monaldi-spunta-nuovo-reparto

Campania, proposto comitato a 6 per valutare le leggi regionali


Napoli, 19 nov (Il Velino/Il Velino Campania) -
“L’istituzione di un comitato per la qualità della normazione e delle politiche regionali composto da sei Consiglieri nominati dal Presidente del Consiglio, garantendo la rappresentanza paritaria tra maggioranza e opposizioni e l’obbligo di inserire, nelle leggi regionali e negli atti di programmazione, clausole valutative che dettano i tempi e le modalità dei controlli”.
Lo prevede la proposta di modifica del regolamento interno del Consiglio regionale a firma di Gennaro Salvatore (Nuovo Psi), capogruppo di “Caldoro presidente” e di Giuseppe Maisto (Api). “La modifica proposta - affermano i consiglieri - è una piccola rivoluzione rispetto alle attuali competenze del consiglio regionale, che si appropria di una funzione essenziale, come quella valutativa per chiarire i reali effetti delle politiche regionali ed, eventualmente, disporre cambiamenti di rotta. Introdurre la cultura della valutazione degli atti governativi- aggiungono Salvatore e Maisto- già ampiamente consolidata negli Stati Uniti ed in altre regioni d’Italia, consente alla Campania di recuperare un gap di circa dieci anni, registrato in occasione della Conferenza dei presidenti dei consigli regionali, a cui abbiamo preso parte su delega del presidente Romano, interrompendo un decennio di assenza da parte della Regione”.
(com/red) 19 nov 2010 11:34
Commento, di grecanico.
Se passa questa genialita’, davvero di stampo colonialista, di due menti degne del Re Sabaudo, credo sia plausibile anche la costituzione di un Comitato scientifico che verifichi il quoziente intellettivo di tutti i campani, ed – inoltre – l’idoneita’ dei maschi ad esistere e delle donne a procheare. Nonche’ dei piccirilli ad essere alfabetizzati ed – infine - dei cornuti come Gennaro Salvatore e Giuseppe Maisto a passare tra le fila degli eunuchi felici e contenti. Ne hanno la forma mentis.
Fonte:
http://ilvelino.it/articolo.php?Id=1244135

Finanziaria 2011, il 5 per mille ridotto del 75%. Le associazioni: “Siamo sconcertati, rischi per l’occupazione”


Dal 2007 lo Stato ha destinato 400 milioni al 5 per mille con cui vengono finanziate le associazioni no -profit che svolgono un ruolo fondamentale nel welfare italiano. Nella Finanziaria del 2011 ci saranno invece solo 100 milioni, il 75 per cento in meno.

Giorgio Tojsi, segretario generale Vidas, associazione che si occupa di assistenza ai malati terminali non nasconde la rabbia e la delusione:  ”Siamo sconcertati. Questo taglio al 5 per mille  è un colpo basso. Come organizzazioni del volontariato ci eravamo abituati a pensare che non svolgiamo una funzione caritativa ma siamo parte integrante e significativa del welfare nazionale. Secondo il principio della sussidiarietà. Solo parole”.

Dal marzo scorso poi, sono state cancellate le agevolazioni sulle tariffe postali. Oggi inviare bollettini e comunicazioni ai sostenitori costa il 340 per cento in più. A questo bisogna aggiungere il taglio al fondo nazionale per le politiche sociali che passa da 435 milioni nel 2010, a soli 35 nel 2011. “Sono questi i fondi che, una volta trasferiti alle Regioni e poi ai Comuni, servono ai municipi per finanziare le politiche sociali che nei fatti vengono portate avanti da associazioni di volontariato, onlus, cooperative sociali” fa il punto Marco Granelli, presidente di CSVnet, coordinamento nazionale dei centri di servizio per il volontariato.

Le associazioni nei giorni scorsi si erano già mobilitate. CSVnet, il Forum del terzo settore e Consulta del volontariato spiegano: “Sui nostri siti le organizzazioni trovano un fax da inviare a presidente della Repubblica, presidente del Consiglio, presidenti di Camera e Senato”.

Il taglio del 5 per mille è stato approvato dalla Camera nonostante un appello inviato al Parlamento da numerose associazioni, tra cui Emergency, Libera, Gruppo Abele, Greenpeace, Coordinamento Italiano Network internazionali, Medici senza Frontiere, Amnesty International, Telethon, Unicef, Save The Children.

A presiedere l’aula l’onorevole Maurizio Lupi, Pdl, da sempre vicino al mondo delle associazioni. “Non posso che fidarmi del ministro dell’Economia – dice Lupi -. Giulio Tremonti ha assicurato che il prossimo aprile i fondi del 5 per mille saranno riportati a 400 milioni. O forse addirittura già durante l’esame al Senato. Domani il governo sarà impegnato da un ordine del giorno”.

I talgi hanno toccato tutti i settori. Per questa ragione il mondo del non profit non si fida delle rassicurazioni: “Per noi questo è un tradimento. A introdurre il 5 per mille fu lo stesso Tremonti” attacca Andrea Olivero, presidente del Forum del terzo settore. “La riduzione delle risorse ci dice anche che la sussidiarietà non è l’architrave del nostro welfare, ma solo un lusso che oggi non possiamo più permetterci – continua Olivero. - Sono venuti meno i contributi delle imprese e anche le donazioni dei privati sono diminuite -. Nonostante ciò l’occupazione finora ha tenuto. Il mondo del non profit vive grazie ai volontari, ma dà anche lavoro a molti giovani”.

Preoccupate per gli effetti sull’occupazione anche le cooperative sociali che in Italia impiegano circa 400 mila persone.  Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà spiega che il problema qui è rappresentato dalla decurtazione dei fondi per le politiche sociali. “I contraccolpi sull’occupazione saranno inevitabili, soprattutto dal 2012″.
19 novembre 2010 | 20:39
Fonte:
http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/finanziaria-2011-5-per-mille-ridotto-75-per-cento-647470/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29

Abi e Confindustria discutono nuovo accordo per sostituire la moratoria del credito alle pmi


19 novembre 2010
Abi e Confindustria hanno aperto un tavolo per trovare «in tempi stretti» strumenti alternativi e selettivi alla moratoria che scadrà il prossimo 31 gennaio. Lo hanno annunciato il presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, e il presidente di Piccola industria di Confindustria, Vincenzo Boccia, nel corso di un seminario organizzato dall'associazione bancaria. La moratoria, hanno spiegato, non è «tecnicamente ripetibile» per il dettato di Bankitalia che farebbe iscrivere a sofferenza l'ulteriore proroga dei crediti.

Si tratta, in sostanza, di capire come intervenire per sostenere «alcune imprese sane che presentano però ancora qualche tensione finanziaria», ha spiegato Boccia. Verranno valutate quindi «garanzie aggiuntive come intervento o nuove misure sui tassi». Tecnicamente, secondo i modelli che si stanno studiando, si potrebbe comprendere, ha detto Mussari, un allungamento «ragionevole» di alcuni crediti in scadenza, così come sui tassi, «per quelle aziende che hanno contratto tassi variabili, si può pensare di sterilizzare il rischio con un derivato lineare». Un contratto derivato, ha precisato il presidente dell'Abi, «non è lo sterco del demonio» ma, come per il nucleare, ha aggiunto Boccia, può essere usato per creare energia o altro.

La polemica tra Cgil e Abi sulla mafia
In precedenza il presidente dell'Abi Mussari aveva replicato all'accusa lanciata dal segretario della Cgil Susanna Camusso, secondo cui la mafia si é infiltrata al Nord a causa della scarsità delle risorse legata alla crisi e dell'assenza del sistema bancario. «La stima per la persona e per il ruolo che ricopre sono fuori discussione - ha affermato Mussari- , ma su quello che ha detto oggi Susanna Camusso non sono assolutamente d'accordo». «Le banche italiane - ha aggiunto il presidente dell'Abi- - sono in prima fila nella lotta alla criminalità organizzata e la piena applicazione della normativa sul riciclaggio, che tanti oneri impone alle banche, ne è la prova più evidente».

Il Fondo di solidarietà del settore bancario viene sciolto
Ma quella della criminalità organizzata non è stata l'unica fonte di polemica oggi per l'Abi. Altro tema caldo è stato il Fondo di solidarietà del settore del credito. La sua disciplina, infatti, che ha accompagnato per 10 anni alla pensione circa 30.000 lavoratori senza oneri per le finanze pubbliche, è divenuta troppo onerosa e non più adeguata alle necessità del sistema. In una parola, il fondo dovrebbe essere soppresso. A riferirlo sono fonti dell'Abi sottolineando che, nella riunione odierna, i sindacati hanno dato risposte ritenute dall'associazione insoddisfacenti e che pertanto l'Abi darà indicazione alle aziende di non applicare più la disciplina del Fondo di solidarietà avviando, contestualmente, con i ministeri competenti l'iter per lo scioglimento del Fondo.

La reazione dei sindacati di categoria non si è fatta attendere: «Nel momento in cui si procederà allo scioglimento del fondo di solidarietà il sindacato non potrà che reagire unitariamente. L`Abi sta commettendo un grave errore nel procedere unilateralmente», ha detto il segretario generale della Fisac-Cgil, Agostino Megale.
19 novembre 2010
Fonte:
http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2010-11-19/confindustria-discutono-nuovo-accordo-193452.shtml?uuid=AYfpZykC

Massima sicurezza a Badu 'e Carros: il carcere ospiterà il boss dei Casalesi


Sarà trasferito nelle prossime ore al carcere nuorese il boss dei Casalesi Antonio Iovine, arrestato mercoledì scorso a Casal di Principe dopo una latitanza durata 14 anni. Sarà detenuto in regime di 41 bis.

I primi giorni di prigionia il capoclan li ha trascorsi nel penitenziario napoletano di Secondigliano, dove gli investigatori lo hanno interrigato. Iovine è apparso calmo e ha spiegato di essere preoccupato per i figli, tutti studenti, uno dei quali ha problemi di salute. In attesa di conoscere il contenuto dei file custoditi nei computer sequestrati, ci si concentra sui "pizzini" trovati nella villetta di Casal di Principe dove il boss è stato catturato dopo 14 anni di latitanza: si tratta di piccoli pezzi di carta su cui sono appuntati nomi e date, probabilmente appuntamenti ai quali il boss doveva recarsi. L'obiettivo è individuare i contatti di Iovine e i fiancheggiatori che lo hanno aiutato durante la latitanza. Gli inquirenti sperano inoltre che il "terremoto" provocato dalla sua cattura indebolisca ulteriormente il clan dei Casalesi e consenta alle forze dell'ordine di mettere a segno altri importanti colpi.
Venerdì 19 novembre 2010 18.35
Fonte: 
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=383612

Governo-Regione Puglia, scontro finale sulla Sanità


Fitto: reazioni scomposte
di BEPI MARTELLOTTA

BARI - Il governo alza il tiro sul piano di rientro sanitario e impugna anche gli «adempimenti» con i quali l’amministrazione guidata da Nichi Vendola intendeva adeguarsi alle direttive richieste da Palazzo Chigi per la sottoscrizione del piano. Firma che, a questo punto, probabilmente non ci sarà mai.

Ieri il consiglio dei ministri, su proposta del ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto, ha impugnato due norme: la prima, predisposta dall’assessore al Bilancio Michele Pelillo, riguarda le coperture previste dal Bilancio autonomo per il triennio di vigenza del piano dei tagli; la seconda, invece, «congela» le internalizzazioni future ma salva quelle già autorizzate dalle Asl prima del 6 agosto (il giorno del decreto con cui il ministro Tremonti prorogava la sottoscrizione dei piani di rientro regionali). In particolare, alla prima norma (la n. 11 del 2010) il governo contesta il fatto che la sua efficacia sia stata subordinata all’accordo governo-Regione sul piano di rientro (che, quando fu approvata in Consiglio, si presumeva avvenisse entro il 15 ottobre). Fu un «paletto» posto dalla giunta - spiega Pelillo, dicendosi stupefatto della decisione del governo - per evitare un nuovo passaggio in Consiglio qualora il piano non fosse state più applicato. «È una norma puramente tecnica, perché è ovvio che quelle coperture sono legate al piano, ed è proprio questo - azzarda Pelillo - a svelare l’accanimento nei confronti della Puglia».

La seconda norma (la 12 del 2010), sulla quale Fitto ha significativamente ricevuto l’assenso degli altri due ministri preposti alla firma del piano (Fazio e Tremonti), presenta secondo il governo «profili di illegittimità costituzionale». Il motivo sta tutto in quel «fermo restando» che la giunta Vendola appose onde tutelare le internalizzazioni già autorizzate ed evitare i ricorsi dei lavoratori. Non solo, per il governo, la semplice sospensione dell’efficacia delle precedenti leggi che autorizzavano le internalizzazioni non risolve il «vulnus» costituzionale ma l’aver limitato temporalmente la sospensione significa lasciare inalterata l’efficacia per il periodo fuori da quei termini. Di più, il congelamento parziale incide anche sulle altre misure previste negli adempimenti, alcune delle quali - è il caso della norma, poi corretta in Consiglio, sull’intesa Regione-Università per le nomine dei manager - non solo violano l’art. 33 della Costituzione ma - secondo Fitto - «violano il principio di leale collaborazione di cui agli artt. 117 e 118» della Costituzione.

È proprio su quest’ultimo passaggio che si giocherà l’ennesimo - e forse definitivo - duello tra governo e Regione. In attesa, infatti, che sabato prossimo Vendola torni dagli Usa, è l’assessore Tommaso Fiore a preannunciare quale sarà la battaglia. «A questo punto - sbotta - saremo noi a rivolgerci alla Consulta per chiedere il rispetto dei principi di leale collaborazione tra istituzioni della Repubblica, platealmente violate dalla nuova iniziativa governativa». L'atto del Governo è «sconcertante e sconsiderato» e arriva dopo che il consiglio regionale ha legiferato proprio «per venire incontro alle richieste dei tre ministri» preposti alla firma del piano. Di più, di queste obiezioni «non vi è stata traccia nell’interlocuzione tecnica svolta con i ministeri: si cercano inghippi, il che lascia presupporre un piano preordinato di aggressione alla Puglia».

«Siamo al delirio, è evidente - attacca la vicepresidente della giunta Loredana Capone - la crisi del governo non è solo politica, ma anche istituzionale. È stato violato il principio di leale collaborazione con le Regioni». «Non è possibile accettare l’idea che le leggi approvate dal consiglio regionale - dice il presidente dell’Aula Onofrio Introna - in materia di sanità siano sistematicamente impugnate dal governo. Non voglio dare adito a quanti affermano che il governo ha dichiarato guerra alla Puglia perché governata da Vendola, ma aver scelto la sanità quale terreno di scontro è un gravissimo errore». Infuriati anche dal Pd: «È evidente l’aggressione politica del Governo e abbiamo il dovere di difendere i pugliesi - dice il segretario regionale Sergio Blasi - saltando tutti insieme in trincea. Sento l’obbligo di richiamare in questa azione innanzi tutto Vendola». Aggiunge il capogruppo Antonio Decaro: «Visto l’accanimento nei confronti delle nostre leggi, a questo punto il governo ci scrivesse come dobbiamo farle e noi le votiamo».
19 Novembre 2010
Fonte: 
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=383612

Caldoro: niente soldi al Sud, le Regioni disertino il Cipe


NAPOLI. «La riunione di ieri del Comitato interministeriale per la programmazione economica poteva svolgersi solo con le Regioni del Nord». È il commento del presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, sollecitato dalla lettera che i deputati del Mezzogiorno hanno firmato dopo la riunione del Cipe ed inviato anche alla Regione. «Le cifre riportate parlano chiaro: 21 miliardi per il Nord del Paese e soli 200 milioni per il Sud. La prossima volta - conclude Caldoro - sarà opportuno che le Regioni del Sud disertino il Cipe».
Fonte:
http://www.ilroma.net/content/caldoro-niente-soldi-al-sudle-regioni-disertino-il-cipe

Archeologia: a Napoli restaurati i calchi del Partenone di Atene


19/11/2010
NAPOLI. Fregi e metope dal frontone est del Partenone, calchi che il Canova volle fare quando nell'Ottocento gli originali furono trasferiti dalla Grecia all'Inghilterra. Restaurate e risistemate nell'Accademia delle Belle arti di Napoli dagli studenti, le 33 lastre oggi sono state presentate al pubblico nella nuova aula magna dell'istituto. L'inaugurazione dell'Aula magna dell'Accademia delle Belle arti di Napoli con la presentazione dei fregi del Partenone rappresenta il momento conclusivo di un lungo restauro che per otto anni ha interessato questi rari calchi del tempio di Atena. Il nucleo è composto da tre tipologie plastiche: metope, fregio e sculture dal frontone est. Il complesso, tranne tre lastre del fregio, è completamente ricavato dai marmi che Lord Elgin portò con sè in Inghilterra da Atene per esporli prima in una collezione privata poi al British Museum. Antonio Canova volle farne dei calchi e nel 1820 Giorgio IV d'Inghilterra li inviò a Ferdinando I di Borbone chiusi in alcune casse. Da allora i calchi fidiaci sono rimasti nel patrimonio dell'Accademia delle Belle Arti e dopo diversi allestimenti si è giunti alla realizzazione di un lungo restauro durato 8 anni. «Dal 2005 - dice la direttrice dell'Accademia Giovanna Cassese - è stato avviato fattivamente il restauro dopo uno studio complesso sia sui materiali che sui disegni. Oltre 70 studenti hanno partecipato alla realizzazione dell'opera insieme ai nostri docenti. I ragazzi del corso di restauro hanno potuto toccare con mano questi fregi e comprenderne la bellezza e la rarità». Le lastre oggi si trovano nell'aula magna dell'Accademia e circondano tutta la sala voluta dal presidente Sergio Sciarelli. «Stiamo per consegnare all'Accademia altri 400 mila euro - ha detto Giorgio Bruno Civello direttore generale Miur Afam -: i fondi sono pochi ma è necessario consegnarli a chi fa un lavoro di qualità come nel caso di questa istituzione». Durante la presentazione dei calchi un gruppo di studenti con alcuni striscioni ha richiamato l'attenzione delle istituzioni presenti. «Speravamo ci fossero Bondi e Gelmini - hanno spiegato - perchè ci sono alcune cose da chiarire. Questi restauri li abbiamo fatti noi del corso quinquennale di restauro, gratis. Il nostro corso non è stato riconosciuto ancora a livello nazionale come abilitante all'esame per diventare restauratori. Eppure facciamo 5 anni di studi universitari». I ragazzi insomma chiedono al ministro Bondi di firmare il decreto che dovrebbe concedere loro la possibilità di abilitarsi, altrimenti saranno costretti ad altri anni di studio pur avendo già appreso tutte le tecniche all'università.
Fonte: 
http://www.ilroma.net/content/archeologia-napoli-restaurati-i-calchi-del-partenone-di-atene

La Regione siciliana stanzia 46 mln per riprendersi i cervelli in fuga


I soldi arrivano dal Fondo sociale europeo: verrano utilizzati per borse di studio, progetti di ricerca, imprese, università e dottorati

PALERMO - La Regione siciliana stanzia 46 milioni di euro del Fondo sociale europeo (Fse) in contributi per imprese e centri di ricerca per favorire il rientro dei cervelli in fuga e borse di studio per laureati e ricercatori. L'iniziativa è stata presentata nel corso di una conferenza stampa a Palermo dall'assessore regionale all'Istruzione e formazione professionale Mario Centorrino e dal presidente del coordinamento delle università siciliane e rettore dell'ateneo palermitano Roberto Lagalla.

Sono sei le misure di intervento previste: 15 milioni di euro è la cifra stanziata per le borse di studio da destinare ai laureati che intendono frequentare master presso università di prestigio internazionale fuori dalla Sicilia, arrivano a un massimo di mille e cinquecento euro per 24 mesi e coprono il costo dei corsi e il viaggio; per i progetti di ricerca sono previsti 5 mln 918 mila euro; per le imprese, i centri di ricerca, le scuole di dottorato e le università, che assumono un lavoratori italiani residenti all'estero da cinque anni sono destinate somme per un totale di 4 mln di euro; l'importo stanziato per stage presso imprese e centri di ricerca non universitari, invece è pari a 12 mln 535 mila euro (le borse di studio vanno da mille a mille e cinquecento euro fino a 12 mesi) per i tirocini presso aziende e centri di ricerca di 2 mln 575; infine 6 mln 768  mila euro sono destinati per borse di studio e periodi di ricerca presso strutture sanitarie siciliane (l'importo è di 2 mila euro al mese per un massimo di 12 mesi).

"Abbiamo voluto dare - dice Centorrino - una risposta ai talenti siciliani. Queste risorse saranno gestite attraverso uno strumento, previsto dai regolamenti europei, che affida a un soggetto intermediario le risorse stanziate".  Per il presidente del coordinamento delle università siciliane e rettore dell'ateneo palermitano, Roberto Lagalla "è importante ampliare la capacità competitiva del sistema universitario favorendo esperienze di studio e ricerca per laureati e ricercatori, anche nell'ottica di una internazionalizzazione delle università siciliane".
19/11/2010
Fonte: http://www.lasiciliaweb.it/index.php?id=48937

Lombardo: mai preso soldi dalla mafia, ho solo stretto qualche mano di troppo


«Sto subendo da nove mesi un'aggressione mediatica. Il Tg1 di Minzolini mi ha dedicato 5 servizi in 11 giorni»
PALERMO - Raffaele Lombardo convoca una conferenza stampa per spiegare la "sua" verità. Un'iniziativa insolita che nasce dopo che i magistrati di Catania hanno sostenuto che non lo avrebbero interrogato subito, visto che i "tempi della giustizia non sono quelli della politica». Per non rimanere sulla graticola delle notizie ai giornali e di intercettazioni che finiscono sui settimanali.

AGGRESSIONE MEDIATICA - Lombardo sbotta e dice: «Qui l'unico condannato sono io per una sentenza che non formula neppure l'accusa. C'è solo un'informativa di organo di Pg che fa scattare questo processo mediatico quotidiano. Un processo mediatico rispetto al quale si impegnano i giornali e soprattutto il Tg1. Minzolini mi ha dedicato 5 servizi in dieci-undici giorni».

I SOLDI - «Non ho mai preso soldi dalla mafia per finanziare una campagna elettorale. La mafia i soldi li prende, non li dà»., aggiunge Lombardo per piegare alcuni passaggi dell’inchiesta di Catania, su mafia e politica, in cui è coinvolto. «Qualche mano di troppo l’ho stretta, gli incontri che ho avuto con alcune delle persone i cui nomi sono nell’inchiesta di Catania sono stati casuali e non voluti. Comunque tutti gli incontri che ho fatto sono stati di natura politica. Rosario Di Dio era sindaco di Castel di Judica e Raffaele Bevilacqua era consigliere provinciale della DC».

FUORI DAL CENTRODESTRA - Per Lombardo c'è una linea diretta tra la sua decisione di portare il movimento Mpa fuori dall'orbita del centrodestra e del Pdl e il processo mediatico. «Si pensa di abbattere l'avversario con mezzi politici, mediatici o tout court. In Italia non ci sono precedenti rispetto a un'aggressione mediatica come quella che mi riguarda da 8-9 mesi a questa parte». «Si vuole fare cadere il governo regionale, si vuole punire il Mpa, che non è alleato con il premier. Si vuole fare prevalere la parte politica a me avversa».

I PM NON MI VOGLIONO SENTIRE - Si lamenta Lombardo del fatto che i pm non lo abbiano voluto sentire. «Se soltanto mi fosse stato consentito di parlare, se mi avessero ascoltato forse avremmo potuto mettere nell'alveo naturale vicende che appaiono tremende». «Nessuna iniziativa processuale contro di me, mi vengono solo rimproverate condotte che vengono considerate moralemente deprecabili. Anche questo io voglio discutere, perché le mie sono condotte normali e legittime. Cosa Nostra è sfruttamento dell'uomo, è uso della violenza per piegare la gente. Le mie scelte, tra mille errori e manchevolezze, negli ultimi dieci anni sono sotto gli occhi di tutti. Le mie azioni sono orientate a ridurre lo sfruttamento secolare».
Redazione online
19 novembre 2010
Fonte:
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/palermo/notizie/politica/2010/19-novembre-2010/lombardo-mai-preso-soldi-mafia-ho-solo-stretto-qualche-mano-troppo-1804206338027.shtml

L’Italia non è un Paese per archeologi


Creata il 19/11/2010 - 14:24
Giulia Sterpa
COMMENTI. Un lavoro troppo precario e pochissimo riconosciuto al livello sociale, percepito nella maggior parte dei casi come una sorta di bel passatempo e nulla più. Ecco cos’è l’archeologia in Italia, secondo la mia esperienza.

Un lavoro troppo precario e pochissimo riconosciuto al livello sociale, percepito nella maggior parte dei casi come una sorta di bel passatempo e nulla più. Ecco cos’è l’archeologia in Italia, secondo la mia esperienza.

La prima volta che ho messo piede su un cantiere archeologico avevo vent’anni. Alle pendici del Palatino, nel Foro romano, il cuore della romanità. Ho continuato a lavorare, presso grandi cooperative archeologiche o come libera professionista e ancora lo faccio oggi. Da sempre mi sono trovata a dovere spiegare cosa fa un archeologo. Qual è il suo lavoro. Curioso, se si pensa che viviamo in un paese che dispone di un’enorme patrimonio artistico. La maggior parte di noi lavora soprattutto grazie agli scavi urbani: la costruzione di un parcheggio piuttosto che l’ammodernamento di un’infrastruttura ci permette di lavorare più o meno continuamente a seconda del posto in cui vivi. Nelle grandi città interventi di questo tipo sono frequenti, nei centri minori puoi stare senza lavoro per mesi. Spesso si “arrotonda” con le visite guidate, con piccoli contratti di schedatura (studio) dei materiali, qualcuno con le ripetizioni private o con qualche supplenza nelle scuole.

La nostra presenza sul cantiere è generalmente mal tollerata, normalmente siamo visti come quelli che rallentano i lavori facendone lievitare i costi. Poiché infatti le Soprintendenze non dispongono dei fondi necessari per finanziare la ricerca, sono le committenze (pubbliche o private) che pagano fattivamente la nostra presenza sul cantiere, sopportandola per quanto riguarda la fase di scavo vero e proprio perché obbligate dalla legge, ma rifiutandone quasi sempre il sostegno nella fase di studio dei dati raccolti e della loro divulgazione. E lo scavo diviene inutile se non è seguito dallo studio e dalla comprensione di quanto prodotto. La ricerca in biblioteca, lo studio e l’elaborazione dei dati e soprattutto la loro pubblicazione, sono operazioni che necessariamente vengono svolte in una sede diversa da quella del cantiere. E normalmente non vengono pagate. Sebbene l’archeologia urbana sia una parte dignitosissima del nostro mestiere, sarebbe auspicabile non dover essere legati quasi esclusivamente alla costruzione di un’opera pubblica, per potere lavorare.

Se i committenti privati trovassero il modo di utilizzare l’intervento archeologico come veicolo pubblicitario, sia in termini di ritorno di immagine che economico (musealizzando l’opera antica e godendone dei ricavi, ad esempio), forse si potrebbe sostenere l’indagine archeologica nel suo insieme. Anche lo Stato dovrebbe intervenire meglio e in maggiore misura, riorganizzando l’intera gestione del patrimonio artistico, tagliando gli sprechi e valorizzando in termini di effettiva resa economica molti musei o aree archeologiche. L’indagine archeologica mirata, in aree quali ad esempio quelle di Pompei o dei Fori imperiali, o anche lo studio degli innumerevoli manufatti che giacciono nei magazzini, è attualmente affidata quasi esclusivamente alla “manovalanza gratuita” offerta dalle Università o dalle Scuole di Specializzazione.

URL di origine: http://www.terranews.it/news/2010/11/l%E2%80%99italia-non-e-un-paese-archeologi

ISTAT: ANNUARIO ITALIA, AUMENTANO RESIDENTI CALA OCCUPAZIONE


19 novembre 2010
ROMA (ITALPRESS) – Alla fine del 2009 l’Italia conta 60.340.328 residenti, circa 291.000 in piu’ rispetto all’anno precedente. Questo incremento si deve al saldo attivo del movimento migratorio (+318.066 unita’) che, pur in calo, neutralizza l’effetto negativo del saldo naturale (-22.806 unita’). Gli stranieri sono oltre quattro milioni (4.235.059), il 7% della popolazione totale, e provengono per la maggior parte dall’Unione europea (29,3%), dall’Europa centro-orientale (24,0%) e dall’Africa settentrionale (15,3%). E’ quanto si legge nell’Annuario statistico italiano 2009 dell’Istat che rileva una battuta d’arresto della fecondita’ delle donne che interrompe il ciclo crescente osservato dopo il 1995, anno in cui, con 1,19 figli per donna, ha toccato il punto minimo, attestandosi nel 2009 a 1,41 (1,42 del 2008). L’Italia, rileva l’Istat, continua ad invecchiare. Un italiano su cinque e’ ultrassessantacinquenne e i ‘grandi vecchi’ (dagli ottanta anni in su) rappresentano ormai il 5,8% della popolazione. Per quanto riguarda la raccolta differenziata l’Istat segnala che viene effettuata di piu’ in Trentino-Alto Adige e Veneto. Nel 2010 i problemi maggiormente sentiti dalle famiglie nella zona in cui abitano sono il traffico (42,6%), la difficolta’ di parcheggio (39,6%), l’inquinamento dell’aria (38%), il rumore (32,9%), il non fidarsi a bere acqua dal rubinetto (32,8%), la sporcizia nelle strade (30,0%). Fra le fonti di finanziamento, i contributi sociali rappresentano il 54,4%. La seconda voce rilevante e’ quella delle contribuzioni diverse, costituita in gran parte da trasferimenti statali (71,2%). Nel 2010, sette residenti in Italia su dieci valutano positivamente il proprio stato di salute, gli uomini piu’ delle donne (75% contro 66,5%). Quanto alle patologie croniche, il 38,6% delle persone dichiara di esserne affetto, percentuale che sale all’86,7% fra gli ultrasettantacinquenni.
L’aumento della scolarizzazione ha prodotto, nel corso degli anni, un costante innalzamento del livello di istruzione della popolazione italiana; la quota di persone con qualifica o diploma di scuola secondaria superiore si attesta al 33,2%, mentre il 10,9% possiede un titolo di studio universitario.
Oltre 32 milioni e 345.000 persone hanno visitato, nel 2009, i 419 luoghi di antichita’ e arte (di cui 207 musei e gallerie e 212 monumenti e aree archeologiche) presenti nel nostro Paese. Il cinema e’ sempre lo spettacolo fuori casa preferito. In costante crescita gli utilizzatori del personal computer e di Internet, ormai rappresentano rispettivamente il 51% (47,5 nel 2008) e 48,9 (44,4%) della popolazione di 3 anni e oltre. Nel 2009 sono 23.025.000 gli occupati, in calo, per la prima volta dal 1995, di 380.000 unita’ rispetto all’anno precedente (-1,6%). Questo risultato e’ la sintesi di una riduzione marcata della componente italiana, controbilanciata dall’aumento di quella straniera (+147.000 unita’), il cui ritmo di crescita e’ comunque inferiore rispetto agli anni precedenti. La quota di lavoratori stranieri sul totale degli occupati raggiunge l’8,2% (7,5% nel 2008). La flessione piu’ marcata (-2%) riguarda gli uomini, ma anche le occupate risultano in calo (-1,1%), interrompendo un andamento sempre positivo negli ultimi dieci anni. Nella media del 2009, 300.000 occupati sono stati coinvolti dalla Cassa integrazione, un valore quattro volte superiore a quello registrato l’anno precedente. La discesa dell’occupazione nel 2009 riguarda sia i lavoratori dipendenti (-1%, pari a -169.000 unita’) sia soprattutto gli indipendenti (-3,5%, pari a -211.000 unita’). Il tasso di occupazione scende dal 58,7% del 2008 al 57,5%, valore che si mantiene ampiamente al di sotto del dato medio dell’Ue (64,6%); quello maschile si attesta al 68,6% mentre il tasso riferito alle donne si posiziona al 46,4%, pur con rilevanti divari regionali: si passa dal 61,5% dell’Emilia-Romagna al 26,3% della Campania. Per il secondo anno consecutivo aumentano le persone in cerca di occupazione, sono 1.945.000, 253.000 in piu’ rispetto al 2008 (+15%). Il tasso di disoccupazione sale al 7,8% dal 6,7%, quello di inattivita’ al 37,6% dal 37% di un anno prima. Nel 2010 le famiglie denunciano difficolta’ di accesso ai servizi di pubblica utilita’, in particolare per il pronto soccorso (55,1%), le forze dell’ordine (38,5%), gli uffici comunali (34,9%), i supermercati (28,6%) e gli uffici postali (26,8%). Permangono differenze a livello territoriale: le famiglie meridionali hanno piu’ problemi nell’accesso ai servizi, ma il divario diventa piu’ contenuto nel caso dei negozi di generi alimentari e dei mercati.
(ITALPRESS).
Fonte: http://www.italpress.com/economia/9861/istat-annuario-statistico-italia-aumentano-residenti-cala-occupazione

La minaccia della Lega: con Governo tecnico reazione forte


ROMA. «Non ci può essere un Governo tecnico, ci siamo io e Berlusconi contrari. Se il presidente della Repubblica lo facesse, provocherebbe una reazione del Paese troppo forte». Così il leader della Lega Umberto Bossi risponde a chi lo interpella sulla possibilità di un Governo tecnico. Poi aggiunge: «Se Berlusconi è saggio, va al voto e ritorna: prenderebbe un sacco di voti in più».
Commento, di grecanico.
Ha ragione il trotone, cosa potrebbe temere il boss della brianza dalle urne, niente. O meglio, cosa potrebbe temere dopo il fiume di danaro deliberato ieri dal Cipe e l’evacuazione del patto di stabilita’ che impegnera’ – si fa per dire – il Parlamento nei prossimi giorni. Niente. Mica si pretendera’ che quelli del nord, dopo aver mangiato gratis et amore dei, gli voltino le spalle. E poi se il governo dura ci sono ancora tre anni di gozzoviglia. E dopo si organizzeranno di conseguenza. Tranquilli, il grande partito del nord e’ compatto, organizzato, ha i numeri in Parlamento, ed anche fuori. E se anche non ce li avesse piu’, per un rigurcito d’orgoglio o per bieco interesse personale, basta comprare. Il costo del traditore, dell’apostata, e’ un’inezia, rispetto ai ricavi. Sono forti, quelli del partito del nord. E tu, da che parte stai?
Fonte:
http://www.ilroma.net/content/la-minaccia-della-lega-con-governo-tecnico-reazione-forte

Ok della Camera alla Legge di stabilità. Ecco coperture e misure


di Pietro Moroni
19 Novembre 2010
Con 303 sì, 250 no e 2 astenuti.
La Camera dà il via libera alla Legge di Stabilità.
Il richiamo di Napolitano ha sortito i suoi effetti e sull’ex finanziaria è filato tutto liscio, tanto che il sottosegretario all’Economia Luigi Casero ieri s’era spinto a dire: “In tanti anni di Finanziaria non ho mai visto filare liscio tante votazioni senza intoppi. Bisognava sempre mettere la fiducia per limitare i danni, stavolta invece non ci sono stati problemi, nemmeno sugli emendamenti”. L'approvazione del disegno di legge di Stabilità - ritenuta presupposto necessario prima di cominciare a discutere della crisi in Parlamento - era infatti stata richiesta con urgenza dal presidente della Repubblica al Parlamento.

La cronaca della mattinata, quindi. I voti a favore sono stati 303, i voti contrari 250, due le astensioni. Ora i lavori dell'Aula si sono interrotti per consentire al consiglio dei ministri di esaminare la Nota di variazione del Bilancio. La seduta riprenderà subito dopo con gli ordini del giorno e il voto sul ddl Bilancio con cui si darà il via libera alla manovra. Il timing fissato. Per il ddl stabilità l'iter al Senato inizierà mercoledì prossimo in commissione Bilancio, quindi passerà in aula dove il provvedimento sarà definitivamente approvato entro il 10 dicembre, secondo un preciso volere del capo dello Stato, Giorgio Napolitano.

Dopo l'approvazione del maxiemendamento in commissione Bilancio e le modifiche in Aula, il provvedimento contiene nuovi interventi di spesa per oltre 5,8 miliardi di euro sul 2011.

Una delle principali voci di copertura viene dal Fondo per gli interventi strutturali di politica economica. L'apporto che il fondo dà alla copertura della legge di stabilità è pari a 1,75 miliardi di euro circa solo nel 2011.

Dall'asta per le frequenze del digitale terrestre dovranno venire invece , in teoria, 2,4 miliardi di euro. L'asta riguarderà le frequenze della banda 790-862 MHz e altre «eventualmente disponibili», che saranno assegnate alle comunicazioni mobili in banda larga entro il 2012. Gli introiti dovranno essere versati allo Stato entro il 30 settembre 2011. Nel caso in cui il governo incassi meno di quanto stimato, il ministero dell'Economia coprirà la differenza riducendo per decreto le missioni di spesa di ciascun ministero. Dei 2,4 miliardi, 240 milioni al massimo resteranno al ministero dello Sviluppo, che userà le risorse per promuovere un più efficiente uso dello spettro destinato ai programmi locali.

Il giro di vite sull'evasione fiscale contribuisce invece a finanziare il ddl stabilità per 610 milioni. La riduzione dello sconto per l'evasore che aderisce al ravvedimento operoso (sanzione pari a un decimo del minimo) o alle varie altre forme di conciliazione con il fisco vale 490 milioni. Il potenziamento dell'accertamento parziale porta altri 120 milioni.

Tra 352 e 460 milioni vengono raccolti dal settore dei giochi. Il giro di vite prevede forti sanzioni per chi evade le tasse (tra il 120 e il 250% della maggiore imposta evasa), un nuovo piano di controlli da parte dei Monopoli di Stato e multe a chi fa giocare i minori. In totale, il pacchetto assicura tra 962 milioni e 1,07 miliardi di euro. Arriva inoltre dal 2011 un'imposta sostitutiva su tutte le attività di locazione finanziaria di immobili al posto del versamento in un'unica soluzione delle imposte ipotecaria e catastale. Per i nuovi contratti, il provvedimento prevede un anticipo del pagamento delle imposte che attualmente vengono pagate metà all'acquisto dell'immobile e metà al momento del riscatto. Nei tre anni fino al 2013 la nuova disciplina fiscale dovrebbe produrre un gettito pari a 677 milioni di euro.

Le misure. Con voto bipartisan viene confermato l'ecobonus del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici e delle abitazioni, ma cambiano le regole. L'agevolazione, infatti, potrà essere usata fino al 31 dicembre 2011, ma sarà spalmata su 10 anni e non più su 5. Per la copertura 240 milioni saranno trasferiti dal fondo per l'autotrasporto a quello di riserva di 800 milioni. Fra le modifiche chieste dal relatore ha anche trovato spazio il finanziamento per gli interventi in tema di sclerosi laterale amiotrofica: 100 milioni di euro saranno destinati alla ricerca e l'assistenza ai malati. Il governo stima in termini di cassa un maggior gettito di 124,8 milioni nel 2011 e un costo in termini di minori imposte per 32,4 milioni nel 2012 e 292,8 milioni nel 2013.

Arriva un miliardo per il fondo sociale di occupazione, che servirà a finanziare la cassa integrazione ordinaria e in deroga. Altre risorse vanno alla proroga del trattamento di integrazione salariale per i contratti di solidarietà e alla mobilità per i lavoratori che ne sono sprovvisti.

Viene prorogata al 2011 la detassazione al 10% della parte di salario legata a incrementi di produttività per redditi fino a 40.000 euro (35.000 nel 2010). Costo dell'operazione 835 milioni di euro. Bloccato l'aumento dei contributi che doveva scattare nel 2011 per finanziare in parte l'abolizione dello scalone pensionistico voluta dal secondo governo di Romano Prodi, nel 2007. Le minori entrate ammontano a 363 milioni nel 2011, 335 nel 2012 e 362 nel 2013.

Stanziati 425 milioni per il trasporto pubblico locale a favore delle regioni. Ai governatori andranno anche i residui non utilizzati del Fondo per l'occupazione. Ammorbidito il Patto di stabilità interno per i comuni, che offre ora margini sui saldi per 470 milioni. Altri 344 milioni sono previsti nel disegno di legge bilancio a titolo di rimborso dell'Ici 2008. Da ultimo, arriva per i comuni virtuosi un fondo da 60 milioni in capo al Tesoro che servirà ad agevolare i pagamenti alle imprese.

Il fondo per il finanziamento ordinario dell'Università viene incrementato di 800 milioni (500 milioni dal 2012). Arriva anche un credito di imposta a favore delle imprese che affidano attività di ricerca o sviluppo alle Università, per il quale è previsto un finanziamento di 100 milioni. Altri 100 milioni vanno al Fondo di intervento integrativo per i prestiti d'onore e le borse di studio.

Alla sospensione dei ticket da 10 euro su visite specialistiche e diagnostiche nei primi cinque mesi del 2011 vanno 347,5 milioni. Il governo destina 245 milioni nel 2011 alle scuole non statali, altri 25 milioni alle Università private. Alle missioni internazionali di pace vanno 750 milioni, il fabbisogno necessario a coprire il primo semestre. Al cinque per mille vanno 100 milioni (400 nel 2010) mentre all'editoria 135 milioni in totale. Per i malati di sclerosi amiotrofica laterale sono previsti 100 milioni. Il governo destina inoltre 400 milioni all'autotrasporto.
Fonte: http://www.loccidentale.it/articolo/ok+della+camera+alla+legge+di+stabilità.+ecco+novità+e+coperture.0098880