mercoledì 8 giugno 2011

Federali mattino_8.06.11. Napoli, Giggino Manetta ha deciso: Ci sarà la giornata contro l'omofobia anche a Napoli. Creeremo l'ufficio del garante per i diversamente abili per tutelare i loro diritti, mentre nell'area di Napoli Est voglio realizzare un grande polo dell'innovazione tecnologica e della ricerca nella green economy. Ho deciso di destinare una parte di questo patrimonio ad associazioni, comitati, cooperative e fondazioni per creare laboratori della cultura, del teatro, del cinema e della musica e ci sarà la casa dello studente e quella dei migranti.----Sicilia, Carlo Alberto Tregua: Abbiamo tutto quello che serve. Cosa ci manca? La testa pensante di un ceto dirigente che guardi lontano, che sia capace di fare strategie di ampio respiro, che metta insieme un progetto di alto profilo, che nelle sue sezioni sarebbe ampiamente finanziato da gruppi imprenditoriali di tutto il mondo. In altre parole, occorre sfruttare il brand Sicilia, amato in tutto il mondo, al centro dell’attenzione dell’economia internazionale. Invece, si sa fare solo clientelismo.

Forza Immmaggginazzione:
Napoli, de Magistris a Oggi: istituirò la giornata contro l'omofobia
Tirrenia: no tagli occupazione e linee
La Sicilia emuli Singapore

Quesito, Luis c’entra con il K3?:
La Svp a Frattini: no ai ricatti Il ministro replica: patti non rispettati sul caso Minniti
Treviso, padania. La Lega: profughi solo nelle caserme

L’Anas e’ piu’ forte del Governo:
Stop al federalismo delle strade, il governo boccia legge della Lega su Anas e pedaggi.


Napoli, de Magistris a Oggi: istituirò la giornata contro l'omofobia
Napoli, 7 giu (Il Velino/Il Velino Campania) - “Non sarò un sindaco sceriffo, ma romperò i rapporti tra camorra e politica”. Questo è quanto afferma Luigi de Magistris, neo sindaco di Napoli, in un'intervista esclusiva rilasciata al settimanale “Oggi” in edicola domani. L'ex pm tiene a precisare, ancora una volta, la sua assoluta contrarietà alla realizzazione del termovalorizzatore nella parte orientale della città. “Utilizzerò tutti i mezzi democratici affinché la struttura non si faccia – si legge nell'intervista –. Napoli Est è un'area che va bonificata e non ha bisogno di un inceneritore. Serve solo per far vincere un appalto alle solite famiglie di imprenditori legate ai soliti politici”. La fascia tricolore partenopea, tuttavia, oltre a mettere in evidenza quali sono le aree di 'criticità', avanza anche proposte per il suo mandato aggiungendo: “Ci sarà la giornata contro l'omofobia anche a Napoli. Creeremo l'ufficio del garante per i diversamente abili per tutelare i loro diritti, mentre nell'area di Napoli Est voglio realizzare un grande polo dell'innovazione tecnologica e della ricerca nella green economy”. E poi ancora sulla sicurezza: “Non sarò un sindaco-sceriffo, ma romperò i rapporti tra la camorra e la politica. Così daremo una 'mazzata' alle criminalità organizzate. Rispetto alla Iervolino, non istituirò un assessorato alla legalità perché non ha senso, il sindaco rappresenta la legalità e si assume questa responsabilità. Sarò molto attento alla trasparenza degli appalti e dei concorsi che ci saranno. Poche regole, ma certe. Poi, la sicurezza è un tema centrale. Serve una città viva, anche la notte. Una città con la gente in strada è già un deterrente contro le mafie e favorisce la sicurezza”.

 De Magistris spiega anche di avere numerosi progetti in relazione al vasto, e spesso poco utilizzato, patrimonio pubblico partenopeo. “Napoli ha 30 mila immobili utilizzati male – spiega il sindaco –, addirittura producono passività. Ho deciso di destinare una parte di questo patrimonio ad associazioni, comitati, cooperative e fondazioni per creare laboratori della cultura, del teatro, del cinema e della musica e ci sarà la casa dello studente e quella dei migranti”. Dal punto di vista strettamente personale, de Magistris rivela a “Oggi” che conseguenze avrà sulla sua famiglia la nuova vita da sindaco: “Mia moglie mi è stata vicino nei momenti più difficili quando ho fatto il magistrato in condizioni di isolamento. Non mi ha mai frenato, anzi, e si è sobbarcata quasi completamente l'educazione dei figli. È una donna molto impegnata nel sociale. Dal punto di vista personale – spiega al settimanale –, avremo molte ripercussioni negative: economicamente, per esempio, se penso al mio ruolo europeo di presidente della commissione controllo bilancio. Poi mia moglie perderà il lavoro a Catanzaro perché non avrà il trasferimento e i miei figli dovranno cambiare scuola. Loro si sono abituati al padre che cambia vita in modo così rapido, però devo dire che vivono con molta passione la vita pubblica e civile”.
(rep/red) 7 giu 2011 16:46

Tirrenia: no tagli occupazione e linee
Lo assicura Ettore Morace, ad della cordata armatori Napoli
07 giugno, 19:49
(ANSA) - ROMA, 7 GIU - ''La nuova Tirrenia continuera' ad effettuare tutti i collegamenti, non licenziera' e non ridurra' gli stipendi''. Lo ha detto Ettore Morace, amministratore delegato di Cin (Compagnia italiana di navigazione), la cordata di armatori napoletani, che ha presentato l'unica offerta per la privatizzazione di Tirrenia e che ora, dopo il parere positivo all'aggiudicazione del Ministero dello Sviluppo, attende il via libera dell'antitrust.

La Sicilia emuli Singapore
Ritorniamo a scrivervi su Singapore, lo Stato insulare costituito da 63 isole, con una superficie di poco più di 600 kmq e una popolazione di cinque milioni di abitanti. In circa 46 anni, la Repubblica di Singapore, costituita nel 1965, è diventata un campione per ricchezza individuale e produzione di Pil. Lee Kuan Yew, 87 enne, ha trasformato uno Stato quasi tribale in uno modernissimo. Nel 2010 il Pil dell’isola orientale è stato l’equivalente di poco meno di 160 mld di euro. La pubblica amministrazione è il motore del vertiginoso sviluppo, che ha al centro i servizi avanzati e la finanza, mentre l’agricoltura incide poco sul Pil.
 La forza di quel Paese è la grande attrazione di investimenti stranieri che hanno insediato industrie chimiche, di raffinazione e farmaceutiche. Si sono poi sviluppati intensi traffici commerciali, in quanto nell’isola vi è la zona franca che consente l’ingresso di semilavorati, per essere completati e uscire dal Paese senza aggravio di imposte.

 Il popolo siciliano è multietnico, come quello di Singapore (composto da cinesi, malesi e indiani), ha vissuto un dopoguerra lungo 65 anni. è anch’esso composto da cinque milioni di abitanti, ma ha il grave difetto di produrre la miseria di 87 mld di Pil, circa la metà di quello che produce Singapore.
 La Sicilia ha una superficie di 25 mila kmq, di cui quattromila incolti, ma imprenditori agricoli incapaci e una Regione priva di qualunque iniziativa in materia non consentono di sfruttare questi grandi territori in maniera adeguata, soprattutto per la coltura di frumento e mais, fortemente richiesti dal mercato mondiale e di bioprodotti per il carburante vegetale che costituisce l’energia alternativa del futuro.
 In Sicilia, la disoccupazione è doppia di quella nazionale (16 per cento), a Singapore è inferiore al tre per cento. Da noi la macchina regionale e quelle comunali fanno di tutto per scoraggiare investitori e turisti, perché manca un piano di accoglienza che tenga conto della logistica e dei trasporti, dell’ospitalità, della disponibilità dei beni archeologici e ambientali, dei musei, e di tutte le altre risorse disponibili di cui i turisti di tutto il mondo vorrebbero godere.

Singapore, nella sua minuscola superficie, ha accolto, nel 2010, ben 16 milioni di turisti. La Sicilia, con una superficie quaranta volte superiore, poco più della metà. In quell’isola è stato insediato il Resort World Sentosa, un parco a tema fra i più grandi del mondo. In Sicilia chiediamo di pubblicare un bando internazionale per l’insediamento di un parco a tema denominato “Sicilialand” da insediarsi nella Valle del Dittaino, cioè al centro dell’Isola e vicino all’Outlet, ma nessuno ci ha messo ancora mano. Un Parco di tal genere avrebbe non solo il bacino d’utenza dei cinque milioni di siciliani, ma attirerebbe turisti dalle tutte le altre regioni meridionali, nonché dal Nord Europa, con un potenziale afflusso di 20 milioni di persone.
 Un delitto da parte della Regione non avere messo mano a questo progetto, avendo osteggiato quello di piccole dimensioni che era previsto per l’insediamento sulle rive del lago artificiale di Pozzillo.

 Sarebbe opportuno che Raffaele Lombardo visitasse Singapore e mandasse a quella scuola i più alti vertici della Regione, nonché i suoi assessori, perché tutto ciò che serve alla Sicilia nel mondo esiste, non bisogna inventare nulla, basta copiare i processi di sviluppo virtuosi che altri hanno realizzato non solo colà, ma anche inEuropa, come Baviera in Germania, Catalogna in Spagna e Lorena in Francia.
 è un vero peccato che qui si cincischi di cosette, quando esiste la possibilità e la potenzialità di creare un alto tasso di sviluppo perché, ricordiamoci, la Sicilia ha il più grande tesoro di monumenti e reperti archeologici di tutto il Mediterraneo, cosa che Singapore non ha.
 Abbiamo tutto quello che serve. Cosa ci manca? La testa pensante di un ceto dirigente che guardi lontano, che sia capace di fare strategie di ampio respiro, che metta insieme un progetto di alto profilo, che nelle sue sezioni sarebbe ampiamente finanziato da gruppi imprenditoriali di tutto il mondo. In altre parole, occorre sfruttare il brand Sicilia, amato in tutto il mondo, al centro dell’attenzione dell’economia internazionale. Invece, si sa fare solo clientelismo.

La Svp a Frattini: no ai ricatti Il ministro replica: patti non rispettati sul caso Minniti
di Maurizio Dallago
  BOLZANO. «Vogliamo avere rapporti corretti con il governo, ma non prendiamo ordini da Roma e non accettiamo ricatti». Così, i vertici Svp in risposta alle affermazioni del ministro Frattini sul caso-Minniti e sullo stop alle norme d'attuazione.  Subito la replica del titolare della Farnesina: "Il gruppo italiano ed il governo che ne condivide le aspirazioni avrebbero meritato una scelta nelle forme e nella sostanza diversa da quella che la Svp ha deciso, votando la candidatura Minniti presentata dal Partito democratico". "So bene che Durnwalder avrebbe preferito, questa volta, una scelta rimessa al gruppo italiano dal suo interno e gliene ho dato atto", aggiunge Frattini che si dichiara "fautore di un dialogo politico, aperto e a tutto campo della Svp con il governo: dialogo che ho contribuito ad alimentare".  Tutto era partito con l'intervista a Franco Frattini apparsa ieri sull'Alto Adige in cui il ministro degli Esteri sottolineava come i rapporti tra Roma e Bolzano si «fossero raffreddati» a seguito dell'elezione di Mauro Minniti alla presidenza del consiglio provinciale. Una nomina che aveva diviso gli esponenti locali e nazionali del Pdl. «L'intesa per la presidenza del consiglio provinciale era che il gruppo dei consiglieri del centrodestra scegliesse il proprio candidato, tra Artioli e Vezzali; alla fine Durnwalder ha dovuto soccombere a chi nel suo partito ha scelto il più debole», aveva detto Frattini, evidenziando il blocco nei confronti della Provincia: «Ci sono norme d'attuazione pronte che non sono state portate in discussione in Consiglio dei ministri».  "Non è corretto - risponde Durnwalder - mettere in relazione la nomina di Minniti con le norme d'attuazione. È competenza del consiglio provinciale votare il suo presidente e questo non deve avere ripercussioni sullo sviluppo della nostra autonomia". Durnwalder si è già chiarito con Calderoli, "che si è detto deluso, senza però fare ricatti: se Minniti non fosse stato eletto, più di due ministri sarebbero rimasti scontenti, tanto è vero che era difficile orientarsi in una giornata in cui arrivarono cinque telefonate tutte dal tenore diverso". A dire che da Roma le indicazioni dei vertici nazionali di Pdl e Lega non erano univoche. Come poi hanno confermato le stesse dichiarazioni di esponenti pidiellini all'indomani della nomina di Minniti. Durnwalder, comunque, non è preoccupato. "Forse è proprio il governo a essere interessato ad avere buoni rapporti con noi", ancora il governatore altoatesino. "Vogliamo mantenere rapporti corretti con Roma, ma non prendiamo ordini", evidenzia l'Obmann della Svp, Richard Theiner, dopo la riunione di ieri dell'ufficio di presidenza del partito che si è occupato delle dichiarazioni di Frattini. La Stella alpina si è espressa "con decisione contro l'interferenza di Roma negli affari del consiglio provinciale" e, aggiunge Theiner, "mantiene la propria equidistanza dagli schieramenti nazionali". "La minaccia di bloccare le norme d'attuazione mancanti è inaccettabile. Corrette relazioni non sono solo nel nostro interesse, ma anche del governo", conclude Theiner. 

Treviso, padania. La Lega: profughi solo nelle caserme
I profughi? Se proprio devono venire meglio concentrarli in una ex caserma, «con intorno l'esercito», piuttosto che disseminarli sul territorio in gruppi. E' la linea della Lega emersa dal direttivo provinciale di lunedì al «K3», sede del partito.
«I profughi? Per noi restano corpi estranei. Non vogliamo accollarceli. La soluzione per governare il problema è comunque una sola: metterli in ex caserme vigilate, con l'appello dei profughi ogni sera, come ai tempi della naja: è l'unico modo per non far degenerare la situazione».
 A tuonare lunedì al «K3» il neoeletto presidente del consiglio provinciale Fulvio Pettenà, a nome dei sindaci della Lega. «Vadano tutti in un'area attrezzata e con l'esercito attorno» ha incalzato il presidente della Provincia Leonardo Muraro, beccandosi la standing ovation dei padani presenti.
 Insomma, è uno solo il grido di battaglia dei leghisti trevigiani convenuti lunedì al direttivo, sindaci e assessori in testa, che hanno ribadito la linea che ha messo in difficoltà settimane fa lo stesso governatore leghista del Veneto Luca Zaia, costretto in prima battuta a portare avanti il diktat del ministro leghista dell'Interno Roberto Maroni.
 Un diktat che si traduceva così: ogni Regione, Provincia e Comune faccia la sua parte in merito all'accoglienza, ospitando piccoli nuclei di 2-3 profughi. Un appello rispedito però immediatamente al mittente dagli amministratori leghisti trevigiani, in testa il sindaco di Vittorio Veneto e segretario provinciale del Carroccio Toni Da Re.
 Ma anche il presidente Muraro ha preso subito posizione contraria, dirottando i profughi previsti a Bonisiolo di Mogliano (Comune retto dalla Lega) a Conegliano. E così i primi e al momento unici profughi a carico delle amministrazioni trevigiane, a parte l'accoglienza offerta dalla Caritas, sono stati quelli portati in un Comune targato Pdl: Conegliano appunto, con il contingente messo all'Hotel Parè.
 Sono però in arrivo altri profughi nella Marca. Ma la Lega, nel direttivo di lunedì, ha ribadito il concetto: «Non li vogliamo nei nostri Comuni». Una Lega forte anche del fatto che ieri il ministro Maroni ha cambiato improvvisamente registro rilanciando la soluzione dei grandi centri di accoglienza ricavati in ex caserme o ex collegi.
 «Abbiamo ragionato un sacco di volte con il ministro Maroni sulla miglior soluzione per il problema, individuandola nell'ospitalità diffusa - ha detto ieri Zaia - per la quale però non ci sono stati i presupposti. Tornando a parlare di ex caserme o simili non parlerei però di un cambio di strategia, perché immagino che, alla fine, si adotterà una soluzione che mescolerà sia l'una che l'altra strategia».8 giugno 2011

Stop al federalismo delle strade, il governo boccia legge della Lega su Anas e pedaggi.
ROMA - Non sarà spacchettata in tante piccole Anas regionali, l'azienda nazionale per le strade e che doveva essere suddivisa, secondo la Lega, in aziende regionali con capitali assegnati in base al numero di auto immatricolate (per favore il Nord), e l’introduzione di pedaggi su tratti autostradali come la Salerno-Reggio Calabria o il Grande raccordo anulare di Roma. Lo stop arriva dal Governo, attraverso il ministro Altero Matteoli, che ha bocciato la proposta di legge della Lega Nord che prevede la regionalizzazione del capitale dell’Anas e il pedaggio su alcune tratte. La bocciatura è arrivata con una nota ufficiale in commissione Ambiente della Camera che sta per votare il testo a prima firma del Capogruppo del Carroccio Marco Reguzzoni.

La proposta di legge prevedeva il trasferimento della titolarità delle azioni dell’Anas dal Ministero dell’economia alle Regioni, secondo un criterio di ripartizione basato sul numero delle auto immatricolate e non dei chilometri di strade gestite. Di fatto alle Regioni del Nord sarebbero state trasferite quote maggiori di capitale. Ad esempio alla Lombardia il 19,18%, alla Sicilia il 5,32% e alla Campania il 4,87%.

In secondo luogo il testo Reguzzoni stabilisce che l’Anas costituisca delle ulteriori società sub-concessionarie, a cui possono partecipare anche i privati, a cui affidare la gestione delle strade o delle autostrade assoggettabili a pedaggio reale o figurativo (il cosiddetto shadow toll).
 La nota inviata dal Ministero delle infrastrutture esprime innanzi tutto una «riserva di carattere generale» alla proposta di legge, dopo di che elenca i motivi della contrarietà.

La prima «osservazione» di Matteoli è che c’è tuttora «la necessità di mantenere in seno allo Stato le competenze riferite alla gestione della rete viaria che, per caratteristiche e funzionalità, non può essere devoluta ad una società strutturata su base regionale con composizione azionaria ripartita per regioni, portatrici di interessi che si sviluppano in ambiti territoriali definiti». Poi c’è «l’esigenza di assicurare una attività omogenee in materia di viabilità, avendo riguardo agli interessi della collettività nazionale» anche perchè «il trasferimento delle scelte operative di gestione della rete nazionale da parte di una società strutturata su base regionale potrebbe non comportare una adeguata ed uniforme gestione delle tratte stradali ricadenti nei diversi ambiti territoriali».
 La legge, infine, non sarebbe «coerente», con quella parte del federalismo fiscale che riguarda le «misure di rimozione degli squilibri», anche infrastrutturali, e il cui decreto attuativo è stato approvato appena due settimane fa in Parlamento.

La nota va oltre e contesta il «criterio di ripartizione per quote basato sul numero delle immatricolazioni dei veicoli» che «non sembra possa ritenersi appropriato» in quanto «non è di per sè indicativo dell’attività di gestione delle infrastrutture stradali e sarebbe naturalmente fonte di sperequazione». Semmai andrebbe considerato il numero di chilometri di strade presenti in ciascuna regione.

Iannuzzi (Pd): maggioranza in stato confusionale. «È una vicenda sconcertante che denota l’irresponsabile stato confusione della maggioranza che non ha coraggio di discutere e affrontare i nodi alla luce del sole». Così Tino Iannuzzi (Pd), componente della commissione Ambiente della Camera, commenta la bocciatura da parte del governo del Ddl della Lega nord che regionalizza il capitale dell’Anas.
Martedì 07 Giugno 2011 - 18:56    Ultimo aggiornamento: 19:11

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