sabato 20 novembre 2010

“Munnezza” a Napoli, tornano i camion a Terzigno


Un’intera area metropolitana di tre milioni di abitanti è in grande sofferenza mentre nella zona vesuviana la riapertura di cava Sari, a Terzigno, ha riacceso i malumori e le proteste dei cittadini, in particolare dei manifestanti che mantengono il presidio permanente sulla rotonda di via Panoramica al confine con il comune di Boscoreale.

A Napoli si valuta giorno per giorno dove poter sversare i rifiuti. Al momento è disponibile solo la discarica di Chiaiano, che assorbe circa 700 tonnellate di spazzatura al giorno.

L’impianto Stir di Tufino, nel Nolano, che ne ha accolto altre 200, potrebbe fermarsi a causa dei magazzini saturi e della mancata evacuazione della frazione ‘tritovagliata’. E’ la sconsolata previsione del presidente dell’Asia, l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti a Napoli, Claudio Cicatiello, per il quale la situazione potrebbe farsi più difficile a partire da stanotte. Nonostante gli sforzi per tentare di trovare una soluzione smistando i rifiuti un po’ dov’è possibile, in strada a Napoli restano 2.400 tonnellate di spazzatura che emanano un pessimo odore e danno una brutta immagine della citta’ che si avvia al periodo natalizio.

E’ la scena che si troverà davanti, lunedi’ prossimo, la delegazione della Commissione europea che arriva in missione in Campania. La situazione è resa ancora più complicata dal fatto che si è esaurita con oggi la disponibilità delle altre Province della Campania ad accogliere i rifiuti della città. Resta la soluzione di un trasferimento all’estero, in Spagna in particolare, ed in altre Regioni – oggi la Toscana ha manifestato la sua disponibilità- ma richiede tempi più lunghi rispetto alla necessita’ che si conta in termini di ore.

Della gravità della situazione il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, ha informato il prefetto Andrea De Martino non nascondendosi i timori di un ulteriore peggioramento, se mai fosse possibile visto che la città è invasa da sacchetti di spazzatura segno di un sistema al collasso.

E c’è addirittura chi chiede la chiusura di scuole e mercati. Dalla scorsa notte, intanto, la discarica Sari di Terzigno è stata riaperta per accogliere i rifiuti dei 18 comuni vesuviani. Un via libera dopo che i primi cittadini di Terzigno e Boscoreale, Auricchio e Langella, hanno revocato le ordinanze che di fatto impedivano l’accesso alla cava. Iniziative motivate da ragioni di ordine sanitario dopo i risultati sulle analisi della falda acquifera e l’evidenza di valori fuori norma che pero’ la Procura di Nola non ritiene direttamente collegabili alla discarica tanto da aver indagato lo stesso Auricchio per interruzione di pubblico servizio. Un ingente spiegamento di uomini delle forze dell’ordine in assetto antisommossa ha protetto l’arrivo dei primi 31 camion tornati a sversare. Dai manifestanti sono arrivati fischi ed applausi polemici al passaggio degli auto compattatori. Al presidio della rotonda di via Panoramica il malumore è forte.
20 novembre 2010 | 21:00
Fonte:
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/munnezza-napoli-camion-terzigno-648283/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29

Caos rifiuti, il governo incontra le Regioni per strappare un sì e allenta i cordoni della borsa
Per le Regioni sono arrivate due notizie, una buona e l’altra molto meno. La prima è che il governo finalmente ha concesso l’incontro che i presidenti delle Regioni chiedono da tempo per discutere dei tagli che la manovra di luglio ha imposto loro a partire dal prossimo anno. La seconda notizia, quella meno buona, è che il governo li ha convocati anche per discutere della pesante situazione rifiuti in Campania. Insomma, secondo una ipotesi che sta circolando in queste ore, pur di convincerli ad accettare un po’ di rifiuti in arrivo dalla Campania, il governo si sarebbe deciso ad allentare i cordoni della borsa e forse quindi a mitigare i pesanti tagli imposti alle Regioni da gennaio prossimo.

Il primo incontro, quello sui rifiuti, è previsto per le 10 di mercoledì al ministero degli Affari Regionali. ”L’obiettivo dell’incontro – spiega il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto – è trovare una soluzione che coinvolga lo smaltimento di una limitata quantità di rifiuti e in un tempo limitato, non oltre un mese”. E pur comprendendo ”le valutazioni preoccupate sulla situazione che si è creata in questi giorni”, il ministro auspica che ci possa essere ”un atteggiamento responsabile da parte di tutti i livelli istituzionali per contribuire alla risoluzione del problema”.

Sempre mercoledì, ma nel pomeriggio, alle 16, i governatori incontreranno, sempre al ministero per i Rapporti con le Regioni, i ministri Tremonti, Calderoli e Fitto: da tempo i governatori chiedono questo incontro perche’ vogliono che la Legge di Stabilita’, che proprio mercoledì debutterà al Senato, alleggerisca i tagli imposti loro dalla manovra di luglio (4 miliardi nel 2011 e 4.5 nel 2012) e che le Regioni abbiano diritto ad una quota dell’accisa sui carburanti al posto dei tradizionali trasferimenti da parte dello Stato per finanziare il trasporto pubblico locale.

Nella convocazione predisposta dal ministro Fitto si dice che si discutera’ di federalismo fiscale e di costi standard nel settore sanitario su cui il governo conta di incassare l’intesa dalle Regioni. Ma e’ chiaro che si parlera’ anche di tagli, visto che il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ha sempre detto che non si puo’ parlare di federalismo fiscale senza rivedere le decurtazioni subite dalle Regioni con l’ultima manovra. Intanto, sul fronte dei rifiuti, accanto al ‘no’ deciso da parte di molte Regioni ad accogliere una parte di quelli campani, si registra il si’ della Regione Toscana, guidata dal presidente Enrico Rossi (centrosinistra), e della Regione Molise, di cui e’ presidente Michele Iorio (centrodestra). Rossi, in una intervista rilasciata al Corriere della Sera, si dice disponibile per aiutare i cittadini, non certo il governo, e critica il collega Formigoni, presidente della Regione Lombardia, che ieri aveva detto di essersi ”rotto le scatole”.
20 novembre 2010 | 21:13
Fonte:
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/governo-regioni-rifiuti-cordoni-borsa-648115/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29
 

Da sola dagli Usa 87enne in Basilicata per trovare i suoi avi


CAMPOMAGGIORE - A 87 anni suonati ha sentito forte il richiamo della terra dei suoi avi. E così la coraggiosa Rosa Paternosteri ha attraversato da sola l’oceano per raggiungere l’Italia e coronare il suo sogno di conoscere i lontani parenti italiani mai incontrati. Rosa è nata in Utica (New York) da genitori italiani. E più precisamente, da mamma Raffaella di origine calabrese e papà Francesco di origine lucana.

Papà Francesco, originario di Campomaggiore, grazioso borgo lucano di 600 abitanti che sorge tra le dolomiti lucane, nel lontano 1913 lascia il paese nativo per cercare fortuna in America. Una storia come tante, dove la miseria e la voglia di un futuro dignitoso fanno da padroni e spingono ad abbandonare tutto per cercare la propria fortuna a migliaia di chilometri da casa. Ma Rosa, il sogno di ricostruire le sue origini non l’ha mai abbandonato.

E così dopo anni di ricerche, nel 1980 decide di raggiungere l’Italia per la prima volta e di visitare i luoghi nativi dei suoi genitori: conosce poco l’italiano, ma tanto quanto basta per affrontare un viaggio da sola. Si esprime in un grazioso vernacolo campomaggiorese dall’accento americano imparato dai suoi genitori e che negli anni non ha mai dim enticato.

Affascinata dall’affetto dei suoi familiari, continua le sue ricerche e nel 2009 in un libro- documentario raccoglie tutte le informazioni, le foto e i certificati della sua famiglia: ad ogni nuovo parente incontrato, scatta una foto e la inserisce nel suo libro. Dopo aver scoperto la presenza di nuovi cugini mai incontrati, Rosa è partita dalla Florida ed ha affrontato per la seconda volta un lungo viaggio da sola, per arrivare nei giorni scorsi a Campomaggiore ed arricchire il suo libro.

E’ una donna moderna dalle mille passioni. Nonostante gli anni, ha ottima dimestichezza del computer, naviga in Internet per raccogliere informazioni sulla sua famiglia e tenersi in contatto con i parenti italiani. Gioca a golf e a bowling, e guida ancora la sua utilitaria. L’amore per la famiglia e l’attaccamento alle proprie origini sono il più bel ricordo che Rosa ha lasciato ai suoi familiari.
(Nella foto la signora Rosa Paternoster)
18 Novembre 2010
Fonte: 
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=383340&IDCategoria=12

Carfagna: «Il 15 mi dimetto da tutto»


Berlusconi: «Senza la fiducia, si vota»
Il premier da Lisbona mostra ottimismo: «Io incompreso?
Ho il 56% di gradimento, sono il numero uno in Europa»
20-11-2010 sezione: ITALIA
ROMA (20 novembre) - «Non farò mancare la fiducia a Berlusconi, ma il 15 dicembre rassegnerò le mie dimissioni dal partito». Lo afferma il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna in un'intervista esclusiva al Mattino in edicola domani.
La Carfagna spiega: «Lascerò anche lo scranno di parlamentare, perché a differenza di altri sono disinteressata e non voglio dare adito a strumentalizzazioni. Mi dimetterò ovviamente anche da ministro visto che il mio contributo pare sia ininfluente».

Il caso-Carfagna agita il governo e il Pdl. Berlusconi,
a Lisbona per il vertice della Nato, ha provato a far tornare sui suoi passi la Carfagna, il ministro che ancora recentemente il premier aveva pensato di far diventare "speaker" del governo. Durante la conversazione il Cavaliere avrebbe rassicurato il suo ministro, garantendole un intervento immediato al suo ritorno. Il premier, poi, sollecitato sulla questione in conferenza stampa al termine del vertice Nato ha spiegato: «La Carfagna? Non mi ha fatto tribolare. È una cosa a cui non annetto particolare difficoltà». «Semmai mi ha fatto stropicciare gli occhi - ha aggiunto - il fatto che i principali giornali italiani nel giorno dell'approvazione della Finanziaria e di questo storico vertice della Nato abbiano titolato a piena pagina sulla signora Carfagna. E finiamola qui».

Poi sulla crisi, il presidente del Consiglio dice: «Ho il 56% dei consensi, nessuno come me in Europa». Chiede una larga fiducia alle Camere o si va a votare.
Ma la Carfagna, in queste ore, incassa la solidarietà incondizionata dei big del suo partito: ieri, la presa di posizione dei tre coordinatori, Verdini, La Russa e Bondi. Oggi tocca ai ministri. «La sosteniamo in tutto e riteniamo che abbia ragione nel porre questioni che il partito deve risolvere rapidamente», afferma Frattini. «Non sono liti personali ma questioni di principio che è giusto che il partito risolva», sintetizza il titolare della Farnesina. Il ministro dell'Ambiente Prestigiacomo però non nasconde le tensioni: «Basta fuoco amico su di lei», dice. E anche per la Gelmini gli attacchi rivolti alla Carfagna sono «ingiustificati». «Sono fiduciosa che ci saranno tutte le condizioni perchè il ministro Carfagna prosegua nel suo impegno», assicura la titolare dell'Istruzione. Getta acqua sul fuocvo anche il ministro Fitto: «Sono certo che le polemiche rientreranno. La Carfagna opera bene come ministro e penso sia giusto che si superi la polemica, e si individuino forme e modi di lavoro comuni. Sono molto fiducioso».

Carfagna, spiega chi ha avuto modo di parlarci, si sente amareggiata perché il partito l'ha lasciata sola e nessuno dei coordinatori nazionali l'ha difesa. Carfagna non parla ma ai suoi avrebbe confidato la sua delusione per i continui attacchi subiti dai vertici locali del Pdl senza che nessuno abbia mosso un dito per respingere ogni accusa. Sono di questi giorni i contrasti politici con il presidente della provincia di Salerno Edmondo Cirielli e con il coordinatore campano del Pdl Nicola Cosentino. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono state le
dure prese di posizione di alcuni deputati del Pdl, fra i quali Lehner e le foto che le avrebbe scattato ieri in Aula Mussolini mentre era a colloquio con Italo Bocchino.

Urso (Fli): come si fa a stare con Cosentino? Solidarietà al ministro Mara Carfagna, da parte di Aldo Urso intervenuto stamani nella città termale alla prima convention Toscana di Futuro e Libertà. «Risulta difficile - ha detto Urso - comprendere come un partito possa preferisce chi è stato indagato per camorra come Cosentino a un ministro che ha operato bene come Mara Carfagna. Così come è difficile capire perchè si ritiene grave e intollerante che un ministro possa parlare con un capogruppo in Parlamento che fino a prova contraria fa sempre parte di questa maggioranza. Per questo esprimo tutta la mia solidarietà al ministro Mara Carfagna»

Cirielli insiste: io sto con Cosentino. «È vero -aggiunge Cirielli -che stimo e sono leale a Cosentino perchè dai tempi in cui era coordinatore regionale di Fi si è distinto per una cristallina condotta nei rapporti con me e con il partito. In questi anni il suo comportamento mi ha suscitato profonda simpatia, che si è trasformata in sincera amicizia». «Non conosco -afferma- le carte dei processi che lo vedono indagato, ma con il cuore e la logica sono portato a non credere ad una sola delle accuse che gli vengono contestate. Tuttavia - conclude - è notorio che sono una persona libera e 'un uomo solo delle Istituzioni', quale umile servitore nella vigna della Patria».

«Condivido i valori del Pdl dove milito con convinzione, nonostante tanti traditori ed opportunisti, e considero il Premier Silvio Berlusconi, l'unica persona che poteva salvare l'Italia da forze conservatrici che, saldatesi con gli ex comunisti, ne pregiudicano lo sviluppo e il futuro. Per il resto -conclude- taccio per amor di Patria e per senso di responsabilità».
Fonte: 
http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=127506&sez=ITALIA#

Valore e dignità del tanfo di monnezza


Da redazione
Creata il 20/11/2010 - 19:30
Antonio Marfella*
COMMENTI. L’olfatto è un senso che consente di percipire la realtà in modo diretto e primitivo. In Campania hanno detto che non esistono evidenze scientifiche che la “puzza” faccia male. Ma a marzo l’Ue ha condannato l’Italia per l’evidente danno alla salute.

Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, poche settimane fa ha dichiarato: «Ho fra le mani uno studio dell’Istituto superiore della sanità condotto nel 2008-2009, durante il picco dell’ultima emergenza, quando di spazzatura per strada ce n’era molta di più. Sono state fatte numerose rilevazioni dell’aria, sia in inverno che in estate. E il risultato è che la flora microbica non presentava pericoli di infezione per l’uomo. Insomma, l’aria che respiriamo non è dannosa per la salute. L’immondizia per strada non comporta, automaticamente, la trasmissione di infezioni per vie aeree».

Dal punto di vista ontogenetico l’odorato è il più primordiale e precoce dei sensi, sia sotto il profilo strutturale anatomico, sia sotto quello funzionale. Olfatto, gusto, tatto, udito e vista si sono filogeneticamente sviluppati in lenta e progressiva evoluzione partendo dall’olfatto e giungendo alla vista, il quinto senso più recente e preciso nel porci in rapporto diretto con il mondo esterno. L’olfatto è il primo senso sviluppatosi nel corso dell’evoluzione degli organismi multicellulari e il primo attivo nel bambino appena nato. L’odorato porta il neonato al seno della madre e fa scattare l’istinto di succhiare. Se la madre non ha l’odore giusto, il seno può essere rifiutato con conseguenti difficoltà nell’allattamento e nella creazione del legame tra i due.

Le persone possono odorare il pericolo, gli animali lo sentono e diventano nervosi. Il rilascio di adrenalina negli uomini che hanno paura degli animali fa sì che in questi l’odorato faccia scattare il meccanismo del “combatti e fuggi”, l’odore del pericolo scatena automaticamente l’emissione di maggiori quantità di adrenalina nella circolazione del sangue e fornisce un sovrappiù di forza se dobbiamo combattere, di velocità se dobbiamo scappare, abbreviando i nostri tempi di reazione. Nella scala evolutiva, quindi, l’apparato olfattivo rappresenta l’organo sensoriale più antico. In molte specie animali riveste ancora un’importanza fondamentale nelle funzioni della ricerca del cibo e dell’accoppiamento.

Nell’uomo esiste ancora un rapporto stretto tra la stimolazione olfattiva e la sfera sessuale: un profumo o l’odore emesso da un corpo possono indurre attrazione o repulsione e gli odori sono in grado di modulare la risposta ormonale. L’attrazione istintiva che si percepisce verso una determinata persona è verosimilmente provocata anche da messaggi che percorrono il canale olfattivo, in particolare dai ferormoni (sostanze secrete dalle specifiche ghiandole sudorali, presenti in modo consistente nelle specie animali per il richiamo sessuale). Nell’uomo rappresentano soltanto delle vestigia del suo passato, ma la produzione di questi ferormoni continua a trasmettere messaggi decodificabili dalla nostra mente in modo inconscio, che influenzano in modo significativo i rapporti umani.

Se l’udito e la vista possono essere paragonate a scritture alfabetiche, l’olfatto e il gusto corrispondono a quelle pittografiche, ancora più antiche e in cui ogni concetto corrisponde a un simbolo. L’olfatto è, perciò, un senso che consente di percepire la realtà in modo più diretto e primitivo: penetra, infatti, non solo nel corpo, ma anche e soprattutto nella mente. La capacità di sentire gli odori corrisponde al grado di intensità delle nostre esperienze psicologiche. A differenza degli altri sensi, le stimolazioni olfattive sono le sole a passare direttamente nella corteccia cerebrale, senza subire il filtro di un centro recettore chiamato talamo, per un’analisi preliminare.

Questo spiega come mai un odore o un profumo possa evocare istantaneamente ricordi estremamente vividi di esperienze anche molto lontane. Il ricordo scatenato da un odore, quindi, è molto più intenso di quello evocato da un’immagine o da un suono: la percezione di un odore contiene in sé tutta l’energia di una realtà esistenziale. Agli inizi della storia umana, l’olfatto raggiungeva il livello dell’intuizione e ancora oggi esistono persone in grado di fiutare il pericolo: le situazioni che sanno di bruciato. Per noi moderni, metaforicamente parlando, tutto puzza, ma dobbiamo ricordare che il naso svolge un ruolo maggiore di quanto vogliamo ammettere.

Quanto sia importante l’odore del partner, lo rivela l’enorme volume di affari dell’industria dei profumi. Quanto sia allucinante convivere con una puzza, lo si può notare dalla irriducibile opposizione del popolo vesuviano, costretto a convivere con la puzza di discariche fuori norma e rimpinzate di rifiuti urbani indifferenziati, umidi putrescenti, industriali e tossici di ogni tipo come dimostrato anche dalle analisi delle falde. Noi cerchiamo di nascondere all’altro sesso il nostro odore primitivo: l’odore tipico del corpo umano. Ci appare gradevole solo in rare occasioni: perché troppo sincero. Abbiamo ghiandole odorifere sotto le ascelle e attorno i genitali che ci spingono a non dare più importanza al nostro odore che costituisce una caratteristica autentica e personale. In primo luogo è perché abbiamo smesso di trovare piacere nell’annusare. A questo proposito, noi abbiamo perso la nostra innocenza “Edenica”. Ricorriamo alla chirurgia estetica per mentire alla vista la nostra vera età, ma l’odore della vecchiaia resta inconfondibile e indelebile.

Come stiamo apprendendo in questi giorni, non si possono trasmettere odori con la Tv, altrimenti credo proprio che il quadro politico del nostro Paese sarebbe diverso. Il popolo italiano ha più “naso” che giudizio razionale nel riconoscere gli indegni. Il nostro modo di vita e, soprattutto, la nostra alimentazione hanno influenzato negativamente da tempo la nostra sudorazione. Abbiamo, quindi, reagito alla maniera funzionale che ci caratterizza. Con deodoranti di diverso tipo. E così pensano di fare anche con le discariche tossiche e puzzolenti che hanno scatenato la rivolta di Terzigno. I medici di un tempo davano grande importanza agli odori al momento di formulare la diagnosi: annusavano l’intera persona. In tal modo il naso poteva individuare delle tracce e spesso indicare la strada diagnostica più corretta. Il fatto che oggi ci affidiamo soprattutto al senso della vista, di fatto ancorato alla superficie, dimostra quanto siamo diventati superficiali.

E, peggio ancora, abbiamo deciso di affidarci alla statistica, persino con le puzze. Hanno affermato che «la puzza non fa male», «nell’aria puzzolente non appare sviluppo di flora microbica», preferendo dosare la diossina nei cassonetti che bruciavano e non nei pompieri di Napoli che da decenni spengono circa 5.000 roghi tossici all’anno. E questo in assoluto e completo dispregio persino delle precise disposizioni di legge previste nel Dl 81/08 che impone nel caso di esposizione professionale prolungato (diossina nei roghi) l’obbligatorio dosaggio su matrici umane dei tossici oggetto della esposizione lavorativa. Hanno affermato, per non fare allarmismo, che non esistono evidenze scientifiche che la “puzza” faccia male. Hanno dosato la diossina ai cassonetti in fiamme e non nel sangue dei pompieri. Hanno osato pensare di prendere in giro una intera regione facendo gli esami di diossina a pool di dieci sieri messi insieme come neanche nelle pecore di Acerra è stato fatto.

Hanno osato affermare che quelle stesse pecore rimpinzate di diossina lo erano perché esposte alla combustione di motori a benzina. Hanno osato affermare che i policlorobifenili (Pcb) diossino simili riscontrati nelle falde della Cava Sari di Terzigno possono essere di origine vulcanica. Hanno osato asserire di tutto nascondendosi dietro il falso mito della evidenza scientifica della statistica, immemori che i computer hanno qualche decennio di vita, mentre i nostri sensi, a partire dall’olfatto, hanno milioni di anni di meravigliosa e sofisticata evoluzione. E hanno pure la faccia tosta di indignarsi perché il popolo non si fida delle loro parole, dei loro giuramenti, delle loro rassicurazioni. A “naso”, persino lontani mille miglia, a Bruxelles, l’Ue ha capito che puzzavano di imbroglio. E grazie a questi studi presentati all’Ue e citati dal ministro Fazio, lo scorso marzo 2010 siamo stati condannati dall’Europa per evidente danno alla salute del popolo italiano. Mamma mia, che puzza di marcio e di bruciato.
*Tossicologo, oncologo e membro dei Medici per l’ambiente (Isde)

Vendola a NY si emoziona tra i tanti «pugliesi Usa»


NEW YORK – Incontro al limite delle lacrime tra la comunità pugliese di New York e il governatore della Puglia, Nichi Vendola. Organizzato alla St. Anthony Hall a Brooklyn dal presidente della associazione pugliese d’America, John Mustaro, l’incontro è stata occasione per un vero e proprio abbraccio tra il governatore e gli emigranti pugliesi in terra d’America.

Vendola ha “raccontato la Puglia ai pugliesi”, evocando storia, letteratura, geografia, dialetto. E la gente in sala (molti gli anziani) si è commossa fino alla lacrime. compresO anche un “figlio della Puglia d’America” che negli Stati Uniti ha fatto carriera, Michael L. Pesce, giudice della Corte Suprema dello Stato di New York, originario di Mola. Il giudice ha voluto essere in prima fila ad ascoltare per una sera quello che lui vive come “l'altro 'suo' governatore” oltre all’appena eletto governatore di New York Andrew Cuomo.

Più che di politica, per una sera Nichi Vendola ha parlato di storia, di letteratura, di poesia, di tradizioni, di geofrafia. “Non devo certo raccontare a voi la bellezza della Puglia – ha detto -. Ma una cosa tengo a dire: la bellezza della nostra terra non sta solo nel suo mare, nei suoi uliveti, nella sua gente. La nostra regione è bella perchè in Puglia paiono essersi incontrati i quattro punti cardinali. E’ una terra naturalmente abituata all’accoglienza, una terra che non conosce la parola 'stranierò”.

Le testimonianze al riguardo si perdono nei secoli. Basta fare questo esempio, spesso citato dal governatore: “Non dimentichiamo mai che la Basilica di San Nicola a Bari, accanto alle scritte latine, porta scolpita su di sè la scritta, in arabo, 'Allah Akbar', Allah è grande. E’ il segno di una attitudine, di un modo d’essere”. E' questa la bellezza della Puglia, una bellezza che emerge dalla storia della stessa Basilica di San Nicola. In quell'area si sono succedute nei secoli la residenza del governatore greco, del gastaldo lohgobardo, dell’emiro saraceno, del catepano bizantino. E questa abitudine ad accogliere lo straniero da qualsiasi punto cardinale egli arrivasse ha forgiato una cultura che persiste tutt'oggi.

Nella affolatissima sala di Brooklyn ad ascoltare le parole di Vendola centinaia di emigranti. Gente di Mola, di Altamura, di Molfetta, di Ostuni; persone di Otranto, di Cerignola, di Rodi. Molte dei quali si sono commosse di fronte alle immagini evocate da Vendola “perchè la nostra terra è proprio così” ha detto il vicepresidente dell’associazione, Leonardo Campanile. A questi pugliesi Vendola, da credente, ha voluto ricordare che “un pugliese a cui sono molto affezionato, don Tonino Bello, sarà beatificato. Lui amava esprimere la cultura dell’accoglienza della nostra terra con questa frase. 'Gli uomini sono angeli con un’ala sola. Per volare devono mettersi insieme”.
19 Novembre 2010
Fonte:
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDCategoria=11&IDNotizia=383616

Agricoltura ed edilizia, al Sud solo un'azienda su cinque è regolare


L'indagine del ministero, condotta con Inail, Inps e Forze dell'Ordine, rivela le percentuali di lavoro nero e violazioni sulla sicurezza
Roma, 20 nov (Il Velino) - Delle oltre 19mila aziende ispezionate in tutto il Sud, solo una su cinque è regolare. È quanto emerge dai risultati dell’inchiesta svolta dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali, assieme a Inps, Inail e Forze dell’Ordine, dopo il “Piano straordinario di vigilanza per l’agricoltura e l’edilizia nella regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia”, approvato il 28 gennaio dal Consiglio dei ministri. L’ispezione ha riguardato i settori dell’agricoltura e dell’edilizia, controllando più di 55 mila lavoratori. Quasi la metà delle aziende agricole ispezionate sono risultate irregolari. In Calabria solo il 29 per cento non è a norma mentre in Sicilia si raggiunge il 48 per cento (ma il numero delle aziende ispezionate è quasi la metà). Maglia nera alla Campania, con 1.500 aziende irregolari su 2.760, seguita dalla Puglia con 983 su 2.165 (ossia il 49 per cento). Degli 8.550 lavoratori irregolari, 3.047 sono completamente a nero. Gli ispettori hanno effettuato 150 provvedimenti di sospensione, anche se la metà è stata revocata. Non va meglio per l’edilizia. Su 12.326 aziende ispezionate, il 61 per cento è irregolare. I lavoratori irregolari sono 8.837 e il 35 per cento di questi lavora completamente in nero. I provvedimenti di sospensione sono stati 1.466 ma il 71 per cento è già stato revocato. Gli ispettori hanno accertato poi 9.079 violazioni in materia di sicurezza. La Regione con più aziende irregolari è la Calabria: su 1.244 imprese controllate, 887 sono fuori norma. Seguono la Campania (con il 62 per cento di irregolarità), Puglia (61 per cento) e Sicilia (54 per cento).
(chc) 20 nov 2010 17:23
Di seguito il documento ministeriale di vigilanza che autorizza de jure la repressione economica e finanziaria delle imprese agricole ed edili del mezzogiorno a causa dei fatti di Rossano.

PIANO STRAORDINARIO DI VIGILANZA AGRICOLTURA/EDILIZIA CALABRIA-CAMPANIA-PUGLIA-SICILIA
ANNO 2010
La Direttiva del Ministro del 18 settembre 2008 ha consentito una profonda modifica del sistema delle ispezioni in materia di lavoro e legislazione sociale, indirizzando gli sforzi dell’Amministrazione e degli Enti verso obiettivi di vigilanza finalizzati alla verifica di problematiche e fenomeni di violazione di carattere sostanziale.
Ciò in quanto l’evidente sproporzione tra risorse ispettive e aziende sottoposte al controllo non consente di svolgere una azione “a tappeto” e pertanto è necessario concentrare l’azione di vigilanza su quei fenomeni di maggiore gravità sul piano economico-sociale che compromettono l’effettiva tutela dei diritti dei lavoratori.
In tale logica si è pertanto impostata una programmazione della vigilanza derivante da una analisi delle diverse realtà territoriali e dei fenomeni che le caratterizzano, cercando di privilegiare interventi su obiettivi selezionati in base ad una attività di intelligence che coinvolge anche gli Istituti previdenziali ed altri organi ispettivi.
I risultati dell’azione ispettiva del 2009 confermano la validità di tale impostazione, in quanto il numero delle violazioni sostanziali accertate é notevolmente incrementato rispetto all’anno precedente, come dimostrano alcuni dati: a fronte di una diminuzione delle violazioni di carattere formale (- 28%, tenuta del Libro Unico del Lavoro) sono fortemente aumentate le violazioni accertate in materia di lavoro “nero” +44%, di appalti e somministrazione + 193%, di orario di lavoro +118%, di rispetto dello Statuto dei Lavoratori +208%, di truffe nei confronti degli Istituti + 483%, di sicurezza sul lavoro + 53%.
Sulla base di tale indirizzo ed alla luce dei recenti eventi avvenuti nella provincia di Reggio Calabria (Rosarno) – in cui l’utilizzo di manodopera irregolare da parte delle imprese agricole locali ha avuto forte ripercussione anche sul piano sociale – si rende opportuno avviare un piano straordinario di vigilanza nei territori del Meridione più sensibili alle problematiche del lavoro irregolare (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia).
Al fine di contrastare efficacemente tali fenomeni – anche in considerazione delle connesse problematiche di infiltrazioni criminose, dello sfruttamento della manodopera nell’ambito dell’economia sommersa e quindi della tutela della persona del lavoratore – si ritiene
opportuno indirizzare l’attività vigilanza in particolare nei confronti delle imprese agricole ed edili.
La scelta dei citati settori è stata determinata dall’opportunità di intervenire in quegli ambiti dove le problematiche evidenziate possono dar luogo ad un forte impatto sociale e sul piano dell’ordine pubblico e dove sono più probabili i collegamenti delle realtà economiche con le organizzazioni criminose strutturate sullo stesso territorio.
In tale contesto, partendo anche da una analisi dei vari contesti provinciali, è opportuno svolgere interventi mirati e necessariamente differenziati che tengano conto delle specifiche realtà locali ed anche dei diversi fenomeni di illegalità che possono caratterizzare le aree geografiche in questione.
A tal fine si è ritenuto utile procedere ad un incontro con i vertici delle strutture territoriali coinvolte del Ministero del lavoro, dell’INPS e del Comando Carabinieri Tutela del Lavoro, al fine di pianificare azioni coordinate di intervento, anche con modalità diverse a seconda del fenomeno di violazione oggetto di indagine.
Dal confronto è emersa la necessità di dar vita a specifici gruppi operativi composti da ispettori del lavoro, ispettori dell’INPS e militari dell’Arma dei Carabinieri, da impiegare nell’effettuazione di accessi ispettivi nei settori in questione.
AGRICOLTURA
Il settore agricolo è stato fra i primi ad essere “attenzionato” dal Governo attraverso una semplificazione delle procedure di utilizzo di prestazioni lavorative regolari. In tal contesto, infatti, si colloca l’introduzione del lavoro accessorio (c.d. voucher) che permette di impiegare manodopera proprio nell’ambito di quelle attività di breve durata in cui, precedentemente, si faceva ricorso a personale “in nero” (ad es. attività di raccolta dei prodotti agricoli). Tale iniziativa ha avuto ottimi riscontri nelle Regioni del Nord e del Centro, mentre nel Meridione non si registra – nemmeno a livello di sperimentazione – alcun ricorso al lavoro accessorio, rispetto al quale occorre dunque svolgere, su tale territorio, una adeguata azione di “promozione”.
Va poi evidenziato che, ancora nel Meridione, è possibile notare uno scarso ricorso alle regolari procedure di utilizzo di personale extracomunitario stagionale, atteso che i flussi di manodopera autorizzati non risultano esauriti. Il ricorso a personale “in nero”, pertanto, non sembra potersi giustificare dalla mancanza di “alternative regolari”, né sul piano contrattuale (voucher), né su quello di congrue disponibilità di manodopera (flussi stagionali non ancora esauriti).
Di seguito tabelle, insignificanti, riportanti un elenco di alcune specie merceologiche di frutta e relativi mesi. Servono a giustificare l'operato della guardia di finanza. Infatti il documento si conclude con i due seguenti paragrafi:

MODALITÀ ACCERTATIVE
L’azione ispettiva va modulata in relazione allo specifico settore di intervento, tenendo presente che in agricoltura è necessario il supporto logistico dei reparti territoriali dell’Arma per il confinamento dei luoghi di raccolta dei prodotti agricoli anche al fine di evitare la fuga degli eventuali lavoratori irregolari.
Più in generale, al fine di non rallentare le operazioni dei gruppi ispettivi, si rende indispensabile altresì il coinvolgimento dei locali Commissariati della Polizia di Stato che si occuperanno in particolare delle procedure di identificazione degli eventuali cittadini extracomunitari clandestini, per le operazioni di rimpatrio.
RISORSE FINANZIARIE
Le risorse finanziarie necessarie a garantire una buona riuscita dell’operazione sono legate alla possibilità di implementare le risorse ispettive già operanti in ambito regionale con ulteriori 50 unità, provenienti da altre realtà regionali.
Complessivamente, come indicato in precedenza, il personale coinvolto raggiunge quota 550 unità.
Gli oneri finanziari pertanto si riferiscono al trattamento di missione ed alle spese di viaggio, vitto e alloggio per il personale proveniente da fuori regione per la durata di circa 200 giornate. Come risultante dal seguente prospetto:
- € 1.500.000 spese di vitto e alloggio;
- € 50.000 spese viaggio per 4 viaggi annui;
- € 350.000 rimborso spostamenti interni attraverso l’utilizzo del mezzo proprio e indennità di missione.
Totale € 1.900.000

Debiti per quasi 19 milioni: Cefop a un passo dalla chiusura


L'ente di formazione professionale sarà probabilmente escluso dai finanziamenti pubblici per il 2011. L'assessore Centorrino: situazione grave, lavorano lì 1.200 persone
di GIACINTO PIPITONE
PALERMO. Sommerso dai debiti e in rosso anche rispetto all’accantonamento dei contributi per la costruzione del Tfr, il Cefop è a un passo dalla chiusura forzata. Il provvedimento verrà preso formalmente solo nei prossimi giorni ma in assessorato è già stato deciso che all’ente, uno dei più antichi e ricchi di personale, venga tolto il «patentino» che consente di accedere ai finanziamenti pubblici per l’attivazione dei corsi. Il Cefop potrebbe quindi terminare l’attuale stagione formativa ma resterebbe escluso dal piano della formazione professionale per il 2011.
Una decisione choc che in assessorato è maturata al termine di una serie di ispezioni e relazioni chieste dall’assessore Mario Centorrino. Fra le carte piovute in assessorato sarebbe emerso un debito di 16,9 milioni e mancati accantonamenti per il Tfr pari ad almeno 2 milioni. Inoltre, sempre secondo le prime notizie filtrate dall’assessorato, al Cefop sarebbe stato negato il Durc, il documento di regolarità contributiva senza il quale è impedito per legge l’accesso ai finanziamenti.
Sulla base di questi primi dati, Centorrino ha trasferito il tavolo di crisi alla Presidenza della Regione per affrontare l’emergenza col massimo dell’attenzione possibile: «È una fase delicata - ha commentato ieri l’assessore - perchè la situazione di questo ente è davvero grave e ci sono 1.200 persone che vi lavorano e che noi dobbiamo comunque salvaguardare».
Anche fra la documentazione chiesta dagli uffici e spedita dal Cefop a sostegno della sua azione, l’assessorato vuole vederci chiaro perchè alcuni dati non sembrerebbero corretti. Di sicuro la situazione del personale è fra le più pesanti nel settore siciliano: i dipendenti hanno preso l’ultimo stipendio a luglio. E anche per l’anno 2009 attendono due mensilità mai erogate, quelle di novembre e dicembre.
La situazione del personale allarma già i sindacati che da ieri hanno iniziato l’azione di pressing sull’assessorato. Per Giuseppe Raimondi della Uil «è impensabile assumere qualsiasi decisione se prima non si trova una soluzione per il personale. A nostro avviso ce n’è una che più garantisce la salvaguardia dei posti di lavoro. Dal primo gennaio i dipendenti del Cefop dovrebbero essere impiegati in corsi di aggiornamento professionale retribuito per poi essere trasferiti a nuovi enti». Anche Fabrizio Russo dello Snals dice con forza che «bisogna pagare i lavoratori e garantire l’occupazione di tutti i dipendenti».
Il Cefop è uno degli enti più antichi, nato negli anni Settanta e oggi guidato da Antonino Perricone recentemente avvicinatosi ad ambienti Mpa. Nel corso del 2010, per il piano di formazione attualmente in corso il Cefop aveva ottenuto 6,1 milioni per attivare 53 corsi tradizionali, altri 11 per la cosiddetta formazione speciale e 600 mila euro per quella permanente.
Il Cefop è attivo anche nel settore degli sportelli multifunzionali (che forniscono orientamento nel mondo del lavoro e dei corsi). E proprio alla vigilia dell’estate era stato fra gli enti che più avevano polemizzato con la decisione della Regione di ampliare il settore a dieci nuove sigle che avevano fatto ridurre proporzionalmente i fondi a quelle storiche. In quell’occasione i vertici del Cefop avevano anche mandato un preavviso di licenziamento a 300 dipendenti sostenendo di non essere in grado di pagarli proprio per la riduzione di fondi.Mario Centorrino, assessore regionale alla Formazione.
Fonte:
http://www.gds.it/gds/sezioni/politica/dettaglio/articolo/gdsid/136148/

«Dell'Utri mediò tra Berlusconi e mafia»


Le motivazioni della condanna in appello
«Lo stalliere Mangano fu assunto per proteggerlo»
di Lucio Galluzzo
PALERMO (20 novembre) - “Per quasi due decenni”, a partire dal 1975, Silvio Berlusconi avrebbe subìto dai boss di Palermo un “rapporto parassitario”: gli avrebbero estorto forti somme di denaro sotto forma di “protezione” per la vita sua e dei suoi familiari. Mediatore nell’estorsione sarebbe stato il senatore Marcello Dell’ Utri. È questo lo schema che emerge dalle 641 pagine delle motivazioni depositate ieri dalla Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Claudio dell’Acqua, che il 29 giugno scorso ha condannato a 7 anni di reclusione il parlamentare Pdl per fatti avvenuti entro il 1992 e lo ha assolto da quelli successivi che pure gli erano stati contestati dalla Pubblica Accusa.

Al tempo stesso la sentenza respinge la tesi dell’accusa secondo la quale Dell’Utri avrebbe beneficiato del sostegno elettorale di Cosa Nostra, perché manca la prova “concretamente apprezzabile” che tra il senatore e i boss sia stato stipulato un “patto” politico-mafioso. Dell’Utri, che in primo grado era stato condannato a 9 anni, viene indicato invece dalle motivazioni come lo “specifico canale di collegamento” tra i boss e l’imprenditore, allora in rapida ascesa, della tv privata in Italia.

E proprio questo rilievo ha scatenato ieri la reazione delle opposizioni, del Pd in particolare: il responsabile giustizia Orlando ha parlato di «quadro inquietante», la capogruppo in commissione Antimafia Garavani ha detto che sono confermate «le pesantissime ombre» su Berlusconi e ha chiesto che la sentenza sia subito acquisita dall’Antimafia.

I magistrati hanno giudicato pienamente attendibile la deposizione del pentito di Altofonte Francesco Di Carlo, arrestato in Inghilterra e più volte ascoltato dai pm nel quadro del caso del banchiere Calvi. In questo contesto, dunque, la motivazione sottolinea che proprio l’intervento di Dell’Utri, allora figura chiave nell’acquisizione pubblicitaria di Mediaset, determinò l’assunzione presso la villa di Arcore del mafioso Vittorio Mangano. Il suo ruolo, afferma la sentenza, fu solo nominalmente di “stalliere”, ma accudire i cavalli appare ai giudici solo un paravento rispetto alla vera funzione esercitata. Mangano infatti era stato chiamato per garantire la sicurezza dell’industriale futuro presidente del Consiglio e della sua famiglia, che ai mafiosi palermitani appariva un “imprenditore milanese in rapida ascesa economica”, e dunque una potenziale fonte di arricchimento, da conquistare con le minacce e le conseguenti estorsioni. Insomma, si legge nella motivazione: “un rapporto parassitario protrattosi per quasi due decenni“.

Per fondare le loro convinzioni i giudici dell’appello valorizzano il “sistema di relazioni” di Dell’Utri con Cosa Nostra desunto dalla testimonianza di Di Carlo. E dunque fissano il “cappio” lanciato al collo di Berlusconi ad un incontro svoltosi nel 1975 a Milano (riferito dal pentito) e tenutosi “negli uffici di Berlusconi” al quale avrebbero preso parte, oltre a Dell’Utri, i boss Gaetano Cinà, Girolamo Teresi e Stefano Bontade, che era allora - sottolinea la sentenza - “uno dei più importanti capimafia”.

Oltre all’incolumità del Cavaliere e dei suoi familiari i boss avrebbero posto sul tavolo della trattativa anche la “messa a posto” (e cioè il “pizzo”) della Fininvest che all’inizio degli anni ‘80 era sbarcata in Sicilia gestendo alcune emittenti private regionali. I “collettori” del pizzo sarebbero stati i fratelli Ignazio e Giovambattista Pullarà, che ereditarono i benefici del “patto” per la protezione di Berlusconi e dei familiari stipulato, tramite Dell’Utri, con Stefano Bontade (il boss mafioso ucciso il 23 aprile 1981 ndr) e Girolamo Teresi, vittima della lupara bianca.

«È proprio tra la fine degli anni ‘70 e gli inizi degli anni ‘80 - scrivono i giudici - che iniziano a pervenire al sodalizio mafioso somme di denaro da parte della Fininvest, collegate stavolta non più al solo cosiddetto ‘patto di protezione’ stipulato molti anni prima con l’intervento di Dell’Utri e Cinà e l’avallo di Stefano Bontade in persona, ma anche all’installazione dei ripetitori Tv in Sicilia, in concomitanza con la crescente affermazione del gruppo milanese nel mondo televisivo nazionale».
Nel capitolo in cui affronta, per poi respingerla, la richiesta del pm di condannare dell’Utri per un patto elettorale-mafioso, la motivazione della sentenza afferma la “palese genericità delle dichiarazioni dei collaboranti” su questo punto. E ricorda che fino al 1993 i vertici mafiosi, in particolare Leoluca Bagarella, erano impegnati a promuovere una propria formazione politica - Sicilia libera - di intonazione autonomista. Poi il progetto venne accantonato perché intanto era nata Forza Italia.

L’appoggio elettorale al partito di Berlusconi non darebbe certezze sull’esistenza di un accordo. Questa ipotesi, sostenuta dall’accusa, “difetta pertanto di quei connotati di serietà e concretezza richiesti dalla Suprema Corte ai fini della configurabilità del concorso esterno nel reato di associazione di tipo mafioso nel caso paradigmatico del patto di scambio tra l’appoggio elettorale da parte della associazione e l’appoggio promesso a questa da parte del candidato”.
Fonte: 
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=127486&sez=HOME_INITALIA#

Dell’Utri: fantasie incontri con boss
(ANSA) - ROMA, 20 NOV - ‘Incontri mai provati, frutto di fantasie di pentiti’. Il senatore del Pdl Marcello dell’Utri, condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, parla cosi’ sul Tg1 dei presunti incontri nel 1975, negli uffici di Berlusconi, con alcuni boss, tra cui Stefano Bontade. Dicendosi sereno in attesa di una sentenza finale ‘diversa’, Dell’Utri nega di aver saputo dei legami tra Vittorio Mangano e Cosa Nostra: ‘quando l’abbiamo assunto non aveva il distintivo’.
Fonte:
http://blog.panorama.it/ultimora/2010/11/20/dellutri-fantasie-incontri-con-boss/
 

Preghiera


di Camillo Langone
19 novembre 2010
Mark Zuckerberg, aiutami a far capire ai grattacielisti italiani (categoria alla quale i nostri politici appartengono in blocco, in virtù di un’ignoranza urbanistica completa) che il grattacielo è obsoleto come un fax, un mangianastri, un telefono a gettoni.
Di “The Social Network”, il film che racconta la tua incredibile storia, l’architettura mi ha colpito più dei dialoghi: Facebook è nato negli edifici neopalladiani di Harvard ed è esploso nelle villette vernacolari di Palo Alto. Non solo Facebook: tutte le invenzioni che stanno cambiando il mondo (anche Apple, Google, eBay, YouTube…) non sono spuntate a Manhattan o a Dubai bensì in cittadine orizzontali e molto tradizionali, fra pareti di mattoni faccia a vista, grandi alberi secolari, colonne bianche, lampioni romantici e piccole piscine. Gianni Brera, uno scrittore mio connazionale, già negli anni Sessanta dello scorso secolo aveva intuito che in un grattacielo non si possono concepire bambini; oggi, grazie a te e al film su di te, è evidente che non vi si possono concepire nemmeno idee.
Fonte: 
http://www.ilfoglio.it/preghiera/431?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+ilfoglio_generale+%28Il+Foglio+.it%29

Napoli, la rassegnata


Inviato da redazione il Sab, 20/11/2010 - 14:30
Giorgio Mottola da Napoli

RIFIUTI. Viaggio nella città che sembra quasi convivere con le discariche lungo i marciapiedi e i roghi da cui si sprigiona diossina. Nessuno protesta. «Tra società civile e istituzioni siamo ormai allo scollamento».

ll frastuono dei clacson è sovrastato dalle bestemmie e gli insulti che si scambiano in napoletano gli automobilisti. Le macchine sono incolonnate  da più di un quarto d’ora. È completamente bloccata via dei Tribunali, una delle strade più turistiche del centro storico di Napoli  che si incrocia con San Gregorio Armeno, la strada dei presepi. Ma nessuno ha chiamato i vigili urbani. Non sono loro che risolverebbero il problema. Tutti aspettano che arrivi il camioncino dall’Asia, la società che si occupa della raccolta rifiuti. Una catasta di sacchetti è collassata su se stessa. A terra ci sono cespi di lattuga marcia, cartoni da pizza, resti di un pranzo di qualche settimana fa. Chi è a piedi, fa lo slalom tra la monnezza, con tranquillità, parlando al cellulare. Ma se non avesse invaso la strada, bloccando il traffico, stamattina nessuno avrebbe forse fatto caso a quella minidiscarica in pieno centro. «Oramai l’unica cosa che ci può veramente sorprendere è svegliarci una mattina e non vedere più la monnezza. Anzi, secondo me qualcuno si preoccuperebbe. Penserebbe: e mo’ che è successo?», scherza amaro un anziano con il cappello di lana e la voce roca, che vende la frutta sotto ai portivi di via dei Tribunali.

In questa strada c’è anche la pizzeria di Gino Sorbillo, una delle più rinomate e frequentate della città. Davanti all’ingresso, tiene ancora appeso il cartello, che mesi fa aveva fatto tanto discutere: “Dopo gli insulti ai napoletani non sono graditi in questo locale i leghisti”. Ma anche se è un tipo combattivo, Sorbillo sull’emergenza rifiuti preferisce abbassare i toni: «La situazione è meno grave rispetto a due anni fa. Anche se l’immagine della città è mediaticamente legata alla spazzatura, i turisti per fortuna vengono e sono tantissimi». Quindi, tutto a posto? «Beh, il fatto è che il napoletano è speranzoso. In attesa che la crisi si risolva non ci resta che provare a vivere normalmente».  Non è l’unico a pensarla così. Nei rioni popolari della città, a Forcella, alla Sanità, ai Quartieri Spagnoli le condizioni dei vicoli sono identiche. L’immondizia ha conquistato intere porzioni di marciapiede, ha modificato il paesaggio.

A Forcella è cambiata la disposizione dei banchetti delle sigarette di contrabbando. Due anziane enormi, che vendono pacchi di malboro a 2 euro e 20, hanno dovuto spostarsi sul marciapiedi di fronte. Sono inviperite: «Il problema non è tanto la spazzatura che sta qua di fronte, ma la monnezza che sta alla Regione, al Comune, che non puzza ma ci comanda», sentenzia in un dialetto strettissimo una delle due. Ma al di là dello sfogo e della rabbia, non si va. L’unica forma di protesta sperimentata sinora nei quartieri popolari è dare fuoco ai cassonetti stracolmi. Si respira diossina, ma almeno l’immondizia bruciata viene portata via. Nella periferia di Napoli i roghi sono continui. In via Argine, a San Giovanni a Teduccio, a Barra, nella zona industriale al confine con Chiaiano e Piscinola, ai lati degli stradoni pieni di buche sono sorte vere e proprie colline di immondizia. Le cime arrivano in alcuni casi, come nel cumulo che sta a San Giovanni a Teduccio visibile anche dall’autostrada, ai due metri di altezza. Emanano un afrore acido, a volte qualcuno appicca il fuoco e passano ore prima che arrivino i vigili del fuoco per spegnere le fiamme.

«Perché non si ribellano i napoletani», chiede una coppia di turisti di Cremona che passeggia su corso Umberto, tappandosi il naso, con un’ostentazione eccessiva e non necessaria.  Quasi sbotta Isaia Sales,  Sales, una delle figure più importanti dell’anticamorra in Campania, quando gli riferiamo la domanda. «E che dovremmo fare?», risponde, «I rifiuti per strada dovrebbero bastare a lanciare l’allarme a livello nazionale. È lo Stato che deve dare una soluzione. Che può fare la società civile? Queste mi sembrano provocazioni da salotto». Nella “ribellione” non crede nemmeno lo storico Francesco Barbagallo, che però ammette: «Napoli è una città particolare, dove di società civile ce n’è poca e quella che c’è è scarsamente reattiva».  La stasi si spiega, secondo lo studioso, guardando il volto di coloro che sono i veri attori sociali della realtà napoletana: «Questa città, come il resto della Campania, si è deindustrializzata apartire dalla fine degli anni ’80. La gran parte del ceto imprenditoriale rimasto in piedi è quello fa parte della gerarchia criminale. La vera borghesia, quindi, è quella camorristica. Il problema è proprio questo. Da qualsiasi punto si voglia guardare la situazione, i soggetti più attivi sono loro».

Questo ragionamento potrebbe avere, però, un’obiezione che sta nella cronaca dell’ultimo mese: le proteste degli abitanti di Terzigno e Boscoreale sembrebbero raccontare una storia diversa. Anche nella lotta contro l’apertura della discarica di Cava Vitiello, probabilmente, la camorra è riuscita ad avere un ruolo. Ma si è limitata, secondo i magistrati, a irruzioni notturne. Di giorno la protesta era autorganizzata da liberi cittadini a volto scoperto, da intere famiglie. Per questo Daniele Sepe, cantautore napoletano di successo che si autodefinisce comunista (ha pubblicato tutti i suoi album con Manifesto Libri), è comvinto che il ragionamento deve essere impostato diversamente: «Se per società civile si intendono gli avvocati, i medici, gli intellettuali è vero che è tutto fermo. Ma loro vivono a Posilippo, a Mergellina, dove di immondizia ce ne è poca e la puzza non arriva.  La vera società civile è quella di Chiaiano, è quella di Terzigno, che reagisce».

Di parere opposto è Franco Rendano. È professore di chirurgia e soprattutto presidente di N-Up, che riunisce le più importanti associazioni culturali napoletane: «Non ci siamo assuefatti alla monnezza. Ci siamo purtroppo abituati alla distanza tra cittadini e istituzioni. C’è uno scollamento e un’impenetrabilità tra la società civile e le persone che ci governano. Ma è una cosa che riguarda anche tanti altri posti in Italia». Dove, però, non si è costretti a camminare tra cumuli di spazzatura che nessuno sembra in grado di rimuovere e roghi improvvisati per disperazione.
Fonte:
http://www.terranews.it/news/2010/11/napoli-la-rassegnata

Poster-bus: "Governo Lombardo è il migliore"


PALERMO - "Il miglior governo della Sicilia da Federico II". È la scritta che campeggia su un poster bus parcheggiato davanti al S.Paolo hotel di Palermo dov'è in corso la direzione ragionale del Partito democratico che sta discutendo del sostegno al governo di Raffele Lombardo.

L'iniziativa è del consigliere comunale di Agrigento e dirigente nazionale di Legambiente, Peppe Arnone. Non nuovo a questo genere di iniziative, Arnone, spiega che "fino a qualche mese fa non avrei mai creduto che del governo regionale potessero far parte uomini di specchiata onestà come il prefetto Giosuè Marino o l'ex pm Massimo Russo.

Raffaele Lombardo - aggiunge Arnone - dovrà certo spiegare il suo coinvolgimento nell'inchiesta della Procura di Catania, ma intanto il suo esecutivo sta realizzando in Sicilia riforme che non ci saremmo mai sognati".
Arnone non risparmia critiche agli uomini del partito che si sono contrari all'alleanza con Lombardo e prende soprattutto di mira i parlamentari nazionali Angelo Capodicasa e Vladimiro Crisafulli".
20/11/2010
Fonte:
http://www.lasiciliaweb.it/index.php?id=48978