domenica 7 novembre 2010

FLI: FINI, OCCORRE COMPLETARE FEDERALISMO CON SENATO REGIONI


07-11-10
(ASCA) - Bastia umbra, 7 nov - ''Si parla di riforme, se ne parla da almeno vent'anni. Il federalismo fiscale non e' un pericolo perche' c'e' stata l'accortezza di prevedere un fondo di compensazione nazionale, che per una lunga fase assicura che il Meridione non venga abbandonato a se stesso.
Sara' quindi una bella sfida per le classi politiche meridionali. Sarebbe pero' privo di senso non ultimare il percorso di riforma federale dello Stato senza un Senato delle regioni e senza dar chiara indicazione per le competenze, per non dar vita ad una riforma incompiuta''. Lo dichiara il presidente della Camera e leader di Fli, Gianfranco Fini, nel corso del suo intervento alla Convention nazionale.
jan/cam/alf
Fondo di compensazione? Lunga fase? Il „Meridioneabbandonato a se stesso?
Fini, dai, confessa, hai bevuto? Cos'hai fumato? Dai, figliolo - di chi, non si sa – apri il tuo cuore, quante te ne sei fatte? Che fai, concedi ai noi minorati una speranza? quanto sei buono, o te la suggerito – di dirlo – qualcuno di Confindustria? Non ci lascerete soli? Ma quando ve ne vandate fuori dai coglioni?
1. In cinque anni (Fonte 1), nel periodo 2004-2009, le amministrazioni regionali del Nord hanno accumulato un debito pari al 42,1% del totale italico: Italia = 100, Nord = 42,1%, Centro = 27,1%, Mezzogiorno = 30,8%.
Se il debito di ogni area geografica viene rapportato al realtivo pil, negli anni 2004-2009 la percentuale di indebitamento del Nord viaggia intorno al 10%, ogni anno:
2004: Nord 8,3, Centro 7,5, Mezzogiorno 6,2;
2005: Nord 9,4, Centro 8,3, Mezzogiorno 7,3;
2006: Nord 11,0, Centro 9,7, Mezzogiorno 8,3;
2007: Nord 10,6, Centro 9,3, Mezzogiorno 9,2;
2008: Nord 10,4, Centro 8,5, Mezzogiorno 8,7;
2009: Nord 10,4, Centro 8,5, Mezzogiorno 8,7.
Se, in pieno spirito federalista, pratichiamo il principio che ognuno deve pagare i propri debiti, ed assumiamo l'idea che il patrimonio immobiliare pubblico non si tocca, e se consideriamo che i debiti possono pagarli solo le forze di lavoro (Fonte 2), perche' bambini disoccupati ed anziani possono contribuire solo con la contrazione dei consumi, ci ritroviamo con il seguente indice di peso debitorio: nord 0,903, centro 0,607, mezzogiorno 0,867. E non serve il lume Pitagora per capire che al Centro e nel Mezzogiorno il peso debitorio per le generazioni attuali – e future - e' decisamente risolvibile, rispetto a quello che ristagna, granitico intaccabile, sulle generazioni padane, attuali e future. Il Centro ed il Mezzogiorno sono demograficamente vivi e vitali, il Nord e' anziano e decrepito. Se non fosse per gli immigrati, ed i loro figli, sarebbe emergenza demografica conclamata. E non ci vuole il genio di Archimede per capire che l'amalgama concettuale del Partito del Nord – Lega nord piu' Confindustria piu' berlusconiani piu' veneti piu' minoranze etnicolinguistiche piu' regioni e province autonome - si e' conformata, amalgamata, compattata sulla realta' di questo rischio: l'andamento tendenziale del debito pubblico in relazione alla curva demografica ed all'alto tasso di invecchiamento della popolazione residente, indice 161 al 31 dicembre 2008, fonte ISTAT; indice che sarebbe ancor piu' alto, se fosse scremato dal contributo degli immigrati Extracomunitari e del Mezzogiorno. E se consideriamo che al Nord i servizi pubblici diretti, o in appalto presso terzi privati, funzionano spesso a regime di erogazione al di sopra del limite fisiologico naturale, e' facile prevedere che la pletora di codeste complesse e costosissime macchine, in funzione per un utente sempre piu' anziano, condizionera' pesantemente - e sempre piu' - la politica del Nord, marcando le amministrazioni locali e regionali ad una sempre piu' marcata vocazione endogna alla tassazione, ed esogena attraverso il Partito del Nord.
Un esempio per tutti. Il 50% circa della spesa regionale in Friuli Venezia Giulia, Regione a Statuto Speciale, e' postato al capitolato sanita', i cui paragrafi di spesa preponderanti sono stipendi agli operatori ed assistenza degli anziani, sempre piu' numerosi e pesanti sul bilancio (Fonte 2). Quindi il nucleo problematico nel Nord e' - e sara' - sempre piu' focalizzato sulla terza e quarta eta'. Questa prospettiva di bilancio non e' tecnicamente sostenibile, sia nel medio che – peggio – nel lungo periodo. Ce la fanno solo nel breve, boccheggiano grazie al Governo brianzolo, trasferitosi a Roma. Insomma, da soli non ce la fanno. Hanno, ordunque, bisogno di soluzioni politiche al massimo livello Istituzionale: a Roma. E, per carita', che il Governo brianzolo si attenga alle necessita', quindi basta investimenti – di qualsiasi tipo - nel mezzogiorno, per carita', bisogna convogliare le risorse verso il Nord in difficolta' strutturale. Come al solito. Che c'e' di nuovo? Niente, dirottate, dirottate.
La caccia ai finanziamenti U.E. per il Mezzogiorno. Com'e' possibile il dirottamento? Semplice, il Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica e' stato spostato alle dipendenze di Palazzo Chigi, e cosi' si conviene che il picco di erogazione per le regioni interessate dai F.A.S. - inizialmente previsto per il biennio 2009-2010 - viene spostato in avanti di un anno, subendo contemporaneamente una riduzione dell'importo, inferiore al 5 per cento.
La scusa. Il perdurare del clima di incertezza nell'ordine pubblico nel Mezzogiorno, che potrà anche aggravare il ritardo dell'erogazione. Intanto le grandi opere del Nord sono a caccia di finanziamenti. E questa questione, di necessita' padana, si porrà nella legge finanziaria, e sarà quella del finanziamento delle grandi opere nel Centro-Nord. È per le infrastrutture strategiche in padania che occorre trovare i fondi e, soprattutto, chiarire il quadro finanziario necessario per partire speditamente con le opere. Le banche ed i contractors del Nord sono pronti, gia' da un pezzo.
I F.A.S.? No!, a meno che non si tratti di quelli con la cedola elettorale, tipo Salerno-Reggio o ponte sullo Stretto, che rendono anche bene: utili per le engineering padane, per i contractors, padani, per le societa' di gestione, padane, per i fornitori, padani, per i tecnici, padani, per le banche, padane, e via di seguito, ovviamente per i padani. Pacchi di voti per il brianzolo ed accoliti. E che la U.E. non se la prenda a male.
La realta'. E' che gli investimenti in infrastrutture nel mezzogiorno, almeno quelli proposti e sponsorizzati dall'attuale Primo Ministro, con i soldi U.E., di diritto del Mezzogiorno, sono – a mia sommessa opinione - controproducenti per le popolazioni del Mezzogiorno, essi non apporterebbero sviluppo economico, e si riveleranno - quasi esclusivamente – un ottimo rendimento finanziario per le imprese del Nord. Per la societa' imprenditoriale e le famiglie del mezzogiorno si conserveranno, per sempre, il peso dei balzelli autostradali - che graveranno ulteriormente sui gia' alti costi di trasporto delle merci in direzione nord, come per quelli destinati ai mercati di Calabria e Sicilia, per gli emigrati che tornano per le ferie, ed infine per i residenti che la utlizzano – il tutto in cambio di qualche posto di casellante. O di guardiano del ponte. Piu' qualche posto di scopino sul greto autostradale. Nessuna concreta ricaduta utile, se non la solita catena di subappalti, a piramide, a margini sempre piu' risicati, per le imprese locali nella fase della costruzione delle infrastrutture. Gli utili della progettazione, costruzione, gestione, manutenzione ordinaria e straordinaria, andranno al Nord.
Dunque il grande Partito del Nord ha deciso, ha investito in giornali, banche, politica e sindacati, affinche' il Mezzogiorno e partedel Centro siano tagliati fuori dalle prospettive di sviluppo stabile e concreto.
La verita'. E' che sono con l'acqua alla gola, devono farlo, per la sopravvivenza dei loro privilegi italiani, meneghini ed austroungarici, dipende dall'aria che tira, basta che la barca galleggi. La decisione del Parito del Nord e' contenuta in una tabella allegata all'ultima Delibera del Cipe, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale: i fondi Fas sono finiti, o meglio, è finita quella fetta destinata al Fondo strategico, accantonata l'anno scorso da palazzo Chigi per il sostegno dell'economia reale. Ma i fondi F.A.S. per la Salerno-Reggio e per il ponte sullo Stretto sono salvi? Sono salve le esigenze elettorali del Primo Ministro e gli utili delle societa' padane?
Nel mentre. Un decreto governativo sposta gli incentivi 488 a finanziare le imprese settentrionali e l’industria bellica degli armamenti. E cosi' 50 milioni di euro, stanziati per le agevolazioni alle imprese nelle aree meridionali, e mai utilizzati dal ministero dello Sviluppo Economico, sono evaporati in direzione Nord.
E gli altri 100? Circa cinquanta sono stati attribuiti alla programmazione negoziata nelle aree del Centro-Nord. Il rimanente terzo non ha una esplicita destinazione di spesa, ma sarebbe stato suddiviso tra fondi per le televisioni locali e perfino per piccoli interventi nelle zone del Veneto e della Lombardia.

2. Il piano salva padania prevede il reclutamento di manod'opera, anche  meridionale, purche' a basso costo e niente oneri previdenziali a carico del datore di lavoro. I nostri carissimi fratelli del nord hanno deciso che la carne del Sud deve – al solito – contribuire al fine di produrre ricchezza nel Nord, arricchire i padani, e pagare le tasse, li'. Insomma i giovani devono emigrare in padania, dove ci sono opportunita' di crescita professionale ed umana, in un ambiente favorevole per i meritevoli meridionali. E li' pagare i balzelli comunali, provinciali, regionali e federali, per foraggiare il debito pubblico del Nord.
A denti stretti: non e' che la manovalanza - fisica ed intellettuale - dei terroncelli sia meno antipatica di quella africana o slava, e' che questi ultimi sono intimamente non ricattabili: hanno un'identita', etnica, religiosa, nazionale, spesso familiare, e sono anche profondamente convinti e decisi sul perche' sono venuti: vogliono realizzare il loro obiettivo, com'e' sempre stato, e quindi tornare a casa, generalmente e' cosi': grazie ed alla prossima. E se fanno imprenditoria, il loro e' un approccio non identitario ne' radicato con il reale circostante, sono aziende isole, ed isolate dal contesto culturale e tradizionale. I ragazzi del Mezzogiorno sono invece intimamente ricattabili, perche' tendenzialmente non entrano nel border line, hanno una storia familiare alle spalle, speranze di madre e padre, credono di poter, nel tempo, acquisire uno status, vorrebbero essere parte integrata; e questo li frega. Pagheranno tanto, in cambio di un piatto di lenticchie. Come i giovani degli anni 50, 60 e 70; fine delle trasmissioni.
E le ragazze del Mezzogiorno, potranno sposarsi? In conformita' ai principi del federalismo padano, la spesa statale regionalizzata - gia' nell'anno 2008 - vedeva questo quadro sconfortante (Fonte 3), espresso in milioni di euro: Mezzogiorno € 178.258, pari al 32,8%, Centro € 122.144, pari al 22,5%, Nord € 242.250, pari al 44,6%. Quindi la Repubblica Italiana, antifascista, antimafia, antiguerra, antirazzista - e chi piu' ne ha piu' ne metta - e' anche anticostituzionale, per l'abiura dei Principi Fondamentali della Sua Carta costitutiva: art. 1-5. Nei fatti, la Repubblica italiana e' antimezzogiorno. La Repubblica Italiana (Stato, Enti, Fondi) ha speso, nel 2008, per ogni cittadino le seguenti somme: per un cittadino del Mezzogiorno € 8.913, per un cittadino del Centro € 9.650, per un cittadino del Nord € 11.003. Questo e' l'arcano del federalismo padano, del grande Partito del Nord, il nucleo concreto di interessi da difendere. Il tessuto connettivo della societa' padana e' la spesa pubblica.
3. Concludo, son stufo; l'interpretazione del federalismo che ne danno i padani fa inorridire chi ha avuto la ventura di studiare Diritto Costituzionale e Comparato; ma tant'e', l'utilizzo, a dir poco improprio ed approssimativo, del termine e' - sin'ora - oscillato a seconda della convenienza tattica del partito che li rappresenta quasi in esclusiva. Comunque, se l'ultima versione e' quella definitiva, ma non ci giurerei, esso scarichera' sul Mezzogiorno, ed in parte sul Centro, i costi del risanamento dei conti delle regioni del Nord, comprese quelle autonome, il cui debito specifico appare abnorme, sia rispetto al pil relativo, che al numero dei cola' residenti (pil/f.l.). 
I decision leaders del governo brianzolo hanno indicano nello strumento della Finanziaria la scure per tagliare – sempre piu' – i capitolati di spesa; sia quelli generali, ossia quelli che riguardano le amministrazioni centrali (sanita', scuole, trasporti ecc.) che quelli specifici, per lo sviluppo delle zone svantaggiate o per la cultura, o altro ormai marginale. Sono convinti che il Nord sia attrezzato al passaggio verso una gestione dei servizi sempre piu' privatizzata e localistica. A mezzo dei decreti legge, il Governo brianzolo continuera' a trasferire risorse verso Nord, col pretesto del pil regionale comparato. Cosa che ha assunto l'aspetto del vezzo storico; chiunque abbia un minimo di dimestichezza con le percentuali, sa che codesta pratica si palesa ideologica, giustificativa di decisioni passate, quindi non riformatrice, fortemente statica, e facilmente sostituibile da indicatori piu' onesti, rivolti al futuro, non atoni. In questo quadro, il Mezzogiorno ed – in misura inferiore – il Centro, sono destinati ad una lunga fase di poverta' relativa, ad una epocale ondata di emigrazione, sia verso il Nord che verso il vero Nord: l'Europa.
Grecanico
Fonti: Supplementi al Bollettino Statisticoplementi
(1) Banca d'Italia, EUROSISTEMA, Supplementi al Bollettino Statistico, Indicatori monetari e finanziari, Nuova serie Anno XX – 29 Ottobre 2010, N. 56, Pagg. 6, 7. Statistico
(2) Compendio Statistico Italiano 2009, SISTEMA STATISTICO NAZIONALE ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA, ISTAT. Stampato nel mese di luglio 2010 per conto dell’Istat presso RTI Poligrafica Ruggiero Srl - A.C.M. SpA., Zona industriale Pianodardine – Avellino. Si autorizza la riproduzione a fini non commerciali e con citazione della fonte.
(3) MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE
DIPARTIMENTO DELLA RAGIONERIA GENERALE DELLO STATO, Servizio Studi - Ottobre 2010.
(4) Comunicato Stampa ISTAT,  27 ottobre 2010  Struttura e competitività del sistema delle imprese industriali e dei servizi, Anno 2008.

Ahinoi, l'Assessore e' un coglione.


Protezione civile: Puglia in emergenza per il maltempo? Non risulta.
ROMA 06 Novembre 2010 – «Stupiscono le affermazioni dell’assessore alla Protezione civile della Puglia Fabiano Amati», perchè dalla Puglia «non è arrivata nessuna richiesta di stato di emergenza». Lo afferma la Protezione civile. Amati ha dichiarato che «la Puglia è stata 'dimenticatà « dal provvedimento con cui ieri il Consiglio dei Ministri ha dichiarato lo stato di emergenza e stanziato un primo contributo per Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Toscana e Calabria.
«Le cinque regioni – spiega una nota della Protezione civile – che ne avevano fatto richiesta a seguito dell’ondata di maltempo degli ultimi giorni che ha causato vittime, frane e allagamenti in diverse aree del Paese». «Nessuna richiesta in tal senso – prosegue la nota – è pervenuta, invece, dalla Regione Puglia al Dipartimento della Protezione Civile, che ha comunque seguito da vicino le criticità che hanno interessato quel territorio anche attraverso numerosi contatti telefonici tra il Capo Dipartimento, Guido Bertolaso, e il Prefetto di Foggia e il deputato foggiano Angelo Cera».
«Nessuna dimenticanza nè intenzione di escludere dal provvedimento la Puglia. L’assessore Amati, che conosce bene le procedure che disciplinano la dichiarazione di stato d’emergenza nazionale avendo anche partecipato di persona a riunioni presso la sede del Dipartimento della Protezione Civile a Roma rispetto ad altre situazioni di criticità che interessano la sua regione - conclude la nota – non può certo ignorare che non è possibile per il Dipartimento trasmettere al Consiglio dei Ministri una richiesta di riconoscimento dello stato d’emergenza che non è mai stata avanzata».

LA NOTA POLEMICA DELL'ASSESSORE AMATI
«La Puglia è stata dimenticata dal provvedimento con cui il Consiglio dei Ministri ha disposto uno stanziamento di 20 milioni di euro alle Regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Toscana e Calabria per fronteggiare i primi interventi urgenti post alluvioni». Lo sottolinea in una nota l’assessore alle Opere pubbliche e Protezione civile della Regione Puglia Fabiano Amati a proposito della decisione assunta ieri dal Consiglio dei Ministri di dichiarare lo stato di calamità, destinando 20 milioni di euro a cinque Regioni italiane colpite dall’alluvione dei giorni scorsi.
«Pur esprimendo le felicitazioni per i cittadini delle altre regioni – ha detto Amati –  rilevo che la Puglia, sia pur in dimensioni inferiori, è stata colpita dall’alluvione. Come faccio a spiegare a Zapponeta, Margherita di Savoia, Leverano, Carniano eccetera che ci hanno cancellato anche dai dispacci meteo?». «Mi appello al ministro Fitto affinchè si possa sanare questa ingiustizia. Nei prossimi giorni comunque contatterò tutti i parlamentari pugliesi – annuncia Amati – per chiedere aiuto, chiedendo la testimonianza diretta  sull'emergenza all’onorevole Gabriella Carlucci, testimone oculare di quanto accaduto, in quanto Sindaco di Margherita di Savoia».
Commento, di grecanico.
Fuor di dubbio, il tizio e' un coglione, che puo' - da perfetto coglione, sia pur capace di esprimere felicitazioni dopo un disastro - espletare la funzione di Assessore per il contrasto, appunto, dei disastri.

Fonte:
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=380583