domenica 31 ottobre 2010

Rifiuti, rivolta a Giugliano: ancora tensione e scontri


Proteste contro cava Sari e la riapertura del sito di Taverna Re
Il premier: non saranno aperte discariche a Terzigno e Serre.
ROMA (30 ottobre) - Scontri tra manifestanti e forze dell'ordine oggi davanti al sito di Taverna del Re nel napoletano. I manifestanti hanno tentato di impedire di far uscire i camion dal sito di stoccaggio. I carabinieri hanno tentato di liberare la strada per gli automezzi e alcuni dimostranti sono caduti a terra.
Dopo l'intesa raggiunta ieri sera tra governo e sindaci dell'area vesuviana e l'assicurazione del premier che non saranno aperte le discariche a Terzigno e Serre, altri momenti di tensione tra forze dell'ordine e manifestanti c'erano stati in mattinata, quando la gente aveva cercato di impedire l'accesso degli autocompattatori all'interno del sito di stoccaggio delle ecoballe di Taverna del Re. Il sito è stato riaperto a seguito di un'ordinanza del presidente della Provincia e dovrebbe accogliere oltre diecimila tonnellate di rifiuti. A scatenare la rivolta è stato il fatto che c'era un preciso impegno sancito in passato che il sito, che accoglie oltre 6 milioni di tonnellate di spazzatura, non avrebbe più riaperto i cancelli.
Intesa bocciata dai manifestanti. Ai manifestanti presenti questa notte alla rotonda di via Panoramica, la strada di accesso alla discarica di Terzigno (Napoli), l'intesa raggiunta tra i sindaci e il premier Berlusconi non è piaciuta. Il documento, sottoscritto in Prefettura a Napoli, è stato letto al megafono e accompagnato da dissensi, in particolare per quanto riguarda la cava Sari, la discarica fonte di gravi disagi per le popolazioni a causa dei miasmi che si sentono anche in queste ore e per l'inquinamento ambientale che, sostengono i manifestanti, sarebbe stato prodotto in maniera irreversibile. Secondo i rappresentanti dei comitati in lotta non ci sarebbero le garanzie chieste per la non riapertura e la bonifica della discarica. I manifestanti annunciano che il presidio continuerà. La manifestazione in programma nel pomeriggio, con la confluenza di cortei da varie città del Vesuviano non è stata organizzata «per festeggiare quello che non c'è da festeggiare, ma un momento di lutto per le popolazioni del territorio».
Movimento vesuviano: la lotta va avanti. «Non possiamo fermare la mobilitazione fino a risultati concreti e davvero rispettosi del bene pubblico»: è quanto sostiene il Movimento per la difesa del territorio dell'area vesuviana in un documento in merito all'accordo tra il premier Silvio Berlusconi e i sindaci dell'area vesuviana. «Noi - sottolinea il movimento - vogliamo che l'esclusione della discarica dalla cava Vitiello diventi legge senza se e senza ma, ma pretendiamo anche il blocco immediato e la bonifica della discarica in cava Sari. Esistono già analisi sulle falde acquifere della zona della cava fatte dalle autorità sanitarie che dicono che sotto quello sversatoio pluridecennale le acque sono perfino più inquinate che il percolato stesso della discarica. Quindi nessun sindaco può prendere impegni a nome nostro sull'interruzione della lotta».
Fonte:

venerdì 29 ottobre 2010

Diossina a Taranto fermata la linea del termovalorizzatore


TARANTO – L'Amiu, l’azienda per l’igiene urbana di Taranto, a cui è affidata la gestione dell’inceneritore, ha arrestato il funzionamento della linea 1 del termovalorizzatore dopo aver appreso dall’Arpa Puglia del superamento dei valori limite ammessi di diossina sulla base di prelievi effettuati il 26 maggio scorso e commissionati dalla stessa azienda.
I dati relativi alla linea 2 del termovalorizzatore sono invece compresi nei valori ammessi. L’Amiu, attraverso una nota, fa sapere che “analizzerà il prossimo 2 novembre presso gli uffici della Regione Puglia gli elementi forniti dall’Arpa al fine di individuare le soluzioni più adeguate con il coinvolgimento di tutti gli enti competenti”.
L'azienda per l’igiene urbana sottolinea inoltre “che precedenti e successive rilevazioni, rispetto alla data del 26 maggio, avevano fornito risultati regolari” e che la norma prevede per la diossina “misurazioni da effettuare ogni quattro mesi, e non in continuo, come avviene per altri parametri da monitorare”.
“E' utile notare – conclude l’Amiu – che risulta difficile spiegare tecnicamente i dati di maggio, poichè gli sforamenti sarebbero avvenuti in presenza di una temperatura di esercizio della camera di postcombustione (certificata da Arpa), superiore ai 1000 øC, elemento necessario all’abbattimento delle diossine”.
28 Ottobre 2010
Fonte:

giovedì 28 ottobre 2010

E' neo-colonialismo, o servitu', non una nazione.


La spesa statale regionalizzata, Anno 2008

Tab. I: SPESA COMPLESSIVA (Bilancio Stato, Enti, Fondi) ANNO 2008 (dati in milioni di euro)
Totale Mezzogiorno
      178.258
Pari alla percentuale del
32,8
Totale Centro
      122.144
Pari alla percentuale del
22,5
Totale Nord
      242.250
Pari alla percentuale del
44,6

Tab. II: SPESA COMPLESSIVA (Bilancio Stato, Enti, Fondi) ANNO 2008 (valori percentuali)
Valore medio sud
4,1
Valore medio centro
5,6
Valore medio nord
5,6

Tab. III: SPESA COMPLESSIVA (Bilancio Stato, Enti, Fondi) per abitante ANNO 2008
Mezzogiorno
Spesa media procapite
          8.913
Centro
Spesa media procapite
          9.650
Nord
Spesa media procapite
        11.003

Tab. 1.3.1: Spesa corrente Trasferimenti ad Amministrazioni Pubbliche per abitante ANNO 2008
Mezzogiorno
Spesa per abitante
          2.424
Centro
Spesa per abitante
          1.851
Nord
Spesa per abitante
          5.145

Dettagli in 'i polli di Trilussa'

Lombardo: "Ora è la Sicilia che fa la secessione"


di Stefano Lorenzetto
giovedì 28 ottobre 2010
Il presidente della Regione Siciliana: "Bossi ci mandi pure al diavolo. Con i 10 miliardi di tasse della raffinazione del petrolio ci arrangiamo da soli". E sui vizi del Sud: "Senza una pistola puntata alla tempia non saremo mai virtuosi. Il federalismo non nascerà com'è pensato. E allora che ciascuno vada per la sua strada"
«Ma quale Padania! Ma quale Lega! Sono io, il presidente della Regione Siciliana, che dice a voi del Nord: basta così, la secessione la facciamo noi. La Trinacria se ne va, è prontissima ad arrangiarsi da sola»
Articolo completo in Statuti della felicita' 

Unione Europea: 4 regioni in top 12 disoccupati


La Sardegna e' 6/a, poi ci sono Sicilia, Basilicata e Campania
27 ottobre, 18:37
(ANSA) - BRUXELLES, 27 OTT - Sono 4 le regioni dell'Italia meridionale e insulare che figurano tra le 'top 12' della classifica 2009 redatta da Eurostat in base ai maggiori tassi di disoccupazione giovanile (15-24 anni). La Sardegna, con un tasso del 44,7%, e' al 6/o posto tra le regioni europee con i dati peggiori e al 1/o tra quelle italiane. Seguono Sicilia (38,5%, 10/o posto), Basilicata (38,3%, 11/a) e Campania (38,1%, 12/a). Trento e Bolzano compaiono invece al 3/o posto per minor tasso di disoccupazione.
Fonte:

mercoledì 27 ottobre 2010

I fondi per l’industria? Dal Sud vanno a Nord

Un decreto governativo sposta gli incentivi «488» per finanziare imprese settentrionali e armamenti.

Emanuele Imperiali- 27 ottobre 2010
NAPOLI - Serviranno perfino per finanziare l’industria bellica degli armamenti. Un terzo degli oltre 150 milioni di euro stanziati dalla legge 488 per le agevolazioni alle imprese nelle aree meridionali e mai utilizzati dal ministero dello Sviluppo Economico sono stati destinati a quest'obiettivo, legittimo per carità, ma che nulla ha a che vedere con le politiche per il Sud. E gli altri 100? Circa cinquanta sono stati attribuiti alla programmazione negoziata nelle aree del Centro Nord. Il rimanente terzo non ha una esplicita destinazione di spesa, ma sarebbe stato suddiviso tra fondi per le televisioni locali e perfino per piccoli interventi nelle zone del Veneto e della Lombardia.
Dettagli in Valeriana@Morfina 

martedì 26 ottobre 2010

I conti delle regioni ed il federalismo


Nord ricco con i fondi del Sud
Le risorse date al Mezzogiorno «tornano indietro» nelle aree forti
di Alfredo Franchini
20 settembre 2010
CAGLIARI. La ricchezza del Centro-Nord dipende, in parte, dalle regioni del Sud, Sardegna compresa. Il dato non si riferisce all’export ma alla spesa pubblica e l’analisi sull’interscambio delle regioni ha il timbro della Banca d’Italia e dell’Unicredit.
(I dettagli in 'i polli di Trilussa') 

lunedì 25 ottobre 2010

Lisistrata da Terzigno


Di Aristofane da Lucera.
Lisistrata convoca le donne di Terzigno e di altre città limitrofe, tra cui Lampitò di Boscotrecase, per discutere di un importante problema. A causa del pallone, infatti, gli uomini sono perennemente impegnati nell'esercizio polemico del tifo, nel bar dello sport di Terzigno. Lisistrata propone allora alle altre donne di fare uno sciopero: finché gli uomini non elimineranno l'importazione ed occultamento illegale della monnezza nel sacro ventre del Vesuvio, con la conseguente puzza e relative malattie per i bambini, esse si rifiuteranno di cucinare ed impediranno lo svolgimento del tifo e delle partite di pallone negli stadi vesuviani. Dopo un momento di sbigottimento, le convenute si dicono favorevoli, e fanno giuramento. A quel punto chiudono le porte delle loro famose cucine e vanno ad occupare il bar dello sport nella piazza Partenope di Terzigno, allo scopo di privare gli uomini del principale posto di ritrovo per le consuete polemiche del post partita, con relativo cicchetto.
Gli uomini mandano allora un Commissario di Polizia  per trattare con le donne, ma Lisistrata smaschera l’ignoranza del Manganellino e la sua scarsa capacita' di comprensione delle vicende legate all'importazione della monnezza ed alle problematiche igieniche del parco vesuviano. Peraltro, le donne hanno molta difficoltà a mantenere il giuramento ed inventano varie scuse per tornare a cucinare; Lisistrata deve penare non poco per impedir loro di abbandonare il presidio del bar dello sport. Concede solo a Mirrina di San Bartolomeo in Galdo la possibilità di incontrare il marito, Cinesia, ma lo scopo è solo quello di stimolare le voglie culinarie dell’uomo, per poi lasciarlo a digiuno ed un palmo di naso. Mirrina svolge alla perfezione il suo compito: fa credere al marito di essere pronta a cucinargli la sua celeberrima pasta e fagioli, ma poi, dopo varie dilazioni, scappa, lasciandolo con la pancia vuota e la convinzione che ormai avrebbe dovuto occuparsi attivamente del problema della difesa della salute della moglie e dei figli. Nel frattempo, arriva un araldo da Roma. E' un certo Spertolato, con un documento palesemente iniquo, ma latore della promessa che se le donne ritornassero a cucinare, gli uomini potrebbero tornare a fare il tifo meneghino, e cosi' il Piccolo Brianzolo verrebbe a Terzigno, per impartire la benedizione, a tutti. Questa strana proposta non smorza affatto le tensioni: le anziane ammoniscono Lisistrata. Quest’ultima si lancia allora in un discorso guerrigliero, che ricorda le radici comuni dei residenti nel Parco del Vesuvio; tale discorso ingenera presto un profluvio di urla guerriere. E cosi' le donne dicono agli uomini: guerra. Finalmente.

domenica 24 ottobre 2010

Domanda: chi paga la competitività internazionale dei manufatti italiani?


Fonte: Banca d'Italia, Eurosistema, Supplementi al Bollettino Statistico,Indicatori monetari e finanziari, Anno XX – 22 ottobre 2010, n. 54.
INDICATORI DI COMPETITIVITA' (DATI MEDI NEL PERIODO; INDICI 1999=100)
(Nella tavola sono riportati gli indicatori di competitività calcolati sulla base dei prezzi alla produzione dei manufatti (le relative serie sono state recentemente riviste per i principali paesi dell'area dell'euro) di 62 paesi. Per il metodo di calcolo cfr. la nota: "Un nuovo indicatore di competitività per l'Italia e per i principali paesi industriali ed emergenti", in Supplementi al Bollettino Statistico, Note Metodologiche, n. 66, dicembre 2005. Eventuali differenze tra i dati mensili, trimestrali e annuali dipendono da arrotondamenti. A partire dal Supplemento n. 17, del 16 marzo 2007, le serie sono stateribasate (da 1993=100 a 1999=100).)


USA
2007 ====  99,5
2008 ==== 99,0
2009 ==== 97,5
Spagna
2007 ==== 111,2
2008 ==== 113,7
2009 ==== 113,6
Giappone
2007 ==== 70,0
2008 ==== 76,3
2009 ==== 88,8
Germania
2007 ==== 98,5
2008 ==== 97,4
2009 ==== 99,5
Francia
2007 ==== 102,7
2008 ==== 104,5
2009 ==== 101,7
Italia
2007 ==== 105,6
2008 ==== 106,7
2009 ==== 106,1
U.K.
2007 ==== 93,0
2008 ==== 82,3
2009 ==== 77,4
Canada
2007 ==== 114,9
2008 ==== 109,7
2009 ==== 108,9
P. Bassi
2007 ==== 115,6
2008 ==== 120,0
2009 ==== 116,4
Belgio
2007 ==== 110,4
2008 ==== 112,7
2009 ==== 113,4
Cina
2007 ==== 85,7
2008 ==== 89,6
2009 ==== 94,0
Brasile
2007 ==== 166,6
2008 ==== 183,0
2009 ==== 183,8
SudCorea
2007 ==== 115,0
2008 ==== 97,7
2009 ==== 88,0
Turchia
2007 ==== 137,0
2008 ==== 139,4
2009 ==== 130,5
Polonia
2007 ==== 111,2
2008 ==== 115,9
2009 ==== 100,2



























































sabato 23 ottobre 2010

Non è vero che il Sud soffrisse di raffreddore, di LINO PATRUNO


Non ci vogliono stare. La famosa questione del divario economico fra Nord e Sud. E la annosa polemica sulle condizioni del Sud al momento dell’Unità d’Italia. Se era più arretrato come gli storici ufficiali si affannano a ripetere infastiditi. O se il divario è stato un dono del nuovo Regno la cui retorica non deve essere disturbata da simili questioncelle. Non serve una nuova guerra santa in questo Paese che ne ha una al giorno, e proprio mentre squillano i festeggiamenti dei 150 anni. E non occorrerebbe neanche tirar fuori le unghie se il Sud non sospettasse di essere, come si dice, «cornuto e mazziato»: sempre bacchettato per la sua arretratezza, lacerato dai sensi di colpa e poi magari scoprire che è stato solo vittima e non colpevole.
Chiedendo subito scusa per quel «vittima» che richiama il «vittimismo» meridionale, non se ne può più. All’ingrosso la tesi della maggior parte degli storici accademici è che il Regno delle Due Sicilie fosse tutt’altro che il paradiso di cui qualcuno ciancia (non si sa chi, anche perché è difficile che ci fossero paradisi a quei tempi). Sarebbe stato anzi in spaventose condizioni economiche e sociali, popolato più o meno da beduini col cammello, retaggio di secolari dominazioni che ne avevano prosciugato le risorse. E se alcuni suoi vantati primati c’erano, erano solo fumo negli occhi: tipo la prima ferrovia della penisola, la Napoli-Portici, subito bollata come un lusso privato di re Franceschiello per andare alla sua villa al mare. Irrilevante, per gli altezzosi critici, che i due terzi della ricchezza monetaria del nuovo Stato provenissero dal Sud: grazie, perché aveva i soldi e non li spendeva. Qualcosa di simile, ma guarda, a ciò che si dice ancora oggi.
Poi qualcuno è andato a vedere le carte, cominciando ad accorgersi che questo divario forse forse non c’era. Anzi, se vogliamo dirla tutta, ma ci si scusi la sfrontataggine, che nel 1861 il Sud era più ricco del Nord. E che se poi si è ridotto come oggi, bisognerebbe spulciare tutta la politica economica da allora in poi, a parte ciò che i vincitori sottrassero ai vinti come si fa in ogni sana guerra, figuriamoci se guerra civile. Cominciò il meridionalista e capo del governo Francesco Saverio Nitti nel 1900 (ricerca ora ripubblicata a Bari dai professori Nicola d’Amati e Caterina Coco). Hanno continuato ai nostri giorni studiosi come lo storico dell’economia Luigi De Rosa, o Piero Bevilacqua, o l’altra barese Enrica Di Ciommo, o Giordano Bruno Guerri.
E udite udite, è ancora viva l’eco di queste parole: «L’unificazione ha annichilito la società meridionale e di riflesso e conseguenza ha interrotto il suo processo di sviluppo». Magari qualche solito neoborbonico, se non fosse, come è, addirittura il ministro Tremonti, fra l’altro valtellinese doc, mica basso irpino. Sulla stessa linea un altro ministro, il veneziano Brunetta, nel suo ultimo libro. Inoltre. Sorpresa per i risultati dell’indagine dei professori Daniele e Malanima per conto del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche): anche loro in controtendenza rispetto alle verità finora spiattellate. Finché, nel luglio scorso, ci si è messa anche la Banca d’Italia con i professori Carlo Ciccarelli e Stefano Fenoaltea della Sapienza di Roma: l’arretratezza industriale del Sud non è stata un’eredità dell’Italia pre-unitaria ma è nata dopo.
Sembra una congiura revisionista. Ovvio che si scatenino i nervosi distinguo: magari il Sud aveva le fabbriche ma soffriva di raffreddore, la qualità della vita deve pur contare qualcosa. E via filosofando. Non ci vogliono stare. Non è solo storia, è carne viva. Un divario anche figlio della decisione di concentrare al Nord lo sviluppo, di contare sul Sud come grande serbatoio della manodopera a basso prezzo (l’emigrazione), di attivare lo Stato come grande mediatore ed elemosiniere ogni volta che al Sud le cose precipitavano.
In due parole: lo sviluppo del Nord fondato sul sottosviluppo del Sud. Fatto questo per 150 anni, ora s’inventano il federalismo: blocchiamo la situazione al momento, ciascuno si tenga il suo (anche se frutto di ricettazione) e si governi da sé. E il Sud cerchi di farlo bene, visto che deve prendersela con i suoi dirigenti se sta come sta. La storia? Per carità, siete dei piagnoni. Governarsi da sé si può. Ma dopo la restituzione del malloppo.
Negare la storia significa anche negare il diritto alla riparazione. Ora il federalismo lo chiamino anche equo e solidale. Però neanche dei Superman potranno rilanciare un Sud che parte col quaranta per cento in meno di ricchezza. E cominciando anche a capire perché. Festeggiamo con tutto l’orgoglio possibile l’unità del Paese e quel sortilegio ideale che la rese possibile. Ma non può essere unita una famiglia con figli e figliastri. Ora che il Sud lo sa, alzi il ditino. Oppure continui ad accontentarsi, ma per sempre, degli avanzi. Federali.
22 Ottobre 2010
Fonte:  

La Procura bolognese sdogana il blu delle mozzarelle Granarolo.


Editoriale di http://www.qualeformaggio.it/
Se escludiamo il fantomatico gelato al gusto “puffo”, ben accetto dal mondo dell’infanzia, il colore blu, in tutte le sue gradazioni, è tutt’altro che ben visto in àmbito alimentare. Ma le novità degli ultimi giorni potrebbero portare (non lo si può escludere) a un suo sdoganamento , ora che il pm bolognese Luca Tampieri ha deciso di non condannare la bolognese Granarolo per le sue mozzarelle blu, che avevano seguito, nell’estate scorsa, quelle prodotte dalla tedesca Jaeger.
Un blu - avevano stabilito le indagini -  dovuto alla presenza in eccesso nei latticini del batterio pseudomonas fluorescens, che le analisi tossicologiche hanno sdoganato come “non pericoloso per la salute umana”, offrendo al pubblico ministero della città felsinea lo spunto per sollevare da ogni responsabilità la potente cooperativa emiliana.
Sono queste infatti le conclusioni a cui è arrivato Tampieri («Sotto il profilo penale i fatti sono insussistenti. La presenza del batterio pseudomonas fluorescens, che in caso di elevata concentrazione fornisce al prodotto una colorazione bluastra, non riguarda la sicurezza alimentare perché non rende un alimento nocivo per la salute», ndr) nel giudicare l’ultima vicenda giudiziaria targata Granarolo. Ora, quindi, i giudici trentini avranno un bel precedente per assolvere le mozzarelle trentine della Pinzolo Fiavè, e quelli lombardi di legittimare i latticini di casa propria (i Lat-Bri, ora - nella versione bianca - negli ultimi panini italici di McDonald’s), balzati anch’essi ai disonori della cronaca all’inizio dell’autunno.
Non ci resta da sperare che un giudice tedesco - mosso da ragioni più oggettive, e che abbia a cuore più il bene dei consumatori che quello delle industrie - infligga alla Jaeger la giusta condanna per questi orrori che le produzioni industriali ancora ci propinano.
Ad ogni buon conto, la Procura della Repubblica di Bologna ha prescritto alla Granarolo «di collocare un ulteriore sistema di filtraggio delle acque affinché la colorazione blu dovuta al batterio non si abbia a ripetere». Fantastico.
22 ottobre 2010
Fonte:

giovedì 21 ottobre 2010

Il Piano Salva Padania.2

Carburanti, stacco Nord-Sud fino a 10 cent
I prezzi praticati alla pompa sono sempre più differenziati. La differenza tra prezzi massimi e minimi della benzina supera i 10 centesimi e si attesta a poco meno nel caso del diesel e del Gpl. E i prezzi più alti si riscontrano soprattutto a Sud.
Gioielli d’Italia: ecco il tesoretto
Quanti ce ne sono nell’inventario dello Stato? Una stima di qualche anno fa - era il 2004 - sentenziò che l’intero attivo patrimoniale dello Stato valeva più o meno quanto l’attuale debito pubblico: 1.800 miliardi di euro. Si trattava però di una stima molto sommaria, che comprendeva beni come il Colosseo, gli Uffizi e gli scavi di Pompei.
Ora al Tesoro ci si sono messi con pazienza certosina: all’inizio di quest’anno hanno chiesto a uffici pubblici, enti locali, Asl e da settembre anche alle società partecipate di comunicare il valore dei propri asset.
Dettagli e fonti in: Valeriana@Morfina

Segue….

martedì 19 ottobre 2010

Le olive di Fitto


Il Piano Salva Padania.


18 ottobre 2010
Fase 1: L'auto salva le province del Nord. Il bollo sostituirà i trasferimenti regionali, ma al Sud il gettito non basta.
“In Basilicata, Calabria e Liguria la tassa pagata dagli automobilisti della regione non basta nemmeno per coprire l'addio ai trasferimenti correnti; in Piemonte, Toscana, Marche e Umbria è appena sufficiente per compensare la prima voce ma, come accade anche in Emilia Romagna, Campania e Puglia, la coperta è troppo corta per compensare un addio integrale ai trasferimenti regionali. Senza problemi solo Lombardia, Veneto, Lazio, Abruzzo e Molise. In sintesi: a Milano e Roma circolano abbastanza auto da finanziare le province, in Veneto, Abruzzo e Molise l'equilibrio si spiega con il fatto che i trasferimenti regionali sono circa la metà della media nazionale, nel resto d'Italia il problema è concreto.
Se gli automobilisti lombardi e veneti possono guardare con ottimismo a questa data, lo stesso non capita agli altri, soprattutto al Sud.
Fase 2: Napoli «regina» dei tagli.
”Gli spettatori più attenti della complessa partita in corso sono gli amministratori del Mezzogiorno; a Milano, per esempio, i trasferimenti statali alle province valgono 3 euro ad abitante, a Napoli 29.
(….l'ipotesi (….) applica la tagliola solo ai trasferimenti «strutturali» (fondo ordinario, perequativo, consolidato e compartecipazione Irpef), l'altra la estende a tutte le voci in arrivo dallo stato (compreso il fondo sviluppo investimenti). Il primo caso "salverebbe" dai sacrifici una quindicina di province, tutte del Centro-Nord, tra cui compaiono big come Milano, Torino, Brescia, Verona, Bologna e Firenze. Nell'altra ipotesi anche loro parteciperebbero ai tagli, con somme però contenute che non arrivano mai al milione di euro. Molto diverse le cifre in gioco a Napoli (20 milioni), Palermo (fra 10 e 15) o Catania (fra 8 e 13).
In entrambi i casi, le province settentrionali possono mostrare le pagelle migliori: in Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Veneto, per esempio, le buste paga dei dipendenti assorbono meno di un quarto della spesa corrente, mentre Abruzzo, Sicilia e Molise dedicano alle stesse voci più del 40% delle uscite, e la Calabria si ferma poco sotto. Una geografia simile, con qualche variabile legata ai contributi delle regioni autonome, si incontra nell'autonomia finanziaria, che in Lombardia arriva al 71,4% e in Basilicata si ferma al 27,2 per cento”.
Ulteriori informazioni in Valeriana@Morfina