mercoledì 1 dicembre 2010

FABBISOGNO DEL SETTORE STATALE DEL MESE DI NOVEMBRE 2010


Nel mese di novembre 2010 si è registrato un fabbisogno del settore statale pari, in via provvisoria, a circa 5.000 milioni, inferiore di circa 200 milioni rispetto all'importo di 5.221 milioni realizzato nel mese di novembre del 2009.

Nei primi undici mesi del 2010 si è registrato complessivamente un fabbisogno di circa 76.900 milioni, inferiore di circa 11.800 milioni rispetto a quello dell'analogo periodo 2009, pari a 88.673 milioni.

COMMENTO
Dal lato delle entrate il fabbisogno del settore statale del mese di novembre 2010 registra il buon andamento complessivo delle entrate fiscali e compensa il venir meno del versamento del contributo di solidarietà versato nel 2009 da parte dell'Unione Europea per riparare i danni causati dal terremoto d'Abruzzo. Dal lato delle spese, il maggior impatto dei flussi finanziari netti con l'Unione Europea e della spesa dell'Amministrazione statale è compensato, in parte, da una contenuta dinamica dei prelievi delle Amministrazioni locali dai conti della tesoreria statale.

Roma, 1 dicembre 2010
Fonte:

Comunicato Stampa N° 193 del 1 dicembre 2010, ministero dell'economia e delle finanze


Riunione del Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria
Si è riunito oggi il Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria, per un aggiornamento sulla situazione dei mercati finanziari. In un contesto di accresciuta volatilità sui mercati globali, in particolare quelli dell'area euro, si è confermata la solidità intrinseca del sistema bancario e finanziario italiano e la sua capacità di fronteggiare situazioni di tensione.
Alla riunione, presieduta dal Ministro dell'Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, hanno partecipato il Direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli, il Direttore generale della Banca d'Italia, Fabrizio Saccomanni, il Presidente dell'Isvap Giancarlo Giannini, il Commissario Vittorio Conti della Consob.
Roma, 1 dicembre 2010

QUANTO COSTA SALVARE LE BANCHE
di Angelo Baglioni e Umberto Cherubini 01.12.2010
Il caso irlandese mette in luce che il costo dei salvataggi bancari può diventare determinante nel valutare la tenuta dei conti pubblici di un paese. Bisogna quindi saperlo misurare e tenerne conto nel rapporto debito/Pil, anche ai fini del nuovo Patto di stabilità in Europa. Una misurazione a valori di mercato ci mostra che l'Irlanda è il paese europeo nel quale l'onere, implicito nella garanzia di bail out del sistema bancario, è di gran lunga maggiore. L'Italia è quello che sta meglio tra i "periferici". Ma la Germania è il paese più solido in Europa.
Il dramma dell’Irlanda è una diretta conseguenza dei problemi emersi nel settore bancario di quel paese, insieme alla garanzia di salvataggio fornita dal governo.
I governi europei hanno già stanziato somme enormi per sostenere le loro banche. Ma soprattutto, stanno fornendo una garanzia implicita di sostegno, che va al di là delle somme già esplicitamente impegnate. L’aspettativa di un salvataggio (bail out) delle banche emerge chiaramente dai premi sui credit default swaps (Cds) quotati sul mercato finanziario (si veda il grafico nel nostro precedente articolo): vi è una forte correlazione tra il rischio di insolvenza del settore pubblico e quello delle banche, a conferma del fatto che il mercato si attende che i governi si facciano carico delle eventuali perdite future del settore bancario.

IL PESO DEL SALVATAGGIO PAESE PER PAESE
Dobbiamo quindi chiederci: se la garanzia implicita di salvataggio delle banche fosse valutata al valore di mercato (marked-to-market), quale sarebbe l’effetto sui conti pubblici? In altre parole, quanto costerebbe allo Stato acquistare un’assicurazione contro il fallimento di una grande banca, al limite di tutto il sistema bancario? La domanda è cruciale nel dibattito sulla riforma del Patto di stabilità europeo: qualche partecipante (a cominciare dal nostro governo) ha chiesto che il debito privato venga incluso nella valutazione della sostenibilità finanziaria di un paese. La richiesta sembra del tutto ragionevole, se riferita alle passività del settore finanziario, proprio per l’impatto che queste possono avere sul bilancio pubblico, tramite la garanzia implicita di bail out. Ci sembra invece meno fondata se riferita ai debiti di altri settori, quali famiglie e imprese: in questi casi, le conseguenze per il bilancio pubblico sono assai meno dirette ed evidenti.
L’onere per lo Stato, implicito nella garanzia di salvataggio del settore bancario, rappresenta una quota rilevante del Pil in molti paesi, come si può vedere dalla tabella. È enorme per l’Irlanda, minore ma comunque considerevole per gli altri paesi “periferici” (Piigs) e per il Regno Unito. Può consolare il fatto che l’Italia è il paese che ne esce meglio tra quelli periferici. I fattori cruciali, che stanno dietro ai numeri esposti nella tabella, sono: (i) la dimensione del settore bancario rispetto all’economia di ciascun paese (Irlanda e  Regno Unito sono i paesi con i sistemi bancari relativamente più grandi); (ii) la correlazione tra le probabilità di fallimento delle banche di un paese, che determina la probabilità di una crisi sistemica (la Germania presenta la più bassa correlazione).

        Valore della garanzia di bail out e rapporto Debito/PIL

                     Debito/PIL    Garanzia/PIL      Totale
Portogallo      76.80%           44.96%           121.76%
Irlanda            64.00%           163.17%         227.17%
Italia               115.80%         16.63%           132.43%
Grecia            115.10%         51.16%           166.26%
Spagna           53.20%           37.54%           90.74%
Germania       73.20%           7.68%             80.88%
Francia           77.60%           14.31%           91.91%
UK                   68.10%           32.34%           100.44%
Olanda           60.90%           17.23%           78.13%
Austria           66.50%           26.33%           92.83%

I numeri riportati nella colonna centrale della tabella sono stati ottenuti moltiplicando la probabilità di un evento sistemico (che coinvolga tutto il settore bancario di un paese) per l’ammontare delle perdite generate in tale caso. Questo prodotto misura la perdita attesa per lo Stato, dovuta alla assicurazione implicita che fornisce al sistema bancario; equivale al premio che lo Stato dovrebbe pagare per acquistare una ri-assicurazione sul mercato finanziario. A sua volta, la probabilità di un evento sistemico è stata calcolata sfruttando l’informazione contenuta nelle serie storiche dei Cds spreads a cinque anni, relativi alle maggiori banche presenti in ciascun paese europeo. La perdita (loss given default) è stata fissata al 60 per cento del totale attivo delle banche, seguendo la convenzione utilizzata nel mercato dei Cds. (1) 

GARANZIE E STANZIAMENTI
I valori di mercato – così stimati – della garanzia di bail out a fronte del rischio sistemico mostrano una relazione positiva con le somme effettivamente stanziate finora dai governi europei a questo scopo; le somme totali, per i dieci paesi considerati, sono molto simili: 2.245 miliardi di euro (garanzie implicite) e 2.330 miliardi (somme stanziate). (2) La relazione positiva emerge chiaramente dalla figura. Tuttavia, lo scostamento tra il valore della garanzia e le somme stanziate varia molto da un paese all’altro. I due casi estremi sono, da un lato, la Germania, per cui le somme stanziate sono largamente superiori all’onere implicito nella garanzia di bail out, e ciò è dovuto al basso rischio sistemico in quel paese; dall’altro lato l’Italia, che ha stanziato la somma più bassa (insieme al Portogallo), nonostante la dimensione del suo sistema bancario. A sorpresa, si scopre che l’Irlanda è il paese che presenta, dopo la Germania, il maggiore eccesso di risorse stanziate rispetto alla perdita attesa implicita nella garanzia di bail out. Ciò non toglie che, un volta scoppiata la crisi, il peso che le banche irlandesi stanno trasferendo sul bilancio pubblico del paese sia insostenibile, costringendolo a ricorrere all’assistenza della comunità internazionale.
Fonti:

Edile? a chi?


EDILIZIA: DAL 2008 E' CRISI NERA, MA NEGLI ULTIMI 10 ANNI LA CRESCITA E' STATA IMPORTANTE
“Negli ultimi 2 anni, come la gran parte dei settori economici del Paese, il comparto delle costruzioni ha subito una forte contrazione dei principali indicatori economici. Ma, se il confronto lo facciamo con i dati relativi agli inizi del decennio scorso, la crescita, nonostante le difficoltà degli ultimi tempi, è stata molto significativa.
A commentare i dati sull’andamento del settore delle costruzioni è il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi, che, in vista della manifestazione di protesta contro il Governo messa in campo oggi da tutte le sigle datoriali e sindacali del settore, ha voluto analizzare i numeri del comparto.
“Ma su un punto – prosegue Bortolussi - il comparto dell’edilizia ha ragione da vendere; non è più ammissibile che decine e decine di miliardi di opere e manufatti realizzati dalle imprese del settore, non siano ancora stati pagati dagli Enti locali o dalle Pubbliche amministrazioni che li hanno commissionati. Bisogna che il Governo consenta a questi Enti pubblici, in deroga alle disposizioni previste dal Patto di stabilità, di pagare questi debiti per dare liquidità e sostegno ad un settore vitale per la tenuta economica ed occupazionale del Paese”.
Martedì 30 Novembre 2010

EDILIZIA, COSTRUTTORI E SINDACATI IN PIAZZA
01/12/2010 17:12
"Siamo 3 mila. E' un successo siamo riusciti a farci sentire".Così il predente dell'Ance, Buzzetti, alla manifestazione del settore edile davanti alla Camera. Buzzetti si augura che il governo colga l'importanza dell'edilizia per ridare slancio al Paese. Anche la Confindustria esprime il proprio sostegno: "Il settore - dice la presidente Marcegaglia- torni tra le priorità". Soddisfatta anche la Cgil. Per Scudiere, la manifestazione che vede per la prima volta riunite le 14 sigle del mondo delle costruzioni,tra imprese e sindacati dimostra come la situazione non è più sostenibile. Entrambi chiedono più investimenti per uscire dalla crisi.
asterisco.
Insomma hanno fatto una fraccata di euro, nel decennio appena trascorso, ora vogliono una patente politico-sindacale per liberarsi delle maestranze. Cosi’ non hanno da niente da temere, la notte, rientrando a casa.  
Fonti:

La Crocifissione del Vasari, la Piccola Impresa di Assolombarda e la Sagra del maialino.

Le infiltrazioni minacciano cappelle storiche, affreschi e opere. Il custode: «Finestra rotta? Da tre anni è così»
NAPOLI - Trovare riparo dalla pioggia in una chiesa? Non è una buona idea, almeno a Napoli e non c'è Vasari che tenga. L'Sos arriva dal Comitato di Portosalvo che attraverso un reportage fotografico testimonia le infiltrazioni che minacciano alcuni luoghi sacri del centro città tra cui San Giovanni a Carbonara, una delle chiese più ricche di storia del capoluogo partenopeo. Eretta nel Trecento, con la sua inconfondibile scalinata in piperno realizzata da Ferdinando Sanfelice. Alvaro Mirabelli, per conto del comitato che tutela il patrimonio artistico della città, ne ha ispezionato cappelle e navata durante un forte acquazzone ricavando l'impressione di trovarsi di fronte a una «nuova Pompei». Un monumento storico esposto al rischio incuria: «Nella cappella dell’Epifania, sulle pareti spiccano in grande evidenza ampie e diffuse macchie di umidità decisamente intensa» nota Mirabelli. «Proseguendo si apre la Cappella del Crocifisso (fondata dal cardinale Seripando e già di Lucrezia del Balzo): qui sono evidenti sulle pareti numerose tracce di gocciolatura dall’alto, e in atto, di acqua piovana che si presentano come "strisce"», ma non è tutto, perché «sempre mantenendosi a destra della navata, sulla parete di destra del presbiterio, alzando lo sguardo» il quadro desolante non cambia. Anzi, peggiora, se si considera che a poca distanza, su un cavalletto è sistemata la «Crocifissione» del Vasari, il maestro del Cinquecento, allievo di Michelangelo.
Eppure non è solo l'acqua a minacciare le bellezze della chiesa di San Giovanni a Carbonara, dal momento che la Cappella Caracciolo del Sole, poco più avanti, manca di una lastra di vetro nei suoi finestroni oblunghi, lasciando penetrare all'interno degli ambienti vento e umidità. Ne risentono gli affreschi della «Vita della Vergine» e delle «Storie eremitiche» di Leonardo da Besozzo e Perinetto da Benevento, come sottolinea Mirabelli che riporta le parole meste (e gravi) di uno dei custodi: «Quando ho preso servizio, tre anni fa, la lastra di vetro già risultava mancante». Lo sgocciolamento delle prime cappelle interessa infine anche il soffitto dell'Altare della purificazione, adiacente alla Cappella di Somma, e dire che risulta restaurata di recente.

INTESA SANPAOLO: ACCORDO CON ASSOLOMBARDA, 1 MLD PER LE PMI
(ASCA) - Roma, 1 dic - La Piccola Impresa di Assolombarda e Intesa Sanpaolo hanno sottoscritto oggi un ulteriore accordo - che fa seguito a quello del 2009 - per assistere al meglio le piccole e medie imprese industriali della provincia di Milano nell'attuale fase congiunturale ancora difficile, ma certamente piu' orientata alla crescita e allo sviluppo.
L'accordo e' stato presentato agli imprenditori in Assolombarda da Luigi Lucchetti, presidente Piccola Impresa Assolombarda e, per Intesa Sanpaolo, dal direttore generale vicario Marco Morelli e dal direttore regionale Milano e Provincia Franco Ceruti.
Il nuovo accordo conferma e prolunga gli strumenti attuati da quello precedente e disegnati per fronteggiare le principali emergenze della crisi, come per esempio la linea di credito aggiuntiva per la gestione degli insoluti, i programmi di ricapitalizzazione per il rafforzamento patrimoniale, l'allungamento fino a 270 giorni delle scadenze a breve termine e il rinvio rate su mutui e leasing, diventate poi oggetto dell'Avviso comune ABI del 3 agosto 2009. ''Attraverso questi strumenti - si legge in una nota - si e' potuto dare, in 12 mesi, un riscontro positivo a circa 55.000 richieste a livello nazionale e a circa 6.700 richieste in Lombardia. L'accordo permettera', inoltre, di valorizzare nuovi strumenti diagnostici e di simulazione studiati per agevolare il dialogo tra clienti e banca e per facilitare la bancabilita' di aziende e progetti anche alla luce dei requisiti di Basilea. Nella fase di messa a punto e test e' stata verificata la possibilita' di migliorare il rating e quindi la capacita' di credito delle imprese.
Intesa Sanpaolo mette a disposizione un plafond da 1 miliardo di euro per la Provincia di Milano destinandolo specificamente a interventi e investimenti nei tre ambiti strategici individuati insieme con Piccola Industria per rilanciare la competitivita' delle aziende italiane.
red-luq/mcc/bra

Festa del maiale nel Parco di Gallipoli Cognato
Gli antichi riti della civiltà contadina con al centro il maiale che è l'autentico “re della tavola”, l'invito a fare la spesa in campagna in vista delle festività natalizie per risparmiare e per contare su prodotti tipici e di qualità, il rilancio della filiera suinicola lucana e del marchio di tutela degli allevamenti autoctoni: sono questi gli ingredienti principali della ”Festa del maiale”, manifestazione che si svolge domenica 5 dicembre in contrada Battaglia di Pietrapertosa, presso l'azienda agrituristica Sapori del Parco della famiglia Taddeo, con il sostegno di Turismo Verde-Cia.
Innanzitutto, si punta a riproporre le suggestioni del vivere quotidiano in un ambiente rurale, in un'affascinante cornice naturale e paesaggistica qual'è appunto quella delle Dolomiti Lucane e del Parco Gallipoli Cognato. Intorno alla lavorazione delle carni suine si ripropone la ricostruzione di una della tradizioni più radicate nella cultura lucana. Un ”rito”, quello della Festa del maiale, che per decenni ha rappresentato uno dei momenti di aggregazione sociale più solenni. Riportarlo in vita, quindi, equivale a sostenere i cerimoniali tradizionali che sono il fondamento di un prezioso patrimonio culturale da conservare, valorizzare e trasmettere alle generazioni future
01/12/2010
Fonti:




Castellammare di Stabia. Dopo il divieto alle minigonne arrivano le ‘ronde cittadine’ volute dal sindaco Bobbio


Dopo il regolamento per la sicurezza e il decoro cittadino, che ha fatto discutere per i divieti ai vestiti succinti e alle bestemmie, il sindaco di Castellammare di Stabia, Luigi Bobbio, vara un’ordinanza per istituire le ”ronde cittadine”.

Il provvedimento dell’amministrazione comunale lancia le ”Associazioni di cittadini, che dispongano di Osservatori volontari (cosiddette ‘ronde’) per la segnalazione agli Organi competenti di eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana, o ingenerare situazioni di disagio sociale”.

”Il provvedimento sindacale – è scritto nella nota del Comune – che si ispira al Testo unico degli Enti locali e ai decreti Maroni del 2008 e del 2009, che definiscono gli ambiti della sicurezza urbana e individuano i poteri di prevenzione e repressione affidati ai sindaci, è motivato dalla necessità di prevenire e contrastare, nel territorio comunale, situazioni urbane che, essendo di degrado ed isolamento, favoriscono l’insorgere di fenomeni criminosi; oppure che si traducono in comportamenti illeciti quali il danneggiamento al patrimonio pubblico e lo sversamento dei rifiuti; o che – ancora – concernono l’abusivismo commerciale, l’illecita occupazione di suolo pubblico e l’intralcio alla viabilità”.

Anche quest’ordinanza, come la precedente, è stata emanata su conforme proposta dell’assessore alla Legalità e alla sicurezza, Luigi Mamone, e sarà comunicata alla Prefettura di Napoli. Intanto, sono stati contattati i rappresentanti di sette associazioni cittadine già dotate di personale potenzialmente destinabile al progetto di collaborazione per la sicurezza cittadina. Sono: Associazione nazionale Carabinieri Italia, Associazione Protezione Verde pro natura, Associazione nazionale Marinai d’Italia, Associazione nazionale Combattenti guerra liberazione, Associazione Combattenti e reduci, Associazione ecologica culturale Protezione verde e Associazione Reparto operativo soccorso Stabia.
1 dicembre 2010 | 14:55
Fonte:
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/castellammare-stabia-ronde-cittadinesindaco-bobbio-662699/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29


Unità d’Italia: dal governo 33,5 milioni di euro per le celebrazioni dei 150 anni


Saranno finanziati dal governo con circa 33,5 milioni di euro gli avvenimenti ufficiali per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unitàd’Italia previsti per il 2011.

Lo ha annunciato il presidente del comitato dei garanti Giuliano Amato, che presentando a palazzo Chigi il programma degli avvenimenti precisa: 18,5 verranno da un fondo della presidenza del Consiglio, 13,350 da Arcus grazie ad un decreto firmato dal ministro dei beni culturali Sandro Bondi. A questi si aggiungono 2,2 milioni che arrivano dalle fondazioni bancarie.
1 dicembre 2010 | 14:08
Fonte: 
http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1689329&codiciTestate=1&sez=hgiornali&testo=&titolo=Della%20Vedova,%20congelare%20Bot%20e%20Cct


Della Vedova, congelare Bot e Cct


di Franco Adriano  
Il finiano Benedetto Della Vedova (che insieme a Mario Baldassarri è l'uomo che si occupa di economia nel Fli) con la proposta svelata a Omnibus su La7 rischia di far saltare la santabarbara del debito pubblico italiano.
A dargli il La era stato Luigi Zanda del Pd: «Io andrei al sodo: il 2011 e i seguenti saranno anni terribili», ha attaccato, «perchè il punto centrale è il debito e Romano Prodi ha lasciato il debito al 104% del Pil e oggi è al 120% del Pil (...)».

Al che Della Vedova ha argomentato: «(_) Io non ne posso più di sentire il premier Silvio Berlusconi e i miei compagni di coalizione (ancora per un paio di settimane) che dicono “ah ma il problema del debito pubblico l'abbiamo ereditato dagli anni Ottanta”_ Io sono radicale e i radicali negli anni Ottanta chiedevano le leggi per la riduzione automatica del debito pubblico, so perfettamente la genesi. Ma se negli ultimi dieci anni non siamo riusciti a incidere è colpa nostra. Ad esempio: perché ci vuole un nuovo governo? Ci vuole un nuovo governo che metta come priorità - cosa che non è stata fino ad oggi - la settima missione del programma elettorale Pdl-Lega di questa legislatura, e cioè il piano straordinario di finanza pubblica a cifre iperboliche. C'era un piano di privatizzazioni e valorizzazioni del patrimonio pubblico, ed era un punto sacrosanto».

All'obiezione del conduttore che c'è poco ormai da valorizzare... Della Vedova sbotta: «...allora bisogna consolidare il debito e cioè diciamo alla gente “non vi restituiamo più i Bot, o ve li restituiamo in 50 anni anziché in 5 anni». «Guarda che molto debito noi l'abbiamo all'estero», gli ha replicato Zanda, «per cui è complicato dire non ve li restituiamo_», ma l'esponente del Fli non ha dimostrato alcuna intenzione di demordere: «Ne abbiamo 50 in Italia e 50 all'estero. Lavori sul consolidamento del 50 italiano_e comunque l'Argentina l'ha fatto anche sul debito estero.. E d'altra parte se non consolidiamo dobbiamo trovare altrettanto vendendo patrimonio, come non è stato fatto (...) Il nuovo governo dovrà fissare quattro punti, ma non il piano per il Sud da 80 miliardi_ Quattro punti realistici fra cui un piano di finanza straordinaria per aggredire il debito pubblico e fare quelle quattro cose». Ora, si dirà che nell'ambito di una discussione, i toni possono diventare particolarmente accesi, ma le parole di Della Vedova esprimono bene un clima politico in cui soltanto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha scelto una linea di silenzio e della cautela. Sì, perché, certe frasi oggi possono rivelarsi deflagranti, considerato che i sottoscrittori internazionali fra il prendere per buona un'affermazione catastrofica (perché fa fuggire i capitali che già si avvicinano guardinghi) e una valutazione politica più complessa, sceglieranno senza dubbio l'affermazione: gli esperti dicono che gli investitori si avvicinano con le gambe da tartaruga ma scappano con le gambe di lepre.

In questo clima rientra anche la «forte preoccupazione» espressa dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, intervenuto nella conferenza organizzata con l'Istituto superiore di sanità alla vigilia della Giornata mondiale per la lotta contro l'Aids: «Questa è una giornata impegnativa per le turbolenze sui mercati», turbolenze «più forte dell'Aids e che meriterebbero un vaccino anche loro. Che dai mercati possa arrivare un affondo sull'euro cercando di coinvolgere nel contagio Irlanda paesi più solidi come Spagna e Portogallo e forse anche l'Italia è una preoccupazione forte». Ciò detto nel giorno in cui premio di rendimento che i Btp decennali italiani pagano rispetto ai bund tedeschi è volato fino a 210 punti base, segnando un nuovo massimo da quando esiste l'euro. Altri segnali di crisi? Il loquace ministro Roberto Calderoli che esce dal Consiglio dei ministri e stavolta tace. Berlusconi che relativizza: «L'Italia sta meglio della Spagna». Le rassicurazioni poco rassicuranti di Giuseppe Mussari (Abi) sulla solidità del sistema italiano mentre «stiamo subendo violenti attacchi speculativi».
Fonte: 
http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1689329&codiciTestate=1&sez=hgiornali&testo=&titolo=Della%20Vedova,%20congelare%20Bot%20e%20Cct


Regione Campania, scure sui conti. Tagli ai benefit e alle poltrone


NAPOLI (1 dicembre) - Cala la scure sui conti della Regione.
Nella manovra approvata a maggioranza dal Consiglio (con il voto contrario di Pse e Idv e con l’astensione del Pd) è prevista la copertura di un buco di 447 milioni per far fronte allo sforamento del patto di stabilità. Il prossimo passo è il via libera al piano di stabilizzazione, messo a punto dalla struttura commissariale, che sarà parte integrante della Finanziaria regionale.

I tagli
Per riportare il bilancio in equilibrio l’assemblea campana ha disposto il taglio lineare della spesa corrente e di investimento del 15% e del 25%. È stato abolito il reddito di cittadinanza, naturalmente a partire dall’esercizio finanziario in corso.
Stop ai benefit
Dopo l’inchiesta del Mattino sul kit di lusso per gli eletti, l’Aula ha deciso di impegnare l’ufficio di presidenza a concedere in locazione (e quindi a pagamento) ai consiglieri regionali le attrezzature connesse all’attività istituzionale; ha inoltre stabilito che venga fissato un budget annuale per i gruppi.

I finanziamenti
Il provvedimento - sotto la spinta dell’assessore Pasquale Sommese, del presidente della commissione Bilancio Massimo Grimaldi e del consigliere Udc Pietro Foglia - destina ai lavoratori forestali a tempo indeterminato ed a quelli stagionali le risorse necessarie per gli stipendi: si tratta di 80 milioni di euro (14 più 66). Altri 192 milioni serviranno invece a finanziare i ratei dei mutui contratti dagli enti locali per realizzare opere pubbliche. Un contributo di 5 milioni spetta alla legge regionale sulla dignità sociale. Il Consiglio ha poi stanziato 15 milioni per la società Astir, 500mila euro per i fitti certificati da parte degli enti locali, altrettanti per la fondazione Polis e 50mila euro per ripristinare fino al 31 dicembre i collegamenti notturni tra Napoli e le isole del golfo.
Tributi e lotta all’evasione
La manovra introduce e disciplina il tributo speciale per lo smaltimento dei rifiuti solidi, già previsto dalla Finanziaria 2006, a carico dei gestori di discariche e impianti di incenerimento senza recupero energetico. L’obiettivo è favorire l’introito di risorse nelle casse regionali e di promuovere il recupero di energia dai rifiuti. Al tempo stesso è stato disposto, d’intesa con l’Olaf, un giro di vite per contrastare l’evasione e prevenire le frodi nella gestione dei fondi Ue.

I trasporti
Al settore sono destinati circa 20 milioni. Le forze dell’ordine in servizio potranno circolare gratuitamente sui mezzi pubblici regionali: il beneficio - già concesso a polizia, carabinieri e finanza - è stato esteso anche a polizia penitenziaria e guardia forestale, ma sarà la giunta a stabilire criteri e modalità.

Altre misure
Via libera alla decadenza del direttore generale dell’Arpac, Gennaro Volpicelli, che sarà sostituito con un dirigente apicale fino al 31 marzo. La manovra ha sancito lo scioglimento dei Cda degli Istituti autonomi case popolari con la conseguente nomina, da parte di Stefano Caldoro, di commissari che resteranno in carica per 18 mesi. Sono inoltre estinte le Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, mentre è prevista la proroga al 31 dicembre 2011 delle graduatorie dei vincitori di concorso (gli idonei). L’ente spinge per favorire la ricostituzione degli organi dei consorzi di bonifica attraverso lo svolgimento delle elezioni: qualora ciò non avvenga, scatteranno i commissariamenti. I relativi compensi sono ridotti del 10%. Su proposta del gruppo Pdl la Regione favorirà forme di partenariato con i Paesi dell’area del Mediterraneo attraverso lo sviluppo di attività di incubazione di imprese innovative. Dal primo gennaio, infine, nasce l’Istituto regionale della vite e del vino.

Le reazioni
Per Grimaldi «nonostante i tagli la manovra non dimentica le fasce deboli, gli enti locali, lo sviluppo rurale e, allo stesso tempo, evita l’accensione di un ulteriore mutuo trentennale che sarebbe gravato sulle casse dell’ente per 50 milioni all’anno. Sostiene anche la cultura della legalità e le vittime della camorra». Di tutt’altro avviso il capogruppo dei rutelliani Giuseppe Maisto, secondo cui «si è dato vita ad una serie di tagli indiscriminati che non guardano ad una reale ottimizzazione dei costi e dei servizi e che, soprattutto, non riducono gli sprechi reali».
Fonte:
http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=128905&sez=NAPOLI#

Sono gli imprenditori a cercare la mafia


Presentato a Palermo il rapporto della Fondazione Res: "Il nuovo capitalismo politico-criminale permette di restare sul mercato attraverso scambi occulti". Lo Bello: "Le aziende applichino i codici antimafia"

PALERMO - "Sono gli imprenditori a cercare interlocutori e accomodamenti di tipo collusivo con il potere politico e con quello mafioso, in una forma di capitalismo politico-criminale dove gli scambi occulti permettono di restare sul mercato e sopravvivere economicamente". A evidenziare un dato in controtendenza è l'ultimo rapporto della Fondazione Res "Alleanze nell'ombra, mafie ed economie locali in Sicilia e nel Mezzogiorno" presentato oggi a Palermo.

"I costi economici della presenza mafiosa nei diversi territori - si legge nella relazione - raggiungono nelle zone ad alta densità mafiosa una percentuale in rapporto al Pil superiore al 2,5% con un picco vicino al 3% in Campania". I settori privilegiati dalla criminalità organizzata sono ancora quelli legati a forme di regolazione pubblica, smentendo così "particolari abilità manageriali e finanziarie dei mafiosi soprattutto nei settori innovativi come quello delle energie rinnovabili che interessa prevalentemente per le attività connesse al ciclo del cemento e alla realizzazione delle infrastrutture".

Per realizzare la ricerca della Fondazione Res sono state fatte 85 interviste tra magistrati, giornalisti, imprenditori, esponenti delle forze dell'ordine e i lavori sono stati coordinati da 15 ricercatori degli atenei di Palermo, Catania, Catanzaro, Napoli, Torino.

A finire sotto la lente dei ricercatori sono stati i rapporti tra mafiosi e imprenditori a Palermo, i settori dell'edilizia e degli appalti nella provincia di Trapani, la grande distribuzione commerciale a Catania, il settore dei trasporti nella Sicilia orientale, la sanità nella provincia di Reggio Calabria e i lavori per l'ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio e, ancora, lo smaltimento dei rifiuti a Caserta e il mercato del falso a Napoli.

Alla presentazione del rapporto sono intervenuti il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, e l'assessore regionale all'Istruzione, Mario Centorrino. "I codici antimafia sono efficaci se applicati dalle aziende e insieme ai protocolli di legalità sono uno strumento importante per scoprire le infiltrazioni nell'area grigia", ha detto Lo Bello.

Tra le strategie di contrasto suggerite dallo studio c'è la proposta di "istituire non solo delle black lists di imprese da escludere da lavori e forniture" banditi da enti pubblici, ma anche delle "white lists per quelle aziende in possesso di tutti i requisiti e alle quali andrebbero offerti incentivi e corsie preferenziali nell'aggiudicazioni di opere e servizi pubblici". Un richiamo all'impegno degli ordini professionali, del mondo bancario e un appello alla mobilitazione della società civile sono le altre azioni invocate nel rapporto per sollecitare un'attività repressiva più efficace.
01/12/2010
Fonte: http://www.lasiciliaweb.it/index.php?refresh_ce


Rischio Italia per l'euro, Napoleoni ci crede. Krugman un po' meno


Roma, 01-12-2010
L'euro? Per Loretta Napoleoni, ospite di Rainews, "può crollare, perché la Germania non può reggere" il peso del debito di paesi come l'Italia.

"Dubito che personalità come Tremonti o Draghi possano convincere i mercati che la situazione italiana è diversa da quella che è, siamo vicini ad una situazione di panico di mercato e un'Italia senza governo e nell'incertezza facilita questo panico".

Ma allora, che fare? "Credo sia difficilissimo trovare una soluzione valida - risponde Napoleoni da Londra - Il pericolo è che se l'Italia non riesce a convincere i mercati che la situazione è stabilizzata, c'è il rischio che l'euro crolli" e che la moneta unica resti solida solo per i paesi con i conti a posto, "come la Germania" e non per quelli inaffidabili come Portogallo o Italia. 

La tempesta punta l'Italia
Sempre a Londra, hanno idee un po' diverse da quelle della Napoleoni al Financial Times, che vede la tempesta dell'eurozona spostarsi verso l'Italia ma identifica Tremonti - con o senza Berlusconi - come la garanzia che soddisfa i mercati.
Il quotidiano britannico ricorda l'aumento degli spread sui btp con l'Italia che paga il 2% in più della Germania, l'elevato debito pubblico (118,5% del pil) e la necessità di rifinanziarlo, "quasi 300 miliardi il prossimo anno" ( e già qui ci sarebbe da discutere, visto che la responsabile del debito pubblico Maria Cannata ha parlato recentemente circa 240 miliardi di emissioni di titoli di Stato a medio e lungo termine, circa 20 miliardi in meno di quest'anno).

Dopo Silvio, Giulio
Insomma, l'attenzione dei mercati per i conti pubblici italiani si tradurrà in una pressione non solo finanziaria ma anche politica: e sotto questo profilo "la personalità e le politiche di Tremonti sono un vitale fattore stabilizzante", alle luce delle tensioni politiche in vista del voto di fiducia del 14 dicembre che deciderà le sorti del Governo Berlusconi. Dopo il Cavaliere, secondo Ft, potrebbe arrivare Tremonti.

Paella indigesta per gli italiani
Ma il punto, secondo Ft, è che il destino del'italia nella crisi dell'eurozona resta legato a quello di Madrid: se "la Spagna chiedesse un aiuto d'emergenza" il conto che l'italia dovrebbe pagare per sostenerlo metterebbe le nostre finanze pubbliche sotto pressione. Da qui la chiosa del Financial Times: per il bene dell'intera eurozona, "la difesa dell'Italia deve cominciare con quella della Spagna".

The Italian Job
Si occupa di Italia anche il Nobel per l'economia Paul Krugman, che in un post sul suo blog sul New York Times prova a scherzarci su: 
"Ok, gente, questo problema dell'euro sta diventando davvero grave. La Spagna è già abbastanza grave, ma l'Italia ...
L'Italia - scrive Krugman - mi lascia un po 'perplesso. Da un lato, ha un sacco di debiti (al netto il 99% del Pil), e se si guarda ai prezzi e ai salari sembra quasi sopravvalutata come la Spagna. D'altra parte, il deficit in Italia non è poi così male (5,1% nel 2010, secondo l'FMI), e l'economia non sembra soffrire tanto quanto ci si aspetterebbe.
Ma ora anche l'Italia è sotto pressione", riconosce Krugman.
Che tuttavia, non abbraccia il catastrofismo della Napoleoni: "Non riesco ancora a vedere una rottura a livello dell'euro. Ma credo che valga la pena di pubblicare un post, ora, a memoria futura, un pensiero che ho adesso: e cioè, che una zona euro 'dimagrita', senza l'Europa del Sud, non mi sembra praticabile.
Non si tratta di economia di per sé: è politica economica", spiega Krugman, convinto che nell'area euro Francia Italia e Spagna abbiano ancora qualcosa da dire alla Germania.
Che le cose siano più chiare, viste oltre Oceano?
Paolo Cappelli
Fonte: http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=147920

L'olio condannato a morte


di GIOVANNI DELLE DONNE
LECCE - Ormai non ci sono dubbi, hanno condannato a morte l’olio d’oliva. Basta fare un giro per le campagne salentine o nei frantoi per rendersene conto. Ulive lasciate malinconicamente sugli alberi o a marcire per terra.

Produttori - piccoli e grandi - ammutoliti davanti a prezzi da fame: anche la miseria di un euro e dieci al chilo. E come se non bastasse, vincoli da rispettare e multe salate per chi sgarra. Chi viene beccato a raccogliere ulive insieme con un paio di amici in un uliveto di proprietà senza che siano stati dichiarati come lavoranti può ritrovarsi a pagare una multa fino a 16mila euro. Ce n’è abbastanza per abbandonare i campi.

Il prezzo dell’olio salentino precipita inesorabilmente da una decina d’anni anche perchè «strozzato» da una concorrenza sleale che agisce indisturbata. Sugli scaffali dei supermercati di tutta Italia, infatti, si trova olio extravergine imbottigliato da importanti aziende nazionali al prezzo di un euro e novanta a litro. Un prezzo giustificato dal fatto che di extravergine quell’olio avrebbe ben poco.

Infatti, si tratta di olio africano o spagnolo di pessima qualità e di odore sgradevole che viene acquistato a prezzi irrisori, poi trattato con una sostanza chimica in grado di eliminare il cattivo odore. Quest’olio - o cosiddetto tale - viene «allungato» con minime quantità di olio nostrano e spacciato per prodotto nazionale di qualità. Se non è truffa poco ci manca. Anche perchè la sostanza chimica utilizzata per deodorarlo non sarebbe proprio «regolare ».

Lo scandalo è stato portato a conoscenza dell’opinione pubblica alcuni anni fa da un giornalista tedesco che analizzò 32 bottiglie d’olio dimostrando la sua «strana composizione». Per aver svelato i retroscena di questo business, il giornalista venne querelato dall’azienza produttrice e trascinato in tribunale. Dove venne prosciolto, perchè la verità, a volte, trionfa. Il problema è che non è possibile fare controlli a tappeto anche se ora è stato messo a punto un nuovo metodo di indagine facilmente applicabile.

Ma occorre l’autorizzazione dell’Unione europea al cui interno, però, le resistenze sono notevoli. Specialmente da parte della Spagna, grande produttrice di olio lampante. E così, mentre l’olio di pessima qualità conquista il mercato, l’olio nostrano - quello buono - è costretto a fare i conti con un mercato che lo irride: nel 1996 un chilo di olio extravergine veniva pagato al produttore 3,62 euro, l’olio vergine 2,66 euro e quello lampante 2,20. Nella stagione 2008/2009, a distanza di quindici anni, i prezzi erano di 2,27 euro per l’extravergine, 2,04 per il vergine e 1,87 per il lampante. E la discesa continua ancora, inarrestabile.

Quest’anno, poi, come dicevamo, qualcuno si è visto offrire anche un euro e dieci al chilo. Ce n’è abbastanza per pronosticare un nero futuro per quello che era considerato l’oro del Salento. Dopo quella del tabacco, un’altra morte annunciata. E chi potrebbe intevenire sta solo a guardare. Come sempre. IN attesa che il caso esploda definitivamente, con le sue gravi conseguenze sull’economia e sulla cultura salentina. Allora, forse, qualcuno si sveglierà, ma potrebbe essere troppo tardi.
01 Dicembre 2010
Fonte: 
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=386509