Mo.S.E.@Venezia







Mose, fondi a rilento l'opera slitta al 2016
Il magistrato alle Acque D'Alessio: «Per l'anno prossimo sarà ultimata la bocca di porto di Treporti, per le altre va rimodulata la tempistica»
VENEZIA - I finanziamenti statali arrivano con tempi lunghi e così rischia di slittare al 2016 la data di completamento del sistema Mose, le opere alle bocche di porto per la salvaguardia di Venezia dalle acque alte. La questione, da tempo al centro del dibattito teso a fissare una data certa per l'entrata in funzione del sistema, indicata nelle dichiarazioni a fine 2014, ha avuto una accelerata nel corso di una recente riunione del Magistrato alle Acque durante la quale il Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico per la realizzazione del Mose, ha presentato un nuovo crono-programma che sposta cautelativamente al 2016 l'ultimazione di tutto il sistema alle tre bocche di porto veneziane.
«È una decisione - ha detto il magistrato alle acque Ciriaco D'Alessio al Gazzettino - legata al fatto che già il Cipe spalmava il finanziamento. Per il 2013 comunque sarà ultimata la bocca di porto di Treporti. Per le altre bisognerà rimodulare la tempistica». Entro il 2014, comunque, sarà ultimata la bocca di porto del Lido. Per completare l'opera mancano 1,2 mld di euro, e circa la metà dovrebbe arrivare entro l'anno. «Molto dipenderà da questo - ha detto ancora il magistrato -. Le contingenze economico-finanziarie sono quelle che sono, nessuno ha la sfera di cristallo per sapere quel che accadrà». (Ansa)

Il costo totale del «sistema MO.S.E.» è stato quantificato in 4.271,6 milioni di euro, gli stanziamenti pubblici a favore sono pari a complessivi 3.622,1 milioni di euro, con un fabbisogno residuo di 650 milioni di euro.

 Comitato interministeriale per la programmazione economica
Deliberazione 6 dicembre 2011.
Programma delle infrastrutture strategiche (legge N. 443/2001). Progetto per la salvaguardia della laguna e della Città di Venezia: sistema Mo.S.E. (cup d51b02000050001).
Ulteriori finanziamenti (9ª tranche e incremento capitale mutuato). (deliberazione n. 87/2011).




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Venezia, padania. 630 milioni per il Mose, 40 a Venezia
Ma i soldi per ora non ci sono: per sbloccarli occorre il via libera di Tremonti
ROMA. Soldi della Legge Speciale promessi ma non ancora disponibili. Bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno, a seconda dei punto di vista. Il Comitatone si è impegnato ieri a finanziare il Mose fino a ultimazione dei lavori. E a garantire a Comune, Regione e Magistrato alle Acque una parte di quei finanziamenti. Ma i soldi ancora non ci sono. Li dovrà sbloccare il ministero dell'Economia, verificata la disponibilità e il rispetto del Patto di stabilità.  630 i milioni di euro richiesti dal presidente del Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta per andare avanti con i lavori del Mose. «Il cantiere ci costa un milione al giorno», ha detto. 50 i milioni richiesti dal Comune di Venezia, di cui il 15 per cento (7,5) andranno a Chioggia, il 5 per cento del rimanente (circa due milioni) al Cavallino. «Abbiamo compiuto la nostra missione», dice soddisfatto il sindaco Giorgio Orsoni. Che a un certo punto, vista la mala parata, ha dovuto battere il pugno sul tavolo. «Se i soldi sono solo per il Mose io voto contro», ha detto a metà riunione. Il sottosegretario Gianni Letta, che presiedeva la riunione, ha allora accettato di inserire la clausola della «quota parte». I finanziamenti del Mose dovranno prevedere una parte per la manutenzione. E i fondi per il Comune, la Regione e il Magistrato alle Acque. «Siamo soddisfatti che intanto la grande opera vada avanti», dice il presidente della Regione Luca Zaia, «adesso non si può fermarla, e abbiamo la certezza scientifica che sarà finanziata fino a completamento nei prossimi tre anni. Poi bisognerà parlare della gestione. E delle opere idrauliche sul territorio lagunare». I soldi richiesti dalla Regione (100 milioni di euro) però ancora non sono disponibili. «Siamo fiduciosi», dice Zaia, «perché il governo ha recepito le nostre istanze». Soddisfatto anche il sindaco del Cavallino Claudio Orazio, meno Michele Carpinetti, sindaco di Mira: «Avevamo chiesto 5 milioni per il disinquinamento della gronda lagunare», dice, «speriamo che si trovino». I fondi dovrebbero arrivare dalla riserva non spesa del Cipe entro il 31 dicembre. E su questo Orsoni è ottimista: «Il governo si è impegnato, sono sicuro che farà la sua parte», dice. 40 milioni di euro dovrebbero consentire al Comune di riprendere la manutenzione della città, ora quasi ferma dopo tre anni di «stop» ai finanziamenti della Legge Speciale. 40 milioni che non sono granché rispetto alle richieste e nemmeno in rapporto ai grandi numeri del Mose. Ma in questa fase sono pur sempre una boccata di ossigeno.  Oltre all'illustrazione dello stato di avanzamento del sistema Mose e dei lavori alle bocche di porto - giunti quasi al 70 per cento dell'opera - ministri e dirigenti dello Stato hanno ieri preso atto anche dell'esistenza del progetto di off shore. La piattaforma per navi petroliere e transoceaniche messo a punto dall'Autorità portuale in collaborazione con il Magistrato alle Acque. Assegnato il progetto preliminare, si dovrà adesso vedere come trovare i finanziamenti privati per circa un miliardo e mezzo necessari alla realizzazione.  Non si è parlato alla fine dell'emergenza Marghera e dei progetti in campo. «Le bonifiche le dovrà fare la Regione», dice il sindaco Orsoni. Anche qui si attende che Tremonti sblocchi la proposta avanzata ieri di finanziamenti alla Regione per 100 milioni di euro. Un via libera «con riserva». In attesa dell'ok di Tremonti.


Il governo «finisce» il Mose
A Venezia 40 milioni di euro
Comitatone, impegno da 1,5 miliardi per le dighe. Letta rassicura Orsoni: assegnazione diretta dei fondi. Via libera al porto off-shore
VENEZIA — «Il governo garantirà le risorse necessarie per il Mose, con erogazioni sistematiche che nel prossimo triennio assommano a 1 miliardo e 550 milioni di euro». Il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Gianni Letta ha voluto che il viceministro alle Infrastrutture Roberto Castelli — che in assenza del premier Silvio Berlusconi e del ministro Altero Matteoli — mettesse a verbale l’impegno del governo a concludere i lavori del Mose entro il 2014. Il Comitatone, che si è tenuto ieri a Palazzo Chigi a Roma, ha infatti preso atto e sostenuto le richieste del Magistrato alle Acque: entro la fine di quest’anno verranno stanziati 630 milioni di euro per le dighe mobili, altri 470 nel 2012 e 450 nel 2013, grazie alla revoca di contributi per opere bloccate qua e là per la penisola. «Siamo soddisfatti per la garanzia di continuità dei flussi di finanziamento», dicono dal Consorzio Venezia Nuova. Un po’ più prudente Patrizio Cuccioletta, presidente del Magistrato e segretario del Comitatone: «Il governo ha recepito tutte le richieste e ora le sottoporrà a verifica - spiega - lo spirito con cui era stata convocata questa riunione era proprio questo, fare il punto della situazione, ma la certezza dei finanziamenti non c’è». I soldi li erogherà solo il Cipe, ma l’impegno è stato preso e—dice Cuccioletta — «nel 2013 si avranno le prime paratoie fuori dall’acqua».

Se il Consorzio ride, anche il Comune di Venezia può dirsi soddisfatto dell’esito della riunione di ieri pomeriggio, a cui erano presenti i ministri Stefania Prestigiacomo (Ambiente) e Giancarlo Galan (Cultura), quest’ultimo per anni dall’altra parte della barricata come governatore. Lo stesso Letta, dopo aver preso atto e messo a verbale tutte le richieste, si è infatti impegnato in prima persona a garantire i soldi per Venezia, «come ho promesso al sindaco Orsoni»: 50 milioni da dividere tra Venezia (40,3), Chioggia (7,5) e Cavallino- Treporti (poco più di 2). «E’ andato tutto secondo le aspettative», commenta il sindaco Giorgio Orsoni, che ha subito ricordato come la priorità sia il completamento della rete antincendio —30 milioni in tre anni — «essenziale per la tutela dei monumenti». Nei giorni scorsi il sindaco aveva ipotizzato cifre ben più alte (addirittura 400 milioni in tre anni), alla fine invece si deve accontentare della metà, mentre il Mose fa il pieno di «schei». «Su sollecitazione della presidenza abbiamo limitato il fabbisogno - continua Orsoni - Quanto al Mose, è comunque un’opera nell’interesse della città». Su sollecitazione di Ca’ Farsetti, Letta ha anche promesso che i soldi saranno assegnati direttamente, senza quel passaggio per la Regione che aveva creato dei ritardi dopo il Comitatone del dicembre 2008. Soddisfatto anche il neosindaco di Chioggia Giuseppe Casson: «Risultato straordinario, sfrutteremo questo finanziamento per lo spostamento del mercato ittico».

In riserva sono invece tutte le altre richieste, a partire da quella da 100 milioni di euro della Regione Veneto per il disinquinamento e i litorali e quella da 50 milioni di euro del Magistrato alle Acque. All’interno di quest’ultima sono stati chiesti 5 milioni di euro da parte del sindaco di Mira Michele Carpinetti — a nome anche dei colleghi di Campagna Lupia e Codevigo—in primis per il Progetto integrato Fusina. Il vicepresidente della Provincia Mario Dalla Tor ha fatto mettere a verbale che servono oltre 18 milioni di euro per la messa a norma e la manutenzione di varie scuole superiori nei due centri storici di Venezia e Chioggia, mentre la soprintendente Renata Codello si è spesa per ottenere 4 milioni di euro per le nuove aule e la biblioteca del convitto nazionale Foscarini. «Un intervento analogo a uno fatto recentemente a Roma», ha sottolineato Codello. Il Comitatone ha dato infine il via libera al porto off-shore. «Si è preso atto che la piattaforma d’altura è, insieme alla conca di navigazione di Malamocco, la struttura permanente necessaria per garantire l'accesso al porto di Venezia, anche con il Mose in funzione», ha commentato il presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa.
Alberto Zorzi




«Spesi 150 milioni per studiare l'incidenza del Mose sugli uccelli»
16.06.11
Il presidente del Magistrato alle Acque Cuccioletta: chi sta seduto dietro una scrivania deve avere senso di responsabilità nella spesa dei fondi pubblici»
VENEZIA - «Voglio approfittare dell’occasione offertami dalla conferenza internazionale dell’I-Storm per chiedere ai gestori delle barriere di protezione dal mare degli altri Stati se anche da loro si spendono, come facciamo noi per il Mose, cinque milioni l’anno, per trent’anni, per conoscere l’incidenza delle paratoie sulla vita degli uccelletti». La provocazione è stata lanciata dal presidente del Magistrato alle Acque, Patrizio Cuccioletta, nel corso della conferenza stampa della sesta conferenza internazionale del network sulle opere di protezione dal mare. «La mia - ha proseguito Cuccioletta - non vuole essere una sterile polemica, ma parlo da funzionario di Stato e lo faccio a favore del sindaco di Venezia, in una situazione in cui non ha i soldi nemmeno per sistemare i bagni delle scuole elementari. Bisogna andare a Bruxelles per dire basta e sollecitare un intervento della commissione italiana: chi sta seduto a una scrivania, deve avere senso di responsabilità nella spesa di fondi pubblici, evitando certe forme di autolesionismo». «E poi - ha concluso - ci vuole un minimo di intelligenza, nello spendere così ingenti cifre pubbliche per sapere se il piovanello dalla pancia nera soffre, tanto più quando ricevo molte lamentele da parte degli abitanti del Lido per l’invasione di uccelli a Ca' Roman». (Ansa)


Venezia. 106 milioni per il Mose Comune sempre a secco zero soldi per le città
di Alberto Vitucci - 6.05.11
  106 milioni per il Mose. Briciole nel mare dei 5 miliardi e mezzo necessari per costruire la grande opera. Ieri il Cipe, comitato interministeriale per lo sviluppo economico alla presenza del ministro Altero Matteoli ha approvato una delibera che assegna ulteriori 106 milioni al Consorzio Venezia Nuova, sulla base di mutui precedenti revocati. Solo tre giorni fa il Cipe aveva anche sbloccato 480 milioni di euro di un vecchio finanziamento.  Cifra considerevole, visto che al Comune negli ultimi anni non sono arrivati fondi per la manutenzione e i restauri. Ma all'appello per il Mose mancano comunque ancora quasi due miliardi. Tanto che il presidente del Consorzio, Giovanni Mazzacurati, aveva annunciato nel corso del sopralluogo ai cantieri che la fine dei lavori, annunciata dal governo per il 2014, slitterà probabilmente all'anno successivo. I lavori in ogni caso vanno avanti, e sono arrivati al 60 per cento del totale. A Santa Maria del Mare sono in costruzione sulla gittata davanti alla spiaggia gli enormi cassoni da 22 mila tonnellate l'uno che saranno affondati alle bocche di porto per sostenere le 78 paratoie in acciaio. Al Lido è quasi ultimata la nuova isola artificiale di 13 ettari in mezzo alla bocca di porto dove sorgeranno gli edifici di controllo e la centrale elettrica.  Dal Cipe di ieri intanto non sono arrivati finanziamenti per la piattaforma off shore in Adriatico, com'era stato richiesto dal presidente del Porto Paolo Costa e dal presidente del Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta. 400 milioni per il nuovo porto in mare (su un totale di 1300) erano stati richiesti dal Porto sul capitolo Legge Speciale. Secondo il Porto si trattava dei mancati interventi fatti per «adeguare» la conca di navigazione di Malamocco alle grandi navi transoceaniche.  La richiesta di ampliamento della conca, ideata per ospitare navi fino a 300 metri di lunghezza larghe 50 metri, era stata avanzata dal presidente Costa. Invece di spenderci soldi della Legge speciale, era il ragionamento, dateli a noi per fare la nuova piattafforma in mare. Dove costruire il terminal dei petroli, ma anche un nuovo porto per superportacontainer, capace di ricevere dieci volte tanto i contenitori che arrivano oggi allo scalo veneziano.  Ma ieri è arrivata la prima doccia fredda, Il Cipe ha finanziato molte infrastrutture ma non l'off shore. Ha soltanto «preso atto», si legge nel documento finale, «di una importante iniziativa per la realizzazione di un porto di altura al largo della laguna di Venezia, finalizzata a esstromettere i traffici petroliferi dal delicato ambiente lagunare e a sviluppare i traffici portuali nell'area dell'Alto Adriatico». Mentre l'estromissione del traffico petrolifero è prescritta dalla prima Legge speciale del 1973, l'espansione del traffico merci ha poco a che vedere con la salvaguardia della laguna. Il Porto assicura di avere a disposizione finanziamenti privati. Ma per il momento i 400 milioni della Legge Speciale non sono stati stanziati. E il progetto è fermo. 


Roma. Cipe: approvati interventi in materia di investimenti pubblici
5 Maggio 2011
Il Cipe, Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, si è riunito oggi a Palazzo Chigi. La riunione è stata concentrata sull’esame e l’approvazione di interventi in materia di investimenti pubblici.
(……) A Venezia proseguono i lavori del sistema Mo.S.E, con l’assegnazione di ulteriori 106 milioni di euro provenienti dalla revoca di mutui. Il Cipe ha inoltre preso atto di una importante iniziativa per la realizzazione di un porto di altura al largo della laguna di Venezia, finalizzata a estromettere i traffici petroliferi dal delicato ambiente lagunare e a sviluppare i traffici portuali nell’area dell’alto Adriatico. (……)

L'oro del Mose DI GIANFRANCESCO TURANO
Il morbo infuria, il pan ci manca e lo Stato assegna altri 1.225 milioni di euro al Mose, il sistema modulare di dighe mobili che dovrebbe salvare Venezia dall'acqua alta. Il conto, la cuenta, l'addition, the bill, arriva a 5.496 milioni complessivi. Soldi veri, contanti e abbondanti in tempo di carestia generale. Accade il 18 novembre, nel disinteresse nazionale. A mala pena un vicesindaco, Sandro Simionato, fa notare come il Comune aspetti da due anni i 42 milioni di euro promessi da Gianni Letta al sindaco di allora Massimo Cacciari. Contro ogni buonsenso, lo tsunami di denaro deliberato dal Cipe il 18 novembre non bagnerà le casse municipali. Per tenerle asciutte c'è il Modulo Tremonti, che non lascia filtrare liquidi verso gli enti locali. L'onda benefica colpirà soltanto il Consorzio Venezia Nuova (Cvn), interamente privato. Il Consorzio è il potere a Venezia. Ed è il potere in Veneto. Prende i soldi pubblici e li gira a chi esegue i lavori, cioè alle stesse imprese sode del Consorzio che, grazie al Mose, sono diventate così grandi e ricche da reinvestire i guadagni in altri appalti. E un circolo virtuoso, con rischio di impresa a zero. Soprattutto, con zero concorrenza. Sui 3.243 milioni già finanziati (circa 2.500 milioni effettivamente disponibili), il Consorzio ha messo a gara opere per meno di 10 milioni, una percentuale ben lontana da quanto aveva imposto la Commissione europea durante il governo Berlusconi 2 a Gianni Letta, al ministro ai rapporti con l'Ue Rocco Buttiglione e al diplomatico di lungo corso Umberto Vattani. Per sospendere la procedura di infrazione sull'eccessivo ricorso ai lavori in-house, l'Unione aveva chiesto che andasse a gara quanto meno il 45 per cento dei lavori, ed era già una deroga eccezionale. Raggiungere questa quota è ormai matematicamente impossibile. Ma le quote non appaiono un problema per il Cvn. Il 22 e il 23 novembre, cioè pochi giorni dopo il ritocco del 25 per cento sui finanziamenti al Mose, a Venezia si è discusso di quote di marea. Durante un convegno organizzato dall'Unesco, agenzia Onu alla quale l'Italia sta dando parecchio filo da torcere fra Pompei e Colossei cadenti, alcuni scienziati hanno contestato il sistema delle 79 dighe mobili disposte alle tre bocche di porto del Lido (40 paratoie), di Malamocco (20 paratoie) e di Chioggia (19 paratoie). Sulla base della variazione delle maree ipotizzata dall'Ipcc (Intergovernamental panel on climate change), la tesi di Paolo Antonio Pirazzoli del Cnrs (il Cnr francese) è che il Mose è pensato per maree inferiori, che lascia comunque filtrare l'acqua e che è necessaria una «drastica revisione del progetto». Nel breve termine si dovrebbero seguire le prescrizioni suggerite del Comune, che si rifacevano all'opera costante di manutenzione dei dogi con lo scavo dei canali, il rifacimento delle rive, la protezione delle barene e vari altri interventi che non si possono più fare per assenza di "schei". Su posizioni critiche si sono espressi anche Georg Umgiesser (Cnr) e Albert Ammerman (Colgate university of New York). Per quel che può servire, la pensa così anche Arrigo Cipriani, patron dell'Harry's bar di calle Vallaresso. «Non ci sono più fondi per la manutenzione. Le pietre sono lasciate a se stesse», ha detto Cipriani, non precisamente un fondamentalista dell'ambiente, men che meno un uomo di sinistra. Del resto, per capire quello che succede a Venezia bisogna cancellare quel che resta degli schieramenti politici. Il Mose è stato propagandato come una battaglia per la modernità. Nei 25 anni di vita del progetto, ha avuto paladini a destra e a sinistra. E se oggi il santo protettore dell'opera è Letta, che incontra spesso e riservatamente - soprattutto mai colloqui telefonici - il presidente e direttore generale del Cvn, Giovanni Mazzacurati, l'opera ha sponde trasversali nel presidente dell'autorità portuale Paolo Costa, ex sindaco ed europarlamentare Pd. Lo stesso sindaco democratico Giorgio Orsoni non è certo un oppositore del progetto. Già, ma quale progetto? Un piano esecutivo complessivo non esiste. Sotto il profilo tecnico, il Consorzio procede per aggiustamenti in itinere. E la strategia dell'infrastruttura all'italiana, dal Ponte sullo Stretto all'Alta Velocità: non si sa se serve, non si sa se si può fare, ma intanto incominciamo a farla. La conseguenza inevitabile di questo metodo è uno slittamento dei tempi e un aumento smisurato delle spese. Il Mose non fa eccezione. In origine, secondo il progetto di massima del 1987, doveva costare 1,6 miliardi di euro. Dopo un salto a quota 2,7 miliardi, un paio di anni fasi è arrivati a definire il prezzo bloccato, chiuso, immutabile di 4,2 miliardi sul quale, peraltro, la Corte dei conti aveva già espresso rilievi molto pesanti. Un mese fa, arriva il ritocco, chissà se definitivo. Il Magistrato alle Acque, braccio lagunare del governo, ha argomentato che l'aumento non è colpa del Cm ma è dovuto a richieste di enti terzi. La radiografia dei 1.225 milioni di aumento descrive una realtà un po' diversa. Sulle cinque voci del nuovo finanziamento, la maggiore (406 milioni) se ne va in aggiornamento prezzi dal 2007 al compimento dell'opera, previsto nel 2014. Tutti soldi spediti nelle casse dei principali soci del Consorzio. In primo luogo la Serenissima Holding-Mantovani, gruppo di proprietà della famiglia Chiarotto e diretto dal veneziano trapiantato a Padova Piergiorgio Baita. A seguire, festeggiano la Fincosit Grandi Lavori dei veronesi Mazzi, le romane Astaldi e Condotte, e Lega delle cooperative. Altri 260 milioni di euro serviranno per smorzare l'effetto devastante della cementificazione sulle tre bocche di porto, intervento chiesto fra gli altri dai Vigili del fuoco. Con 199 milioni sarà spesata la seconda procedura di infrazione Ue per i cantieri aperti senza autorizzazione. In altre parole, il Consorzio ha creato il danno e lo Stato lo "castiga" dandogli i soldi per ripararlo secondo le prescrizioni europee. La quarta aggiunta è di 80 milioni per servizi informativi e di monitoraggio. La quinta e ultima voce vale 280 milioni di euro e serve alla darsena di calcestruzzo dell'Arsenale. L'Arzanà de' Viniziani dantesco diventerà il cantiere di rimessaggio delle dighe che saranno trasportate dalle bocche di porto grazie a due rimorchiatori jack-up dal modico prezzo di 55 milioni cadauno. Anche all'Arsenale, cemento, cemento, cemento. E non ci vuole un premio Nobel per sapere che il cemento accelera la velocità dell'acqua. Questo è un altro punto focale del dibattito su Venezia. Tutti, anche i pro-Mose, ammettono che l'acqua scorre più veloce in laguna da quando si lavora alle dighe mobili. I fautori delle dighe dicono pero' che quel che conta e' la quantita' e che la quantita' d'acqua e' invariata. I detrattori ribattone che un milione di metri cubi all'anno di fanghi, sedimenti e altre protezioni naturali viene mangiato dall'Adriatico e torna rapidamente in mare deteriorando il sistema lagunare. In prospettiva, sull'Arsenale c'è un ulteriore còté affaristico. I soci del Consorzio sono pronti a prendersi la gestione della manutenzione. Un anno fa Mantovani, Condotte e Fincosit si sono vieppiù consorziate nel Comar che dovrebbe gestire un budget stimato fra i 50 e i 150 milioni di euro all'anno insieme al consorzio Cav (Mantovani, Mazzi, Condotte). La liquidità presente e futura serve ai soci del Cvn per essere protagonisti a tutto campo in Veneto. Entro fine anno si deciderà la gara per il Lido dove il Comune deve vendere per costruire il nuovo Palazzo del Cinema (serviva davvero?) e salvarsi dalla bancarotta. Per fare cassa il Comune mette a disposizione dei privati i 65 mila metri quadrati dell'ex Ospedale al Mare e l'area della nuova megadarsena da 1.750 posti a San Nicolò. Fra le imprese offerenti ci sono Condotte e l'inevitabile Mantovani di Baita, un'impresa passata in sei anni da 100 a circa 600 milioni di euro di ricavi con lavori in portafoglio per 3,2 miliardi. Fra questi lavori, per limitarsi ai dintorni della Laguna, ci sono lo stesso Palazzo del Cinema del Lido, la bonifica del petrolchimico di Marghera, il passante e l'ospedale di Mestre, la sublagunare e le cerniere del Mose, affidata alla controllata Fip Industriale di Selvazzano Dentro (Padova). Le cerniere servono ad agganciare le paratoie ai cassoni di cemento affondati in mare e realizzati anche questi da consorzi di cui è capofila la Mantovani. L'unica gara residua di una certa sostanza (fra 1 e 1,5 miliardi di euro) riguarda le 79 paratoie. In teoria, nessuno dei soci del Cvn è un imprenditore elettromeccanico. Ma si diceva anche ai tempi delle cerniere e le cerniere sono andate alla Fip. Per le paratoie non è esclusa una partecipazione del gruppo guidato da Baita ma, in ogni caso, qui la gara ci sarà di certo. Qualcosa bisogna pur mollare per evitare che l'Ue controlli se la promessa di Letta e Buttiglione del 2004 è stata mantenuta. Al Consorzio resta comunque la fetta più grande dei lavori. E, come ha detto una volta Baita a un suo ex socio, «il bello del Mose è che i lavori si fanno sott'acqua».
ha collaborato Alberto Vitucci
http://www.corteconti.it/opencms/opencms/handle404?exporturi=/export/sites/portalecdc/_documenti/rassegna_stampa/pdf/2010122917485824.pdf&%5d



CAMERA DEI DEPUTATI N. 3979
PROPOSTA DI LEGGE
D’INIZIATIVA DEI DEPUTATI
MARTELLA, BARETTA, MURER, VIOLA
Riforma della legislazione speciale per la salvaguardia di Venezia e
della sua laguna e istituzione della città metropolitana di Venezia
Presentata il 21 dicembre 2010
ONOREVOLI COLLEGHI ! — Una nuova
legge speciale per Venezia non può ripetere,
sia pure aggiornandoli e arricchendoli,
contenuti delle precedenti leggi
speciali. La salvaguardia di Venezia e
della sua laguna, dichiarata obiettivo di
preminente interesse nazionale, deve essere
declinata alla luce della fase radicalmente
nuova generata dagli eventi dell’economia
globalizzata e delle loro ricadute
su modi e contenuti della produzione
e sulla cultura nonché sulle
politiche di sostenibilità ambientale.
A questa fase Venezia si affaccia dopo
che tre decenni di attività nel campo della
salvaguardia, pur nella contraddittorietà di
molte scelte e azioni fino ad oggi condotte,
hanno modificato – certamente in meglio
– le condizioni fisiche della città e della
sua laguna, mentre non sono riuscite a
incidere sui cosiddetti « assetti socio-economici».
Le linee portanti di questa nuova fase
– che costituiscono l’impalcatura della
presente proposta di legge – sono:
la sostenibilità ambientale ed economica;
un nuovo modello di governance, basato
sull’istituzione dell’area metropolitana;
la vocazione federalista;
la semplificazione amministrativa;
la partecipazione delle popolazioni e
delle imprese interessate al processo di
rilancio del territorio.
In tale senso la proposta di legge sposta
il tema della salvaguardia sia fisica che
socio-economica da azioni difensive di
tutela di un patrimonio architettonico e
ambientale fortemente a rischio ad azioni
positive che, nell’ottica della sostenibilità
ambientale, vogliono rappresentare un fattore
determinante di rilancio socio-economico.
La questione si pone quindi, in linea
con quanto i Paesi e le economie più
avanzati stanno facendo, non più come
problema di tutela ambientale, ma come
problema di sostenibilità complessiva, a
cui Venezia può e deve legittimamente
aspirare. Ciò vuole dire tenere insieme
l’ambiente, la qualità della vita, lo sviluppo
dei fattori produttivi, la cultura, la riconversione
di Porto Marghera e gli equilibri
finanziari e, in particolare, vuol dire porre
il tema della sostenibilità ambientale non
come una delle politiche possibili e necessarie,
ma come il motore di tutte le
politiche urbane, in grado di mettere in
campo una grande quantità di azioni specifiche
e di risorse umane e materiali, che,
tutte assieme, possono costituire il principale
elemento innovativo di sviluppo della
città.
Un altro elemento riguarda le nuove
forme di governance che si stanno imponendo
a livello internazionale a fronte
della globalizzazione dell’economia.
Una governance in cui il livello locale è
diventato sempre più importante, facendo
emergere la necessità di passare a strategie
più complesse e partecipate di governo
dello sviluppo, sperimentando formule capaci
di coordinare i vari livelli istituzionali,
di dare vita a relazioni tra pubblico
e privato di tipo innovativo e di mobilitare
le energie presenti nelle società locali. Tali
nuove tendenze si sono mosse – a livello
internazionale – nel senso della sussidiarietà
orizzontale e del partenariato sociale,
ovvero dei rapporti di cooperazione per la
produzione di beni e di servizi tra amministrazione
pubblica, imprese e settore
non profit (dando tra l’altro luogo a numerose
e interessanti esperienze nei Paesi
dell’Unione europea).
Dunque la nuova legge speciale, ribaltando
le impostazioni precedenti anche di
altri progetti di legge, si incentra sul
governo locale delle opportunità, delle regole
e dei finanziamenti che la nuova legge
intende attivare.

PROPOSTA DI LEGGE
ART. 1.
(Finalità e obiettivi. Piano generale degli
interventi).
1. La salvaguardia di Venezia e della
sua laguna è dichiarata obiettivo di preminente
interesse nazionale. La Repubblica
garantisce la salvaguardia e la valorizzazione
dell’ambiente naturale, storico,
archeologico e artistico della città di Venezia
e del sistema lagunare; ne favorisce
la ricostruzione e la tutela dell’equilibrio
idraulico, fisico e morfologico, rimuovendo
le cause degli squilibri idrogeologici e del
degrado esistenti; ne risana e preserva
l’ambiente dall’inquinamento atmosferico,
delle acque e del suolo e assicura la
vitalità socio-economica dell’area nel quadro
degli indirizzi sullo sviluppo sostenibile
indicati nell’Agenda XXI e nel rispetto
delle convenzioni internazionali e delle
direttive dell’Unione europea in materia
ambientale. Al perseguimento delle finalità
di cui al presente comma concorrono,
ciascuno nell’ambito delle proprie competenze,
lo Stato, la regione Veneto, la città
metropolitana di Venezia, i comuni interessati
nonché gli altri enti territoriali.
2. Le finalità di cui al comma 1 sono
attuate mediante il Piano generale degli
interventi del sistema lagunare veneziano,
di seguito denominato « Piano generale »,
da attuare attraverso piani e programmi
specifici di settore. Il Piano generale è
redatto entro un anno dalla data di entrata
in vigore della presente legge ed è
elaborato per un periodo di dieci anni, con
programmi triennali di spesa annualmente
aggiornati e finanziati ai sensi della medesima
legge. Il Piano generale è sottoposto
a valutazione di impatto ambientale
strategica di cui alla direttiva 2001/42/CE
del Parlamento europeo e del Consiglio,
del 27 giugno 2001, per valutare preven tivamente gli effetti sul territorio, diretti e
indiretti, cumulativi, sinergici, a breve e a
lungo termine, permanenti e temporanei,
positivi e negativi delle diverse azioni programmate,
al fine di verificare la sostenibilità
ambientale del Piano generale stesso.
Il Piano generale prevede, nel quadro di
un sistema finalizzato al riequilibrio e alla
salvaguardia del sistema lagunare veneziano:
a) il consolidamento delle difese a
mare, il ripascimento dei litorali e il
rafforzamento dei marginamenti lagunari,
nonché interventi nei bacini fluviali in
grado di ripristinare l’afflusso di sedimenti;
b) interventi diffusi di ripristino morfologico
della laguna per conseguire l’ottimizzazione
del ricambio tra mare e laguna
e per riattivare i dinamismi naturali
a partire dallo stato di avanzamento delle
opere del sistema del modulo sperimentale
elettromeccanico (MOSE), assicurando
contemporaneamente la funzionalità di
accesso alla portualità lagunare;
c) la riduzione dei livelli delle maree
in laguna per porre al riparo gli insediamenti
urbani dalle acque alte attraverso
gli interventi di regolazione dei flussi di
marea alle bocche di porto nonché gli
interventi integrati per insulae e di innalzamento
delle parti più basse del centro
storico e delle isole dell’estuario, da attuare
in connessione ai programmi di
manutenzione urbana;
d) l’apertura delle valli da pesca all’espansione
della marea;
e) il risanamento delle acque della
laguna e del bacino idrografico immediatamente
sversante nel corpo idrico ricettore
e la ricostruzione dell’equilibrio
idraulico; il ripristino delle condizioni di
sicurezza e di navigazione dei corsi d’acqua
interni, immediatamente sversanti in
laguna;
f) la prevenzione e l’eliminazione dell’inquinamento
idrico, acustico e atmosferico
proveniente dal sistema produttivo; la
messa in sicurezza dell’ambiente lagunare dagli effetti dell’inquinamento prodotto
dai siti inquinati;
g) programmi per la tutela, il restauro
e la conservazione dei beni culturali
e del patrimonio storico-artistico-architettonico
mobiliare e immobiliare pubblico
della città di Venezia e della sua
laguna;
h) la tutela e la valorizzazione del
paesaggio lagunare;
i) un piano per la riconversione e lo
sviluppo dell’area di Porto Marghera, che
prevede altresì una sua gestione unitaria,
con garanzia preliminare dei posti di lavoro
e della sicurezza ambientale e dei
cittadini;
l) il riconoscimento della laguna di
Venezia come area di importanza internazionale
ai sensi della convenzione relativa
alle zone umide d’importanza internazionale,
firmata a Ramsar il 2 febbraio
1971, resa esecutiva dal decreto del Presidente
della Repubblica 13 marzo 1976,
n. 448;
m) interventi per lo sviluppo socioeconomico
dell’area veneziana;
n) politiche per il turismo attraverso
l’organizzazione e il controllo dei flussi;
o) un piano della mobilità e dell’accessibilità
alla città storica di Venezia
dall’intero comprensorio dell’area veneziana;
p) altre linee di intervento omogenee
e complementari a quelle previste dal
presente comma ritenute opportune nel
corso dell’elaborazione e della discussione
del Piano generale.
3. Lo sviluppo socio-economico dell’area
veneziana, al fine di assicurare il
mantenimento della residenza nel centro
storico di Venezia, ricostruendo l’equilibrio
demografico, improntato ai princìpi
della sostenibilità ambientale ed economica,
nel rispetto delle convenzioni internazionali
e delle direttive dell’Unione europea
in materia, è attuato attraverso:
a) un complesso di misure atte a
incentivare il mantenimento della resi denza nel centro storico veneziano, anche
attraverso l’insediamento di nuova popolazione
residente, a partire dagli studenti
universitari che si laureano a Venezia;
b) l’acquisizione da parte degli enti
locali di aree site nei comuni di Venezia,
di Chioggia, di Mira e di Cavallino da
destinare a insediamenti produttivi e per
l’urbanizzazione primaria e secondaria
delle stesse;
c) la concessione di incentivi e di
agevolazioni per le aziende pubbliche e
private o per i sistemi di imprese la cui
specificità sia stata riconosciuta dall’Unione
europea, localizzati o che si impegnino
a localizzarsi nel centro storico di
Venezia e nelle isole dell’estuario, per
recuperare il differenziale di costi dovuti
alla particolare configurazione urbana
della città;
d) la concessione di contributi per la
realizzazione di infrastrutture necessarie
allo sviluppo delle strutture portuali e
intermodali dell’area lagunare;
e) la concessione di contributi a soggetti
pubblici o privati che realizzano a
Venezia, nelle isole o nella terraferma
infrastrutture e reti a banda larga e per la
connettività in movimento;
f) la concessione di contributi per la
riconversione di imprese o di sistemi di
imprese legati alla green economy e all’information
and comunication tecnology;
g) il restauro, la ristrutturazione, il
riutilizzo, la valorizzazione e la gestione di
immobili demaniali, anche di carattere
storico e artistico, siti nei comuni di Venezia,
di Chioggia, di Mira e di Cavallino;
h) il restauro, la ristrutturazione, il
riutilizzo, la valorizzazione e la gestione
del patrimonio storico, architettonico e
vallivo costituito dai casoni lagunari nella
laguna di Venezia.
4. La manutenzione urbana della città
di Venezia, considerate le particolari co dizioni fisiche e strutturali della città, è
attuata attraverso un complesso di interventi:
a) interventi integrati per il risanamento
igienico ed edilizio, quali scavo e
smaltimento dei fanghi dei rii, sistemazione
di ponti e di fondamenta, opere di
sistemazione della rete fognaria esistente
con la messa a norma degli scarichi,
sistemazione e razionalizzazione dei sottoservizi
a rete, consolidamento statico
degli edifici pubblici e privati prospicienti
i rii, opere di innalzamento delle parti
basse della città;
b) manutenzione, restauro, ristrutturazione,
nuova edificazione e acquisizione
di immobili da destinare al mantenimento
e allo sviluppo delle attività socio-economiche
negli insediamenti urbani lagunari,
ovvero interventi, da realizzare previa convenzione
con il comune di Venezia, sul
patrimonio edilizio di enti pubblici o di
interesse pubblico, quali aziende sanitarie
locali, istituzioni pubbliche di assistenza e
beneficenza, fondazioni, enti religiosi e
culturali, università;
c) realizzazione di un piano di sicurezza
antincendio, considerata la particolare
struttura urbana ed edilizia di Venezia
e di Chioggia;
d) provvedimenti per ridurre il moto
ondoso nell’intero bacino lagunare;
e) restauro e ristrutturazione di edifici
demaniali di carattere storico e artistico
destinati all’uso pubblico;
f) assegnazione di contributi per l’acquisto
della prima abitazione e per la
rivitalizzazione sociale attraverso la destinazione
di specifici contributi a studenti,
ricercatori e giovani coppie che stabiliscono
la propria residenza a Venezia.
ART. 2.
(Istituzione della città metropolitana
di Venezia).
1. È istituita la città metropolitana di
Venezia.
2. Il territorio della città metropolitana
di Venezia si articola al suo interno in
comuni. Il comune di Venezia si articola in
municipi.
3. La città metropolitana di Venezia
coincide con la circoscrizione della provincia
di Venezia, salva la possibilità per
altre province limitrofe e per comuni contermini
di aderirvi, secondo le modalità
previste dall’articolo 3.
4. La provincia di Venezia cessa di
esistere e sono soppressi tutti i relativi
organi a decorrere dalla data di insediamento
del primo consiglio metropolitano
di Venezia eletto ai sensi della presente
legge.
5. La città metropolitana di Venezia
succede alla provincia di Venezia in tutti
i rapporti già attribuiti alla titolarità di
quest’ultimo ente.
ART. 3.
(Procedimento di adesione alla città metropolitana
di Venezia).
1. Possono entrare a far parte della
città metropolitana di Venezia, sentita la
regione, anche le province limitrofe e i
comuni contermini al territorio metropolitano.
2. L’iniziativa del procedimento di adesione
alla città metropolitana di Venezia
da parte di una provincia limitrofa può
essere assunta da un numero pari almeno
al 20 per cento dei comuni della provincia
medesima, che ne rappresentano almeno il
60 per cento della popolazione.
3. L’iniziativa del procedimento di adesione
alla città metropolitana di Venezia
da parte di un comune contermine può
essere assunta dal consiglio comunale del
comune medesimo, previa approvazione
della maggioranza della popolazione ivi
residente, espressa mediante referendum.
4. Nel caso previsto dal comma 2, la
legge dello Stato disciplina il passaggio
delle funzioni dalla provincia interessata
alla città metropolitana di Venezia e ogni
altra disposizione necessaria all’adesione.
La città metropolitana di Venezia subentra
alla provincia che vi aderisce.
5. Nel caso previsto dal comma 3, la
legge dello Stato disciplina il passaggio del
comune dalla provincia di provenienza
alla città metropolitana di Venezia.
ART. 4.
(Funzioni attribuite alla città metropolitana
di Venezia).
1. La città metropolitana di Venezia
subentra alla provincia di Venezia nell’esercizio
di tutte le sue funzioni, ad
eccezione di quelle espressamente devolute
ai singoli comuni.
2. Con legge regionale possono essere
attribuite alla città metropolitana di Venezia
ulteriori funzioni.
3. Nel rispetto delle funzioni fondamentali
individuate dalla legge dello Stato
e delle competenze regionali, sono attribuite
all’esercizio esclusivo della città metropolitana
di Venezia le funzioni amministrative
in materia di:
a) sviluppo urbano e pianificazione
territoriale strategica dell’intero territorio,
con il concorso dei comuni, nonché verifica
di conformità degli strumenti urbanistici
generali comunali al piano territoriale;
b) realizzazione e gestione delle
grandi infrastrutture localizzate nel territorio
metropolitano;
c) realizzazione e gestione dei servizi
pubblici di trasporto metropolitano, anche
attraverso la piena integrazione dei servizi
urbani ed extraurbani;
d) disciplina della circolazione acquea
del traffico, nonché delle relative
autorizzazioni nell’ambito della laguna di
Venezia;
e) realizzazione e gestione dei servizi
pubblici a rete nei settori del ciclo integrale
delle acque, dell’energia e dello smaltimento
dei rifiuti;
f) realizzazione e gestione dei servizi
per lo sviluppo e per le politiche attive del
lavoro;
g) sviluppo economico e sociale con
particolare riferimento al settore produttivo
e turistico;
h) grande distribuzione e grandi
strutture di vendita; rilascio delle relative
autorizzazioni;
i) agricoltura, politiche agricole e pesca;
l) concorso alla valorizzazione dei
beni storici, artistici e ambientali, previo
accordo con il Ministero per i beni e le
attività culturali;
m) istruzione e organizzazione scolastiche;
n) protezione civile, in collaborazione
con la Presidenza del Consiglio dei ministri
e con la regione Veneto;
o) competenze nel settore socio-sanitario.
4. Ulteriori funzioni possono essere
attribuite o delegate alla città metropolitana
di Venezia con legge statale o regionale
o delegate alla medesima dai comuni
compresi nel suo territorio.
5. La città metropolitana di Venezia
promuove la conclusione di accordi di
programma e lo svolgimento di conferenze
di servizi aventi ad oggetto interventi da
realizzare nel suo territorio con i poteri di
cui all’articolo 14 della legge 7 agosto
1990, n. 241, e successive modificazioni.
La città metropolitana di Venezia è interlocutore
della regione Veneto e dello Stato
per accordi di programma che prevedono
interventi a una scala superiore a quella
del territorio metropolitano. La città metropolitana
di Venezia può essere delegata
dalla regione Veneto o dallo Stato per
l’applicazione e l’esecuzione, in tutto o in
parte, di accordi di programma che la
vedano partecipe.
ART. 5.
(Devoluzione di funzioni ai comuni e ai
municipi della città metropolitana di Venezia).
1. Nel rispetto delle funzioni fondamentali
individuate dalla legge dello Stato
e delle competenze regionali, sono attribuite
all’esercizio esclusivo dei comuni
appartenenti alla città metropolitana di
Venezia le funzioni amministrative in materia
di servizi alla persona, pari opportunità,
attività sociali, cultura e urbanistica.
2. Ai sensi dell’articolo 17, comma 5,
del testo unico delle leggi sull’ordinamento
degli enti locali, di cui al decreto legislativo
18 agosto 2000, n. 267, il comune di
Venezia prevede nel proprio statuto l’attribuzione
esclusiva delle funzioni amministrative
di cui al comma 1 del presente
articolo ai propri municipi.
3. La città metropolitana di Venezia
può delegare ai comuni l’esercizio di proprie
funzioni.
ART. 6.
(Organi della città metropolitana
di Venezia).
1. Sono organi della città metropolitana
di Venezia il sindaco metropolitano, il
consiglio metropolitano, la giunta metropolitana
e la conferenza dei sindaci dei
comuni della città metropolitana di Venezia.
ART. 7.
(Sindaco metropolitano di Venezia).
1. Il sindaco metropolitano è eletto a
suffragio universale e diretto, contestualmente
all’elezione del consiglio metropolitano,
secondo le disposizioni previste dall’articolo
74 del testo unico delle leggi
sull’ordinamento degli enti locali, di cui al
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267,
e successive modificazioni.
2. Il sindaco metropolitano è organo
responsabile dell’amministrazione della
città metropolitana di Venezia e compie
tutti gli atti rientranti, ai sensi dell’articolo
107, commi 1 e 2, del testo unico delle
leggi sull’ordinamento degli enti locali, di
cui al decreto legislativo 18 agosto 2000,
n. 267, nelle funzioni degli organi di governo
che non siano riservati dalla legge al
consiglio metropolitano, avvalendosi di un
ufficio di supporto istituito ai sensi dell’articolo
90 del medesimo testo unico di
cui al decreto legislativo 18 agosto 2000,
n. 267.
3. Il sindaco metropolitano rappresenta
la città metropolitana di Venezia, convoca
il consiglio metropolitano di Venezia,
quando non è previsto il presidente del
consiglio, e sovrintende al funzionamento
dei servizi e degli uffici e all’esecuzione
degli atti. Egli adotta i regolamenti sull’ordinamento
degli uffici e dei servizi, nel
rispetto dei criteri generali stabiliti dal
consiglio metropolitano.
4. Salvo quanto previsto dall’articolo
107 del testo unico delle leggi sull’ordinamento
degli enti locali, di cui al decreto
legislativo 18 agosto 2000, n. 267, il sindaco
metropolitano esercita le funzioni
attribuitegli dalle leggi, dallo statuto e dai
regolamenti e sovrintende altresì all’espletamento
delle funzioni statali e regionali
attribuite o delegate alla città metropolitana
di Venezia.
5. Il sindaco metropolitano può delegare
proprie funzioni a uno o più consiglieri
metropolitani.
6. Sulla base degli indirizzi stabiliti dal
consiglio metropolitano, il sindaco metropolitano
provvede alla nomina, alla designazione
e alla revoca dei rappresentanti
della città metropolitana di Venezia presso
enti, aziende e istituzioni.
7. Il sindaco metropolitano nomina i
responsabili degli uffici e dei servizi, attribuisce
e definisce gli incarichi dirigenziali
e quelli di collaborazione esterna
secondo le modalità e i criteri stabiliti
dagli articoli 109 e 110 del testo unico
delle leggi sull’ordinamento degli enti lo-
cali, di cui al decreto legislativo 18 agosto
2000, n. 267, e successive modificazioni,
nonché dallo statuto e dai regolamenti.
8. Il sindaco metropolitano presta davanti
al consiglio metropolitano, nella seduta
di insediamento, il giuramento di
osservare lealmente la Costituzione.
ART. 8.
(Giunta metropolitana di Venezia).
1. La giunta metropolitana è nominata
e presieduta dal sindaco metropolitano,
collabora con il sindaco e opera attraverso
deliberazioni collegiali.
2. La giunta metropolitana compie tutti
gli atti rientranti nelle funzioni di indirizzo
e di controllo politico-amministrativo
degli organi di governo che non siano
riservati dalla legge al consiglio metropolitano
e che non ricadono nelle competenze,
previste dalle leggi o dallo statuto,
del sindaco o degli organi di decentramento;
collabora con il sindaco nell’attuazione
degli indirizzi generali del consiglio
metropolitano; riferisce annualmente al
consiglio metropolitano sulla propria attività
e svolge attività propositive e di impulso
nei confronti dello stesso.
3. È, altresì, di competenza della giunta
metropolitana l’adozione dei regolamenti
sull’ordinamento degli uffici e dei servizi,
nel rispetto dei criteri generali stabiliti dal
consiglio metropolitano.
ART. 9.
(Consiglio metropolitano di Venezia).
1. Il consiglio metropolitano è organo
di indirizzo e di controllo politico-amministrativo
della città metropolitana di Venezia
ed esercita le competenze individuate
dall’articolo 42 del testo unico delle
leggi sull’ordinamento degli enti locali, di
cui al decreto legislativo 18 agosto 2000,
n. 267, e successive modificazioni.
2. Il consiglio metropolitano è composto
da quarantacinque membri eletti ogni
cinque anni secondo le disposizioni previste
dall’articolo 75 del testo unico delle
leggi sull’ordinamento degli enti locali, di
cui al decreto legislativo 18 agosto 2000,
n. 267.
ART. 10.
(Conferenza dei sindaci dei comuni della
città metropolitana di Venezia).
1. La conferenza dei sindaci dei comuni
della città metropolitana di Venezia, di
seguito denominata « conferenza », è organo
di rappresentanza dei comuni.
2. La conferenza è composta da tutti i
sindaci dei comuni della città metropolitana
di Venezia e dai presidenti dei municipi
del comune di Venezia. Non è
ammessa rappresentanza.
3. La conferenza, su richiesta di un
terzo dei suoi componenti, può chiedere al
consiglio metropolitano che una delibera
posta all’ordine del giorno del consiglio
metropolitano sia esaminata, prima della
votazione, anche dalla medesima conferenza.
4. Entro i quindici giorni successivi alla
trasmissione della delibera di cui al
comma 3 da parte del consiglio metropolitano
alla conferenza, questa può proporre
modifiche sulle quali il consiglio
metropolitano decide in via definitiva.
5. La conferenza esprime parere obbligatorio
e non vincolante, entro il termine
di cui al comma 4, sullo statuto della città
metropolitana di Venezia, sul piano territoriale,
sul programma delle opere pubbliche
e sulle forme di gestione dei servizi
pubblici di livello metropolitano.
ART. 11.
(Comitato istituzionale per la salvaguardia
di Venezia).
1. È istituito il Comitato istituzionale
per la salvaguardia di Venezia, di seguito
denominato « Comitato », composto dal
sindaco della città metropolitana di Venezia,
che lo presiede, dal presidente della
giunta regionale del Veneto, dai sindaci dei
comuni aderenti alla città metropolitana,
da un rappresentante dei restanti comuni
della conterminazione lagunare e da un
rappresentante per ciascuno dei Ministeri
dell’ambiente e della tutela del territorio e
del mare, delle infrastrutture e dei trasporti,
per i beni e le attività culturali,
dell’istruzione, dell’università e della ricerca
e dell’economia e delle finanze.
2. Al Comitato sono demandate:
a) l’approvazione del Piano generale e
dei relativi programmi di attuazione annuali
e triennali, predisposti e redatti
dall’ufficio di cui all’articolo 12;
b) la fissazione dell’ammontare delle
risorse finanziarie da mettere a disposizione
annualmente, secondo le modalità
previste dall’articolo 17, sulla base delle
priorità richieste dal Piano generale e
dello stato di attuazione dello stesso.
3. Il presidente del Comitato trasmette
ogni anno al Parlamento una relazione
consuntiva dell’attività svolta nell’anno
precedente e dei risultati raggiunti rispetto
agli obiettivi del Piano generale.
ART. 12.
(Ufficio per la pianificazione strategica).
1. È istituito l’Ufficio per la pianificazione
strategica, posto alle dirette dipendenze
del sindaco della città metropolitana
di Venezia, che elabora il Piano generale.
2. L’Ufficio per la pianificazione strategica
è presieduto dal sindaco della città
metropolitana di Venezia o da un suo
delegato, il quale provvede con cadenza
quadrimestrale a trasmettere una relazione
al Comitato sullo stato di avanzamento
del Piano generale. Il presidente
assicura l’indirizzo, il coordinamento e il
controllo per l’attuazione degli interventi
previsti dalla presente legge; comunica
immediatamente i termini perentori entro
cui ogni ente deve provvedere alle rispettive
incombenze e, in caso di inadempienza,
informa il Comitato, il quale entro
trenta giorni dispone la sostituzione dell’ente
con un commissario ad acta.
3. Entro un mese dalla sua costituzione,
l’Ufficio per la pianificazione strategica
definisce la composizione e adotta
un regolamento per il proprio funzionamento.
4. Presso l’Ufficio per la pianificazione
strategica operano funzionari delle amministrazioni
pubbliche interessate alla realizzazione
del Piano generale. L’Ufficio
svolge le seguenti funzioni:
a) redige e aggiorna periodicamente il
Piano generale, anche secondo gli indirizzi
del Comitato;
b) gestisce il sistema informativo;
c) verifica la correlazione sistemica
del Piano generale:
1) con le azioni finalizzate a rimuovere
le cause del degrado dell’ambiente
lagunare veneziano e, in particolare,
con gli effetti che la realizzazione
degli interventi diffusi produce sugli eventi
di marea medio-alta a breve e a medio
periodo nonché, per le maree eccezionali,
sugli interventi alle bocche di porto in
vista anche dei cambiamenti climatici in
atto soprattutto su scala regionale, tenendo
presente le dinamiche di sviluppo
compatibile del traffico portuale;
2) con il piano per la prevenzione
dell’inquinamento e il risanamento delle
acque del bacino idrografico immediatamente
versante nella laguna di Venezia
redatto dalla regione Veneto e con i piani
redatti dall’autorità di bacino dei fiumi
Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave e
Brenta-Bacchiglione ai sensi del capo II
del titolo II della parte terza del decreto
legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive
modificazioni;
3) con il piano di programma degli
interventi integrati per il risanamento igienico
ed edilizio della città metropolitana
di Venezia e successivi aggiornamenti;
4) con gli interventi finalizzati alla
riconversione socio-economica dell’area
veneziana.
ART. 13.
(Statuto della città metropolitana
di Venezia).
1. Lo statuto della città metropolitana
di Venezia è adottato dal consiglio metropolitano
nei sei mesi successivi allo svolgimento
delle elezioni per la prima costituzione
degli organi di governo.
2. Lo statuto, nel rispetto delle leggi
statali e regionali, stabilisce le norme fondamentali
dell’organizzazione della città
metropolitana di Venezia e, in particolare,
specifica le attribuzioni degli organi e le
forme di garanzia e di partecipazione delle
minoranze, nonché i modi di esercizio
della rappresentanza legale dell’ente, anche
in giudizio. Lo statuto stabilisce, altresì,
i criteri generali della partecipazione
popolare e dell’accesso dei cittadini alle
informazioni e ai procedimenti amministrativi.
3. Lo statuto stabilisce norme per assicurare
condizioni di pari opportunità tra
uomo e donna, ai sensi del codice delle
pari opportunità tra uomo e donna, di cui
al decreto legislativo 11 aprile 2006,
n. 198, e per promuovere la presenza di
entrambi i generi negli organi collegiali
della città metropolitana di Venezia, nonché
degli enti, aziende e istituzioni da essa
dipendenti.
4. Lo statuto è deliberato dal consiglio
metropolitano con il voto favorevole dei
due terzi dei consiglieri. Qualora tale maggioranza
non sia raggiunta, la votazione è
ripetuta in successive sedute da tenere
entro trenta giorni e lo statuto è approvato
se ottiene per due volte il voto favorevole
della maggioranza assoluta dei consiglieri.
Le disposizioni del presente comma si
applicano anche alle modifiche statutarie.
5. Lo statuto è pubblicato nel bollettino
ufficiale della regione Veneto, affisso all’albo
pretorio della città metropolitana di
Venezia per trenta giorni consecutivi e
inviato al Ministero dell’interno per essere
inserito nella raccolta ufficiale degli statuti.
Lo statuto entra in vigore decorsi
trenta giorni dalla sua affissione all’albo
pretorio della città metropolitana di Venezia.
ART. 14.
(Passaggio delle funzioni prefettizie al sindaco
metropolitano di Venezia).
1. Il sindaco metropolitano di Venezia
esercita le attribuzioni spettanti all’autorità
di pubblica sicurezza, previste dalle
leggi vigenti, in materia di industspan style=rie pericolose,
di mestieri rumorosi e incomodi, di
esercizi pubblici, di agenzie, di tipografie,
di mestieri girovaghi, di operai e di domestici,
di malati di mente, di intossicati e
di mendicanti e di minori di anni diciotto.
2. Il sindaco metropolitano esercita le
competenze attribuite al prefetto dall’articolo
14 della legge 24 febbraio 1992,
n. 225.
3. Ove il sindaco del comune interessato
non adotti i provvedimenti di cui
all’articolo 54, comma 11, del testo unico
delle leggi sull’ordinamento degli enti locali,
di cui al decreto legislativo 18 agosto
2000, n. 267, e successive modificazioni, il
sindaco metropolitano provvede in luogo
del prefetto, con propria ordinanza.
4. Nei casi di rilevanza metropolitana,
le competenze attribuite al prefetto dalla
legge 12 giugno 1990, n. 146, sono esercitate
dal sindaco metropolitano.
5. Ai fini dell’esercizio delle attribuzioni
di cui al presente articolo e per
l’osservanza dei regolamenti metropolitani
il sindaco metropolitano si avvale anche
degli organi di polizia statale, ovvero della
polizia locale, urbana e rurale.
6. Le altre attribuzioni conferite al
prefetto dalla legislazione vigente in materia
di pubblica sicurezza sono esercitate,
nell’ambito territoriale della città metropolitana
di Venezia, dal questore di Venezia.
7. Restano ferme le attribuzioni devolute
ai sindaci dei comuni della città
metropolitana di Venezia quali ufficiali di
pubblica sicurezza o ai funzionari di pubblica
sicurezza distaccati.
8. Restano attribuite al prefetto di
Venezia le funzioni di rappresentante
dello Stato per i rapporti con il sistema
delle autonomie e di coordinamento dell’attività
amministrativa degli uffici periferici
dello Stato.
ART. 15.
(Passaggio delle funzioni del Magistrato alle
acque di Venezia al sindaco metropolitano
di Venezia).
1. Il sindaco metropolitano esercita le
attribuzioni spettanti al Magistrato alle
acque di Venezia, previste dalle leggi vigenti.
Sono attribuite al sindaco metropolitano
in via esclusiva tutte le funzioni in
materia di salvaguardia di Venezia e della
laguna riservate alle amministrazioni dello
Stato.
ART. 16.
(Agenzia metropolitana di trasporti della
città metropolitana di Venezia).
1. Ferme restando le competenze regionali
in materia di trasporti, la città
metropolitana di Venezia può istituire
un’agenzia metropolitana dei trasporti alla
quale i comuni appartenenti alla città
metropolitana conferiscono le partecipazioni
societarie da essi detenute nelle
aziende che operano nel settore.
2. Agenzie analoghe a quella di cui al
comma 1 possono essere costituite per la
gestione integrata di servizi pubblici locali
nel rispetto della legislazione nazionale e
delle direttive dell’Unione europea.
ART. 17.
(Risorse umane, strumentali e finanziarie).
1. La città metropolitana di Venezia
acquisisce tutte le risorse umane, strumentali
e finanziarie della provincia di Venezia
inerenti alle funzioni trasferite, senza
nuovi o maggiori oneri a carico della
finanza pubblica.
2. Il personale della provincia di Venezia
addetto a funzioni devolute ai comuni
è trasferito ai comuni stessi per
l’esercizio delle medesime funzioni.
3. Con decreto del Ministro dell’interno,
sentito il sindaco metropolitano di Venezia,
è stabilito il passaggio alla città metropolitana
di Venezia del personale della
prefettura-ufficio territoriale del Governo
di Venezia addetto a funzioni prefettizie
trasferite al sindaco metropolitano ai sensi
dell’articolo 14.
ART. 18.
(Finanziamento della città metropolitana
di Venezia).
1. La città metropolitana di Venezia, ai
sensi dell’articolo 119 della Costituzione,
dispone del gettito dei tributi riferibili al
proprio territorio.
2. La città metropolitana di Venezia
subentra alla provincia di Venezia in tutte
le entrate a essa spettanti.
3. Alla città metropolitana di Venezia è
attribuita un’aliquota di compartecipazione
al gettito delle accise sui carburanti
riscosse nel territorio metropolitano, determinata
con decreto del Presidente del
Consiglio dei ministri, sentito il sindaco
metropolitano.
4. La città metropolitana di Venezia
può istituire imposte e tasse sul turismo.
5. La città metropolitana di Venezia
può istituire altresì tributi di scopo per il
più adeguato svolgimento delle proprie
funzioni.
6. Per garantire l’equilibrio economicofinanziario
della gestione ordinaria, la
città metropolitana di Venezia può adottare
le seguenti apposite misure:
a) conformazione dei servizi resi
dalla città metropolitana a costi standard
unitari di maggiore efficienza;
b) adozione di pratiche di centralizzazione
degli acquisti di beni e servizi di
pertinenza comunale e delle società partecipate
dalla città metropolitana, anche
con la possibilità di adesione a conven-
zioni stipulate ai sensi dell’articolo 26
della legge 23 dicembre 1999, n. 488, e
successive modificazioni, e dell’articolo 58
della legge 23 dicembre 2000, n. 388;
c) razionalizzazione delle partecipazioni
societarie detenute dalla città metropolitana
con lo scopo di pervenire, con
esclusione delle società quotate nei mercati
regolamentati, ad una riduzione delle
società in essere, concentrandone i compiti
e le funzioni, e riduzione dei componenti
degli organi di amministrazione e controllo;
d) riduzione, anche in deroga a
quanto previsto dall’articolo 80 del testo
unico degli enti locali, di cui al decreto
legislativo 18 agosto 2000, n. 267, dei costi
a carico della città metropolitana per il
funzionamento dei propri organi, compresi
i rimborsi dei permessi retribuiti
riconosciuti per gli amministratori;
e) introduzione di un contributo di
soggiorno a carico di coloro che alloggiano
nelle strutture ricettive della città, da applicare
secondo criteri di gradualità in
proporzione alla loro classificazione fino
all’importo massimo di 10 euro per notte
di soggiorno;
f) contributo straordinario nella misura
massima del 66 per cento del maggior
valore immobiliare conseguibile, a fronte
di rilevanti valorizzazioni immobiliari generate
dallo strumento urbanistico generale,
in via diretta o indiretta, rispetto alla
disciplina previgente per la realizzazione
di finalità pubbliche o di interesse generale,
ivi comprese quelle di riqualificazione
urbana, di tutela ambientale, edilizia
e sociale. Tale contributo deve essere destinato
alla realizzazione di opere pubbliche
o di interesse generale ricadenti nell’ambito
di intervento cui accede e può
essere in parte volto anche a finanziare la
spesa corrente, da destinare a progettazioni
ed esecuzioni di opere di interesse
generale, nonché alle attività urbanistiche
e di servizio del territorio. Sono fatti salvi,
in ogni caso, gli impegni di corresponsione
di contributo straordinario già assunti dal
privato operatore in sede di accordo o di
atto d’obbligo a far data dall’entrata in
vigore dello strumento urbanistico generale
vigente;
g) maggiorazione della tariffa di cui
all’articolo 62, comma 2, lettera d), del
decreto legislativo 15 dicembre 1997,
n. 446, e successive modificazioni, in
modo tale che il limite del 25 per cento ivi
indicato possa essere elevato fino al 50 per
cento;
h) maggiorazione, fino al 3 per mille,
dell’imposta comunale sugli immobili sulle
abitazioni diverse dalla prima casa, tenute
a disposizione;
i) utilizzo dei proventi da oneri di
urbanizzazione anche per le spese di manutenzione
ordinaria nonché utilizzo dei
proventi derivanti dalle concessioni cimiteriali
anche per la gestione e per la
manutenzione ordinaria dei cimiteri.
7. Gli investimenti per gli interventi
strutturali per la salvaguardia di Venezia
di cui alla presente legge rientrano nel
capitolo della legge di stabilità di previsione
dello stanziamento annuale e triennale
volto al finanziamento del Piano
generale.
8. L’ammontare delle somme delle
opere, degli incentivi e dei contributi compresi
nel Piano generale è considerato al di
fuori del conteggio dei limiti del patto di
stabilità interno.
9. All’onere derivante dall’attuazione
della presente legge a decorrere dall’anno
2011, si provvede, per quanto non previsto
dalla medesima legge, mediante le entrate
del bilancio dello Stato relative a imposte
dirette e indirette, a diritti e a tasse relativi
ad attività svolte nell’ambito del porto di
Venezia, di competenza dello Stato.
ART. 19.
(Incentivi economici).
1. Al fine di favorire gli interventi di cui
all’articolo 1, la Cassa depositi e prestiti
Spa è autorizzata ad anticipare alla città
metropolitana di Venezia finanziamenti in
conto capitale da utilizzare, fino al limite
di 600 milioni di euro, per ciascuno degli
anni 2011, 2012 e 2013. Con uno o più
decreti del Ministro dello sviluppo economico
sono stabilite le modalità di rimborso
dei crediti alla Cassa depositi e prestiti
Spa, comprese le quote degli interessi
maturati.
2. Alle piccole e medie imprese che nel
triennio 2011-2013 avviano una nuova attività
produttiva nella città metropolitana
di Venezia è concesso un credito d’imposta
utilizzabile per compensazione di imposte
dirette e indirette, secondo modalità definite
con decreto del Ministro dell’economia
e delle finanze da emanare entro tre
mesi dalla data di entrata in vigore della
presente legge.
3. Per favorire l’accesso al credito delle
imprese che investono in attività di ricerca
e di innovazione è istituito un consorzio di
garanzia fidi, alimentato con i fondi di cui
all’articolo 18. Il consorzio stipula con le
banche e gli istituti di credito presenti sul
territorio un’apposita convenzione con garanzia
fino all’80 per cento della somma
richiesta ed erogata, senza segnalazione in
centrale rischi, a un tasso pari all’Euribor
a sei mesi ridotto di un punto percentuale.
4. Al fine di favorire la nascita di
incubatori di imprese che sviluppano la
loro attività nei settori dell’ICT, delle nanotecnologie
o della green economy, il
Parco scientifico tecnologico di Venezia
(VEGA) può accedere alle agevolazioni di
cui al comma 3.
5. Nelle more dell’attuazione del federalismo
fiscale e in considerazione della
particolarità della città metropolitana di
Venezia, nonché nel rispetto della normativa
dell’Unione europea e degli orientamenti
giurisprudenziali della Corte di giustizia
dell’Unione europea, la regione Veneto
con propria legge può, in relazione
all’imposta regionale sulle attività produttive
di cui al decreto legislativo 15 dicembre
1997, n. 446, modificare le aliquote,
fino ad azzerarle, e disporre esenzioni,
detrazioni e deduzioni per le nuove iniziative
produttive nell’area metropolitana
di Venezia.
ART. 20.
(Riconversione dell’economia veneziana).
1. Al fine di perseguire le finalità di cui
all’articolo 1, comma 3, lettere c), d) ed e),
per favorire la riconversione dell’economia
veneziana alla green economy e per contribuire
al raggiungimento degli obiettivi
posti dal Protocollo di Kyoto fatto a Kyoto
l’11 dicembre 1997 e reso esecutivo dalla
legge 1o giugno 2002, n. 120, e dalle direttive
dell’Unione europea in materia, è
previsto il finanziamento di progetti e di
opere, compresi quelli di iniziativa privata,
tesi a ridurre o ad azzerare l’impatto delle
emissioni e dei fattori inquinanti dell’acqua,
dell’aria e del suolo sull’ambiente
lagunare, nonché a sperimentare produzioni
a basso impatto ambientale, progetti
di infrastrutturazione della città, compresi
gli edifici civili, con reti in fibra ottica.
Sono inoltre cofinanziati progetti indirizzati
a progetti « Smart cities », secondo
quanto previsto dal programma dell’Unione
europea « Internet of things ».
2. Per le finalità di cui al comma 1 è,
altresì, prevista l’erogazione di finanziamenti
da parte della città metropolitana di
Venezia, per un periodo non superiore a
cinque anni dalla data di entrata in vigore
della presente legge, finalizzati alla realizzazione
di progetti e di opere, anche di
iniziativa di soggetti di diritto privato,
destinati all’implementazione o all’ammodernamento
delle infrastrutture tecnologiche,
produttive e di trasporto nell’area
metropolitana veneziana.
3. Ai fini dell’attuazione del presente
articolo, il Ministro dello sviluppo economico
adotta, con proprio decreto, le relative
norme di attuazione, ai sensi dell’articolo
17, comma 3, della legge 23 agosto
1988, n. 400, prevedendo, in particolare, il
loro raccordo con le disposizioni vigenti in
materia di incentivi e di agevolazioni alle
attività produttive in conformità alle
norme previste dall’Unione europea in
materia di aiuti di Stato alle imprese.
ART. 21.
(Porto Marghera).
1. Ferme restando le competenze regionali
in materia di bonifiche, è istituita
l’Agenzia metropolitana per la riqualificazione
di Porto Marghera, di seguito denominata
« Agenzia », con l’obiettivo di favorire
l’economicità e la razionalizzazione
dei processi gestionali riguardanti le attività
di analisi di rischio, di caratterizzazione
del sito e di bonifica, nonché di
promuovere lo sviluppo e la riconversione.
L’Agenzia è dotata di personalità giuridica
e ha competenza in via esclusiva in materia
di bonifica dei siti contaminati all’interno
della conterminazione lagunare,
nel rispetto dei princìpi generali di cui al
titolo V della parte quarta del decreto
legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive
modificazioni, e in deroga alle norme
di cui all’articolo 252 dello stesso decreto
legislativo n. 152 del 2006, e successive
modificazioni.
2. L’Agenzia è a maggioranza pubblica,
con una partecipazione del comune di
Venezia non inferiore al 51 per cento,
nonché della regione Veneto, dell’autorità
portuale della città metropolitana di Venezia
e di soggetti privati. Entro un mese
dalla sua costituzione, la giunta della città
metropolitana di Venezia definisce la composizione,
l’organizzazione e il funzionamento
dell’Agenzia.
3. Il direttore dell’Agenzia è nominato
dal sindaco della città metropolitana di
Venezia tra esperti di riconosciuta competenza
in materia ambientale, anche
estranei all’amministrazione. Il direttore è
assunto con contratto di diritto privato di
durata quinquennale non rinnovabile.
4. L’Agenzia può avvalersi di esperti
con rapporto di collaborazione coordinata
e continuativa nel limite massimo di dieci
unità.
5. Alle spese di funzionamento dell’Agenzia
si fa fronte con un contributo
annuo a carico della città metropolitana di
Venezia da definire in sede di approvazione
del bilancio annuale.
6. Entro sei mesi dalla sua costituzione,
l’Agenzia elabora un piano complessivo di
sviluppo dell’area di Porto Marghera.
7. Gli investimenti per l’esecuzione
delle opere di messa in sicurezza e di
bonifica di Porto Marghera sono a carico
delle imprese che acquistano le aree, che
possono essere vendute solo a fronte di
bonifiche effettuate e di un piano industriale
redatto sulla base del piano complessivo
di sviluppo di cui al comma 6.
8. Qualora le attività di cui al comma
7 non siano realizzate nei termini previsti
dai rispettivi piani industriali, l’Agenzia
può imporre ai soggetti inadempienti la
bonifica e l’adeguamento ai piani industriali
per le aree bonificate e, in mancanza,
può acquisire all’interesse pubblico
le aree.
9. Al fine di favorire l’insediamento di
attività produttive legate alla green economy
e di centri di ricerca finalizzati alla
riconversione ecologica e ad alto contenuto
tecnologico, l’Agenzia individua
un’area, di dimensioni non inferiori a 100
ettari dedicata a ospitare tali attività.
10. Le aziende che si insediano nell’area
di cui al comma 9 hanno lquot;; font-size: 14pt;a disponibilità
gratuita dei terreni per i primi
cinque anni dell’insediamento e godono di
contributi da definire nei programmi
triennali di spesa stabiliti dal piano complessivo
di sviluppo di cui al comma 6.
11. L’area di Porto Marghera è esclusa
dall’elenco dei siti di interesse nazionale ai
sensi dell’articolo 252 del decreto legislativo
3 aprile 2006, n. 152, e successive
modificazioni, e i relativi fondi sono trasferiti
all’Agenzia.
ART. 22.
(Arsenale di Venezia).
1. L’Arsenale è un patrimonio inalienabile
e indivisibile della città metropolitana
di Venezia. Le aree e gli insediamenti
militari di Venezia sono trasferiti alla città
metropolitana di Venezia.
2. La città metropolitana di Venezia
procede al trasferimento in concessione a
titolo oneroso ai soggetti che, alla data di
entrata in vigore della presente legge,
occupano legittimamente i compendi immobiliari.
3. Le somme ricavate per effetto della
concessione degli immobili di cui al
comma 2 sono esclusivamente impiegate
per la gestione e per la valorizzazione
dell’Arsenale.
4. La città metropolitana di Venezia si
dota degli strumenti operativi volti a gestire
unitariamente l’Arsenale e a garantirne
la conservazione e il recupero fisici
e funzionali.
5. L’Arsenale è sottoposto ai normali
strumenti urbanistici previsti per la città
metropolitana di Venezia.
6. Sono inoltre sdemanializzate e cedute
gratuitamente alla città metropolitana
di Venezia: idroscalo G. Miraglia,
Forte di Sant’Andrea-Vignole, Arsenale,
San Basilio-aree ex portuali, prospicienti il
canale della Giudecca, parzialmente occupate
dall’università, ex scalo ferroviario a
nord della Marittima, ex lavaggio carrozze
della società Ferrovie dello Stato Spa
lungo il canale della Scomenzera lato est,
caserma Pepe-lido di Venezia, forte
Ca’Bianca-lido di Venezia, arenile del lido
di Venezia, forte Ca’ Roman–località Pallestrina,
forte Penzo-Chioggia.
ART. 23.
(Agevolazioni per la residenza).
1. Le abitazioni realizzate dalla città
metropolitana di Venezia per le finalità di
cui all’articolo 1, comma 4, lettera f), sono
esenti dall’imposta sul valore aggiunto.
2. Il Piano generale stabilisce i fondi da
assegnare annualmente per la realizzazione
delle abitazioni di cui al comma 1.
ART. 24.
(Norme transitorie e finali).
1. Le disposizioni della presente legge
che definiscono l’ordinamento della città
metropolitana di Venezia possono essere
modificate, derogate o abrogate solo
espressamente.
2. All’ordinamento della città metropolitana
di Venezia si applicano, in quanto
compatibili e non in contrasto con la
presente legge, le disposizioni del testo
unico delle leggi sull’ordinamento degli
enti locali, di cui al decreto legislativo 18
agosto 2000, n. 267.
3. Entro tre mesi dalla data di entrata
in vigore della presente legge, sono convocati
i comizi elettorali per l’elezione del
sindaco metropolitano e del consiglio metropolitano
di Venezia.
4. Fino all’istituzione della città metropolitana
di Venezia, le disposizioni contenute
nella presente legge sono attuate in
via transitoria dal comune di Venezia e dai
suoi organi istituzionali, nel rispetto del
principio di leale collaborazione.
ART. 25.
(Abrogazioni).
1. A decorrere dalla data di entrata in
vigore della presente legge sono abrogate
le seguenti norme:
a) regio decreto-legge 21 agosto 1937,
n. 1901, convertito dalla legge 3 febbraio
1938, n. 168;
b) legge 31 marzo 1956, n. 294;
c) legge 20 ottobre 1960, n. 1233;
d) legge 2 marzo 1963, n. 397;
e) legge 5 luglio 1966, n. 526;
f) statuto del Consorzio obbligatorio
per l’ampliamento del porto e della zona
industriale di Venezia-Marghera, di cui al
decreto del Presidente della Repubblica 30
giugno 1967, n. 986;
g) legge 16 aprile 1973, n. 171;
h) decreto del Presidente della Repubblica
20 settembre 1973, n. 791;
i) decreto del Presidente della Repubblica
20 settembre 1973, n. 962;
l) legge 5 agosto 1975, n. 404;
m) decreto-legge 11 gennaio 1980,
n. 4, convertito, con modificazioni, dalla
legge 10 marzo 1980, n. 56;
n) legge 29 novembre 1984, n. 798;
o) decreto-legge 5 febbraio 1990,
n. 16, convertito, con modificazioni, dalla
legge 5 aprile 1990, n. 71;
p) legge 8 novembre 1991, n. 360;

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Venezia, sempre meno residenti in calo anche le isole della laguna
A Venezia 300 abitanti in meno, i residenti dell'estuario scesi sotto quota 30 milandi Enrico Tantucci
VENEZIA. La popolazione comunale tiene, grazie soprattutto al contributo dei nuovi immigrati che prendono la residenza in terraferma. Nel marzo scorso, del resto, all'Anagrafe del Comune di Venezia erano iscritti 26.862 immigrati, già quasi il 10 per cento della popolazione. Ma gli abitanti di Venezia - dove l'effetto-immigrati è molto più labile, anche per l'alto costo della vita e delle abitazioni - continuano inesorabilmente a calare, al ritmo di circa un abitante al giorno. E' la «fotografia» demografica scattata a fine anno dai dati dell'ufficio comunale di Statistica.
Il lieve aumento complessivo è tutto dovuto alla terraferma, mentre il centro storico ha perso altri 321 residenti, con un ritmo di decremento che si è rallentato negli ultimi anni, anche perché si è ormai arrivati allo «zoccolo duro» della residenza. Non diversa - e anzi peggiore - la situazione dell'estuario e se lo scorso anno Venezia aveva infranto la storica barriera dei 60 mila residenti, quest'anno tocca alle isole abbattere, quella, altrettanto significativa, dei 30 mila abitanti.
E se il Lido tiene abbastanza bene, con una flessione di residenza inferiore all'1 per cento - in linea con quella del centro storico - sono le isole minori come Murano, Mazzorbo e Torcello, e le stesse Murano e Sant'Erasmo, che registrano - sia pure su numeri bassi a livello assoluto - un calo che nel primo caso è di quasi il 2 per cento della popolazione e nel secondo è comunque intorno all'1 per cento. Dati particolarmente preoccupanti anche in prospettiva futura, vista, ad esempio, la gravissima crisi del vetro che sta colpendo l'isola di Murano e che non potrà non avere conseguenze serie, in prospettiva, anche sulla sua base demografica, se dovesse protrarsi nel tempo.
A consolarci, le analisi del Coses - il Consorzio per la ricerca e formazione che conduce da tempo analisi statistiche e ricerche spcioeconomiche per conto del Comune - secondo le quali, come ripete da tempo, il futuro demografico di Venezia sarebbe abbastanza roseo, anche sotto quota 60 mila residenti. Centomila «dimoranti» sarebberoo infatti stabili e altri 50 mila presenze giornaliere sono quelle dei turisti. Già oggi gli abitanti del centro storico sarebbero in gran parte foresti e molti dei nuovi immigrati provengono da lontano, piuttosto che dall'area metropolitana intorno a Mestre e Marghera.
La perdita anagrafica si sarebbe di fatto stabilizzata, perché arrivano più nuovi veneziani di quanti non se ne vadano (al di là del saldo nati-morti). Per un quarto si tratta anzi di ritorni. Per il Coses, attrattività turistica, abitativa e pendolare si stanno combinando positivamente. Di qui l'ottimismo per il futuro, anche se è lecito un po' di scetticismo, visto che alla diminuzione costante dei residenti si accompagna anche quella di servizi e attività ad essi strettamente legati, dalla sanità alla vendita di generi di prima necessità. 4 gennaio 2011

Ecco quanto guadagnano i consiglieri comunali di Venezia
Il più ricco è il sindaco Orsoni: ha dichiarato 608 mila euro, cinque case, otto terreni e una barca a vela
di Manuela Pivato
Il sindaco Giorgio Orsoni in un momento di relax nella sua barca a vela
VENEZIA. Con un reddito complessivo di 608 mila euro, cinque appartamenti, due garage, un magazzino, otto terreni, due auto al cinquanta per cento e una barca a vela interamente sua, il sindaco Giorgio Orsoni è il più ricco di Ca' Farsetti. I più poveri, nel senso di zero entrate in quanto entrambi studenti, sono Andrea Renesto dell'Italia del Valori e Simone Venturini dell'Unione di Centro. Per i due giovani consiglieri nè negozi, nè auto, nè amministrazioni, nè partecipazioni a società. E' quanto emerge dalla denuncia dei redditi degli inquilini del municipio nel 2009 resa nota dalla Direzione Affari Generali del Comune.
In vetta alla classifica il primo cittadino, avvocato, che ha presentato un modello 730 da 608 mila euro (con imposta netta di 243 mila euro) dichiarando, inoltre, una spesa elettorale per le amministrative dello scorso marzo di 287 mila euro. Costosetta, però evidentemente ne è valsa la pena. Se la passa decisamente bene anche Cesare Campa, eletto nelle file del Pdl. I beni immobili e la partecipazione a svariate società gli sono valsi nel 2009 un reddito complessivo di 316 mila euro.
Lo tallona il magistrato Ennio Fortuna dell'Unione di centro con un'entrata di 260 mila euro mentre quarto in graduatoria dei più ricchi di Ca' Farsetti si è piazzato Stefano Zecchi eletto con la Lista Brunetta. Per il professore universitario, proprietario di un appartamento al Lido e di un'abitazione di residenza a Milano, il reddito complessivo è stato di 157 mila euro. E ancora sopra i 100 mila euro Maurizio Baratello, commercialista, del Pd - 133 mila per l'esattezza - e Valerio Lastrucci, ingegnere, di Italia dei Valori, che ha dichiarto 108 mila euro. Sotto i 100 mila euro la schiera dei consiglieri comunali si infoltisce. Arriva a 95 mila euro il reddito complessivo di Michele Zuin del Pdl che conta, tra le sue proprietà, una casa al Lido e due a San Vito di Cadore.
Quello di Carlo Pagan, architetto, del Pd, tocca gli 87 mila euro di cui 3 mila sono stati spesi per la campgna elettorale mentre Raffaele Speranzon del Pdl ha denunciato un reddito complessivo di 64 mila euro. Tra le file dei leghisti il reddito di Alberto Mazzonetto si ferma a 53 mila euro (nessun bene immobile e una Opel Astra). E ancora, in ordine sparso, il modello 730 dell'avvocato Jacopo Molina arriva a 32 mila euro, quello di Michele Mognato del Pd a 57 mila euro (2.100 euro spesi per la campagna elettorale) e quello del collega di partito Gabriele Scaramuzza 26 mila euro (mille per la campagna elettorale).
La Lista In Comune vede il capogruppo Giuseppe Caccia dichiarare un reddito comlessivo di 33 mila euro che conta parecchi immobili, tra cui una prima casa nel comune di Venezia e altre al cinquanta per cento sparpagliate tra Lombardia e Piemonte. Della stessa lista Camilla Seibezzi, manager culturale, ha dichiarato 21 mila euro e la proprietà di un quarto di immobile. Reddito a quota 19 mila euro per Sebastiano Bonzio (Rifondazione), proprietario di un appartamento di 70 metri quadrati a Mestre e di una Toyota Corolla del 2003.
E' di Raffaele Speranzon del Pdl l'auto più glamour dei consiglieri comunali: una spider Alfa Romeo inserita nella dichiarazione dei redditi del 2009. 4 gennaio 2011


America's Cup: «Venezia non spenderà un soldo». Ideato un trofeo per la città
Il sindaco Orsoni del capoluogo veneto: 750mila euro investiti dagli imprenditori del Mose
NAPOLI — «Sto proprio prendendo l'aereo per venire a Napoli, a vedere di persona come stanno le cose. Per ora so solo che il cattivo tempo ha giocato un brutto scherzo alla città e all'organizzazione».
Giorgio Orsoni è il sindaco di Venezia, in occasione della Coppa America, sorella gemella della città di Partenope. Gemelle sì, ma eterozigote. La prossima tappa delle preregate si terrà proprio nella città lagunare: si parte l'11 maggio. Ma i due contratti siglati con gli americani sono molto diversi e ce lo spiega proprio Orsoni.
Sindaco, la città di Venezia quanto ha sborsato per l'evento?
«Nulla. I veneziani non spenderanno un euro. Il Comune si occupa solo degli aspetti organizzativi sul territorio, come la vigilanza. Si tratta di costi ordinari come per un qualsiasi evento».
Allora la Regione Veneto o la Provincia di Venezia quanto hanno stanziato per la Coppa America?
«Nulla».
Scusi, chi paga?
«Abbiamo avuto una sponsorizzazione importante del consorzio Venezia Nuova (il consorzio che costruisce il Mose) che si è assunto l'onere di coprire tutte le spese. Il pubblico non mette un euro».
Lo sa che a Napoli non è così? Lo sa che sono stati utilizzati fondi europei? Pare circa 10 milioni, anche se la delibera regionale parla di 22 milioni di euro?
«Non conosco il contratto napoletano, il nostro è questo».
Come se la spiega questa differenza?
«Guardi la Coppa America in Italia l'abbiamo portata noi. Io sono andato a Cascais per contattare gli organizzatori dell'evento. In un primo momento ci avevano chiesto una cifra spaventosa».
Poi?
«Io ho detto che avrebbero dovuto pagare loro per venire a gareggiare a Venezia. A quel punto ci siamo accordati».
In che modo?
«I privati spenderanno circa 750 mila euro l'anno per organizzare l'evento a Venezia».
Ci sono interventi urbanistici rilevanti?
«Ecco questo è il vantaggio della Coppa America. Ci saranno interventi in Arsenale per adeguarlo all'evento e questo significherà riqualificare un'area importante della città e restituirla ai cittadini».
In questo caso paga il pubblico?
«No, gli interventi vengono pagati dai privati».
Le regate cominceranno l'11 maggio, Venezia è pronta?
«Stiamo andando avanti. In gran parte il luogo dove sarà ospitato il villaggio tecnico è già predisposto, la nave dell'organizzazione entrerà direttamente in Arsenale e sulle rive antistanti verranno installate le strutture per il pubblico. Ripeto quello che mi ha convinto della Coppa America è che era un'opportunità per restituire alla città l'Arsenale».
Pensa che sia un evento che attrae molti turisti?
«La Coppa America dà un'immagine forte, ma francamente Venezia non insegue questi grandi eventi. Abbiamo già 22 milioni di turisti ogni anno che ci omaggiano della loro presenza. Diciamo che un evento come questo porta un turismo qualificato, mirato e questa può essere una nuova opportunità. Ma ora salgo in aereo. Tra un'ora ci vediamo a Napoli. Tempo permettendo».
In serata Orsoni ha partecipato al cocktail nel Village insieme al sindaco de Magistris.
Simona Brandolini