lunedì 29 novembre 2010

Figlia di Riina a giudizio a Lecce per frode informatica


TRICASE (LECCE) – Maria Concetta Riina, la figlia 35enne del capomafia Totò, è stata rinviata a giudizio dal giudice del Tribunale di Tricase, Annalisa De Benedictis, con l’accusa di frode informatica.
La donna, secondo le poche informazioni apprese, si sarebbe impossessata di poco più di duemila euro dal conto corrente intestato a un sacerdote del basso Salento. Il denaro, che doveva essere utilizzato per contribuire al sostentamento del clero della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, è stato dirottato a una filiale di Palermo delle Poste. Le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica Maria Cristina Rizzo dopo la denuncia del religioso. Il processo si terrà il prossimo 2 febbraio.
29 Novembre 2010
Fonte: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=386176

 

Zaia: no Veneto a rifiuti dalla Campania


29/11/2010 21:49
Il Veneto non fa parte delle Regioni disposte ad accogliere le immondizie della Campania. Lo ha ribadito il presidente del Veneto, Zaia, dopo l'annuncio del presidente delle Regioni, Errani, sull'accordo raggiunto con il governo. Il no del Veneto deriva anche"dalla mole impressionante di rifiuti, circa 70 mila tonnellate, che dobbiamo smaltire come 'frutto' dell'alluvione del 31 ottobre scorso in Veneto", rimarca Zaia. Necessario in ogni modo un "tavolo tecnico che affronti questo problema".
Asterisco.
Ga rason el toso. Con tutta la puza che se ritrovi non potea giunger poco de piu’. (Traduzione: Ha ragione il tizio. Con tutta la puzza che deve respirare quotidianamente non poteva aggiungerne un po’ di piu’).
grecanico.
Fonte:
http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/view.jsp?id=860&p=101

La Finanza indaga su bilanci della Fiera del Levante


BARI – I bilanci dal 2007 in poi della Fiera del Levante di Bari e alcuni contratti sono stati acquisiti oggi da militari del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza nell’ambito di un’indagine conoscitiva (senza ipotesi di reato nè indagati) avviata dalla procura.
Nei giorni scorsi si è dimesso il segretario generale dell’ente Riccardo Rolli. Dimissioni che sono state accolte dal cda che vuole rilanciare la Fiera dopo che nel 2009 il bilancio dell’ente ha chiuso con un buco di 4,7 milioni di euro. Gli accertamenti dei militari fanno riferimento ad un’analisi preliminare avviata dopo la pubblicazione di articoli di stampa. Le indagini riguardano costi, spese e consulenze pagate dall’ente fieristico.
29 Novembre 2010
FONTE:
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=386174

 

Gheddafi loda l'Italia per la lotta ai clandestini, ma il Quirinale frena sul cavalierato al rais di Tripoli


dall'inviato Gerardo Pelosi
TRIPOLI. Per la seconda volta in pochi mesi Silvio Berlusconi avrebbe voluto "blindare" il rapporto di "amicizia e cooperazione" con la Grande Jamahiriya libica offrendo al colonnello Gheddafi la più alta onorificenza della Repubblica italiana, ossia il cavalierato di Gran croce che viene normalmente concesso, su proposta del capo del Governo, ai capi di Stato e di Governo stranieri con i quali il nostro Paese ha rapporti di particolare vicinanza.
Il premier italiano aveva già tentato, ma inutilmente, di consegnare l'onorificenza a Gheddafi il 30 agosto scorso a Roma in occasione dei festeggiamenti per l'anniversario della firma del Trattato di amicizia e cooperazione Italia-Libia. Ma la richiesta avanzata al Quirinale avrebbe incontrato più di qualche difficoltà. Le procedure necessarie alla consegna dell'onorificenza avrebbero richiesto più tempo del necessario. Un "no" formale non sarebbe mai stato messo nero su bianco, ma di sicuro dal Colle un assenso alla richiesta non sarebbe mai arrivato fino al punto da fare pensare a una "frenata" del Quirinale su una proposta giudicata "poco opportuna".
I tempi di istruzione della pratica non avrebbero neppure consentito a Berlusconi di portare le insegne di "Cavaliere di gran croce" per Gheddafi questa mattina a Tripoli. Nel vertice Unione africana-Ue Berlusconi era oggi l'unico dei premier presenti tra i grandi Paesi Ue (Francia, Germania e Regno Unito erano presenti solo a livello ministeriale). E solo al nostro paese Gheddafi ha riservato parole di apprezzamento per la collaborazione nella lotta all'immigrazione clandestina mentre, ha aggiunto il colonnello, se l'Europa intera vorrà frenare il fenomeno «dovrà versare alla Libia 5 miliardi di dollari».
Dal diario di Maria M., «gheddafina» in viaggio premio a Tripoli (con bonus di 3mila euro)
Mentre su tutti i siti di informazione imperversano le rivelazioni di Wikileaks - che riguardano tra gli altri il nostro premier definito dalla diplomazia statunitense come «vanitoso, incapace, debole politicamente e fisicamente anche a causa dei suoi party selvaggi» e il leader Gheddafi rappresentato come «un ipocondriaco schiavo del botulino che non si muove mai senza la compagnia della sua infermiera ucraina bionda voluttuosa» - il Guardian pubblica il diario di Maria M., una delle ragazze che hanno accettato l'invito di Gheddafi al tour di sette giorni in Libia.
Alle gheddafine omaggiate ciascuna di tremila euro è stato offerto nel pacchetto, la visita alle meraviglie del paese, il pittoresco incontro in tenda con il leader, e la possibilità di essere convertite all'Islam. I viaggi "culturali" sono stati organizzati dall'agenzia italiana Hostessweb di Alessandro Londero; la stessa che ha garantito la presenza di giovani donne italiane ai due incontri sulla cultura islamica tenuti a Roma da Gheddafi, nel 2009 e nell'agosto scorso.
Al loro arrivo a Tripoli, a ottobre, Maria (28 anni) e altre 19 ragazze dopo aver ricevuto 3.000 euro hanno visitato siti archeologici, ospedali, suk e l'accademia femminile di polizia. Poi tutte nella tenda di Gheddafi - che come scrive sul diario - si trovava a circa 30 chilometri da Sirte: «Siamo stati fermate da uomini armati fino ai denti in tre posti di controllo prima di vedere due enormi tende, una coppia di camper usati come bagni, un generatore grande e rumoroso e centinaia di cammelli».
Le giovani bellezze italiche hanno atteso ore prima che apparisse il leader libico pronto ad ammaliarle con le sue profezie: «Ci ha detto che gran parte dell'Europa diventerà musulmana grazie all'ingresso della Turchia nell'Unione europea e che dovremmo abbracciare la fede di Maometto perché Cristo predisse che sarebbe arrivato un profeta dopo di lui che avrebbe preso il suo posto». Dopo la lezione di religione, l'invito alla conversione che, secondo Maria, è stata accolta da due di loro, con grande sorpresa e sospetto delle altre presenti: «Ci siamo guardate e poi, incredibile, due ragazze si sono alzate in piedi, cosa che non pensavo avrebbero mai fatto». Rea Beko, rumena di 27 anni che vive a Roma con la famiglia, che si è convertita lo scorso marzo ha confermato di aver ricevuto un regalo, una forma di aiuto, per aiutare il suo percorso verso la nuova fede.
Alessandro Londero, presidente di e ad di Hostessweb «leader delle società di servizi che offrono hostess per fiere, meeting, congressi, e servizi per le imprese come sicurezza e assistenza personale di vario genere.» (come si legge sul sito) ha dichiarato al Guardian che la lista di ragazze che vogliono incontrare Gheddafi è più lunga di quella delle persone in visita dal Papa. Proprio per questo motivo il reclutamento delle aspiranti ghedaffine potrebbe allargarsi anche nel Regno Unito.
Il prossimo viaggio all inclusive in Libia è previsto per il mese prossimo e Londero aggiunge che verranno scartate le ragazze israeliane e quelle troppo interessate ai bonus conversione. Nel frattempo i due leader nel mirino di WikiLeaks Silvio Berlusconi, che ha commentato con una risata lo scoop, e Muhammar Gheddafi, si incontreranno oggi e domani a Tripoli durante il terzo vertice tra Europa e Africa. (L.B.)
29 novembre 2010
Fonte:
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-11-29/gheddafi-loda-italia-lotta-205427.shtml?uuid=AYT0WpnC


“Parenti d’oro” nel Pd. Il marito della Finocchiaro ottiene consulenze con la “benedizione” della Regione Sicilia


L’azienda del marito della Finocchiaro ha ottenuto una consulenza con la Asl di Catania.
Della vicenda si sono occupati sia Giuseppe Giustolisi per il Fatto Quotidiano che Alessandra Ziniti per Repubblica, secondo i quali c’è stata la “benedizione” della giunta Lombardo.
“Solsamb”, una società a responsabilità limitata amministrata dal dottor Melchiorre Fidelbo, marito di Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato, avrebbe ottenuto un primo finanziamento di trecentocinquantamila euro “per fornire la consulenza logistica, a formare il personale e a realizzare la rete informatica” nel quadro di una convenzione con l’Azienda sanitaria provinciale di Catania volta alla realizzazione di una “Casa della Salute” a Giarre (Catania).
L’articolo di Alessandra Ziniti suggerisce che la società del dottor Fidelbo, costituita ex novo e priva di esperienza nel settore, sarebbe stata fondata proprio in funzione del progetto, poi approvato a tempo di record. “Nel giro di 48 ore – scrive la Ziniti – la Asp 3 di Catania approva e trasmette il progetto alla Regione. All’assessorato alla Sanità, allora guidato da Roberto Lagalla (al governo c’è Cuffaro), il progetto della Solsamb arriva il 26 novembre e il giorno dopo, con parere tecnico favorevole, viene spedito al Ministero della Salute per accedere al relativo finanziamento”.
L’allora Ministro della Salute del secondo governo Prodi era Livia Turco (Pd), un’altra delle personalità intervenute all’inaugurazione del centro. Con la riforma sanitaria della Regione, promossa dalla Giunta di Raffaele Lombardo, la ex Casa della Salute è stata trasformata in “Presidio territoriale di assistenza”, al quale l’assessore regionale alla Salute, Massimo Russo, avrebbe destinato un finanziamento complessivo pari a un milione e 200 mila euro. Ma, scrive Giustolisi, “nessuno osi parlare di familismo perché lei (la Fnocchiaro) minaccia sfracelli (e querele)”.
29 novembre 2010 | 19:26
Fonte:
http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/finocchiaro-marito-fidelbo-consulenze-asl-659033/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29


Mercati, tentativi speculazione su Italia


29 novembre, 18:19
ROMA  - In un mercato del debito europeo dove la tensione è di per sé "acuta", stamani sono state fatte circolare voci di un risultato negativo dell'asta dei Btp italiani, poi smentite dai risultati del collocamento.
Lo riferiscono alcuni operatori, secondo cui le voci sarebbero state diffuse "ad hoc" per "mettere pressione sul debito italiano" ed europeo. E si prevedono nuove tensioni: dopo l'accordo sugli aiuti all'Irlanda ora si guarda al resto dei Paesi "periferici" e "sicuramente il mercato ci proverà ancora", dice un trader proveniente da una delle maggiori banche italiane. Proprio queste voci - riferiscono gli operatori - avrebbero contribuito a far salire a livelli record i premi di rendimento italiani e spagnoli. Nello specifico, stamani si era diffusa la speculazione secondo cui l'asta dei Btp e Cct non sarebbe stata interamente coperta, riferisce un trader. Il collocamento ha poi visto una domanda pari a oltre nove miliardi di euro a fronte dei sette offerti. A fronte di un'offerta tra Ccteu e Btp (triennali e decennali) per 7 milioni di euro complessivi la domanda è stata pari a 9,1 milioni di euro. I tassi sono tuttavia risultati in forte rialzo, di circa mezzo punto.
Fonte: 
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2010/11/29/visualizza_new.html_1675484909.html


Le memorie sfregiate di Pompei


Creata il 29/11/2010 - 17:30
Mauro Francesco Minervino
STORIA. Il recente crollo della “Caserma dei gladiatori” è solo l’ultimo sbrego a uno dei siti archeologici più importanti del mondo. Un luogo, scoperto quasi per caso, che ha ispirato tante pagine letterarie (“La ginestra” di Leopardi ad esempio) e altrettante opere pittoriche. Questa città sepolta dalla lava ha rappresentato per secoli la memoria e l’immaginario dell’antico ma anche un monito per moderare la superbia e la presunzione dei moderni con le loro pretese di dominio sulla natura e di potere sul presente. Alle metafore di questo sito ha attinto anche la migliore coscienza filosofica dell’Europa e del mondo. Di tutto ciò è scarsamente consapevole la cultura italiana.
Quando si dice «gli ultimi giorni di Pompei». Quelli di adesso però. Quod non fecerunt Barbari - et Vesuvius. Non era bastata la terribile eruzione pliniana del Vesuvio, il terremoto, la cenere ardente che aveva seppellito uomini e cose più di 2000 anni fa. Per secoli l’antica Pompei aveva resistito agli sfregi, sigillata sottoterra dopo l’eruzione del 79 d.C. Curioso: la riscoperta della città antica avvenne tardi e fu per un caso. Roba da effetti collaterali di lavori pubblici d’annata. La costruzione del Canale di Sarno (guarda caso lo stesso, superabusato da cemento, inquinamento e cattiva manutenzione, che porta dritto ai guai alluvionali di oggi), eseguita dall’architetto tardo-rinascimentale Domenico Fontana tra il 1592 e il 1600, fece affiorare per la prima volta alla luce parti di edifici e iscrizioni pubbliche.
Una tragica allegoria
L’inizio ufficiale degli scavi archeologici nell’area coincise invece con il regno illuminato di Carlo III di Borbone. Solo nel 1763 la scoperta dell’iscrizione di T. Suedius Clemens in cui compare il nome di Pompeii permise l’identificazione certa della città. Il resto è storia di archeologi e viaggiatori, di pittori e scrittori, di colti ed eccentrici artisti e perdigiorno stranieri che dall’epoca del Grand Tour in poi vennero in quest’angolo impaludato dell’antica Campania Felix per aggirarsi tra le rovine e le stranezze esotiche del sito. Già allora Pompei era un bel souvenir per chi volesse riflettere senza troppe illusioni sui destini prevalentemente macabri e bizzarri che avvolgono le vicende del mondo e le imprese umane, destinate dal tempo al loro radicale “divenir altro”. Felicità e morte all’ombra del Vesuvio tratteggiavano un severo richiamo già allora, tra i calchi degli abitanti intrappolati dalla lava per strada, davanti ai resti corruschi del Foro e ai sontuosi Archi onorari avvolti dai fantasmi di imperatori e potenti trapassati nella polvere dei secoli. Un fascino che coglieva ben poco nel segno tra i nostri progenitori. A parte Giacomo Leopardi, che scrivendo La ginestra nel 1836 contempla il monito de “l’estinta Pompei, come sepolto scheletro” e davanti allo spettacolo della devastazione scrive: “secol superbo e sciocco”;  “l’uom di eternità s’arroga il vanto”; “non so se il riso o la pietà prevale”.
Pompei è stata la memoria e l’immaginario dell’antico, ma anche un monito per moderare la superbia degli spiriti “eletti” e la presunzione dei moderni con le loro pretese di dominio sulla natura e di potere sul presente. Un tesoro a cui ha attinto la migliore coscienza filosofica dell’Europa e del mondo. Tranne la nostra e quella dei nostri governanti. I nuovi più dei vecchi, a quanto pare. Il fascino estetico e la tragica allegoria dell’antica Pompei ha funzionato soprattutto per gli stranieri. Per intere generazioni di archeologi, come l’inglese sir Austen Henry Layard, e di collezionisti illustri come il barone Rothschild e lord Berwick. Anche le arti figurative si ispirarono a lungo alla pensosa contemplazione delle rovine di Pompei. La città disincagliata dalla cenere compare nelle opere di grandi vedutisti come Blechen o Hackert, che raffigurarono immagini dello stato degli edifici scavati o ne proposero ricostruzioni verosimili. Altri diedero vita a rappresentazioni del tutto immaginarie, come quella del pittore russo Karl Briullov, che nel 1833 fu il primo a dipingere un quadro intitolato “L’ultimo giorno di Pompei”.
Altrettanto fecero semplici viaggiatori, intellettuali e artisti europei passati da Pompei. Tra questi molti architetti francesi, che nell’Ottocento in visita ai resti della città campana riportarono in grafica ciò che vedevano in sito. Bellissimi i disegni e le ricostruzioni architettoniche di Pompei di Callet, Jaussely, Lesueur, Duban e Blouet, che non solo disegnarono lo stato dei monumenti in quel momento, ma illustrarono ricostruzioni delle architetture e di interi contesti paesaggistici dell’area pompeiana. Poi fu la volta di schiere di stranieri romantici, entusiasti e visionari, che da Goethe a Norman Douglas, dal Neoclassicismo sino all’Art Nouveau diedero nuove ali e fantasia alle immagini e all’immaginario di Pompei. La mitologia di luoghi di delizia e di tragedia come Pompei, Ercolano e Paeustum ritorna in pittori di fama come Füssli e Pitloo, in esteti raffinati come Godward e Alma-Tadema, in artisti italiani di buonissimo mestiere come Salfi, Gordigiani e Palizzi, solo per fare qualche nome. Poi giù fino ai nostri tempi senza più bellezza.
Smarrimento di senso
Gli ultimi giorni della Pompei di adesso sono invece quelli dei vacanzieri intruppati in un rito di passaggio del turismo di consumo. Pompei è diventata la tappa a buon mercato di una storia smemorata, un sito spalancato allo sbigliettamento di massa. In nome di un business senza più fascino e bellezza, aperto all’assalto di orde di turisti paninari e scarabocchioni, ai consumatori frettolosi di anticaglie pruriginose e souvenir di plastica. E non c’è fine. Povera Pompei. Doveva arrivare l’acquazzone drogato dai cambiamenti climatici a completare l’incuria sciagurata di questi tempi peggiori della lava del Vesuvio e politicamente scorretti, che più scorretti non si può, nei confronti della cultura e del patrimonio. Forse è anche per questo che il sinistro crollo della “Schola Armaturarum Iuventutis Pompeianae”, la cosiddetta “Caserma dei gladiatori”, è subito apparso foriero, urbi et orbi, di ben altre catastrofi social-politiche che agitano l’arena nostrana. Pompei crolla nell’incuria e nel fango dell’ennesima alluvione-scaricabarile in onda davanti alle tv di tutto il mondo.
L’ultimo sfregio arriva al seguito di Noemi e Ruby, con le sceneggiate terminali della cortigianeria in cui sguazza il basso-impero catodico berlusconiano. L’immagine di Pompei che frana coincide con lo smarrimento collettivo del senso di Paese, con la paralisi del sistema politico, col ritorno in grande stile della monnezza per le strade di Napoli. Il colmo di una congiunzione apocalittica che mette in fila tutti i simboli cosmici di sputtanamento materiale e morale percepito in Italia e all’estero. Il climax dello sfarinamento di questo Paese-reale in rovinosa caduta libera, che degli oneri della storia e della seduzione delle rovine - quelle onuste della gloria del passato - non sa più che farsene. Del resto, come pare aver detto per smarcarsi subito dell’impiccio dei crolli pompeiani il sulfureo poeta-ministro Bondi, «nihil potest durare tempore perpetuo».
Nel Novecento il maggiore archeologo italiano a scavare a Pompei fu Amedeo Maiuri, che proprio sul rinvenimento dei resti della Palestra dei Gladiatori ci ha lasciato pagine indimenticabili e piene di emozione, come questa: “Lo scavo della palestra, vicino all’anfiteatro, mi offrì un vero campo di morte. Vi si lavorava intensamente per riparare i danni del terremoto di 17 anni prima, operai e ragazzi erano al lavoro. Quando esplose la furia del vulcano corsero a ripararsi sotto la tettoia della grande latrina e, sbarrata la porta, attesero che la tempesta passasse: quando passò restarono chiusi in quel carcere. Dalle finestre era entrata la cenere e con essa la morte. Uno solo era rimasto fuori: il mulattiere con la sua bestia da fatica. Dopo aver bussato disperatamente alla porta, s’era raggomitolato come un grande lombrico nei suoi panni, con il capo incappucciato, e così era morto, contro il muro del portico, flagellato e soffocato dal turbine delle ceneri. Accanto si trovarono le ossa della sua bestia, che portava attorno al collo una collana di grani di vetro colorato, di quelle che ancora oggi i mulattieri napoletani usano mettere attorno al collo delle loro cavalcature”.
Pare che prima del crollo per le infiltrazioni d’acqua, dietro quei muri abbattuti, in quella che fu la caserma dei gladiatori, erano state montate persino delle grosse tende che servivano da camerini per gli spettacoli all’aperto. Magari per rappresentare una pièce teatrale tratta proprio da Gli ultimi giorni di Pompei di sir Edward Bulwer-Lytton, romanziere, drammaturgo e politico inglese. Un copione perfetto da mandare in scena proprio tra le antiche mura del Teatro Grande di Pompei.

Dopo lungo oblio il romanzone genere “spada e sandalo” dello scrittore inglese - che in Italia già nel 1913 divenne un film muto diretto da Mario Caserini-, richiamato in ballo in questi giorni come l’antonomasia dello stato delle cose nel nostro Paese, appare ricco di coincidenze e risonanze che ricordano sul serio molte delle magagne nazionali e delle poco commendevoli imprese del’attuale circo politico-mediatico. Scritto nel 1834 dopo un viaggio in Italia, Bulwer-Lytton fa rivivere la Pompei del 79 d.C. e ci accompagna per le vie della “città dei morti” come se fosse viva e attuale. Con l’immaginazione ci racconta le vicende di figure che vissero davvero a Pompei ai tempi dell’eruzione (come Sallustio, Diomede, etc.), e per storie e personaggi inventati prende ispirazione dai resti dei calchi pietrificati dei senza nome ritrovati durante gli scavi. Nel romanzo di Bulwer-Lytton succede di tutto.
C’è il catalogo alto/basso e versicolore dei vizi italici.
Rappresentati al meglio dal suo immutabile generone politico e di comando. I poveri sempre contrastati (il poeta tragico Glauco e l’amata Jone, una profuga greca sbarcata a Pompei da pochi mesi), gli intrighi di palazzo e la cattiva politica, il ricchissimo patrizio Clodio impegnato solo a soddisfare la sua smania di potere e di divertirtimenti piccanti, tra scongiuri e riti magici (con il cattivo Arbace, l’egiziano), gelosie tra cortigiane (Nidia, Giulia), schiavi coraggiosi che combattono nell’arena come il gladiatore Lidone, e persino la comparsa di un nuovo partito religioso (la “setta” dei cristiani). Sullo sfondo incombe minaccioso il Vesuvio, che ora come allora, se si incazza di nuovo è pronto a rivoltare in tragedia la storia e a seppellire tutto e tutti  nel giro di poche ore, come accadde nella catastrofe che incenerì la città nel 79 d.C.

Le pagine di letteratura
Per secoli il sito di Pompei con l’immaginario delle sue rappresentazioni nella letteratura, nella filosofia e  nell’arte, ha mantenuto un ruolo guida nella stratificazione della cultura intellettuale europea. Rovine eccellenti, eredità considerate a lungo il participio morale dell’epopea umana successiva alle scoperte e ai primi scavi archeologici moderni. Il significato allegorico delle rovine pompeiane, la decadenza degli archi trionfali dedicati a sommi imperatori come Augusto, Tiberio e Caligola, i calchi dei morenti, i resti del tempio della Fortuna, lo spoglio della città e dei suoi monumenti abbandonati al tarlo del tempo e all’indifferenza della natura mediterranea, restano capitali estetici e culturali per tutta l’umanità.
La “moral suasion” esercitata da Pompei sulla riflessione filosofica e sull’immaginazione artistica dura a dispetto di tutto. Un filosofo della storia come Walter Benjamin, ancora nel 1931 a seguito di un viaggio al Sud scrisse La scomparsa di Pompei ed Ercolano. Persino adesso in tempi di crisi globale rimane una sola Pompei.
In un romanzo del 2003, Pompei, Robert Harris rilegge il fuoco che ha avvolto e distrutto le torri gemelle di New York, segnale del lunga decadenza della civiltà occidentale, come il fuoco che distrusse Pompei prima della civiltà romana. E forse senza un racconto minore dello scrittore tedesco Wilhelm Jensen (1837-1911), autore di Gradiva. Una fantasia pompeiana, non avremmo mai avuto neanche l’interpretazione dei sogni e la Psicoanalisi di Freud e Jung. L’ingarbugliata narrazione pompeiana descritta da Jensen nel 1903, fu poi analizzata e portata a ragione nel celebre saggio di Freud Delirio e sogni nella Gradiva di Jensen. Lo stesso Freud mosso dal desiderio di vedere Pompei “volge al Sud” pensiero e passione. Davanti ai resti dell’area archeologica visitata nel 1901, riflette sul seppellimento della città antica. Intuisce che gli strati di cenere conservano il passato scomparso in un modo simile a quello delle rimozioni della psiche e comprende quanto l’esperienza dello psicoanalista sia comparabile a quella dell’archeologo. Così, tra le rovine del passato e gli scavi della vecchia Pompei decifrati dal padre della psicoanalisi, scaturiva il centro del pensiero critico prodotto dalla ragione occidentale del Novecento.
Noi invece continuiamo a brancolare negli incubi italici. Credendo di vivere nel migliore dei mondi possibili, lasciamo Pompei -  dichiarata nel 1997 dall’Unesco sito patrimonio mondiale dell’umanità “per il suo valore di testimonianza della vita quotidiana e urbana nella civiltà romana” -  alluvionata e franata, sommersa dall’incuria e dalla piena del turismo selvaggio.
http://www.terranews.it/news/2010/11/le-memorie-sfregiate-di-pompei-0

Finanziaria lucana. De Filippo: momenti sono molto difficili.


POTENZA – La manovra finanziaria 2011 della Regione Basilicata – che oggi il presidente della giunta regionale, Vito De Filippo, ha illustrato alle parti sociali, si colloca “nel tempo più complicato della vita pubblica italiana”.
Lo ha reso noto l’ufficio stampa dell’esecutivo lucano. De Filippo, riferendosi ai tagli, ha detto che “quest’anno per il Patto di stabilità la Regione Basilicata potrà spendere non più di 742 milioni di euro, pena l’incameramento delle risorse da parte della Ragioneria dello Stato. La valutazione delle politiche regionali è comunque criticabile, ma è bene avere chiaro lo scenario in cui la Regione si muove”.
Nell’illustrare i tagli settore per settore, il goverantore ha spiegato che, “con la manovra attuale, se non interverranno modifiche dell’ultima ora, la quantità dei minori trasferimenti alla Regione Basilicata sarà di 112,7 milioni di euro, al netto della sanità. Un possibile ripensamento porterebbe alla riduzione di questa cifra a 88,3 milioni di euro. Ad oggi ci troviamo di fronte all’azzeramento di circa il 90 per cento dei trasferimenti che lo Stato ha sinora garantito alla Regione Basilicata. Se la Regione non avesse i diritti di sfruttamento del petrolio, che quest’anno utilizza al cento per cento per coprire i servizi essenziali della spesa corrente – ha concluso De Filippo – avremmo avuto seri problemi finanziari, al pari della altre Regioni”.
Nonostante i “drammatici tagli” pervisti dalla finanziaria del Governo, De Filippo ha detto che la legge di spesa della Regione per il 2011 “punta fortemente” su scuola, università, ricerca e che “uguale attenzione sarà riservata al sostegno delle imprese, alla tutela della spesa sociale, alle politiche di inclusione sociale e alla istituzione delle aree di programma”. Ribadendo anche il sostegno ad altri servizi di interesse pubblico, De Filippo ha sottolineato che “la manovra finanziaria opera una ragionata razionalizzazione di tutte le risorse a disposizione con la dovuta attenzione alla tenuta dell’equilibrio di bilancio. Si tratta, in sostanza, di un bilancio che, malgrado la crisi internazionale e i pesanti tagli operati dallo Stato ribadisce, non senza grandi difficoltà, alcune scelte prioritarie “.
In particolare dieci milioni di euro andranno all’Università della Basilicata, un milione per migliorare i servizi ai suoi studenti, quattro milioni ai fondi regionali per la cittadinanza solidale, dieci milioni al “fondo di garanzia per il circolante delle imprese”, 22 milioni a ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico, 46 milioni alla politica agricola, 45 milioni alla forestazione, 12,5 milioni al progetto “vie blu”, 138 milioni ai trasporti, 33 milioni alla reindustrializzazione della Val Basento, 40 milioni al “completamento del programma operativo Val d’Agri”, 29 milioni al Senisese, 27,7 milioni per gli enti dipendenti dalla Regione, mentre “i fondi destinati agli interventi previsti dalla Programmazione Comunitaria 2007-2013 sono: 407 milioni di euro Fesr; 164 milioni di euro Fse; 3,2 milioni di euro Fep”.
asterisco.
Eduardo de Filippo mori’. Non ha lasciato omonimi degni della sua ombra. Questo prende per i fondelli. Lo schema della finanziaria e’ degno del copyright ‘Colombo ed amici, ed amici degli amici’. Sembra scritta ai tempi in cui frequentavo il Liceo, li’, in Basilicata.
Questo incapace, dovrebbe far pagare le royalties sul greggio in base alle stime sui derivati del barile. Non sul barile cosi’ com’e. Deficiente. Dovrebbe consultarsi con le comunita’ locali, con gli aspiranti piccoli imprenditori, con i laureati. Idiota, prima di riscrivere l’ennesima finanzioaria uguale a se stessa nei secoli, pensa. Un poco, non sforzarti, non ce la faresti. Mulo.
grecanico
29 Novembre 2010
FONTE: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=386084

La Germania è lontana, la Borsa scivola giù


Milano, 29-11-2010
Dopo che il premio di rendimento pagato dai Btp italiani decennali rispetto al Bund tedesco è volato a nuovi massimi dall'introduzione dell'euro, toccando i 200 punti base, Piazza Affari - al momento la peggiore tra le principali Borse europee - ha ulteriormente peggiorato il suo andamento. L'indice Ftse Mib segna una perdita del 2,27%, l'Ftse All Share un ribasso del 2,14%.
FONTE: http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=147865

Università, Miur: Ecco la mappa degli sprechi degli atenei italiani


La denuncia del ministero, dalle sedi distaccate nelle località più disparate ai fondi per la conservazione dell'asino dell'Amiata
Roma, 29 nov (Il Velino) - “Affermare che l’Italia spende poco per l’università è falso. Il nostro Paese spende molto ma lo fa male, alimentando sprechi e privilegi non più sostenibili.
Negli anni l’università italiana non si è sviluppata attorno agli interessi degli studenti ma rispetto a quelli dei professori, dei rettori e di tutti coloro che, a vario titolo, sono impiegati all’interno degli atenei. A farne le spese quindi sono stati soprattutto gli studenti ai quali l’università dovrebbe offrire una didattica e una formazione di qualità che consenta un ingresso immediato nel mondo del lavoro”. È quanto si legge in un comunicato stampa del Miur, che aggiunge: “Allo stesso modo l’attività di ricerca è diventata, in alcuni casi, sempre più autoreferenziale, perdendo di vista gli interessi strategici e le necessità di sviluppo e di crescita del Paese”. Il Miur passa dunque in rassegna alcuni casi a sostegno di questa tesi, a cominciare dal fatto che in Italia esistono 95 università ma nel nostro Paese si laureano meno studenti che in Cile. “Oltre alle sedi centrali, sono state attivate più di 320 sedi distaccate nelle località più disparate, come Barcellona Pozzo di Gotto, Ozzano nell’Emilia, Priolo Gargallo - sottolinea il ministero -, sino attivi 37 corsi di laurea con un solo studente e 327 facoltà con 15 iscritti; nel 2001 i corsi di laurea erano 2.444, oggi sono più che raddoppiati arrivando a 5.500. Negli altri Paesi europei, la media dei corsi di laurea è la metà”.
Tra i corsi di laurea attivati nel corso degli ultimi anni - argomenta il Miur - figurano: Scienze dell’allevamento e del benessere del cane e del gatto, Scienza e tecnologia del Packaging, Scienze della mediazione linguistica per traduttori dialoghisti cinetelevisivi; le materie insegnate nelle università italiane sono circa 170 mila, contro una media europea di 90 mila. Si sono moltiplicate cattedre e posti per professori senza tener conto delle reali esigenze degli studenti, aumentando la spesa in maniera incontrollata; nessun ateneo italiano è entrato nella graduatoria delle migliori 150 università del mondo stilata dal Times. La prima università italiana è Bologna, al 192esimo posto; negli ultimi sette anni sono stati banditi concorsi per 13.232 posti da associato ma i promossi sono stati 26 mila”.
Ma gli sprechi non mancano neppure in ambito di ricerca, sottolinea il ministero, che elenza alcuni dei finanziamenti più “originali” nell’ambito del Prin (Progetti di rilevante interesse nazionale): “Approccio multidisciplinare alla conservazione dell’asino dell’Amiata (finanziamento assegnato, 55 mila euro); individualità: tradizione filosofica, pensiero storico e saperi della vita. (finanziamento assegnato, 500 mila euro); vita quotidiana delle famiglie: osservazioni etnografiche e rappresentazioni (finanziamento assegnato, 55 mila euro); ricerca e sperimentazione di nuovi modelli e tecnologie informatiche per la formazione a distanza dell'architetto (finanziamento assegnato, 340 mila euro); emozioni, benessere e qualità della vita (finanziato assegnato, 90 mila euro); gli effetti del pericolo e della paura sulla forma e sull’uso della città italiana contemporanea (finanziamento assegnato, 185.924 euro)”.
(red/fan) 29 nov 2010 14:54
FONTE: http://151.1.163.30/articolo.php?Id=1250267


Crisi: spread Italia vola a 200 punti


Nuovo record per i Btp, per Spagna sale a 270 punti base
29 novembre, 15:53
(ANSA) - ROMA, 29 NOV - Il premio di rendimento pagato dai Btp italiani decennali rispetto al bund tedesco e' volato a nuovi massimi almeno dall'introduzione dell'euro, toccando i 200 punti base.
Lo scrive la Reuters citando dati della piattaforma Tradeweb. Record anche per i premi di rendimento spagnoli, che viaggiano a 270 punti base.
Fonte: 
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2010/11/29/visualizza_new.html_1675486643.html


Caserta, 61mo suicidio in carcere


29/11/2010 15:50
E' il 61mo suicidio in carcere del 2010 quello di un ex collaboratore di giustizia, Rocco D'Angelo, 53 anni, che si è tolto la vita nell'istituto penitenziario di Carinola, Caserta.
"L'ennesimo gesto premeditato", ha sottolineato il segretario della Uil penitenziari, Eugenio Sarno. "La violenza nelle carceri -ha spiegato- è data anche dai 970 tentati suicidi, dall'inizio dell'anno, nei 5500 atti di autolesionismo e dai 950 casi di aggressione verso altri".
FONTE:
http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/view.jsp?id=840&p=101

 

Pompei crolla, simbolo di un’Italia in stato di catastrofe culturale


Articolo di Società cultura e religione, pubblicato sabato 13 novembre 2010 in Francia. [Le Monde]
[Articolo originale "Pompéi s'effondre, symbole d'une Italie en état de catastrophe culturelle" di Philippe Ridet]
La Casa dei Gladiatori e i suoi affreschi che crollano completamente, domenica 7 novembre, a Pompei, in mancanza di una manutenzione costante. Il tappeto rosso del Festival del cinema di Roma invaso da centinaia di manifestanti che protestano, il giorno dell’inaugurazione, contro i tagli alla cultura. Il Museo d’Arte Moderna di Napoli che non riesce più a pagare le bollette dell’elettricità e minaccia di ridurre gli orari di apertura. Il Teatro dell’Opera [di Roma] che ha dovuto ridurre i contratti dei tecnici. Tutti questi avvenimenti rivelano “lo stato di catastrofe culturale” che minaccia oggi l’Italia.
La politica di rigore di bilancio decretata dal governo (29 miliardi di euro di risparmi nel 2011 e 2012) si tradurrà in una riduzione di 58 milioni di euro per il settore della valorizzazione dei beni culturali, e di più di 100 milioni per il Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS). La situazione è altrettanto difficile per gli enti locali: non potranno spendere più del 20% delle somme stanziate in passato dallo Stato per l’organizzazione di eventi culturali.
“Queste restrizioni sono un vero disastro”, si lamenta Umberto Croppi, assessore alla Cultura del Comune di Roma. “Una mostra come quella di quest’anno a Roma sul Caravaggio, non sarà più possibile. Si pensi che ha attirato 500 000 visitatori, e fruttato 30 milioni di euro, di cui 15 milioni allo Stato.” Ma questo non persuade il governo: “La cultura non si mangia” risponde Giulio Tremonti, Ministro dell’Economia di un Paese che conta il maggior numero di siti (45) classificati come patrimonio dell’Unesco.
Cuore dell’attività dell’Italia. Per protestare contro i tagli di bilancio, numerosi musei, biblioteche e siti archeologici erano rimasti chiusi venerdì 12 novembre, altri erano rimasti aperti gratuitamente. Il 22 novembre, attori, registi, sceneggiatori e tecnici del cinema sono ugualmente chiamati dai sindacati ad uno sciopero generale. “Quando un’azienda è in difficoltà, si concentra sul cuore della sua attività e il cuore dell’attività dell’Italia è la cultura”, spiega l’assessore alla Cultura del Comune di Genova, Andrea Ranieri. “La cultura non è la ciliegina sulla torta, è la torta”, rincara la dose il presidente dell’Associazione dei Comuni Italiani.
La torta è mal ridotta. Al di là della polemica, è tutta la gestione del patrimonio culturale italiano ad essere in causa. La sua salvaguardia e l’economia che ne deriva. “Non è solamente una casa che crolla a Pompei” si preoccupa Maria Pia Guermandi, membro della direzione dell’associazione Italia Nostra, ma la credibilità del Paese. Noi non siamo più in grado di gestire tutto questo.”

“Mancanza di denaro” L’arte e la cultura, che dovrebbero essere tra le principali risorse dell’Italia, ricevono scarsi investimenti, quando il turismo rappresenta il 12% del PIL. Dai 7 miliardi di euro del 2008, anno dell’elezione di Silvio Berlusconi, il bilancio della cultura è sceso a 5 miliardi nel 2010, ovvero lo 0,21% del bilancio della nazione.
Musei di provincia quasi vuoti, siti archeologici che ricevono pochi visitatori al giorno: l’Italia soffre di troppe ricchezze, e di troppo poco denaro per conservarle in buono stato e attirare pubblico. “La valorizzazione dell’eccezionale patrimonio sembra lontana dall’essere ottimale”, conclude un rapporto della Fondazione Ambrosetti, presentato il 12 novembre nel quadro della manifestazione Firenze 2010, dedicata alla valorizzazione del patrimonio.
Da parte sua Sandro Bondi, Ministro della Cultura, si dibatte tra l’intransigente Ministro dell’Economia e gli ambienti culturali allo stremo. Per manifestare la sua opposizione alle riduzioni di bilancio, ha snobbato un Consiglio dei Ministri. Difende però lo spirito della riforma, denunciando la “cultura dell’assistenza” che è prevalsa fino ad allora. Il suo progetto? Moltiplicare le fondazioni pubbliche e private per conservare in buono stato i grandi siti e i musei, sul modello del Museo Egizio di Torino.
Ma il crollo della Casa dei Gladiatori potrebbe portare un colpo fatale al Ministro della Cultura. Dopo avere incautamente dichiarato che il sito era crollato a causa della mancanza di denaro per conservarlo, ha accusato le infiltrazioni di acqua di essere la causa di tale disastro, cosa che è in parte esatta. “Mi dimetterei se fossi responsabile”, ha ripetuto, mercoledì 10 novembre, in Parlamento. L’opposizione dovrebbe presentare una mozione di sfiducia nei confronti di colui che si è ormai guadagnato il soprannome di “ministro dei mali culturali”.
FONTE:
http://italiadallestero.info/archives/10469

Ue, deficit Italia oltre il 3% anche nel 2012


ROMA - Crescita moderata, di poco oltre l'1% nel 2010 e nel 2011, ma soprattutto deficit non allineato ancora nel 2012.
Le previsioni economiche d'autunno della Commissione Europea prospettano un andamento mediocre dell'economia italiana almeno nei prossimi due anni. Secondo il rapporto, in Italia il Pil salirà nel 2011 dell'1,1%, lo stesso tasso di quest'anno, mentre nel 2012 la crescita sarà leggermente superiore (+1,4%), anche se resterà inferiore di circa mezzo punto rispetto alla media dell'Eurozona. Quanto al disavanzo, dopo il picco del 5,3% nel 2009, il rapporto deficit/Pil è destinato a scendere, ma più lentamente del previsto: quest'anno sarà al 5%, l'anno prossimo al 4,3% e nel 2012 al 3,5%.
Di conseguenza, le misure già previste nei provvedimenti sui conti pubblici potrebbero non essere sufficienti, ipotizza il commissario agli Affari Economici e Finanziari Olli Rehn. "E' fondamentale che l'Italia rispetti i suoi obiettivi fiscali. Se necessario - ha detto Rehn - dovranno essere presi ulteriori provvedimenti. Ne sapremo di più quando faremo le valutazioni su misure e obiettivi nella procedura per deficit eccessivo".

Piano per il Sud, Ue: "Sui fondi decidiamo noi". Non è detto che l'Unione Europea decida di finanziare.
Johannes Hahn, ha fatto sapere che prende nota "con interesse" del recente annuncio del governo italiano sul piano per il Sud e preannuncia che lo esaminerà con attenzione e in modo approfondito, ma ricorda che "un'eventuale riprogrammazione dei programmi operativi dei fondi strutturali" finanziati dall'Ue deve essere decisa da Bruxelles. "I servizi della commissione - spiega Hahn - dovranno analizzare insieme al governo e alle Regioni interessate l'impatto di una riprogrammazione degli interventi dei fondi strutturali sugli obiettivi condivisi e sul rispetto della tempistica comunitaria".

Disavanzo: previsioni peggiori di quelle del governo. Infatti le ultime stime del governo Le stime sul deficit, spiega il rapporto di Bruxelles, tengono conto sia della manovra finanziaria per il 2009/2011 adottata nell'estate 2008 sia di quella del maggio scorso che riguarda il periodo 2011/2013, anche se con "una valutazione meno ottimistica sull'efficacia di qualche misura per combattere l'evasione fiscale", indicano il 5% quest'anno, il 3,9% il prossimo e il 2,7% nel 2012.

Ue meno ottimista anche sul debito. Anche per quel che riguarda il debito pubblico, le previsioni dell'esecutivo europeo sono un po' meno ottimiste di quelle del governo: la Commissione Ue indica un 118,9% nel 2010, un 120,2% nel 2011 e un 119,9% nel 2012. Il governo prevede un calo al 117,5% ne 2012.

Pil, crescita "moderata". Il Pil italiano crescerà dell'1,1% nel 2011, restando quindi agli stessi livelli del 2010, e dell'1,4% nel 2012, circa 0,5% punti sotto la media dell'eurozona. Secondo Bruxelles, l'Italia avrà una "crescita moderata" di cui le esportazioni saranno il "principale veicolo". "Ci si aspetta che l'economia italiana ritorni ai tassi di crescita moderata pre-crisi", si legge nel documento di Bruxelles, in quanto "le debolezze strutturali dietro una insoddisfacente crescita della produttività nell'ultimo decennio peseranno ugualmente sulla capacità dell'economia di riprendersi velocemente dalla seria perdita di produttività registrata durante la recessione".

Eurozona, la Germania guida la crescita. Nell'Eurozona è la Germania a dare il la alla crescita con un incremento del Pil quest'anno del 3,7%. La Francia si deve accontentare dell'1,6%, l'Italia cresce ancora meno, all'1,1%. In recessione si trovano ancora Irlanda (-0,2%), Grecia (-4,2%) e Spagna (-0,2): l'anno scorso erano sotto zero tutti i Paesi dell'Unione Monetaria. Il Portogallo cresce dell'1,3%.

Media Ue superiore a dato italiano. Il Pil dell'Ue crescerà dell'1,75% nel 2010-2011 e arriverà al 2% nel 2012. La Commissione europea afferma che ci sarà una "continuazione della ripresa che è attualmente in corso nell'Ue", e una "performance migliore del previsto" ha motivato una "significativa revisione al rialzo della crescita annuale rispetto alle previsioni di primavera". Tuttavia, afferma Bruxelles, verso la fine dell'anno e nel 2011 ci sarà una "moderazione dell'attività" economica, per riprendere poi nel 2012 con il ritorno di una domanda interna rafforzata.
(29 novembre 2010) 15:16
Fonte:
http://www.repubblica.it/economia/2010/11/29/news/ue_pil_italia_1_1_nel_2010_e_2011-9638090/?rss