giovedì 25 novembre 2010

Decreto sui rifiuti, le critiche del Quirinale: “Non idonee le alternative alle discariche, si danneggia Napoli”


Il Quirinale boccia in parte il decreto emergenza sui rifiuti messo a punto e approvato dal governo. I rilievi mossi dal Colle sono tutt’altro che leggeri: mancanza di alternative idonee alla cancellazione delle discariche inserite nella legge 123 e l’impossibilità di assegnare le funzioni, e i poteri, di sottosegretario ai commissari che dovranno occuparsi della realizzazione dei termovalorizzatori, sono solo alcuni.

Il Quirinale nei chiarimenti richiesti al governo avrebbe anche sottolineato che il provvedimento andrebbe a danneggiare le provincia di Napoli consentendo ai comuni di continuare a gestire il ciclo di raccolta e trasporto dei rifiuti.

Sarebbero dunque diversi i chiarimenti chiesti dal Quirinale al decreto del governo, un provvedimento di 4 articoli arrivato al Colle 6 giorni dopo l’approvazione del Cdm. In particolare gli uffici legali di Napolitano avrebbero sottolineato che si sarebbe proceduto alla cancellazione di tre delle discariche previste dalla legge 123 (cava Vitiello a Terzigno, Valle della Masseria a Serre e Andretta) senza individuare alternative idonee dove trasferire i rifiuti. Ed inoltre il provvedimento non conterrebbe misure adeguate per ottenere effetti positivi immediati sulla situazione, come invece richiederebbe la ”necessità e l’urgenza” alla base del decreto.

Un altro chiarimento chiesto dal Colle, sempre secondo quanto si apprende da fonti governative, sarebbe relativo all’articolo che proroga fino al 31 dicembre 2011 la possibilità per i comuni di gestire le attività di raccolta, spazzamento e trasporto dei rifiuti. Un articolo che, così come è stato scritto, andrebbe a penalizzare la provincia di Napoli, cui per legge dalla fine di quest’anno spetterebbe la competenza. Altri dubbi il Quirinale li avrebbe sollevati in merito all’attribuzione delle funzioni di sottosegretario ai commissari che dovranno realizzare i termovalorizzatori. Funzioni che consentono di agire in deroga alle normali procedure e che eventualmente potrebbero essere assegnate dopo la dichiarazione dello stato di emergenza.
25 novembre 2010 | 17:43
Fonte:
http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/emergenza-rifiuti-quirinale-discariche-napoli-655057/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29


Cucina borbonica, rivivono antiche ricette


E Nasce il cannolo Regno delle Due Sicilie
«Le Giornate Gastronomiche Sorrentine» invitano
gli chef del Sud a riscoprire la cucina del Mezzogiorno

NAPOLI – Macchina del tempo nelle cucine della penisola sorrentina: a dicembre si torna nel Regno delle Due Sicilie e lo si fa attraverso i sapori e i profumi della tavola. Scatto d'orgoglio meridionale ma non separatista, che mira a ritrovare la grande civiltà e cultura (anche gastronomica) del Mezzogiorno.
A 150 anni dall'Unità d'Italia, infatti, «Le Giornate Gastronomiche Sorrentine» invitano gli chef del Sud a riscoprire la cucina borbonica di cui c'è una memoria ancora viva nelle ricette contemporanee. In Costiera si potranno gustare, riviste e semplificate, le variazioni della cucina borbonica lungo l'arco di due secoli. La kermesse voluta da Stefano Massa, presidente del «Premio Villa Massa», coinvolge ristoranti, pizzerie, pasticcerie che hanno reinventato un menu tutto dedicato alle Giornate a partire dal 1 dicembre.

IL CANNOLO DI PIZZA - Il principe dell'iniziativa borbonica lo ha creato Antonino Esposito, maestro pizzaiolo, vice campione del mondo (protagonista delle serate di “Alice TV” con il suo programma “Piacere pizza”). Esposito ha ideato il «Regno delle Due Sicilie»: un cannolo di pasta di pizza in cui si incontrano le due capitali dell'antico regno, Napoli e Palermo, con i loro ingredienti più tipici. Da un lato, melanzane alla parmigiana, fiordilatte di Sorrento, pomodori San Marzano e olive di Gaeta, dall'altro, pecorino, capperi di Pantelleria, ancora melanzane a tocchetti, provola affumicata e qualche segreto. Pizzeria Ahum (tel. 3488916353)

TALK SHOW E LEZIONI DI CUCINA - All'Hilton Sorrento Palace che, da quest'anno, è sede della manifestazione, il 4 dicembre, si volgerà il talk show “A teatro con i protagonisti – Premio Villa Massa”, con ingresso libero e servizio navette da piazza Sant'Antonino. Nello stesso giorno, nella sala Pompei, si terrà il corso di degustazione dal titolo “Costiera DiVIno”. Due lezioni, una alle 15 e l'altra alle 16, riservate a 40 persone ciascuna e tenute dalla presidente AIS Campania, Nicoletta Gargiulo, coadiuvata da Giannatonio Aiulo ed Elvira Coppola. Costo 10 euro. Prenotazioni 3315612454. Per l'occasione, grazie all'intervento della Federalberghi e dell'amministrazione comunale, alcuni alberghi offriranno pacchetti a prezzi contenuti sotto la sigla “Holiday winter in Sorrento” (info 081 5335311 o 0818773333).

LA SFIDA - “Campania&Sicilia si incontrano a tavola” è una sfida che vedrà fronteggiarsi una squadra di quattro chef campani e quattro colleghi siciliani. Dal 3 dicembre, giorno della gara, il cannolo-pizza partirà alla conquista di tutte le pizzerie d'Italia. Le prime già pronte a proporla ai propri clienti sono la Pizzeria Mistral di Palermo, la pizzeria Otto e tre quarti di Torino e la Vecchia Napoli di Milano.

TANTI MENU IN COSTIERA - Molti i ristoranti coinvolti nell'iniziativa. Peppe Aversa, chef patron del ristorante Il Buco di Sorrento (tel. 0818782354) nel menu elaborato ad hoc propone, tra le altre cose, pollo di cortile cotto a bassa temperatura su crema di patate rosse e cianfotta di verdure. Tra i piatti del Ristorante Caruso di Sorrento (tel. 0818073156) un lingotto di baccalà cotto a bassa temperatura su passatina di patate al profumo di timo e marmellata di cipolle rosse. Sempre a Sorrento, Donna Sofia (tel. 0818773532) preparerà un filetto di maialino con noci e passito di Pantelleria. Più semplice, ma ugualmente ancorato alle tradizioni partenopee il menu proposto dal Ristorante Acquapazza di Piano di Sorrento (tel. 0818088423): calzone fritto e pizza di scarole, ziti al ragù di Re Ferdinando e braciola alla corradina. Il Terrazzino di Piano di Sorrento (tel. 081/8083380) include nel suo menu due piatti classici come gli sgagliuozzi e la minestra maritata. A Vico Equense Villa Giusso, che ospitò varie volte la famiglia Reale, offre menu dell'epoca e un'occasione unica, quella di soggiornare nelle stanze preferite dai Borbone (3291150475).
Redazione online
Fonte: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/a_tavola/2010/19-novembre-2010/cucina-borbonica-rivivono-antiche-ricette-nasce-cannolo-regno-due-sicilie-1804206026936_print.html

Crisi/ Germania cambia toni: Adesso rassicura su tenuta euro. Merkel tranquillizza. Weber vede “attacchi speculativi”



Roma, 25 nov. (Apcom) – In una giornata in cui si sono trascinate ancora tensioni sui titoli di Stato dell’Irlanda e degli altri paesi di Eurolandia con i conti fuori scala, le prese di posizioni della Germania sembrano almeno ristabilire una linea coerente nell’Unione europea sulle comunicazioni.

Dagli allarmismi di martedì scorso oggi Berlino ha cambiato decisamente rotta, passando alle rassicurazioni. La cancelliera tedesca Angela Merkel si è detta “più fiduciosa oggi” sulla tenuta dell’Unione “di quanto lo fossi la scorsa primavera”, quando in bilico c’era la Grecia. Ora nessun paese dell’area euro rischia di dover procedere a una ristrutturazione dei debiti e l’Ue, ha aggiunto, uscirà da questa fase di tensioni più forte di prima. Non è stata l’unica voce tra esponenti di primo piano della Germania a usare toni rassicuranti.
Anche il direttore del Fondo europeo salva Stati, il tedesco Klaus Regling ha affermato che le probabilità che qualche paese possa decidere di abbandonare l’euro sono semplicemente “zero”. Perché “per i paesi deboli sarebbe un suicidio economico e per i paesi forti sarebbe qualcosa di simile”. E perfino Axel Weber, governatore della Bundesbank, ritenuto tra i principali esponenti della linea più intransigente in seno al Consiglio direttivo della Bce, ha gettato acqua sul fuoco. E Weber sembra condividere quanto affermato dal ministro degli Esteri francese, Michéle Alliot-Marie: “oggi ci confrontiamo con un attacco speculativo all’Europa e contro l’euro in generale”, ha detto.
Fonte:
http://www.dailyblog.it/crisi-germania-cambia-toni-adesso-rassicura-su-tenuta-euro-merkel-tranquillizza-weber-vede-attacchi-speculativi/25/11/2010/

Debito pubblico italiano, meno il Mezzogiorno.


Gentile Sig.ra Cannata,
La prego.
Ho appena letto la Sua intervista al Sig. Adriano Bonafede – in nomen est homen – e faccio fatica a capire. Mi aiuti, per favore. Che l'euro imploda, Lei: «E' un`ipotesi fantascientifica». «E comunque, se l`euro crollasse davvero, non esisterebbe un "piano B" per nessuno. Non per noi ma neppure per la Germania. Per questo sono convinta che non ci sia spazio nella realtà per uno scenario apocalittico». Vediamo di intuire: Lei fa affidamento a non so quale paura – conscia o incoscia – che dovrebbe attanagliare i tedeschi nella prospettiva della precoce dipartita della moneta unica europea?
Cara Signora, mi dispiace, non e' cosi' come pensa, o forse auspica. Magari lo fosse.
Ricorda il periodo dell'introduzione dell'euro e quanto – in quel momento fosse solido – il Marco?
La prego, rimembri la levata di scudi che si levo' dal basso, dal ventre borghese della Nazione; quanti opinionisti ed economisti tedeschi erano certi che il Marco fosse insostituibile, anche per la stabilita' economica - e politica - di alcune aree geografiche in Europa. E come questa posizione facesse il paio con il tradizionale orgoglio dei ceti popolari delle citta'. Per non citare la netta opposizione delle campagne.
Comunque sia, la prospettiva si e' oggi rovesciata: gli euroscettici di allora sono – oggi – i piu' severi e rigorosi difensori della stabilita' dell'euro. Mentre quelli che mastravano entusiasmo sono oggi definiti pig. Chi piu', chi meno, ma sempre di suini si parla.
Lei dice: «All`Italia, dunque, non rimane che andare avanti con il programma in atto da anni per l`allungamento della durata del debito e l`affinamento dei metodi che ci consentono di risparmiare sui costi».

Dottoressa Cannata, se la montagna di monnezza accumulata a Napoli – dice Saviano – e' alta quanto l'Everest, quanto sara' alta quella del debito consolidato italiano fra qualche mese? Lei ci dice che - voi italiani – pensate che coloro i quali finanziano lo Stato italiano sono golosi di un leggero aumento di una frazione di percentuale, per cedere davanti all'allungamento della durata.
Che „l'affinamento dei metodi consente di risparmiare sui costi“. Mi scusi ma quanto possono incidere sul montante codesti metodi? Immagino non molto. Ma spero – per voi – che escogitiate un'equazione risolutiva, degna di Leonardo da Vinci. E serve proprio una sua geniale invenzione, perche' a vedere l'Italia sull'orlo dell'abisso è la Frankfurter Allgemeine Zeitung, in un lungo editoriale dal titolo "L'Italia si avvicina all'abisso", nel quale la maggiore responsabilità della situazione viene assegnata alla classe politica.
Dopo aver rilevato che anche in tempi di ripresa economica la crescita italiana è solo dell'1%, mentre il deficit pubblico aumenta, il giornale osserva che è "solo una questione di tempo su quando gli investitori tireranno le conseguenze con una fuga dai titoli di Stato".
Il giornale di Francoforte ricorda che a settembre il deficit italiano è stato di 1.845 miliardi di euro, "oltre 150 miliardi di euro in più di quello della Germania", con la conseguenza che "una crisi del debito italiano, se affrontata in modo dilettantesco, potrebbe scatenare un'enorme carica esplosiva per l'unione monetaria europea e per la stessa Ue, ma purtroppo l'Italia si avvicina a questa crisi, senza che i politici italiani se ne interessino".
E invece, anche se "il mondo politico italiano continua a cullarsi in una sensazione di sicurezza", "se si verificassero turbolenze a causa della montagna del debito italiano, le crisi della Grecia e dell'Irlanda sarebbero uno scherzetto al confronto".
Ma Lei, giustamente, ci deve credere, nella possibilita' di rinviare sine die la resa dei conti, e dice, in sintesi:
«È il mercato a darci continuamente delle rassicurazioni.
(….) Data la reputazione storica dell`Italia sul fronte dei conti pubblici, con questo enorme fardello dí un debito pubblico superiore al Pil, all`inizio c`era un po` di scetticismo, ma poi il mercato ha constatato che il rigore di questa scelta non è mai venuto meno (…..).
(…..) fa premio lo stile di comportamento dei cittadini, complessivamente più virtuosi di quelli di altri paesi, perché meno propensi a indebitarsi».
(….) il mercato ha anche compreso che l`Italia, pur avendo un debito pubblico indubbiamente alto, ha tuttavia la capacità di tenerlo sotto controllo. E anche la situazione della disoccupazione non è drammatica rispetto ad altri paesi. A preoccupare di più è forse la bassa crescita del Pil; ma su questo punto meritiamo al massimo un 5, non un 3. Insomma, potremmo andar meglio, ma un po` cresciamo lo stesso»
Cara Signora, me lo auguro, per voi, ma non ci scommetterei neanche un copeco. Il copeco e' la prossima divisa degli italiani meno il Mezzogiorno. Tutti col copeco. In testa ed in tasca. A Cortina.
La pregherei di una cortesia, dica al Ministro Tremonti che noi del Mezzogiorno non ne sappiamo, e non ne volgiamo sapere, niente dei debiti accumulati per il pil della padania. Se qualcuno pensa il contrario avra' problemi. I migliori saluti a Lei.
grecanico

Fonti:
da "LA REPUBBLICA - INSERTO AFFARI&FINANZA" di lunedì 22 novembre 2010;
http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=147723#

Nucleare in Basilicata «Nessun accordo possibile col Governo»





POTENZA – Non c'è «assolutamente» alcuna possibilità di intesa con il Governo sulla realizzazione in Basilicata di un sito nucleare: lo ha detto poco fa ad «Agorà» – trasmissione di Raitre condotta da Andrea Vianello - il presidente della giunta regionale lucana, Vito De Filippo (Pd).
 

Il governatore ha fatto riferimento all’obbligo di «costruire un’intesa» fra Stato e Regioni sul nucleare, dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato le leggi antinucleari di alcune Regioni.
De Filippo, inoltre, ha parlato di «approssimazione e qualche confusione nella strategia nazionale energetica e nucleare» e ha definito «catastrofica» la situazione relativa allo smaltimento delle scorie nucleari. Alla trasmissione hanno partecipato anche i professori Franco Battaglia (dell’Università di Modena, favorevole al ritorno delle centrali nucleari in Italia) e Vincenzo Balzoni (dell’Università di Bologna, contrario al nucleare).
25 Novembre 2010
Fonte:
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=385140


Rifiuti, Vendola: “Pretestuoso e ideologico il no di alcune regioni”


Per il governatore della Puglia Nichi Vendola  ”il no di alcune Regioni ai rifiuti campani è pretestuoso e ideologico: serve a dare la rappresentazione dei rifiuti come espressione dei vizi del Meridione”.

Parlando a margine della Conferenza delle Regioni, il leader di Sel aggiunge:  ”L’accumulo di rifiuti coinvolge le imprese del nord, è convenuto smaltire i rifiuti al sud risparmiando ma ora il sottosuolo è gonfio di rifiuti. La crisi rifiuti è stata determinata anche dai grandi cicli indistriali del nord”.

”Non si può accettare l’idea che mezzo governo inviti alla responsabilità – ha concluso Vendola – e l’altra inciti le Regioni a non accogliere i rifiuti della Campania”. Le Regioni, a quanto si apprende, starebbero lavorando ad una proposta al governo in cui questo chiede unitariamente il loro intervento.
25 novembre 2010 | 12:00
Fonte:
http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/rifiuti-vendola-regioni-pretestuoso-ideologico-654387/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29

Italia paralizzata e incosciente


ultimo aggiornamento: 25 november 2010 12:12
Berlino.
Macché Irlanda, macché Spagna o Portogallo. La vera minaccia che incombe sull'euro è l'Italia.

Per questo, quando il cancelliere Angela Merkel e il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble discuteranno con i partner la riforma del Patto europeo di stabilità "dovrebbero mettere in conto la possibilità di una crisi dell'Italia".
A vedere l'Italia sull'orlo dell'abisso è Frankfurter Allgemeine Zeitung in un lungo editoriale dal titolo "L'Italia si avvicina all'abisso", nel quale la maggiore responsabilità della situazione viene assegnata alla classe politica.

Un Paese paralizzato
"La paralisi politica potrebbe diventare pericolosa già nel 2011", scrive la 'Faz', poiché Silvio Berlusconi "è debole, ma l'opposizione spaccata non e' in grado di trarne profitto. Per evitare una nuova vittoria di Berlusconi, i suoi avversari puntano ad un ritorno al sistema proporzionale, in una parola alla palude degli Anni '80".

Ritorno al pantano
Una situazione del genere, si legge nell'articolo, promette "scenari cupi per il futuro", poiché il Paese è "senza guida, incapace di prendere decisioni e ben lontano dal compiere le necessarie riforme".

Fuga dai Bot
Dopo aver rilevato che anche in tempi di ripresa economica la crescita italiana è solo dell'1%, mentre il deficit pubblico aumenta, il giornale osserva che è "solo una questione di tempo su quando gli investitori tireranno le conseguenze con una fuga dai titoli di Stato".

Generazione fallimentare
Per la 'Faz' "a fallire è stata una generazione di politici, che con il bipolarismo voleva creare maggiore stabilità. Adesso è in marcia un nuovo tipo di condottiero di partito, che prende per arte di governo il clientelismo e i vuoti paroloni quotidiani. Questa gente blocca da anni con tatticismi quotidiani le riforme di lungo respiro".

Le conseguenze per l'euro
Il giornale di Francoforte ricorda che a settembre il deficit italiano è stato di 1.845 miliardi di euro, "oltre 150 miliardi di euro in più di quello della Germania", con la conseguenza che "una crisi del debito italiano, se affrontata in modo dilettantesco, potrebbe scatenare un'enorme carica esplosiva per l'unione monetaria europea e per la stessa Ue, ma purtroppo l'Italia si avvicina a questa crisi, senza che i politici italiani se ne interessino".

E invece, anche se "il mondo politico italiano continua a cullarsi in una sensazione di sicurezza", "se si verificassero turbolenze a causa della montagna del debito italiano, le crisi della Grecia e dell'Irlanda sarebbero uno scherzetto al confronto".

Alcune riflessioni italiche
Sulle considerazioni della Faz sullo scenario politico ogni lettore può farsi la sua idea. Su quelle di natura economica, invece, il quotidiano tedesco sembra dimenticare il recente accordo in sede europea per considerare - nella valutazione dell'affidabilità di un Paese membro dell'area euro - non solo il volume del suo debito pubblico, ma anche l'entità di quello privato (che nel caso italiano è di gran lunga inferiore a quello di molti altri Paesi). E ancora, se il ragionamento sull'ammontare complessivo del debito italiano rispetto a quello tedesco è di un certo effetto, quello che conta per i mercati è il trend attuale. In altre parole, negli ultimi 5-7 anni la progressione del debito pubblico italiano è stata inferiore a quella di Francia e Gran Bretagna. E nella recente crisi economica del 2008 il sistema Italia sostanzialmente non ha reagito con l'esplosione fuori controllo della spesa pubblica, come attestato da Bce, Fmi e dalle agenzie di rating internazionali.

L'opinione di Passera
A distinguere è anche l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, interpellato a margine di un convegno dell'Unione nazionale dei consumatori. Per quanto riguarda il rischio di contagio, Passera ha sottolineato che la situazione irlandese è "una situazione diversa. La crisi dell'Irlanda deriva da una gestione poco saggia del sistema bancario. L'Irlanda ha dovuto farsi carico di una situazione sproporzionata rispetto alle forze reali del Paese".
"La situazione italiana - ha aggiunto Passera - è diversa, il pubblico non ha dovuto mettere un euro in operazioni di salvataggio del sistema bancario, in più la gestione del deficit del nostro Paese è sotto controllo". E l'attuale situazione di instabilità politica del paese può influenzare l'economia?"Chi ha la responsabilità della gestione politica deve assicurare stabilità. L'economia e l'occupazione hanno bisogno di piani di medio e lungo periodo. È responsabilità della classe dirigente assicurare stabilità".
Fonte:

"La Stato ci toglie anche le strade"


Ennesimo attacco di Raffaele Lombardo attraverso il suo blog: "Dopo averci revocato la concessione, il governo vuole fare la Catania-Ragusa in project financing per favorire un privato vicino alla maggioranza". E aggiunge: "Il Nord riceve miliardi per potenziare le proprie intrastrutture, il Sud resta senza il becco di un quattrino"

CATANIA - "A noi è stata revocata la concessione per la gestione delle autostrade, molte delle quali sono state fatte con soldi della Regione. Questo Stato, oltre a non darci quello che ci spetta, ci vuole togliere quello che è stato fatto con i nostri soldi". Ennesimo affondo contro il governo nazionale del presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, che parla dalle pagine del suo blog.

"Dopo averci revocato la concessione - aggiunge - vogliono fare la Catania-Ragusa, opera che noi vogliamo molto più di quanto non voglia lo Stato centrale. Vogliono però che questa strada venga fatta con un pezzo di finanza di progetto. E come mai, visto che tutte le altre autostrade siciliane sono state fatte con soldi pubblici? Perchè c'è un disegno preciso: fare entrare un privato, che noi abbiamo detto chi è, parente di questa maggioranza, per far pagare ai ragusani il pedaggio per almeno trent'anni".

"In questo contesto - prosegue il Governatore - voglio dire ai siciliani, e soprattutto ai ragusani, che sono stati già sobillati contro di me da qualche miserabile che si definisce politico a proposito dell'aeroporto di Comiso: si dice che Lombardo non vuole completare l'aeroporto. Ma perchè il nostro governo non lo completa e non lo dota di ulteriori strutture e finanziamenti come ha fatto con gli aeroporti del nord?".

Lombardo sottolinea invece di essersi "intestato una battaglia che ha impedito che l'aeroporto partisse declassato come aeroporto regionale".

"È rimasto - sottolinea - un aeroporto che ha prospettive di crescita e di sviluppo nazionale e serve un'area territoriale tra le più ricche di tutto il sud: la provincia di Ragusa. Se non mi fossi speso in quella battaglia a quest'ora quell'aeroporto sarebbe di serie B e ci saremmo potuti scordare gli investimenti dello stato".

"Non abbiamo i progetti, ma chi deve fare il progetti dell'alta (o decente) velocità Catania-Palermo? Li fa Rfi, le Ferrovie dello Stato. E il progetto per il Ponte sullo Stretto chi lo deve fare? l'Anas e le Ferrovie: da un lato quindi non si fanno fare i progetti e poi non si danno i fondi perchè si lamenta che mancano i progetti".

"È un gioco indecente e vergognoso - continua Lombardo - contro un popolo che è in grado di capire che sono tutte chiacchiere al servizio di un governo che sta massacrando il Mezzogiorno e che si accinge a celebrare i 150 anni dell'unità sancendo la disunità e la secessione del Paese: il Nord ricco e infrastrutturato e il Sud che esporta giovani in cerca di lavoro".

"I cittadini siciliani vedano come sono stati assegnati i 21 miliardi che si sono impegnati al Cipe 4 o 5 giorni fa e di cui Gianfranco Miccichè è il sottosegretario: le briciole - qualche decina di milioni di euro - per alcune cose a Taranto e a Bari, tutto il resto va al nord".

"Questa - conclude Lombardo - è la fotografia di come il governo tratta il Nord e il Sud: l'area più ricca di infrastrutture riceve miliardi per potenziare le sue intrastrutture, quella più povera, il Sud, resta senza il becco di un quattrino".
Giovedì 25 Novembre 2010
Fonte:
http://www.lasiciliaweb.it/index.php?id=49231

Centro-nord: dove comandano le mafie


Camorra e ‘ndrangheta, soprattutto, si espandono in territori considerati fino a ieri sconosciuti. Di mafia al Nord si parla molto ultimamente e anche le operazioni di polizia degli ultimi mesi hanno dimostrato che si tratta di una realtà radicata. L’ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia ha descritto questa penetrazione. Anche regioni apparentemente poco appetibili per le cosche però sono ormai coinvolte.

Emilia Romagna Qui la ‘ndrangheta ha “colonie” potenti e si è affiancata alla camorra, Casalesi in testa. Le cosche sono attive nelle province di Bologna, Modena, Reggio Emilia e Parma, dove il clan dei Grande Aracri ha una presenza stabile e dove vivono persone riconducibili alle ‘ndrine dei Barbaro, degli Strangio, dei Nirta e dei Bellocco. Anche nelle altre province della regione, come Ferrara, Forlì, Piacenza, ci sono stati tentativi di espansione da parte della mafia. Scrive la Dia che in una regione che è tra le più ricche d’Italia si moltiplicano “i rischi di inquinamento dell’economia legale”, la mafia ha “parzialmente ma visibilmente” messo da parte i metodi “criminali aggressivi”, per creare “vere e proprie holding imprenditoriali”. Più che un’infiltrazione sarebbe una vera fusione con l’economia regionale, grazie a cui i clan sono costantemente “in grado di aggiudicarsi gli appalti ed acquisire le concessioni”. A Rimini le cosche crotonesi “mantengono il controllo di bische clandestine, estorsioni, usura e traffico di stupefacenti”.

Liguria Nella regione, spiega ancora la Dia, “è tradizionalmente radicata la presenza di note espansioni di ‘ndrine a Genova, nel ponente ligure e nella riviera di levante”. Traffico di stupefacenti, estorsioni, usura, gioco d’azzardo, controllo dei locali notturni per lo sfruttamento della prostituzione “costituiscono i maggiori settori dell’arricchimento” per le cosche e “non meno importante è la significativa presenza, attraverso capitali di incerta provenienza, nei campi dell’imprenditoria edile e dello smaltimento dei rifiuti”. “In Liguria non amministrano i liguri, amministriamo noi calabresi”, giurava il boss Mimmo Gangemi durante un raduno con altri capi cosca nelle campagne del Reggino. Mentre Armando Spataro, procuratore aggiunto a Milano, ha definito la Liguria “prima porta della ‘ndrangheta al Nord”.

Piemonte La Dia ha rilevato “una qualificata presenza di soggetti riconducibili alle ‘ndrine del vibonese, della locride, dell’area ionica e tirrenica della provincia di Reggio Calabria”, i clan calabresi “attraverso imprese controllate” fanno affari prevalentemente nel settore degli appalti pubblici dove, spesso, operano attraverso i subappalti. Un altro “settore primario” dei gruppi ‘ndranghetisti presenti in Regione è rappresentato dal traffico di droga. Tra le operazioni portate a termine nel primo semestre del 2010 la Direzione investigativa antimafia ricorda il sequestro di beni a due fratelli residenti a Tortona, figli di un noto esponente della ‘ndrangheta reggina ucciso nell’ambito della faida che negli anni ‘70 contrappose i Facchineri ai Raso-Albanese-Gullace.

Veneto L’attenzione delle mafie sulla regione ai primi posti della produttività del Paese è inevitabile. La Dia ha registrato “segnali di interesse” della ‘ndrangheta in Veneto verso i settori dell’economia locale e “una significativa incidenza percentuale delle segnalazioni per operazioni finanziarie sospette”, tanto da indurre gli inquirenti a intensificare i controlli.

Lombardia La regione è al centro dell’interesse di chi si occupa di mafia al Nord e lo scorso luglio l’operazione “Il Crimine”, con 300 arresti tra Calabria e Lombardia, ha definito chiaramente il contesto. Secondo la Dia, la ‘ndrangheta “interagisce con gli ambienti imprenditoriali lombardi” e c’è “il coinvolgimento di alcuni personaggi, rappresentati da pubblici amministratori locali e tecnici del settore che, mantenendo fede ad impegni assunti con talune significative componenti organicamente inserite nelle cosche, hanno agevolato l’assegnazione di appalti e assestato oblique vicende amministrative”. Per penetrare nel tessuto sociale, le cosche, che in Lombardia godono di una certa autonomia ma dipendono sempre dalla regione d’origine, favorite da “una serie di fattori ambientali”, consolidano la “mafia imprenditrice calabrese” che con “propri e sfuggenti cartelli d’imprese” si infiltra nel “sistema degli appalti pubblici, nel combinato settore del movimento terra e in alcuni segmenti dell’edilizia privata”.

La penetrazione nel sistema legale dell’area lombarda, è favorita, dice la Direzione investigativa antimafia, da “nuove e sfuggenti tecniche di infiltrazione, che hanno sostituito le capacità di intimidazione con due nuovi fattori condizionanti: il ricorso al massimo ribasso” nelle gare d’appalto e la “decisiva importanza contrattuale attribuita ai fattori temporali molto ristretti per la conclusione delle opere”. La Dia ha anche chiesto “un razionale programma di prevenzione” che consenta di bloccare le possibili infiltrazioni della ‘ndrangheta “in previsione delle opere previste per l’Expo 2015”. La Direzione auspica che l’azione dello Stato “coinvolga non solo le autorità istituzionalmente deputate alla vigilanza, ma anche tutti i soggetti a vario titolo coinvolti e consenta di individuare per tempo eventuali criticità”. Il cosiddetto “ciclo degli inerti”, la cantieristica e la logistica collegata, la manodopera e le bonifiche ambientali “costituiscono i settori maggiormente esposti al rischio di infiltrazione dell’intero indotto che si muove attorno alle grandi opere, agli appalti pubblici e privati”. Gli esperti del Viminale concludono che “il condizionamento ambientale” della ‘ndrangheta su parte dell’economia lombarda, va inteso come “partecipazione ormai pacificamente accettata di società riconducibili ai cartelli calabresi a determinati segmenti, in espansione, del settore edile, sia pubblico che privato”.

Toscana La Direzione investigativa antimafia avverte che la regione è diventata “territorio di elezione di alcune qualificate propaggini della ‘ndrangheta” e per quanto riguarda il tessuto socio economico ed imprenditoriale invita a “una realistica presa d’atto sulla rinnovata pericolosità delle presenze di elementi riconducibili alle cosche mafiose calabresi”, sull’aumento delle estorsioni e sugli intrecci societari e investimenti di provenienza criminale. Il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Quattrocchi, ha spiegato che “se per infiltrazioni mafiose in Toscana si intende una presa di possesso del territorio, devo dire che non è così. Ma è ovvio che trattandosi di una regione con un tessuto denso di attività imprenditoriali, queste diventano appetibili per la criminalità organizzata. Indaghiamo sul trasferimento in Toscana di procedure, criteri, capitali delle mafie tradizionali di cui, però, questo non è territorio di elezione”.

Lazio Secondo un rapporto della Confesercenti regionale, nel Lazio più di un commerciante su tre è stato vittima di usura, il centro storico romano, le sue attività imprenditoriali, i locali e i negozi sono il terreno scelto dalla ‘ndrangheta per fare affari, mentre centri commerciali e ipermercati della periferia sono un’esclusiva della camorra. Ma le infiltrazioni mafiose negli appalti e nelle altre attività economiche della regione non sono una novità. Il procuratore capo di Tivoli Luigi De Ficchy ha sottolineato che da più di trent’anni la ‘ndragheta investe nella capitale e che “le infiltrazioni mafiose si possono definire invisibili perché non si palesano con fatti di sangue, ma con investimenti, riciclaggio e usura”.

Molise L’attenzione, anche mediatica, sulla nuova emergenza rifiuti in Campania ha costretto la camorra a spostare il traffico illecito di rifiuti tossici su un altro fronte, quello molisano. Se ne è occupata di recente anche la giornalista del Mattino, minacciata di morte dalla mafia, Rosaria Capacchione, che scrive: “Si sono trasferiti in Molise gli eco mafiosi collegati al clan dei Casalesi, gli uomini che hanno gestito il trasporto dei rifiuti tossici fino alle discariche, ormai sequestrate e inagibili, di Giugliano, Licola, Parete. Operano soprattutto in provincia di Isernia, non disdegnano quella di Campobasso dove corteggiano due impianti autorizzati dalla Regione: la discarica di Montavano e il depuratore Cosib di Termoli”. Dietro, un business molto redditizio per chi trasporta il percolato e i veleni accumulati in Campania ma non solo e che in buona parte non arrivano neppure agli impianti, ma vengono scaricati per strada, lungo le campagne e i boschi disabitati.
cristina.bassi
Giovedì 25 Novembre 2010
Fonte:
http://blog.panorama.it/italia/2010/11/25/centro-nord-dove-comandano-le-mafie/



Lavoro, Sardegna sempre più in crisi: in forte aumento la cig e il lavoro nero


Cassa integrazione in aumento del 69,6%. E cresce di oltre il 25% l'erogazione delle pensioni di invalidità civile.
Sale anche il numero delle aziende totalmente in nero: scoperte 160 imprese irregolari con un pesante +86,05% rispetto al 2008. Sono alcuni dei dati del rapporto 2009 dell'Inps presentato questa mattina nella sede dello Ierfop a Cagliari dai vertici regionali dell'Istituto nazionale di previdenza sociale.

La gestione di cassa parla di un miliardo e 850 milioni di riscossioni e di 4 miliardi e 58 milioni a titolo di pagamenti con un rapporto tra entrate e uscite (differenza di oltre due miliardi) che si attesta sul +6,6% rispetto all'anno precedente. I numeri registrano passi avanti nella percentuale delle aziende attive (+3,1 per cento), mentre diminuiscono dello 0,5% i lavoratori dipendenti occupati. La principale voce di uscita (3 miliardi e 728 milioni di euro) riguarda il pagamento delle pensioni, con un più 5,5% rispetto al 2008. Complessivamente aumentano anche le spese per il mantenimento del salario (Cig, disoccupazione, mobilità) passate da 252 a 307 milioni di euro con un incremento del 21,83%. In crescita anche gli accertamenti effettuati nella lotta al lavoro irregolare e all'elusione degli obblighi assicurativi e contributivi. Aumentano, oltre alle aziende, anche i dipendenti in nero: nel 2009 ne sono stati scoperti 1523. I contributi evasi accertati ammontano a 30 milioni e 532 mila euro. "Dal 2006 - ha detto il direttore regionale Salvatore Putzolu - anno di esordio nel campo della rendicontazione sociale, a oggi l'istituto ha ampliato e migliorato la gamma dei servizi erogati, modificando l'organizzazione interna, razionalizzando e adeguando i processi produttivi, sviluppando e arricchendo i servizi informatici e telematici".
Fonte: http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/204455

 

La Norvegia "corteggia" la monnezza di Napoli: dai rifiuti si ricava energia


Forse domani Berlusconi sarà a Napoli per ufficializzare la nomina a commissario del generale Giannini

NAPOLI — Se Milano, Torino, Venezia, Genova oppongono un secco no ai rifiuti di Napoli e provincia, ci sono i paesi scandinavi a fare la corte alla monnezza accumulata per strada, ormai arrivata a 12mila tonnellate tra il capoluogo e i comuni circostanti. «Credo — spiega Giovanni Romano, assessore regionale all’ambiente— che chiuderemo presto l’accordo con le aziende norvegesi, i cui rappresentanti ieri hanno terminato il sopralluogo negli impianti campani. Circa duecentomila tonnellate l’anno di frazione secca al costo di 90 euro a tonnellata. Sono anche interessati al tritovagliato umido, avendo impianti che bruciano al di sotto dei 13 mila kilojoule. Ogni nave porterà un carico di 4mila tonnellate. E questi paesi hanno necessità di bruciare combustibile da rifiuto per ricavare energia, giacché la loro produzione di spazzatura è di parecchio inferiore al fabbisogno energetico. Inoltre, A2A ha chiuso l’intesa con l’Andalusia dove trasferiremo, in una ventina di giorni, essendo state già avviate le procedure autorizzative, 40 mila tonnellate di umido a circa 130 euro a tonnellata».

«PULIZIA COMPLETA» ENTRO L'8 DICEMBRE - Romano promette che «se le province campane capiranno che anche i loro stir sono ormai saturi della frazione secca da dover trasferire al termovalorizzatore di Acerra e, quindi, in un rapporto di reciprocità dovranno ricevere i rifiuti di Napoli per liberarsi dei loro, per l’8 dicembre riporteremo capoluogo e circondario alla completa pulizia». Le promesse, si sa, finora sono state travolte dall’impetuosa estensione dell’emergenza, così le scadenze annunciate. Tanto che persino l’arrivo a Napoli di Silvio Berlusconi, stavolta dato per domani (26 novembre), resta appeso a un filo di incertezza. Secondo indiscrezioni, il premier giungerebbe nel capoluogo partenopeo per ufficializzare con il presidente della Regione, Stefano Caldoro, e i presidenti delle Province di Napoli e Salerno, Luigi Cesaro e Edmondo Cirielli, la nomina del commissario che dovrà gestire le procedure di aggiudicazione dell’appalto per la realizzazione dei due impianti di termovalorizzazione. E per questo, circola il nome del generale di divisione Franco Giannini, ex vice di Guido Bertolaso e di Gianni De Gennaro nella struttura commissariale per l’emergenza rifiuti, già a capo del Comando Logistico Sud dell’Esercito italiano, ed ora ai vertici dei servizi di sicurezza nazionale proprio con De Gennaro. Ieri, intanto, oltre alla riunione della Conferenza unificata convocata dal ministro Raffaele Fitto, anche i parlamentari campani del Pdl hanno fatto il punto della situazione con il governatore Caldoro.

APERTURA DELLA DISCARICA DI SERRE - È stato apprezzato il testo del decreto e auspicata la rapida apertura (per l’inizio della prossima settimana) di Macchia Soprana, la discarica di Serre, per accogliere esclusivamente la spazzatura di Salerno, circa 500 tonnellate al giorno. Ma il sindaco del comune, Palmiro Cornetta, ha già minacciato di dar vita a un nuovo fronte di protesta. Infine, la vicenda del termovalorizzatore di Salerno: il sindaco Vincenzo De Luca ha ammonito la Regione: «Senza la certezza della qualità tecnologica più avanzata, della trasparenza delle procedure amministrative e senza il pieno coinvolgimento del Comune di Salerno, la disponibilità ad ospitare e realizzare l’impianto è assolutamente revocata». Insomma, De Luca non transige e anticipa che sarà pronto a opporsi alle nuove competenze stabilite dal decreto legge. «Nel corso del mio mandato di commissario di Governo, ho dato prova di straordinaria efficienza e capacità operativa».

DE LUCA AMMONISCE LA REGIONE - E nella sua lunga dichiarazione, dopo aver elencato tutti gli sforzi messi in campo, ricostruisce la vicenda, dall’espletamento dell’unica gara d’appalto del giugno del 2009: «La Commissione giudicò irricevibile l’unica offerta pervenuta. Si giunse, quindi, ad un passaggio centrale. Nel luglio del 2009, in qualità di commissario di Governo, ritenni opportuno scrivere al sottosegretario Gianni Letta; al sottosegretario Guido Bertolaso e all’allora presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino. Segnalai - sollecitando un apposito incontro mai concesso - che tra le criticità emerse figurava quella di garantire ai concorrenti certezza in ordine all’obbligo di conferimento dei rifiuti fino al raggiungimento di un quantitativo congruo rispetto all’investimento. Di questo fondamentale elemento di valutazione da parte delle imprese non c’è ancora oggi alcuna traccia, a conferma della totale incapacità di valutazione della situazione. Insomma, sono davvero tanti a non sapere, o a fare finta di non sapere, di che cosa si parla. Nel frattempo, si spostavano le competenze, caso unico in Italia, sulle Province. Cominciavano a pesare i gruppi di potere politico-affaristici, che si stanno fortemente agitando in queste ore».

ROMANO RISPONDE - L’assessore regionale, Romano, rinvia al mittente: «Se De Luca fosse stato efficiente come dice avrebbe portato a termine il suo compito. Non ha mai ricevuto riscontri alla sua richiesta perché quella lettera inviata a Governo e Regione Campania conferma il fallimento della sua missione commissariale. E poi, non parli di comitati d’affari — chiude Romano —: perché il leader del Pd, l’emiliano Bersani, ha fatto irritualmente irruzione alla riunione del consiglio dei ministri? Com’è che l’emiliano Bersani si è tanto preoccupato di chi dovesse realizzare l’impianto?».
Angelo Agrippa
Fonte: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2010/25-novembre-2010/norvegia-corteggia-monnezza-napoli-rifiuti-si-ricava-energia-1804241669091.shtml



Rifiuti, Galan: “Anche io avrei detto no, in Veneto abbiamo già i nostri problemi”


L’ex governatore del Veneto Gianfranco Galan si dice d’accordo con il no della Regione ad accogliere i rifiuti campani.
Intervistato dal Gazzettino il ministro spiega:  ”Continuerei anch’io a dire di no ai rifiuti di Napoli. Per due motivi. Primo, perché non hanno imparato nulla: a cosa serve togliere mille tonnellate di rifiuti se poi lì non fanno quello che devono fare? Secondo, perché cominciamo a essere in difficoltà anche il Veneto: qui c’è qualcuno che non sta facendo i termovalorizzatori che servirebbero, almeno uno, meglio due”.

Galan, sulla crisi di governo afferma: ”Non c’è mica crisi di governo. Sono ancora ministro, credo. La crisi c’è quando il governo si dimette, e questo non è detto che succeda”. Poi aggiunge: ”A noi converrebbe andare a votare. Ma come si fa? Questo è uno dei momenti più difficili della storia dell’Europa”.

Sul suo partito, Galan osserva: ”Vai a una riunione oggi del Pdl, e vedi quello contro cui eravamo nati: colore dominante il grigio, le persone sono vecchie, conducono sottilissime analisi politiche, con le stesse parole di 40 anni fa, non c’è piu’ gioia e allegria. A questo bisogna tornare”.

”Questo comportamento – dice invece Galan sull’ex alleato Gianfranco Fini – ha svelato come la manovra di Fini non abbia nulla di politico, ma sia solo ripicca personale”. ”Nel dopo Berlusconi io non ci sarò – afferma inoltre il ministro -. Non m’interessa. Se si torna alla politica tradizionale, io farò altre cose”.
25 novembre 2010 | 11:07
Fonte:
http://www.blitzquotidiano.it/ambiente/galan-rifiuti-veneto-no-napoli-654274/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29



Avvocato partenopeo a Gentilini: applichi la differenziata prima di parlare di noi


Lo Sceriffo di Treviso sul problema dell'immondizia a Napoli:
«Se li mangino i rifiuti e manganellate, altro che comitati»
TREVISO (24 novembre) - «I rifiuti? Se li mangino il sindaco di Napoli, il presidente della Provincia e quello della Regione Campania». Firmato: Giancarlo Gentilini.

Eccola qui la nuova scudisciata dello Sceriffo, che questa volta risponde con i suoi soliti toni a chi gli chiede una soluzione al problema immondizia che sta ammorbando Napoli. Davanti alle telecamere di Rete Veneta elenca il "prelibato" menù consigliato agli amministratori partenopei: «Dovrebbero pasteggiare dalla mattina alla sera con quei rifiuti perchè non è possibile che un'ispezione dell'Europa unita dopo due anni dica: è tutto come prima».

Poi va a nozze quando ribatte a chi è curioso di sapere come affronterebbe l'emergenza nei panni di commissario straordinario: «Mobiliterei l'esercito, aprirei tutte le discariche e prenderei a manganellate chi si oppone all'utilizzo dei territori per i loro rifiuti». E nessuna paura dei comitati, allergia nata negli anni di primo cittadino trevigiano: «Non avrei nessun timore dei comitati - tuona - dietro di loro si nascondono mafia e ’ndrangheta (gli sfugge la camorra ndr) e un fiume di denaro che lo Stato deve interrompere».

Infine parole di fuoco anche per Roberto Saviano, che nella trasmissione "Vieni via con me" ha evidenziato come parte dei rifiuti campani arrivino dal Veneto e dal nord Italia: «Basterebbe aprire i sacchetti e vediamo da dove arrivano; sono prodotti loro che li devono smaltire o mangiarseli». Allo Sceriffo replica con eleganza Sossio Vitale, avvocato di origini campane e consigliere comunale di Città Mia. «Per Gentilini vale il detto delle mie parti "il sazio non crede al digiuno". Lui non ha presente la realtà. Cosa accadrebbe a Treviso se una mamma trovasse la scuola di suo figlio chiusa per motivi di salute pubblica? E poi, lasci perdere. Non riesce a risolvere il problema della differenziata a Treviso, come può parlare dei problemi di una città con quattro milioni e mezzo di abitanti quanti ne ha Napoli».
Fonte:
http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=128020&sez=NORDEST