Luigi Capozza: “La solfa continua ancor oggi e non bisogna
meravigliarsi che ormai sia lo Stato ufficiale ad essere, a vivacchiare, nello
Stato reale e non viceversa, come si diceva un tempo, perché lo Stato
'dranghetista-mafioso, un tempo detto anti-Stato, è il naturale blocco e sbocco
collaborativo di uno Stato che di legale, di ufficiale non ha mai avuto
l'ombra. Come si fa, infatti, da parte del presunto Stato ufficiale e da parte
delle imprese manifatturiere, bancarie e finanziarie, e dalle conseguenti tasse
e spese statali, a rinunciare a 150
miliardi di proventi mafiosi, a 200 miliardi di evasione ed elusione fiscale, a
100 e oltre miliardi di lavoro in nero e al mercato delle armi e di transazione
commerciale di manufatti e tecnologia e finanze con la droga, ai subappalti
edilizi lucrosi, alle rimesse degli emigranti, al lavoro lucroso degli
immigrati, alla prostituzione, tutte cose
in mano pressocché allo Stato real-mafioso? Sono almeno 1.000.000 di
miliardi di vecchie lire, insomma! Che promettono affari sempre più lucrosi! Se
non ci si crede, basta guardare ai grandi affari che lo Stato ufficiale va
facendo nell'area mediterranea, ma da cui il Meridione è tenuto accuratamente
fuori, se non per la questioni illegali.”
I cialtroni e l'Unità
d'Italia, di Luigi Capozza
Ho letto con partecipazione
e condivisione gli articoli di Franco Federico sulla politica e
l’amministrazione meridionali, comparsi sulle pagine del trisettimanale
ilCrotonese la scorsa estate. Il desiderio è di riprendere il discorso di
Federico, cercando di aggiungere un’ulteriore riflessione di carattere storico,
partendo dall’affermazione di Tremonti che la classe dirigente meridionale sia
composta da cialtroni. Tremonti, come documenta anche Federico, non ha, per
certi versi, tutti i torti; tuttavia gioverà analizzare storicamente il come
mai si sia verificata una simile condizione.