mercoledì 10 novembre 2010

Rifiuti, la Ue: stop fondi per la Campania


Caldoro: «Le discariche sono necessarie»
NAPOLI (10 novembre) - Trentasei mesi: tanto ci vuole per tornare alla normalità nella gestione del ciclo dei rifiuti in Campania. Stefano Caldoro, governatore della Campania, ribadisce la previsione fatta qualche giorno prima intervenendo in Consiglio regionale nella seduta monotematica sui rifiuti e illustra la sua ricetta fatta di discariche («che sono necessarie e vanno aperte») e termovalorizzatori. «Dobbiamo recuperare quindici anni di ritardo - dice nel corso di una conferenza stampa convocata per illustrare il bilancio dei primi sei mesi di governo -. Quindici anni in cui ci siamo intestarditi su un modello chiamiamolo sperimentale, per usare un termine soft, che non ha precedenti nel mondo. Torneremo alla normalità nei prossimi 24/36 mesi - ha concluso il governatore - se facciamo tutto quello che dobbiamo fare, a partire dai due impianti previsti».
Sospesi fondi Ue. I fondi strutturali Ue destinati alla Campania per il settore dei rifiuti restano sospesi fino a quando non saranno rispettate tutte le condizioni. Lo ha ribadito oggi, rispondendo alle domande dei giornalisti, il commissario Ue alla Politica regionale Johannes Hahn. Per poter riaprire i rubinetti dei finanziamenti, la Commissione, ha ricordato Hahn, attende «l'attuazione di un concetto globale per l'eliminazione dei rifiuti». Si
La situazione a Napoli. «Alle 12 di oggi l'Asia aveva raccolto e smaltito oltre 1.600 tonnellate di rifiuti. Nonostante l'abbondante pioggia di questa notte i lavoratori dell'azienda sono riusciti a recuperare, oltre a quelle quotidianamente prodotte, altre 300 tonnellate. di rifiuti giacenti sulle strade cittadine». Lo rende noto l'assessore all'Igiene Urbana del Comune di Napoli, Paolo Giacomelli. «Ciò - sottolinea - è stato reso possibile grazie al fatto che si sono potute scaricare 900 tonnellate a Taverna del Re e 700 tonnellate a Chiaiano. Questa è la dimostrazione che siamo in grado di provvedere efficacemente alla raccolta dei rifiuti prodotti in città e anche a recuperare celermente le giacenze dei giorni scorsi:l'importante è che ci dicano dove scaricare».
Terzigno. Saranno resi noti domani, nel corso di una conferenza stampa, al Castello Mediceo di Ottaviano, nella sede del Parco Nazionale del Vesuvio, alla quale interverranno i diciotto sindaci della 'zona rossà e i presidenti del Parco Nazionale del Vesuvio e della comunità del parco, i risultati delle analisi effettuate presso la discarica rifiuti Sari dall'Arpac e dai tecnici di fiducia dei comuni di Boscoreale, Boscotrecase, Terzigno e Trecase. I risultati, dopo la conferenza stampa, saranno pubblicati sui siti internet dei comuni ed enti interessati e messi a disposizione della cittadinanza. «Qualunque sarà l'esito - ha affermato il sindaco Gennaro Langella - trasmetteremo il tutto alla Procura della Repubblica competente per opportuna informativa».
Fonte:

Maltempo, subito 300 milioni in Veneto. Colpito anche il Sud, allarme in Campania


Le banche sospenderanno i mutui nelle zone colpite
Tremonti: non esclusi ulteriori interventi dopo inventario danni
ROMA (10 novembre) - Trecento milioni per il Veneto alluvionato, più il contributo europeo e la sospensione dei mutui da parte delle banche. Ad annunciare lo stanziamento dei fondi e le agevolazioni per le zone colpite dal maltempo è stato il premier Silvio Berlusconi nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi. Disagi intanto in tutta la Campania e a Napoli per il maltempo. Critica la situazione al Policlinico Nuovo di Napoli dove decine di pazienti della struttura segnalano disagi e paralisi delle attività ospedalieri a causa dei computer in tilt.
Allarme in Campania. Circa 300 persone sono state evacuate dalle loro abitazioni nelle località Trentalone di Gromola e Ciurnito del comune di Capaccio-Paestum, in provincia di Salerno a causa dello straripamento del fiume Sele in almeno tre punti. Le persone evacuate si trovano comunque nei pressi delle loro abitazioni, in attesa di un miglioramento delle condizioni del tempo. La furia dell'acqua ha invaso colture e i piani bassi delle abitazioni. Nell'agro sarnese nocerino il torrente Solofrana, che affluisce nel fiume Sarno a Pagani ha rotto gli argini. Gravi i disagi e numerose le famiglie fatte sgomberare. Il Vallo di Diano, trasformato in una sorta di grande lago a causa della violenta ondata di maltempo e per l'esondazione del fiume Tanagro. Moltissimi i fabbricati allagati. Lo straripamento del Sele ha provocato la rottura di una condotta dell'Acquedotto Basso Sele in località Postiglione, in provincia di Salerno. La rottura ha provocato l'interruzione dell'erogazione idrica in 14 Comuni serviti dall'Acquedotto tra i quali la zona orientale di Salerno, Pontecagnano, Battipaglia, Eboli e Agropoli. Numerosi animali vagano per le campagne dopo essere fuggiti dalle stalle tutte allagate. In particolare a Sala Consilina sei famiglie sono state salvate perchè rimaste bloccate nelle proprie abitazioni invase da fango e detriti. La strada statale 19 in diversi punti è invasa dal fango. Il maltempo ha causato danni ingenti anche al porticciolo turistico di Salerno dove l’aumento del livello dell’acqua ha scaraventato alcune imbarcazioni sulla banchina. Problemi notevoli anche alla circolazione. Chiusa la litoranea che collega il capoluogo ai comuni a sud di Salerno, dove le mareggiate hanno invaso la sede stradale, distruggendo diversi stabilimenti balneari. A causa della rottura di una condotta dell’acquedotto Basso Sele, manca l’acqua in numerosi quartieri di Salerno, e dei comuni di Pontecagnano-Faiano, Eboli e Capaccio Paestum. Più di tremila ettari di terreno sono sott’acqua nelle campagne del salernitano dove si stimano già danni per decine di milioni di euro per effetto dell’ondata di maltempo che si è trasferita al sud con straripamenti ed esondazioni che hanno allagato le campagne circostanti distruggendo serre e coltivazioni e mettendo in pericolo gli animali allevati. È quanto emerge da un primo monitoraggio della Coldiretti, nella provincia di Salerno.
Subito 300 milioni in Veneto. «In base all'inventario fatto finora, abbiamo stabilito che con atto di Palazzo Chigi venga messa a disposizione della Protezione civile una somma di 300 milioni», ha spiegato Berlusconi. «Ieri abbiamo detto che ci sarebbe stato un intervento immediato e sostanzioso da parte dello Stato - ha sottolineato Berlusconi - e con questo stanziamento diamo una risposta alle promesse che abbiamo fatto».

Tremonti: «Non si escludono ulteriori interventi». Dopo che sarà fatto un inventario dei danni, ha precisato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, non è escluso che vengano stanziati ulteriori contributi oltre ai 300 milioni di euro. «Altri interventi di tipo legislativo - spiega inoltre il ministro riferendosi all'ipotesi di inserire nella Legge di Stabilità i finanziamenti per il Veneto - non sarebbero adeguati perché entrerebbero in vigore dal primo gennaio».
Berlusconi: contestazioni? Giornali bugiardi. Sulle contestazioni di martedì in Veneto, il premier ha detto di non essersi accorti di nulla e poi ha aggiunto: i giornali sono bugiardi. «Ieri sono andato in Veneto per fare il punto della sitauzione sul maltempo e poi in Abruzzo dove a L'Aquila in un teatro ricolmo di gente ho consegnato 18 medaglie d'oro a chi si è distinto per la ricostruzione post sisma. Eppure questa mattina leggendo i giornali vedo i titoli che dicono "Berlusconi contestato in Veneto e in Abruzzo". Io invece non mi sono accorto di nulla, sono stato accolto benissimo».
Fonte:

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=126235&sez=HOME_INITALIA#

Pompei, dossier shock: a rischio crolli il 70% delle case. Ue: sconvolti e tristi



Gelmini: è utile una governance diversa anche nell'ambito
dei Beni culturali, se ci fosse stata non sarebbe successo
NAPOLI (9 novembre) - Mentre è bufera sul ministro dei Beni culturali Bondi, spunta un dossier choc su Pompei: una indagine commissionata nel 2005 dall’allora soprintendente Guzzo emerge che il 70 per cento degli edifici necessitava di interventi di restauro e messa in sicurezza: il 40% con la massima urgenza perché in stato pessimo o addirittura con un cedimento.

Il dossier. Nel sito archeologico più grande nel mondo solo tre case su dieci erano in uno stato che si poteva definire tra buono e discreto. Ben il 70 per cento degli antichi edifici riportati alla luce, invece, necessitava di interventi di restauro e messa in sicurezza: il 40% con la massima urgenza perché in stato pessimo o addirittura con un cedimento in atto, il rimanente 30%, in stato appena mediocre, in un secondo momento.

A queste conclusioni sono arrivati nel 2005 gli architetti Giovanni Longobardi e Andrea Mandara che a capo di alcune squadre di ricercatori, architetti e archeologi hanno eseguito l’indagine - la prima dopo quella condotta dopo il terremoto dell’80 - per verificare le condizioni dei siti di tutta la città, commissionata dall’allora soprintendente Pietro Giovanni Guzzo con i fondi stanziati dal World Monumental Fund, l’istituzione americana che riunisce alcuni investitori tra cui l’American Express.
«È utile una governance diversa anche nell'ambito dei beni culturali: forse se ci fosse stata una impronta manageriale il caso Pompei non ci sarebbe stato». È il pensiero espresso dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, nel corso della tavola rotonda, Business international, ancora in corso. Riferendosi alla ricerca il ministro ha detto che «non si può gridare alla privatizzazione degli enti di ricerca, è inutile recuperare categorie ideologiche del Novecento. Mettiamoci d'accordo piuttosto sulle grandi priorità, dal nucleare ai beni culturali».

Commissione Ue: scioccati e molto tristi. Un evento del genere lascia «scioccati», è una cosa «molto triste»: così Dennis Abbott, portavoce del commissario europeo alla cultura Andoulla Vassiliou, ha commentato oggi la notizia del crollo della scuola dei gladiatori avvenuta a Pompei. «Tutto il mondo apprezza molto Pompei - ha aggiunto Abbott -E' un patrimonio mondiale dell'umanità ed è sorprendente che succeda quel che è successo. L'edificio era già stato restaurato». Quanto alla possibilità di ottenere fondi comunitari per interventi a Pompei, il portavoce del commissario Ue alle Politiche regionali, Johannes Hahn, ha spiegato che spetta allo Stato membro presentare la domanda per l'accesso a eventuali finanziamenti. In linea generale, comunque, ha precisato Ton Van Lierop, «è possibile utilizzare anche i fondi Ue per la politica regionale. Si tratterà comunque di valutare in base al tipo di richiesta che eventualmente arriverà dall'Italia e all'entità del progetto da finanziare»
Fonte:
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=126023&sez=HOME_INITALIA

Quadro sintetico del Servizio Sanitario Nazionale

Legenda:
(1) == SPESA PRO-CAPITE MEDIA ULTIMO DECENNIO (Euro 2000)

(2) == DIFFERENZA % RISPETTO ALLA MEDIA ITALIANA

(3) == TASSO DI CRESCITA MEDIO ANNUO

(4) == Indicatore sintetico di sperequazione infrastrutturale

ITALIA
(1) ==
€ 1.243
(2) ==
0%
(3) ==
3,70%
VALLE D'AOSTA
(1) ==
 € 1.451
(2) ==
16,73%
(3) ==
2,40%
TRENTINO ALTO ADIGE
(1) ==
 € 1.439
(2) ==
15,77%
(3) ==
3,10%
LIGURIA
(1) ==
 € 1.423
(2) ==
14,48%
(3) ==
2,40%
LAZIO
(1) ==
 € 1.395
(2) ==
12,23%
(3) ==
5,00%
MOLISE
(1) ==
 € 1.304
(2) ==
4,91%
(3) ==
5,20%
EMILIA ROMAGNA
(1) ==
 € 1.300
(2) ==
4,59%
(3) ==
2,30%
FRIULI VENEZIA GIULIA
(1) ==
 € 1.267
(2) ==
1,93%
(3) ==
2,50%
UMBRIA
(1) ==
 € 1.266
(2) ==
1,85%
(3) ==
3,10%
ABRUZZO
(1) ==
 € 1.265
(2) ==
1,77%
(3) ==
4,40%
TOSCANA
(1) ==
 € 1.253
(2) ==
0,80%
(3) ==
2,90%
PIEMONTE
(1) ==
 € 1.251
(2) ==
0,64%
(3) ==
4,00%
MARCHE
(1) ==
 € 1.235
(2) ==
-0,64%
(3) ==
3,20%
SARDEGNA
(1) ==
 € 1.234
(2) ==
-0,72%
(3) ==
4,00%
VENETO
(1) ==
 € 1.216
(2) ==
-2,17%
(3) ==
2,60%
CAMPANIA
(1) ==
 € 1.215
(2) ==
-2,25%
(3) ==
3,80%
LOMBARDIA
(1) ==
 € 1.207
(2) ==
-2,90%
(3) ==
3,30%
CALABRIA
(1) ==
 € 1.158
(2) ==
-6,84%
(3) ==
3,50%
SICILIA
(1) ==
 € 1.155
(2) ==
-7,08%
(3) ==
6,40%
PUGLIA
(1) ==
 € 1.150
(2) ==
-7,48%
(3) ==
3,90%
BASILICATA
(1) ==
 € 1.126
(2) ==
-9,41%
(3) ==
4,40%
Nord
(1) ==
 € 1.319
(2) ==
6,11%
Centro
(1) ==
 € 1.287
(2) ==
3,34%
Mezzogiorno
(1) ==
 € 1.201
(2) ==
-3,26%
ITALIA
100
Nord ovest
(4) ==
116,4
Nord est
(4) ==
119,7
Centro
(4) ==
101,8
Mezzogiorno
(4) ==
75,6

„…..la sperequazione infrastrutturale (sia tipologia di asset che loro qualità) incide sui rendimenti delle funzioni di produzione e sulla qualità degli output. Una endogenità che non va sottovalutata nella fissazione di standard di costo. Lo snodo delle infrastrutture è stato tra le ragioni dell’inapplicabilità del primo schema di finanziamento federalista, quello del D. Lgs. n. 56-2000. Infrastrutture insufficienti e vetuste possono generare sovracosti. Se gli standard non ne tengono conto e non sono realistici, sono a rischio di credibilità e di enforcement.“ (pag. 15 della Fonte citata sotto)
Fonte: Cerm, ALLA RICERCA DI BENCHMARK PER IL FEDERALISMO SANITARIO, SEMINARIO CNEL,  Roma, Gennaio 2010, su dati ISTAT.
elaborazione: grecanico

In che mani mettere Pompei?


di TOMMASO MONTANARI
10 novembre 2010 - Manager o sovrintendente, questo il problema. Ma i crolli non scuotono le granitiche certezze del ministro Bondi
Il crollo di Pompei non scuote le granitiche certezze di Sandro Bondi. Per il ministro, il problema centrale della conservazione e della tutela continua ad essere l’assenza di «cultura manageriale». In piedi sulle macerie — in una sorta di mesto e velleitario «predellino dei beni culturali» — egli ha annunciato che il soprintendente di Pompei sarà affiancato da un manager, e che tutto dipenderà da una Fondazione privata. Così la bacchetta magica dell’ideologia torna a brillare tra le mani di chi dovrebbe invece misurarsi con la realtà. Del resto, l’atto più memorabile del tramontante ministero Bondi è stata l’istituzione della direzione generale per la valorizzazione e il suo contestuale affidamento al supermanager degli hamburger Mario Resca. Non che Bondi si sia inventato qualcosa di nuovo. Egli si è limitato ad allargare (certo decisivamente) l’esiziale falla aperta nel 2001 dal centrosinistra con l’introduzione della separazione tra tutela e «valorizzazione» nel Titolo V della Costituzione. Ed è esattamente questa separazione ciò che Bondi vorrebbe applicare a Pompei. Ma si tratta di una pessima idea: tanto nelle premesse poste da Giovanna Melandri, quanto nelle conseguenze tratte da Sandro Bondi. Se oggi possediamo il patrimonio storico e artistico che possediamo, infatti, è perché esso è stato bene amministrato da persone che lo conoscevano profondamente, cioè da storici dell’arte e da archeologi. E non si può separare l’amministrazione dalla conoscenza, perché ciò equivarrebbe non solo a separare, ma a contrapporre, il fine e i mezzi. E qui, però, bisogna intendersi: a cosa serve il patrimonio culturale? Se serve ad aumentare la cultura e a fondare una cittadinanza consapevole (come si ricava dall’articolo 9 della Costituzione) esso non può essere affidato a un manager, così come non lo può essere una scuola. Nella fattispecie, l’uscita di Bondi è del tutto inconferente con il problema attuale, perché l’eventuale manager di Pompei non lavorerebbe certo per l’oscura, quanto vitale, manutenzione ordinaria, ma piuttosto per i rutilanti Grandi Eventi, capaci di portare reddito e visibilità: cioè farebbe esattamente ciò che ha fatto il commissario, con i risultati che vediamo. E, del resto, una simile diarchia, oltre che sbagliata concettualmente, sarebbe fallimentare praticamente, perché non potrebbe che portare ad un conflitto permanente (chi avrebbe l’ultima parola, l’archeologo o il manager?), ad una completa paralisi e ad un sistematico rimbalzo di responsabilità. Questo vuol dire che le soprintendenze italiane sono il migliore dei mondi possibili? Certo che no. Il paradosso della violenta azione di Bondi contro le soprintendenze è che essa obbliga a difenderle, e impedisce di sottoporle alla critica anche radicale che meriterebbero: esattamente come avviene per la magistratura attaccata da Berlusconi, o per l’università massacrata da Tremonti. Proprio come la magistratura e l’università, il sistema della tutela è infatti afflitto da diffuse sacche di potere irresponsabile, di incompetenza, di incapacità amministrativa e di clientelismo. Ma si tratta comunque di un sistema prezioso e insostituibile, che non va delegittimato, svuotato dall’interno, depresso nella competenza tecnica e affiancato da un costoso doppione: esso va piuttosto governato, vagliato, e messo in grado di funzionare perché torni all’altezza della sua storia e dei suoi compiti. Sandro Bondi dovrebbe nominare subito il nuovo soprintendente speciale di Pompei, dovrebbe mettergli a disposizione un finanziamento adeguato (magari restituendo l’enorme avanzo di cassa che fu riassorbito ai tempi di Buttiglione) e dargli gli strumenti per spenderlo (e per spenderlo soprattutto in tutela, e in ricerca per la tutela); dovrebbe assumere (e pagare decentemente) gli archeologi e il personale necessarî; e dovrebbe darsi da fare direttamente, come ministro, costruendo un sistema di coordinamento operativo tra soprintendenza ed enti locali. Infine, dovrebbe controllare il lavoro del soprintendente, e destituirlo senza esitazione se non dovesse essere all’altezza. Insomma, Bondi dovrebbe governare bene l’esistente, invece che progettare inutili, e anzi dannose, rivoluzioni ideologiche. Ma il tempo del ministro e quello del governo sembrano giunti al termine, e si intravede già una campagna elettorale in cui tutti prometteranno la salvezza del patrimonio culturale. Intanto a Pompei continua, e continuerà, a piovere.
Fonte:

Onorato non ha paura.



Tirrenia in cattive acque, cigs per 700, scioperi, e tagli: via il Bari-Durazzo.  09 Novembre 2010 - ROMA Un nuovo potenziale acquirente si fa avanti per Tirrenia. È la società creata dagli armatori napoletani Gianluigi Aponte, Emanuele Grimaldi e Vincenzo Onorato proprio allo scopo di rilevare la compagnia marittima in liquidazione.
Cattive notizie in arrivo, invece, per i lavoratori e anche per i viaggiatori: a dicembre parte infatti una cassa integrazione straordinaria a rotazione per oltre 700 marittimi e i sindacati hanno per questo annunciato uno sciopero di 24 ore per il 22 novembre.  A partire dal primo dicembre, e per sei mesi (fino al 31 maggio 2011), Tirrenia metterà in cassa integrazione straordinaria (cigs) 722 marittimi: secondo quanto risulta da un documento di Federlinea, l’associazione dell’armamento di linea cui aderisce la compagnia marittima, sarà applicato un criterio di rotazione, per cui il ricorso medio giornaliero alla cigs sarà di 172 persone, con punta massima di 230 unità. Il commissario Giancarlo D’Andrea ha, inoltre, deciso di sospendere sempre da dicembre il collegamento Bari-Durazzo a causa delle «rilevanti perdite economiche» del servizio. Mentre è stato solo «temporaneamente sospeso» dal primo ottobre il collegamento Genova-Olbia-Arbatax, per il quale è prevista la riattivazione entro la fine di gennaio. Immediata la reazione dei sindacati, che hanno subito annunciato uno sciopero di 24 ore per il 22 novembre. Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti trovano «inaccettabile la decisione unilaterale dell’avvio formale della cigs», spiegando che a pagare il contenimento dei costi operativi sono così solo i lavoratori e che «il ricorso alla cigs non fa che complicare la procedura di privatizzazione». I sindacati tornano inoltre a chiedere al Governo di mantenere gli impegni presi. Viene invece accolta come una buona notizia l’annuncio della nuova cordata pronta a rilevare Tirrenia. La società, denominata 'Compagnia italiana di navigazione', nasce all’insegna della napoletanità: i tre armatori sono stati infatti spinti a crearla dalla «condivisione delle radici napoletane» e dal «profondo attaccamento alla città», e puntano «a preservare il patrimonio che l’azienda rappresenta per il tessuto socio-economico locale, sia in termini di impatto occupazionale che di redditi distribuiti». L’obiettivo è «strutturare una società autonoma e indipendente, dotata di una propria governance – spiega una nota congiunta -, che possa operare in modo efficiente ed orientato al mercato, supportata dal know how e dalle competenze di tutti i soci, pur senza essere controllata da nessuno di essi». L'annuncio è arrivato proprio allo scattare della seconda fase dell’iter di privatizzazione: l’invio delle lettere di invito che D’Andrea aveva annunciato sarebbe avvenuto entro la prima decade di novembre. Da questa prima scrematura dovrebbero uscire i concorrenti (21 sono quelli che hanno presentato la manifestazione di interesse) che, su indicazione dell’advisor Rothshild, avranno i requisiti richiesti per partecipare alla fase di due diligence.
Fonte: