venerdì 12 novembre 2010

Crisi economica: sindaco Bari, progetto per Italia o si rischia una Caporetto


ultimo aggiornamento: 12 novembre, ore 19:24
Padova, 12 nov. - (Adnkronos) - ''Crisi, calo vertiginoso delle entrate tributarie, profondi cambiamenti in atto e nessuno muove un dito. Se questa sgangherata classe politica non si ritrova in un progetto per l'Italia rischiamo una Caporetto su tutti i fronti''. Ad affermarlo e' stato il sindaco di Bari, Michele Emiliano, a Padova per l'Assemblea nazionale dell'Anci.
''Manca una strategia di attacco alla crisi e anche il parlamento in cui credo fortemente e' evaporato'', ha detto Emiliano puntando il dito contro la legge elettorale attuale: ''I parlamentari sono evaporati nel territorio perche' hanno perso il contatto con la realta'. Prima - ha spiegato Emiliano - portavano le esigenze del territorio in parlamento e se non venivano ascoltati i governi cadevano. Oggi purtroppo non e' piu' cosi' e il risultato e' la sovraesposizione dei sindaci data dalla mancanza di altri punti di riferimento''.
Riguardo al patto di stabilita', Emiliano ha detto: ''Nelle zone a obiettivo 1, dove e' possibile usufruire dei fondi Fas, gli amministratori hanno l'onere di cofinanziare i fondi strutturali pero' non possono ne' assumere per incrementare l'efficienza ne' spendere in formazione e poi si parla di ritardo delle genti del Sud…''. Sempre sul patto Emiliano ha ricordato che ''nelle casse del comune di Bari ci sono centinaia di milioni di euro che pero' non posso spendere per recuperare il ritardo, non e' possibile governare le citta' in queste condizioni''.
Fonte:

La Lega e i soldi di Roma


Da redazione
Creata il 12/11/2010 - 19:30
Raffaele De Rosa* (Terra Campania)
INTERVENTO. Dal movimento L’Altro Sud una riflessione sul caso emblematico della scuola dei Popoli Padani.
«Una meravigliosa Orania padana fatta solo di padani», per dirla alla Gian Antonio Stella.Un territorio composto solo di leghisti con leggi leghiste, tradizioni leghiste, radio leghiste e scuole leghiste. Questo è il sogno di molti fanatici del Carroccio da realizzare, però, con i soldi di Roma. Infatti, la Lega ormai ha perso ogni connotazione di movimento antisistema e si colloca, meglio degli altri, tra quei partiti che fanno della politica lo strumento di affermazione dei propri interessi. Un esempio eclatante è la scuola Bosina o Libera Scuola dei Popoli Padani, nel Varesotto.  La scuola, fondata nel 1998 dalla moglie di Umberto Bossi, Manuela Marrone e presieduta dall’ex senatore leghista Dario Galli, nasce come associazione culturale  per l’educazione e l’istruzione dei giovani.
Comprende: scuola dell’Infanzia, scuola Primaria e scuola Secondaria. Tra i programmi è prevista un’ora di dialetto Bosino a settimana in cui vengono insegnati modi di dire, proverbi e poesie locali; il costo della retta si aggira tra  i 150 e i 300 euro. Negli ultimi anni si è registrato un notevole aumento delle iscrizioni per la scuola dell’infanzia che ha visto costretti i dirigenti ad adottare una lista di attesa. La società cooperativa che gestisce la scuola, con sede legale a Varese, ha chiuso il bilancio 2008 con una perdita di 495.796 euro. Insomma, una realtà redditizia in termini di propaganda ma con carenze gestionali che necessiterebbero di essere compensate con un aiutino finanziario…magari Statale. Presto fatto: nel Giugno di quest’anno la commissione Bilancio del Senato, tramite il “Fondo per la tutela dell’ambiente e la promozione dello sviluppo nel Territorio” (165 Mln di euro nel periodo 2009-2011) contemplato dalla cosiddetta “Legge mancia”, ha assegnato 800mila euro, 300mila euro per il 2009 e 500mila euro per il 2010,  per lavori di ristrutturazione e ampliamento della scuola del Senatùr.
Il tutto si svolgeva mentre il Senato approvava il ddl Gelmini per i tagli all’Università. Morale della favola: precariato per compensare i vuoti dei ruoli  pubblici, sovvenzionamenti per ristrutturare le scuole di partito. Se a questo si aggiunge il caso della scuola di Adro per i simboli diffusi della Lega Nord, la cui rimozione devono ancora spiegarci con quali soldi avverrà, altro che Roma ladrona… Si legge nel manifesto della scuola Bosina: «Appartenere a questa Scuola vuol dire conoscere, fin da piccoli, chi si è, che cosa si rappresenta, quale ruolo si occupa nella storia locale, nazionale e mondiale, maturare la certezza di non essere un numero fra tanti uomini, bensì di assumere la parte di attore del proprio futuro e di quello altrui […]. Il nostro obiettivo educativo è perciò quello di coniugare l’insegnamento con le esigenze del tessuto sociale locale, di formare futuri cittadini integrati nella realtà che li circonda, pronti a confrontarsi con tutti gli altri modelli sociali» magari eccetto, aggiungiamo noi, quelli degli zingari, degli extracomunitari e dei meridionali…
*L’Altro Sud
URL di origine: http://www.terranews.it/news/2010/11/la-lega-e-i-soldi-di-roma

Palermo, emergenza rifiuti, Amia: "Soluzione vicina"


L'azienda assicura che entro il fine settimana la città sarà completamente ripulita dalla spazzatura. I commissari straordinari annunciano i lavori per la sesta vasca a Bellolampo. In arrivo 27 nuovi autocompattatori e 1.000 nuovi cassonetti.
PALERMO - 12/11/2010 - L'Amia assicura che entro il fine settimana l'emergenza rifiuti sarà risolta, i dipendenti dell'azienda che si occupa della raccolta continuano a lavorare così come i due commissari straordinari, che oggi hanno annunciato l'avvio dei lavori per la sesta vasca nella discarica di Bellolampo, ma la situazione a Palermo è ancora critica.
L'uso di tutti i mezzi, pale meccaniche comprese, è riuscito nell'intento di ripulire le zone del centro, anche se nelle stradine più strette, dove servono mezzi piccoli, i rifiuti continuano ad accumularsi per strada e la gente ha smesso anche di gettare i sacchetti nei cassonetti preferendo abbandonarli lungo la strada, creando piccole discariche abusive. Oltre a Ciaculli, l'Arenella e Cruillas, resta molto sporca l'area di viale Strasburgo e piazza San Lorenzo. Soprattutto in via Monte San Calogero i cinque cassonetti, stracolmi ormai da una settimana, sono stati "accerchiati" da nuovi sacchetti e rifiuti ingombranti restringendo di fatto la carreggiata, come è successo in via dei Nebrodi.
Nella discarica di Bellolampo tutti i mezzi a disposizione, tritovagliatori compresi, lavorano a pieno regime e c'è ottimismo sulla prossima risoluzione dell'emergenza anche se si intravedono nuovi problemi anche a breve termine se non saranno avviati i lavori della sesta vasca, che secondo quanto hanno affermato oggi i commissari straordinari dell'azienda dovrebbe essere ultimata entro luglio.
I commissari straordinari dell'Amia, Sebastiano Sorbello e Paolo Lupi. Rispettato, che aggiungono che il programma di risanamento del Tribunale fallimentare di Palermo e dal Ministero dello Sviluppo economico.
Il piano ha una dotazione di 70 milioni di euro di fondi Cipe e di 40 milioni di euro di fondi Fas. I commissari hanno annunciato che, "il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha ribadito loro, tramite il capo di gabinetto, che 35 milioni di fondi Cipe saranno erogati il prossimo mese di gennaio, e il resto dei fondi Cipe sarà erogato in tempi compatibili con la attuazione delle spese programmate".
In arrivo anche i primi 2,2 milioni di euro "rendicontati da Amia al Comune di Palermo per lo smaltimento del percolato".
I commissari, durante l'incontro di oggi con la stampa, hanno osservato che, "rispetto ad ipotetiche strategie politico-imprenditoriali occulte, Amia non può fallire, in quanto sarà il Comune a rispondere eventualmente, in solido e illimitatamente, per tutti gli impegni di spesa assunti e non rispettati dall'azienda". Oggi è stato anche firmato l'ordine di acquisto di 27 nuovi autocompattatori, per un costo di circa 7 milioni di euro.
Serviranno a intensificare il servizio di raccolta rifiuti, che finora è stato assicurato da poco più di 50 autocompattatori, di cui 5 a noleggio che saranno così restituiti all'arrivo dei nuovi mezzi. Con un costo di circa 2 milioni saranno acquistati altri mezzi speciali per avviare a Palermo la raccolta differenziata  fuori dal perimetro del servizio "porta a porta".
I commissari hanno anche acquistato mille cassonetti metallici (costo 500 mila euro) e per altri 3.200 a fine dicembre sarà aggiudicata la gara. Gli interventi per migliorarne la funzionalità di Bellolampo si concluderanno entro il 2011. Infine la sesta vasca della discarica di Bellolampo che darà autonomia di conferimento per i prossimi 8 anni sarà pronta entro la prossima estate, quando sarà esaurita anche la costruenda "sella" fra la quarta e la quinta vasca, entrambe quasi sature.
I commissari hanno anche oggi affidato il servizio di realizzazione e gestione di un impianto di trattamento e smaltimento del percolato (quantità stimata 250 metri cubi al giorno) per un costo di 7,8 milioni di euro. "Ciò porrà fine al ricorso, in atto inevitabile, - dicono - al trasporto con autocisterne ad impianti di trattamento esterni (ditte controllate accuratamente dalla prefettura di Palermo)".
Oltre all'utilizzo, appena autorizzato, delle vasche Valentini (10 mila metri cubi) per lo stoccaggio temporaneo del percolato, "sarà realizzato entro cinque mesi con due milioni di euro un silos aggiuntivo di 8 mila metri cubi". Seguirà, entro 15 mesi e con una spesa di 22 milioni, l'impianto di preselezione dei rifiuti indifferenziati in aggiunta al tritovagliatore grande che sarà acquistato con la gara del prossimo 24 novembre (costo 540 mila euro). L'umido derivante dalla separazione dei rifiuti sarà trattato con un apposito impianto di compostaggio e biostabilizzazione da 300 tonnellate al giorno (costo 25 milioni) che sarà realizzato anche questo entro 15 mesi.

Bloccati i camion a cava Sari


Napoli, 12-11-2010
Da ieri i comitati antidiscarica hanno ripreso a presidiare la strada che conduce allo sversatoio, via Zabatta, in maniera piu' costante e con un numero di persone accresciuto.
E ieri sono state ben due le riunioni, a Terzigno e a Boscoreale, per avviare l'indagine epidemiologica proposta dai medici di base e dai pediatri dei quattro comuni vesuviani lambiti dai confini della discarica.
"Abbiamo stabilito le modalita' operative e c'e' stata assegnata anche una sede nei locali della parrocchia dell'Immacolata concezione a Terzigno", spiega l'oncologo Antonio Marfella.
Intanto, questa mattina, alla Procura di Nola comitati e associazioni ambientaliste hanno consegnato la relazione tecnica resa nota ieri che indica la presenza nella falda acquifera sottostante il sito di metalli pesanti e sostanze cancerogene oltre i livelli previsti dalla legge.
Una decina di autocompattatori carichi di rifiuti, provenienti da Torre del Greco e diretti nella discarica di Terzigno di cava Sari, sono stati bloccati poco fa alla rotonda Panoramica da alcuni cittadini aderenti ai comitati antidiscarica.
Sul luogo sono ora al lavoro per i rilievi i vigili del fuoco di Boscoreale. "Nonostante i dati allarmanti diffusi ieri - spiega all'Agi il ginecologo Franco Matrone che con altri cittadini sta di nuovo presidiando l'ingresso al sito - continuano i tentativi di scaricare in questa cava materiale non autorizzato.
Gli autocompattatori che abbiamo bloccato sono enormi, puzzolentissimi e sicuramente non contengono solo rifiuti indifferenziati".
Fonte:

Silvio Berlusconi, ovvero lo scandalo permanente


Articolo di Personaggi d'Italia, pubblicato lunedì 1 novembre 2010 in Francia. [Le Monde]
In quali abissi è pronto a trascinare la sua funzione di presidente del consiglio Silvio Berlusconi? Per quanto tempo i suoi alleati continueranno a sostenerlo? Dalla risposta a queste due domande dipende la sorte del primo ministro italiano, raggiunto ancora una volta da uno scandalo sessuale che tira in ballo una minorenne, aggravato da pressioni sui magistrati incaricati dell’inchiesta.
Alla prima domanda, ahimé, Berlusconi ha appena risposto. In questo campo, non si pone nessun limite. Sin dalla sua prima elezione, nel 1995, e durante i suoi nove anni di mandato, Berlusconi ha sempre considerato il potere e le istituzioni come un’estensione della sua prospera attività imprenditoriale. La grandeur, il simbolo, la rappresentazione non fanno parte delle sue preoccupazioni. Hanno contato soltanto il suo piacere, i suoi affari e gli interessi della sua “corte”.
Eletto per tre volte, si è convinto di essere il migliore interprete dell’anima degli italiani e lo specchio dei loro vizi. La sua linea di difesa nell’ennesimo scandalo che lo riguarda ne fornisce una nuova dimostrazione: “Amo le donne, divertirmi ed essere d’aiuto”, ha dichiarato. Un altro modo per dire: “Sono come voi”. Questa tecnica gli è valsa, finora, l’indulgenza dei suoi elettori.
Ma la ripetizione degli scandali, giudiziari e sessuali, pone la questione della dignità del presidente del consiglio. Passi che non abbia riconosciuto l’importanza della crisi economica e finanziaria; passi che non abbia realizzato che un’infima parte del programma per il quale era stato eletto nel 2008. Gli altri non hanno fatto meglio. Ma nessuno ha sprofondato la propria funzione in un carosello di piaceri e divertimenti.

Questa fuga in avanti ha un prezzo troppo spesso ignorato. Non è soltanto l’immagine del presidente del consiglio che è toccata, ma l’immagine dell’Italia. Facendo passare le sue scappatelle come una sottocategoria del patrimonio, il suo gusto smodato per la lussuria come un tratto dell’identità nazionale, Berlusconi danneggia l’immagine dell’Italia, che ha lentamente ridotto ad una caricatura di sé stesso. Con questo tanfo da basso impero, la fine del berlusconismo non fa onore alla Penisola.
A questo titolo, la richiesta di una parte degli industriali ad un ritorno alla dignità da parte delle istituzioni non è una semplice scaramuccia. Loro che esportano in giro per il mondo il “made in Italy” sono ormai stufi di dover spiegare e/o giustificare gli sgarri del loro capo di governo prima di firmare il loro primo contratto.
Rimane la seconda domanda: fino a quando i suoi alleati – e gli italiani – riusciranno a sopportarlo? Le ramanzine della Confindustria e della Chiesa, la dissidenza di Gianfranco Fini, il cattivo umore della Lega Nord, riducono sensibilmente le prospettive politiche di Silvio Berlusconi.
In assenza di un’opposizione forte e strutturata intorno a un capo e a un progetto, è a questi attori che appartiene [il potere] di dire “basta” o “ancora”. La cosa migliore sarebbe che dicessero “basta” per salvare l’Italia e ciò che resta della funzione di presidente del consiglio.
[Articolo originale "Silvio Berlusconi ou le scandale permanent" di Le Monde]
Fonte: http://italiadallestero.info/archives/10383

Alluvioni: se i veneti figli di un dio minore, di chi sono figli i 500mila campani senza acqua potabile fino a Natale?



"mfuccillo" Blitz Blog
Se i veneti alluvionati sono stati, come lamentano, figli di un dio minore, di chi sono figli i cinquecentomila campani che, causa pioggia intensa, non avranno l’acqua potabile almeno fino a Natale? Fino a Natale se va bene, mezzo milione di persone con secchi e bottiglie a far la fila davanti alle autobotti. Un mese e mezzo a vivere come ai tempi della guerra, con la Guardia di Finanza chiamata a vigilare che l’acqua non venga accaparrata e venduta a mercato nero. I veneti hanno detto e gridato di essersi sentiti abbandonati e trascurati, qualche leghista locale ha perfino invitato i veneti a non pagare il canone Rai perché poco e tardi la Rai aveva trasmesso sull’alluvione. Vero, nei primi giorni giornali e telegiornali avevano guardato distratti. Il governatore del Veneto, Zaia, aveva quasi proclamato lo sciopero fiscale, insomma basta pagare le tasse se Roma non mandava i soldi. Il presidente del Consiglio gli aveva dato ragione in via di principio ma aveva detto che non ci sarebbe stato bisogno di sciopero fiscale. E infatti, sia pure con qualche giorno di ritardo, 300 milioni di pubblici euro sono stati stanziati. Ma il Veneto è ancora tutto un lamento e forse trecento milioni non bastano.
Trecento milioni per aiutare quelli cui l’acqua del fiume Bacchiglione ha tolto le aziende e i macchinari, ma il Veneto dice servirà almeno un miliardo. Se questa è la cifra che serve al Veneto, il 30 per cento l’hanno ottenuto. Per il mezzo milione di campani, la parte orientale di Salerno e altri 14 Comuni, la stima dei danni materiali e di cinquecento milioni. Più l’incalcolabile fatica di vivere per un mese e mezzo almeno senza acqua nei rubinetti di casa, delle bottege e delle aziende. Ma il mezzo milione di campani, guarda caso la stessa cifra di cittadini coinvolti dalla loro alluvione, finora non ha visto nè un Bossi nè un Berlusconi e neanche un Napolitano accorrere sul luogo. E non vede i grandi servizi, sia pure tardivi, di giornali e telegiornali. E non ha visto finora il governo stanziare neanche un euro. Hanno avuto quei cinuecentomila campani la promessa che gli daranno l’acqua…a Natale. Si è rotto il loro acquedotto, stiano calmi e pazienti. Se i veneti sono figli di un dio minore, loro sono figli di nessuno…o peggio.
Fonte:
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/alluvioni-veneti-campani-acqua-potabile-natale-637701/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29

Debito delle Amministrazioni locali 2008 e 2009, analisi per aree geografiche


elaborazione dati: grecanico

Tavola 8 (TCCE0275)
Finanza pubblica, fabbisogno e debito
 (milioni di euro)

Anno 2008
Nord ovest
29.208
Nord est
16.426
Totale Nord:
45.634
Centro:
29.016
Sud
23.679
Isole
8.749
Totale Mezzogiorno:
32.428
Totale Debito Amministrazioni locali, 2008
107.079
==========
Anno 2009
Nord ovest
30.297
Nord est
16.482
Totale Nord:
46.779
Centro:
30.117
Sud
25.449
Isole
8.708
Totale Mezzogiorno:
34.157
Totale Debito Amministrazioni locali, 2009
111.051

Fonte:
Banca d'Italia – Eurosistema
Supplementi al Bollettino statistico
Indicatori monetari e finanziari
Finanza pubblica, fabbisogno e debito
Nuova serie, anno XX – 12 Novembre 2010
Numero 60

BANKITALIA: DEBITO RECORD A 1844,817 MLD


Nuovo record del debito delle pubbliche amministrazioni.
A settembre ha raggiunto quopta 1.844,817 miliardi di euro. Lo rileva il bollettino sulla finanza pubblica di Bankitalia. Il debito, ad agosto era di 1.842,984 miliardi di euro, mentre a settembre del 2009 era pari a 1.789,806 miliardi.
Fonte:
http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/view.jsp?id=731140&p=130

Crescita in frenata: nel terzo trimestre Pil +0,2%. Nuovo record per il debito
Roma, 12 nov. - (Adnkronos) - Nel terzo trimestre del 2010 il pil e' aumentato dello 0,2 per cento rispetto al trimestre precedente e dell'1,0 per cento rispetto al terzo trimestre del 2009. Lo rileva l'Istat sottolineando che l'aumento congiunturale del Pil e' il risultato di un aumento del valore aggiunto dell'industria e dei servizi e di una diminuzione del valore aggiunto dell'agricoltura. Il terzo trimestre del 2010 ha avuto tre giornate lavorative in piu' rispetto al trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al terzo trimestre 2009. La crescita acquisita per il 2010 e' pari a 1,0 per cento.
Nel terzo trimestre il Pil e' aumentato in termini congiunturali dello 0,8 per cento nel Regno Unito e dello 0,5 per cento negli Stati Uniti. In termini tendenziali, il Pil e' aumentato del 3,1 per cento negli Stati Uniti e del 2,8 per cento nel Regno Unito.
Intanto Bankitalia segnala un nuovo record per il debito pubblico italiano. A settembre, secondo quanto emerge dal supplemento al bollettino statistico della Banca d'Italia, si attesta a 1.844,817 mld. Ad agosto si fermava a 1.842,984 mld.
Calano invece le entrate tributarie nei primi 9 mesi dell'anno, che secondo la Banca d'Italia si attestano a 266,077 mld con una diminuzione dell'1,8% rispetto allo stesso periodo del 2009. A settembre si attestano a 21,8 mld. Il dato si confronta con i 33,9 mld di agosto ma registra un incremento rispetto allo stesso mese del 2009, quando erano pari a 20,1 mld.
Fonte:
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Economia/Istat-crescita-in-frenata-nel-terzo-trimestre-2010-Pil-+02-+1-su-base-annua_311242784004.html



Pompei, altri due mini-crolli: ora si teme l’effetto domino


12 novembre 2010 | 10:21
Un muro caduto a Pompei, dalla casa del Moralista è quello che preoccupa di più l’ingegner Michele Candela. Candela ha firmato il restauro di questo edificio, finito due anni fa e costato 450mila euro. La Casa del Moralista è la struttura adiacente alla Scuola dei Gladiatori, l’edificio crollato solo qualche giorno fa.
“Quella parete venuta giù, perché schiacciata dal crollo del solaio di cemento armato della Scuola dei Gladiatori, faceva parte della Casa del Moralista, divisa dal proprietario, nel corso degli anni, in una serie di ambienti”, racconta Candela a Virginia Piccolillo che lo ha intervistato per il Corriere della Sera. Candela, vedendo la parete crollata, tira un sospiro di sollievo: “Il tetto e il resto della struttura hanno tenuto perfettamente all’impatto dell’acqua. Quel crollo non è dipeso da noi”.
E quello della Casa dei Gladiatori? “Chiedetelo al ministro. È lui che ha firmato il commissariamento di Pompei. È lui che ha la responsabilità dei lavori compiuti dalla Protezione civile che hanno avuto questo risultato che vedete”. Ieri ci sono stati due crolli, anche se di minima entità, e quello della Casa del Moralista sembra minore: sulla parete crollata si scaricava parte del peso della facciata e ora l’ingegnere guarda preoccupato il puntellamento che dovrebbe sventare il temuto effetto domino.
Fonte:
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/pompei-crolli-effetto-domino-637203/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29

Misti: "Mpa uscirà dal governo Berlusconi"


12/11/2010
ROMA - "Il Movimento per le Autonomie, nei tempi concordati con Futuro e Libertà, uscirà dal governo Berlusconi": così il portavoce nazionale Aurelio Misiti.
"MPA - spiega - ritiene indispensabile la formazione di un nuovo governo che risponda alle aspettative della maggioranza degli italiani realizzando un programma di fine legislatura che, partendo da un piano di sviluppo per il sud, sia capace di superare la fase pur necessaria di difesa dei conti pubblici e di avviare una politica a sostegno delle famiglie e delle imprese".
"In questo quadro - prosegue Misiti - il Mezzogiorno si dovrà assumere la responsabilità di cancellare ogni residuo di cultura dell'assistenzialismo e partecipare attivamente alla trasformazione federalista dello stato, migliorando le attuali normative di stampo esclusivamente leghista. Ciò - conclude - comporta la ripresa di fiducia dei cittadini verso le istituzioni che si fonda anche sulla riforma dell'attuale legge elettorale".
Fonte:
http://www.lasiciliaweb.it/index.php?id=48546

Napoli verso il collasso


Chiude Taverna del Re - Napoli verso il collasso
Angelo Agrippa - 12 novembre 2010
NAPOLI — Riesplode la protesta degli abitanti di Terzigno che da ieri sera hanno annunciato un nuovo blocco, impedendo ai compattatori di trasferire i rifiuti dei diciotto comuni della «zona rossa» nella discarica di cava Sari. Gli esiti delle analisi sulla falda acquifera hanno confermato la presenza di metalli pesanti di dubbia origine: nei tre pozzi spia a monte e a valle della discarica di Terzigno — ha reso noto il consulente del comune di Boscoreale, il chimico Michele Moscariello— è stato riscontrato il «superamento di floruri, manganese, ferro, zinco, nichel, alluminio e boro, ma anche la presenza di idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), con concentrazione di benzo(a)pirene superiore alle Csc». Secondo il tecnico la mancata acquisizione di controlli pregressi «non consente di formulare ipotesi precise sulla fonte della contaminazione della falda acquifera».
Moscariello ritiene, inoltre, che «i valori e le concentrazioni rilevate di manganese, floruri e ferro, sono tipicamente caratteristici di acque sotterranee di origine vulcanica», mentre sarebbe anomala la presenza di zinco, nichel, alluminio e boro. «Per lo zinco - ha sottolineato il chimico - si hanno degli incrementi di concentrazione da monte a valle che sono pari a venti, trenta volte la concentrazione rinvenuta nel pozzo 1, quello a monte». Insomma, un aggiornamento che ha finito per riaccendere la contestazione all’indirizzo dei sindaci. I primi cittadini di Boscoreale, Gennaro Langella, e Terzigno, Domenico Auricchio, hanno comunicato che invieranno alla magistratura i dati delle analisi: «I cittadini ci hanno accusati - ha affermato Langella - ma se noi non tenessimo alla loro salute, non avremmo nominato dei tecnici per effettuare le analisi. Sebbene dalla Protezione civile ci avevano detto che la discarica è sicura, abbiamo voluto controllare». Intanto, Napoli resta con la spazzatura a terra: circa 800 tonnellate. E il sito di trasferenza di Taverna del re, a Giugliano, è quasi saturo. Da domani sarà vietato sversare. Le amministrazioni provinciali di Benevento e Caserta hanno ribadito il loro no ad accogliere i rifiuti partenopei e così si torna nel vicolo cieco dell’emergenza. Solo la Provincia di Avellino sarebbe disponibile ad accettare fino a 5 mila tonnellate al mese nel sito di Savignano.
Per Napoli rimane, dunque, soltanto Chiaiano, dove, tuttavia, non è possibile trasferire più di 700 tonnellate al giorno, vale a dire la metà della produzione media giornaliera del capoluogo. «Credo solo nei miracoli di San Gennaro, sono passati ben più di tre giorni — ha commentato amareggiata la sindaco Rosa Russo Iervolino — e malgrado lo sforzo di Regione e Provincia non si vede via di uscita. Mi ha colpito la scarsa sensibilità delle altre Province». Asìa spera di poter chiudere un accordo con la Spagna dove indirizzare le 35 mila tonnellate di frazione organica stipate nello Stir di Caivano, mentre la quantità accumulata a Giugliano è arrivata a 11 mila tonnellate e a Tufino addirittura a 15 mila. «Siamo in contatto con Lombardia, Umbria ed Emilia — afferma Daniele Fortini, ad di Asìa — per verificare la disponibilità a trattare in quelle regioni la frazione umida stipata negli Stir, in modo da liberarli e ripristinare un corretto ciclo di lavorazione». Infine, si teme che anche per questo fine settimana il consiglio dei ministri non riuscirà a varare il decreto sui rifiuti, quello che dovrà sancire la cancellazione dei siti di cava Vitiello a Terzigno, Valle della Masseria a Serre e Andretta in Irpinia.

Rifiuti, sempre più emergenza - Napoli verso il blocco totale
Taverna del Re satura: stop alla raccolta
NAPOLI (12 novembre) - L’emergenza rifiuti a Napoli è a un passo dal tornare ai livelli record di duemila tonnellate di immondizia in strada: a taverna del Re non si sversa più perché la discarica è satura, allo stesso modo avviene a Giugliano e Tufino. E lunedì è previsto lo stop anche per Caivano.
Risultato: non c’è più posto da nessuna parte, settecento tonnellate al giorno rimarranno senza raccolta ed è reale la prospettiva che a terra si accumulino già oggi millecinquecento tonnellate di rifiuti. In questa situazione si susseguono gli incontri tra Regione, Provincia e Prefettura. Il no della Puglia ad accettare l’immondizia di Napoli ha indotto Caldoro e Cesaro a rinnovare gli appelli ai presidente delle Province di Avellino, Benevento, Caserta e Salerno. Ma la risposta è ancora una volta negativa.
Falde avvelenate. Terzigno pronta a nuove rivolte. Parco del Vesuvio, le falde acquifere sono inquinate e nei pozzi vicini alla discarica ci sono «metalli pericolosi e sostanze fortemente cancerogene», con una presenza anomala di materiali come zinco, nichel, alluminio e boro. È quanto emerge dai risultati delle analisi dell’Arpac e dei tecnici dei comuni di Boscoreale, Boscotrecase, Terzigno e Trecase, presentati ieri. E si prepara una nuova fase di guerriglia, con proteste, blocco dei camion e richieste di chiusura della discarica Sari. Applausi scroscianti ai tecnici della cittadinanza, poi rabbia verso i sindaci, con il coro di «assassini, assassini».
Fonti:

L'Italia unita la fa la pioggia


di LINO PATRUNO - 12 Novembre 2010
Non è per stare a fare la solita storia del Nord e del Sud, specie quando ci sono i morti di mezzo. Hanno ragione i veneti a chiedere di essere estratti dal fango della loro alluvione. Ma quando, un annetto fa, ci fu a Messina, a stento se ne occuparono le prime pagine: se l’erano voluta loro, questi terroni, con la distruzione del territorio, ma si può costruire nel greto di un fiume? E chissà quante mani della mafia. Vite di serie B, anche quando le si perde. L’acqua però non è razzista, se qualcuno si mette lungo il suo corso prima o poi lo spazza via, fosse nel paradiso Nordest o nell’inferno Sicilia. Qualche voce meno leghista si è alzata dalle parti di Padova-Vicenza-Verona: chiediamoci se col nostro sviluppo caotico non abbiamo finito per cementificare troppo. Cioè costruire nel greto del fiume. Tutti avrebbero voluto crescere come loro, che si sono dati da fare. E che da tempo tirano l’italica carretta. Ma loro per primi sanno come sono passati dalla povertà all’opulenza, non sono stati a pensarci troppo né con l’evasione fiscale, né con i diritti del lavoro, né con i capannoni che hanno asfaltato tutto. Avviene anche altrove, spesso regola non sembra far rima con ricchezza. Ma capita che la ricchezza senza la regola possa incontrare tre giorni di pioggia. E’ vero anche che non si è sentita aria di mobilitazione come in altre occasioni. Nemmeno per il Salento, che si è trovato anch’esso sotto il fango. Ma il Salento è Sud, e sappiamo cosa combinano al Sud, piangano dei loro mali. Forse il buon cuore nazionale ha pensato che, essendo i veneti ricchi e anche un po’ egoisti e mediamente intolleranti, e sempre pronti a rinfacciare qualcosa agli altri, se la prendessero se si fosse parlato di sottoscrizioni o minuti di raccoglimento. Del resto fra loro stessi si era cominciato a dire che si sarebbero rimboccate le maniche e dimostrato ancora una volta di essere un’altra Italia. Poi però hanno lamentato che si parlasse solo dei rifiuti di Napoli, loro che su quei rifiuti campano di propaganda antimeridionale. E il governatore leghista Zaia ha chiesto un miliardo di euro a Roma, mentre il primo stanziamento era stato di 20 milioni. Anzi ha aggiunto che, quel miliardo, il Veneto lo pagherà in meno di Irpef. E anche gli industriali hanno sibilato di sciopero fiscale se lo Stato non li aiuterà: <è ora che i veneti, che in tante occasioni hanno dato, ricevano>.
Non è una novità, da sempre la pensano così e sono nemici sparati delle tasse romane. E in fondo è la base del loro federalismo, ciascuno si tenga il suo e faccia da sé. Si tenga magari anche i danni che ha creato, come si ruggisce sempre col Sud. Tranne che chiedere allo Stato quando fa comodo. Ma è anche giusto che lo Stato in questi casi intervenga, benché senza tasse non potrebbe muovere una pala.
Il problema è che se si lavora alla dis-unità d’Italia, la dis-unità d’Italia si vendica. A proposito di federalismo, ad esempio. Uno fra i contenziosi è il <fondo di perequazione> statale, quello che dovrebbe continuare a intervenire a favore delle regioni che partono svantaggiate, diciamo il Sud. Magari ora si potrebbe pensare di estenderlo anche alle zone a rischio alluvione, Veneto in testa, perché un po’ di Stato fa sempre comodo, sempre continuando rigidamente a sputargli in faccia. Nello stesso modo lo Stato ha fatto comodo per le multe europee ai produttori di latte, pagate scippando i soldi destinati al Sud. Anche se i vuoti di memoria affliggono il solito Salvini, quello di Radio Padania, informatissimo sulle pensioni di invalidità della Basilicata ma smemorato sulle casse integrazione dalle sue parti pagate col consueto Bancomat, i soldi per il Sud. Si consiglia una cura di fosforo. Perché così si fa: si demonizza tutto ciò che accade al Sud, lo si fa passare per il regno dello spreco e della corruzione, si miscela accuratamente, si convince che nulla laggiù potrà mai cambiare e si conclude che è inutile, anzi dannoso, dargli soldi. Anche quando piove come ha piovuto da loro. Ma tanto, il delitto perfetto è in corso anche se nessuno se ne accorge, meno che mai i sempre distratti politici meridionali. E’ vero che se l’Italia non taglia, esce dall’Europa ed entra nel mirino dei caimani della finanza pronti a sciacallare sul suo fallimento. Ma con un taglio di qua e uno di là, quando si arriverà al fondo di perequazione sarà già bell’e tagliato in partenza. E’ vero anche che questo Stato spende tanto male da far tremare non solo quando taglia. Però non dovrebbe essere solo un’alluvione a far capire ai sior veneti sempre con la secessione alla bocca che se il federalismo non fosse brandito come un’arma contro i <parassiti> del Sud, si potrebbe pensare a farlo meglio per tutti. E a far trovare ai veneti una solidarietà che ora, chissà perché, sembra strappata con la forza alla freddezza degli italiani brava gente.
FONTE:

Laureati del Sud, beffati senza saperlo


di Gianfranco Viesti - 11 Novembre 2010
Ecco una storia italiana. Che ci fa capire come vengono realizzate le politiche pubbliche nel nostro paese; che ci fa comprendere l’importanza delle politiche per il Sud per l’attuale Governo; che illustra anche le difficoltà dell’opinione pubblica a conoscere fatti anche di una certa rilevanza. Una storia che forse meriterebbe la prima pagina dei grandi quotidiani nazionali. Che, con tutta probabilità, a parti invertite, l’avrebbe avuta. Ecco la storia (con l’avvertenza che la questione è stata prima sollevata sul sito www.la voce.info, e poi da una interpellanza presentata da alcuni senatori fra cui Latorre e Bubbico, dal cui testo sono presi i dati seguenti). Con una norma delle legge finanziaria per il 2008 (legge 244/07, art.2, comma 556) si era disposto l’accertamento annuale di tutti i risparmi derivanti dalla revoca, per rinuncia o decadenza dal diritto delle imprese destinatarie, dei finanziamenti accordati in base alla legge 488 del 1992. La legge 488 finanziava gli investimenti delle imprese tanto nel Mezzogiorno, quanto – in misura minore – nelle altre aree del paese. Una volta concessi gli incentivi, però, non tutti gli investimenti venivano realizzati, per diversi motivi; innanzitutto perché molte imprese cambiavano idea. Era dunque opportuno comprendere quante risorse, già stanziate, erano invece ferme, e riutilizzabili per altri scopi. Per quali scopi dovevano essere riutilizzate quelle risorse? Era stabilito in un altro comma della stessa finanziaria: in primo luogo per un programma nazionale destinato ai giovani laureati residenti nel Meridione, finalizzato a favorire il loro inserimento lavorativo; ma anche: la riduzione del costo del lavoro per tecnici e ricercatori impiegati in nuove imprese innovatrici (le “star t up”) sempre del Sud, ed altri interventi nel Mezzogiorno.

GOVERNO PRODI - Che è successo? Il governo Prodi, prima di cadere, accerta le disponibilità per il 2008; una cifra imponente, 785 milioni di euro. Poi cade. Con il decreto legge 5, del febbraio 2009, il governo Berlusconi destina quelle risorse (in realtà una cifra ancora superiore, 933 milioni di euro). Sorpresa! Le risorse vengono destinate a copertura degli incentivi alla rottamazione degli autoveicoli. I giovani laureati e ricercatori del Mezzogiorno vengono così rottamati; le risorse destinate a loro finiscono agli incentivi all’in - dustria dell’auto (quelli che sono in realtà serviti solo a fare anticipare gli acquisti di auto finché erano in vigore, e a cui è seguito un crollo della domanda). Nel luglio 2009 (legge 99, art. 2) l’attuale Governo muta le finalità per cui dovevano essere riutilizzate quelle risorse, aggiungendo nuovi obiettivi. Alcuni molto generali: “valorizzazione dello stile e della produzione italiana”, incentivi ai distretti industriali”. Altri, molto interessanti e precisi: “il sistema produttivo delle armi di Brescia” e il “sistema dell’illuminazione del Veneto”. A questi ultimi vengono assegnati 2 milioni di euro ciascuno. Ai laureati e ai ricercatori del Sud, naturalmente niente. Dopo essere stati “rottamati”, vengono adesso “folgorati”: è evidente che l’obiettivo di sostenere i sistemi d’arma di Brescia e dell’illuminazione del Veneto è assai più importante. Poi con la Finanziaria per il 2010 (legge 191/09 art. 2 commi 237 e 238), 50 di quei milioni finiscono – in piana coerenza – nientedimeno che all’emittenza locale.

ATTO FINALE - Finito qui? Neanche per idea. Manca l’atto finale. Avviene il 4 maggio scorso. Che succede quel giorno? Il Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola si dimette, nel dubbio che – egli non sapendolo – qualcuno avesse pagato una quota dell’acquisto del suo appartamento. Ma prima di dimettersi, lo stesso giorno, emana un decreto ministeriale, evidentemente di grandissima importanza. Ma senza immediata pubblicità: della questione si ha notizia, perché il decreto viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, solo il 17 settembre seguente. Con questo decreto il Ministro accerta i risparmi per il 2010, pari a 152 milioni. Ma li destina anche. A chi? Finalmente ai laureati e ai ricercatori del Mezzogiorno? Domanda sciocca. La destinazione è la seguente: 50 milioni all’emittenza televisiva locale, 48 alla programmazione negoziata nel Centronord. Ancora, 2 milioni sia per l’illuminazione del Veneto sia per le armi di Brescia: obiettivi evidentemente strategici della politica industriale nazionale. Infine, ciliegina sulla torta, 50 milioni vanno all’industria bellica degli armamenti, rifinanziando (senza una legge, con atto amministrativo) una legge del 1993 senza risorse dal 2001. Dopo essere stati rottamati e folgorati, i giovani laureati e ricercatori meridionali sono definitivamente battuti, armi alla mano. Ma non è il caso di continuare nello scherzo. Sì, è successo questo: risorse per i laureati e i ricercatori del Sud sono finite un po’ dappertutto e anche all’industria bellica, per decisione autonoma con atto amministrativo di un Ministro che si stava dimettendo. Questa è l’Italia di oggi. Non sorprendiamoci se, quando i nostri ragazzi se ne accorgeranno (se riusciranno a saperlo) si arrabbieranno. E molto.
Fonte:
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=381796&IDCategoria=2682

Pompei crolla, loro mangiano


di Emiliano Fittipaldi e Claudio Pappaianni
Invece di occuparsi del patrimonio archeologico, Bondi e Bertolaso hanno speso milioni di euro per 'eventi' e 'progetti' sull'area dei loro amici. E per una visita del premier, che poi ha pure bidonato
(11 novembre 2010)
Per Pompei le risorse ci sono, si tratta di saperle spendere", affermava due anni fa Sandro Bondi, annunciando che il 28 ottobre 2008 Berlusconi avrebbe visitato il sito archeologico più famoso del mondo. Chissà se il ministro per i Beni culturali sapeva che per quella visita il commissariato straordinario voluto da lui medesimo stava bruciando un pacco di soldi. "Sessantamila euro per la visita del presidente del Consiglio", recita la voce della contabilità del commissariato, cui vanno aggiunti 11 mila euro per la "pulizia delle aree di visita del Presidente del Consiglio" e 9.600 euro per "l'accoglienza". Giustificazione dell'uscita: promozione culturale. Lavoro e migliaia di euro sperperati, visto che il Cavaliere a Pompei non ci metterà mai piede.
I soldi destinati alla visita del premier non sono gli unici, incredibili "investimenti" che i due commissari straordinari voluti da Bondi (prima il prefetto Renato Profili, poi Marcello Fiori della Protezione civile) hanno autorizzato durante la loro gestione per rilanciare il sito. "L'espresso" ha trovato l'elenco di (quasi) tutte le spese effettuate dalla struttura, denaro che forse sarebbe stato meglio utilizzare nella manutenzione e nel restauro dei templi e delle Domus degli scavi. "Ora è tardi, la scuola dei Gladiatori è crollata e non si può tornare indietro", dice un tecnico che chiede l'anonimato: "È una roba vergognosa, pazzesca, ha ragione il presidente Napolitano".
Tra stipendi da record, consulenze, operazioni di marketing e bizzarrie in odore di Cricca, a Pompei ci hanno mangiato in tanti. La lista comprende di tutto: ci sono 12 mila euro pagati per rimuovere 19 pali della luce; 100 mila per il "potenziamento dell'illuminazione" delle strade esterne al sito; 99 mila finiti a una ditta che ha rifatto "le transenne". Oltre 91 mila euro sono andati a un Centro di ricerche musicali per l'installazione di planofoni (strumenti per la diffusione del suono nello spazio), e 665 euro sono serviti a cambiare le serrature di un punto di ristoro. Quasi 47 mila euro sono serviti per metter in piedi l'evento "Torna la vite"; 185 mila per il progetto PompeiViva: soldi dati alla onlus romana CO2 Crisis Opportunity fondata da Giulia Minoli, figlia di Gianni e Matilde Bernabei, che ha avuto Gianni Letta come testimone di nozze. Lo sposo? Salvo Nastasi, direttore generale del ministero dei Beni culturali. Al piano di valorizzazione è stata chiamata anche Wind: importo previsto, 3,1 milio ni di euro.  Le convenzioni, a Pompei, costano caro: 547 mila euro sono stati spesi per un progetto intitolato "Archeologia e Sinestesia" curato dall'Istituto per la diffusione delle Scienze naturali, altri 72 mila sono state dati all'associazione Mecenate 90 (presidente onorario il solito Gianni Letta, presidente Alain Elkann) per un'indagine conoscitiva sul pubblico, e ben 724 mila all'Università di Tor Vergata "per lo sviluppo di tecnologie sostenibili".
Qualche maligno sostiene che ci possa essere un conflitto d'interessi: Fiori, si legge nel suo curriculum, è stato docente universitario del corso "Pianificazione degli interventi per la sicurezza del territorio" proprio a Tor Vergata. Supermarcellino, come lo chiamano gli amici, fedelissimo di Guido Bertolaso, ex vice-capogabinetto di Rutelli, è l'uomo-chiave degli ultimi 18 mesi, l'esperto che afferma di aver speso il 90 per cento dei 79 milioni di euro a disposizione "per la tutela e la messa in sicurezza". Sarà, ma sono molte le spese che stonano. Passi per i 1.668 euro per i nuovi arredi del suo ufficio, ma forse i 1.700 euro per la divisa del suo autista o i 4 mila per la sua "parete attrezzata" poteva risparmiarli. Come i 10 mila per un altro ufficio presso l'Auditorium, i 113 mila per lo spettacolo "Pompei in scena" o i 955 mila per il "progetto multimediale" alla casa di Polibio.
A sei giorni dai crolli, sulle pietre della scuola dei Gladiatori sgambettano tre cani randagi, nonostante la Protezione civile abbia deciso di dare alla Lav ben 102 mila euro per "l'arresto dell'incremento" dei quadrupedi. La città antica è deserta, diluvia. "Stia attento alla pioggia, perché l'acqua qui uccide", raccomanda l'unico guardiano che si incontra in un'ora e mezza di visita. "La colpa di chi è? Dico solo che vedo sprechi, e troppa gente che litiga su cosa fare. E si sa che mentre 'o miedeco sturéa, 'o malato se ne more".
Fonte: