martedì 7 giugno 2011

Federali Mattino.7.06.11. Carabinieri, Napoli. In città - ha detto il generale Scoppa - si fa finta di non vedere, di non sapere e spesso si utilizza come alibi la presenza della camorra che certo esiste, ma alcuni problemi di degrado sono da attribuire al comportamento dei cittadini che applicano la legge dell’arroganza e del più forte.----Napoli. Il governatore: Senza impianti impossibile avere sistema sicuro per smaltire. Il sindaco invece si oppone.----Aversa. Il Rione Bagno resta quartiere della città delle cento chiese.

Hamburgers Declaration:
Il Fisco italiano apre le porte alla Svizzera
Napolitano: «Sono un elettore che fa sempre il suo dovere»
Napoli. Scoppa: «I carabinieri accorpati alla polizia? È come laicizzare la Chiesa»

Non stanno mai quieti:
Caserta. Niente quorum, il referendum non passa. Il Rione Bagno resta nel comune di Aversa
Caserta. Camorra, voto e referendum torna «Fresco di stampa»
Lecce. Strage d'ulivi lungo la Maglie-Gallipoli
Napoli. «Termovalorizzatori indispensabili» Caldoro-de Magistris, è guerra fredda


Il Fisco italiano apre le porte alla Svizzera
di Corrado Bianchi Porro
La grossa novità dell’Agenzia delle entrate in Italia, chiarita il 31 maggio 2011 nella risoluzione n.61 sull’imposta sostitutiva istituita dall’art. 6 del D.lgs n. 461/97, è che ora le società fiduciarie sono ammesse al regime del risparmio amministrato per le attività finanziarie affidate loro dal cliente “sulla base di un mandato di amministrazione” senza più bisogno di un’intestazione dei beni. È un chiarimento dell’Agenzia che apre le porte a S. Marino, piuttosto che Montecarlo, ma soprattutto alla Svizzera. Una grande occasione per migliorare finalmente i rapporti tra Italia e Svizzera, ha detto ieri al Lugano Fiscal Forum, Fabrizio Vedana. Che le pressioni svizzere lascino intravedere un barlume di sole? In questo modo, aggiunge Fabrizio Vedana, la fiduciaria italiana può riscuotere e incassare le imposte per il cliente estero anche a prescindere dal possesso che non dev’essere reintestato in Italia alla fiduciaria. E dunque anche a prescindere dall’intestazione del conto. La fiduciaria dovrà solo controllare periodicamente i flussi, con un rendiconto periodico ed applicare le ritenute versando il dovuto al fisco a titolo d’imposta o acconto.
Tanto si è udito da Fabrizio Vedana, dell’Unione Fiduciaria (e collaboratore di Italia Oggi) al Lugano Fiscal Forum che si chiude stasera al De la Paix. Unione Fiduciaria, per intendersi, è una delle più grosse fiduciarie italiane (200 dipendenti a Milano, con azionisti una trentina di Banche Popolari) che s’è distinta nelle varie fasi dello scudo fiscale italiano. Mentre in Ticino esistono i fiduciari commercialisti (un migliaio) i fiduciari immobiliari (circa duecento) e i fiduciari finanziari (350), in Italia vi sono i commercialisti (forse 100 mila), gli agenti immobiliari (migliaia) ma solo 300 società fiduciarie che hanno compiti molto più limitati dei fiduciari elvetici. Fungono infatti da “back-office” ma non hanno la possibilità di un supporto di consulenza o di gestione patrimoniale per conto del cliente. Sono cioè “fiduciarie statiche” nel senso che “obbediscono” alle indicazioni date loro dal cliente. A differenza di quanto avviene in Svizzera, le fiduciarie italiane probabilmente dall’anno prossimo saranno suddivise in “serie A” (con un capitale sociale superiore a 240 mila euro per circa 40 sulle 300 esistenti sottoposte alla vigilanza della Banca d’Italia come per qualsiasi banca), con una sorta di patentino e “serie B” (continueranno ad essere sottoposte ai vincoli attuali, con la necessità di segnalare il nominativo dei singoli clienti “schermati”). La normativa della fiduciaria in Italia, ricorda quella analoga della nascita del segreto bancario in Svizzera, ha spiegato Fabrizio Vedana. Sorse infatti nel 1939 per ovviare a quanti fossero colpiti dalle leggi razziali. Si permetteva così l’intestazione delle attività per creare una barriera “fumogena” sull’esterno. Poi la normativa italiana è ulteriormente evoluta nel 1991 e 1995. Si tratta di società “snelle” con poca normativa a corollario che fungono da schermo verso l’esterno. Ma sono statiche e devono solo eseguire un mandato di intestazione e amministrazione. È solo il cliente (o chi parla per lui) che può dare indicazioni a fronte di un minimo di riservatezza sull’esterno. Con lo scudo fiscale si è attivata la possibilità di effettuare attività di sostituto d’imposta per chi continuasse a detenere attività sull’estero (Svizzera su tutti), attraverso la regolarizzazione dei patrimoni, senza per questo dover compilare il quadro RW per investimenti esteri nella dichiarazione fiscale. Ora si tratta quasi di un’evoluzione della specie verso il modello Rubik.

Napolitano: «Sono un elettore che fa sempre il suo dovere»
L'invito al voto del presidente della Repubblica a margine di un convegno sulla figura di Cavour
MILANO - «Io sono un elettore che fa sempre il suo dovere». Così il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha risposto ai cronisti che gli chiedevano se avrebbe votato ai referendum, a margine di un convegno alla Camera sulla figura di Cavour. (fonte: Ansa) 06 giugno 2011

Napoli. Scoppa: «I carabinieri accorpati alla polizia? È come laicizzare la Chiesa»
Il generale dell'Ama difende anche il ruolo dei marescialli: «La stazione è la cellula fondamentale e insostituibile che garantisce sicurezza dei cittadini»
NAPOLI - No all'accorpamento tra polizia e carabinieri e alla dipendenza dell'Arma dal Ministero dell'Interno. Il generale di corpo d'Armata, Maurizio Scoppa, a Napoli per il 197° anniversario della nascita dei carabinieri si mostra palesemente contrario al cosiddetto «modello francese», vissuto dai carabinieri come una sorta di «normalizzazione» e una penalizzazione per una delle istituzioni più efficienti e amate dagli italiani. Una scelta, quella dell'accorpamento, che il comandante interregionale «Ogaden» non vede affatto di buon occhio considerandola una sorta di smembramento dell'Arma che già in questi anni ha visto tagli e ridimensionamenti. «Sarebbe come voler laicizzare la Chiesa. I carabinieri sono militari e se non lo fossero non sarebbero più carabinieri, forza compatta e fedele per il Paese, sicuro punto di riferimento, solido pilastro e certezza di legalità al servizio dello Stato», ha tuonate il comandate.

MARESCIALLI E STAZIONI - Il generale, durante il suo discorso ai carabinieri schierati davanti a Palazzo Reale, ha sottolineato l’importanza dell’azione repressiva e preventiva messa in campo dai carabinieri «grazie alla maggiore presenza sul territorio di pattuglie a piedi che consentono l’arresto in flagranza di reato». Nel ribadire il ruolo degli uomini dell’Arma nel contrasto al crimine e nel controllo del territorio, inoltre, ha sottolineato il ruolo «fondamentale» svolto dalle stazioni dei carabinieri, una difesa a spada tratta, quindi, del ruolo dei marescialli . «Il controllo del territorio - ha detto Scoppa - è il compito primario dei carabinieri di cui la stazione è cellula fondamentale e insostituibile che garantisce sicurezza al cittadino di cui percepisce e raccoglie le istanze, pertanto non è ipotizzabile un suo ridimensionamento nel numero e nelle funzioni senza che si tradiscano le aspettative e i bisogni della popolazione».

SENSO CIVICO - «I napoletani abbiano più rispetto delle regole, degli altri e maggiore senso civico perchè la sicurezza non è legata esclusivamente all’azione delle forze dell’ordine», ha aggiunto il generale Scoppa. Il comandante ha sottolineato come la percezione della sicurezza «sia cresciuta ovunque, tranne che qui a Napoli dove vi sono infrazioni delle regole della vita comune». «In città - ha detto il generale Scoppa - si fa finta di non vedere, di non sapere e spesso si utilizza come alibi la presenza della camorra che certo esiste, ma alcuni problemi di degrado sono da attribuire al comportamento dei cittadini che applicano la legge dell’arroganza e del più forte». Ai napoletani l’appello del generale affinchè «la sicurezza sia un bene di tutti da raggiungere con la condivisione di tutti perchè - ha concluso - non servono i proclami e la partecipazione a manifestazioni se poi nella quotidianità si infrangono le regole del vivere civile».

Caserta. Niente quorum, il referendum non passa. Il Rione Bagno resta nel comune di Aversa
Tra domenica e lunedì i votanti sono 1.574 su 47.438.
Nella sezione 48, la percentuale si è fermata al 30.98%
CASERTA - Ha vinto l'astensionismo e il referendum non è valido. Alle consultazioni per decidere se consegnare il Rione Bagno al comune di Cesa o lasciarlo ad Aversa, sono andati a votare solo 1.574 abitanti su 47.438. A Cesa ha risposto al quesito il 7.31%, mentre ad Aversa appena il 2.7%. Complessivamente, quindi, il 3.32% della popolazione si è recata alle urne. Rione Bagno resta quartiere della città delle cento chiese.

SEZIONE 48 - Nella sola sezione 48 di Aversa, dove erano iscritti gli elettori del Rione conteso, l'affluenza non ha raggiunto il quorum. La percentuale si è fermata al 30.98%. Domenica i seggi non erano pieni. Alle ore 12 ad Aversa l'affluenza era dello 0.32%, mentre a Cesa era dello 0.87%. Le cose non sono cambiate di molto alle ore 19, quando nel comune di Cesa la percentuale era salita al 2.63% e ad Aversa all'1.11%. Alla chiusura del primo giorno di voto, la cittadina normanna contava l'.84% dei votanti, mentre Cesa il 4.89%.

Caserta. Camorra, voto e referendum torna «Fresco di stampa»
Un'inchiesta sulla capacità rigenerativa della camorra, ma anche un focus su giovani e impegno politico
CASERTA - È in edicola da sabato al prezzo di 2 euro il nuovo numero del magazine di Terra di Lavoro e Napoli Nord Fresco di Stampa. Nel primo piano, impreziosito dalla puntuale cartolina dello scrittore Francesco Forlani, un dossier sulla camorra. «Colpirne uno per allevarne cento» il titolo della copertina con le immagini del recente arresto di Mario Caterino. Al centro dell'inchiesta il «modello Caserta» del ministro dell’Interno Roberto Maroni: la criminalità organizzata sembra rigenerare velocemente i suoi boss con la camorra intenta a non allentare la sua morsa sulla società civile.

Fresco di Stampa si occupa anche del referendum del 12 e 13 giugno, con un’inchiesta sull’inquinamento in provincia di Caserta e Napoli Nord. Non c’è solo il nucleare, con la centrale del Garigliano, ma esistono altri rischi ambientali a Teverola, Sparanise, Giugliano, Maddaloni e Presenzano, a causa degli impianti energetici installati. Sul tema delle elezioni amministrative in Campania il giudizio è unanime: perdono quasi tutti. Entrambi i partiti a vocazione maggioritaria escono malconci dalla tornata elettorale. Il Pd diventa quasi irrilevante, il Pdl ha perso molti più volti di quelli erosi dai finiani. In provincia, vincono i nuovi ma i vecchi non mollano.
A Parete trionfa una lista di giovanissimi, altrove prevalgono i volti noti. Con la fine dell’anno scolastico non terminano i problemi per insegnanti e alunni: previsto un nuovo esodo dei precari. Napoli e Caserta non lasciano nessuna speranza ai tanti docenti in attesa di assunzione. Mentre gli istituti annaspano nella quotidiana lotta per quadrare i conti. Di rilievo l’intervista al maestro di strada Marco Rossi Doria, che invita ad investire sulla scuola.
Anche nel numero di giugno vengono riproposte le rubriche: Il bue e l’asino del giornalista Vito Faenza e Calici & Pastelle della sommelier Michela Guadagno, alle quali si aggiunge quella di Anna Smeragliuolo Perrotta, dal titolo, le chiamano rovine, sull’archeologia del territorio campano. Dopo la sezione del giornale dedicata alle diverse aree di Terra di Lavoro e Napoli Nord, dall’Agro aversano, al Maddalonese, da Caserta alle città all’Alto casertano e da Giugliano, a S. Antimo, Villaricca, Melito e Qualiano, spazio è dato alla musica, alla cultura e ai libri.
Da segnalare la Cover story sulle vicende di giovani connazionali che decidono di trasferirsi all’estero per lavorare. Non hanno la valigia di cartone, ma laurea e master in curriculum. In chiusura, la consueta rubrica della giovane scrittrice casertana, vincitrice del premio Calvino 2007 con i racconti «Dai un bacio a chi vuoi tu», Giusi Marchetta.

Lecce. Strage d'ulivi lungo la Maglie-Gallipoli
La denuncia di un pool di associazioni
Tagliati una decina di alberi a bordo carreggiata
Gli attivisti chiedono l'intervento di Regione e Provincia
LECCE - È diventato un caso il progetto di ampliamento e rettificazione della strada provinciale 361 Maglie-Gallipoli. Un gruppo di associazioni ambientaliste, comitati e movimenti locali, guidati dal coordinamento civico per la tutela del territorio, della salute e dei diritti del cittadino hanno denunciato alle autorità la distruzione di una decina d’alberi di ulivo lungo il tratto sul quale sono effettuati i lavori.

SEGNALAZIONE - L’allarme è stato dato da alcuni attivisti che hanno notato poco dopo il guardrail un intero filare di olivi segati di netto. Altri alberi poco più avanti rischiano di fare la stessa fine visto che sono già stati segnati di rosso. Non solo ulivi ma anche querce, diversi alberi da frutta e alcune tamerici. Il tratto stradale in questione attraversa inoltre il Parco Paduli-Foresta Belvedere istituito dalla Regione nell’ottobre del 2009 e quindi sottoposto a vincoli di tutela paesaggistici e ambientali.

RICHIESTE - Le associazioni chiedono alle autorità provinciali e regionali di espiantare gli alberi in questione (gli ulivi sono tutelati da una legge apposita) re-impiantandoli in zona e la riqualificazione dei margini stradali, con eventuali bassi muretti a secco, con il rifacimento delle canalizzazioni in terra. Viene chiesta infine la bonifica dei tratti di strada che non saranno inclusi nel nuovo tracciato con rimozione dell’asfalto e del cemento facendo attenzione alla nascita di eventuali discariche abusive.
Francesco Serrone

Napoli. «Termovalorizzatori indispensabili» Caldoro-de Magistris, è guerra fredda
Il governatore: «Senza impianti impossibile avere sistema sicuro per smaltire». Il sindaco invece si oppone.
NAPOLI - Gli inceneritori «rappresentano l’unico modo per limitare le discariche. Noi dobbiamo avere meno discariche ma bisogna fare molto differenziata, avere impianti intermedi e termovalorizzatori». La linea per il governatore Stefano Caldoro è tracciata: inceneritori sì. Oggi, sollecitato dai giornalisti, il presidente regionale è tornato sulla questione, mantenendo il punto, in aperto contrasto con l'idea del neosindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che invece vuole rinunciare al termovalorizzatore di Napoli est. «Senza l’impiantistica non è possibile avere un sistema sicuro di smaltimento» ha aggiunto Caldoro sottolineando che fino a quando non ci saranno gli impianti si è costretti a dover far ricorso alle discariche. «Il tema comunque lo affronteremo - ha assicurato - la procedura per il termovalorizzatore è in corso. Ed anche io non vedo soluzioni diverse».

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