lunedì 22 novembre 2010

IL CASO/ Campiglio: 5 misure per aiutare famiglia (e Pil) a non andare in crisi


Luigi Campiglio
venerdì 19 novembre 2010
La crisi mondiale ridisegna la mappa degli equilibri del potere economico e politico: mentre il mondo asiatico ha il problema di un’inflazione in crescita a causa di un’economia che ha ripreso a correre troppo, l’Italia - avendo ormai alle spalle quasi un ventennio di progressivo rallentamento - oggi corre così poco da sembrare ferma e sulle famiglie italiane ricade il costo economico e sociale di una violenta crisi sistemica che ha aumentato le disuguaglianze interne.

La creatività e l’energia di una massa di giovani, che rappresentano la vera ricchezza economica del paese, è imprigionata nella gabbia di lavori incerti e precari, anche se è da loro che proviene la spinta più forte all’innovazione e alla crescita della produttività. I paesi emergenti che attraggono gli investimenti mondiali, come la Cina, il Brasile, l’India, la Russia, ma anche la Turchia, sono paesi giovani, condizione necessaria anche se non sufficiente per la crescita. Così come sono paesi molto più giovani dell’Italia anche gli Stati Uniti, il Regno Unito o la Svezia, la cui produttività del lavoro è in continuo aumento.

La caduta della natalità in Italia è lo specchio delle difficoltà economiche delle famiglie e della crescente incertezza macroeconomica derivante dal continuo aumento della disoccupazione giovanile: la paradossale conseguenza è un paese anziano - secondo solo al Giappone - che registra una diminuzione della popolazione, un aumento rilevante dell’immigrazione in segmenti del lavoro a non elevata qualificazione e un’emigrazione dei giovani italiani più qualificati. La questione della famiglia è, insieme al sottodimensionamento delle imprese italiane, il nodo centrale che occorre affrontare per restituire un futuro al paese, pur in un tempo di crisi: la famiglia è l’istituzione chiave per la crescita del paese e laddove l’istituzione familiare registra crisi e cedimenti, come negli Stati Uniti, le conseguenze negative sul piano sociale ed economico lasciano impressionati.

Il problema è che l’istituzione della famiglia è diventata in molti paesi il terreno di dispute ideologiche e in Italia ciò ha avuto come conseguenza l’assenza costante della famiglia dall’agenda politica: la famiglia è diventata un omaggio rituale di cortesia politica presente in tutti i programmi elettorali, ma l’averla ignorata nei fatti è la causa ultima dei problemi economici in cui ci troviamo.

Per questi motivi è ragione di sopravvivenza economica la consapevolezza di individuare le linee di una politica economica per la famiglia, perché in questa fase economica delicata è cruciale investire le poche risorse disponibili su interventi a elevato rendimento sociale, proteggendo le priorità con lo scudo d’ imposte finalizzate istituzionalmente ad uno specifico scopo. Al tempo stesso, tenendo presente i vincoli di finanza pubblica, occorre promuovere nel mercato e fra gli investitori istituzionali gli spazi di una nuova finanza sociale.
Sulla base di queste linee di azione, tenendo conto dell’opportunità di interventi mirati e urgenti, la misura più efficace è quello di estendere ai redditi medi l’area di piena titolarietà degli assegni familiari. A questo riguardo va ricordato come nel 1996 sono state tolte risorse alle famiglie per assegni familiari e maternità, che corrispondono a circa 8 miliardi a prezzi 2010, restituibili in tranches, che rappresenterebbero un segnale di inversione di rotta, oltre che una boccata di ossigeno per le giovani famiglie con figli.



La seconda misura proposta è quella di innalzare a 8 mila euro la soglia di reddito necessario per essere considerati familiari a carico: al riguardo va ricordato, come esempio emblematico, che tale valore è fermo a 2.841 euro dal 1995, cioè da ben 15 anni. Una seria politica per la famiglia non può dipendere dalla benevolenza o dalla memoria del governo in carica.

È altresì necessario introdurre un principio di indicizzazione per tutte le misure che riguardano la famiglia, a partire dalle detrazioni: ad esempio le detrazioni per il coniuge sono rimaste fisse a 497 euro dal 1996 al 2005 e sono fisse a 290 euro dal 2007 a oggi.

Dal punto di vista della finanza sociale l’investimento privato che occorre promuovere su vasta scala è quello dell’housing sociale, che non significa case popolari, ma normali case il cui costo è depurato dalla rendita urbana. Per chi volesse toccare con mano l’effetto che ciò può avere sul tessuto urbano, sullo spazio che con ciò si apre ai giovani e alle giovani coppie, non ha che da considerare l’esperienza di Berlino. A ciò si aggiunga che l’investimento in housing sociale mobilizza risorse locali con un elevato moltiplicatore di reddito occupazionale, favorisce la mobilità territoriale e la flessibilità del lavoro.

Infine occorre un’attenta valutazione ex-post della legislazione del lavoro, per individuare quali sono le esperienze positive e quali quelle da migliorare o trasformare, con l’obiettivo di ridurre la precarietà, aumentare il reddito considerato permanente dalla famiglie giovani, sulla cui base esse possono ragionevolmente formulare progetti per il proprio futuro.
Fonte:
http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2010/11/19/IL-CASO-Campiglio-5-misure-per-aiutare-famiglia-e-Pil-a-non-andare-in-crisi/2/127901/

La ‘ndrina dell’affarismo che Maroni conosce bene ma chissà perché nega


di Alberto Statera, Repubblica Affari & Finanza, 22 novembre 2010

Buccinasco, 28mila abitanti alle porte di Milano, tre panetterie e 30 agenzie immobiliari, visto che il mattone tira più del pane, è detta la Platì del nord, perché è considerata una delle roccaforti della ‘ndrangheta in Lombardia. Non è la sola, né la più importante, ma è l’archetipo della mafia che dilaga in Padania con una struttura territoriale che la Direzione Investigativa Antimafia descrive di tipo "federativo". Da Buccinasco a Paderno e Corsico, da Sondrio al pavese fino all’alto mantovano, e giù oltre i confini lombardi, la ‘ndrangheta è strutturata sul territorio con mastrogenerali, reggenti, affiliati, picciotti, colletti bianchi, imprenditori e politici conniventi. Nessuno meglio di Roberto Maroni, che ha alcuni meriti nella lotta alle mafie, conosce questa situazione.

Non solo perché è lombardo, non solo perché è ministro dell’Interno e riceve i mattinali delle questure e dei carabinieri con i rapporti sulle gesta delle ‘ndrine nel suo territorio. Ma anche perché nell’ultimo decennio, da dirigente della Lega Nord, ha potuto osservare da vicino la crescita del sistema mafioso attraverso il progressivo inquinamento degli appalti, dei lavori pubblici, della sanità, che da sola rappresenta ogni anno in Lombardia una spesa di 16 miliardi, il 72% del bilancio regionale. E’ suonata perciò alquanto stonata la protesta del ministro, poi prudentemente rientrata, contro Roberto Saviano, il quale non ha fatto altro che rendere esplicite televisivamente notizie a lui ben note.

Pur senza tirare in ballo il consigliere regionale leghista Angelo Ciocca, eletto con 19mila voti, più di quelli ottenuti da Renzo Bossi, fotografato dai carabinieri del Ros con il presunto boss della ‘ndrangheta lombarda Pino Neri, Maroni sa meglio di chiunque altro ciò che, dopo anni di scontri di potere, ha portato in Lombardia il sodalizio con Roberto Formigoni, Comunione e Liberazione, la Compagnia delle Opere e tutto il mondo degli affari che vi ruota intorno. Se la testimonianza dell’ex assessore regionale alla Sanità del suo partito Alessandro Cé, cacciato da lui e da Bossi, non gli basta, gli consigliamo la lettura di un titanico saggio di Ferruccio Pinotti in uscita per i tipi di Chiarelettere, La lobby di Dio.

A Gudo Gambaredo, frazione della Platì mafiosa del nord, viveva il leader carismatico di Cl don Luigi Giussani. Del suo movimento Formigoni è oggi il politico di riferimento e la Compagnia delle Opere il braccio armato in affari non sempre cristallini. In una rete di potere e di interessi quantomeno opaca spesso spuntano le cosche federaliste milanesi. Difficilmente Maroni può negare che il patto con il formigonismo sembra saldare la fusione della forza popolare della Lega con la destra cattolica propensa agli affari, in una specie di partito cristiano di massa. Forse, come sospetta il politologo Giorgio Galli, la forza del conservatorismo di radice giussaniana è arrivata al punto di modificare il Dna della Lega Nord, che dopo le ampolle e i riti celtici si è impregnata di tradizionalismo cattolico. E forse in qualche sua parte anche di affarismo sul modello CdO.
(22 novembre 2010)¸
Fonte:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-ndrina-dellaffarismo-che-maroni-conosce-bene-ma-chissa-perche-nega/

"Le mafie si combattono...", l'elenco di Maroni


Il responsabile del Viminale è intervenuto nella trasmissione di Raitre per replicare alle dichiarazioni di Roberto Saviano.
Roma, 22-11-2010

Un elenco per raccontare i risultati dello Stato contro la mafia. Come promesso il ministro dell'Interno ha utilizzato così il suo spazio nella trasmissione di Raitre "Vieni via con me", ottenuto dopo la polemica con Roberto Saviano che nella precedente puntata aveva detto che la 'ndrangheta al nord "interloquisce con la Lega".

Oggi invece Saviano ha parlato di rifiuti: "Dal Nord al Sud: i rifiuti tossici delle imprese del Nord vengono sversati al Sud".

"Le discariche del Sud - ha detto Saviano - sono piene di spazzatura del Nord, il Sud e' la pattumiera del Nord Italia e di parte d'Europa". Per questo, secondo lo scrittore, "quando ascoltiamo le risposte dei politici del Nord che dicono 'non vogliamo la vostra spazzatura, sono problemi di Napoli', in realta' non e' cosi': la spazzatura di Napoli e' di tutti, il Paese e' unito, ragionare cosi' e' da codardi, miopi e in malafede".

Saviano ha spiegato il meccanismo del giro di bolla, per cui rifiuti tossici "cambiano 'passaporto' e diventano rifiuti legali. E la camorra gestisce il tutto perche' garantisce i prezzi migliori: i rifiuti tossici costa smaltirli legalmente, 62 centesimi al chilo, ma la camorra a 8 centesimi risolve tutto".

Per far fronte all'emergenza rifiuti "quello che ha provato a fare la politica e' sempre stato disastroso. Centrodestra e centrosinistra hanno cercato di risolvere il problema, tutti con esito drammatico: Antonio Rastrelli, Antonio Bassolino, Corrado Catenacci, Gianni De Gennaro, Guido Bertolaso, tutti, con responsabilita' diverse, hanno fallito".

"Valga per tutti un dato: l'emergenza rifiuti ha generato 8 miliardi di euro in dieci anni, 750 milioni di euro all'anno per questa emergenza: una massa su cui la politica ha speculato, ha creato clientele e non si e' risolto nulla. A guadagnare e' stata un'unica grande azienda, una delle piu' grandi d'Europa, la camorra. Solo nel 2009 - ha detto ancora l'autore di Gomorra - le ecomafie hanno fatturato oltre 20 miliardi di euro, trattando rifiuti legali e illegali, secondo i dati Legambiente. Il fatturato delle ecomafie e' pari a Telecom, dieci volte piu' di Benetton".

"Berlusconi solo negli ultimi due anni per sette volte ha dichiarato che la crisi dei rifiuti era risolta": e' uno dei passaggi del monologo di Roberto Saviano dedicato all'emergenza 'munnezza' stasera a Vieni via con me.

L'autore di Gomorra ha poi dato la parola al regista Gabriele Salvatores, che ha letto l'elenco delle dichiarazioni fatte dal premier: "1 luglio 2008: 'Entro la fine di luglio il Comune di Napoli e quelli della provincia napoletana saranno ripuliti'. 18 luglio 2008: 'L'emergenza e' superata: abbiamo smaltito 50mila tonnellate di rifiuti. Napoli e la Campania tornano ad essere citta' occidentali, ordinate e pulite'. 26 marzo 2009: 'Quella di oggi e' una data storica per la Campania, con l'inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra, si esce definitivamente dall'emergenza'. 30 settembre 2010: 'Il governo ha completamente risolto il problema dei rifiuti'. 22 ottobre 2010: 'Entro dieci giorni a Terzigno la situazione tornera' alla normalita". 28 ottobre 2010: 'Fra tre giorni a Napoli non ci saranno piu' rifiuti'. 2 novembre 2010: 'Avevamo preso l'impegno (...) abbiamo risolto il tutto in pochi giorni"'.

"L'ultima frase di Berlusconi e' del 2 novembre", ha concluso Saviano mostrando una foto delle strade di Napoli invase dai rifiuti in quel giorno. "Ebbene stamattina a Napoli c'erano 3.000 tonnellate di rifiuti per strada e 8.000 in tutta la provincia".

Fabio Fazio ha aperto la terza puntata di 'Vieni via con me' leggendo la lista dei "desideri impossibili", il primo è "che la tv si occupi di tv senza che la politica si occupi di tv" e ancora "che chi paga le tasse non sia considerato un fesso e chi non le paga un ladro, che i finanziamenti pubblici vadano alla scuola pubblica, che l'unità d'Italia sia considerata un'ovvietà di cui non si deve discutere, che non si dica mai più 'scendere in campo' ma servire il paese, che salire nei sondaggi sia meno importante che dire la cosa giusta e la si dica anche se non fa salire nei sondaggi", e infine che "non ci sia mai più un giornale che fa la raccolta di firme contro Saviano, perchè Saviano non è un partito, è molto di più, è una persona".
Fonte: http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=147633

Rifiuti/ Saviano: Campania è da anni pattumiera Nord Italia.


Responsabilità è principalmente della politica
Roma, 22 nov. (Apcom) – Perchè non si riesce ad affrontare l’emergenza rifiuti in Campani che va avanti da 16 anni? Roberto Saviano a ‘Vieni via con me’ parla della vicenda ricostruendo la storia della sua regione denunciando il coinvolgimento della camorra e le responsabilità della politica che hanno portato la Campania ad essere la “pattumiera del Nord Italia”.

“La responsabilità è principalmente politica – ha detto lo scrittore – ma come è possibile che le discariche siano così piene, satolle, visto che la Campania ne è piena? Le discariche di Napoli si riempiono perchè sono piene di rifiuti del Nord Italia, la Campania è da anni la pattumiera del Nord Italia e di parte dell’Europa, ecco perchè si riempiono così facilmente. Ogni frazione della mia terra ha adottato un rifiuto. A Parete, vicino Caserta, un contadino mentre sta arando trova della carta moneta, lire tagliuzzate, un rifiuto speciale…”.
Fonte:
http://www.dailyblog.it/rifiuti-saviano-campania-e-da-anni-pattumiera-nord-italia-responsabilita-e-principalmente-della-politica/22/11/2010/

Rifiuti/Saviano:Politici che accusano Sud codardi o in mala fede. I camion pieni di sostanze tossiche scendono da Nord a Sud
Roma, 22 nov. (Apcom) – Roberto Saviano parlando di come i rifiuti tossici del Nord finiscano puntualmente in Campania, come dimostrano le inchieste giudiziarie degli ultimi sette anni critica i politici che accusano il Mezzogiorno. “Ragionare come fanno alcuni politici del Nord che dicono ‘non vogliamo la vostra spazzatura’, ‘sono problemi di Napoli’, siete voi che non sapete fare’, è da codardi, miopi o in mala fede”, ha detto lo scrittore, perchè “le tonnellate di rifiuti che arrivano dal Nord rendono unite le parti di questo paese, la spazzatura per strada non c’è solo per incapacità politica, ma perchè camion pieni di rifiuti tossici scendono da nord a sud”.
Fonte:
http://www.dailyblog.it/rifiutisavianopolitici-che-accusano-sud-codardi-o-in-mala-fede-i-camion-pieni-di-sostanze-tossiche-scendono-da-nord-a-sud/22/11/2010/
 

Caos rifiuti anche in Calabria: a rischio la raccolta in 80 Comuni


Rischia di esplodere una vera e propria emergenza rifiuti in Calabria dopo che l’impianto di selezione della società Daneco a Lamezia Terme ha bloccato oggi i conferimenti perché è saturo a causa della chiusura della discarica di Pianopoli sequestrata dalla Procura lametina la scorsa settimana.

Nell’impianto di selezione conferiscono i rifiuti di una ottantina di comuni delle province di Catanzaro e Vibo Valentia che ora corrono il rischio di dover sospendere la raccolta. Un primo stop, intanto, è già stato deciso per la raccolta a Lamezia Terme ed in altri ventisei comuni della zona. La societa’ incaricata della raccolta dei rifiuti urbani, la Lamezia Multiservizi, ha comunicato che già è stata impossibilitata a scaricare nell’impianto di selezione della Daneco perché la struttura è  satura.

Il rappresentante della Daneco impianti, l’ingegner Giorgio Mancini, ha evidenziato che ”l’impianto di Lamezia Terme dopo la selezione scaricava nella discarica di Pianopoli, ma essendo stata sequestrata, ciò non è più possibile”. L’assessore regionale all’ambiente e Sub Commissario delegato al superamento della situazione di Emergenza Ambientale nel settore dei rifiuti urbani, Francesco Pugliano, si è messo subito al lavoro per trovare una soluzione.

”Stiamo cercando – ha detto – una soluzione per fare in modo che i rifiuti dell’impianto di selezione della Daneco vengano conferiti nelle discariche che sono attualmente funzionanti. Questa però sarà una soluzione tampone e provvisoria. La situazione complessiva resta comunque difficile”. Il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza, auspica che sia trovata una soluzione al piu’ presto.

”C’è bisogno – ha detto – di un intervento che sblocchi quella che, ormai, è diventata una situazione di emergenza. Subito dopo il sequestro della discarica di Pianopoli ho scritto al presidente della Giunta regionale, Giuseppe Scopelliti, che è  anche commissario ad acta, ed ho parlato con l’assessore Pugliano, vice commissario, per tentare di trovare una soluzione al problema”.
22 novembre 2010 | 19:43
Fonte:
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/rifiuti-calabria-comuni-emergenza-650560/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29

I leghisti cattolici? «Un mondo in via di secolarizzazione»


di Sara Bianchi
22 novembre 2010
Una coincidenza territoriale che arriva ai tre quarti del territorio del Nord, con addensamenti più pronunciati nel Nord-Est in zone di forte industrializzazione. Che la Lega abbia raccolto, una certa eredità democristiana è dato ormai provato dall'evidenza. Ma è interessante capire come il Carroccio sia riuscito nel tempo in quest'operazione e quali siano stati i fattori determinanti in questo virtuale passaggio di mano.

La Lega espolde nel 1983 nel Nord Est, in alcuni comuni dove fino alle elezioni precedenti si condensavano più che altrove voti per la Dc, ma dove contemporaneamente era presente una pratica religiosa inferiore rispetto ad altre zone a forte incidenza cattolica. Erano luoghi dove la Dc era diventata un partito di chiara espressione di interessi locali. Per semplificare potremmo dire che i leghisti, in buona parte dei casi presi in esame, sono quei cattolici che pur dicendosi tali, vanno a messa meno di altri, praticano meno.

Della questione - argomento di studio di sociologi, politologi, esperti di comunicazione - si è occupato un seminario organizzato dall'Università degli Studi di Milano e dall'Università cattolica del Sacro Cuore. Spiega Agostino Giovagnoli, docente di storia contemporanea, profondo conoscitore della storia della Democrazia Cristiana: «era in corso un processo di secolarizzazione per cui la Dc era, soprattutto nelle ultime fasi, un partito di rappresentanza degli interessi ed esprimeva meno un'identità di tipo cattolico. Si tratta di aree che vivevano una certa perifericità rispetto alle metropoli del Nord. Per questo il rapporto con la Dc era vissuto come mediazione fra centro e periferia, come protezione degli interessi locali. È questo tipo di esigenza molto forte che poi è stata raccolta dalla Lega».

Ma in tutto questo si è inserito anche un cambio di dimensione, quasi una crisi di identità delle parrocchie...
«Probabilmente sì. Perché le parrocchie come centri religiosi hanno sempre avuto anche una funzione civile in territori che soffrivano di grandi problemi. Quindi la Chiesa è stata vissuta da molti come protezione: del mondo contadino, delle piccole imprese. Tutto ciò è stato sconvolto dalla globalizzazione. E la funzione della parrocchia si è svuotata, dal punto di vista della funzione sociale e civile. Così la Lega ha in qualche modo sostituito il suo messaggio a quello della parrocchia».

E le bestemmie in chiesa da parte di alcuni esponenti leghisti?
«Questo conferma che si tratta di un mondo da tempo in via di secolarizzazione. Ma non in senso violento, perché non rifiuta i simboli religiosi, anzi li recupera come simboli di identità, di tradizione, identitari. Si tratta però di simboli che hanno una funzione sociale identitaria ma che non corrispondono a un'esperienza religiosa in prima persona».

Perché secondo lei la Lega, e non solo i suoi esponenti di governo, se la sono presa così tanto per le parole di Roberto Saviano che a Vieni via con me ha parlato di «un primato lombardo della 'ndrangheta e di evidenti collusioni tra cosche e politica meneghina»?
«Perché il tipo di linguaggio leghista ci tiene molto a sottolineare la diversità del Nord , le qualità della gente del Nord. E l'identità leghista è costruita in forte contrapposizione all'immigrato, al meridionale. Constatare che esistono infiltrazioni mafiose e malavitose anche nella realtà del Nord, cosa ampiamente dimostrata dalle indagini di polizia e della magistratura, significa contraddire quest'immagine. La reazione molto accesa è tesa a riaffermare non tanto dei dati di realtà ma l'immagine complessiva di diversità del Nord rispetto al resto dell'Italia».

Molti sondaggi indicano il consenso leghista in forte ascesa. Pensa il dato sarà tale fino alle elezioni?
«A breve sembra che andrà così. Ma - come è emerso da questo seminario - il consenso elettorale della Lega conosce fortissime oscillazioni. Del resto il fenomeno riguarda tutti i movimenti della II Repubblica, non ci sono più quei partiti di massa fortemente insediati che conservavano di elezione in elezione un fortissimo blocco, con variazioni minime. Tutti tendono ad oscillare molto. Ma la Lega lo fa in modo particolarmente accentuato, e questo dimostra che non si tratta solo di un partito a insediamento locale, ma anche di un movimento che deve le sue fortune alla capacità di interpretare i trend del momento, gli umori dell'opinione pubblica»
Fonte:
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-11-22/leghisti-cattolici-sono-quelli-193235.shtml?uuid=AYgkWqlC

Finmeccanica: Alenia, 787 in mobilita'


Uilm: se fallisce piano a rischio sviluppo settore aeronautico
(ANSA) - NAPOLI, 22 NOV - E' stato raggiunto un accordo che prevede la mobilita' per 787 lavoratori di Alenia Aeronautica (controllata di Finmeccanica), nei prossimi 2 anni, nell'ambito del processo riorganizzativo della societa' avviato nel luglio scorso.
Cinquecentottantadue dipendenti lavorano negli stabilimenti campani. Lo dice il segretario regionale Uilm Campania Pino Russo, secondo il quale il fallimento degli obiettivi prefissi rischia di compromettere una nuova fase di sviluppo di tutto il settore aeronautico.
Fonte:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2010/11/22/visualizza_new.html_1697623498.html

Rifiuti: ancora fermo il decreto legge, i dubbi di Tremonti


Il decreto legge sull’emergenza rifiuti approvato dal Consiglio dei ministri il 18 novembre scorso, non sarebbe ancora arrivato al Quirinale perchè mancherebbe ancora il via libera definitivo del governo.
Tra l’altro vi sarebbero alcuni dubbi del ministro Giulio Tremonti sui fondi da utilizzare per il reimpiego del personale dei Consorzi operanti in Campania e sullo sblocco di 150 milioni di euro di fondi fas della Campania. Ma vi sarebbero anche perplessità, si ragiona in ambienti parlamentari, sul coinvolgimento di alcuni lavoratori in questioni giudiziarie di rilevanza penale.

Il testo del provvedimento è uscito dal Consiglio dei ministri con la formula ”salvo intese”, dunque con la possibilità che fosse cambiato prima di essere inviato al Colle in quanto al momento dell’approvazione non c’era l’accordo su tutti i punti. Intesa che sembrerebbe non esser stata ancora raggiunta. Uno dei punti da chiarire sarebbe dunque collegato all’articolo che definisce il ruolo del personale che non era collocato in pianta stabile nei Consorzi operanti nel settore dei rifiuti in Campania.

”Per i lavoratori dei Consorzi in esubero – era scritto nel comunicato diffuso da palazzo Chigi – è autorizzato l’accesso alle procedure di mobilità presso gli impianti provinciali”. In sostanza, il testo entrato in Cdm prevedeva che questi lavoratori fossero reimpiegati stabilmente nelle società provinciali che per legge dovranno occuparsi del ciclo dei rifiuti o assunti nelle amministrazioni provinciali (e nelle stesse società), laddove vi siano posti resi disponibili per le procedure di mobilità.
22 novembre 2010 | 19:32
Fonte:
http://www.blitzquotidiano.it/ambiente/rifiuti-fondi-campania-fas-stanziamenti-650366/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29

I rifiuti spaccano l’Italia. Dal Nord: “Basta fondi alla Campania”.


Da Sud: “Ma se il governo non ha dato niente…”

Italia divisa dai rifiuti, o meglio, dai fondi stanziati per risolvere le emergenze. Come ha spiegato Sandro Ruotolo in un articolo pubblicato su La Stampa, la promessa del governo di stanziare fondi alla Campania ha scatenato le proteste degli amministratori settentrionali.

Il governatore della Lombardia Roberto Formigoni ha commentato seccato: «Sono sconcertato dalla richiesta del governo. Mi sono rotto le scatole, la situazione è stata portata al limite. Prima ci tagliano le risorse, per la Lombardia 1,2 miliardi, e poi ci chiedono di prendere i rifiuti napoletani…».

Sulla stessa lunghezza d’onda di Formigoni, ha sottolineato Ruotolo, anche “il vicepresidente Pd del Consiglio regionale della Lombardia, Filippo Penati, che conferma il no ai rifiuti napoletani come rappresaglia per i tagli delle risorse decisi dal governo. E la Lega, naturalmente gongola. Umberto Bossi: «Napoli è un casino e senza una legge non si riesce a spostare i rifiuti da una Regione all`altra». Si accodano il governatore del Piemonte, Roberto Cota, e il presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta: «Ognuno si deve assumere le proprie responsabilità»”.

Ma il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, ha replicato a stretto giro: “«Intanto il governo non ha stanziato un bel niente per i rifiuti. Quei 150 milioni sono i fondi regionali Fas della Campania, che sono stati finalizzati al ciclo integrale dei rifiuti. Mi appello alle altre regioni meridionali per disertare le prossime riunioni del Cipe: quella dell’altro giorno poteva tenersi solo con le regioni del Nord. Le cifre parlano chiaro: 21 miliardi per il Nord, 200 milioni per il Sud».

Ma la crisi “è ben più profonda di quella che affiora in superficie, ha spiegato Ruotolo, perché è un po’ Nord contro Sud, questa disfida. Ma anche molto contro il governo, accusato nei fatti di tradimento, di non aver tenuto fede agli impegni presi. Diciamolo chiaramente: il trasferimento dei rifiuti da una regione all’altra dipende molto dalle transazioni finanziarie e commerciali. Due anni e qualche mese fa, con il governo Prodi sull’orlo della crisi, le regioni solidali risposero all’appello per Napoli. Due anni dopo, quelle regioni ancora aspettano i soldi dovuti. I debiti lasciati dalla Protezione civile: 5 milioni di euro con la Puglia, 3 con la Toscana, 2 Umbria, 2,5 Lombardia,1 Sardegna”.
22 novembre 2010 | 19:29
Fonte:
http://www.blitzquotidiano.it/ambiente/rifiuti-fondi-campania-fas-stanziamenti-650366/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29

Federalismo: Marcegaglia, regioni pronte partano prima


Calderoli, quello fiscale in contemporanea per tutti
22 novembre, 19:12
CERNOBBIO (COMO) - "Chi ha la possibilità, la capacità è giusto che parta prima" nell'applicazione del federalismo. Lo afferma il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, specificando che "la Lombardia è pronta" e "stare fermi ad aspettare chi è indietro è una politica suicida per tutti".

"In un paese come l'Italia che ha regioni tra le più sviluppate e le meno sviluppate d'Europa - spiega Marcegaglia intervenendo agli Stati generali di Confindustria Lombardia a Cernobbio (Como) - non possiamo pensare a una soluzione uguale per tutti: federalismo deve significare che chi è pronto parta prima degli altri". Secondo il presidente di Confindustria "non si può aspettare chi è troppo indietro, chi va avanti si trascina anche gli altri, se i più forti vanno avanti è anche a vantaggio delle regioni del mezzogiorno, delle regioni più arretrate". "Se applichiamo il federalismo nel 2013 o nel 2014, forse non ci saranno più le aziende alle quali applicarlo", conclude Marcegaglia tra gli applausi della platea di imprenditori.

CALDEROLI, FEDERALISMO FISCALE IN CONTEMPORANEA PER TUTTI  - "Spesso quando si parla di federalismo si fa una certa confusione tra federalismo e federalismo fiscale. Quello che abbiamo scelto è un federalismo solidale e competitivo che entrerà in vigore per tutte le Regioni nello stesso momento e che è a vantaggio sia del Nord che del Sud". Lo afferma il ministro per la Semplificazione amministrativa, Roberto Calderoli, interpellato telefonicamente dall'ANSA, a proposito dell'intervento della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, sul federalismo. "L'altro federalismo a velocità variabile, a cui penso faccia riferimento il presidente Marcegaglia - aggiunge Calderoli - è quello previsto dal terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione, secondo il quale 'ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia' possono essere attribuite con legge dello Stato su iniziativa delle singole Regioni". "Evidentemente queste ulteriori forme di autonomia - conclude il ministro - a ragione, possono essere attribuite a quelle Regioni che hanno maggiori possibilità e capacità mentre il federalismo fiscale va applicato a tutti: non solo alle Regioni ma anche ai Comuni e alle Province. Al momento, le richieste relative a maggiori forme di autonomia sono giunte da Piemonte, Lombardia e Veneto, ed è giusto dargliele".
Fonte:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2010/11/22/visualizza_new.html_1697649440.html

Welfare, in Puglia 3.349 minorenni vivono fuori famiglia


BARI – Su 3.349 minori fuori famiglia censiti dai comuni pugliesi al 31 dicembre del 2009 sono 633 gli stranieri, con una variazione rispetto al 2007 in crescita e pari al 48,9 per cento, mentre il dato totale fa segnare il più 4,9 per cento.

Sono alcuni dei dati contenuti nel secondo rapporto regionale sui minori fuori famiglia, presentato oggi a Bari nel convegno sul "Sostegno alle responsabilità familiari e minori fuori famiglia". La Puglia è la prima regione che pubblica i dati del 2009.

Una presenza di minori stranieri (erano 598 a fine 2008) molto forte spiega quasi esclusivamente l’incremento complessivo di minori fuori famiglia tra il 2007 e lo scorso anno mentre - è stato spiegato nella conferenza – la popolazione minorile residente in Puglia ha registrato un decremento del 2,3 per cento. Tra il 2008 ed il 2009 la riduzione maggiore si è registrata (per stranieri e non) nelle province di Foggia e Taranto, mentre la crescita maggiore c'è stata per i minori italiani nella provincia di Bari e per gli stranieri in quella di Lecce.

L’incidenza dell’affido familiare è ancora inferiore al 50 per cento e si è attestata al 43,3. Inoltre per la prima volta nel 2009 si registra una riduzione delle prese in carico in comunità socio educative residenziali per i minori pugliesi (meno 1 per cento); in crescita, invece del 5,7 per cento per gli stranieri.

VENDOLA: SALTO QUALITA' POLITICHE SOCIALI
“Stiamo cercando di diventare un posto civile; non lo eravamo, ma il salto di qualità nelle politiche sociali lo abbiamo fatto con un investimento senza precedenti in termini di infrastrutturazione sociale”. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, intervenendo alla conferenza 'Dinamiche del welfare pugliese e politiche regionali per i minori fuori famiglia', tenuta oggi a Bari in occasione della Giornata internazionale per l’Infanzia.

“Il welfare è oggi un pezzo importante del prodotto interno lordo regionale. Siamo passati – ha aggiunto l’assessore regionale al Welfare, Elena Gentile – da un’idea molto medievale che si concretizzava nella monetizzazione del bisogno offrendo risposte di compassione e carità, ad una sistema che invece ha realizzato una rete importante di infrastrutture distribuita sull'intero territorio. Una rete diffusa, robusta di servizi, con standard all’avanguardia nell’intera Italia. Un sistema integrato che privilegia la qualità dell’offerta di servizi”.

“Con il nostro sistema di welfare abbiamo aperto un nuovo mercato del lavoro. Mi riferisco – ha spiegato Gentile – a 6000 nuovi operatori socio sanitari, a ben 4500 lavoratori riqualificati ed offerti alla nuova rete dei servizi. Una platea che a regime occuperà più di 10mila lavoratori. Le criticità sono invece tutte dentro la politica nazionale: il taglio del 75 per cento del Fondo sociale, l’azzeramento dei capitolo per la non autosufficienza e delle risorse per il sostegno alla lotta contro la violenza su donne e minori rischiano poi di far mancare, in questo momento in cui il welfare pugliese decolla, il sostegno economico-finanziario per la gestione”.

“In questi anni però – ha concluso – abbiamo capitalizzato un pò di risorse e saremo in grado di mantenere i livelli sino al 2012. Il governo regionale si impegnerà a sostenere questo percorso e nell’agenda politica della giunta il welfare occupa una postazione di tutto rilievo”.
22 Novembre 2010
Fonte: 
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=384461&IDCategoria=1
                               

Pino Daniele «Boogie Boogie »


vs Saviano non è pericoloso, l'avrebbero fatto fuori
«Fazio? Prodotto da Endemol come il Gf». E poi:
«La Lega non è più una vergogna perché lo sono tutti»
NAPOLI – Durante la conferenza stampa di presentazione del suo ultimo album «Boogie Boogie Man» (Sony Music), in uscita domani, martedì, Pino Daniele oltre alle curiosità sul disco ha risposto anche a qualche domanda di politica, ponendo a sua volta delle quesiti.

SAVIANO NON E' FALCONE - «Hanno ammazzato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino perché erano vicini alla verità», ha detto. «Voi pensate – ha aggiunto - che se Saviano fosse stato pericoloso non l’avrebbero già fatto fuori? Evidentemente non è pericoloso come loro».

FAZIO PRODOTTO DA ENDEMOL - «Ci sono tanti paradossi in questo Paese», ha continuato il cantautore, chiedendo ancora: «Ma chi produce lo spettacolo di Fazio?». «Endemol, la stessa del Grande Fratello», la risposta di un giornalista. «Appunto», la replica di Daniele.

QUESTA LEGA NON E' PIU' UNA VERGOGNA - In riferimento alla frase «Questa Lega è una vergogna» contenuta nel brano «’O scarrafone» ha poi aggiunto: «Non penso più che questa Lega sia una vergogna, perché oggi tutti lo sono. Gli artisti sono più seri», ha concluso.

I RIFIUTI A «VIENI VIA CON ME» - Intanto tutto è pronto per la terza puntata di «Vieni via con me», tra qualche ora in prima serata su Rai 3. Il tema della puntata sarà la crisi rifiuti a Napoli. Tra gli ospiti in studio Corrado Guzzanti, Andrea Camilleri, Carlo Fruttero, e l’attesissimo intervento di Roberto Maroni che illustrerà probabilmente i successi nella lotta al crimine.
Fr. Par.
22 novembre 2010
Fonte: 
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2010/22-novembre-2010/pino-daniele-boogie-boogie-vs-savianonon-pericoloso-avrebbero-fatto-fuori-1804222690571.shtml

Sicurezza/Sono 237 mila uomini in divisa in tutta la penisola.


In Calabria meno forze ordine di Veneto e Puglia
Roma, 22 nov. (Apcom) – Il numero complessivo degli uomini delle forze dell’ordine in organico su tutto il territorio della penisola ammonta a 237.320 (tra Polizia, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza).

Il numero dei presidi in cui è redistribuito questo organico è di 8.214. Sono i dati aggiornati al mese di maggio diffusi in un rapporto dell’Associazione nazionale funzionari di polizia (Anfp).

L’organico complessivo degli uomini in divisa di 237.320 è così suddiviso: 185.801 sono poliziotti e carabinieri mentre i restanti 51.519 sono uomini della Guardia di Finanza.

Nella distribuzione degli uomini in organico Lazio è la prima regione con 29.284 unità tra poliziotti, carabinieri e militari delle fiamme gialle (653 presidi). Seguono poi Lombardia con 26.942 uomini (794 presidi), Sicilia con 25.201 uomini (80 presidi), la Campania (22.000 uomini distribuiti in 636 presidi9. Tra le curiosità, il dato sulla Calabria, regione martoriata dalla presenza della ‘ndrangheta dove dai dati emerge che sono in organico complessivamente 11.775 uomini e 475 presidi. La Calabria viene dopo diverse regioni tra cui la Puglia (14.722 unità) e il Veneto (13.944 unità).
Fonte.
http://www.dailyblog.it/sicurezzasono-237-mila-uomini-in-divisa-in-tutta-la-penisola-in-calabria-meno-forze-ordine-di-veneto-e-puglia/22/11/2010/

Rifiuti: mamme Napoli, niente scuola


(ANSA) - NAPOLI, 22 NOV - Protesta delle mamme nel cuore di Napoli, tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli, li’ dove i rifiuti occupano quasi cento metri di strada.
Stamani l’immondizia quasi bloccava l’accesso alla scuola. Chiaro l’avvertimento lanciato: ‘O si leva dalle strade la spazzatura, o non manderemo i nostri figli a scuola’. A Piazza Montecalvario, davanti alla scuola elementare Paisiello ci sono rifiuti in ogni angolo. E cosi’, le mamme hanno ulteriormente spostato l’immondizia al centro della strada.
Fonte:
http://blog.panorama.it/ultimora/2010/11/22/rifiuti-mamme-napoli-niente-scuola/

Mafie/ Anfp: Dove ci sono clan costo denaro più alto di 1punto.


Attività riciclaggio si concentra nelle aree metropolitane
Roma, 22 nov. (Apcom) – Dal primo rapporto sicurezza-pil promosso dall’Associazione Funzionari di Polizia (Anfp) emerge che “nei territori condizionati dalle associazioni a delinquere di stampo mafioso e nelle aree ove è più diffusa l’usura e l’estorsione, il costo del denaro è di circa un punto percentuale più alto della media nazionale”.
Invece – si legge in una anticipazione del rapporto – il riciclaggio si manifesta particolarmente nelle province del centro nord dove la disponibilità di credito alle imprese è maggiore”.
Se si esclude Napoli e Catania, il fenomeno del riciclaggio si concentra nelle aree metropolitane, dalla capitale a Genova, a Milano e Torino, insieme a province ad elevato pil procapite come Modena, Cremona ed Arezzo.
Nel rapporto si osserva, inoltre, che dove è maggiore la presenza delle forze di polizia l’attività di contrasto al riciclaggio è più forte ed evidente.
Sotto questi profili, dato il reddito procapite e la maggior propensione al credito, il Piemonte, il Veneto e l’Emilia Romagna, a causa della bassa presenza di forze di polizia rispetto ad altre regioni sono più permeabili al reimpiego di denaro sporco ed ad un elevato rischio di una silente infiltrazione delle varie mafie.
Fonte: http://www.dailyblog.it/mafie-anfp-dove-ci-sono-clan-costo-denaro-piu-alto-di-1punto-attivita-riciclaggio-si-concentra-nelle-aree-metropolitane/22/11/2010/

Monnezza, termovalorizzatori, sindaci e camorra. Mitico!


Il ricco imbroglio.2
Il Sindaco di Salerno, Sig. De Luca (vedi post delle ore  09:35:00: Rifiuti, De Luca: “A Salerno un termovalorizzatore da un milardo di euro, e la Camorra vuole entrare nella partita”) blandisce i Suoi concittadini ammonendoli: Sui rifiuti a Salerno bisogna ”stare attenti” al ”gruppo affaristico-camorristico pronto a entrare nella partita” dei termovalorizzatori che vale ”un miliardo di euro”. Sicuro della sua capacita’ di influenzare l’opinione pubblica salernitana, ha preceduto codeste ammonizioni con l’individuazione dell’area ove costruire uno dei due impianti che si farà ”ma solo alle condizioni del Comune”. Questo tizio e’ tosto. Sicuro di quello che potra’ succedere. Una visione – diciamo nel nostro gergo – strategica. E devo dire che anche in tattica non se la cava male. Peccato per la gaffe sull’area individuata prima dei fatti che la precedono. Comunque, e’ illuminante. La gaffe, dico. Ma lo vedremo dopo perche’, andiamo avanti.
”C’e’ una forte pressione – afferma – e dimostreremo nei prossimi giorni quanto sia motivata e vera la presenza affaristica”. Presto ”denunceremo tutto sul bando della Provincia di Salerno. L’inceneritore si farà alle nostre condizioni, non a quelle di quel bando”. E’ bravo, niente da dire, riuscirebbe ad ammansire, con il boccone in bocca, una ciurma di naufraghi rinsecchiti. Peccato che la pratica delle figure retoriche non e’ evidentemente il suo forte: gridare al lupo al lupo per ammonire e’ una captazione del consenso popolare, di quello distratto dai problemi quotidiani, predisposto a delegare qualcuno, magari con il vocione profondo, fermo, ma bonario, circa le questioni grandi, ed astruse. Lontane dallo scorrere ordinato del quotidiano familiare. Forse il tizio le sa, queste cose, ed aggiunge: ”c’è  uno scontro tra gruppi di poteri affaristici e un ministro che tenta di affermare la dignità della politica. Uno scontro che viene da lontano e che si incrocia con la mia posizione sui termovalorizzatori”. A ridaglie, allora e’ una fissa, la sua. La lingua batte dove il dente duole, per usare una similitudine popolare. Per il Sig. De Luca, in Campania, c’è ”un groviglio di competenze che moltiplica i costi e le inefficienze” del servizio rifiuti. E conclude con un “E mi fermo qui”. Non so quale sia la percezione esatta che ha del suo ego, a me sembra ipertrofico, forse perche’ e’ sicuro che quanto dice diverra’ realta’. I termovalorizzatori si faranno: dove dice lui, come dice lui, e lavorera’ chi dice lui. Bravo, sei forte, tizio. Ma voi che volete? Quello ha previsto tutto, prima che Roma metta nero su bianco, prima che il MEF faccia la sua parte, prima che qualcuno - uno chiunque - possa leggere che cavolata stanno per fare, con i soldi che – mi gioco la gatta - saranno stornati dal budget del Mezzogiorno. E’ forte il tizio, mentre il Capo dello Stato, tramite Segreteria, afferma che non ha letto, sino ad oggi, un piffero di niente sul Grande Rimedio alla Monnezza; mentre il Sindaco di Napoli conferma che, anche Lei, non ha letto neanche i titoli di testa di questo Kolossal del cinema fantozziano. Lui, il Di Luca, non solo ha previsto tutto quello che sara’, ma ne detta anche le condizioni: a tutti. Capito mi hai, dice un mio caro amico. Ma come fa? Ha le palle di vetro? Se le guarda seduto sul water? No, lui sa perche’ e’ tutto nero su bianco. Torniamo alla gaffe sull’area del termovalorizzatore. Era solo ieri:
Infrastrutture, non farle costa caro
Da acqua a rifiuti, da energia ad autostrade 'conto' da 331 mld
21 novembre, 14:40
(ANSA) - ROMA, 21 NOV - Il 'non fare' nei prossimi tredici anni ci costera' circa 331 miliardi di euro. Tanto dovra' pagare la collettivita' per la mancata realizzazione di qui al 2024 di opere nei settori dell'energia, dei rifiuti, della viabilita' stradale e ferroviarie e dell'idrico. Lo calcola il Rapporto 2010 su 'I costi del non fare' di Agici Finanza d'Impresa. La spesa maggiore sara' quella dovuta alla mancata realizzazione di opere nel settore ferroviario (135 miliardi) e delle autostrade (121 miliardi).
Come potete notare c'e' anche la monnezza. Ma cosa c'entra la monnezza con la collettivita', che paga una tassa annuale per il servizio di smaltimento dei rifiuti solid urbani? Per capire il nesso giustificazione-provvedimento d'urgenza bisogna andare sul sito dell'Agici. Un'entita' di cui non ho sentito parlare, ne' scrivere, sino ad oggi:
Dopo l'affabulatoria, in home page, ho cliccato sulla riga „Settore Rifiuti risultati 2009“ e compare la seguente filastrocca:
„I CNF (vuol dire Costi del non fare) totali del settore  rifiuti, nel periodo 2009-2024, ammontano a 24,7 miliardi di €.
Circa la classe dei termovalorizzatori, con un CNF pari a circa 21,4 miliardi di €, sono state distinte le situazioni di gestione ordinaria (Locale e Provinciale) da quelle in emergenza (Lazio, Campania, Calabria e Sicilia). Per le gestioni ordinarie (Locale e Provinciale), attraverso l’ACB (vuol dire Cost-Benefit Analysis), abbiamo calcolato i CNF di due casi-tipo e assunto un CNF unitario medio di 63 €/ton. Per gli impianti in area in emergenza abbiamo stimato il CNF unitario in 84 €/ton. Abbiamo quindi moltiplicato il CNF unitario nelle situazioni con e senza emergenza per il fabbisogno impiantistico relativo. Si noti che nel 2009 le Regioni in emergenza sono Lazio, Campania, Calabria e Sicilia, per un totale del 30% dei RU (vuol dire rifiuti urbani, monnezza, ma RU fa piu' ganzo) prodotti in Italia; tale percentuale è stata utilizzata per ponderare il gap tra situazioni in emergenza e non. Per raggiungere gli obiettivi fissati dalla legge sono necessari circa 100 termovalorizzatori di medie dimensioni in grado di trattare quasi 21 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno.
Il Costo del Non Fare gli impianti di è pari a 3,3 miliardi di € è. Tale risultato deriva dal prodotto del CNF unitario di 67 €/ton per il gap complessivo del periodo 2009-2024 pari a circa 50.000 k/ton.
I nuovi CNF calcolati evidenziano la staticità del settore, non a caso sostanzialmente invariati rispetto agli studi precedenti; infatti, nel quadriennio 2005-2008 poco è stato fatto, soprattutto nel comparto dei termovalorizzatori. Il settore soffre, più di altri, le opposizioni locali alla realizzazione delle infrastrutture.
Torno alla Homa page, e rileggo la presentazione:
Gli obiettivi di sviluppo del Paese al 2020 rendono necessaria la realizzazione di una seriedi infrastrutture fondamentali per la sua modernizzazione. Una serie di lungaggini, opposizioni, problematiche amministrative, incertezze giuridiche, ritardano o bloccano la realizzazione di tali opere. Ai fini di una corretta governance del Paese è necessario che siano ben chiari i costi che si accompagnano alle ritardate o mancate realizzazioni, costi che ricadono sull'intera collettività.
Valorizzare economicamente, oltre che dal punto di vista ambientale e sociale, gli effetti degli ostacoli ad impianti ed infrastrutture in Italia.
Il progetto si basa sull’approccio della Cost-Benefit Analysis applicato agli effetti diretti e indiretti della mancata/ritardata realizzazione di predefinite classi omogenee di infrastrutture: termovalorizzatori, TAV, autostrade, centrali e altro. Per ogni gruppo di infrastrutture si individueranno, di concerto coi partner, alcuni case studies su cui realizzare un’articolata Analisi Costi Benefici basata su scenari alternativi di ritardo/mancata realizzazione per le contestazioni.
Una puntuale valutazione quantitativa dei costi per l’intero Paese delle difficoltà di realizzazione dei progetti infrastrutturali costituisce un potente strumento di comunicazione e negoziazione con gli stakeholders.
Il risultato finale messo a punto e condiviso coi partner del progetto consisterà in:
1. Report finale dei costi-benefici per il nostro Paese del non fare da presentare nelle idonee sedi Istituzionali ed ai media;
2. Base dati quantitativa da utilizzare per il confronto coi diversi stakeholders;
3. Metodologia di riferimento per ulteriori analisi su specifici progetti;
4. Attività divulgativa per rimuovere o attenuare gli effetti della sindrome Nimby.“
Facciamo una rapida sintesi:
1. I cittadini del Mezzogiorno devono pagare la tassa dello smalitimento rifiuti.
2. I rifiuti non sono raccolti. Perche'?
3. Una causa qualsiasi, scegliete voi: perche' le discariche si esauriscono, oppure gli inceneritori non sono a regime, o perche' le popolazioni limitrofe alle discariche si oppongono. Non cambia niente. I camion non si svuotano, ne’ presso gli inceneritori che nelle discariche. Questo e’ il ganglo debole del sistema. E qui ha colpito chi vuole arricchirsi con i soldi del Mezzogiorno.
3. Qualunque sia la causa, il sistema di smaltimento si ingolfa.
4. La monnezza si accumula in strada. A lungo andare, il sistema va in stallo perche’ si viene a creare un collo di bottiglia, che non puo’ essere piu’ sturato, perche’ il rapporto tra risorse tecniche ed umane disponibili, ed il processo d’accumulo, risulta con valori quotidianamente negativi. La curva dei valori cumulati sembra seguire l’andamento del debito pubblico italiano. Niente da ridere, please.
5. Questi della AGICI Finanza d'Impresa, con sede a Milano -
Via Brentano, 2, dicono che questa condizione arreca un notevole danno economico alla collettivita'. Quindi bisogna investire e fare 100 termovalorizzatori.
6. I medici affermano che c'e' pericolo di epidemie, e’ notizia di oggi.
7. Fra qualche giorno, Consiglio dei Ministri straordinario. Sulla crisi di Napoli. Decreto d’urgenza. Ovvio. E se gli dice bene, l'urgenza sara' cosi' grave, epidemiologica, di ordine pubblico, in tilt i servizi di base, scuole chiuse, ospedali, trasporti nel caos, da richiedere i giusti ed immediati provvedimenti – finanziari – del caso. E Tremonti non potra' dire di no, gli bastera' far fare un giro di giostra al cash flow. Biglietto a carico dei cittadini del Mezzogiorno. Che ne sa il Sindaco di Salerno dei giostrai? Di appalti e subappalti che saranno affidati in regime d'urgenza? Sembra il remake del terremoto dell'Aquila.
8. Domanda, chi gestira' la crisi? Chi gestira’ gli appalti?
Scusate, ma c'e' qualcosa che non torna. La camorra? No, troppo semplice, o meglio troppo politica la storia. La camorra, la mafia e compagnia bella vanno bene per i giornali, non per la realta'. Certo, hanno collaborato a far andare in crisi ed in stallo il sistema, non hanno capacita' sistemica. Condizionare una storia complessa come questa? Fammi ridere.
9. Cui prodest? Quante sono le imprese che costruiscono incentori in Italia? Chi sono i proprietari e dove sono site? Chi finanziano gli stockholders al fine di creare questo megabusiness?
10. Che filiera di appalti si verra’ a creare? Chi paghera’ per la crisi di Napoli, Salerno e Palermo; le prime, della lista dei cento termovalorizzatori?
11. Chi si arricchisce con le royalties? E poi, siamo certi che il termovalorizzatore e’ la soluzione definitiva?
In questa storia centra ben altro: il partito del nord. Ed i suoi yesman, ovvio. A Napoli Salerno e Palermo. Anche a Roma? non ci credo. E' citta’ intoccabile, chiaro il perche’.
Dunque, cento inceneritori ad un milione di euro cadauno fanno il miliardo. Una somma che puo’ mettere in moto il pil di quasi mezzo mondo. Molti paesi congolerebbero con questa cifra in circolo nel sistema aziendale nazionale. Nella Repubblica Italiana, a parte qualche briciola - sulle quali si scanneranno camorra n’drangheta, mafia, sacra corona unita o disunita, e qualche imprenditore locale - il pil che si rimettera’ in moto, ed alla grande, e’ quello padano. I soldi andranno al nord, e non e’ una metafora popolare e grossolana. La posta in gioco, puo’ contribuire a finanziare la rivitalizzazione dell’apparato industriale di una regione. E non e’ finita con il miliarduccio, perche’ bisogna accorpargli anche i costi di manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti, e quelli – periodici – di ammodernamento. Questi sono altrettanto succulenti, perche’ stabili, e poi lievitano. 
12. A proposito di lievitazione, di quanto lievitera’ la bolletta sui rifiuti urbani della mia vicina di casa? Io non paghero’.
grecanico