domenica 12 settembre 2010

The President of U.S. of Italy, Mr. Bamboccione

Mr. President and girl friend



(Fonte 1):
«Se non avessimo la Calabria, la conurbazione Napoli-Caserta, o meglio se queste zone avessero gli stessi standard del resto del Paese, l’Italia sarebbe il primo Paese in Europa» A Brunetta preme semmai mettere in evidenza un sistema malato ben rappresentato dalla «conurbazione» Napoli-Caserta che è «un cancro sociale e culturale. Un cancro etico, dove lo Stato non c’è, non c’è la politica, non c’è la società». (….)
La soluzione per Brunetta è il federalismo. «È la grande strategia di liberazione, per tutto il Sud». Se fallisce, «c’è la spaccatura del Paese»

(Fonte 2):
A) La popolazione di Napoli sfiora i 3.100.000 abitanti risultando di conseguenza la terza provincia più abitata d’Italia (nonché la più popolata del Mezzogiorno); la densità abitativa risulta pari a 2.625,1 abitanti per Km/q, dato per il quale Napoli risulta essere la prima provincia nella relativa graduatoria a livello nazionale. Riconquista inoltre il primato in graduatoria per il numero di componenti per famiglia (2,87). Ben l'82,6% della popolazione risiede nei 38 centri con più di 20.000 abitanti, un dato che risulta essere il terzo in Italia ed il primo nel Mezzogiorno. La provincia di Napoli, insieme alla limitrofa Caserta, è una delle aree nazionali in cui la popolazione risulta essere più giovane, circostanza che viene confortata dalla presenza della maggiore percentuale in Italia di under 14 (18%) e dalla più bassa percentuale di incidenza degli ultrasessantacinquenni (14,2%). Infine il numero di residenti stranieri è, in valore assoluto, il più alto della regione e colloca la provincia al 15° posto nella graduatoria nazionale.
La struttura per età della Provincia di Caserta si presenta straordinariamente giovane, al pari di quella della vicina Napoli: la quota degli under 14 sul totale della popolazione (17,5%) è infatti la seconda più alta in ambito nazionale, preceduta solamente dal capoluogo di regione. Al contempo la percentuale di over 65 risulta essere la seconda più bassa del paese (14,6%). L’analisi della piramide dell’età per sesso mette in mostra un certo deficit di uomini in età lavorativa, comunque in linea alla media nazionale, mentre la componente femminile presenta un certo esubero.

B) Ammontano a 73.590 le imprese registrate nel Casertano. II 55% circa di queste opera nei settori agricolo e commerciale. Un peso di assoluto rilievo è assunto da quelle imprese che svolgono attività dedite all’edilizia (16,1%). Queste percentuali assumono particolare valenza anche in ambito nazionale. Le imprese artigiane costituiscono solo il 16,5% del totale, dato che colloca la provincia fra quelle con la minore penetrazione del settore in Italia insieme alle altre realtà campane. Continua a registrare buoni risultati il tasso di evoluzione delle imprese, sebbene in discesa nel corso dell’ultimo triennio, è comunque superiore al corrispondente dato relativo all’Italia (0,68 contro 0,05), collocandosi al 26° posto nella relativa graduatoria. Questo è conseguenza del livello di natalità imprenditoriale alto, pari a circa 8,31 che pone la provincia al 10° posto in Italia. L’analisi delle imprese per dimensione (espressa dal numero di addetti), mostra l’assoluta prevalenza della micro-impresa. Molto rilevanti infine le percentuali di imprese giovani (che hanno cioè meno di nove anni) che rappresentano il 50,1% della locale imprenditoria a fronte del 47% rilevato in campo nazionale.
Le imprese casertane producono lo 0,92% del Pil nazionale. In termini pro-capite questa performance si traduce nel 95-esimo valore nel Paese, con un ammontare pari a poco più di 16.131 euro in lieve diminuzione rispetto al periodo precedente. La situazione, comunque di grave ritardo, è migliorata nel corso degli ultimi anni: il ritmo di crescita della provincia è stato, infatti, tra il 1995 ed il 2004 del 2,2% di livello superiore a quello nazionale (1,5).
Sebbene in termini assoluti il numero di imprese presenti nel napoletano sia il terzo in Italia (quasi 228.000 unità al 31-12-2008),

C) Invece, la Provincia dei Fausti Natali di Renato Brunetta (Venezia, 26 maggio 1950):
Nella provincia di Venezia al 31.12.2008 sono registrate circa 72.000 imprese in lieve rialzo positivo rispetto alle precedenti 71,47 mila imprese, di queste, il 13,5% sono concentrate nel settore dell'agricoltura in lieve calo di circa mezzo punto percentuale, l’ 11,7% nell’industria e il resto nei servizi. Nella distribuzione settoriale risulta particolarmente rilevante il peso sia del settore alberghi e pubblici esercizi sia del settore dei trasporti che fanno osservare percentuali di incidenza più elevate rispetto a quelle che si registrano a livello nazionale.
Nel 2005 si è osservata una crescita nel numero di imprese (1,48 contro il precedente 2,2), inferiore rispetto al dato nazionale in calo rispetto al dato precedente e che continua a diminuire nel 2006 fino ad arrivare allo 0,69. Notiamo come il tasso di evoluzione risulta quasi invariato nel 2007 con un valore pari a 0,70 mentre nel 2008 inizia a sentire gli effetti della crisi che portano tale tasso ad un valore negativo pari a -0,30 che eguaglia il dato di Vicenza ed è inferiore a quello di Belluno; tali risultanze sono da mettere in relazione con il dato concernente il tasso di natalità delle imprese (7,17 contro il precedente 7,93) rilevato nella provincia veneta, ed inferiore rispetto a quello italiano (7,32), che la colloca 65-esima nel contesto nazionale mentre il tasso di mortalità pari a 7,48 risulta superiore al dato di riferimento nazionale pari a 7,27. Il risultato ottenuto da Venezia per l’indicatore relativo alla densità imprenditoriale per 100 abitanti, pari a 8,43 pressoché stabile, pone la provincia al 73-esimo posto tra le province italiane. Il Baricentro economico dal 2003 si è spostato dal comune di Quarto d’Altino al comune di Chioggia e ad oggi rimane invariato.

Una supplica a chi si trovasse a leggere queste patetiche righe:
per cortesia, potreste dire al Ministro Brunetta che, senza il Contributo delle Provincie di Napoli e Caserta, il sistema industriale italiano non solo non sarebbe il primo in Europa, ma scivolerebbe parecchio in giù nel ranking mondiale, sia in quantità delle esportazioni che in qualità del Made in Italy? Che senza Napoli Caserta e la Calabria i consumi scenderebbero tanto, troppo, e di conseguenza anche il fatturato di tantissime, troppe, aziende padane? Che senza Napoli Caserta e la Calabria andrebbero in crisi anche le entrate delle finanza pubblica? Che i fornitori di Napoli&Caserta non sono facilmente sostituibili per la domanda padana, mentre i clienti padani sono facilmente sostituibili per gli imprenditori del Mezzogiorno?
Grazie.

Conclusioni (per ora):
L’Onorevole Rappresentante della Nazione, Ministro del Governo, Prof. Dr. Brunetta, ha raggiunto la Sua massima elevazione quando si è confessato ex bamboccione (vedi fonte 3), definendosi –ipso facto - uomo maggiorato in sciocchezza e goffaggine (vedi fonte 4). Alla faccia di quanti, e son troppi, soffrono di codesta condizione, da loro non ricercata né voluta. Neanche dai loro genitori, che preferirebbero passare allo status di nonni. C’è solo da chiedersi: la condizione di bamboccione gli sia stata imposta dal Fato, come agli Altri, o da una preoccupata precauzione dei Genitori? Da genitore propenderei per la precauzione. Ed il tempo ci dà quasi sempre ragione.
Ma l’ex bamboccione deve aver subìto una lavata di testa, perché ha dichiarato al tubo catodico della RAI (fonte 5):
"La verità - ha detto Brunetta, tornando sul tema del fenomeno dei bamboccioni - è che la coperta è piccola e quindi non ci sono risorse per tutti. Secondo me si deve agire sulle pensioni di anzianità, quelle che partono dai 55 anni di età. Facendo in questo modo si potrebbero trovare risorse che consentirebbero di dare ai giovani non 200 ma 500 euro al mese".
E via col vento……..con le amenità; col marketing di terza mano, quello del: tanto chi se ne frega, tanto non succede niente, basta che se ne parli.
Onorevole Rappresentante della Nazione, Ministro del Governo, Prof. Dr. Brunetta, Lei è la dimostrazione di un antico adagio: essere uno Sfigato&Perdente non è – necessariamente - un Disastro esistenziale, bensì una possibile Fortuna. Sempre che si incontri un Potente&Padrone. Sin dall’antichità classica, il Potente&Padrone ha normalmente scelto lo Sfigato&Perdente per la Funzione di Paravento&Paraculo; tanto, nel caso si bruci, era – ed è - facilmente sostituibile. Basta che l’usciere urli: …Avanti il prossimo, c’è un posto vacante! L’atrio dei Potenti è sempre zeppo di bipedi, aspiranti quadrupedi.
Mi ascolti, da vecchio studioso dei sistemi di marketing, mi permetto di suggerirLe quanto segue: tenga ben strette le labbra del cesso (antico motto del popolo napoletano, trasposto in italiano).
Spero addio, bamboccione.

Fonti:
2)    ©2008 Starnet-Unioncamere - Piazza Sallustio, 21, 00187 Roma - Tel. 06 47041






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