domenica 13 marzo 2011

Federali della Sera. 13 marzo 2011. Ma quali venetisti? Sono in tutto una ventina. Parliamo di cose serie per favore. Fratelli d'Italia?...Gnanca parenti. Conto alla rovescia per le Giornate della Francofonia, dedicate ai giovani del mondo arabo. Abdul: Io ce l'ho fatta, ora voglio aiutare gli altri. Sorrisi a denti stretti. Ora si volta pagina. Le volevano minorenni. Agli atti c'è anche traccia di un cliente ottantenne. Durnwalder fa il bis. I bolzanini pagano più di tutti. Tutti amici come prima, pare.

Forza Oltrepadani:
Bozen. Durnwalder: no a Mameli sui nostri campi da gioco Ma il Coni nazionale insiste.
Bozen. Rubygate bolzanino, l'accusa: «Le volevano minorenni».
Bozen. Tasse: i bolzanini pagano più di tutti.
Bozen. Corte dei Conti: niente limiti ai controlli.
Merano. «Troppa autonomia a Sigmund».
Aosta. Conto alla rovescia per le Giornate della Francofonia, dedicate ai giovani del mondo arabo.
Trento. Pascoli fantasma, fratelli Berasi assolti.
Trento. Festini hard: «Faremo i nomi dei clienti»
Udin. A ruba i mille tricolori regalati dal Pd.
Trieste. Comunali a Trieste, Lega e Pdl divisi: Il candidato del Carroccio è Fedriga
Pordenone. L'ombra della politica sul fallimento Fadalti con tre commissari e cinque milioni di euro.

Padani:
Treviso. Tricolore, accordo tra Lega e Pdl.
Padova. «Padovani, esibite il tricolore».
Padova. La Lega: "Fratelli d'Italia?...Gnanca parenti".
Mestre. Abdul: «Io ce l'ho fatta, ora voglio aiutare gli altri».
Modena. Renzi e Richetti dividono il Pd.
Modena. «La moschea a Carpi? Si può fare».

Ztl e colf:
Genova. Ztl, tutti i trucchi dei furbetti.
Roma. Colf e badanti quasi raddoppiate in 5 anni.


Bozen. Durnwalder: no a Mameli sui nostri campi da gioco Ma il Coni nazionale insiste. BOLZANO. «No all'Inno di Mameli sui campi sportivi altoatesini»: Durnwalder fa il bis. Dal Nepal il presidente provinciale è tornato a porre il veto sui festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Questa volta se l'è presa con l'indicazione del Coni nazionale per le partite di questo fine settimana. Il presidente Petrucci: «Un segnale per essere più uniti».  Il Coni nazionale il 4 marzo ha comunicato alle federazioni che prima di ogni manifestazione sportiva ieri, oggi e domani dovrà essere suonato l'inno di Mameli. Da giorni la destra tedesca parla di «provocazione» e ieri gli Schützen si sono aggiunti parlando di «pessimo pesce di aprile anticipato a marzo». Luis Durnwalder (intervistato dal Dolomiten) ha fatto sapere che in Alto Adige l'Inno di mameli suonato in campo è evento «da non prendere neppure in considerazione». Il presidente provinciale trova dalla sua parte il presidente altoatesino del Coni Heinz Gutweniger: «Sono contrario a questa decisione calata dall'alto».  Si era appena attenuata la campale polemica, con intervento censorio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha visto Durnwalder protagonista per il suo rifiuto di partecipare alle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità. Così ora la sua presa di posizione sull'inno nei campi altoatesini: «Non vedo alcuna ragione perché si debba intonare l'inno», chiarisce Durnwalder, spiegando che la Provincia ha competenza sul settore dello sport e che, quindi, non ci sarebbero ragioni giuridiche valide perché la disposizione del Coni sia applicata dalle federazioni sportive altoatesine.  Il Coni nazionale ha inviato la propria comunicazione alle singole federazioni. Ma il presidente locale del Coni, Gutweniger si schiera con il presidente provinciale, portando soprattutto motivazioni non statutarie ma logistiche. Gutweniger lamenta di avere ricevuto la comunicazioen «solo il 4 marzo, senza informazioni precise su come attuare la disposizione». Ribadita la contrarietà per una decisione che ritiene imposta, Gutweniger sottolinea che «i campi da gioco non sono attrezzati adeguatamente per suonare l'inno». Sono previste sanzioni in caso di inosservanza? Gutweniger risponde: «Nessuno oggi è in grado di chiarirlo».  L'eco delle polemiche è arrivato al presidente nazionale del Coni Gianni Petrucci, che ieri, senza citare esplicitamente Bolzano, ha rilanciato l'invito a suonare l'inno: «Mi auguro sia un piccolo segnale per farci essere sempre più uniti. Riteniamo di rappresentare il Paese, siamo una bella potenza nello sport e l'inno che facciamo suonare prima delle gare delle nazionali è una manifestazione che unisce. Parecchie volte si è detto di farlo suonare anche nelle partite dei campionati. Intanto è un segnale che noi vogliamo dare e mi auguro che molti lo facciano autonomamente».  Va ricordato che il Coni nazionale si era mosso con le federazioni sportive, dando indicazioni sull'inno in campo, «facendo seguito a quanto stabilito dal Consiglio dei ministri del 18 febbraio, per assicurare la dovuta solennità e la massima partecipazione degli sportivi alle celebrazioni per i festeggiamenti del 150º anniversario dell'Unita' d'Italia». (fr.g.) 

Bozen. Rubygate bolzanino, l'accusa: «Le volevano minorenni». La richiesta dei clienti contenuta nelle intercettazioni: fotografati gli incontri. BOLZANO. Sesso con ragazzine minorenni. Il sexgate che ha portato all'iscrizione sul registro degli indagati di otto bolzanini accusati di prostituzione minorile ha fatto emergere una realtà inquietante. A Bolzano esiste una richiesta sottotraccia di sesso deviato, di perversioni legate all'emozione del proibito. La conferma è negli atti del procedimento nelle mani del sostituto procuratore Donatella Marchesini che ha coordinato l'inchiesta partita diversi mesi fa. Cosa emerge? Che le due ragazzine sedicenni marocchine, portate a Bolzano da un' organizzazione senza scrupoli e avviate alla prostituzione in un modesto appartamento di via Resia, avevano un mercato clandestino in grado di imporre tariffe anche elevate rispetto alla media. La loro carta vincente sul mercato del sesso, però, non era la bellezza. In effetti le due marocchine non erano particolarmente avvenenti ma avevano clienti (anche con rilevanti disponibilità finanziarie) in quanto minorenni. E' questo l'aspetto più allarmante emerso dalle indagini.
Secondo gli inquirenti, dunque, gli otto bolzanini finiti sul registro degli indagati con l'accusa di prostituzione minorile sarebbero stati alla ricerca di sesso con ragazzine minorenni. E avrebbero pagato per questo. Ne sono convinti gli inquirenti che non hanno iscritto a registro tutti coloro che hanno avuto contatti con le due giovanissime straniere ma solo coloro a carico dei quali gli elementi d'accusa sono considerati concreti ed in grado di reggere nell'ipotesi di un processo penale. Questo non significa che gli otto indagati debbano già essere considerati colpevoli e condannati ma che il quadro probatorio nei loro confronti è considerato dalla Procura piuttosto pesante («Un'indagine solida», l'ha definita ieri Guido Rispoli).
La vasta inchiesta curata dalla polizia e coordinata per mesi dalla magistratura è supportata da centinaia di intercettazioni telefoniche oltre ad appostamenti e fotografie a riprova di quanto emerso nelle intercettazioni. Nessuno è finito sul registro degli indagati semplicemente per atto dovuto. Al contrario. Il sostituto procuratore
Donatella Marchesini avrebbe soppesato attentamente le singole posizioni.
Ricordiamo che nell'elenco degli indagati sono finiti l'imprenditore Robert Oberrauch (ex hockeysta, consigliere comunale, candidato sindaco per il centrodestra), il notaio Angelo Finelli di Bolzano, l'avvocato bolzanino Maurizio Breglia, Elio Sartori (contitolare della Multigest, agenzia di spettacolo e sfilate di moda), Martin Geier (proprietario del ristorante «Il Giardinetto» a Bolzano), Paolo Gadotti (ristoratore, uno dei quattro gestori del «Walther's» di Bolzano), Josef Market (proprietario di una profumeria in centro città), Ettore Perri (commerciante e ristoratore). Al vaglio degli inquirenti sono state le posizioni di almeno altri 12 bolzanini più o meno noti (tra cui diversi imprenditori e professionisti) che avrebbero avuto contatti meno frequenti con le due ragazzine marocchine e che, proprio a seguito degli elementi di accusa meno pesanti, per il momento non sono finiti sul registro degli indagati. Ulteriori sviluppi potrebbero emergere in occasione dell'interrogatorio di garanzia della donna arrestata che ha fatto credere di essere la madre delle due ragazzine minorenni al solo scopo di farle entrare in Italia utilizzando fraudolentemente le norme in vigore per i ricongiungimenti familiari. Proprio una segnalazione ad hoc dell'«Intelligence» (cioè dei servizi di sicurezza) ha generato l'inchiesta.

Bozen. Tasse: i bolzanini pagano più di tutti. Dichiarazioni 2010: ogni altoatesino ha versato 5.320 euro di Irpef al fisco. di Mirco Marchiodi
BOLZANO. Aumentano i redditi degli altoatesini, ma aumenta anche il prelievo fiscale. Nel 2010 a solo titolo di Irpef a Bolzano sono stati versati 1,64 miliardi di euro, circa 70 milioni in più rispetto all'anno precedente. L'Irpef lorda a carico di ognuno dei 404 mila contribuenti altoatesini è stata di 5.660 euro, al netto delle detrazioni, nel 2010 ogni bolzanino ha versato al fisco 5.320 euro.

I REDDITI. Il ministero delle Finanze ha pubblicato tutti i dati relativi alle dichiarazioni fiscali 2010 (i redditi si riferiscono quindi al 2009). Il quadro che emerge per quanto riguarda l'Alto Adige è positivo soprattutto dal punto di vista reddituale: dalle dichiarazioni 2010 risulta infatti che tra il 2008 e il 2009 hanno guadagnato di più tutte le categorie dei lavoratori (dipendenti e autonomi), ma anche i pensionati. Il reddito medio complessivo è salito infatti a 20.640 euro, mentre un anno prima si era fermato a 19.990 euro. L'incremento del 3,3% è il più alto registrato a livello nazionale, solo in Lombardia e valle d'Aosta il reddito medio è superiore a quello bolzanino. Stesso discorso per il reddito imponibile, cresciuto da 19.600 a 20.230 euro. Ma la crescita non è stata omogenea per tutte le categorie: il reddito da lavoro dipendente è salito meno del 3%, mentre quello da pensione è cresciuto del 5%, così come quello da lavoro autonomo.

IMPRESE E FINANZA. Proprio i redditi da lavoro autonomo meritano un'analisi più approfondita. Da una parte i redditi sono cresciuti e gli autonomi (professionisti o imprenditori individuali) altoatesini sono quelli che guadagnano in assoluto di più a livello nazionale (quasi 53 mila euro, la Lombardia - seconda - arriva appena a 47 mila). Dall'altra però il dato è depurato dalle dichiarazioni di quei lavoratori autonomi che hanno dichiarato di aver chiuso l'anno in perdita: sono saliti dai 231 del 2008 ai 293, con la perdita media che è aumentata del 28% passando da 6.220 a 7.970 euro. I lavoratori autonomi che hanno dichiarato un reddito positivo sono diminuiti da 6.549 a 6.262 e il numero di dichiarazioni con redditi positivi da impresa è calato da 13.531 a 12.953. Ma se l'effetto della crisi sull'economia "reale", intesa come quella fatta dalle imprese, si rifletterà soprattutto sulle dichiarazioni relative ai redditi del 2010, l'impatto sui redditi del 2009 è stato rilevante soprattutto per quanto riguarda le rendite finanziare. In Alto Adige le plusvalenze si sono dimezzate calando dai 28.470 euro medi delle dichiarazioni 2009 ai 14.120 euro delle dichiarazioni 2010. In calo anche i redditi da
capitale che sono diminuiti del 7% a 28.710 euro per contribuente.

LE IMPOSTE. Gli altoatesini sono tra coloro che dichiarano i redditi più alti: di conseguenza sono anche quelli che pagano più imposte. L'Irpef lorda media è di 5.660 euro, il 3,5% in più rispetto all'anno prima. E anche l'Irpef netta è cresciuta, da una media di 5.230 a 5.320 euro. Il gettito Irpef complessivo è stato di 1,64 miliardi contro gli 1,57 miliardi incassati dal Fisco nel 2009. Un confronto: a Trento, dove ci sono settemila contribuenti in più, il gettito Irpef è stato di 1,48 miliardi di euro. L'addizionale regionale Irpef è stata versata da 307 mila contribuenti per un gettito complessivo di 67 milioni (220 euro di media). L'addizionale comunale è stata versata invece da 135 mila contribuenti per un gettito complessivo di 7,5 milioni. In forte aumento i soggetti «minimi», quelli che hanno scelto di aderire al cosiddetto "forfettone", che prevede un'imposta sostitutiva di Irpef, Irap e addizionali pari al 20% e può essere utilizzato da lavoratori autonomi e persone fisiche che nell'anno solare precedente hanno conseguito compensi non superiori a 30.000 euro: in Trentino-Alto Adige (in questo caso il dato è regionale), i contribuenti minimi sono cresciuti da 6.640 a 8.633. LE SPESE. Per quanto riguarda le spese che si possono dedurre o detrarre, quelle sanitarie ammontano a 124,5 milioni, mentre 18 mila contribuenti hano portato a detrazione 40 milioni di interessi sui mutui ipotecari per la prima abitazione. Non hanno avuto grande successo le detrazioni al 20% per l'acquisto di frigoriferi (in Alto Adige ne hanno usufruito meno di 3.800 contribuenti contro gli oltre 5.300 del Trentino) e quelle previste per l'acquisto di mobili, tv, elettrodomestici e computer, che in Alto Adige sono andate a favore di 768 contribuenti contro gli 801 in Trentino.

Bozen. Corte dei Conti: niente limiti ai controlli. Critiche alla Provincia: non si possono introdurre esenzioni di responsabilità. BOLZANO. Dopo la censura del governo, la Provincia viene criticata anche dalla Corte dei conti. Ieri, durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario, i commenti del procuratore regionale Fausta Di Grazia e del presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei conti Paolo Neri sono stati secchi.  «Occorre vigilare sul buon uso del denaro della collettività e l'assunto è valido anche per l'Alto Adige», ha detto Di Grazia aggiungendo che la potestà della Provincia autonoma in tema di ordinamento dei propri uffici non può incidere sul regime della responsabilità amministrativa. A questo proposito, Di Grazia ha citato una sentenza della Consulta, secondo la quale «nessuna fonte regionale potrebbe introdurre nuove cause di esenzione della responsabilità penale, civile o amministrativa». La procura regionale, ha proseguito Di Grazia, «non mancherà di intervenire in modo particolare sui segnalati comportamenti non virtuosi, commissivi od omissivi, causativi di spreco per l'erario».  In precedenza aveva sottolineato lo stesso concetto Neri: «Appare necessario sottolineare la distinzione di fondo tra controlli che, ancorché intersoggettivi, si collocano comunque nel contesto riconducibile alla Provincia ed in particolare alla giunta ed all'amministrazione provinciale e tra controlli indipendenti e neutrali della Corte dei conti, che hanno come destinatari finali le assemblea rappresentative, ai diversi livelli, delle comunità territoriali. Di conseguenza le disposizioni relative al controllo della Provincia non possono in alcun modo essere intese come sostitutive o limitative delle funzioni connesse al ruolo costituzionalmente assegnato alla Corte dei conti con riguardo alla tutela dei valori che godono anch'essi di espressa protezione costituzionale». Il presidente della sezione giurisidizionale ha poi riassunto i numeri dell'attività della sezione: per quanto riguarda i giudizi di responsabilità, ai 31 giudizi pendenti nel corso dell'anno si sono aggiunti 27 nuovi procedimenti: i giudizi definiti sono stati 27 (una sola la sentenza di assoluzione) con i risarcimenti disposti che hanno superato complessivamente i 170 mila euro.  Ai numeri della sezione giurisdizionale si sono aggiunti quelli della procura: nel 2010, ha sottolineato Di Grazia, le citazioni emesse sono state 24, il numero più alto dal 2003 ad oggi. Le istruttorie aperte sono state 389: al 31 dicembre ne restavano pendenti 276. L'origine delle denunce nella maggior parte dei casi (217) è arrivata da amministrazioni locali, mentre le indagini sono partite 74 da denunce di amministrazioni statali, 70 volte da denunce di privati e 28 volte da notizie di stampa. «Auspico - così ha detto il procuratore regionale - che anche i giudici amministrativi e tributari possano, sempre più frequentemente, segnalare nelle materie di loro competenza fattispecie perseguibili dalla procura, pur in assenza di un obbligo giuridico di comunicazione».  Il procuratore Di Grazia ha citato poi alcuni casi specifici, come l'indagine relative alle sponsorizzazioni di Azienda Energetica per i mondiali di atletica di Bressanone, quelli da parte del Comune per il torneo di beach-volley, quelli sull'aeroporto, o sui corsi Fse tenuti nonostante un numero insufficiente di studenti iscritti.

Merano. «Troppa autonomia a Sigmund». Jungle: dopo lo scandalo, mea culpa del direttivo. «Ora si volta pagina». MERANO. L'ex presidente in carcere con grossi problemi giudiziari e un buco da 170mila euro. Uno scandalo da far tremare le gambe, ma tra operatori e dirigenti di Jungle prevale la voglia di riscatto, forti anche delle recenti conferme sui finanziamenti ottenute dal Comune e dalla Provincia.  Tra le vittime della gestione Sigmund, vi è certamente anche Franco Clemens, l'educatore che da quasi tre anni funge da direttore di Jungle. Clemens, come del resto anche gli altri tre dipendenti del centro giovanile di via San Giuseppe, vive da quasi tre mesi senza stipendio e, come riportato nell'edizione di ieri del nostro giornale, anche la sua situazione contributiva presenterebbe gravi sofferenze. Il suo primo pensiero, però, è sempre rivolto a Jungle, il centro a cui in questi tre anni ha dedicato anima e corpo. «Se ricordate, ho ereditato una situazione drammatica, già allora il centro era indebitato, ma soprattutto eravamo balzati agli onori delle cronache per alcuni gravi problemi di ordine pubblico - ricorda Clemens - da allora molte cose sono cambiate, abbiamo vietato la vendita di alcolici all'interno, avviato corsi di prevenzione contro la violenza, promosso programmi educativi, e il risultato è che oggi, nonostante ciò che è successo, Jungle è frequentato giornalmente da 50-80 ragazzi e anche da molti genitori, e questo è un patrimonio che non possiamo permetterci di perdere».  Una considerazione in linea con quanto espresso dalle amministrazioni provinciale e comunale che, ritenendo fondamentale il ruolo del centro giovanile di via San Giuseppe, hanno garantito il loro contributo anche per il futuro. Il problema è però quello dell'immagine nei confronti dell'opinione pubblica. «Provo ad andare avanti, ma sono al limite della resistenza - aggiunge - il direttore - tutta questa pubblicità negativa rischia di farci perdere quegli sponsor avevamo conquistato a fatica».  «Puntiamo al rilancio - gli fa eco Luca Ghiotti, dal 2009 membro del direttivo - e per questo cerchiamo persone capaci e che abbiano voglia di impegnarsi con compiti di responsabilità».  «Con l'innesto di due dirigenti di madrelingua italiana c'è stato un sensibile incremento della partecipazione da parte di giovani del nostro gruppo - aggiunge Ghiotti - e va anche detto che il centro è sempre più meta di genitori che accompagnano i figli giovanissimi e condividono con loro questi importanti momenti del tempo libero».  «Per quanto concerne la situazione economica, devo dire che da quando sono entrato il direttivo si è quasi sempre occupato solo di far quadrare i conti - prosegue il dirigente - ma l'ex presidente è sempre riuscito a dare risposte convincenti ad ogni nostro quesito: i dubbi ci sono venuti quando il bar ha iniziato a lavorare in perdita: come era possibile? Non avremmo dovuto di certo guadagnare, ma la vendita di bibite e merendine avrebbe dovuto per lo meno garantire il pareggio».  «La realtà è che abbiamo dato troppa autonomia a Sigmund, sia amministrativa che organizzativa, anche perché ci faceva comodo che qualcuno si occupasse di tutto, ma non avevamo percepito il rischio che stavamo correndo - conclude Ghiotti - adesso però è ora di voltare pagina, Provincia e Comune hanno rinnovato la loro fiducia, dobbiamo riuscire a voltare pagina e a ripartire col dovuto slancio».

Aosta. Conto alla rovescia per le Giornate della Francofonia, dedicate ai giovani del mondo arabo. Aosta - Presentato il programma ufficiale della manifestazione. In programma conferenze, film a tema, esposizioni, presentazioni di libri e una cena. La figura della poetessa valdostana Herminie Gerbore sarà al centro di un incontro organizzato dall’università. Mai dedica è stata più attuale e azzeccata: Abdou Diouf, segretario generale dell’Oif, ha dedicato le vicine celebrazioni delle Giornate della Francofonia ai giovani del mondo arabo “che hanno avuto il coraggio e la volontà di tracciare, pacificamente, la strada della libertà politica e dell’equità economica e sociale”. Anche in Valle d’Aosta la festa della francofonia sarà l’occasione per approfondire la conoscenza con il vicino Maghreb e con il Medio Oriente e discutere di immigrazione, democrazia e libertà di espressione.
Il programma della manifestazione è stato diffuso ufficialmente in occasione della consueta conferenza stampa di giunta del venerdì. All’interno della Saison Culturelle sono stati organizzati quattro appuntamenti: il primo è una conferenza sulla “libertà e la responsabilità dei giornalisti e dei media”, tema che sarà affrontato assieme a Jean Kouchner il 21 marzo, alle 18, alla biblioteca regionale. Il secondo appuntamento è previsto per il 22 marzo, alle 21, al Giacosa, ed è un omaggio a Anna Politkovskaïa, la giornalista russa uccisa a Mosca nel 2007. Mireille Perrier evocherà la sua figura in un toccante monologo scritto da Stefano Massini. Martedì 22 e mercoledì 23, invece, il Cinéma de la Ville ospita due pellicole in francese, “Les Barons”, di Nabil Ben Yadir, e “Incendies”, di Denis Villeneuve.
Anche il sistema bibliotecario regionale fa la sua parte, presentando conferenze, presentazioni di autori francofoni valdostani e non, spettacoli e letture. In particolare, la biblioteca regionale allestirà una mostra su “Langue et culture en Vallée d’Aoste au XVI siècle”. L’università della Valle d’Aosta ha organizzato un incontro, previsto per il 23 marzo, alle 17,00, sulla poetessa valdostana Herminie Gerbore, che affrontò il tema dell’emigrazione e dell’esilio con liriche toccanti.
L’Alliance Française, altro partner della manifestazione, aprirà le porte al pubblico per presentare la proprie offerte formative. Quanto agli studenti valdostani, saranno coinvolti in numerose iniziative e spettacoli. Infine, scorrendo il programma, salta all’occhio un appuntamento gastronomico: per sottolineare l’influenza della cucina francese sui piatti tipici valdostani è stata organizzata per il 20 marzo una cena alla Maison Rosset di Nus, allietata da un duo musicale e dalla lettura di testi a tema.

Trento. Pascoli fantasma, fratelli Berasi assolti. 13/03/2011 09:02 TRENTO - Dopo 10 ore di camera di consiglio la Corte d'appello di Trento nella notte tra venerdì e sabato ha assolto i fratelli Berasi nel procedimento sui cosiddetti pascoli «fantasma». Anzi, secondo i giudici a pascolare sugli alpeggi del Trentino, ma anche dell'Abruzzo, c'erano mucche in carne ed ossa e non «fantasmi». La corte, presieduta dal giudice Carmine Pagliuca, ha ritenuto che i contributi dell'Unione europea incassati dalle aziende degli allevatori del Bleggio fossero legittimi: quindi tutti assolti dall'accusa di truffa aggravata.
Non solo: agli imputati sono stati restituiti beni, sequestrati in vista di una possibile confisca, per quasi dieci milioni di euro. La corte ha di fatto ribaltato la pesante sentenza di condanna pronunciata al termine del processo di primo grado nel maggio del 2009 dal giudice Carlo Ancona. Allora Armando Berasi venne condannato a 5 anni di reclusione, il fratello Mariano a 3 anni, Gelindo a 2 anni come anche la madre Rosetta Lucchese. Due anni vennero inflitti anche a due allevatori veneti: Matteo Pilotto e Gianni Bertollo. In primo grado vennero assolti Diomira Berasi ed altri dieci imputati. Al processo d'appello la difesa - sostenuta dagli avvocati Andrea Tomasi, Umberto De Luca e Vanni Ceola - si è presentata con una lunga lista di richieste istruttorie. Richieste accolte nel giugno dello scorso anno. Così a settembre sono stati risentiti tutti i testi dell'accusa (questo perché nel corso del processo di primo grado era stato sostituito uno dei giudici senza che venisse rinnovato il dibattimento) oltre a nuovi testi della difesa.
L'obiettivo dei legali della famiglia Berasi era dimostrare che gli animali erano stati realmente portati al pascolo. Per farlo sono stati chiamati a testimoniare gli autotrasportatori che si occuparono del trasferimento del bestiame verso Nardis, Stenico, Zambana, Terlago ma anche in Abruzzo. Sono stati sentiti i pastori ed anche un elicotterista che aveva collaborato alla costruzione di un acquedotto che doveva servire proprio le mandrie all'alpeggio.

Trento. Festini hard: «Faremo i nomi dei clienti»13/03/2011 08:55 TRENTO - Tremano gli amici della Rubacuori trentina. I clienti delle 17enne capace di incassare 600 euro in 20 minuti rischiano fino a tre anni per prostituzione minorile. E se, come pare, alcuni degli arrestati sono pronti a collaborare con gli investigatori del nucleo operativo dei carabinieri di Borgo, presto l'inchiesta «Missouri 17» potrebbe portare a sviluppi clamorosi. Ieri Claudio Ireneo Mascanzoni, detto Stereo, assistito dall'avvocato Vanni Ceola, è stato interrogato per rogatoria dal giudice di Verona. L'indagato, accusato di aver curato i contatti con la clientela del veronese, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Ma l'uomo ha fatto sapere di essere pronto a parlare con i pm Davide Ognibene e Gennaro Ottaviano: «Voglio fare i nomi dei clienti e ci sono anche dei politici...», ha detto. Se sia la battuta di un indagato alla disperazione lo scopriremo nei prossimi giorni, ma se davvero di politici si tratta sarebbero scaligeri e non trentini. La Rubacuori trentina aveva una sorta di doppia vita. Studentessa con l'ambizione di diventare assistente sociale di giorno, ragazza immagine da quando aveva 15 anni nel tempo libero e di notte. La sua strategia per il successo era quella di non fermarsi mai: era sempre alla ricerca di nuovi clienti, forse nella vana speranza di trovare un qualsiasi Lele Mora che potesse farle scalare i gradini del successo mediatico. Dagli atti risulta che a febbraio la ragazza, accompagnata dal titolare del Saint Louis, era salita fino a Campiglio per il raduno della Ferrari. In quella passerella di mondanità internazionale sperava di agganciare il contatto giusto, ma sembra che nonostante gli sforzi profusi la scorciatoia al sucesso non sia stata trovata.
L'aspetto più inquietante di questa inchiesta è che la Rubacuori della Valusgana non sarebbe l'unica ragazzina disposta a svendersi, benché in questo procedimento sia l'unica minorenne coinvolta. È questa un'impressione maturata dagli inquirenti e confermata anche da alcune dichiarazioni fatte dalla stessa Rubacuori. Di certo la minorenne è un articolo molto ricercato sul mercato. Lo testimoniano i cento e più clienti che la ragazza aveva intercettato nei tre mesi di indagini condotte dai carabinieri di Borgo. E, incredibile a dirsi, da alcune conversazioni intercettate, si intuisce che molti uomini cercavano non solo rapporti con una ragazza giovane, ma sesso con una diciassettenne. Compravano il brivido di trasgredire la legge e la morale. Agli atti c'è anche traccia di un cliente ottantenne.

Udin. A ruba i mille tricolori regalati dal Pd. di Renato Schinko. Folla in San Giacomo per l’iniziativa in vista dei 150 anni dell’Unità Tutti in coro intonano l’inno di Mameli. «Fieri di essere italiani»
UDINE. Appena venti minuti. Questo il tempo servito per esaurire la distribuzione di mille bandiere. Ieri pomeriggio, in piazza San Giacomo, si è registrata una vera e propria ressa per poter avere il tricolore e una copia della Costituzione. Una folla («Fiera di essere italiana») ha così aderito all’iniziativa voluta dal Partito democratico udinese, che ha deciso di organizzare l’appuntamento, in occasione dei festeggiamenti per l’Unità d’Italia, «per riscoprire l’orgoglio di appartenere all’Italia, andando oltre le sterili polemiche», come ha detto Carlo Giacomello, segretario del Pd cittadino. Davanti al palco allestito nella piazza si sono così riunite diverse generazioni di udinesi, dai bambini agli anziani. E tutti scandivano le stesse parole: «Viva l’Italia e viva la Costituzione!».
La grande partecipazione ha raggiunto l’apice quando due altoparlanti hanno diffuso le note dell’Inno di Mameli. Le centinaia di presenti hanno cantato ogni singola strofa a squarciagola. Intanto c’era chi sventolava il tricolore, chi lo teneva vicino al cuore, chi lo aveva appoggiato sulle spalle. E se il sindaco Furio Honsell, che ha ribadito «la necessità di far vivere la Costituzione per non tornare a essere sudditi», ha regalato la sua bandiera a un bambino desideroso di possederla, l’europarlamentare del Pd, Debora Serracchiani, ha affermato che bisogna scandire le parole «viva l’Italia senza se e senza ma», perché adesso c’è l’urgenza «di difendere la Costituzione per garantire un futuro civile, di fronte al degrado politico, morale e culturale del Paese».
E poi l’europarlamentare ha aggiunto: «In Europa giudicano molto male l’Italia, ma anche gli italiani, perché siamo un popolo che continua a votare questo presidente del Consiglio. Abbiamo purtroppo perso l’autorità e l’autorevolezza». Poi, dopo l’Inno, il deputato del Pd Ivano Strizzolo (presente insieme al senatore Carlo Pegorer) ha invitato la piazza a osservare un minuto di silenzio per ricordare le vittime del devastante sisma che ha colpito il Giappone. In un attimo, le grida e il vociare si sono fermati. E la piazza è rimasta immobile e in silenzio. Poi ha ripreso a sventolare i tanti tricolori.
Finita la manifestazione, c’era ancora gente che chiedeva dov’era possibile trovare le bandiere. E gli organizzatori hanno loro risposto: «Sono finite in un attimo, non avremmo mai pensato a un successo simile. Erano mille, in omaggio alla spedizione di Garibaldi, ma non sono bastate».

La manifestazione è stata proposta in vista del programma ufficiale del Comune per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Appuntamento dunque a mercoledì e giovedì prossimi.

Trieste. Comunali a Trieste, Lega e Pdl divisi: Il candidato del Carroccio è Fedriga
di Beniamino Pagliaro. A Udine la riunione con il segretario regionale Fontanini. Per Pordenone sarà chiesta una deroga per alleanze con Udc e Fli
UDINE. La Lega corre da sola a Trieste mentre a Pordenone chiederà una deroga al veto su Udc e Fli a Bossi, ma non è detto che questo vada bene a Milano. Il sabato della politica regionale regala un affresco ancora più ingarbugliato nel centrodestra. Nelle strade e nelle piazze delle città, da Trieste a Udine, da Gorizia a Pordenone, c’è già aria di campagna elettorale. Ci sono i manifestanti a difesa della Costituzione ma qua e là spuntano anche i banchetti dei vari candidati.
Soprattutto a Trieste la fauna è particolarmente ricca, e da ieri può contare su un nome in più: Massimiliano Fedriga, deputato trentenne, è il candidato della Lega Nord al municipio. Il Carroccio ha aspettato, ha detto senza timore che avrebbe appoggiato Roberto Antonione, ha minacciato, ha rinviato, e alla fine, ieri, ha colpito. «Isolarsi dal Pdl è positivo», ha spiegato Fedriga, tanto che i leghisti correranno in solitaria anche per la Provincia del capoluogo regionale. Al momento, così, nello spazio del centrodestra ci sono quattro candidati: Antonione, Pdl senza il partito, Piero Tononi, Pdl con il partito ma senza alleati (ma ora la Lega non c’è più) e considerato troppo “acerbo” da alcuni, l’ex Pdl Franco Bandelli e Fedriga.
Decisamente meno confuso il quadro a centrosinistra, e dunque il candidato Roberto Cosolini si può concentrare sulla campagna. Ieri, assieme alla segretaria Debora Serracchiani, ha ricevuto la visita augurale del sindaco di Bari Michele Emiliano, pezzo grosso del Pd nel Sud. I due hanno già iniziato a progettare possibili sinergie tra le due città.
La scelta della Lega mette in seria difficoltà i piani dell’ex centrodestra a Trieste, tanto che qualcuno ipotizza una frammentazione tale da consentire a Cosolini di vincere al primo turno. Eppure, la Lega ha voluto dare un segnale, infastidita da un atteggiamento a tratti incomprensibile del Pdl triestino: nelle dichiarazioni volenteroso di vincere, nei fatti quasi rassegnato a un ciclico - dopo 10 anni di giunta Dipiazza - cambio della guardia.
Il coordinatore regionale Isidoro Gottardo, a cui ormai verrà il mal di testa solo a sentir parlare dei triestini, che avrebbe voluto la soluzione Antonione, continua a predicare ottimismo. «Non ci rassegniamo - ha detto ieri - e continuiamo a lavorare per l’unità». Resta in un pensieroso silenzio, invece, Antonione, dicendo solo che parlerà martedì. Dopo aver fatto visita a qualche uomo che conta a Roma, l’ex presidente della Regione dirà la sua. Al momento non si esclude nessuna ipotesi, nemmeno un ritiro. Per la decisione finale del Pdl bisognerà invece aspettare venerdì.
Trieste è il caso più paradossale, ma il centrodestra è in difficoltà anche a Pordenone. Per trovare un nome condiviso a centrodestra che sfidi Claudio Pedrotti, il candidato benedetto da Sergio Bolzonello, la Lega proverà a chiedere una deroga sul diktat padano sull’impossibilità di creare coalizioni con Udc e Fli. In realtà, a Pordenone, il segretario Pietro Fontanini aveva accarezzato l’idea di lanciare Eligio Grizzo. Ma l’ipotesi che rimane più solida, nella sua precarietà, è quella del pidiellino Giuseppe Pedicini.
C’è poi Gorizia, dove il 15 maggio si voterà per la Provincia: ieri il presidente uscente Enrico Gherghetta ha dato il via alla campagna per la conferma con Pd, Sel, Federazione della Sinistra, Idv e Radicali. Il Pdl ha messo invece in campo il sindaco di Villesse Simonetta Vecchi.

Pordenone. L'ombra della politica sul fallimento Fadalti con tre commissari e cinque milioni di euro. di Martina Milia. Per la procedura di liquidazione dell’azienda nominati tre professionisti, il numero massimo previsto: per Parmalat ne fu sufficiente uno
PORDENONE. Il paracadute della politica per il crac Fadalti. Prima cinque milioni di euro in un anno, messi a disposizione da Friulia (la spa regionale) per scongiurare la messa in liquidazione, ora una procedura di amministrazione straordinaria che formalmente è frutto di scelte fatte a Roma ma su cui aleggia l’ombra di Trieste.
Il rapporto con Friulia. Fadalti - gruppo che opera nel settore della commercializzazione di materiali per l’edilizia, 24 filiali nelle province di Pordenone, Udine, Gorizia, Trieste, Treviso, Venezia, Belluno e 303 dipendenti (oggi 270) - è stata accompagnata da Friulia come avviene per molte imprese, ma ha potuto contare su un sostegno in termini economici che raramente la finanziaria ha riservato alle attività produttive regionali. Di più, come si legge nel verbale dell’assemblea ordinaria del 20 maggio scorso, convocata per approvare il bilancio 2009, Friulia spa era «titolare di una partecipazione azionaria pari al 6,8% del capitale sociale e titolare di diritto di pegno su partecipazioni azionarie pari al 47% del capitale sociale con diritto di voto». Friulia e quindi la Regione, negli ultimi due anni, era diventata socio di riferimento del gruppo.
La liquidazione. Il 4 ottobre scorso l’assemblea dei soci ha messo in liquidazione volontaria la società. Al cda formato da Pietro Codognato Perissinotto (presidente), Giorgio Ghezzi (ad dal 7 gennaio 2010), Claudio Tatozzi e Dimitri Guarino, sono subentrati due liquidatori: Giorgio Ghezzi e Renzo Di Natale.
La Prodi bis. Dopo i tentativi naufragati di trovare un compratore che salvaguardasse impresa e occupazione, si è avviata la procedura per scongiurare il fallimento e ottenere l’amministrazione straordinaria (cosiddetta Prodi bis) ovvero una procedura commissariale che viene concessa a imprese dotate di almeno 200 dipendenti e afflitte da un rilevante indebitamento. Fadalti ha entrambi i requisiti: 270 (nel frattempo) dipendenti e un passivo di 89 milioni di euro, una voragine. L’obiettivo della procedura non è liquidare l’azienda, ma recuperarne l’equilibrio economico e finanziario mediante un programma di prosecuzione dell’attività che preveda la cessione o la ristrutturazione economico-finanziaria dell’impresa.
Commissario giudiziale. Nel momento in cui il tribunale ha dato avvio al periodo di valutazione preliminare alla scelta di attivare la procedura o dichiarare il fallimento, il Ministero dello sviluppo economico – come vuole la legge – ha nominato un commissario giudiziale, con il compito di indicare al tribunale la strategia del rilancio e convincere i giudici a concedere l’amministrazione straordinaria. Da Roma è arrivata al tribunale di Pordenone l’indicazione di Alfredo Paparo, revisore dei conti triestino, con diploma di maturità scientifica, non conosciuto nell’ambiente dei grandi fallimenti, ma sicuramente conosciuto dalla Regione (che, in quanto socia di maggioranza di Friulia, è diventata nel frattempo anche socio di riferimento di Fadalti): Paparo è presidente del collegio sindacale di Gestione immobili Friuli Venezia Giulia spa, società partecipata all’80 per cento dalla Regione.
L’amministrazione. Il piano presentato da Paparo a fine gennaio è stato accolto e il 15 febbraio il tribunale fallimentare di Pordenone ha avviato la procedura di amministrazione straordinaria. A quel punto la palla è passata nuovamente a Roma. Il Ministero dello Sviluppo economico ha nominato il commissario straordinario.
Tre commissari. Se negli ambienti giudiziari ci si aspettava la “promozione” del commissario giudiziale a commissario straordinario, come di prassi, dal governo è arrivata una nuova sorpesa. Accanto a Paparo sono stati indicati altri due commissari straordinari: tre commissari per tre compensi. Dice il decreto legge 270 del ’99 all’articolo 38: «Entro cinque giorni dalla comunicazione del decreto che dichiara aperta la procedura, il Ministro dell’industria (ndr oggi sviluppo economico) nomina con decreto uno o tre commissari straordinari. In quest’ultimo caso, i commissari deliberano a maggioranza e la rappresentanza è esercitata congiuntamente da almeno due di essi». Aggiunge però che «la nomina di tre commissari è limitata ai casi di eccezionale rilevanza e complessità della procedura». Possibile che il caso Fadalti sia più complesso del caso Parmalat in cui il Ministero nominò un solo commissario?
Il caso Savino. Uno dei due commissari “aggiuntivi” è Renato Cinelli, presidente dell’ordine dei commercialisti di Pordenone, nomina dal sapore istituzionale. Il secondo, invece, è Luca Savino, commercialista e revisore contabile, di Trieste come Paparo e fratello dell’assessore regionale alle Finanze e alle partecipate Sandra Savino. Il commissario, poi, è compagno di studio e di vita di Anna Grava, professionista e nello specifico sindaco del collegio di Fadalti dal 30 giugno 2009 al 4 ottobre scorso. Dal 4 ottobre al 15 novembre nel collegio è subentrato, tra i sindaci, Federico Grava, fratello di Anna.
Il futuro. I legami pubblici e privati tra commissari e politica e tra commissari e Fadalti, rischiano di creare un pregiudizio sul loro operato. Oltre ad approvare il piano straordinario di cessione del gruppo (la strada per Fadalti sembra segnata in questa direzione), sono, infatti, chiamati a valutare eventuali azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori della società: rappresentati dei cda che si sono succeduti, ma anche sindaci. Saranno liberi di farlo? A valutarlo sarà comunque il Ministero: per legge spetta infatti, ancora una volta, al potere politico la vigilanza sulla procedura.

Treviso. Tricolore, accordo tra Lega e Pdl. Niente vessillo a S.Liberale. Cippo «privato», il Comune non pagherà. Il Pdl ha ceduto: A San Liberale, in piazza Unità d'Italia, niente pennone ma un cippo commemorativo per il quale il Comune non investirà, pare, un euro. In cambio, il 17 marzo alzabandiera ufficiale con il tricolore a sventolare su Piazza Vittoria. Si è chiusa così la frattura nella maggioranza di Ca' Sugana, dopo una discussione in giunta e un summit ristretto.  Mercoledì, in commissione bilancio, la Lega era finita in minoranza e il Pdl, con l'appoggio dell'opposizione, aveva portato a casa la mozione per la realizzazione di un pennone in Piazza Unità d'Italia a San Liberale. Magra figura per il Carroccio, battuto in casa, e prova di forza del Pdl, che non mancò di sottolineare: «Così si festeggia l'Unità, noi crediamo nella bandiera, altri no». Ma la prova muscolare si è sgonfiata in meno di 48 ore. Quando l'esito della commissione è arrivato in giunta, giovedì, la discussione si è fatta fitta. «Ma con tutti i pennoni che ci sono...» avrebbe commentato il sindaco Gobbo constatanto il can can suscitato dalla mozione del Pdl. Di qui l'ordine di trovare un accordo, subito. Ieri mattina i protagonisti della questione erano tutti i Ca'Sugana. C'era il sindaco, il capogruppo leghista Zampese, il collega Beppe Mauro (Pdl) e anche il giovane consigliere azzurro promotore della mozione. Due ore di faccia a faccia, poi il patteggiamento: in Piazza Unità (che poi è una rotonda) niente pennone ma un cippo commemorativo che si farà non si sa bene quando «a spese di privati», spiega Beppe Mauro. «Piazzare lì una bandiera era problematico per questioni logistiche e di cerimoniale ufficiale - spiega il leghista Zampese - e poi il luogo...». La bandiera verrà issata ufficialmente su Piazza della Vittoria la mattina del 17 marzo. Questa l'offerta fatta dalla Lega che ha messo sul piatto anche «adeguata puvbblicità all'evento». Tant'è, che a meno di due ore dall'accordo di Ca'Sugana, sul sito istituzionale dell'ente appare la notizia dell'alzabandiera più evidente di tutte. Tutti amici come prima, pare. La mozione di Renosto sarà ritirata. (f.d.w.)

Padova. «Padovani, esibite il tricolore». L'appello del prefetto, che rilancia: venetisti? Parliamo di cose serie. «Ma quali venetisti? Sono in tutto una ventina. Parliamo di cose serie per favore. Mi sento di lanciare un appello a tutti i padovani: esponete il tricolore alle finestre delle vostre abitazioni. L'Unità è un bene di tutti». Il prefetto Ennio Mario Sodano irrompe così alla vigilia della celebrazione dei 150 anni dell'Unità d'Italia.  Il suo è un messaggio senza riserve, un invito fatto con slancio. La platea è quella delle grandi occasioni: la presentazione in Prefettura del calendario delle iniziative, con il sindaco Flavio Zanonato e il presidente della Provincia Barbara Degani.  «Il senso di unità dovrebbero sentirlo tutti. Banalmente, cosa sarebbe il cosiddetto made in Italy senza un'Italia unita? Mi sembra giusto che ci si interroghi sul valore di questo bene primario. Certo, se osserviamo la storia della nostra nazione, ci sono cose buone e cose meno buone. Ma tutto quel che di negativo c'è stato, non è colpa dell'Unità ma delle persone. Dobbiamo trovare le ragioni dello "stare insieme". Ogni tanto ci illudiamo di fare tutto da soli ma non è così. Per quanto riguarda i festeggiamenti, a Padova l'evento è molto più sentito di quello che certe polemiche marginali vogliono fare apparire».  COMUNE E PROVINCIA. Flavio Zanonato e Barbara Degani hanno messo da parte le divisioni politiche e hanno deciso di unire gli sforzi. «Il 16 e il 17 abbiamo ideato tante iniziative per dare solennità all'evento. A palazzo della Ragione il 16 marzo ci sarà la seduta straordinaria congiunta del consiglio comunale e del consiglio provinciale di Padova. Saranno invitati tutti i consiglieri comunali di città e provincia e alla fine ci sarà il concerto dell'orchestra di Padova e del Veneto. Nella notte tricolore le bande musicali si esibiranno lungo le vie del centro cittadino e a mezzanotte sarà il momento dello spettacolo pirotecnico in Prato della Valle». Zanonato ha ribadito più volte l'importanza di far arrivare il messaggio ai giovani: «Il nostro futuro sono i giovani. Sono soprattutto loro che devono capire l'importanza dell'unità». Concorda su tutto anche il presidente della Provincia Barbara Degani: «Sarà un momento di riflessione istituzionale e unità d'intenti. Tutti i sindaci e i consiglieri sono invitati a partecipare alla seduta congiunta». Giovedì 17 inoltre è stata convocata una seduta straordinaria del consiglio regionale del Veneto nell'aula Magna del Bo.  BROCHURE. Per l'occasione è stata stampata anche una brochure con tutto il calendario degli eventi della due giorni di festa (16 e 17 marzo), con la collaborazione dell'Università di Padova, della Camera di Commercio e dell'ufficio scolastico territoriale di Padova. In quei due giorni ci sarà anche l'apertura con ingresso gratuito di alcuni luoghi di cultura: Museo del Risorgimento, Palazzo della Ragione, Musei civici Eremitani, Palazzo Zuckermann e Museo storico della terza armata. 

Padova. La Lega: "Fratelli d'Italia?...Gnanca parenti". Ruzzante a Zaia: "Basta sputare nel piatto in cui mangi". Il consigliere del Pd dopo il banchetto portato dal Carroccio in piazza delle Erbe a Padova: "Occupate voi lo Stato da otto degli ultimi dieci anni"; "Festeggiamo assieme". Irritato anche Ascierto (Pdl) che per il 17 marzo annuncia un Tricolore lungo 300 metri. PADOVA. «Fratelli d'Italia?... Gnanca parenti». Il messaggio che arriva dal banchetto della Lega Nord in piazza delle Erbe è chiaro: il 17 marzo non si festeggia certo il 150° anniversario dell'Unità d'Italia.
Una provocazione che ieri non è piaciuta agli alleati del centrodestra, tanto che il deputato del Popolo della libertà Filippo Ascierto ("Prendiamo le distanze da certi atteggiamenti da osteria, anche se penso che siano idee di pochi") ha annunciato per il 17 marzo un Tricolore lungo trecento metri, quanto basta per avvolgere l'intero Listòn. Ma è stato soprattutto il Partito democratico a dire basta.
Piero Ruzzante, consigliere regionale e segretario cittadino del Pd, ha scritto una lettera aperta al governatore Luca Zaia. "Tu passerai, in fondo, come me, come tutti. Ma le Istituzioni restano", ha fatto presente Ruzzante al leader leghista, invitandolo a festeggiare assieme nel Consiglio regionale del 17 marzo. Un messaggio indirizzato proprio mentre Zaia annunciava la propria presenza in aula. "La considero come una nostra vittoria - ha sostenuto Ruzzante - basta però che si presenti con lo spirito giusto, che non è certo quello che si vede nei banchetti, anche quelli di oggi".
In Consiglio regionale per organizzare la celebrazione per una volta Pd e Pdl hanno votato assieme. "Non puoi sputare continuamente nel piatto in cui mangi - ha scritto ancora Ruzzante - lo Stato che occupate voi da otto degli ultimi dieci anni".
Dopo aver ricordato i padovani illustri (come Alberto Cavalletto, Alberto Mario) determinanti nel Risorgimento, Ruzzante ha allegato alla lettera anche due biglietti per il concerto dei Nomadi al Gran Teatro Geox il 25 marzo. Data nella quale il Pd festeggerà in musica l'Unità d'Italia. Nella busta anche una spilla tricolore da indossare in Consiglio regionale. "L'ha creata la nonna di una giovane democratica - ha spiegato Ruzzante, apostrofando Zaia "fratello d'Italia" - è stata distribuita dai compagni di circolo Pd di Cadoneghe e i fondi che si raccolgono andranno a favore degli alluvionati".

Mestre. Abdul: «Io ce l'ho fatta, ora voglio aiutare gli altri». Immigrato dal '95, è stato eletto nella delegazione di zona di Marghera. MARGHERA. Una storia di integrazione riuscita. Abdul Razzak Kazi, 38 anni, originario del Bangladesh e residente a Marghera in via Fabbris, da qualche settimana è membro del coordinamento della delegazione di zona di Marghera Centro. Un organo consultivo che discute dei problemi del quartiere toccando temi che vanno dai marciapiedi rotti all'integrazione fra italiani e comunità di immigrati, molto numerose a Marghera. Abdul Razzak Kazi lavora alla Fincantieri come tubista in una ditta dell'indotto e parte da lontano a raccontare la sua integrazione riuscita. «Sono originario - spiega - della città di Shariat Pur, una zona del Bangladesh dalla quale arrivano tantissimi immigrati che risiedono nel Comune di Venezia. Partii nel 1993 e raggiunsi la Germania con un permesso di studio a causa delle condizioni economiche del mio paese. Dopo due anni nel 1995 sono arrivato in Italia, a Mestre. Qui ho trovato lavoro, alla Fincantieri». Abdul Razzak ci tiene a sottolineare che lui senza lavoro non è mai rimasto: «Ci sono stati momenti di difficoltà - dice - ma senza lavoro no, non sono mai stato. Ho fatto anche più di un lavoro e mi sono abituato anche a quelli pesanti. Però la mia vita proseguiva, mi sono sposato qui, e ora ho due bambini». L'orgoglio per aver acquistato una casa di proprietà c'è: «Fra qualche anno avrò finito di pagare anche il mutuo, il duro lavoro e i sacrifici mi hanno ripagato e ora sono contento di poter dare anche un aiuto al quartiere. Un quartiere questo dove resterò a vivere per il resto della mia vita. Per questo ho deciso di entrare nella delegazione di zona, per essere un tramite fra la mia comunità, gli italiani e anche le altre comunità straniere». Abdul Razzak fra i membri del coordinamenti della delegazione di zona è risultato fra i più votati. Ha preso 64 voti. Il delegato di zona, però non è nuovo all'impegno sociale. «Sono segretario - spiega - della Bangladesh Association Venice, associazione di connazionali a Venezia e provincia che conta oltre 2000 iscritti».  A Marghera le persone del Bangladesh residenti sono 1000 e di queste 90 circa sono proprietarie degli alloggi in cui vivono.  La distribuzione nel quartiere è a macchia di leopardo. Dalla Cita a Ca' Emiliani e Città Giardino. La decisione di far parte della delegazione di zona di Abdul Razzak è salutata dal presidente Flavio Dal Corso e da Anna Zustovi. «La partecipazione alla vita democratica - dicono Dal Corso e Zustovi - va nella direzione dell'integrazione, della reciproca comprensione e della valorizzazione delle diversità»

Modena. Renzi e Richetti dividono il Pd. Sorrisi a denti stretti dai vertici che ridimensionano l'iniziativa. Ora che San Matteo (Richetti) è rimasto folgorato sulla via di Firenze, nel Pd, ci si sente tutti "rottamatori", un po' tutti simpatizzanti di Matteo Renzi, sindaco della città medicea. Questo almeno a livello pubblico, con espressioni di entusiasmo e di apprezzamento per l'intervento di giovedì sera al Teatro Fondazione San Carlo per presentare il suo libro e soprattutto mettere un po' di pepe alla vita cittadina del Pd, che si è subito lasciato coinvolgere.  «Spero che nel partito ci siano tutti questi momenti di incontro - ha detto il segretario provinciale Pd Davide Baruffi - I temi che Renzi talvolta pone con modi discutibili esistono e se incontra questa partecipazione è perché sta parlando di problemi percepiti come reali. L'auspicio è che le questioni sollevate diventino questioni del partito in quanto tale, non di un piccolo gruppo che li usa contro il partito stesso». Giovedì Baruffi ha disertato l'incontro con il Sindaco di Firenze: «Ero assente non per mancanza di garbo - ha spiegato - Anzi, ho cercato di fare in modo che ci fosse Paolo Negro in rappresentanza della segreteria, non c'era volontà di affermare una presa di distanza. Ora come ora sto lavorando per le amministrative e bisogna che io anteponga il dovere al piacere». Fra le grandi assenze, si sono fatte notare quelle del segretario cittadino Pd Giuseppe Boschini e del Sindaco Giorgio Pighi: il primo, causa impegni personali, non ha potuto prendere parte alla serata, il secondo, causa bilancio in Comune, non è riuscito a incastrare un appuntamento con Renzi. «Lo avrei visto volentieri - ha detto Pighi - Renzi è una persona con cui intrattengo rapporti molto cordiali. Su questi movimenti nel Pd do un giudizio positivo, perché denotano un grande sforzo nell'individuare un modo con cui instaurare un rapporto più diretto con l'elettorato». Fra i presenti, invece, Emilio Sabattini, Presidente della Provincia, non si è sbilanciato su Renzi: «Non sta bene dare delle pagelle - ha tagliato corto - Ho partecipato e ascoltato in veste di semplice cittadino». Al settimo cielo, invece, Marco Miana di Modena Attiva: «Ha riportato la politica al suo vero significato autentico». Ma i corridoi del Palazzo Comunale e quelli del secondo piano di via Scaglia (sede provinciale Pd) ribaltano la frittata di quanto presentato nell'ufficialità delle dichiarazioni: ad inquietare maggiormente i sonni degli alti papaveri è l'attivismo di Matteo Richetti, considerato eccessivamente al centro dell'attenzione. Non solo gli elogi in tv da parte dello stesso Renzi per avere tagliato i vitalizi ai consiglieri regionali, ma anche tutta l'organizzazione della serata messa in piedi dall'entourage di "Meglio Matteo" avrebbero creato qualche grattacapo alla dirigenza con il governatore Vasco Errani, dicono i ben informati, personalmente impegnato nel richiamare all'ordine il presidente dell'assemblea legislativa. Lo zoccolo duro fa quadrato e ridimensiona la serata dei 300, visto come un meeting fra malpancisti da piscina, richettiani e curiosi. Tra gli estimatori di Renzi entrano a sorpresa i leghisti Nicola Rossi e Walter Bianchini: «Magari avessimo una maggioranza di tale livello qualitativo con la quale confrontarsi, e anche scontrarsi, sempre nel merito e mai nello steccato ideologico».

Modena. «La moschea a Carpi? Si può fare». Selmi: «Già avviati contatti col Comune». Pdl: «Scelta rischiosa». CARPI. «Una decisione, quella adottata dal consiglio comunale, che accogliamo con grande favore». Mourad Selmi, presidente dell'associazione islamica Errisala, commenta così la variante al Prg che permette la realizzazione di luoghi di culto nelle aree industriali del territorio.
«Abbiamo già avuto contatti con l'amministrazione comunale, alla quale abbiamo avanzato più volte la nostra richiesta di poter contare su un terreno dove realizzare una moschea. Ora la decisione adottata in consiglio comunale ci lascia ben sperare e valuteremo molto attentamente le condizioni che si verranno a creare». Mourad Selmi, presidente dell'associazione islamica carpigiana Errisala, guarda con favore alla variante al Prg approvata in consiglio che permette insediamenti culturali e la realizzazione di luoghi di culto nelle aree industriali del territorio comunale. E il suo primo pensiero va alla possibile realizzazione di una moschea a servizio dei fedeli che risiedono nella zona di Carpi. «L'esigenza è pressante - spiega Mourad - si parla di circa tremila fedeli di religione islamica che in quest'area sentono l'esigenza di un luogo dove pregare.
Ci sono locali in via Uniove Sovietica dove alcuni di noi si trovano e durante il Ramadan il Comune ci mette a disposizione una sala in viale Peruzzi. Resta per noi importante poter realizzare un luogo che divenga un punto di riferimento per la nostra comunità. Per questo valuteremo attentamente la decisione presa dall'amministrazione e valuteremo il da farsi».
Non nasconde invece le sue perplessità il capogruppo consiliare del Pdl, Roberto Andreoli, secondo cui «occorreva affrontare il problema in maniera più condivisa e più circostanziata».
«Innanzi tutto la maggioranza non ha affatto condiviso con noi il percorso che ha portato a questa decisione - spiega - e questo non ci è piaciuto. Non è questo il modo giusto di risolvere il problema che attualmente si concentra in via Unione Sovietica. E' senza dubbio giusto trovare aree decentrate da deputare a luoghi di culto anche islamico per alleggerire dall'attuale pressioni zone più residenziali, ma il percorso va condiviso e le regole devono essere certe. Chi ci dice infatti chi potrà mai fare richiesta per approdare nelle zone industriali carpigiane? L'intenzione qual è? Di accogliere solo le richieste che provengono dal territorio comunale o anche quelle da fuori? Siamo certi che la decisione che è stata presa non possa creare più problemi di quelli che potrebbe risolvere? Bisogna, sì, spostare da via Unione Sovietica chi genera disagio, ma occorre anche trovare 13 marzo 2011
un'area sulla quale tutti siano d'accordo e sulla quale le valutazioni siano convergenti».

Genova. Ztl, tutti i trucchi dei furbetti. 12 marzo 2011 Roberto Sculli. In retromarcia, contromano, spingendo lo scooter: così si evitano le telecamere
I PIÙ PRUDENTI lanciano un’occhiata in giro e poi doppiano il cartello di accesso vietato ingranando la retromarcia, così da dare l’impressione di star facendo una banale manovra. I più sfacciati non si formalizzano troppo e, a tutto gas, ricorrono al contromano, oppure non esitano a utilizzare il marciapiede come passepartout. E come non citare i più ingegnosi, come quelli che smontano dallo scooter e lo spingono a piedi, “facendo i gamberi” per nascondere la targa, quel tanto che basta per sfuggire al raggio della telecamere. Il limite è solo la fantasia, ma, qualunque soluzione si adotti per farla franca, anche a Genova si sta moltiplicando la categoria dei furbetti della Ztl. Motociclisti, conducenti d’auto e perfino di furgoni, che le studiano tutte per scardinare la grande fortezza eretta dal Comune, attraverso la controllata Genova Parcheggi, a protezione del centro storico. Una selva di undici telecamere e altrettanti varchi che non bastano per arginare le tecniche di chi – residenti, fornitori, medici eccetera - avrebbe diritto al passaggio ma non vuol saperne di pagare, e di quanti, invece, resterebbero semplicemente tagliati fuori. Le falle del sistema sono (almeno) quattro e non è un caso che la polizia municipale, da alcune settimane, sia passata al contrattacco. Gli agenti del primo distretto si sono appostati a ripetizione vicino ai punti deboli, “pescando” sul fatto una ventina tra conducenti di auto e due ruote. Per tutti 76 euro di “bolletta” per aver violato la zona a traffico limitato, a cui si devono aggiungere, per chi andava contromano, 150 euro e 4 punti in meno sulla patente.
Quattro punti critici e, per ognuno, uno stratagemma diverso. Il campo di battaglia dei furbetti è ampio ed intricato, e, quelle che durante il giorno sono perlopiù “azioni” sporadiche, si trasformano in un vero e proprio assalto di prima mattina e quando il sole è calato. Per intrufolarsi abusivamente nella Ztl uno degli accessi irregolari più battuti sta ai piedi di Campopisano. Mura della Marina e Mura delle Grazie sono poco trafficate e relativamente isolate. Insomma l’ideale per manovre spericolate.
Un altro buco nella rete è stato individuato in via al Ponte Calvi, strada a senso unico, percorribile, in teoria, solo direzione mare. Invece capita sempre più spesso che venga utilizzata contromano.
Posto che vai, furbetto che trovi. Per dribblare l’occhio elettronico che da tempo immemore sta appollaiato a fianco della Chiesa del Gesù, e attende instancabile, appena prima di piazza Matteotti e subito dopo aver svoltato da via Petrarca, sono sempre di più i motociclisti che, per sfruttare la zona d’ombra della telecamera, utilizzano il marciapiede di via di Porta Soprana. Alcuni sono stati visti mentre tentavano di evitare la telecamera passando, contromano, nella corsia di sinistra.
Che dire infine del punto di accesso di via Ravasco, nel cuore di Carignano? Basta scendere dallo scooter poco prima del varco, e, aiutandosi con la gravità, percorrere alcuni metri della discesa “a gambero”. In questo caso la telecamera inquadra sì il furbetto, ma il fotogramma restituisce soltanto la parte frontale della due ruote.

Roma. Colf e badanti quasi raddoppiate in 5 anni. ultimo aggiornamento: 12 march 2011 19:28 Soprattutto comunitarie. Le famiglie italiane dipendono sempre di piu' dal lavoro domestico: colf e badanti - secondo i dati dell'Inps aggiornati alla fine del 2010 - sono oltre 718.000 con un aumento dell'82% rispetto al 2005 quando risultavano essere solo 394.535. Il dato riguarda solo colf e badanti regolari ed e' probabile che nelle famiglie del Paese ne lavorino quasi altrettante in" nero".
L'aumento che ha riguardato soprattutto le domestiche comunitarie (comprese le italiane e le rumene dal 2007) ha risentito soprattutto negli ultimi due anni della sanatoria del 2009 che ha consentito a molti datori di lavoro di mettere in regola persone fino ad allora senza permesso di soggiorno.
Tra le nazionalita' hanno registrato un vero boom le domestiche rumene (dalle 36.000 del 2005 alle oltre 160.000 del 2009, ultimo dato disaggregato per le comunitarie) soprattutto grazie all'entrata del Paese nell'Unione europea nel 2007. Il gruppo delle colf e badanti rumene balza dal quarto posto del 2005 al primo nel 2009 superando nelle preferenze delle famiglie anche le italiane (150.000 le iscritte all'Inps come domestiche nell'anno) che comunque registrano una crescita rispetto al 2005 (in quell'anno il totale delle comunitarie era di 145.292). I dati Inps smentiscono quindi il luogo comune sul lavoro domestico tutto affidato agli extracomunitari: i lavoratori comunitari infatti sono 414.983, oltre la meta' del totale e in aumento del 185,6% dal 2005).
Dopo il gruppo delle comunitarie la nazionalita' in testa per le iscrizioni Inps come colf e badanti e' quella ucraina (77.023 con un +35,7% sul 2005) seguita dalla filippina (49.508 con un aumento del 24,8%). I lavoratori che provengono dall'Ecuador sono 17.879, in sostanziale stabilita' rispetto al 2005 mentre le moldave sono piu' che raddoppiate passando da 15.129 del 2005 a 35.871 del 2010. I cinesi iscritti come colf sono piu' che raddoppiati dal 2005 (da 1.187 a 3.165) dopo aver avuto un picco nel 2009 di 4.922 lavoratori probabilmente proprio grazie alla sanatoria.
La stragrande maggioranza dei lavoratori domestici sono donne (620.703 a fronte di 97.525 uomini) e con un solo datore di lavoro (601.847 a fronte di 718.228 complessive) ma ci sono anche 300 lavoratori che si dividono tra almeno 8 datori di lavoro e altri 1.700 che ricevono contributi da almeno sei famiglie diverse. In questi anni sono piu' che raddoppiati i contributi per le colf versati dalle famiglie all'Inps (da 459 milioni del 2005 a oltre 915 milioni nel 2010. Le famiglie utilizzano lavoro domestico soprattutto in Lombardia (138.758 lavoratori e 189,7 milioni di contributi) e nel Lazio (103.549 lavoratori e 125 milioni di contributi) ma anche in Emilia Romagna (70.231 lavoratori) mentre la Campania ha appena 36.258 lavoratori domestici iscritti all'Inps. Nel Sud anche a causa del basso livello di occupazione femminile il lavoro domestico viene utilizzato molto meno: in Calabria i lavoratori domestici sono 12.009 (piu' che raddoppiati comunque rispetto al 2005) mentre in Molise sono appena 963, in linea con gli iscritti del 2005.

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