mercoledì 8 dicembre 2010

Sardegna: La faida tra bande che imperversò nei primi anni '90

Le bande, i boss e le vittime di una guerra che insanguinò il capoluogo per un decennio.
Le bande erano quattro: si associavano e si facevano la guerra. 

Dipendeva dal momento. E dalla posta in palio. Quasi sempre era droga ma anche le armi facevano gola. Tutto cominciò nel 1989 e proseguì anche oltre il blitz del 18 dicembre 1991 che decapitò i vertici dei gruppi armati: ordigni, fucili, pistole, mitragliette utili ad avvertire, minacciare, uccidere. Erano gli anni degli omicidi in piazza (San Michele), degli attentati al commissariato (Sant'Avendrace), delle vendette con le bombe a mano, la giustizia fai-da-te, i regolamenti di conti. In una frase: la guerra a tutto campo per il controllo del mercato della droga a Cagliari e dintorni.
In una Corte d'Assise straripante di imputati - molti in gabbia, moltissimi a piede libero, neanche un pentito - il pubblico ministero Mario Marchetti, aggirando tra i borbottii più o meno sommessi dei difensori il divieto di introdurre il processo con una relazione, di fatto percorre dieci anni di criminalità cittadina. Bastano poche parole, anzi, pochi nomi (Mario Tidu, Sandro Piu, Elio Melis, Sandro Marras, Fiorenza Canu) per ricordare di botto la Cagliari violenta dei primi anni Novanta. E poi via, quattro lunghissime ore spese a ricostruire tutti i crimini (anche quelle già accertati nei maxi processi seguiti a quello storico del 1994) compiuti da quelle che, «per comodità di sintesi», il pm definisce 'banda Strazzera', 'banda Paderi', 'banda di Is Mirrionis', 'banda Contu -Fanni'. A ciascuna il suo traffico di cocaina, eroina e armi. A ciascuna il suo attentato, il suo omicidio. Anticipando quella che probabilmente sarà la linea del presidente Alessandro Lener per un processo destinato a durare mesi, Marchetti (affiancato da un altro magistrato della procura Antimafia, Danilo Tronci) procede per capitoli. E solo nella tardissima mattinata lascia la parola alla difesa, prima del rinvio a giovedì 12 ottobre quando saranno sentiti i primi testimoni. Banda Strazzera.
Antonio Strazzera capeggiava un gruppo che trafficava in droga e armi: il canale di riferimento era in Lombardia ma aveva anche contatti diretti con i turchi. Ne parleranno i pentiti (Elio Melis e Andrea Manca, soprattutto) ma anche numerosi indagati di reato connesso e altri testimoni. Si tratta, insomma, di ripercorrere una serie di episodi già trattati nel maxi processo alla banda di Is Mirrionis. A Strazzera e soci viene contestato l'omicidio di Eraldo Carrucciu, portantino in ospedale sempre in malattia con il vizio del traffico di droga e del gioco d'azzardo. Fu assassinato il 7 febbraio 1990 per uno sbilancio di droga e carte (i giocatori perdevano anche 100 milioni a sera nelle bische di Cagliari, Monserrato e Pirri): il suo corpo fu trovato da un cercatore di funghi, crivellato da numerosi proiettili. Gli spararono in tre, contemporaneamente. Poi, al suo amico Giovanni Farigu che si lamentava in giro per quella lezione immeritata, prepararono un 'provino' di droga che la vittima predestinata fece assumere all'ignaro Filippo Loviselli: morte istantanea. Banda di Is Mirrionis.
L'omicidio Carrucciu provocò un capovolgimento dal quale nacque la banda di Mario Tidu. Strazzera forniva la droga, quando non gli veniva rapinata. Arrivarono perfino a minacciarlo con una serie di attentati contro le sue auto. Tentarono anche di ucciderlo ma Strazzera si salvò per miracolo. Questa banda, attraverso Andrea Manca aveva rapporti con gli stiddari di Gaetano Iannì: dal confino di Carbonia, trattavano la droga che finiva sul mercato cagliaritano. Da lì i contrasti con Is Mirrionis. In questa fase i rapporti incandescenti tra Andrea Manca e Mario Tidu sfociarono negli attentati contro i familiari di Walter Tavolacci. Anche qui, bisognerà ripercorre in aula una vicenda già trattata nel maxi processo del 1994. Banda Paderi. Luigi Paderi, uno dei capi della banda di Is Mirrionis, per un certo periodo lavorò anche in proprio: nel senso che nella fase di approvvigionamento entrò nella banda Tidu ma, grazie ai suoi contatti a Milano, insieme ai fratelli si dedicò anche allo spaccio a Cagliari. Al suo gruppo vengono imputati la gambizzazione di Maurizio Pusceddu (colpevole di essersi appropriato di qualche etto di droga in assenza di Gigi Paderi) e il duplice omicidio di Diego Porcetta e Mariano Deidda, gli olandesi. Questi trafficavano in droga, anche 4 -5 chili per volta. Poco prima della loro scomparsa avevano portato in Sardegna una grossa partita. Fu trovato solo il corpo di Deidda, seppellito in campagna, vicino a Sestu. Nella loro macchina rimase sangue in abbondanza, compatibile con il dna dei familiari di Porcetta. Banda Contu-Fanni.
Per l'importanza del traffico di droga era la banda principale. Tra il 1989 e il 1991 Elio Contu, Antonio Fanni e Maurizio Cossu importarono a Cagliari ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti. Per qualche tempo Contu fu socio di un trafficante di Suelli, Pietro Stori, poi si unì a uno dei suoi più fidati pusher, Antonio Fanni. Contu, la mente, teneva i contatti con i fornitori milanesi; Fanni provvedeva alle consegne e al ritiro dei soldi; Cossu custodiva la droga. I clienti della banda erano quelli di Is Mirrionis. Nell'estate 1991 Fanni ebbe contatti con Sandro Piu (a sua volta in contrasto con la banda Tidu) che, appena tornato in libertà, voleva conquistare il mercato cagliaritano: disponeva di droga in grandi quantitativi. Dopo l'omicidio di Sandro Marras per mano della banda di Is Mirrionis e a causa di un cattivo affare tra Contu e Piu, Contu e Fanni si schierarono definitivamente con Tidu. Cominciò allora una incrociata caccia all'uomo lungo le vie della città. Fino all'arresto di Tidu e compagni. I superstiti della banda Tidu strinsero una nuova alleanza con Fanni, Contu e Cossu.
Nel frattempo, il 9 novembre 1991 fu consumato il delitto Stori, ucciso in seguito a un gravissimo contrasto per l'acquisto di una partita di droga da un miliardo e mezzo. In sintesi: lo stupefacente era di pessima qualità e Stori voleva indietro i soldi investiti, 500 milioni. Dopo una settimana di appostamenti, Stori fu assassinato da una quinta banda, quella di Sant'Andrea Frius.
Maria Francesca Chiappe
Mercoledì 08 dicembre 2010 08.40
Fonte: http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/205992


1 commento:

Anonimo ha detto...

C'è stato un altro omicidio efferato commesso dai subordinati che presero il controllo dopo gli arresti.. una sedicenne sparì di casa il 4 febbraio 1995 e il giorno seguente ritrovata massacrata in un canion.. fu vista una Fiat Uno scaricare qualcosa ma gli inquirenti preferirono farlo passare per suicidio.. tutto il quartiere sapeva.. ma gli autori sono tutt'ora impuniti..