martedì 21 giugno 2011

Federali.Sera_21.6.11. Festival dei 4 Eroi Nullavalenti. 1. Trieste: Se viene lasciata fallire la Grecia subito dopo tocca all’Italia. Per affrontare il macigno del debito servono da subito scelte coraggiose e riforme serie: Riccardo Illy, presidente del gruppo Illy Spa, già sindaco di Trieste, deputato e governatore del Fvg, descrive un Paese bloccato gravato da un debito altissimo che non valorizza il suo vero patrimonio di intelligenza e di estetica.----2. Napoli, Giggino Manetta: sabotato il mio piano. Il piano per ripulire Napoli in cinque giorni tramonta dopo sole 72 ore. E salta pure la trasferta a Bruxelles per cercare di sputare parte dei fondi per risolvere la crisi. Luigi de Magistris, che aveva annunciato un programma straordinario di raccolta rifiuti per pulire la città in attesa di far decollare il piano del porta a porta, ammette ora desolato: La soluzione era stata trovata grazie ad un accordo fra Prefettura, Regione, Provincia e Comune e avrebbe consentito di liberare Napoli dai rifiuti in cinque giorni. Questa soluzione purtroppo sta naufragando e non per responsabilità del Comune di Napoli..---3. Bisogna fare un passo alla volta non si può avere tutto e subito, ha detto Bossi ai giornalisti alla Camera. 4. Zaia traduce Bossi: Coi ministeri in Veneto più lavoro per i giovani.

Trieste, oltrepadania. L’intervista, Illy: «Senza riforme serie il Paese rischia la deriva»
De Magistris: sabotato il mio piano. E salta la trasferta a Bruxelles
Si aggrava l'emergenza rifiuti a Napoli. ancora una notte di incendi e blocchi
Zaia "traduce" Bossi: «Coi ministeri in Veneto più lavoro per i giovani»
Ministeri, Bossi: non si può avere tutto e subito


Trieste, oltrepadania. L’intervista, Illy: «Senza riforme serie il Paese rischia la deriva»
 L’imprenditore: «Ci vuole più coraggio per affrontare il nodo del debito. Non ci sono spazi per ridurre le tasse». La ricetta? «Nuove privatizzazioni».
TRIESTE «Se viene lasciata fallire la Grecia subito dopo tocca all’Italia. Per affrontare il macigno del debito servono da subito scelte coraggiose e riforme serie»: Riccardo Illy, presidente del gruppo Illy Spa, già sindaco di Trieste, deputato e governatore del Fvg, descrive un Paese bloccato gravato da un debito altissimo che non valorizza il suo vero patrimonio «di intelligenza e di estetica». Spazi per ridurre le tasse? «Nessuno». La strada seguita per ridurre la spesa è sempre stata per Illy quella sbagliata: «Si è tagliato i fondi alla cultura e alla ricerca che sono l’unica risorsa del Paese». Ieri Moody’s ha messo sotto tiro le società pubbliche italiane. Per Illy «lo Stato dovrebbe uscire da aziende come Eni e Enel».

 Insomma, nuove privatizzazioni per alleggerire la stretta del debito pubblico. Riccardo Illy, l’Italia è finita nel mirino di Moody’s. É un avvertimento da non sottovalutare. Il nostro Paese è gravato da un rapporto debito-Pil del 120%: bisogna agire subito perchè una bella fetta delle nostre entrate se ne va per pagare gli interessi sul debito. Ma non penso ci siano spazi di manovra per tagliare le tasse.

 Non dimentichiamo che lo Stato deve anche garantire i servizi essenziali (dalla sicurezza pubblica alla salute). E sul fronte della riduzione della spesa? Direi che è minimo. I dipendenti statali non si possono licenziare da un giorno all’altro mentre le remunerazioni del pubblico impiego sono già più basse di quelle del settore privato. Finora si è risparmiato tagliando i fondi alla cultura, alla ricerca e sviluppo commettendo un grosso errore perchè così si sono smarrite le vere risorse del Paese.

 Dovremmo raddoppiare gli investimenti in cultura e turismo e invece sono i primi a essere tagliati per fare cassa. Dovremmo modernizzare le infrastrutture e invece anche il progetto della linea ferroviaria Tav è in una situazione drammatica. Questa sembra una crisi infinita. Una così prolungata tensione finanziaria, con tassi al netto dell’inflazione ormai sotto zero, non si era mai vista nella storia dell’economia.
 Le massicce iniezioni di liquidità delle banche centrali si sono rivelate inadeguate perchè in un mercato globale si è prodotto un effetto domino. Questa liquidità si è riversata infatti nei Paesi che crescono di più (Asia e Sudamerica) invece di risolvere la crisi del mercato immobiliare in Usa. Un altra fetta consistente di queste risorse è andata a finire nei mercati a termine speculativi innescando un raddoppio dei prezzi delle materie prime.
 Una crisi prodotta da una finanza virtuale e interconnessa? Fra il mondo reale di chi compra e vende beni e quello della finanza che opera sui contratti a termine senza guardare ai fondamentali economici si è creato un totale scollegamento. Dobbiamo prepararci a un lungo periodo di stagflazione oppure sta per scoppiare un’altra bolla speculativa con un’altra crisi finanziaria e un’altra recessione.
 La finanza ricade nei suoi antichi vizi? Dopo il crollo di Lehman Brothers centinaia di imprese di tipo finanziario e manifatturiero si sono trovate con il bilancio in rosso. Il motivo? Lo Stato obbliga le imprese a valutare a fine anno questi prodotti finanziari al valore di mercato del momento (market to market). Invece la ragioneria suggerirebbe la prudenza: i beni che restano in bilancio dovrebbero essere valutati a livello di costo a meno che non ci sia stata una differenza peggiorativa. La finanza virtuale finisce così per contaminare l’economia reale favorendo lo scoppio delle bolle.
 Comunque sia alla Illycaffé ci siamo sempre tenuti lontani dai derivati. Per il sistema Italia l’immigrazione è un rischio sociale o una risorsa? L’accoglienza verso gli immigrati non è solo un atto caritatevole. Un Paese con un saldo demografico negativo può crescere soltanto grazie a una politica per l’immigrazione selettiva. Bisogna favorire la crescita di quelle imprese che operano nei Paesi in via di sviluppo.

De Magistris: sabotato il mio piano. E salta la trasferta a Bruxelles
Il conto alla rovescia sulla pulizia delle strade termina oggi ma gran parte dell'immondizia non è stata raccolta.
NAPOLI — Il piano per ripulire Napoli in cinque giorni tramonta dopo sole 72 ore. E salta pure la trasferta a Bruxelles per cercare di sputare parte dei fondi per risolvere la crisi. Luigi de Magistris, che aveva annunciato «un programma straordinario di raccolta rifiuti per pulire la città in attesa di far decollare il piano del porta a porta» , ammette ora desolato: «La soluzione era stata trovata grazie ad un accordo fra Prefettura, Regione, Provincia e Comune e avrebbe consentito di liberare Napoli dai rifiuti in cinque giorni. Questa soluzione purtroppo sta naufragando e non per responsabilità del Comune di Napoli» . Dichiarazioni recenti, problema antico, parole sentite mille volte in passato. Ben prima dell’arrivo al Comune di Napoli di Luigi de Magistris. Un po’ come se per il problema non ci fosse mai uno sbocco e la soluzione non vedesse mai la luce. Mentre Tommaso Sodano, il vicesindaco con delega ai rifiuti, rivolge a Caldoro «al quale — spiega — chiediamo di applicare la legge laddove, in presenza di uno stato di emergenza, il governatore può d’imperio regolare i flussi superando il problema della provincializzazione» .

Prima della riunione-fiume in prefettura fino a notte fonda sull’emergenza, de Magistris — che comunque è in sella da meno di due settimane e ha una giunta solo da giovedì scorso — parla chiaro e tondo di «sabotaggio» . In una nota ufficiale il nuovo sindaco spiega infatti che «a rendere impossibile l’obiettivo stabilito, anche quanto verificatosi durante la raccolta dei rifiuti nel centro storico cittadino, dove si sono registrati fatti inquietanti che hanno impedito la raccolta dei rifiuti e che sono stati già segnalati alle forze dell’ordine. Per questo, è stata disposta una vigilanza— da parte delle stesse forze dell’ordine — verso i mezzi di raccolta della spazzatura» . Un passaggio che il vicesindaco Sodano argomenta un po’ di più: «Si tratta di personaggi inqualificabili che hanno provocato almeno una ventina di roghi, con i rifiuti che poi non possono essere rimossi fino a che non sono state fatte le indagini» . Sabotaggi che, da soli, secondo de Magistris e Sodano, basterebbero a giustificare il bubbone che sta deturpando una città. Sabotaggi che il sindaco, che afferma di aver «ereditato una situazione tragica, sul fronte di rifiuti e bilancio» , promette di combattere con forza» , sostenendo come questa amministrazione sta rimuovendo incrostazioni» ventennali determinando risposte di sabotaggio» .

Il neosindaco parla senza mezzi termini di «situazione drammatica, ma— rilancia— siamo determinati a operare senza alcun tentennamento, per questo sono stati rinviati tutti gli appuntamenti che avrebbero costretto il sindaco a lasciare Napoli» . Tra questi, l’appuntamento di Bruxelles di domani, annunciato venerdì scorso dallo stesso de Magistris. Un appuntamento nel quale il sindaco e il governatore Caldoro avrebbero dovuto illustrare il piano rifiuti di Napoli in modo da attivare parte di quei 150 milioni di euro fermi all’Ue per risolvere il problema della monnezza napoletana. «Il 22 sarò a Bruxelles per illustrare il piano all’Unione europea» , aveva detto l’ex pm. Invece dal Parlamento europeo i più stretti collaboratori del commissario europeo all’Ambiente, Janez Potocnik, hanno detto all’agenzia Ansa che al momento «non c’è nulla in calendario» . E subito un portavoce del primo cittadino ha dato la spiegazione istituzionale per fugare il piccolo giallo: «Vista l’emergenza che c’è a Napoli era inutile andare ora a Bruxelles» . Concetto analogo a quello espresso dal presidente della Regione, Caldoro, che evidentemente ritiene prematura la visita all’Ue in costanza di una crisi dei rifiuti così profonda. Sarà. Indipendentemente, però, da quando poi si farà l’incontro, a Bruxelles il caso Napoli è seguito molto da vicino. Comunque. La Commissione Ue, infatti, si pronuncerà presto sulla procedura d’infrazione avviata contro l'Italia per i rifiuti a Napoli alla quale è legato lo sblocco di fondi per 150 milioni di euro. L’indicazione arriva propria da Potocnik, che alla domanda se «sull’infrazione per i rifiuti a Napoli deciderete presto» , ha dichiarato: «Normalmente sì» . Ed ancora: «Stiamo esaminando— ha detto— il piano di gestione e sulla base della valutazione decideremo la prossima tappa» . Insomma, «tutto è sul tavolo, tocca a noi pronunciarsi» . Intanto il tempo passa e la situazione si ingarbuglia sempre più. I Comuni limitrofi non ci stanno a mettere a disposizione i siti di trasferenza per la spazzatura di Napoli, che abbonda nelle strade e sui marciapiedi e dove i sacchetti di rifiuti continuano ad accumularsi e il cattivo odore aumenta a causa delle temperature in rialzo. Come già in altri momenti di crisi, l’emergenza è a macchia di leopardo.

A Scampia, per esempio, i cassonetti sono vuoti, ma tutto intorno ci sono i sacchetti abbandonati che per essere raccolti richiedono l'utilizzo dei mezzi speciali e non i camion che normalmente provvedono a svuotare i contenitori. Critica la situazione in corso Amedeo di Savoia, dove i cassonetti sono pieni e i sacchetti occupano parte dei marciapiedi, rendendo difficile il passaggio dei pedoni, costretti a convivere con il cattivo odore. In via Roma i bidoncini sono stati usati ancora una volta per lasciare i sacchetti. Non va meglio nelle strade intorno alla sede della Provincia di Napoli dove cumuli sono vistosi. Nella city i sacchetti ostruiscono i marciapiedi e ingombrano parte della carreggiata; è il caso di via Ferdinando del Carretto e di via dell’Incoronata. Sull’emergenza rifiuti interviene anche Luigi Cesaro, presidente della Provincia che, di fatto, ha il pallino tra le mani: «Mi auguro che il governo giunga al più presto ad approvare il decreto per poter trasportare rifiuti anche fuori regione, provvedimento assolutamente indispensabile in questa fase. Nel contempo ovviamente non perdiamo di vista anche la strategia di più ampio respiro» . Cesaro annuncia quindi che «entro la prossima settimana metteremo in condizione il commissario agli Stir, Pasquale Manzo, di poter pubblicare i bandi per la costruzione in regime di concessione dei digestori anaerobici degli Stir di Tufino e Giugliano. Mentre col prefetto Annunziato Vardè, commissario alle discariche, stiamo individuando su tutto il territorio provinciale cave da poter ricomporre ambientalmente proprio col compost fuori specifica prodotto dagli Stir» .
Paolo Cuozzo

Si aggrava l'emergenza rifiuti a Napoli. ancora una notte di incendi e blocchi
Ad Acerra cassonetti sui binari; bruciati due autocompattatori
ROMA - A Napoli l'emergenza rifiuti si aggrava, con un cattivo odore diffuso e persistente in diverse zone della città, e si registra una nuova notte di roghi e proteste. Dopo quelle della tarda serata di ieri in via Imbriani e in via Toledo, manifestazioni spontanee si sono susseguite fino all'alba. Cumuli di spazzatura sono stati incendiati alla Riviera di Chiaia e in via Roberto Bracco. Immondizia è stata riversata in strada in via Bixio e via Speranzella, mentre un blocco è stato organizzato alla salita Tarsia, dove la protesta è ancora in corso, e in via comandante Umberto Maddalena, nei pressi dell'aeroporto.

Ad Acerra ignoti hanno dato fuoco a due autocompattatori di rifiuti nella zona Asi. Cassonetti sono stati posizionati e poi rimossi sui binari della ferrovia, sempre ad Acerra. Nella notte sono stati 25 i roghi di spazzatura che hanno richiesto l'intervento dei vigili del fuoco.

Zaia "traduce" Bossi: «Coi ministeri in Veneto più lavoro per i giovani»
DOPO PONTIDA. Il governatore è intervenuto ieri all'assemblea della Coldiretti a Mestre
«I militanti vorrebbero che la Lega abbandonasse Berlusconi ma con l'11% non andremmo lontano Quote latte? Difendo i conti, non certo i disonesti»
21/06/2011
Marino Smiderle
INVIATO A VENEZIA
Cosa c'è di meglio di celebrare il cambio di marcia, magari ridotta, come quella dei camion, del primo giorno dopo Pontida nel cuore della (ex) democristianità veneta? Luca Zaia, considerato uno dei leghisti più berlusconiani del bigoncio, ha scelto un ambiente in cui si senta a casa, la Coldiretti del Veneto, un tempo feudo di voti e poltrone Dc e ora, come giura il presidente Giorgio Piazza, «assolutamente apolitico e apartitico», per ammettere un concetto reso lapalissiano dall'applausometro del pratone: «I militanti della Lega vorrebbero un futuro senza Berlusconi».
GOVERNO
All'ingresso della sede di Mestre della Coldiretti, bruciato da un sole che invita ad andare al mare più che all'assemblea prevista all'ottavo piano del palazzo, Zaia concede ai cronisti questa impressione che potrebbe deflagrare come una mina sotto il muro già deboluccio di un governo in bilico. Poi, come già aveva provveduto Bossi a Pontida, anche Zaia completa il concetto: «Sì, tutti i militanti leghisti, e io sono un militante, vorrebbero poter fare da soli col 51 per cento dei voti, senza negoziare nulla con nessuno. Poi la realtà è un'altra. Ci vogliono relazioni, bisogna discutere, ci vuole condivisione, ci vuole democrazia, anche perché se non hai i numeri funziona così». Discorsi così, alla Coldiretti, li sentivano qualche decennio fa, quando i potenti democristiani di turno spiegavano agli agricoltori del biancofiore che bisognava avere a che fare col Craxi di turno. Discorsi che però non piacciono molto allo sceriffo Giancarlo Gentilini, conterraneo del governatore, che ha disertato Pontida per andare all'adunata degli alpini e dichiarare che sarebbe ora di «staccare la spina». «Questa è una delle tante idee - commenta Zaia - ma con il 10-11 per cento si può governare solo se qualcuno ti segue altrimenti stai tutta la vita all'opposizione e non porti a casa nulla. Se oggi abbiamo cinque decreti attuativi approvati per il federalismo lo dobbiamo anche al voto degli alleati»
MINISTERI
Vaglielo a dire agli alleati, però, che vuoi portare quattro o cinque ministeri al nord. L'ha vista, Zaia, la reazione di Alemanno e della collega presidente della regione Lazio, Polverini? «Come no, l'ho vista - replica - e credo sia la dimostrazione del perché si tratti di una proposta sensata e giusta». Certo, fosse per il governatore porterebbe qui domani mattina il ministro delle Politiche agricole che gli è rimasto nel cuore. Ma ci sono alcuni passaggi da fare, a cominciare dallo scetticismo che circonda una scelta giudicata da molti come inutile e fuori luogo. «Sì, adesso c'è gente che sorride di fronte a questa proposta - ribatte - ma vent'anni fa faceva sorridere anche parlare di federalismo». Per quel che riguarda l'utilità di un paio di ministeri a Venezia, poi, Zaia la butta sul fattore occupazione. «Portando i ministeri vicini ai cittadini - spiega - e nello stesso tempo diamo più opportunità occupazionali ai nostri giovani, così finiremo di vedere solo romani all'interno dei ministeri. La carriera in un ministero comincia con mille euro al mese e un veneto, con soltanto mille euro al mese, non può permettersi di andare a Roma».
CRONOPROGRAMMA
Sui 12 punti da realizzare entro 180 giorni, che di fatto sono le condizioni poste al Cavaliere e che il Cavaliere sapeva sarebbero state poste, Zaia è più che fiducioso. «Il risultato di Pontida è stato eccezionale - sostiene - e Bossi ne esce come leader incontrastato. Successione? Non è un problema della Lega, Pontida dimostra quanto i militanti siano dalla parte del segretario. È stata indicata la direzione con quei 12 punti che devono trovare risposte entro sei mesi. Ecco, tra sei mesi ognuno di noi avrà modo di verificare se si è fatto qualcosa oppure no. Quando si milita lo si fa per chiedere un risultato e adesso abbiamo un'agenda dei lavori con un cronoprogramma».
MISSIONI MILITARI
Lo si sapeva alla vigilia e Bossi lo ha confermato sul palco: per risparmiare soldi e per consentire all'amico (sempre che lo sia ancora dopo le bacchettate ricevute a Pontida) Tremonti di trovare soldini utili per rimodulare il piano di stabilità (altro punto su cui pregano venga fatta qualcosa i tanti sindaci leghisti alle prese con bilanci comunali floridi ma bloccati) l'Italia deve dare uno stop alle missioni militati all'estero, a cominciare da quella in Libia che la Lega Nord non ha mai digerito. Si tratta di missioni in cui alcuni valorosi militari veneti hanno lasciato la vita, e questo Zaia non lo dimentica. «Capisco le preoccupazioni di molti a proposito dello stop che abbiamo chiesto alle missioni - concede - ma non bisogna dimenticare che ci sono paesi importanti, e penso alla Germania, che hanno deciso di non essere presenti. Credo che ogni stato abbia il diritto di far valere la propria sovranità».
COLDIRETTI
Se l'assessore Franco Manzato da Pontida ha proposto la detraibilità fiscale per l'acquisto di prodotti certificati («Detrarre le spese sostenute dalle famiglie per la spesa alimentare doc di tipicità fresche orienterebbe le scelte a sostegno del Made in Italy»), Zaia si ritrova in Coldiretti a difendere la sua politica di difesa degli allevatori su cui ancora grava il macigno delle multe per le quote latte. Diego Meggiolaro, presidente di Coldiretti Vicenza, non digerisce molto questa posizione. «In quattromila hanno già pagato le multe mentre un centinaio sono fuorilegge - attacca -. Il governo definisca questa questione, altrimenti restituisca i soldi se i dati su cui sono state calcolate le multe sono falsi». Dopo aver ribadito che «trasformare il territorio agricolo in campi per pannelli solari non è la politica del veneto», Zaia replica: «Nessuna difesa dei disonesti ma solo quella dei conti. Chi ha pagato più del dovuto, come pare emergere dall'indagine dei carabinieri, deve essere rimborsato».

Ministeri, Bossi: non si può avere tutto e subito
Il leader della Lega Nord Umberto Bossi usa toni concilianti sulla richiesta di trasferimento dei ministeri al Settentrione dopo l'incontro di ieri sera con il Pdl. "Bisogna fare un passo alla volta non si può avere tutto e subito", ha detto Bossi ai giornalisti alla Camera. Secondo il ministro degli Esteri del Pdl Franco Frattini ieri sera la Lega ha accettato che i ministeri rimangano tutti a Roma, mentre fuori dalla capitale potranno essere aperte "sedi di rappresentanza", ma senza aggravio di spesa.

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