mercoledì 25 maggio 2011

Qui al Sud si vuole imitare la LegaNord, per essere eletti e prendere lo stipendiaccio. E poi arrotondare. E poi la pensione, vita natural durante. Sono gli aspiranti notabili. In realta’ straccioni baciapile ed opportunisti. In sintesi: quaquaraqua’ in pronta svendita.



Troppi litigi: la Lega Sud resta un sogno
 di Cesare Maffi  
Presenze limitate a un numero non elevato di amministrazioni e, soprattutto, risultati insignificanti, spesso sotto l'1%. Tale il responso delle urne per alcune delle troppe etichette che affollano il gruppo parlamentare dei responsabili. Bisogna infatti ricordare che dietro la trentina di deputati che costituiscono il terzo gruppo della maggioranza alla Camera non ci sta un partito, sia pure allo stadio larvale. Ci sta un pulviscolo di movimentini, scarsamente strutturati, quasi sempre legati alle clientele dei singoli deputati o di aderenti periferici.

Non è privo di significato il fatto che le varie sigle e siglette si affollino nel mezzogiorno, ove una volta e mezzo secolari sono i legami dei notabili con gli elettori. La settimana scorsa metà dei deputati di Noi Sud, cioè Arturo Iannaccone ed Elio Belcastro, ha annunciato l'intenzione di voler costituire addirittura due nuovi gruppi parlamentari, alla Camera e al Senato, chiamandovi colleghi meridionalisti oggi aderenti ai responsabili, a Forza Sud di Gianfranco Miccichè, a Io Sud di Adriana Poli Bortone (unica rappresentante di quel movimento, oggi aderente al gruppo Coesione nazionale di palazzo Madama) e perfino all'opposizione. I numeri forniti sono apparsi a tutti gli osservatori alquanto elevati: da 15 a 18 deputati, da 5 a 7 senatori. Si tratterebbe (testuale) della «quarta gamba» di sostegno al governo. Quattro deputati potrebbero arrivare dalle minoranze parlamentari. In ogni caso si sarebbe ancora lontani dai minimi regolamentari per i gruppi: 20 deputati e 10 senatori.

Tutto è possibile. Per di più, sulla carta gli assertori della quarta gamba avrebbero ragione da vendere, posto che, oltre alle sigle meridionaliste già citate, in Parlamento siedono pure i popolari di Italia domani (quasi tutti del Mezzogiorno), i reduci del Mpa di Raffaele Lombardo (il quale, a sua volta, intende rigenerare il proprio movimento con una rifondazione o costituendo ex novo un altro raggruppamento), deputati senza sigla ma eletti sotto Roma. Se poi si va a vedere nelle varie regioni del sud e nelle isole, i movimenti e soprattutto le sigle si moltiplicano come conigli in una conigliera. Per fermarci alle odierne amministrative, alla provincia di Reggio Calabria hanno concorso una decina di liste locali, al comune di Cosenza una quindicina. Molte recano la dizione «Sud» nel contrassegno o nella denominazione.

Quindi, sulla carta ha ragione chi postula «stati generali» dei frantumati partitini meridionali (c'è ancora, con qualche seguito qua e là, l'immarcescibile Clemente Mastella, con l'Uduer-Popolari per il sud). Sulla carta, però. Puntare, come è stato dichiarato, a costituire una Lega Sud, sulla falsariga dell'operazione compiuta dalla Lega Lombarda di Bossi quando federò i movimenti autonomisti creando la Lega Nord, è un sogno. Fra l'altro, questi spezzoni hanno una gravissima menomazione, che inibisce le fusioni: i litigi fra i portatori di voti, pochi o tanti che siano. Ne è un esempio la crisi che sta vivendo Noi Sud: sia i due prima ricordati, sia il troncone degli altri deputati dello stesso partito più il sottosegretario non parlamentare Enzo Scotti, rivendicano la rappresentanza legale del movimento. Ciò vuol dire cause, vertenze, avvocati, finanziamenti in dubbio, liti. Il fenomeno si può estendere. Basti un esempio: dall'Udc uscì un gruppo facente capo a Francesco Saverio Romano, poi ricompensato col dicastero delle Politiche agricole. Ma il più conosciuto fra loro, cioè Calogero Mannino, se ne andò presto, per iscriversi al gruppo misto, ove permane; e ha creato un movimentino, o forse solo l'ipotesi di un movimentino, definito Iniziativa popolare.

Dopo i troppi partiti del Sud, ecco i mille tentativi di aggregazione
Beh, non si può dire che al Mezzogiorno non ci sia fermento: da tempo riportiamo  su Il Sud dell’eccessivo numero di associazioni, movimenti e partiti “meridionalisti” e della necessità di una maggiore unità, magari della nascita di un partito unico.  Del resto, come ben ha sottolineato Lino Patruno nel suo “Fuoco del Sud”, quella dei movimenti meridionalisti è una galassia.  Da qualche tempo sono stati avviati alcuni tentativi di riunire gli animatori del dibattiti meridionalista, ma anche in questo caso si è voluto strafare.

Dai troppi partiti per il Sud si è passati ad un numero spropositato di proposte di federazione. Gli amici dell’associazione 2033 Progetto Sud sono stati tra i primi a lanciare la proposta di una “casa comune” con Insieme per la Rinascita ed altri movimenti. Poi, c’è l’iniziativa “Mio Sud”, che si propone lo stesso obiettivo (al quale partecipano Insieme per la Rinascita, L’altro Sud, Insorgenza civile..).  In rete, inoltre, è possibile reperire notizie di varie iniziative del genere ad opera di associazioni ecc.

Dopo l’alleanza in alcune realtà alle amministrative, anche i partiti più “strutturati” si fanno tentare dalla spinta federativa. Adriana Poli Bortone, fondatrice di Io Sud, ha proposto a Gianfranco Micciché (Forza del Sud) di creare un “unico movimento federato delle formazioni politiche che richiamano il Sud nel proprio nome in modo da concentrare la giusta e necessaria attenzione del governo sul Mezzogiorno nella prospettiva di un’Italia unita”. L’invito è rivolto anche alle altre realtà attive nel meridione.

Perché non intraprendere un percorso unitario che sia in grado di portare ad una unica realtà meridionale in grado di controbilanciare lo “strapotere” leghista? Certo, sarà difficile riunire i movimenti ed i partiti minori , peraltro aprendo a “Io Sud o “Forza del Sud”, realtà che in molti non ritengono davvero meridionalista. L’ideale sarebbe che i promotori dei vari tentativi di unità meridionale lavorassero insieme.  Se anche in fase preliminare ci sono divisioni, stiamo messi male.
 

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