lunedì 23 maggio 2011

„Mammoni”: cocchi di mamma a vita

 – 7 maggio 2011
Pubblicato in: Austria
[Articolo originale ""Mammoni": Muttersöhnchen fürs halbe Leben"]
Traduzione di ItaliaDallEstero.info


In Italia il numero dei figli che non vogliono abbandonare il nido (soprattutto di sesso maschile) è estremamente alto: la metà dei ragazzi dai 18 ai 39 anni vive con i propri genitori. Li chiamano “bamboccioni” o “mammoni”

Franco Marini (nome di fantasia) ha un sogno: percepire finalmente uno stipendio fisso e possedere una casa propria, forse farsi anche una famiglia. Ride un po’ imbarazzato. Non è un sogno tanto stravagante. „Italiano fino nelle ossa“ dice ridendo „Così come tutta la mia vita“. Certo sembra proprio un italiano, indossa un piumino su un elegante vestito fatto su misura mentre torna a casa zigzagando nel traffico romano, naturalmente sul suo “motorino”, uno scooter.

A casa, un appartamento spazioso in uno dei quartieri alle spalle del Vaticano. Franco Marini ha praticamente trascorso lì tutta la sua vita. Talvolta ha paura che tutto resti così; che resterà per sempre un esemplare di quella specie, che in Europa è considerata tipicamente italiana, almeno quanto lo sono il cappuccino o la pasta: giovani, a volte non proprio così giovani, in genere maschi, che si gustano le comodità dell’“Albergo della mamma”, prima di approdare dopo i 30 anni nel porto sicuro del matrimonio.

„Bamboccioni“ li ha definiti un paio di anni fa un ministro della sinistra. Anche in Italiano non suona proprio carino, ma sempre meglio che “mammoni”. A Franco Marini non piace essere definito così. Vorrebbe volentieri andare via di casa, anche se non senza un po’ di rimorso nei confronti dei genitori. Entrambi ultra 70enni, infatti potrebbero aver bisogno talvolta del suo aiuto, in realtà però non dipendono da lui. Anzi è proprio il contrario: ”Come potrei mantenere una famiglia” dice ridendo “se il mio stipendio basta appena per me?”.

Ora la risata non è più così allegra. E’ penoso per lui, a 36 anni, non essere in condizione di provvedere a se stesso. Inoltre ha persino studiato, Economia e Commercio – e lavora in un’agenzia immobiliare.

Molti in Italia sono come lui
Effettivamente la specie di coloro che non vogliono lasciare il nido, in Italia è rappresentata in maniera consistente: la metà dei giovani tra i 18 e i 39 anni vive con i genitori e persino il 70% di coloro che hanno tra 20 e 30 anni. In Europa ce ne sono di più solo in Spagna, al terzo e quarto posto seguono la Grecia e l’Irlanda. In Francia viceversa il numero scende al 35%, in Gran Bretagna al 28% e in Svezia si arriva al 18%.

Fuori di casa per legge!
Ricerche sul fenomeno del mammismo riempiono tutte le biblioteche e psicologi e sociologi mettono in guardia sempre più spesso sulla nascita di personaggi così indecisi e incapaci di stringere dei legami, che prendono il volo molto più tardi che in altri stati europei.

La politica italiana si interessa all’argomento sempre più regolarmente.
Un membro del partito di Silvio Berlusconi ha presentato qualche mese fa una singolare e drastica soluzione per il problema. L’occasione gli è stata fornita da una sentenza, con la quale un genitore di una regione del nord Italia è stato condannato al mantenimento della figlia 32enne avuta dal primo matrimonio. Renato Brunetta, ministro per la pubblica amministrazione, ha proposto, in tal senso, che tutti i diciottenni debbano essere cacciati di casa per legge.
Brunetta, lui stesso esperto nel settore, si è creato così qualche nemico. Tra l’altro lui stesso ha lasciato la casa paterna a 30 anni. “Non sapevo neanche come si fa un letto”, riconosce apertamente il ministro oggi 60enne, che fa scalpore con le sue esuberanti proposte. In cambio pretende anche di sapere come si è potuti arrivare a ciò: ”I figli degli italiani sono le vittime di un sistema sociale, la cui colpa ricade sui genitori”.

Non hanno mai abbastanza soldi
Di certo gli sono state rivolte accese proteste, in tutto il paese i blog si sono surriscaldati. “Cosa ne sa di come vivono i giovani italiani”, dice Franco Marini e non ride più. Quindi fa il conto di quanto guadagna, nei mesi buoni, e di quanto ci vuole per vivere in una città come Roma. Raramente arriva a più di 1000 euro, anche quando gli va bene. Questo però è il prezzo medio per vivere in un piccolo appartamento di tre stanze. E i tempi sono tutt’altro che buoni, soprattutto per uno come lui, libero professionista che lavora a su commissione.
Il governo per tanto tempo ha solo fatto chiacchiere sulla crisi economica, in un paese la cui economia si trova comunque in una crisi strutturale già da quasi due decenni. Tuttavia, a dispetto di tutte le dichiarazioni fatte, la crisi ha coinvolto duramente anche l’Italia, anche se il suo settore bancario l’ha superata ampiamente e senza danni.
Come dappertutto anche qui, quelli che comunque non possono fare grandi cose, la subiscono, in maniera particolarmente difficilmente da percepire: famiglie, borghesia, centinaia di migliaia di imprenditori medi sono in crisi. In maniera più accanita la crisi colpisce i giovani, quella “generazione dei 1000 euro” che è già diventata famosa anni fa con l’omonimo bestseller. Con grande autoironia i quattro protagonisti descrivono le loro giornate in parte immaginarie tra lo sfruttamento in lavori con contratti a termine e la speranza che arrivi il colpo di fortuna della loro vita.

La realtà spesso non è così divertente.
Poiché il numero dei cosiddetti precari, ovvero con rapporto di lavoro a tempo determinato, è addirittura aumentato negli anni scorsi, nonostante tutta la propaganda politica di cambiare la situazione. Tra i giovani tra i 18 e i 25 anni, uno su tre alla fine dell’anno scorso era senza lavoro, un nuovo record negativo. E chi, tra i giovani che hanno tra i 18 e i 34 anni, ha in genere un lavoro, passa spesso da un contratto a tempo determinato all’altro.
Proprio questo venerdì il paese è rimasto di nuovo praticamente immobile: i sindacati hanno esortato a partecipare allo sciopero generale in segno di protesta contro la politica economica del governo Berlusconi. “Bisogna soprattutto dare una possibilità ai giovani”, rivendica Susanna Camusso, presidente della CGIL, il principale sindacato. “L’Italia si distingue tra i paesi dell’UE per il più elevato tasso di disoccupazione tra i giovani”. E’ vero che il governo Berlusconi continua a promettere l’avvio di passi concreti, tuttavia stiamo ancora aspettando. Nel frattempo il ministro per le finanze Giulio Tremonti ha segnato in rosso il futuro dell’Italia, ha decretato drastici tagli ai finanziamenti per le scuole e le università per diminuire il debito pubblico.

Uscire di casa? Un lusso!
Andarsene di casa è diventato ultimamente un lusso impagabile – lo sa anche la politica. Il ministro Brunetta quindi ha smosso di nuovo un ulteriore vespaio: ogni pensionato deve versare 500 euro al mese per permettere ad un giovane di camminare con le proprie gambe. Da una così esplosiva proposta sociale persino i suoi colleghi di partito hanno preso immediatamente le distanze.
Franco Marini intanto lavora già da quattro anni per la sua ditta, tuttavia il settore immobiliare è in crisi già da tempo. Attualmente il mercato si sta un po’ riprendendo almeno a Roma e Marini spera ancora una volta in tempi migliori. Comunque non ha un posto di lavoro fisso, il portatile e il cellulare devono bastare. Nei caldi mesi estivi segue gli affari addirittura dal balcone di casa dei suoi. “Per fortuna nessuno sa da dove faccio le telefonate” dice e spera che l’epoca del video telefono sia ancora lontana.

La famiglia aiuta. Questo è sicuro.
Anche molti altri giovani hanno ben poche possibilità nel mercato del lavoro, anche se hanno una buona istruzione. Invece ci si dà da fare, laddove ancora c’è un futuro immediato: nel commercio o nelle aziende di famiglia. Piccole e medie imprese a conduzione familiare, che formano la spina dorsale dell’economia italiana, vengono fortemente colpite dallo stato in materia fiscale e del diritto del lavoro. Chi però è disoccupato da molto tempo non percepisce quasi niente, e per molti resta solo una cosa da fare: chiedere aiuto alla famiglia, che per lo più molto ovviamente viene coinvolta.
 La famiglia fa sempre più le veci di un moderno stato assistenziale, dichiara critica la nota sociologa torinese Chiara Saraceno, tuttavia entrano in ballo anche motivazioni di carattere culturale: in tutti i paesi del Mediterraneo sono in primo luogo i giovani di sesso maschile a lasciare più tardi la casa paterna: società patriarcali, in cui la chiesa cattolica ha un ruolo fondamentale. “In Italia, soprattutto al Sud, questa influenza si fa molto sentire“. Anche recenti studi lo dimostrano. Quasi la metà dei giovani lascia la casa paterna solo per sposarsi, e anche allora la famiglia resta un elemento centrale della vita.
Persino in grandi città come Roma genitori e figli vivono spesso assieme in un’unica palazzina – e i figli riescono ad andar via solo nel caso in cui l’intera famiglia contribuisca all’acquisto di un’abitazione. La mobilità in campo professionale per contro gioca un ruolo minore, solo il 9% cambia città per lavoro. “La famiglia italiana allargata è in molti casi una benedizione sociale”, aggiunge la Saraceno, “ma è anche causa del fatto che molti giovani non imparano ad assumersi le proprie responsabilità”.

Come dobbiamo vivere la nostra vita?
Anche Franco Marini ammette che per certi versi vivere con Mammà è comodo. Ma le idee di come si deve vivere spesso cozzano l’una contro l’altra. “Mio padre ha lavorato per molto tempo per un’assicurazione, finchè è andato in pensione”. Il ragazzo di oggi non ha quasi idea di come sia vivere con questa sicurezza, per lui è difficile da capire.

Anche per le cose più semplici della vita quotidiana i tempi cambiano.
Per i genitori la domenica è ancora sacra: appartiene alla famiglia, a mezzogiorno si prepara il classico pranzo domenicale con più portate, in genere per le famiglie numerose, che vivono a Roma. Franco preferisce vedersi con gli amici per un brunch. “Almeno in questo non sono del tutto italiano” dice, e ride.

http://italiadallestero.info/archives/11644

 

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