venerdì 6 gennaio 2012

Federali_mattino_6.1.12. Declaratio Urbi et Orbi: il barbaro Zaia e’ riconosciuto Cultore della Materia in Principi del Diritto Civile Romano; nonche’ Magister in Statistica demografica ed economica: L'Agenzia delle entrate ci dice che l'evasione ipotetica al Nord è attorno al 14%, contro punte massime del 66% in alcune zone del Sud - dice Zaia all'agenzia Ansa -. In virtù della sperequazione dei controlli ci auguriamo che, per coerenza, blitz così importanti come quello di Cortina siano replicati anche al Sud. Se così non fosse - aggiunge l'esponente leghista - dovremmo prendere atto che siamo di fronte ad una autentica operazione mediatica, della quale fa le spese sempre la gallina dalle uova d'oro.---Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, promuoverà, chiedendo l’aiuto di tutti i parlamentari pugliesi, un disegno di legge nazionale che vieti lo sparo privato di fuochi d’artificio e che limiti la possibilità di esploderli in apposite zone che dovranno essere autorizzate dal questore.---Dal Colle presidenziale: Mi pare che questo sia il senso delle dichiarazioni che il presidente Monti ha fatto - ha aggiunto Napolitano - poi vedremo quali sono esattamente le proposte del governo italiano al tavolo delle discussioni preparatorie del Consiglio europeo di fine gennaio.

Bari. Il sindaco Emiliano «Legge nazionale che vieti i botti»
Treni, Minervini contro Moretti «Ora si dimetta»
Venezia, padania. Zaia: ora un blitz anche nel Sud
Cortina d’Ampezzo, padania. Cortina, la rivolta delle categorie «Più uomini che per catturare un boss»
Monti a sorpresa vola a Bruxelles. Commissione Ue: non previsti incontri. Napolitano: Italia più affidabile
Grecia: Ue, tranche aiuti Troika posticipata di 3 mesi



Bari. Il sindaco Emiliano «Legge nazionale che vieti i botti»
BARI – Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, promuoverà, chiedendo l’aiuto di tutti i parlamentari pugliesi, un disegno di legge nazionale “che vieti lo sparo privato di fuochi d’artificio e che limiti la possibilità di esploderli in apposite zone che dovranno essere autorizzate dal questore”. Lo ha annunciato oggi, incontrando i giornalisti per fare un bilancio dei risultati conseguiti dopo l’ordinanza emanata quest’anno con la quale ha vietato l’esplosione di fuochi pirici la notte di capodanno, pena una sanzione pecuniaria. Una ordinanza che, per Emiliano, è stata rispettata dalla maggioranza dei baresi mentre è stata ignorata dalla criminalità organizzata che “così, da sempre, manifesta la sua forza”.
“La notte di capodanno – ha detto il sindaco di Bari – sono state sparate solo categorie di fuochi di artificio non autorizzate, quelle che sarebbero state comunque illegali. Mentre dai balconi della città lo sparo privato è stato infinitesimale rispetto al passato”. Ma ora – ha aggiunto - “è evidente che questa specie di patto non scritto tra Stato e camorra è finito: la camorra non potrà sparare nemmeno a capodanno, almeno fino a quando sarò il sindaco di questa città”.
“Io – ha spiegato – ho avuto il coraggio di dirlo, supportato da migliaia di cittadini che capiscono il significato dello sparo della camorra; lo stesso per cui i picciotti, il giorno dopo, camminano fieri per le strade della città dicendo 'avete visto cosa abbiamo combinatò”'. Emiliano ha sottolineato poi come l’ordinanza, che deve avere carattere di urgenza e contingenza, sia l’unico strumento a disposizione del sindaco per impedire che “il giorno dopo gli spari ci sia un afflusso di centinaia di feriti al pronto soccorso”: “Se non l'avessi fatta – ha detto – oggi staremmo qui a parlare del perchè il sindaco si è schierato con la parte pro-spari. Mentre io, a differenza del sindaco di Firenze, Renzi, non credo che le ordinanze non servano a nulla”. Invece – ha proseguito - “a Bari l’ordinanza è servita a non avere nessuna notizia di feriti. E’ la prima volta che accade”. Quanto alle multe da comminare ai trasgressori, Emiliano ha spiegato che “le fotografie scattate sono ora al vaglio della polizia municipale che sta individuando i responsabili”. Infine, tra le proposte che Emiliano sta studiando, c'è anche quella di “uno spettacolo pirotecnico organizzato dal Comune, così come accade nelle più grandi città europee”.
“Ho timore che tutti coloro che stanno rifiutando questo percorso della città di Bari, cioè quelli che non vogliono farla diventare più civile ma vogliono giocare su queste atmosfere oscure, stiano tra di loro solidarizzando. Bisogna evitare di trasformarle in un partito che ha una dignità”. Lo ha sottolineato il sindaco di Bari, Michele Emiliano, parlando oggi con i giornalisti dell’ordinanza con la quale è stata vietata l’esplosione di fuochi pirici la notte di capodanno. Una decisione che ha incontrato favori ma anche molti oppositori.
Per Emiliano a Bari “si è creata una strana collusione tra brutte atmosfere del 'rutto liberò, della destra estrema, di frange estremiste degli Ultras che, un pò come è avvenuto per l'ordinanza di chiusura del Lungomare, si sono buttati in mezzo a questa polemica antisindaco”. “Per l’ordinanza di chiusura Lungomare – ha ricordato – che ha fatto arrabbiare solo gli spacciatori di cocaina che così perdevano la loro 'piazzà, mi sono beccato delle minacce e delle svastiche che, se io fossi stato il sindaco classico della sinistra, avrebbero scatenato un putiferio in tutta Italia”.
Allora – ha continuato – “bisogna evitare che frange della criminalità organizzata insofferenti alle regole, che la destra estrema, che i 'cheyennè (tamarri, ndr) della città e chissà chi altro, vengano a solidarizzarsi contro lo Stato. Perchè ora il nemico è quasi inconsistente e può essere sconfitto, ma non dobbiamo consentire al nemico di crescere. Altrimenti vi consiglio la lettura di Arturo Ui di Brecht e di come una banda di criminali quali erano i nazisti a Berlino, si sono strasformati in un regime, tra l’altro in una situazione economica molto simile a quella in cui si trova oggi il nostro Paese”.
“Noi – ha concluso Emiliano – dobbiamo tenere molto forte la democrazia prendendo decisioni. Perchè ogni volta che la democrazia si concepisce come impotente, apre la strada a questo tipo di atmosfere che se si mettono insieme rischiano di diventare un partito, una opinione pubblica che va assolutamente segmentata e non fatta consolidare”.

Treni, Minervini contro Moretti «Ora si dimetta»
Puglia a «Lenta Velocità»
di FRANCO GIULIANO
E’ pur vero che la Puglia è stata tempestiva, forse la prima tra le regioni italiane nel reagire all’aumento del 63% delle tariffe ferroviarie e al taglio dei collegamenti da e per il Sud. Anche se poi alle assicurazioni verbali dei vertici delle Fs, non sono seguite azioni concrete. Non solo, a distanza di quasi un mese dall’entrata in vigore del nuovo orario invernate di Trenitalia, le tariffe dei biglietti sono rimaste invariate, e scoperto che dietro a quella idea di creare l’hub a Bologna, cioè far cambiare treno ai viaggiatori provenienti dal Sud, in realtà si nasconde un progetto politico ben più complesso: tagliare in due il Paese, realizzare cioè la vera secessione leghista, a cominciare dai collegamenti ferroviari.
Assessore Guglielmo Minervini, di fronte a tutto questo, cosa pensate di fare?
«Consapevoli che oramai si tratta di una questione politica che non riguarda solo una azienda ma il governo del Paese, intendiamo aprire una vertenza con il ministro delle Infrastrutture Passera. Sono insopportabili l’assenza e il silenzio della politica in queste scelte che hanno un rilievo poco tecnico e molto sociale. E persino economico. Qui è in gioco una leva fondamentale per la questione sociale del Paese. Un pilastro del welfare, un fattore strategico per lo sviluppo del Mezzogiorno. E non stiamo parlando solo di pesanti deficit infrastrutturali, ma della politica dei servizi ferroviari che sta riportando il Mezzogiorno agli anni cinquanta».
Assessore, sembra di ascoltare le stesse argomentazioni dei suoi colleghi di qualche anno fa, quando spiegavano anche loro le ragioni dei ritardi infrastrutturali che hanno portato la Puglia a non avere il doppio binario, l’Alta velocità e treni da paese civile. Oggi siamo allo stesso punto di partenza. Cinquanta anni dopo i pugliesi ascoltano le stesse parole.
«E’ vero. Ma solo in parte. Il deficit infrastrutturale ha radici antiche. Ma lo smantellamento dei servizi è un fatto di gravità inaudita e solo recente. Ed è su questo che al nuovo governo chiediamo di assumere impegni politici precisi. E lo chiediamo sia sul piano istituzionale come grande regione del Mezzogiorno, sia, mi auguro, anche come forze politiche democratiche con un ulteriore spirito bipartisan. Insomma la ricucitura della divisione ferroviaria chiediamo diventi un ingrediente fondamentale delle misure per lo sviluppo che il governo si appresta a varare. Un Sud a scartamento ridotto non può dare il contributo che merita alla ripresa del Paese».
Se questo fosse avvenuto in una regione del Nord sarebbero già sorte le barricate.
«Qui stiamo a ripetere le stesse argomentazioni di sempre. A lungo abbiamo subìto il fango di una certa egemonia leghista; abbiamo abbassato la testa di fronte alle discriminazioni infrastrutturali più insopportabile. Non siamo stati in grado di reagire di fronte ad una alterata allocazione delle risorse. Ora il punto limite è stato raggiunto».
E dunque, ci dica come pensate di alzare il livello del dibattito che possa par torire risultati concreti.
«Stiamo preparando un dossier sui nodi della Puglia da sottoporre al ministro Passera. E il tema dei collegamenti ferroviari rappresenta la prima grande questione. Le nostre barricate iniziano da qui».
Quanto tempo ci vorrà per avere un risultato?
«Contiamo di aprire la vertenza sin da gennaio».
Mauro Moretti vi aveva assicurato che avrebbe rivisto le tariffe, ad oggi, per gli utenti che consultano il sito, di quella promessa non c’è traccia. L’amministratore delegato dell’azienda di Stato aveva addirittura omesso di spiegare lo smantellamento quasi integrale del servizio notte. Insomma siete/ siamo stati presi in giro da Moretti, un manager di Stato?
«Un amministratore delegato che non è più in grado di garantire un servizio pubblico universale, e lo ammette, dovrebbe seriamente rivedere il suo ruolo».
Assessore, sta chiedendo le dimissioni di Moretti?
«Se fossimo in uno Stato serio sarebbero state già richieste».
Lo faccia lei.
Minervini a questo punto preferisce non rispondere. «Chiudiamo qui dice. È meglio».

Venezia, padania. Zaia: ora un blitz anche nel Sud
Il governatore chiede la par condicio all'Agenzia delle entrate e precisa: i veneti non hanno nulla contro i controlli
VENEZIA - Il governatore del Veneto Luca Zaia chiede la par condicio da parte dell'Agenzia delle Entrate: dopo il blitz a Cortina se ne faccia uno analogo al Sud d'Italia. «L'Agenzia delle entrate ci dice che l'evasione ipotetica al Nord è attorno al 14%, contro punte massime del 66% in alcune zone del Sud - dice Zaia all'agenzia Ansa -. In virtù della sperequazione dei controlli ci auguriamo che, per coerenza, blitz così importanti come quello di Cortina siano replicati anche al Sud». «Se così non fosse - aggiunge l'esponente leghista - dovremmo prendere atto che siamo di fronte ad una autentica operazione mediatica, della quale fa le spese sempre la gallina dalle uova d'oro». I veneti, puntualizza Zaia, «non hanno nulla contro i controlli e hanno ben chiaro che l'evasione fiscale è uno dei mali da sconfiggere a livello nazionale».
Il governatore ricalca poi le obiezioni espresse dal sindaco di Cortina, Andrea Franceschi. «Con i mezzi a disposizione oggi - sottolinea - chiunque è in grado di capire che auto o barca ha il cittadino e dove va in vacanza e quindi il suo tenore di vita». «Quindi trovo inspiegabile un blitz come quello di Cortina fatto nel cuore del periodo delle vacanze - attacca Zaia - quando gli operatori dedicano il massimo sforzo e concentrazione per i loro clienti». Peraltro, ricorda il governatore, «in una regione come il Veneto che è la prima d'Italia per turismo, con 62 milioni di presenze turistiche e 12 mld di fatturato. Con il conseguente logico gettito di tasse». (Ansa)

Cortina d’Ampezzo, padania. Cortina, la rivolta delle categorie «Più uomini che per catturare un boss»
La Confcommercio cittadina: è stato solo uno show mediatico. Il Consorzio turistico: ricaduta negativa sull'intera Italia
BELLUNO - Uno «show mediatico» con uno spiegamento di forze che non si è visto «nemmeno per la cattura di un boss mafioso». Così la Confcommercio di Cortina d'Ampezzo commenta l'operazione svolta dall'Agenzia delle Entrate durante il weekend di Capodanno nella cittadina dolomitica. «Il disturbo creato ai clienti, la data scelta per i controlli, l'occupazione da parte dei funzionari di tavoli ai ristoranti e bar, il dispiego di forze che non ha precedenti in Italia nemmeno per la cattura di un boss mafioso - secondo i commercianti - sono la prova che si è trattato di un'operazione spettacolo voluta da chi ha usato il palcoscenico di Cortina per diffondere l'equazione Cortina = commercianti = evasori, equazione che rifiutiamo in modo netto».
«Stiamo debordando, le dichiarazioni del dottor Befera che fa ironia anziché rispondere alle domande molto precise che gli ha posto il sindaco Franceschi, dimostrano che le prove languono». Lo afferma Stefano Illing, presidente Consorzio Cortina Turismo, sul blitz dell'erario nella cittadina dolomitica. «I dati ancora non sono stati analizzati con la doverosa cura ma la corsa al linciaggio mediatico è partita e sta varcando i confini nazionali - avverte Illing -. Con una ricaduta negativa non solo sul sistema Cortina ma sull'Italia tutta. Questa notizia sta facendo il giro del mondo. Abbiamo ricevuto telefonate di americani», rileva. (Ansa)

Monti a sorpresa vola a Bruxelles. Commissione Ue: non previsti incontri. Napolitano: Italia più affidabile
L'Italia saprà dimostrare la sua affidabilità al cospetto dell'Europa. Da Napoli, dove sta trascorrendo alcuni giorni di riposo, il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, torna a manifestare la sua fiducia al Governo. E intanto, a sorpresa, il premier Mario Monti vola a Bruxelles, alla vigilia del bilaterale in Francia in programma domani. L'agenda della trasferta belga del presidente del Consiglio non è ancora nota, ma ci sarebbero contatti in corso di definizione con i vertici Ue.
Commissione Ue: non previsti incontri con il premier
Alla commissione Ue non risultano per ora riunioni con il premier. «Non ci sono incontri previsti né con il presidente Josè Manuel Barroso né con il commissario Ue Olli Rehn», ha riferito il portavoce Olivier Bailly. La trasferta del professore arriva in una giornata nera per le borse europee, con lo spread che torna sopra quota 500 e Piazza Affari in netto calo, la peggiore nel Vecchio Continente per il secondo giorno consecutivo.
Napolitano: Italia più affidabile, Monti può dimostrarlo
Intanto, dal capoluogo campano, Napolitano "benedice" l'operato dell'esecutivo. «Monti ha tutti i titoli per poter porre all'Ue questioni che riguardano il modo di garantire rigore e crescita in Europa. Inoltre il decreto approvato dal Parlamento è la prova concreta di come l'Italia sia, anche dal punto di vista del debito pubblico, affidabile». L'agenda europea incombe: il 23 ci sarà l'Eurogruppo a Bruxelles, dove il premier presenzierà in qualità di ministro dell'Economia. Poi, il 30, è in programma il vertice Ue straordinario dedicato allo sviluppo.
Il capo dello Stato: vedremo proposte italiane al Consiglio Ue
Napolitano si dice certo che il professore riuscirà a convincere i partner europei della bontà del percorso approntato per il rilancio dell'economia, ma anche a fornire un contributo cruciale per rimettere in carreggiata il destino della moneta unica. «Mi pare che questo sia il senso delle dichiarazioni che il presidente Monti ha fatto - ha aggiunto Napolitano - poi vedremo quali sono esattamente le proposte del governo italiano al tavolo delle discussioni preparatorie del Consiglio europeo di fine gennaio».
Il Colle: sulle riforme c'è meno rassegnazione e più apertura
Il capo dello Stato ha quindi ricordato che Monti non compirà un solo tour europeo. «Ci sono varie puntate - ha detto - andrà a Parigi, poi tornerà a Roma per poi recarsi a Berlino». Da qui a fine mese, infatti, il professore sarà atteso da un calendario assai stringente di incontri: si parte venerdì in terra francese dove è in programma un doppio confronto con il premier Francois Fillon e il presidente Nicolas Sarkozy. Quanto ai possibili sviluppi interni Napolitano ha osservato che «rispetto a una fase precedente c'è meno rassegnazione all'impossibilitá di concrete riforme. C'è più apertura e ci sono contatti in corso - ha aggiunto Napolitano - che spero approdino a risultati in materia soprattutto di riforme istituzionali, regolamentari e anche qualcuna con implicazioni costituzionali».
 5 gennaio 2012

Grecia: Ue, tranche aiuti Troika posticipata di 3 mesi
Il calendario secondo il quale la Grecia riceverà i pagamenti nel quadro del primo piano di aiuti da 110 miliardi di euro è stato posticipato di tre mesi e dunque Atene otterrà la prossima tranche a marzo, se il Paese attuerà gli impegni presi. Lo ha dichiarato Olivier Bailly, portavoce della Commissione europea.
Atene avrebbe dovuto ricevere la prima tranche da 5 mld euro a dicembre ma, a causa di un ritardo di tre mesi nell'erogazione del pagamento di settembre, il denaro verrà ora pagato a marzo 2012, se la Grecia rispetterà il programma. Ulteriori 10 miliardi di euro sono destinati a giugno.
L'erogazione della tranche di settembre è stata ritardata a causa della crisi politica in Grecia, che ha portato alla caduta del Governo guidato da George Papandreou. Finora la Troika, formata da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale, ha pagato 73 miliardi di euro dei 110 miliardi di euro totali del piano di aiuti concordato a maggio 2010.
In questo momento Atene ha diversi rimborsi da dover effettuare a marzo, nonostante l'ammontare dovuto potrebbe diminuire nel caso in cui il Paese riuscisse a raggiungere un accordo con i creditori privati sull'haircut al 50% dei titoli di Stato ellenici nei portafogli.
Tuttavia, alla fine la Grecia potrebbe ricevere piú di 5 miliardi di euro dalla Troika. Infatti, il Fmi e l'Unione europea hanno fatto sapere che sono pronti a firmare un nuovo piano di aiuti per 109 mld euro di prestiti ufficiali al Governo di Atene. Bailly ha spiegato che la Commissione "spera" che il nuovo piano sia pronto entro marzo. Tuttavia, ha concluso il portavoce, è "prematuro" valutare ora se la Troika presterá a marzo alla Grecia una cifra sufficiente a coprire i rimborsi dovuti dal Paese.

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