domenica 12 febbraio 2012

News_a.m._12.2.12. Grecia ground zero. - V.D.R.: Privatizzazioni greche addio, o quasi. Il mega incasso previsto dalle privatizzazioni che nella prima bozza del provvedimento dell'austerity prevedevano ottimisticamente di far la parte del leone e raccogliere ben 50 miliardi di euro entro il 2015 è stato drasticamente ridotto ad appena 15 miliardi, di cui 4,5 miliardi da operazioni di cessioni da realizzare entro il 2012, inclusi 1,5 miliardi già incassati (tra cui il 10% di Hellenic Telekom Ote a Deutsche Telekom per 400 milioni di euro).

Grecia, Papademos parla al Paese «Siamo giunti al punto zero»
Grecia, Parlamento vota piano austerity
Grecia, austerity in ospedale "Portate gli aghi da casa"
Grecia. Brusca frenata sulle privatizzazioni



Grecia, Papademos parla al Paese «Siamo giunti al punto zero»
Sindacati in subbuglio per i 15mila licenziamenti tra gli statali
MILANO - «Siamo giunti al Punto Zero. Queste misure ci evitano il fallimento incontrollato, che porterebbe il paese alla catastrofe, al caos economico, all'esplosione sociale», ha affermato il premier greco Loukas Papademos parlando in tv alla vigilia di un voto cruciale sulle misure di austerità in cambio di aiuti internazionali. Le misure previste nell'accordo con la troika, ha affermato il premier con tono a tratti drammatico, «garantiscono il futuro del nostro Paese nell'euro. Fino al 2009 in Grecia c'era un modello economico sbagliato. Si tratta di cose che dovevano essere fatte diverso tempo fa». Papademos ha illustrato nel dettaglio cosa vorrebbe dire la catastrofe, in mancanza del varo delle nuove misure: «Non avremmo potuto più importare generi di prima necessità, o pagare per il funzionamento di ospedali e scuole, pensioni e medicine». Chiedendo il voto dei parlamentari dei due maggiori partiti, Nuova Democrazia e Pasok, il primo ministro ha esortato i greci a reagire: «Il patriottismo non è abbandonare la battaglia, ma difendere la nostra posizione in Europa e nell'euro, prendendo tutti insieme decisioni importanti».
SACRIFICI PER IL FUTURO - «Sappiamo che questo programma impone sacrifici dolorosi ai greci, ma un default potrebbe condannare la Grecia verso un'avventura senza controllo». E ancora: «Questo programma ci garantirà condizioni di sicurezza e fiducia e restituirà competitività alla nostra economia», ha detto Papademos. «Il nostro Paese tornerà a crescere, probabilmente nella seconda metà del prossimo anno». «L'accordo per le nuove misure ha il sostegno dei due principali partiti e garantisce il futuro del nostro Paese nell'Eurozona», ha aggiunto Papademos.
LA CHIAMATA A RACCOLTA - «Vi chiedo di mettervi in fila e votare per questo accordo difficile e doloroso che aiuterà il Paese a stare in piedi. Chiunque ha un problema di coscienza si può dimettere», dice invece il leader socialista, ed ex premier, greco George Papandreou ai membri del suo gruppo parlamentare, per invitarli a votare a favore del nuovo pacchetto di misure di austerità. Anche il conservatore Antonis Samaras ha avanzato un appello simile ai membri del suo partito. Nonostante le richieste, almeno quattro deputati per ognuno dei due partiti hanno già annunciato che voteranno contro, mentre altri due deputati socialisti, entrambi ex ministri, hanno fatto capire che potrebbero farlo. Nessuno ha però minacciato le proprie dimissioni. Insieme, socialisti e conservatori hanno 236 deputati su 300. A rincarare la dose il ministro delle finanze greco Evangelos Venizelos: «La battaglia è ora. La guerra è ora. Se vacilliamo, niente rimarrà in piedi. Il vero dilemma è tra misure dolorose e misure distruttive». Lo ha detto rivolgendosi ai deputati socialisti per sottolineare l'importanza di votare a favore delle dure misure di austerità approvate per ottenere il prestito di salvataggio da 130 miliardi di euro.

Grecia, Parlamento vota piano austerity
Attesa una nuova giornata di protesta. Riunione dell'Eurogruppo
12 febbraio, 06:31
(ANSA) - ROMA, 12 FEB - Sarà un'altra giornata rovente quella di oggi ad Atene, dove prima del voto di stasera in Parlamento al piano anticrisi, i manifestanti torneranno in migliaia a protestare contro i duri tagli chiesti dall'Ue. Ieri, oltre agli scontri di piazza, la Grecia è stata anche paralizzata dal secondo giorno di sciopero generale. A Bruxelles riunione oggi dell'Eurogruppo su Atene.

Grecia, austerity in ospedale "Portate gli aghi da casa"
Dopo i tagli, forniture sanitarie col contagocce: così i pazienti si arrangiano
 TONIA MASTROBUONI inviata ad atene
Atene si è svegliata ieri sotto un cielo plumbeo e una gigantesca scritta srotolata ai piedi del Partenone contro la «dittatura dei monopolisti dell’Unione europea», firmata da comunisti del Kke. Un’azione dimostrativa che sarebbe piaciuta all’eroe dell’era dei colonnelli, l’irriducibile Alexandros Panagulis, che nei racconti che ne fece Oriana Fallaci sognava ancora di minacciare di far saltare l’Acropoli quando era già deputato. Ma il tema della presunta dittatura, l’improprio paragone con il sanguinario regime militare che finì quasi 40 anni fa torna spesso nei manifesti di queste settimane, negli slogan che vengono gridati nelle piazze del centro che si sono riempite anche ieri di sindacalisti, studenti e lavoratori in guerra contro il nuovo, ennesimo piano di austerità del governo.
A sfilare con loro c’è spesso Elias Sioras, un signore con la barba bianca, due grandi occhi azzurri e la voce pacata, che è anche uno dei volti più noti della crisi greca. Sioras è un famoso cardiologo iscritto al sindacato più vicino ai comunisti, il Pame, ma è soprattutto il presidente dell’organizzazione dei lavoratori del più grande ospedale di Atene, Evangelismos. Il medico è spesso ospite della televisione greca nei programmi di approfondimento sulla recessione. Uno dei settori più colpiti dai tagli, infatti, è quello della sanità. «Con conseguenze devastanti sulla salute dei cittadini», sostiene il medico. Il pubblico al verde Sioras ci ha accolto nel suo piccolo ufficio al quarto piano dell’ospedale Evangelismos. La prima domanda è su una voce che circola con insistenza da mesi. Gli chiediamo se è vero che mancano i medicinali e gli altri prodotti essenziali negli ospedali, a causa della crisi. Non più tardi di qualche settimana fa a Salonicco sono state addirittura le aziende sanitarie locali a lanciare l’allarme, a diffondere un comunicato in cui Le voci dal Paese in bilico si denunciava la carenza di reagenti per le analisi, di siringhe e l’urgenza di sostituire alcuni macchinari.
Il problema, scandisce Sioras, «è quando la priorità non è più la salute del cittadino, ma far quadrare il bilancio. Certo, è vero, persino in un grande ospedale di una grande capitale come questo dove lavoro io, la gente è costretta ogni tanto a portarsi la carta igienica, o gli aghi, o l’acqua da casa. Solo per fare un esempio che risale a ieri, abbiamo dovuto aspettare giorni per sostituire il toner per le stampanti. E non potevamo stampare i risultati delle analisi cliniche». La lobby dei privati Il nuovo memorandum che passerà oggi pomeriggio all’esame del Parlamento prevede un nuovo taglio alle spese sanitarie di 1,1 miliardi. E quella per i farmaci sarà ridotta dall’1,9 all’1,5 per cento del Pil. Sioras fa un sorriso amaro e qualche conto sulle punte delle dita, «prima della crisi la Grecia spendeva 25 miliardi di euro per la sanità, metà privata e metà pubblica. Adesso hanno decurtato 5,5 miliardi sui 12,5 destinati a quella pubblica. In più hanno precarizzato il lavoro e non fanno più concorsi. E su 1.300 farmaci che prima erano gratis, hanno introdotto un ticket». Come se non bastasse, Sioras denuncia un trattamento di favore per le strutture private. Sostiene che «per incoraggiare la trasformazione delle strutture pubbliche in strutture autonome e convenzionate, insomma per spingere alla privatizzazione lo Stato regala il 20 per cento su ogni rimborso a queste strutture. Per legge». Il risultato di questo combinato disposto di novità anche introdotte dall’accetta del risanamento «è che il pronto soccorso è sempre pieno di gente che non ha più i soldi per andare dai medici privati e che spera così anche di aggirare il ticket e le lunghe file per gli esami».
La ressa in attesa Effettivamente la calca al pronto soccorso, quando siamo entrati, era impressionante: «ormai è tipico, tutti i giorni è così: si immagini se ci dovesse mai essere un’emergenza in città – sarebbe la catastrofe!». La categoria dei medici è anche una delle più colpite dai tagli agli stipendi introdotti da due anni per i dipendenti pubblici: dopo una prima sforbiciata del 25 per cento si arriverà presto al 35, sostiene il cardiologo. E anche gli infermieri prendono già un quarto dello stipendio in meno in busta paga. Un altro, drammatico capitolo è quello dei farmaci. Gira voce che qualche collega stia facendo una sorta di disobbedienza civile perché l’austerity costringe le strutture pubbliche e i medici anche a comprare e a prescrivere medicinali scadenti. Sioras annuisce lentamente. «Non so se c’è qualcuno che sta facendo questo, onestamente, e non posso commentarlo. Ma so che siamo obbligati sia a usare qui in ospedale, sia a prescrivere ai pazienti che dimettiamo e che sono coperti dall’assistenza pubblica farmaci non buoni o generici di dubbia provenienza. Una tendenza molto preoccupante».

Grecia. Brusca frenata sulle privatizzazioni
V.D.R.
Privatizzazioni greche addio, o quasi. Il mega incasso previsto dalle privatizzazioni che nella prima bozza del provvedimento dell'austerity prevedevano ottimisticamente di far la parte del leone e raccogliere ben 50 miliardi di euro entro il 2015 è stato drasticamente ridotto ad appena 15 miliardi, di cui 4,5 miliardi da operazioni di cessioni da realizzare entro il 2012, inclusi 1,5 miliardi già incassati (tra cui il 10% di Hellenic Telekom Ote a Deutsche Telekom per 400 milioni di euro).
 La troika, composta da funzionari Ue, Fmi e Bce, ha fatto ammenda e visti i tempi magri del mercato dove non fioccano certo le richieste di acquisto e viste le feroci resistenze dei sindacati interni e dei dipendenti delle società pubbliche da vendere, ha deciso che 15 miliardi entro il 2015 fosse un traguardo più che accettabile.
 Così il Governo Papdemos ora punta a vendere le proprie quote possedute in sei società con l'obiettivo di incassare 4,5 miliardi di euro entro fine anno e 15 entro il 2015.
 Le prime società in rampa di lancio sarebbero, sempre secondo la bozza proposta venerdì al Consiglio dei ministri, la Hellenic Petroleum, l'acquedotto di Atene, quello di Salonicco; le due società del gas Depa e Desfa e la società autostradale Egnatia Odos (nel secondo semestre dell'anno).
 Il resto è sempre in vendita, come le lotterie elleniche Opap, ma con meno urgenza della precedente agenda, che in verità assomigliava più a a programma a marce forzate che a un vero piano di dismissioni e valorizzazione del patrimonio greco.
 Ma perché sono così importanti le privatizzazioni greche? Per due motivi: il primo riguarda le entrate che languono a causa della recessione dell'economia e quindi le vendite di beni pubblici sono ossigeno per le casse dello Stato; la seconda è che il piano di austerità predisposto dal Governo Papademos non prevede, per le resistenze dei partiti politici greci, l'adozione di nuovi tagli per 325 milioni di euro nel 2012.
 Un problema apparentemente insignificante ma che rischia invece di diventare una nuova valanga nei conti pubblici greci che già oggi viaggia a quota 360 miliardi di euro di debito pubblico. Non caso parlando ai deputati tedeschi del suo partito in un incontro a Berlino tenutosi venerdì a porte chiuse e poi rivelato dalla stampa, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha spiegato che secondo le ultime stime il nuovo programma di rientro greco permetterebbe di ridurre entro il 2020 il debito pubblico dal 160 al 136% del Pil (anziché al 120%), quota ritenuta «sostenibile» dal Fmi. Ecco perché le privatizzazioni sono importanti, senza contare che darebbero nuova spinta e dinamismo in un'economia asfittica e caratterizzata da bassa competivività.
 L'apertura dell'economia greca agli investimenti internazionali potrà avvenire solo se il Paese dimostrerà di aver capito che la stagione del credito facile e dell'economia trainata solo dai consumi drogati dai finanaziamenti a basso costo è finita davvero. Ora si tratta di trovare prodotti o servizi su cui eccellere, così da ridurre il deficit delle partite correnti. I noli marittimi e il turismo, seppure importanti, non possono bastare a garantire il futuro stabile di un Paese dell'Eurozona.
 A luglio scorso la commissione per le Privatizzazioni ha approvato la nomina dei professori Ioannis Koukiadis e Constantinos Mitropoulos rispettivamente alle cariche di presidente e Consigliere delegato dell'Ufficio per la Valorizzazione della proprietà dello Stato, l'agenzia creata con il compito di promuovere l'attuazione del piano delle privatizzazioni. Ora tocca a loro.

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