venerdì 11 maggio 2012

am_11.5.12/ Ti senti più minacciato dalla camorra o da Equitalia? E perché?. Il 57% ha risposto Equitalia, forse la spiegazione sta nell’ idea che anche i bambini si stanno facendo all’ interno delle proprie famiglie dello Stato e delle sue ramificazioni come le agenzie di riscossione. Lo Stato viene subito come qualcosa di ingiusto, che ti priva di qualcosa di tuo all'improvviso.---Se mettiamo insieme disoccupati, inoccupati, sottoccupati e sospesi arriviamo a 5-6- forse 7 milioni di persone. E' quanto ha detto il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera parlando del disagio sociale e diffuso legato alla mancanza di lavoro. Se moltiplichiamo per i loro familiari arriviamo alla metà della nostra società.---In Italia i lavoratori parasubordinati sono 1 milione 422 mila: il 46,9%, pari a 676 mila unita', sono collaboratori a progetto (co.co.pro.) e hanno un reddito medio di 9.855 euro l'anno.

Esattore peggio del boss. Per gli studenti Equitalia fa più paura della camorra
Passera, disagio sociale ampio a rischio la tenuta del Paese
CoCoPro: un esercito di 676mila persone con meno di 10mila euro
Crisi: Grilli, dobbiamo ridurre settore pubblico
Ocse: bene il superindice a marzo, ma non in Italia
Grecia, produzione marzo -8,5%
Crisi: Grecia, disoccupazione tocca nuovo record al 21.7%
Spagna: vendite alloggi -22% a marzo, nessun segnale ripresa
Produzione industriale serba in calo del 5,9 per cento
Treviso, padania. Tasse e burocrazia a Nordest, le aziende tentate dalla Carinzia

Esattore peggio del boss. Per gli studenti Equitalia fa più paura della camorra
Il 57% teme più la società della malavita. Per il 16% la criminalità potrebbe risolvere la crisi economica, il 24% si rivolgerebbe ai clan per chiedere un favore
NAPOLI - Cosa succede quando un uomo con la pistola incontra uno con una cartella esattoriale? Quello con la pistola ha la peggio o almeno è questo che emerge dai dati del nuovo questionario anticamorra, diffuso in 14 scuole medie di Napoli e provincia e a cui hanno risposto oltre 2000 ragazzi tra i 12 ed i 14 anni.
CHI TI FA PAURA?- Grande stupore nel vedere le risposte alla domanda «Ti senti più minacciato dalla camorra o da Equitalia? E perché?». Il 57% ha risposto Equitalia, forse la spiegazione sta nell’ idea che anche i bambini si stanno facendo all’ interno delle proprie famiglie dello Stato e delle sue ramificazioni come le agenzie di riscossione. Lo Stato viene subito come qualcosa di ingiusto, che ti priva di qualcosa di tuo all'improvviso. «Il 18% degli studenti - spiega Simone Scarpati, neo presidente dell' associazione studenti napoletani contro la camorra - ha dichiarato di essere stato aggredito o derubato. Poco meno della metà degli studenti ha cercato di reagire alla violenza e ha denunciato tutto alle forze dell’ordine. Forze dell' ordine che nell' 80% dei casi denunciati purtroppo non sono riuscite a garantire giustizia alle piccole vittime. Questo spiega la bassa fiducia che i giovanissimi napoletani hanno nei confronti delle istiuzioni e delle forze dell' ordine come emerge dalle risposte».
MEGLIO DELL'AUSTERITY - Il 16% ha risposto che la camorra potrebbe garantire ricchezza e potere e potrebbe risolvere la crisi economica, dare lavoro e creare sviluppo. «Praticamente - racconta il responsabile di Oblò Massimo Pelliccia - tutti gli alunni delle scuole medie intervistati hanno dichiarato di conoscere la camorra. Conoscono più la camorra di ogni altro fenomeno sociale campano o nazionale. Non partecipano alle iniziative anticamorra anche se conoscono i nomi di molte vittime primo fra tutti quello del giornalista Giancarlo Siani. Il 15% del campione ha dichiarato che la camorra è identificabile addirittura come fenomeno positivo. L’ 8% degli studenti associa la figura dell’uomo d’onore e dell’eroe a quella del malavitoso». Il 24% dei giovani coinvolti ha riferito che si rivolgerebbe a un malavitoso, qualora ne conoscesse uno, per ottenere un favore e il 55% non esiterebbe a farsi raccomandare .Il 10% degli studenti intervistati ha dichiarato di aver apprezzato la canzone «'O Capoclan» che inneggia allo stile di vita camorrista.Infondo al tunnel, però, si vede sempre la luce e almeno il 44% degli studenti ha dichiarato che la camorra può essere sconfitta, o almeno lo spera.

Passera, disagio sociale ampio a rischio la tenuta del Paese
Ministro a Ue: 'La smetta di parlare di crescita' Rete Impresa: Imu e Iva vero percorso di guerra
10 maggio, 13:32
ROMA -"Il disagio sociale e diffuso legato alla mancanza di lavoro in Italia è più ampio di quello che le statistiche dicono. E' a rischio la tenuta economica e sociale del Paese". Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera parlando all'assemblea di Rete Imprese Italia
DISAGIO RIGUARDA FINO 7 MILIONI DI PERSONE  -"Se mettiamo insieme disoccupati, inoccupati, sottoccupati e sospesi arriviamo a 5-6- forse 7 milioni di persone". E' quanto ha detto il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera parlando del disagio sociale e diffuso legato alla mancanza di lavoro. "Se moltiplichiamo per i loro familiari arriviamo alla metà della nostra società. Non sono soltanto a rischio i consumi e gli investimenti ma anche tenuta economica e sociale del Paese" , ha spiegato poi il ministro
PASSERA, UE SMETTA DI PARLARE DI CRESCITA, LA FACCIA  - ROMA, 10 MAG - "L'Europa non ha saputo garantire se stessa. Deve tutelare i suoi segmenti più deboli . Deve smettere di parlare di crescita, ma farla, con l'intelligenza di saper distinguere gli investimenti che creano sviluppo". Così il ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, all'assemblea di Retre imprese Italia

CoCoPro: un esercito di 676mila persone con meno di 10mila euro
(AGI) - Roma, 10 mag. - In Italia i lavoratori parasubordinati sono 1 milione 422 mila: il 46,9%, pari a 676 mila unita', sono collaboratori a progetto (co.co.pro.) e hanno un reddito medio di 9.855 euro l'anno. Lo rileva l'Isfol sulla base dei primi risultati (2010) di un progetto di ricerca sul lavoro parasubordinato basato su dati di fonte Inps. Il 35,1% dei co.co.pro. ha un'eta' inferiore ai trent'anni e il 28,7% tra i 30 e i 39 anni. L'84,2% dei co.co.pro. e' caratterizzato da un regime contributivo esclusivo e non ha quindi un'altra occupazione: si tratta di 569 mila lavoratori, il cui reddito medio scende a 8.500 euro.
 Il secondo aggregato di parasubordinati per consistenza numerica comprende quasi 500 mila contribuenti alla gestione Inps, composto da amministratori e sindaci di societa', con eta' media sensibilmente piu' elevata rispetto ai co.co.pro e con un reddito medio significativamente superiore, pari a oltre 31.000 euro annui. Va infine aggiunto un ulteriore gruppo di contribuenti meno omogeneo (collaborazioni occasionali, dottorati di ricerca, borse di studio, collaborazioni presso la P.A., ecc.), composto da 270 mila lavoratori, con un reddito medio annuo pari a poco piu' di 11.000 euro.
Nel periodo 2005-2010 il numero dei parasubordinati ha subito un andamento leggermente ciclico. Negli anni di crescita economica, 2006 e 2007, si sono raggiunti i valori massimi mentre si e' registrata una lieve diminuzione nel biennio 2009-10.
   Complessivamente gli uomini rappresentano circa il 58% del totale, con un reddito medio quasi doppio rispetto a quello delle donne. La variazione media annua del reddito nel periodo 2005-2010 e' pari a +3,4%. Per quel che riguarda specificatamente i co.co.pro tale valore si ferma a +2,3%. Alcuni indicatori ricavati dall'indagine Isfol-Plus consentono di verificare il grado di subordinazione al quale e' sottoposta la prestazione lavorativa resa dai parasubordinati.
L'Istituto evidenzia che oltre il 70% dei collaboratori e' tenuto a garantire la presenza presso la sede di lavoro, il 67% ha concordato un orario giornaliero con il datore di lavoro e il 71% utilizza nello svolgimento della prestazione mezzi e strumenti del datore di lavoro. Inoltre, piu' del 70% dei collaboratori dichiara che la forma di contratto non deriva da una sua scelta ma da una richiesta del datore di lavoro. Tali dati segnalano la concreta possibilita' che questi contratti nascondano in realta' forme di lavoro in qualche misura subordinato.

Crisi: Grilli, dobbiamo ridurre settore pubblico
10 Maggio 2012 - 13:30
 (ASCA) - Roma, 10 mag - Il settore pubblico deve essere ridotto. Lo ha detto il vice ministro all'Economia, Vittorio Grilli, intervenendo all'Assemblea generale di unindustria.
 ''Il debito pubblico e' ancora grande - ha detto Grilli -.
La sfida di finanza pubblica non e' ancora stata vinta.
Dobbiamo ridurre il settore pubblico''.
 In particolare, ha spiegato Grilli, ''abbiamo bisogno di un risultato non solo quantitivo, ma qualitativo, ovvero un settore pubblico piu' piccolo e piu' efficiente''.
 ''Dobbiamo essere consapevoli - ha poi detto il vice ministro - che si puo' avere una maggiore efficienza del sistema, dando servizi di maggior qualita'. Bisogna evitare di dire che: 'si taglia la spesa e quindi tagliamo i servizi ai cittadini'''.
sen/

Ocse: bene il superindice a marzo, ma non in Italia
ID doc: 75077 Data: 10.05.2012 (aggiornato il: 10.mag.2012)
Lieve miglioramento il superindice per i Paesi dell'area Ocse nel marzo scorso, mentre l'Italia conferma una situazione economica stagnante, al pari della Francia. Nel mese considerato, il principale indicatore con cui l'Ocse misura l'andamento dell'economia si attesta a quota 100,5 contro 100,4 di febbraio per l'intera area (+0,1% sul mese, -0,5% tendenziale). In Italia il superindice segna invece una variazione negativa di -0,2% congiunturale e -2,4% tendenziale.

Grecia, produzione marzo -8,5%
Continua a contrarsi il settore industriale in Grecia e parallelamente cresce il numero dei senza lavoro, in un paese gravato da misure di austerità tra cui maggiori imposte indirette e tagli salariali del settore pubblico e delle pensioni. La produzione industriale greca in marzo ha registrato una contrazione dell'8,5% dopo il -8,3% di febbraio, secono l'ufficio statistico statale.
Il tasso di disoccupazione in febbario ha raggiunto un nuovo massimo storico di 21,7% dopo un 21,3% rivisto di gennaio, circa il doppio risptto alla media dei 17 paesi della zona euro europea che a febbario era a 10,8%. Gli analisti si attendono che la Grecia registrerà per l'intero 2012 il quarto annoconsecutivo di recessione dopo un quasi -7% del 2011. La banca centrale europea ha stimato per il 2012 una contrazione di circa il 5%

Crisi: Grecia, disoccupazione tocca nuovo record al 21.7%
10 maggio, 12:44
(ANSAmed) - ATENE, 10 MAG - Il tasso di disoccupazione in Grecia ha toccato un nuovo record, arrivando al 21.7% nel mese di febbraio scorso dopo che a gennaio aveva segnato il 21.3%. Lo riferisce il sito internet del quotidiano Kathimerini citando dati forniti oggi dall'Istituto ellenico di statistica Elstat.
Dal dato si evince che a tutt'oggi in Grecia vi sono quasi 1.1 milioni di persone senza lavoro, cioe' in pratica uno ogni cinque greci e' disoccupato. Tra i giovani di eta' fra i 15 e i 24 anni il tasso di disoccupazione ha toccato invece il 54% ovvero piu' di un giovane sue due e' senza lavoro. Il tasso di disoccupaziome, rileva Elstat, e' piu' elevato nei grandi centri ed in particolare nella capitale Atene. (ANSAmed).

Spagna: vendite alloggi -22% a marzo, nessun segnale ripresa
10 maggio, 12:17
(ANSAmed) - MADRID, 10 MAG - Nessun segnale di ripresa del mercato immobiliare in Spagna, che a marzo ha registrato un ulteriore crollo del 22,7% delle operazioni di compravendita di alloggi su base annua, secondo i dati diffusi oggi dall'Istituto nazionale di Statistica. Le vendite di case crollano per il tredicesimo mese consecutivo, anche se a marzo il decremento e' stato inferiore a quello registrato a febbraio, che era stato del 31,8% rispetto allo stesso mese del 2011. Complessivamente a marzo sono state realizzate 25.464 operazioni di compravendita. (ANSAmed).

Produzione industriale serba in calo del 5,9 per cento
Il primo trimestre del 2012 ha visto in Serbia un calo della produzione industriale pari al 5,9 per cento su base annua, secondo i calcoli dell’Istituto Economico di Belgrado. La produzione a marzo è stata 1,5 volte inferiore rispetto a quella di gennaio, e secondo gli esperti dell’istituto “una tale diminuzione non può essere spiegata con la flessione di febbraio”, quando tutto il comparto industriale è stato costretto a una battuta d’arresto a causa dell’eccezionale ondata di maltempo. Il direttore dell’istituto, Vladimir Vuckovic, ha sottolineato in una nota dell’istituto che “il problema va ricercato in motivazioni più profonde e di più lunga durata”.

Treviso, padania. Tasse e burocrazia a Nordest, le aziende tentate dalla Carinzia
Un incontro promozionale nel Trevigiano si trasforma in una espressione del malessere di chi produce. Quasi 400 gli imprenditori interessati dalle proposte austriache che invogliano chi desidera investire
tasse
 di Alessandra Carini
 TREVISO. Doveva essere un appuntamento come i tanti che periodicamente gli esponenti dell’Austria e della Carinzia organizzano per pubblicizzare il loro territorio alle imprese italiane e invogliarle a investire. Si è trasformato in una sorta di manifestazione del malessere imprenditoriale nordestino e della voglia di molte aziende di uscire da questo territorio per investire e cercare soluzioni alla crisi. Quasi 400 imprenditori, prevalentemente del Nordest, ma non solo, hanno risposto, in maniera massiccia, alla chiamata delle autorità austriache e soprattutto della regione di confine, la Carinzia, per spostare lì le loro iniziative.
 Una partecipazione che neanche gli organizzatori, pur teutonicamente pronti, si aspettavano: in fretta e furia, nelle stanze di villa Braida, nel Trevigiano, si è allestita un’altra sala in collegata in video, per dare a tutti la possibilità di ascoltare e fare domande. Due uomini, gilet fosforescenti, sono stati messi a guardia delle auto in un parcheggio pieno come se si trattasse di una partita di calcio. «E a molti imprenditori abbiamo dovuto dire di no», dicono gli organizzatori. Ai lati dei viali, lungo i quali si srotola una guida rossa, si agitano al vento degli stendardi rossi con su scritto “Made in Kartnen”, prodotto in Carinzia.
 Nel giardino all’italiana della villa ottocentesca in stile palladiano è offerto Prosecco assieme al succo di mele frizzante. Sui tavoli campeggiano i fazzoletti pubblicitari della Bank of Austria, di proprietà Unicredit. Ma il paradiso, per molti degli imprenditori, potrebbe essere a due ore e mezzo da qui, almeno a quanto illustrano doviziosamente una schiera di assessori e rappresentanti istituzionali della Carinzia e dell’Austria, suonando, tra gli applausi, corde molto care a chi gestisce un’attività imprenditoriale. Burocrazia zero o quasi: sette giorni per una concessione edilizia, 80 massimo per un impianto industriale, immobili disponibili per l’attività commerciale a partire da 25 euro a metro quadro. Fisco clemente con gli utili e anche sui salari dei dipendenti, nessuna Irap nel conto delle tasse. Flessibilità totale o quasi per il lavoro: entro due anni possibilità di licenziare con un mero preavviso di sei settimane. E poi finanziamenti a chi decide di investire: fino al 25% dei costi, cui si aggiunge un premio del 10% di sgravio sugli importi investiti in ricerca e sviluppo.
 Il tutto assistito da una serie di consulenti che offrono servizi per aiutare a sciogliere tutte le difficoltà per impiantare un’attività imprenditoriale. Certo non sarà tutto ora quel che luccica, visto che negli ultimi dieci anni in Carinzia ci sono stati 80 investimenti italiani (10 veneti) con un totale di 800 posti di lavoro (di cui 80 della Danieli di Udine). Ma negli ultimi anni - dicono i rappresentanti della Carinzia - è stato un crescendo di domande di chiarimento e di informazione e anche di proposte di spostare la sede legale. Ed è comunque oggi abbastanza da spingere un popolo di imprenditori, che dicono essere stremati dalla crisi, inseguiti da un fisco instabile e (per chi paga) tirannico, da una burocrazia implacabile, tormentati da banche avare e da un mercato interno ormai poverissimo, per andare a vedere il gioco.
 C’è l’imprenditore di Treviso che produce isolanti per l’edilizia: «Sono qui per sapere che cosa offrono, ma certo in Italia, oggi, non farei mai un investimento». C’è il commercialista di Vicenza, Lorenzo Padovani: «Vengo a vedere per conto di molte aziende piccole e medie che assisto e che voglio spingere ad investire». C’è chi è deluso da tutto: «Con l’Italia ho chiuso, non solo con l’economia ma anche con la politica che fa schifo, tutta». Ma c’è chi viene da più lontano, da Lugo di Romagna.
 E’un imprenditore che produce apparecchi medicali: «Mi ha avvisato un mio amico di Verona. Sono qui in avanscoperta anche per conto di altri, per ora è solo per conoscere. Noi siamo lontani dall’Austria, non così vicini come il Nordest, e comunque non chiuderei mai in Italia». In realtà, molti hanno scelto la Carinzia e l’Austria per avere una testa di ponte nei mercati tedeschi e dell’Est, come ha fatto la Montanaro, che ha preso uno stabilimento della Fiamm, o la Danieli di Udine. O per avere credito dalle banche e dalle istituzioni: come dice la rappresentante di un’altra industria medicale, la Healthcare.

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