lunedì 21 maggio 2012

am_21.5.12/ Preliminari in Balcania. – Luigi Cappugi: Sino ad oggi, la spesa pubblica in Italia non è mai diminuita, è sempre aumentata: è da questo dato di fatto che bisogna partire! Ecco perché è così difficile «fare i conti» dentro lo Stato: perché si vedrebbe chi prende i soldi, si vedrebbe che continua a prenderli, si vedrebbe perché continua a prenderli, e se dopo decenni tutti pensano che sono gli altri che debbono smetterla di incassare soldi pubblici, l’unica soluzione nel breve periodo è aumentare le tasse.

L'UNIONE SARDA - Economia: Un osservatorio sulla crisi
Il pensiero unico tedesco visto da chi vive sulla Luna
La Serbia volta pagina, vince conservatore Nikolic
Presidente della Republika srpska: ‘quello della Bosnia è un esperimento fallito’
Il Presidente sloveno attacca la Croazia

L'UNIONE SARDA - Economia: Un osservatorio sulla crisi
21.05.2012
SASSARI. Un quarto delle aziende sarde ora resta fuori dal circuito del credito Politica ed Equitalia, parte l'assistenza gratuita per i cittadini Un quarto delle aziende sarde vivono in uno stato di profonda crisi, fuori dal circuito del credito che blocca le attività. Tanta rabbia, nervosismo ed esasperazione hanno colorito la mattinata di riflessione, organizzata a Sassari dall'Osservatorio Sardegna, associazione neo costituita. Le parole "politica ed Equitalia", temi centrali della discussione, hanno fatto innalzare i toni tra relatori e pubblico, in un convegno organizzato per discutere tante problematiche in maniera condivisa. Succede, soprattutto, durante gli interventi di Andrea Prato, ex assessore regionale all'Agricoltura e Paolo Maninchedda, consigliere e presidente della prima commissione. «Confrontiamoci - ha detto Prato, ormai fuori dal governo regionale - perché le responsabilità di questa situazione non sono solo politiche, ma di un sistema sbagliato». Risposte dal pubblico, intollerante a ragionamenti di questo tipo: «Staremo più attenti alle prossime elezioni - ha spiegato - trovando però, in questa sede, una nuova forza coesa e rinnovatrice». Identica la linea dell'onorevole Maninchedda che ha articolato il suo intervento tra Italia, Sardegna, imprese e persone: «Politica e società si cambiano con le elezioni e non con le rivoluzioni - ha risposto Maninchedda all'assemblea - fondandole sulla responsabilità e sulla coesione». Equitalia è l'altro tema scottante, «mostro burocratico che annienta le aziende». E gli interventi di avvocati e commercialisti hanno spiegato i vizi di forma delle cartelle esattoriali, impugnabili: «Tanti deficit formali - ha detto il commercialista Francesco Masala - tra i quali il sistema di notifica». Applausi anche per l'intervento di Andrea Sorgentone, presidente di Adusbef: «Ove sussistano i presupposti, le aziende devono fare causa alle banche per riavere indietro i denari, versati indebitamente. La nostra associazione vi fornirà assistenza e consulenza gratuita».

Il pensiero unico tedesco visto da chi vive sulla Luna
 Domenica 20 Maggio 2012 08:55  Luigi Cappugi, professore emerito di Politica economica
Mi sembra che vi sia un tema che viene prima in termini almeno logici: che succede quando il debito continua a crescere (come da noi) e nessuno ti presta più soldi, come successo da noi a novembre (ossia sette mesi fa)? Che succede quando tutti sono «ubriachi» di spesa pubblica, nel senso che non si può apparentemente più farne a meno: ossia si spende più di quanto si incassa, che è lo stesso che dire che il debito continua a crescere? Vi sono dubbi che troppa spesa pubblica, che è il caso nostro, può essere «curata» solo alzando le tasse (nel breve periodo) e più o meno contestualmente, almeno cercando di «selezionare» le spese?
Se qualcuno pensa di «selezionare» le spese, ossia cerca di «allontanare i topi dal formaggio», tutti strillano come aquile non perché sono stati allontanati dal formaggio, cosa che non è ancora avvenuta, ma perché temono di esserlo. Sino ad oggi, la spesa pubblica in Italia non è mai diminuita, è sempre aumentata: è da questo dato di fatto che bisogna partire! Ecco perché è così difficile «fare i conti» dentro lo Stato: perché si vedrebbe chi prende i soldi, si vedrebbe che continua a prenderli, si vedrebbe perché continua a prenderli, e se dopo decenni tutti pensano che sono gli altri che debbono smetterla di incassare soldi pubblici, l’unica soluzione nel breve periodo è aumentare le tasse.
 Sostenere che il governo Monti è il governo delle banche è una balla. Le responsabilità delle banche, che ci sono, sono così ben distribuite nel mondo che è molto difficile separarle dalle responsabilità dei governi, degli elettori che li hanno votati (ossia anche noi), degli squilibri di crescita, delle varie bolle che hanno alimentato le bolle, del mercato del lavoro raccontato dai sindacati (che vivono di soldi pubblici) che protegge chi è dentro e se ne frega di chi è fuori (come è logico che sia, perché quelli fuori non sono sindacalizzati), etc. etc.
 Supponiamo per un attimo di essere sulla Luna, ove come tutti sanno non ci sono né mercati né Bce né banche: il signor Brambilla di turno che programma di governo ha? Vendere Bot ai marziani? Stampare moneta come si faceva con Hitler, Stalin, Fidel Castro, etc., ossia uscire dall’euro e tornare alla dracma oppure alla lira con i tassi di interesse oltre il 20 per cento all’anno (quanto corta è la nostra memoria)? Supponiamo che Brambilla abbia il programma di Giorgio Cremaschi (padre nobile della Fiom attuale) : il programma di Cremaschi (ma sembra essere anche quello di Bossi oppure di Di Pietro, forse di Vendola (che parla benissimo, ma non si riesce mai a capire quello che dice), oppure di altri statisti tipo Rizzo oppure Storace oppure Scilipoti è di mandare a casa l’attuale governo.
 Essendo noi sulla Luna, ciò è già avvenuto, ed abbiamo Brambilla (oppure Esposito, per non avere il solito lumbard) a Palazzo Chigi, ossia supponiamo di aver già attuato il programma di Cremaschi e soci: e allora? Costui che fa? Con quale maggioranza parlamentare? Come paga pensioni e stipendi, se mancano i soldi perché lo Stato spende più di quello che incassa ? Supponiamo (siamo sulla Luna, non con i piedi sulla Terra) di aver già abolito auto blu, vitalizi, lo stipendio di tutti i parlamentari e tutti i consiglieri regionali provinciali e comunali, compreso il Trota: sorpresa, sorpresa, non basta! Qualcuno forse non ha capito bene quale è la gravità della situazione attuale.
 Nel 1922 il Re chiamò il Brambilla della situazione, il cavalier Benito Mussolini, e sappiamo come è andata. Gli storici ci raccontano che già attorno al 1928 Mussolini confidava che «governare gli italiani non è difficile : è impossibile». Sembra che De Gaulle pensasse lo stesso dei francesi. Obama non può che pensare lo stesso degli americani. Suppongo che anche la Merkel abbia la stessa opinione dei tedeschi. Attorno al 1980 vennero chiamati altri due Brambilla di turno, ossia Spadolini e Craxi, dopo e prima di tanti altri Brambilla (alcuni dei quali si chiamavano De Gasperi, Vanoni, Einaudi, etc. : nel 1964 la lira prese l'oscar delle monete, ed il debito pubblico era meno della metà del debito tedesco di oggi), e sappiamo come è andata. Poi è venuto un altro Brambilla (Berlusconi) e sappiamo come è andata.
 Nel frattempo però il debito pubblico è arrivato al 120 per cento del Pil, anche se l’80 per cento di noi vive in case di proprietà, ed abbiamo trilussianamente più di una automobile per due abitanti (bambini e centenari compresi), e noi continuiamo a raccontarci favole su soluzioni che non ci sono, al di fuori di essere tutti più seri con se stessi prima che con gli altri. La smetteremo mai di prenderci tutti per i fondelli?

La Serbia volta pagina, vince conservatore Nikolic
'Manterro' il corso europeo del Paese'. Amara sconfitta per Boris Tadic
20 maggio, 23:52
di Franco Quintano
BELGRADO - Contrariamente alle attese e a tutti i sondaggi della vigilia, in Serbia il leader conservatore e nazionalista Tomislav Nikolic ha vinto a sorpresa il ballottaggio delle presidenziali, sconfiggendo l'europeista presidente uscente Boris Tadic che credeva di avere in tasca il suo terzo mandato. Nikolic - sconfitto due volte nel 2004 e nel 2008 - si e' dichiarato vincitore, e Tadic ha ammesso la sconfitta, congratulandosi con il suo avversario.
I risultati ancora parziali diffusi dalla commissione elettorale e dal Centro di monitoraggio elettorale CeSID danno a Nikolic un vantaggio che oscilla fra uno e tre punti. La commissione elettorale ha riferito in serata che, con il 47,7% delle schede scrutinate, Nikolic e' in testa con il 50,21% dei voti, rispetto al 46,77% dei consensi andato a Tadic. Il CeSID da parte sua ha parlato di un vantaggio consolidato di almeno due punti percentuali che, ha sottolineato, difficilmente verra' colmato, anche perche' si attende il risultato del Kosovo, dove l'elettorato e' in maggioranza di tendenza conservatrice. Le tv indicano anch'esse un vantaggio di almeno due punti per Nikolic, in testa con il 48-49% rispetto al 46-47% di Tadic.
''Esiste la giustizia divina. La Serbia da stasera ha un nuovo presidente. Ho vinto grazie a tutti i cittadini della Serbia'', ha detto Nikolic, che ha sottolineato tuttavia la sua intenzione di continuare sulla strada dell'integrazione europea del paese. ''La Serbia manterra' il suo corso europeo. Questa elezione non era su chi portera' la Serbia verso la Ue ma su chi regolera' i problemi economici creati dal Partito democratico (Ds, di Tadic)'', ha aggiunto il leader conservatore parlando ai giornalisti nella sede del suo Partito del progresso serbo (Sns). Poco dopo, Boris Tadic ha ammesso la sconfitta, congratulandosi con il suo avversario. ''Mi congratulo con Tomislav Nikokic per la sua vittoria meritata. Gli auguro successo, anche se avra' di sicuro un compito molto difficile'', ha detto il presidente uscente, che ha detto di ''non essere deluso''.
''Abbiamo avuto tempi molto difficili, era logico che gran parte della responsabilita' sarebbe caduta sulle mie spalle'', ha ancora osservato Tadic con riferimento alle crescenti difficolta' economiche vissute dalla Serbia anche a causa della generale crisi globale. ''Nessuno in Europa in questi quattro anni e' rimasto al potere dopo le nuove elezioni''. Tadic ha comunque fatto appello a tutte le forze politiche a non abbandonare l'orientamento europeo della Serbia. ''Cio' sarebbe un grave errore'', ha detto. Tadic, riformatore e europeista convinto, aveva basato la sua campagna elettorale sull'accelerazione del cammino europeo della Serbia e sul miglioramento della situazione economica del paese, in primo luogo con l'attrazione di nuovi investimenti stranieri.
Lo scorso marzo Bruxelles ha concesso a Belgrado lo status di Paese candidato, premiando il corso di riforme democratiche e liberali di Tadic, ma anche la cattura degli ultimi criminali di guerra (Karadzic, Mladic e Hadzic) e l'avvio del dialogo con Pristina per una soluzione negoziata della crisi del Kosovo. Nikolic, un ex estremista nazionalista convertitosi su posizioni piu' moderate e tiepidamente favorevoli all'integrazione europea (nel 2008 usci' dal Partito radicale serbo dell'ultranazionalista Vojislav Seselj, attualmente sotto processo per crimini di guerra al Tribunale dell'Aja, per fondare il suo Sns), ha capitalizzato il malcontento popolare per la precaria situazione economica.
Alla vigilia del ballottaggio tuttavia aveva ottenuto l'appoggio dell'ex premier conservatore Vijislav Kostunica, apertamente contrario all'adesione della Serbia alla Ue. Questo aveva indotto Tadic ad accusare Nikolic di posizione poco chiara sulla prospettiva europea del paese. Alla sconfitta di Tadic ha contribuito probabilmente anche la scarsa affluenza alle urne - non dovrebbe superare il 45% - che ha premiato evidentemente l'elettorato piu' disciplinato e determinato di Nikolic.

Presidente della Republika srpska: ‘quello della Bosnia è un esperimento fallito’
Il presidente della Republika Srpska (RS) Milorad Dodik ha detto venerdì che la Bosnia-Erzegovina deve ormai essere considerata un esperimento fallito.
 Dodik ha anche sferrato l’ennesimo attacco contro la comunità internazionale colpevole di aver ‘disonorato gli Accordi di Dayton’.
 Durante le celebrazioni per i vent’anni dalla costituzione del Governo della RS, Dodik ha commentato così le conseguenze degli Accordi di Pace di Dayton: ‘La Republika Srpska non ha donato soltanto il suo territorio ma persino la propria identità al progetto di una Bosnia-Erzegovina unita, dimostrando di essere una comunità che riesce ad accettare e promuovere tutte le differenze culturali e sociali anche se ormai deve essere considerata un esperimento fallito’.
 ‘In termini puramente politici una Republika Srpska dentro la Bosnia-Erzegovina può essere il nostro progetto ma tutti devono dare il massimo senza ricorrere a continue minacce’, queste ancora le parole pronunciate da Dodik a Banja Luka e riportate dall’agenzia ‘Tanjug’.

Il Presidente sloveno attacca la Croazia
Il presidente sloveno Danilo Tuerk ha attaccato e avvertito la Croazia giovedì scorso dopo essere stato sorpreso dall’atteggiamento del governo in merito alla questione della gestione della Ljubljanska Banka.
 “La Croazia, nella situazione in cui si trova, con il processo di ratifica del trattato di adesione in corso e alla vigilia dell’ingresso in UE, dovrebbe badare alla sua credibilità”.
 Il presidente sloveno ha aggiunto che la Croazia, riguardo alla questione della Ljubljanska Banka e i depositi esteri in valuta dei risparmiatori croati, dovrebbe rispettare gli accordi e gli obblighi precedenti, riporta ‘ Dnevnik.hr ‘.
 “Se ci sono questioni ancora aperte, sarebbe auspicabile, per entrambi Croazia e Slovenia, di discuterne in modo aperto e diretto”, ha dichiarato Tuerk.


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