domenica 16 settembre 2012

(1) XVI.IX.MMXII/


«Taranto la città con più bambini colpiti da tumori»
Sud: Castagna (Abi Campania), procedure restano impossibili
Sud: Iorio, poteri straordinari per superare lentezze utilizzo fondi Ue
Fiat, per Marchionne l'Italia è sempre più marginale

«Taranto la città con più bambini colpiti da tumori»
di Maria Rosaria Gigante
TARANTO - «Taranto è la città della Puglia dove ci sono più tumori di bambini. E’ quello che è emerso dai dati ufficiali che ci ha portato anche il dottor Nicola Santoro dell’Università di Bari. Ci ha evidenziato come questa situazione non possa cambiare sino a quando non ci sarà prevenzione. E per la prevenzione non c’è che una via: se si riduce l’inquinamento, allora probabilmente i tumori caleranno».
Per i pediatri è l’ennesima conferma di un allarme su cui stanno insistendo da tempo ormai. Così le quarte Giornate Joniche di Pediatria, organizzate dal direttore della Struttura complessa di Pediatria del SS. Annunziata, Giuseppe Merico, tenute ieri e l’altro ieri a Taranto per discutere delle patologie più diffuse in ambito pediatrico, non hanno potuto fare a meno di focalizzare l’attenzione su quelle patologie che hanno un nesso con la situazione ambientale tarantina. Ed in effetti l’altro ieri Nicola Santoro aveva lanciato il suo allarme: «Abbiamo già registrato otto nuovi casi oncoematologici in età pediatrica nei primi sei mesi dell’anno. Raffrontando il numero con quello degli anni precedenti, questo ci porta a dire che forse quest’anno c’è un incremento». Nell’ultimo decennio, infatti, la media è stata di 15-16 nuovi casi ogni anno. Ma l’anno terribile è stato il 2007 con 25 nuovi casi. Un altro picco si è registrato nel 2009. Poi il 2010 ed il 2011 riportano una decina di casi all’anno. Ora, nuovamente, il 2012 preoccupa già per il dato degli otto casi registrati nei primi sei mesi. Quindi Santoro aveva concluso: «Non occorre aspettare le evidenze, ma bisogna assumere un atteggiamento di precauzione».

Dottor Merico, nella relazione odierna il dottor Umberto Simeoni ha insistito sulla importanza dell’allattamento al seno perché questo costituisce una prevenzione per la vita. Ma le mamme tarantine, nel cui latte c’è diossina, cosa devono fare?
«Non si discute. Il consiglio è sempre e comunque di allattare al seno, fin quando c’è la possibilità… Il latte materno è di notevole importanza. Simeoni ha parlato, soprattutto, dei prematuri che devono essere allattati quanto più possibile perché un bambino di basso peso può sviluppare più facilmente malattie cardiovascolari rispetto ad un bambino di peso normale».

Quale altra patologia vi vede impegnati come pediatri in prima linea?
«Sicuramente le bronchiti e le bronchiti croniche. Il dottor Cutrera ci ha illustrato il fenomeno del wheezing e dei danni che le polveri sottili provocano nei bambini con bronchite asmatica. In particolare Pm10 e Pm2,5, sono polveri che certamente accentuano questo tipo di patologia».

Le condizioni di salute dei bambini, con particolare riferimento a quelle patologie che si manifestano subito senza alcun periodo di latenza, in occasione di maggiori emissioni o di maggiore dispersione di polveri in giornate di vento, vi stanno in qualche modo facendo vedere che forse la produzione sia calata e che si siano presi provvedimenti per ridurre lo spolverio nelle zone più vicine all’industria?
«Mah, al momento proprio no. So solo che Taranto è una città dove ci sono tanti, troppi casi. Tanti bambini soffrono di bronchiti asmatiche, di bronchiti. Ad esserne maggiormente colpiti sono i bambini che vivono al quartiere Tamburi ed ancora, più specificatamente, quei bambini che vivono nelle zone più vicine ai parchi minerali».

Con quale incidenza nella spesa sanitaria e nelle tasche delle famiglie? Quanto costa curarli questi bambini? E ci sono le cure efficaci?
«Per l’acquisto di farmaci, sicuramente a Taranto città si spende il doppio di quanto si faccia in altre città. Tantissimo. Per fortuna i farmaci ci sono e rispondono abbastanza bene».

Quali sono altre patologie emergenti, per le quali però non ci sia un preciso nesso con le criticità ambientali?
«Oggi (ieri - ndr) abbiamo ascoltato una bellissima relazione del prof. Fasano, che è il più grosso studioso al mondo di celiachia. Lui lavora a Baltimora dove ha una équipe di 100 persone. Fasano ci ha evidenziato come la sensibilità al glutine - problema che riscontriamo sempre più spesso anche noi - sia in realtà cinque volte superiore alla celiachia. L’intolleranza al glutine è una patologia che continua ad aumentare ovunque. Se ne scoprono sempre più sia negli adulti che nei bambini. E’ una patologia autoimmune».

Come la si sospetta? Con quali esami la si scopre?
«La si sospetta quando, mangiando alimenti contenenti glutine, il bambino sta male. Poi, appena li elimina, sta bene. Le transglutaminasi e gli esami genetici sono fondamentali. Se poi l’esame è positivo, occorre fare la biopsia per la conferma».

Sud: Castagna (Abi Campania), procedure restano impossibili
14 Settembre 2012 - 19:02
 (ASCA) - Napoli, 14 set - Come mai si fa fatica ad utilizzare le risorse comunitarie? ''Perche' le procedure restano impossibili. Serve un patto per snellire le procedure burocratiche. C'e tanta buona volonta' ma... Sta di fatto che siamo sempre di fronte a strumenti complicatissimi... Siamo burocratizzati al massimo. Il cambiamento ci vuole e bisogna farlo davvero velocemente''. Lo ha detto Giuseppe Castagna, presidente di ABI Campania, al convegno in corso a Napoli sul tema: 'Piano europeo. Crescita per il Sud'. ''Sicuramente - ha aggiunto il rappresentante dell'Abi - le banche in Campania, ma nell'intero Sud, non possono fare altro che rimanere al fianco delle imprese''.
bor/sam/

Sud: Iorio, poteri straordinari per superare lentezze utilizzo fondi Ue
14 Settembre 2012 - 19:00
 (ASCA) - Napoli, 14 set - ''Sui fondi europei, credo si sia imboccata una strada nuova, obbligatoriamente. Ma non basta.
Vedo che sono state fatte scelte importanti, come la concentrazione delle risorse su pochi obiettivi, meglio definiti. C'e anche un tentativo di migliorare i tempi di utilizzo. Sono state cambiate le regole di funzionamento. Con la riprogrammazione dei fondi Ue attraverso il Piano di coesione e di azione... Ma c'e' da fare di piu'. Sulla carta i fondi sono stati sbloccati. Eppure, non si aprono i cantieri. Perche'? Individuiamo i colli di bottiglia ed interveniamo! Se necessario, utilizziamo poteri straordinari e sostitutivi. Diversamente non se ne viene a capo''. Lo ha detto il governatore del Molise, Michele Iorio, nel suo intervento al convegno in corso a Napoli sul tema: Piano europeo. Crescita per il sud'.
bor/sam/

Fiat, per Marchionne l'Italia è sempre più marginale
di Giorgio Ursicino
Dei 60 miliardi di fatturato del 2011 meno di 10 arrivano dal nostro Paese
ROMA - Un gruppo internazionale in cui l’Italia ha un ruolo sempre più marginale. Le difficoltà del mercato europeo e la pesantissima crisi di quello italiano hanno accentuato un trend già in atto da tempo .
 Il Lingotto ha perso posizioni nella Penisola, ma non è riuscito a rafforzarsi nel resto del Continente, stretto fra la morsa dell’espansione Volkswagen (vende un’auto su 4 in Europa) e l’arrivo delle tigri orientali (giapponesi prima e coreani dopo). Fuori del Continente ha ottimamente cavalcato la grande crescita del Brasile (è diventato il quarto mercato del mondo scavalcando la Germania) e poi sfruttato il controllo di Chrysler che ha ulteriormente spostato il baricentro del Gruppo dall’altra sponda dell’Atlantico.
 Nei primi 8 mesi del 2012 il Fiat Group ha immatricolato in Italia 290.840 vetture, 20,2% in meno rispetto allo stesso periodo del 2011, in Europa (i 27 paesi UE più i 3 Efta) 456.191 (fuori dalla Penisola poco più di 150 mila auto) con un calo del 16,5%. Qualche tempo fa nella classifica delle vendite Fiat l’Italia aveva perso la storica prima posizione scavalcata dall’emergente Brasile. Quest’anno per il Lingotto il paese sudamericano da solo ha venduto più dell’intera Europa: la Fiat a fine agosto aveva consegnato 544.139 veicoli (sono inclusi i commerciali leggeri) rafforzando la prima posizione con il 22,2% di share (quasi 2 punti più di VW).
 Ad agosto Fiat ha piazzato in Brasile quasi 100 mila auto (24,2% di quota), in un solo mese più di un terzo di quanto venduto nel nostro paese in due quadrimestri. Il mercato italiano quest’anno difficilmente supererà 1,4 milioni di auto, quello brasiliano si avvicinerà a 4 milioni (11,5% in più rispetto al 2011). Una regola ormai consolidata (e rafforzata dai costi di trasporto e, soprattutto, dai dazi doganali) prevede che i veicoli vengano prodotti dove sono venduti, quindi la produzione industriale segue l’andamento dei mercati. In Italia, dove c’è il quartier generale di Fiat-Chrysler, resta forte la progettazione (la casa italiana ha acquisito quote di quella Usa proprio mettendo a disposizione la sua tecnologia). Su 77 centri di ricerca 38 sono in Italia, 39 all’estero (di questi 16 nell’area Nafta, 13 in Europa, 5 nel Mercosur e 5 nel resto del mondo).
 Decisamente più sbilanciato l’apparato industriale che vede meno di un terzo degli stabilimenti e dei dipendenti nel nostro paese (oltretutto le fabbriche italiane viaggiano ad un ritmo di saturazione molto più basso ed utilizzano la cassa integrazione): su 155 stabilimenti 46 sono nella Penisola (dove i dipendenti sono 62.583, il 31,8% del totale) 109 all’estero (dove lavorano 134.438 persone del Gruppo, il 68,2%). Dei 197.021 dipendenti complessivi 55.687 (poco più di un quarto) sono a libro paga di Auburn Hills.
 Dei quasi 60 miliardi di euro di fatturato del 2011 (indebitamento industriale 5,5 miliardi, liquidità oltre 20 miliardi), meno di 10 provengono dall’Italia, oltre 21 dall’area Nafta, più di 12 dal resto d’Europa, più di 11 dal Mercosur (poco più di 5 dal resto del mondo che dà un contributo ancora marginale).
 La distribuzione sarebbe ancora più sbilanciata se i conti Chrysler fossero stati consolidati per l’intero anno e non da giugno: 45% del fatturato da Nafta, 37% dall’area Europa-Africa-Medio Oriente, 15% America Latina, solo 3% resto del mondo (nel 2012 il target prevede un volume d’affari di 77 miliardi di euro e un utile netto fra 1,2 e 1,5 milioni).
 Fiat nel nostro paese mantiene 5 stabilimenti di assemblaggio (Termini Imerese ha chiuso lo scorso 31 dicembre): Mirafiori dove c’è la sede storica dell’azienda (Musa e Idea sono uscite di produzione, resta la Mito), Cassino che produce Giulietta, Delta e Bravo, Pomigliano che realizza la nuova Panda, Melfi la Punto e Atessa i veicoli commerciali (anche per Peugeot-Citroen). In Europa ci sono altri due impianti e un terzo è nella vicina Turchia (da soli potrebbero soddisfare l’attuale mercato Fiat nel Continente).
 In Polonia, a Tychy, vengono prodotte la 500 e la Ypsilon (oltre alla Ka per la Ford), nel nuovissimo impianto di Kragujevac, in Serbia, la 500L che sta per essere lanciata e che sarà venduta anche in Nord America. Tofas in Turchia (è una joint venture con Koc) produce i piccoli commerciali e la berlina Linea, in Francia, a Valenciennes, vengono prodotti in monovolume, ma la società con Psa è stata sciolta e la Fiat ha lasciato la sua parte alla casa francese.
 La fabbrica più grande del mondo (non solo per Fiat, in assoluto) è quella di Betim, in Brasile, che ormai sfiora in milione di unità l’anno, ma Fiat produce anche a Cordoba in Argentina, a Ranjangaon in India e in Cina con la nuova società con Gac (la berlina Viaggio). Chrysler Group ha stabilimenti recentemente ristrutturati e, grazie al mercato Nord americano in grande salute, lavorato ad elevato regime.
 In Canada ci sono Windsor e Brampton, in Usa Detroit, Toledo e Belvidere, in Messico Toluca. Molti di questi producono vetture anche per l’Europa (Lancia Thema e Voyager, Fiat Freemont e presto il Suv Maserati), oltre alla 500 anche per Brasile e Cina.


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