Crisi, contribuenti.it: in 5 anni, chiuse
112mila botteghe artigiane.
Crisi:Spagna disoccupazione 3 trim a 25%
Trst, oltrepadania est. Roma azzera i fondi a
esuli e “rimasti”
Approvato dal Cipe progetto del nodo
ferroviario di Bari Stanziati fondi per ss106
ROMA – Il Cipe, nella seduta odierna, ha
dato il via libera ad «alcune importanti opere infrastrutturali che
contribuiranno a ridurre il ritardo del Paese e a sostenere l'attività
economica». Lo rende noto il Comitato, precisando che con queste misure viene
«confermata la linea del Governo di coniugare la certezza delle risorse
finanziarie disponibili con la necessità di non pregiudicare l’ammodernamento
della dotazione infrastrutturale, a seguito dei tagli resi necessari da
esigenze di finanza pubblica». Tra le opere finanziate molte rientrano nel
Programma delle infrastrutture strategiche, dalla Statale 106 Jonica, al nodo
ferroviario di Bari.
Tra
le opere del Programma delle infrastrutture strategiche, il Cipe ha: assegnato
in via definitiva un finanziamento di circa 33 milioni di euro a favore del
Megalotto 2 della Strada Statale 106 'Jonicà (da Simeri Crichi a Squillace, e
dallo svincolo di Germaneto all’innesto con la 'Strada Statale n. 280 dei due
marì); approvato, nell’ambito del Nodo ferroviario di Bari, il progetto
preliminare di una variante della linea Bari-Lecce nella zona a sud di Bari,
con un costo di 391 milioni di euro coperto all’interno del Contratto di
programma RFI 2007-2011.
Il Cipe “ha approvato definitivamente
questa mattina il progetto del nodo ferroviario di Bari per la variante Bari
Centrale-Bari Torre a Mare. L’assessore regionale pugliese alle Infrastrutture,
Guglielmo Minervini, in una nota ricorda che si tratta del “progetto di 391
milioni già previsti nel Contratto di programma con Rfi”. “Dopo questo
passaggio – conclude – nessun governo potrà togliere quello che è stato
assegnato a Bari e alla Puglia. Approvando il progetto abbiamo la sicurezza che
la parte meridionale si farà. Adesso dovremo esercitare tutta la nostra pressione
su Rfi perchè proceda entro un anno alla realizzazione della progettazione
definitiva, per andare con le opere in gara entro il 2014”.
Crisi, contribuenti.it: in 5 anni, chiuse
112mila botteghe artigiane.
ROMA - In cinque
anni hanno abbassato la saracinesca quasi 112mila botteghe artigianali, con una
perdita di 248mila posti di lavoro. A fare i conti della crisi è il Centro
Studi e Ricerche Sociologiche "Antonella Di Benedetto" di Krls
Network of Business Ethics per Contribuenti.it Magazine dell'Associazione
Contribuenti Italiani.
Per quanto riguarda
il settore artigianato, nel periodo 2007- 2011 le iscrizioni sono state
374.920, mentre le cancellazioni sono state 487.310: 112.390 botteghe
artigianali in meno, con una perdita di oltre 248mila posti di lavoro.
Al primo posto tra
regioni dove si è registrato il maggiore decremento troviamo il Friuli
V-Giulia, seguito dalla Campania, Valle d'Aosta, Molise, Sicilia, Abruzzo,
Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, Veneto, Lazio, Puglia, Calabria, Liguria,
Umbria, Trentino-A.Adige, Sardegna, Basilicata! , Piemonte e Marche.
Per Contribuenti.it
- Associazione Contribuenti Italiani, occorre operare per una rapida inversione
di tendenza agendo soprattutto sulla leva fiscale, sull'accesso al credito,
sugli ammortizzatori sociali e soprattutto sui piani commerciali che debbono
valorizzare e premiare l'artigianato, lustro del made in Italy nel mondo.
"Di fronte alla
chiusura di 112mila botteghe artigianali" - commenta Vittorio Carlomagno
presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani - ''è
impensabile che il governo non intervenga con una moratoria fiscale per gli
artigiani, inserendo anche il comparto artigianale tra quelli in crisi,
prevedendo finanziamenti agevolati per tutto il settore delle arti e delle
professioni".
CONTRIBUENTI.IT -
ASSOCIAZIONE CONTRIBUENTI ITALIANI
L'ufficio stampa
Infopress 0642828753 – 3314630647
Crisi:Spagna disoccupazione 3 trim a 25%
Livello piu' alto
dal 1976
26 ottobre, 09:32
(ANSA) - ROMA, 26
OTT - Il tasso di disoccupazione in Spagna é salito nel terzo trimestre al
25,02% dal 24,6% del trimestre precedente. Lo rileva l'Istituto nazionale di
statistica spagnolo. E' il livello più alto dal 1976 e dal ritorno della
democrazia nel paese dopo la morte di Francisco Franco.
Trst, oltrepadania est. Roma azzera i fondi a
esuli e “rimasti”
La legge di
stabilità non proroga i contributi. Gli esponenti della comunità: «Scompare la
presenza italiana oltreconfine»
di Giovanni Tomasin
TRIESTE. La proposta
di Legge di stabilità in discussione alle camere non prevede il rifinanziamento
della legge in favore degli esuli istriani, fiumani e dalmati e della legge in
favore della minoranza italiana in Slovenia e Croazia per il biennio 2013-2015.
Una notizia che suscita l’indignazione del presidente dell’Unione italiana
Furio Radin, del presidente della Giunta esecutiva Maurizio Tremul e del
presidente della federazione delle associazioni degli Esuli istriani, fiumani e
dalmati Renzo Codarin.
I tre esponenti sono
cofirmatari di un comunicato infuocato: «Si tratta di due fondamentali
strumenti giuridici e finanziari qualificanti della politica estera italiana ai
suoi confini orientali, verso i quali dovrebbe nutrire un interesse strategico
- scrivono -. Il primo sostiene le attività del patrimionio storico e culturale
degli esuli. Tale finanziamento nel 2012 è stato ridotto del 33% rispetto al
2010. Tenuto conto che la legge scade alla fine dell’anno il contributo verrà
azzerato».
Stesso destino per i
fondi alle minoranze in Slovenia e Croazia: «Anche in questa circostanza, non
essendo previsto il rifinanziamento della legge, i relativi contributi sono
azzerati. Complessivamente, nel 2012, il sostegno dello stato italiano
all’unica minoranza autoctona al di fuori dei confini italiani e stato ridotto
del 34% che diventa del 43% se rapportato al livello di contribuzione del
2003». Le conseguenze sono pesanti: «Sarà impossibile proseguire nella
realizzazione delle attività in favore della Scuola italiana, delle Comunità
degli italiani e delle principali istituzioni ed enti che contribuiscono a
produrre e sviluppare la cultura e l’identità italiana sul territorio». Dopo
aver ricordato l’incontro tra i tre presidenti a Trieste, il documento si
conclude con un appello a tutte le autorità della Repubblica per una proroga
dei contributi: «Le risorse che l’Italia destina alle due comunità non possono
essere in alcun modo trattati alla stregua di sprechi da tagliare con una
distorta visione della spending review, ma sono invece un vero investimento per
l’Italia. Analogamente vanno trattate le risorse che l’Italia destina in favore
della minoranza slovena, anch’essi pesantemente decurtati, mentre andrebbero
certamente mantenuti».
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