Fondi Ue, al Sud aumenta la spesa
Istat. Le prospettive per l’economia italiana
Spagna: disoccupati ancora in crescita,
sfiorano i 5 mln
Petrolio, Puglia unita per dire no alle
trivelle
BARI - «Tutta la
Puglia che punta su uno sviluppo ecosostenibile e ecocompatibile e che dice no
alle trivelle e alle piattaforme off shore in mare sarà idealmeante al fianco
del presidente del consiglio regionale, Onofrio Introna, venerdì per
l'iniziativa organizzata in collaborazione con il Consiglio del Veneto e della
Conferenza nazionale delle Assemblee legislative, a Palazzo Ferro-Fini che
ospiterà a Venezia il convegno internazionale delle regioni adriatiche e
ioniche». È quanto afferma il vicepresidente del gruppo Pdl alla Regione Puglia
Massimo Cassano. «Uniti, oltre ogni appartenenza politica, per scongiurare il
dramma di coste e acque del Mediterraneo distrutte da decine di torri per le
estrazioni di idrocarburi e per affidare al ministro per l'ambiente Corrado
Clini e al presidente del consiglio Mario Monti, un messaggio di sviluppo che
metta il turismo al centro dell'azione del governo regionale e nazionale»,
aggiunge l’esponente del Pdl. «Il nostro mare rappresenta un patrimonio per
tutto il Paese che deve essere tutelato e preservato da ogni scempio per
salvaguardare, al contempo, un territorio le cui ricchezze infinite - conclude
Cassano - sono rappresentate da turismo, pesca, bellezze naturali, artigianato,
commercio, beni culturali e religiosi».
Come si ricorderà,
più volte le associazioni ambientaliste hanno nei mesi scorsi lanciato
l’allarme per il possibile arrivo nei mari italiani di altre settanta
piattaforme petrolifere, oltre alle nove già attive nel mare italiano che
complessivamente metterebbero a rischio una superficie marina più grande della
Sicilia. Greenpeace, Legambiente e Wwf affermano che secondo le stime del
ministero dello Sviluppo economico ci sarebbero nei nostri fondali marini solo
10,3 milioni di tonnellate di petrolio di riserve certe. Parametrandola ai
consumi attuali questa quantità di greggio coprirebbe il fabbisogno nazionale
per sole 7 settimane. Non solo, sempre secondo quando affermano le associazioni
ambientaliste, anche attingendo al petrolio presente nel sottosuolo,
concentrato soprattutto in Basilicata, il totale delle riserve certe del nostro
Paese verrebbe consumato in appena 13 mesi.
Gli altri elementi
evidenziati da Wwf, Legambiente e Greenpeace sono che «l’Italia è una sorta di
paradiso fiscale per i petrolieri» e che inoltre «le royalty sul prodotto
estratto in Italia sono di gran lunga le più basse al mondo e su 59 società
operanti in Italia solo 5 le pagano».
Fondi Ue, al Sud aumenta la spesa
La Puglia va meglio
di tutti
La Regione di
Vendola arriva al 32,5%
Anche la Campania
supera gli obiettivi
ROMA - Il ministro
Fabrizio Barca non ha voluto attendere la conclusione del lungo «ponte dei
morti», anche perché il 31 ottobre è stato superato da alcuni giorni e la
precisione e la trasparenza sono un fiore all’occhiello del dicastero per la
Coesione territoriale. E dunque, di buon mattino, è arrivato il comunicato con
cui si dichiara ufficialmente che «un notevole balzo in avanti» è stato
compiuto nella spesa dei fondi europei. Cioè 43 programmi operativi su 52 hanno
raggiunto il target delle spese certificate. «La scadenza ha costituito un vero
banco di prova per il rispetto degli obiettivi di spesa stabiliti dal comitato
Quadro strategico nazionale (QSN) lo scorso 27 febbraio». Naturalmente il
discorso vale per le Regioni Coesione, cioè quelle più avanzate e per le
Regioni Convergenza, quelle più arretrate del Mezzogiorno. Tra le 4, Sicilia,
Calabria, Campania e Puglia, la Regione guidata da Nichi Vendola ha raggiunto
livelli eccellenti, la Regione del governatore Stefano Caldoro ha fatto bene,
la Calabria di Giuseppe Scopelliti ha avuto una buona performance solo sul
Fondo sociale europeo, mentre per il Fesr, il Fondo europeo sviluppo regionale,
non si è raggiunto il target di spesa previsto. La Sicilia, infine, è stata
bocciata su tutti i fronti. Questa l’eredità lasciata da Raffaele Lombardo al
neo eletto Rosario Crocetta.
La Sicilia, cioè, è
sull’orlo del definanziamento, è molto probabile che a fine anno perderà una
buona fetta delle risorse che l’Europa le ha destinato. In particolare è il
risultato pugliese quello che colpisce di più e il ministro Barca sottolinea
che questo Fesr è «il programma con il massimo volume di spesa in tutta
Italia». La nota ministeriale avverte anche che «i valori dei target sono
fortemente differenziati, sia per i particolari profili di spesa definiti
dall’Unione europea (assai anticipati nel tempo quelli di Sardegna e Basilicata),
sia per l’effetto della presenza in alcuni programmi di grandi progetti o di
altri fattori che riducono il profilo di spesa atteso dall’Ue nella parte
iniziale del periodo. Per esempio, la Puglia ha speso il 32,5% di 1.669,8
milioni, la Sicilia si è fermata all’insufficiente 14,1% di 848,6 milioni,
mentre la Campania ha ottenuto l’ok con il 14,8% di 928,1 milioni.
Complessivamente è un «notevole balzo in avanti» secondo il ministero. Barca
afferma che «molti programmi, anche alcuni di grandi dimensioni del Sud, hanno
realizzato, pur in condizioni difficili delle pubbliche finanze, un notevole
progresso che ha consentito di raggiungere o, addirittura, di superare
largamente il target di ottobre, gettando le premesse per un buon risultato di
fine anno, quando, per chi non centra l’obiettivo, la sanzione è la
restituzione dei fondi all’Unione europea. Nel ringraziare le autorità
politiche e amministrative responsabili - ha affermato il ministro - voglio
essere certo che compiremo un ulteriore sforzo non solo per l’obiettivo di
dicembre, ma anche per completare la messa in sicurezza dei programmi per
l’intero periodo. Permangono - sono evidenti dai dati - significativi punti di
debolezza. Li aggrediremo con ancora più decisione» ha chiosato Barca. In
anticipo rispetto alla nota ministeriale ufficiale la Puglia già l’altro giorno
aveva annunciato il suo risultato, che ha superato di 101 milioni la quota
fissata, pari al 76% dell’obiettivo previsto. In particolare si sottolinea che
nel corso del 2012, «il Programma operativo ha registrato pertanto un
avanzamento finanziario di oltre 480 milioni di euro in termini di spesa totale
pubblica rispetto alla certificazione di dicembre 2011, quando la spesa
pubblica cumulata ammontava ad 1.189.798.572 euro».
Rosanna Lampugnani
Istat. Le prospettive per l’economia italiana
Per l'anno 2012 si
prevede una riduzione del prodotto interno lordo (Pil) italiano pari al 2,3%,
mentre per il 2013, nonostante l'attenuazione degli impulsi sfavorevoli ed un
moderato recupero dell'attività economica nel secondo semestre, la variazione
media annua resterebbe leggermente negativa (-0,5%).
La domanda estera
netta risulterebbe, in entrambi gli anni, la principale fonte di sostegno alla
crescita, con un contributo rispettivamente pari a 2,8 e a 0,5 punti
percentuali nei due anni considerati, mentre il contributo della domanda
interna al netto delle scorte è previsto rimanere negativo sia nel 2012 (-3,6
punti percentuali) sia nel 2013 (-0,9 punti percentuali) .
La spesa privata per
consumi registrerebbe nell'anno in corso una contrazione del 3,2%. Nel 2013, la
spesa dei consumatori risulterebbe ancora in calo (-0,7%), a seguito delle
persistenti difficoltà sul mercato del lavoro e della debolezza dei redditi
nominali.
Gli investimenti
fissi lordi diminuirebbero del 7,2% nel 2012, per effetto di una forte riduzione
da parte delle imprese e delle amministrazioni pubbliche. Nel 2013, le
prospettive di una ripresa del ciclo produttivo e il graduale miglioramento
delle condizioni di accesso al credito porterebbero ad un rallentamento della
caduta (-0,9%).
La maggiore
partecipazione al mercato del lavoro osservata a partire dalla fine del 2011 è
alla base del rilevante incremento del tasso di disoccupazione previsto per
quest'anno (10,6%). Nel 2013 il tasso di disoccupazione continuerebbe a salire
(11,4%) a causa del contrarsi dell'occupazione, fenomeno cui si dovrebbe
accompagnare un aumento dell'incidenza della disoccupazione di lunga durata.
Il rallentamento del
commercio mondiale e il possibile riacutizzarsi delle tensioni sui mercati
finanziari costituiscono i principali fattori di rischio al ribasso per queste
previsioni.
Spagna: disoccupati ancora in crescita,
sfiorano i 5 mln
05 Novembre 2012 -
09:13
(ASCA) - Roma, 5 nov - Aumentano i disoccupati
in Spagna. A ottobre, secondo i dati diffusi dal ministero del lavoro, i
disoccupati sono aumentati di 128 mila unita' arrivando a 4,83 milioni.
did/
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