sabato 8 giugno 2013

Giovani locuste sbraitano, quelle vecchie passano all'incasso.


Crisi, allarme dei giovani industriali: "Senza prospettive, si rischia la rivolta"
Italia-Slovenia, da economia a politica cresce sodalizio
Kosovo: Bei firma accordo,in arrivo finanziamenti a Pristina
Balcani: Dassu', integrazione Ue unica strada per stabilita'

Crisi, allarme dei giovani industriali: "Senza prospettive, si rischia la rivolta"
il presidente dei giovani imprenditori di Confindustria, Jacopo Morelli 
ultimo aggiornamento: 07 giugno, ore 20:14
Santa Margherita Ligure - (Adnkronos/Ign) - Il presidente dei giovani imprenditori di Confindustria, Jacopo Morelli, sintetizza tutta "l'angoscia e il timore" che pesa sulla generazione under 40. E attacca il Governo: "Priorità non è Imu ma tassazione sul lavoro, un anno fa Letta aveva promesso riforma elettorale in poche settimane ma non ha fatto nulla". Quindi lancia la proposta di un reddito minimo a tempo per chi perde il lavoro  
Santa Margherita Ligure, 7 giu. (Adnkronos/Ign) - "Senza prospettive per il futuro, l'unica prospettiva diventa la rivolta". E' il presidente dei giovani imprenditori di Confindustria, Jacopo Morelli, a sintetizzare così tutta "l'angoscia e il timore" che pesa sulla generazione under 40, in un Paese ingessato che non vuole e non può crescere.
Un grido di dolore che i 'giovani' lanciano dal palco del 43^ Convegno di Santa Margherita Ligure dall'esemplificativo titolo 'Scateniamoci, liberiamo l'Italia da vincoli e catene'. Quelle catene che fanno 'scolorire' i lacci e lacciuoli di Luigi Einaudi e di Guido Carli e che hanno ormai "svuotato il domani di speranza e colmato il presente di angoscia".
Disoccupazione, diseguaglianze, inefficienze, tutti capitoli pesanti da cambiare per "ricostruire la fiducia", restituendo "etica, trasparenza e coerenza" ai comportamenti di tutti a cominciare dalla politica chiamata a quella "visione", che ancora manca, necessaria a portare il Paese fuori dalla crisi. "La sfida è una, perseguire insieme sviluppo, libertà economica e coesione sociale", spiega ancora Morelli ricordando come l'Italia "paga un prezzo altissimo alla recessione: "La disoccupazione giovanile al 40,5% che sale di 10 punti al Sud, una contrazione della produzione del 25% ed un Pil atteso per fine anno ancora in calo". "Il mercato del lavoro - spiega Morelli - si è trasformato ma i mezzi con cui rispondiamo alle criticità sono rimasti indietro. Serve uno strumento universale e flessibile: non il sussidio a pioggia del reddito di cittadinanza ma un reddito minimo a tempo legato alla ricerca di lavoro e alla formazione", precisa.
Da qui il richiamo ad interventi incisivi e concreti da parte dell'esecutivo. "Da cittadini esigiamo un governo che dia un progetto concreto di futuro, che disegni l'Italia che sarà fra dieci anni". E in questo, "la capacità di visione per un leader è essenziale". All'Italia, infatti, "non servono banderuole ma persone preparate e capaci, salde, nella furia dei venti e degli eventi. Non un governo che faccia miracoli, ma che agisca sulla competitività del paese. Miracoli no, statisti sì".
I giovani imprenditori, inoltre, bocciano le prime mosse dell'esecutivo: "L'Imu è un'imposta che pesa su tante famiglie ma mai quanto il livello di tassazione sul lavoro e le imprese", dice il leader dei giovani imprenditori rivendicando un intervento per abbassare il costo del lavoro che al momento non appare in vista. Secondo Morelli, "un Paese che tassa il reddito da impresa e da lavoro, più che quello immobiliare e finanziario, ha rinunciato al proprio sviluppo e mira solo all'autoconservazione e, quindi, al fallimento" perché le imprese "nella competizione internazionale, sono costrette a una lotta impari per il carico fiscale sperequato, i servizi non liberalizzati e il costo dei fattori produttivi". Per Morelli, "abbiamo raggiunto livelli di confisca: non è tollerabile - spiega -che chi fa impresa alla luce del sole paghi tasse fino al 70%. Puoi essere innovativo quanto vuoi, ma se su 100 euro di profitti il fisco ne lascia 32 mentre all'estero dai 52 ai 65, è difficile vincere e autocapitalizzarsi. Puoi essere il più bravo dei lavoratori, ma se su 100 euro pagati dall'azienda te ne arrivano in tasca solo 46 è difficile sopravvivere".
Morelli critica il sistema elettorale mai modificato nonostante le rassicurazioni dei partiti di maggioranza. "Un anno fa - dice ricordando le rassicurazioni dell'attuale premier, Enrico Letta, e del vicepremier, Angelino Alfano - da questo palco, fu promessa una nuova legge elettorale in poche settimane. Ma ad oggi nessuno ha potuto o meglio voluto, cambiarla. Gli elettori sono stati chiamati, di nuovo, a ratificare, anziché a scegliere. E non è un caso se l'impreparazione non sia scesa, con il riproporsi di candidati talvolta impresentabili, più spesso non adeguati e incompetenti. "Non è demagogia - aggiunge - criticare le evidenze. Cambiare il sistema di voto ha, non solo, ragioni democratiche ma anche economiche".
Nonostante tutto gli under 40 di viale dell'Astronomia sembrano non voler mollare. ''Per risollevare l'economia di un paese possono bastare pochi anni, non servono decenni. E' falsa l'idea di una generazione sprecata. Se agiremo, un mondo sarà già il nostro''. Un mondo che passa attraverso la trasparenza, ''dobbiamo contrastare la collusione che contribuisce ad alimentare la spesa statale improduttiva''; la concorrenza, ''i monopoli, pubblici e privati, sono ugualmente dannosi''; l'etica, ''dove c'è un corrotto c'è anche un corruttore''; il merito e l'innovazione; la coerenza, prima di tutto nei confronti della politica, ''troppe deleghe in bianco, troppa diplomazia nel tacere verità scomode''.

Italia-Slovenia, da economia a politica cresce sodalizio
Ambasciatore Mirosic, partner in Ue e Balcani
07 giugno, 13:25
di Cristiana Missori
(ANSA) - ROMA - Dalle relazioni politiche che vanno ''sempre piu' nella giusta direzione'', al rafforzamento delle relazioni economiche bilaterali, possibile non soltanto grazie a una migliore conoscenza reciproca e un maggior coinvolgimento delle aziende italiane (soprattutto di quelle centro-meridionali). Insieme, infatti, Italia e Slovenia possono essere piu' competitive in Europa centro-orientale e sui mercati lontani come quelli asiatici. Grazie alla creazione di nuove alleanze nel settore della logistica e, soprattutto, attraverso il ristabilimento di collegamenti ferroviari tra i due Paesi che oltre cinquant'anni fa esistevano e che oggi paradossalmente non esistono piu'. A dirlo, e' l'ambasciatore sloveno in Italia, Iztok Mirosic, che in un'intervista all'ANSA, a pochi giorni dalla visita della premier, Alenka Bratusek, fa il punto sulle relazioni bilaterali tra Roma e Lubiana. Sin dalla storica stretta di mano, a Trieste, fra i presidenti di Italia, Slovenia e Croazia, Giorgio Napolitano, Danilo Turk e Ivo Josipovic, ''i nostri Paesi hanno fatto molta strada, cercando di risolvere i contenziosi ancora aperti'', sottolinea il diplomatico. Dalla questione delle minoranze alla restituzione dei beni culturali ''sequestrati'' dopo la seconda guerra mondiale, alla questione del rigassificatore italiano nel golfo di Trieste a quella delle frequenze. Questioni che esistono in tutte ''le buone famiglie'', ma superabili. ''Le nostre relazioni politiche sono ottime e a livello economico hanno raggiunto importanti livelli'', rimarca Mirosic, che ricorda come l'interscambio tra i due Paesi sia arrivato a 6,5 miliardi. ''Non male - rimarca - per un Paese di 2 milioni di abitanti''. L'Italia e' il terzo investitore straniero in Slovenia e primo mercato di riferimento nel settore turistico. A investire oltre confine, sono soprattutto aziende del quadrilatero Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna. ''Il nostro intendo e' quello di allargare la presenza delle imprese italiane, comprendendo quelle del Centro e del Sud della Penisola. In primis, facendoci conoscere meglio e facendo anche conoscere meglio alle aziende slovene l'Italia centromeridionale''. L'imminente accordo tra Ice e Spirit (l'agenzia pubblica slovena per l'Imprenditorialita', l'Innovazione, lo Sviluppo, gli Investimenti e il Turismo) che sara' siglato durante la visita della premier slovena in Italia, costituisce un tassello importante di questo ragionamento. Per rafforzare la competitivita' di entrambi i Paesi sui mercati asiatici e dell'Europa centro-orientale servono alleanze strategiche. ''Tra il porto di Capodistria e quelli del Nord Italia, per esempio, e forse anche con quelli croati''. Se ne sta parlando, spiega l'ambasciatore. Anche sul piano dei trasporti Italia e Slovenia stanno lavorando insieme. Esistono problemi per la realizzazione della tratta Lione-Torino (Corridoio 5 - Lisbona va Kiev, ndr) e nell'area attorno a Venezia, sottolinea Mirosic, ''ma proprio la scorsa settimana abbiamo siglato con la direzione responsabile delle ferrovie italiane un accordo per la realizzazione di uno studio di fattibilita' per la costruzione della tratta Trieste-Divaca''.
 Paradossale, tuttavia, che ancora non esistono collegamenti ferroviari diretti tra l'Italia e la Slovenia, se non via Austria. ''Abbiamo sollevato diverse volte la questione'', fa notare. Infine la politica estera. Roma e Lubiana hanno forti interessi comuni sia nei Balcani occidentali che nella nuova macroregione adriatico-ionica. Interessi che vanno dalla completa stabilizzazione dell'area all'ingresso di tutti i Paesi della ex Jugoslavia nella grande famiglia europea. In questo senso, conclude, la Slovenia si sta adoperando molto. Come dimostrano le riunioni periodiche organizzate nella citta' slovena di Brdo, tra i sette capi di governo e ministri degli Esteri di Slovenia, Croazia, Bosnia, Montenegro, ex Repubblica jugoslava di Macedonia (Fyrom), Kosovo e Albania. (ANSA).

Kosovo: Bei firma accordo,in arrivo finanziamenti a Pristina
Rehn e Fule (Ue), buona cooperazione al di la' status
07 giugno, 17:00
(ANSA) - BRUXELLES, 07 GIU - Via libera alle attivita' della Banca europea degli investimenti (Bei) in Kosovo. Un accordo quadro e' stato firmato oggi da Anton Rop, vicepresidente della Bei, e da Besim Beqaj, ministro delle finanze del Kosovo, alla presenza del premier Hashim Thaci e del capo dell'ufficio Ue a Pristina, Samuel Zbogar.
 L'intesa consentira' alla banca europea di finanziare progetti in Kosovo nei settori dei trasporti, telecomunicazioni, energia e ambiente, ma anche di dare assistenza tecnica e finanziaria su progetti prioritari per lo sviluppo del Paese, che ancora non viene riconosciuto da cinque Stati membri dell'Ue. L'arrivo della Bei facilitera' anche il coinvolgimento di altri donatori, di sovvenzioni Ue e di altri strumenti regionali, come il Western Balkans Investment Framework (WBIF) e il Western Balkans Enterprise Development and Innovation Facility (WB EDIF).

 ''L'Ue e' impegnata a sostenere lo sviluppo socio-economico del Kosovo, al di la' delle divisioni sullo status'' commentano in una nota congiunta i commissari Ue all'allargamento, Stefan Fule e il commissario Ue agli affari econmici, Olli Rehn. ''La firma dell'accordo quadro di oggi - proseguono - pone le basi per una buona cooperazione fra Bei e Kosovo che sosterra' la prospettiva europea'' di Pristina. L'intesa arriva a pochi giorni dal vertice che dovra' decidere l'avvio dei negoziati su un accordo di associazione Ue-Kosovo. (ANSA)

Balcani: Dassu', integrazione Ue unica strada per stabilita'
Intervista viceministro esteri per lancio sito Ansa Nuova Europa
07 giugno, 14:09
(ANSAmed) - ROMA, 7 GIU - L'integrazione europea e' ''l'unica leva efficace'' per un futuro di stabilita' e coesione nei Balcani, che superi le tensioni politiche tra Serbia e Kosovo o le spinte centrifughe interne alla Bosnia Erzegovina. Lo afferma il viceministro degli Esteri Marta Dassu' in un'intervista al sito Ansa Nuova Europa, il portale tematico dedicato all'informazione economica e politica sui Paesi del Centro Est Europa e dei Balcani (www.ansa.it/nuova_europa/it) accessibile da ANSA.it.
 L'accordo del 19 aprile tra Pristina e Belgrado, siglato con la mediazione dell'Ue (attraverso Catherine Ashton), ha rappresentato l'avvio di una normalizzazione delle relazioni tra i due paesi, ha sottolineato Dassu'. ''Nessuno pretendeva che la Serbia riconoscesse il Kosovo'', ma il 19 aprile a Bruxelles ''e' stata scritta, speriamo in modo definitivo, la parola fine a uno dei più tragici conflitti balcanici degli anni novanta''. Le porte dell'Ue ''restano aperte anche per la Bosnia'', in cui convivono ancora a fatica comunita' cattoliche, ortodosse e musulmane, ma ''spetta a suoi leader fare progressi concreti sul terreno'', perche' la popolazione bosniaca ''non vuole perdere il treno europeo'', ha aggiunto il viceministro.
 La prospettiva europea dei Balcani e' una priorita' della politica estera italiana. In questo senso, ha ricordato il viceministro, il nostro paese e' stato il primo tra i fondatori dell'Ue a ratificare il trattato di adesione della Croazia, che il primo luglio prossimo diventera' il 28esimo Stato membro. Tra l'altro, ci sono ''interessi strategici comuni'' come la ''creazione della Strategia Ue per la Regione Adriatico-Ionica, che contiamo di varare nel secondo semestre 2014, durante la Presidenza italiana della UE''. Ed e' ''prioritaria'' anche la relazione con la Serbia ''per il ruolo strategico che Belgrado esercita nel quadro regionale e per l'importanza degli interessi bilaterali''. A fine giugno, ha ribadito Dassu', l'Italia proporra' che il Consiglio Europeo ''riconosca gli sforzi di Belgrado ed approvi una data per l'apertura dei negoziati di adesione''.


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