Crisi, allarme dei giovani
industriali: "Senza prospettive, si rischia la rivolta"
Italia-Slovenia, da economia
a politica cresce sodalizio
Kosovo: Bei firma accordo,in
arrivo finanziamenti a Pristina
Balcani: Dassu', integrazione
Ue unica strada per stabilita'
Crisi, allarme dei giovani
industriali: "Senza prospettive, si rischia la rivolta"
il
presidente dei giovani imprenditori di Confindustria, Jacopo Morelli
ultimo
aggiornamento: 07 giugno, ore 20:14
Santa
Margherita Ligure - (Adnkronos/Ign) - Il presidente dei giovani imprenditori di
Confindustria, Jacopo Morelli, sintetizza tutta "l'angoscia e il
timore" che pesa sulla generazione under 40. E attacca il Governo:
"Priorità non è Imu ma tassazione sul lavoro, un anno fa Letta aveva
promesso riforma elettorale in poche settimane ma non ha fatto nulla".
Quindi lancia la proposta di un reddito minimo a tempo per chi perde il lavoro
Santa
Margherita Ligure, 7 giu. (Adnkronos/Ign) - "Senza prospettive per il
futuro, l'unica prospettiva diventa la rivolta". E' il presidente dei
giovani imprenditori di Confindustria, Jacopo Morelli, a sintetizzare così
tutta "l'angoscia e il timore" che pesa sulla generazione under 40,
in un Paese ingessato che non vuole e non può crescere.
Un
grido di dolore che i 'giovani' lanciano dal palco del 43^ Convegno di Santa
Margherita Ligure dall'esemplificativo titolo 'Scateniamoci, liberiamo l'Italia
da vincoli e catene'. Quelle catene che fanno 'scolorire' i lacci e lacciuoli
di Luigi Einaudi e di Guido Carli e che hanno ormai "svuotato il domani di
speranza e colmato il presente di angoscia".
Disoccupazione,
diseguaglianze, inefficienze, tutti capitoli pesanti da cambiare per
"ricostruire la fiducia", restituendo "etica, trasparenza e
coerenza" ai comportamenti di tutti a cominciare dalla politica chiamata a
quella "visione", che ancora manca, necessaria a portare il Paese
fuori dalla crisi. "La sfida è una, perseguire insieme sviluppo, libertà
economica e coesione sociale", spiega ancora Morelli ricordando come
l'Italia "paga un prezzo altissimo alla recessione: "La
disoccupazione giovanile al 40,5% che sale di 10 punti al Sud, una contrazione
della produzione del 25% ed un Pil atteso per fine anno ancora in calo".
"Il mercato del lavoro - spiega Morelli - si è trasformato ma i mezzi con
cui rispondiamo alle criticità sono rimasti indietro. Serve uno strumento
universale e flessibile: non il sussidio a pioggia del reddito di cittadinanza
ma un reddito minimo a tempo legato alla ricerca di lavoro e alla
formazione", precisa.
Da
qui il richiamo ad interventi incisivi e concreti da parte dell'esecutivo.
"Da cittadini esigiamo un governo che dia un progetto concreto di futuro,
che disegni l'Italia che sarà fra dieci anni". E in questo, "la
capacità di visione per un leader è essenziale". All'Italia, infatti,
"non servono banderuole ma persone preparate e capaci, salde, nella furia
dei venti e degli eventi. Non un governo che faccia miracoli, ma che agisca
sulla competitività del paese. Miracoli no, statisti sì".
I
giovani imprenditori, inoltre, bocciano le prime mosse dell'esecutivo:
"L'Imu è un'imposta che pesa su tante famiglie ma mai quanto il livello di
tassazione sul lavoro e le imprese", dice il leader dei giovani
imprenditori rivendicando un intervento per abbassare il costo del lavoro che
al momento non appare in vista. Secondo Morelli, "un Paese che tassa il
reddito da impresa e da lavoro, più che quello immobiliare e finanziario, ha
rinunciato al proprio sviluppo e mira solo all'autoconservazione e, quindi, al
fallimento" perché le imprese "nella competizione internazionale,
sono costrette a una lotta impari per il carico fiscale sperequato, i servizi
non liberalizzati e il costo dei fattori produttivi". Per Morelli,
"abbiamo raggiunto livelli di confisca: non è tollerabile - spiega -che
chi fa impresa alla luce del sole paghi tasse fino al 70%. Puoi essere
innovativo quanto vuoi, ma se su 100 euro di profitti il fisco ne lascia 32
mentre all'estero dai 52 ai 65, è difficile vincere e autocapitalizzarsi. Puoi
essere il più bravo dei lavoratori, ma se su 100 euro pagati dall'azienda te ne
arrivano in tasca solo 46 è difficile sopravvivere".
Morelli
critica il sistema elettorale mai modificato nonostante le rassicurazioni dei
partiti di maggioranza. "Un anno fa - dice ricordando le rassicurazioni
dell'attuale premier, Enrico Letta, e del vicepremier, Angelino Alfano - da
questo palco, fu promessa una nuova legge elettorale in poche settimane. Ma ad
oggi nessuno ha potuto o meglio voluto, cambiarla. Gli elettori sono stati
chiamati, di nuovo, a ratificare, anziché a scegliere. E non è un caso se
l'impreparazione non sia scesa, con il riproporsi di candidati talvolta
impresentabili, più spesso non adeguati e incompetenti. "Non è demagogia -
aggiunge - criticare le evidenze. Cambiare il sistema di voto ha, non solo,
ragioni democratiche ma anche economiche".
Nonostante
tutto gli under 40 di viale dell'Astronomia sembrano non voler mollare. ''Per
risollevare l'economia di un paese possono bastare pochi anni, non servono
decenni. E' falsa l'idea di una generazione sprecata. Se agiremo, un mondo sarà
già il nostro''. Un mondo che passa attraverso la trasparenza, ''dobbiamo
contrastare la collusione che contribuisce ad alimentare la spesa statale
improduttiva''; la concorrenza, ''i monopoli, pubblici e privati, sono
ugualmente dannosi''; l'etica, ''dove c'è un corrotto c'è anche un
corruttore''; il merito e l'innovazione; la coerenza, prima di tutto nei
confronti della politica, ''troppe deleghe in bianco, troppa diplomazia nel
tacere verità scomode''.
Italia-Slovenia, da economia
a politica cresce sodalizio
Ambasciatore Mirosic, partner
in Ue e Balcani
07 giugno, 13:25
di Cristiana Missori
(ANSA)
- ROMA - Dalle relazioni politiche che vanno ''sempre piu' nella giusta
direzione'', al rafforzamento delle relazioni economiche bilaterali, possibile
non soltanto grazie a una migliore conoscenza reciproca e un maggior
coinvolgimento delle aziende italiane (soprattutto di quelle
centro-meridionali). Insieme, infatti, Italia e Slovenia possono essere piu'
competitive in Europa centro-orientale e sui mercati lontani come quelli asiatici.
Grazie alla creazione di nuove alleanze nel settore della logistica e,
soprattutto, attraverso il ristabilimento di collegamenti ferroviari tra i due
Paesi che oltre cinquant'anni fa esistevano e che oggi paradossalmente non
esistono piu'. A dirlo, e' l'ambasciatore sloveno in Italia, Iztok Mirosic, che
in un'intervista all'ANSA, a pochi giorni dalla visita della premier, Alenka
Bratusek, fa il punto sulle relazioni bilaterali tra Roma e Lubiana. Sin dalla
storica stretta di mano, a Trieste, fra i presidenti di Italia, Slovenia e
Croazia, Giorgio Napolitano, Danilo Turk e Ivo Josipovic, ''i nostri Paesi
hanno fatto molta strada, cercando di risolvere i contenziosi ancora aperti'',
sottolinea il diplomatico. Dalla questione delle minoranze alla restituzione
dei beni culturali ''sequestrati'' dopo la seconda guerra mondiale, alla
questione del rigassificatore italiano nel golfo di Trieste a quella delle
frequenze. Questioni che esistono in tutte ''le buone famiglie'', ma
superabili. ''Le nostre relazioni politiche sono ottime e a livello economico
hanno raggiunto importanti livelli'', rimarca Mirosic, che ricorda come
l'interscambio tra i due Paesi sia arrivato a 6,5 miliardi. ''Non male -
rimarca - per un Paese di 2 milioni di abitanti''. L'Italia e' il terzo
investitore straniero in Slovenia e primo mercato di riferimento nel settore
turistico. A investire oltre confine, sono soprattutto aziende del quadrilatero
Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna. ''Il nostro intendo
e' quello di allargare la presenza delle imprese italiane, comprendendo quelle
del Centro e del Sud della Penisola. In primis, facendoci conoscere meglio e
facendo anche conoscere meglio alle aziende slovene l'Italia
centromeridionale''. L'imminente accordo tra Ice e Spirit (l'agenzia pubblica
slovena per l'Imprenditorialita', l'Innovazione, lo Sviluppo, gli Investimenti
e il Turismo) che sara' siglato durante la visita della premier slovena in
Italia, costituisce un tassello importante di questo ragionamento. Per rafforzare
la competitivita' di entrambi i Paesi sui mercati asiatici e dell'Europa
centro-orientale servono alleanze strategiche. ''Tra il porto di Capodistria e
quelli del Nord Italia, per esempio, e forse anche con quelli croati''. Se ne
sta parlando, spiega l'ambasciatore. Anche sul piano dei trasporti Italia e
Slovenia stanno lavorando insieme. Esistono problemi per la realizzazione della
tratta Lione-Torino (Corridoio 5 - Lisbona va Kiev, ndr) e nell'area attorno a
Venezia, sottolinea Mirosic, ''ma proprio la scorsa settimana abbiamo siglato
con la direzione responsabile delle ferrovie italiane un accordo per la
realizzazione di uno studio di fattibilita' per la costruzione della tratta
Trieste-Divaca''.
Paradossale, tuttavia, che ancora non esistono
collegamenti ferroviari diretti tra l'Italia e la Slovenia, se non via Austria.
''Abbiamo sollevato diverse volte la questione'', fa notare. Infine la politica
estera. Roma e Lubiana hanno forti interessi comuni sia nei Balcani occidentali
che nella nuova macroregione adriatico-ionica. Interessi che vanno dalla
completa stabilizzazione dell'area all'ingresso di tutti i Paesi della ex
Jugoslavia nella grande famiglia europea. In questo senso, conclude, la
Slovenia si sta adoperando molto. Come dimostrano le riunioni periodiche
organizzate nella citta' slovena di Brdo, tra i sette capi di governo e
ministri degli Esteri di Slovenia, Croazia, Bosnia, Montenegro, ex Repubblica
jugoslava di Macedonia (Fyrom), Kosovo e Albania. (ANSA).
Kosovo: Bei firma accordo,in
arrivo finanziamenti a Pristina
Rehn e Fule (Ue), buona
cooperazione al di la' status
07 giugno, 17:00
(ANSA)
- BRUXELLES, 07 GIU - Via libera alle attivita' della Banca europea degli
investimenti (Bei) in Kosovo. Un accordo quadro e' stato firmato oggi da Anton
Rop, vicepresidente della Bei, e da Besim Beqaj, ministro delle finanze del
Kosovo, alla presenza del premier Hashim Thaci e del capo dell'ufficio Ue a
Pristina, Samuel Zbogar.
L'intesa consentira' alla banca europea di
finanziare progetti in Kosovo nei settori dei trasporti, telecomunicazioni,
energia e ambiente, ma anche di dare assistenza tecnica e finanziaria su
progetti prioritari per lo sviluppo del Paese, che ancora non viene
riconosciuto da cinque Stati membri dell'Ue. L'arrivo della Bei facilitera'
anche il coinvolgimento di altri donatori, di sovvenzioni Ue e di altri
strumenti regionali, come il Western Balkans Investment Framework (WBIF) e il
Western Balkans Enterprise Development and Innovation Facility (WB EDIF).
''L'Ue e' impegnata a sostenere lo sviluppo
socio-economico del Kosovo, al di la' delle divisioni sullo status'' commentano
in una nota congiunta i commissari Ue all'allargamento, Stefan Fule e il
commissario Ue agli affari econmici, Olli Rehn. ''La firma dell'accordo quadro
di oggi - proseguono - pone le basi per una buona cooperazione fra Bei e Kosovo
che sosterra' la prospettiva europea'' di Pristina. L'intesa arriva a pochi
giorni dal vertice che dovra' decidere l'avvio dei negoziati su un accordo di
associazione Ue-Kosovo. (ANSA)
Balcani: Dassu', integrazione
Ue unica strada per stabilita'
Intervista
viceministro esteri per lancio sito Ansa Nuova Europa
07
giugno, 14:09
(ANSAmed)
- ROMA, 7 GIU - L'integrazione europea e' ''l'unica leva efficace'' per un
futuro di stabilita' e coesione nei Balcani, che superi le tensioni politiche
tra Serbia e Kosovo o le spinte centrifughe interne alla Bosnia Erzegovina. Lo
afferma il viceministro degli Esteri Marta Dassu' in un'intervista al sito Ansa
Nuova Europa, il portale tematico dedicato all'informazione economica e
politica sui Paesi del Centro Est Europa e dei Balcani
(www.ansa.it/nuova_europa/it) accessibile da ANSA.it.
L'accordo del 19 aprile tra Pristina e
Belgrado, siglato con la mediazione dell'Ue (attraverso Catherine Ashton), ha
rappresentato l'avvio di una normalizzazione delle relazioni tra i due paesi,
ha sottolineato Dassu'. ''Nessuno pretendeva che la Serbia riconoscesse il
Kosovo'', ma il 19 aprile a Bruxelles ''e' stata scritta, speriamo in modo
definitivo, la parola fine a uno dei più tragici conflitti balcanici degli anni
novanta''. Le porte dell'Ue ''restano aperte anche per la Bosnia'', in cui
convivono ancora a fatica comunita' cattoliche, ortodosse e musulmane, ma
''spetta a suoi leader fare progressi concreti sul terreno'', perche' la
popolazione bosniaca ''non vuole perdere il treno europeo'', ha aggiunto il
viceministro.
La prospettiva europea dei Balcani e' una
priorita' della politica estera italiana. In questo senso, ha ricordato il
viceministro, il nostro paese e' stato il primo tra i fondatori dell'Ue a
ratificare il trattato di adesione della Croazia, che il primo luglio prossimo
diventera' il 28esimo Stato membro. Tra l'altro, ci sono ''interessi strategici
comuni'' come la ''creazione della Strategia Ue per la Regione
Adriatico-Ionica, che contiamo di varare nel secondo semestre 2014, durante la
Presidenza italiana della UE''. Ed e' ''prioritaria'' anche la relazione con la
Serbia ''per il ruolo strategico che Belgrado esercita nel quadro regionale e
per l'importanza degli interessi bilaterali''. A fine giugno, ha ribadito
Dassu', l'Italia proporra' che il Consiglio Europeo ''riconosca gli sforzi di
Belgrado ed approvi una data per l'apertura dei negoziati di adesione''.
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