Trs, oltrepadania dell’est. «Possibili
licenziamenti per i 39 assenteisti»
Treviso, padania dell’est. Duello
Manildo-Gentilini. E spunta una scheda pre-votata
La Regione Basilicata stoppa le trivelle a
Palazzo
POTENZA - Nonostante la bocciatura della
Consulta della moratoria anti-trivelle, prosegue la linea del no a nuove
attività petrolifere della Regione. La giunta regionale ha adottato ieri
mattina la delibera di «mancata intesa» per la richiesta di rilascio del
permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi denominato «Palazzo San
Gervasio» avanzata dalla Aleanna Resources LLc riguardante circa 469,90 Kmq,
ricadente in 13 comuni della nella provincia di Potenza (Acerenza, Banzi,
Barile, Forenza, Genzano di Lucania, Ginestra, Maschito, Montemilone, Oppido
Lucano, Palazzo San Gervasio, Rapolla, Ripacandida e Venosa.
Il
provvedimento di giunta prende atto della recente decisione della Corte
Costituzionale circa la così detta «Moratoria» ma, in linea con precedenti
analoghi provvedimenti, giunge comunque ad esprimere la mancata intesa in virtù
di valutazione che riguardano il livello di pregio naturalistico, storico e
ambientale dell’area interessata e la compatibilità con la pianificazione
energetica regionale. Ma soprattutto, nell’esprimere la mancata intesa, la
Giunta ribadisce che «i titoli minerari (vigenti e previsti), occupando più
della metà del territorio regionale, creano vincoli e condizionano la
programmazione ed il governo del territorio» mentre «la valorizzazione e la
protezione dell'ambiente costituiscono obiettivi primari ed ordinari della
gestione del territorio, attuata attraverso strumenti di programmazione e
pianificazione contenenti azioni di sviluppo sostenibile, che mirano al
contenimento del consumo di suolo in ragione delle esigenze ecologiche, sociali
ed economiche dei diversi territori».
«Possono cambiare molte cose – ha commentato
il presidente De Filippo – ma non la nostra volontà di tutelare cittadini
territorio e di lasciare le scelte strategiche nelle mani dei lucani».
Trs, oltrepadania dell’est.
«Possibili licenziamenti per i 39 assenteisti»
Martines dopo la
richiesta di giudizio per molti dipendenti della Soprintendenza: «Fatti gravi,
decide Roma. È un lutto, da sempre Trieste additata come modello»
di Fabio Dorigo
«È un grande dolore. Un lutto». Un lutto
complicato da elaborare. L’architetto Giangiacomo Martines, direttore regionale
per i Beni culturali, non trova un altro termine per definire l’inchiesta che
ha travolto la Soprintendenza di Trieste, palazzo Economo, piazza Libertà: 39
dipendenti sui quali pende un rinvio a giudizio per assenteismo chiesto dalla
Procura della Repubblica. «Una cosa bruttissima che ci ha preso tutti alla
sprovvista. Da sempre la soprintendenza del Friuli Venezia Giulia era additata
ovunque come un modello di riferimento. Io non sono nato qui, ma tutti
invidiano il mio incarico: beato te che operi in uno stato austroungarico». E,
invece, eccolo spuntare l’assenteismo austrungarico. «È stato un brutto
risveglio. Un autentico terremoto. Una calamità per cui il ministero potrebbe
essere costretto a inviare personale da altre regioni» aggiunge Martines. Un
doppio terremoto se si pensa che gran parte dei 39 imputati sono i protagonisti
della ricostruzione del Friuli dopo il 1976, essendo stati assunti in quegli
anni. «Sono quelli che hanno rifatto la regione dopo il terremoto. Un doppio
dispiacere. Per fortuna ho visto la gente reagire buttandosi a capofitto nel
lavoro. Perlomeno non c’è sconforto». Alcuni dei 39 lavoratori a tempo perso
fanno capo direttamente dalla direzione regionale. Sono 39 sui 55 che lavorano
a Palazzo Economo, sede della Soprintendenza, dove sono stati effettuati i
controlli della Guardia di Finanza. Un assenteismo ceriticato da video,
immagini e cartelli mai “timbrati”. La stragrande maggioranza. I dipendenti dei
beni culturali in Friuli Venezia Giulia sono 331. In provincia di Trieste 122
persone.
Quali provvedimenti saranno adottati nei
confronti dei 39 austroungarici assenteisti? «La gravità dei fatti
d’imputazione è tale per cui la competenza è direttamente del ministero per i
Beni e le attività culturali, la direzione generale dell’organizzazione del
personale. Non sono fatti lievi per i quali possono intervenire direttamente i
soprintendenti o il direttore regionale instaurando il procedimento
disciplinare. Generalmente, per tradizione, rispetto a eventi così gravi si
sospende la procedura disciplinare e si attende che la giustizia penale faccia
il suo corso mettendo in piena luce i capi di imputazione e la reale
consistenza delle condanne. Dopo la sentenza possono esserci anche
provvedimenti durissimi come il licenziamento in tronco», spiega Martines.
Il giudizio finale spetta quindi a Roma. Le
39 persone sotto inchiesta resteranno a lavorare fino a sentenza. Ma non è
detto. «Tuttavia non è escluso - spiega infatti il direttore generale per i
Beni culturali - che una volta che il ministero acquisisca i fascicoli possa
eventualmente, di fronte all’evidenza dei fatti, riaprire il procedimento
disciplinare e provvedere al licenziamento. Questo è già successo. Le
responsabilità restano comunque individuali. E vanno accertate e sanzionate
caso per caso. Non siamo di fronte a un’associazione a delinquere».
E la vicenda della dattilografa che
scriveva pareri sulle pratiche per conto degli architetti? «Questa vicenda -
spiega Martines - va letta con linguaggio dell’organizzazione burocratica degli
uffici. In genere i funzionari hanno sempre a disposizione una collaborazione
per lo smistamento dei fascicoli, per la loro archiviazione, per protocollo,
copia e spedizione. Anche nell’era dell’informatica esiste un aiuto umano. Ha
fatto il soprintendente per sei volte in sei regioni diverse: In ogni ufficio
esistono modulari e formulari. Servono a semplificare i lavori. Nessuno si
sostituisce nel dare un parere». Nel 2012 i provvedimenti autorizzativi della
Soprintendenza sono stati 4.518. Il fatto che a Trieste si facesse uso di una
dattilografa è solo questione di amore per le cose di un tempo. «Capisco,
chiamare una dattilografa oggi è come rievocare un’amministrazione dei tempi di
Cicerone. Ma non c’è nulla di grave». Battere a macchina, effettivamente, non è
reato. Il problema semmai è trovare un macchina da scrivere che funzioni. «Non
c’è da formalizzarsi se un funzionario o un dipendente usi la Bic o la
stilografica. O mandi email. Quello lasciamolo allo stile di ciascuno». È una
questione di stile. Vale anche per l’assenteismo.
Treviso, padania dell’est.
Duello
Manildo-Gentilini. E
spunta una scheda pre-votata
Nuovo sindaco di Treviso: seggi aperti
domenica dalle 8 alle 22 e lunedì dalle 7 alle 15. Clamoroso alle scuole
"Primo Maggio", il Pd denuncia: a un'anziana elettrice consegnata una
scheda con la "ics" già segnata sul nome di Gentilini.
Domenica e lunedì si vota per eleggere il
nuovo sindaco di Treviso. Domenica i 77 seggi rimarranno aperti dalle 8 alle 22
mentre lunedì dalle 7 alle 15. Alle urne saranno chiamati 66.572 elettori
(30.923 maschi e 35.649 femmine). Al primo turno hanno votato 42.110 elettori pari
al 63,25 per cento degli aventi diritto. Due i contendenti chiamati a
contendersi lo scranno più alto di Ca’Sugana: Giovanni Manildo, avvocato, in
rappresentanza del Centrosinistra, e Giancarlo Gentilini, vicesindaco uscente
per il Centrodestra.
Affluenza in aumento alle 12. Treviso in
controtendenza rispetto al dato nazionale: gli elettori tornano alle urne per
votare il proprio sindaco. A Mezzogiorno infatti è andato a votare il 14,64%
degli aventi diritto, contro il 14,17% del primo turno. Affluenza dunque in
leggero aumento rispetto a due settimane fa
Alle
scuole Primo Maggio intanto scoppia il caso: secondo il Pd, che farà denuncia,
a un'anziana elettrice sarebbe stata consegnata una scheda con il voto già
espresso a favore di Gentilini
Dalle 15 di lunedì, dopo la chiusura dei
seggi, sarà possibile seguire la diretta on-line dei risultati sul nostro sito
della Tribuna.
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