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Istat. Conti economici trimestrali
Banca d’Italia n. 20 - L'economia della Sicilia
n. 12 - L'economia delle Marche
Slovenia, cresce la disoccupazione giovanile
Grecia: Spiegel, "Fmi chiede un nuovo
taglio del debito"
Padania centrale. Sanità: la spending review
minaccia il centro cefalee di Modena
Maro': ingoiamo bocconi amari
Lettera a Capo Stato
maggiore Marina
10 giugno, 14:33
(ANSA) - ROMA, 10
GIU - "In questo lungo periodo trascorso in India, tanti bocconi amari
abbiamo dovuto e stiamo ancora ingoiando, ma, con dignità e fierezza
continueremo ad andare avanti finché Dio forza ci darà, rispettando questo
Paese e dimostrando la nostra innocenza". E' uno dei passaggi della
lettera che i Marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, hanno scritto da
New Delhi al capo di Stato Maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi, per la
festa della Forza Armata.
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Istat. Conti economici trimestrali
Nel primo trimestre
del 2013 il prodotto interno lordo (PIL), espresso in valori concatenati con
anno di riferimento 2005, corretto per gli effetti di calendario e
destagionalizzato, è diminuito dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e
del 2,4% nei confronti del primo trimestre del 2012.
La stima preliminare
diffusa il 15 maggio 2013 scorso aveva rilevato una diminuzione congiunturale
dello 0,5% e un calo tendenziale del 2,3%.
Il primo trimestre
del 2013 ha avuto lo stesso numero di giornate lavorative del trimestre
precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al primo trimestre del
2012.
La variazione
acquisita del PIL per il 2013 è pari a -1,6%.
Rispetto al
trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda sono
diminuiti. Con riferimento alla domanda interna, i consumi finali nazionali e
gli investimenti fissi lordi sono diminuiti, rispettivamente, dello 0,3% e del
3,3%, mentre le esportazioni hanno subito un calo dell'1,9%. Le importazioni
hanno registrato una flessione dell'1,6%.
La domanda nazionale
al netto delle scorte ha sottratto 0,9 punti percentuali alla variazione del
PIL, con contributi di -0,3 punti dei consumi delle famiglie e di -0,6 degli
investimenti fissi lordi; l'apporto della spesa della Pubblica Amministrazione
(PA) è stato nullo. Il contributo della domanda estera netta è stato negativo
per 0,1 punti percentuali, mentre le scorte hanno fornito un apporto positivo
di 0,3 punti percentuali.
Il valore aggiunto
ha registrato variazioni congiunturali negative del 3,6% nelle costruzioni,
dello 0,7% nell'industria in senso stretto e dello 0,4% nei servizi, mentre è
aumentato del 4,7% nell'agricoltura. In termini tendenziali, è diminuito del
6,9% nelle costruzioni, del 3,2% nell'industria in senso stretto e dell'1,4%
nei servizi e ha segnato un incremento dello 0,1% nell'agricoltura.
Banca d’Italia
n. 20 - L'economia della Sicilia
Rapporto annuale,
giugno 2013
Sommario
Nel corso del 2012
la dinamica del PIL in Italia è stata negativa, anche a seguito delle correzioni
di finanza pubblica intervenute nello scorcio dell'anno precedente. Soltanto la
domanda estera ha fornito un contributo positivo all'attività economica.
In Sicilia la fase
ciclica recessiva è risultata grave; in base alle stime Prometeia il PIL è
sceso del 2,7 per cento. I settori più colpiti sono stati l'industria e
l'edilizia.
Nel manifatturiero è
diminuito il fatturato e la perdurante incertezza sulle prospettive
dell'economia ha causato una nuova contrazione delle spese per investimenti. La
domanda estera è risultata favorevole, con una ripresa delle esportazioni per
alcuni comparti, come il petrolifero, l'elettronico e il farmaceutico.
Il livello di
attività economica del settore delle costruzioni si è contratto per il settimo
anno consecutivo, con cali sia per le opere pubbliche sia per il comparto delle
costruzioni residenziali. Nel mercato immobiliare il numero di compravendite ha
registrato un significativo arretramento; i prezzi sono diminuiti anche in
termini nominali.
Nel settore dei
servizi, il commercio ha risentito della perdurante debolezza dei consumi
interni, legata alla riduzione del reddito reale disponibile delle famiglie. I
flussi turistici, seppure in rallentamento, hanno continuato a crescere: il
calo dei pernottamenti di turisti italiani è stato compensato dalla crescita
delle presenze di stranieri e della spesa a essi associata.
Nel mercato del
lavoro l'occupazione è diminuita per il sesto anno consecutivo. L'aumento del
numero di persone in cerca di lavoro ha spinto in alto il tasso di
disoccupazione, in misura più marcata tra i più giovani.
Nel 2012 i prestiti
bancari, che erano già in rallentamento, sono diminuiti. Le richieste di
finanziamenti hanno risentito del calo degli investimenti delle imprese e della
debolezza della spesa da parte delle famiglie.
Le condizioni di
offerta del credito sono rimaste ancora tese anche per effetto del
deterioramento della qualità dei prestiti. La crisi economica ha continuato a
ripercuotersi sull'andamento dei crediti in sofferenza, in aumento sia per le
imprese sia, in misura meno accentuata, per le famiglie. Gli indicatori
prospettici prefigurano un ulteriore peggioramento nei prossimi mesi.
Un'analisi condotta
sulle imprese della filiera immobiliare mostra che gli effetti della recessione
sul credito sono stati particolarmente severi. Dall'insorgere della crisi la
dinamica dei prestiti nei confronti di queste imprese è stata più debole di quella
media del settore produttivo e la qualità del credito è notevolmente
peggiorata: alla fine del 2012 circa la metà dei finanziamenti presentavano
anomalie nei rimborsi.
È aumentata la
raccolta bancaria presso le famiglie; potrebbe avere influito una maggiore
propensione al risparmio precauzionale e l'offerta di remunerazioni più elevate
sui depositi con durata prestabilita e sulle emissioni obbligazionarie.
n. 12 - L'economia delle Marche
Rapporto annuale,
giugno 2013
Sommario
Nel 2012 è
proseguita la fase recessiva dell'economia marchigiana iniziata nella seconda
metà del 2011. Secondo le stime disponibili, nel 2012 il prodotto interno lordo
in regione è calato di circa il 2,5 per cento rispetto all'anno precedente, un
valore analogo a quello medio nazionale; è invece diminuito più che in Italia
nell'arco dell'ultimo quinquennio. Le rilevazioni condotte presso le imprese
confermano la debolezza dell'attività nei primi mesi del 2013.
La produzione
industriale è scesa, specie nei comparti della moda e in quelli connessi con
l'edilizia; la dinamica dell'attività produttiva è risultata più sfavorevole
per le piccole aziende. La domanda interna si è ulteriormente indebolita,
mentre quella estera ha continuato a fornire un moderato sostegno all'attività
economica; le esportazioni marchigiane, a differenza di quelle italiane,
restano però ancora su livelli inferiori a quelli raggiunti prima della crisi.
Gli investimenti delle imprese sono diminuiti; in assenza di un miglioramento
delle condizioni per investire, i piani delle aziende non prefigurano una
ripresa del processo di accumulazione del capitale nel 2013.
L'economia
marchigiana è risultata particolarmente esposta alla crisi iniziata nel 2008.
Vi hanno concorso la spiccata vocazione industriale, la notevole diffusione di
imprese subfornitrici di piccola dimensione e la specializzazione produttiva,
per una quota consistente orientata alla produzione di beni per la casa
(soprattutto elettrodomestici e mobili). Questi comparti, nei cui confronti si
è intensificata la concorrenza internazionale, hanno molto risentito del
generale contenimento della spesa delle famiglie italiane per beni durevoli,
connesso anche al calo degli acquisti di abitazioni.
Nel complesso
dell'industria, hanno conseguito risultati migliori le imprese di media e
grande dimensione, titolari di marchi conosciuti e radicate sui mercati
internazionali; le piccole aziende, per contro, spesso poco capitalizzate, non
sono state generalmente in grado di affermare una propria presenza autonoma sui
mercati esteri per supplire al calo degli ordini in subfornitura. Negli anni di
crisi più recenti, i fallimenti di società di capitale si sono intensificati,
in misura superiore alla media nazionale.
Nel 2012 il valore
della produzione dell'edilizia è nettamente sceso, accentuando la tendenza in
atto dal 2008, anno in cui si era interrotta una fase espansiva durata un
decennio. Le compravendite di abitazioni si sono ridotte di un quarto; rispetto
al picco del 2006, il numero di transazioni si è più che dimezzato.
I prezzi delle
abitazioni sono scesi in misura più contenuta. L'attività si è indebolita anche
nel settore terziario. La flessione del reddito disponibile ha influito
negativamente sulla spesa per consumi delle famiglie, in particolar modo per
beni durevoli, con ripercussioni negative sugli esercizi commerciali; i flussi
turistici si sono lievemente ridotti; nel comparto dei trasporti si è osservata
una contrazione dei movimenti di merci e passeggeri.
Il tasso di disoccupazione
ha continuato a salire, specie tra i giovani; alla fine del 2012 esso ha
sostanzialmente eguagliato quello italiano, mentre prima della crisi era
inferiore di circa 2 punti percentuali. A differenza di quanto osservato nel
resto del paese, dove le condizioni lavorative si sono deteriorate soprattutto
per i lavoratori con bassi livelli di istruzione, in regione il peggioramento è
risultato diffuso, indipendentemente dal titolo di studio posseduto.
Nel 2012 i prestiti
bancari nelle Marche sono leggermente diminuiti. La flessione ha riguardato i
finanziamenti alle imprese, specie quelle di minore dimensione; il credito alle
famiglie, pur decelerando nettamente, ha conservato un tasso di crescita
positivo. La dinamica dei prestiti è stata influenzata sia dalla debolezza
della domanda sia dal permanere di condizioni di offerta tese. Su queste ultime
grava il peggioramento della qualità del credito indotto dalla recessione, che
nell'ultimo biennio è stato più intenso per il settore delle costruzioni.
La raccolta bancaria
è stata sospinta dai depositi bancari con scadenza maggiormente protratta, che
hanno mostrato una dinamica più sostenuta rispetto alle altre forme di
investimento del risparmio, anche a motivo delle politiche di offerta più
remunerative adottate dalle banche.
Slovenia, cresce la disoccupazione giovanile
Il 25% dei
disoccupati ha meno di 30 anni, aumenta l'emigrazione
09 giugno, 18:09
(di Andrej Cernic)
(ANSA) - LUBIANA -
La disoccupazione sta diventando anche tra i giovani sloveni un problema quasi
insormontabile. Molti, dopo aver finito gli studi universitari, ''restano
fermi'' all'ufficio di collocamento, sempre piu' numerosi sono anche quelli che
decidono di tentare la propria fortuna lavorativa e professionale all'estero.
La Slovenia dovrebbe arrivare, secondo le
stime dell'Ufficio per le elaborazioni statistiche, a 120 mila disoccupati nel
2013, circa il 13% della popolazione lavorativa. Quasi il 25% dei disoccupati
sono giovani sotto i 30 anni. L'Ufficio di collocamento nazionale parla di
28.617 giovani disoccupati al 30 aprile. Il 18,6% dei giovani disoccupati (pari
a 5.332) hanno conseguito la laurea o un titolo di studio superiore.
I dati elaborati riguardanti i profili
professionali che piu' patiscono la crisi parlano chiaramente: e' molto
difficile trovare lavoro per i ragazzi e le ragazze che hanno un titolo di
studio di stampo umanistico, nel campo delle scienze sociali oppure legato a
impieghi nel settore pubblico. Si parla di laureati in economia,
giurisprudenza, dei commercialisti, professori di sloveno e dei giovani che
cercano il lavoro nel sociale.
Molti giovani sloveni, soprattutto quelli con
un po' di spirito imprenditoriale, hanno cominciato a cercare occasioni
all'estero. Potremmo dividere questo tipo di giovani in due categorie. La prima
riguarda coloro che vanno in cerca di lavoro nei paesi limitrofi con standard superiore,
rimanendo pero' a vivere in Slovenia. L'esempio piu' evidente e' l'Austria, tra
le regioni confinanti con la Slovenia. Secondo le stime dell'Ufficio di
collocamento austriaco, nel 2012 ben 8.293 sloveni hanno lavorato nelle regioni
di Stiria e Carinzia, tra di loro ci sono circa 4.500 migranti giornalieri.
Guardando invece ai flussi di migrazione globali riscontriamo, secondo
l'Ufficio per le elaborazioni statistiche, un notevole incremento di persone
espatriate nell'anno scorso: ben 8.876 cittadini sloveni hanno cambiato Stato
di residenza. La raccolta dati dell'Ufficio non fornisce le statistiche
riguardanti i Paesi di espatrio. Ci si puo' comunque fare un'idea a riguardo
consultando i dati per gli anni fino al 2011. Gli espatri sono stati tra i
1.700 e i 2.000 all'anno: oltre all'Austria, il Paese piu' gettonato e' stata
la Germania, partner economico principale, con uno degli standard piu' alti in
Europa e relativamente vicino alla Slovenia. In ciascuno dei due Paesi
germanofoni si sono trasferiti dai 300 ai 400 sloveni all'anno.
Seguono Italia e Croazia, paesi limitrofi, e
Svizzera: in ognuno dei tre Paesi si sono trasferiti dai 100 ai 200 sloveni
all'anno. Oltreoceano troviamo al primo posto per espatri sloveni due Paesi
geograficamente agli antipodi: l'Australia e gli Stati uniti (dalle 40 alle 80
unita' annue). La prima e' diventata una delle mete favorite soprattutto per
gli stipendi alti e lo standard elevato, per gli Usa vale lo stesso con
l'aggiunta sempre piu' frequente degli impieghi nel settore It e high tech.
(ANSA).
Grecia: Spiegel, "Fmi chiede un nuovo
taglio del debito"
10:36 09 GIU 2013
(AGI) - Berlino, 9
giu. - Per rimettere in sesto i conti di Atene e' necessario procedere ad un
nuovo taglio del debito greco. Lo 'Spiegel' rivela che il Fondo monetario
internazionale (Fmi) sta aumentando le pressioni sui Paesi dell'Eurozona per
far attuare un nuovo taglio del debito greco entro quest'anno, unica maniera
per coprire il buco di bilancio di Atene di 4,6 miliardi di euro previsto per
il 2014. Il settimanale di Amburgo aggiunge che l'Fmi e' disposto a partecipare
ulteriormente al programma di salvataggio della Grecia solo se il finanziamento
dei conti di Atene e' garantito per i prossimi 12 mesi. Per questo motivo,
spiega lo Spiegel, il Bundestag deve dare al piu' tardi entro dicembre il
proprio assenso al nuovo taglio del debito greco, anche perche' a subirne le
conseguenze sarebbe la banca pubblica di sostegno agli investimenti
"KfW", che ad Atene ha gia' concesso 15 miliardi di crediti. Il
settimanale scrive che finora il governo tedesco si oppone ad un nuovo taglio
del debito greco, poiche' teme che una decisione del genere presa prima delle
elezioni per la Cancelleria del 22 settembre evidenzierebbe che parecchi
miliardi forniti ad Atene con i soldi dei contribuenti andrebbero perduti. Nei
giorni scorsi l'Fmi aveva ammesso di aver stimato per anni in maniera troppo
ottimistica la situazione greca. (AGI) .
Padania centrale. Sanità: la spending review
minaccia il centro cefalee di Modena
Gianfrancesco
Tazzioli dell’associazione che riunisce i malati di “mal di testa” «Il day
hospital del Policlinico è diventato un punto di riferimento nazionale»
di Gabriele Farina
Un centro sanitario
d’eccellenza che rischia di essere “rivisto” dalla spending review regionale. È
l’allarme lanciato da Gianfrancesco Tazzioli, segretario nazionale della Lega
Italiana Cefalgici.
La struttura in
questione è il “Day Hospital” del Policlinico, «l’unico presente nella Regione
Emilia- Romagna. Tagliare sulle cure per la cefalea equivale a togliere il
defibrillatore ai malati di cuore», esclama il portavoce dei pazienti in cura
al centro. «La nostra città da tempo è divenuta il riferimento nazionale per il
trattamento di questa malattia, spodestando Firenze. Nella struttura vengono da
ogni parte d’Italia per ricevere la migliore cura, il rischio è che anche noi
possiamo diventare “emigrati” per poter ottenere un trattamento. Temiamo che la
Regione abbia intenzione di tagliare i fondi in ottica di rivedere la spesa,
costringendo i pazienti a pagare anche mille euro per le cure, più gli
eventuali spostamenti».
In una realtà di
crisi, «in cui ci sono tagli sul personale e anche le case farmaceutiche non
danno più il loro appoggio», continua a essere offerto il miglior servizio al
paziente. «Quando arrivi lì – spiega Tazzioli – incontri due caposala, medici
tirocinanti delle specialistiche e docenti. Garantiti controlli quali Tac,
risonanze ed esami del sangue per comprendere quale sia la patologia; poi si
può partire con la cura, anche con farmaci e flebo, a carico del centro».
La Lic porta avanti
una campagna per far conoscere la patologia abolendo gli stereotipi. A livello
sociale, denuncia Tazzioli, troppo spesso viene considerato come un problema da
poco, ridotto alla domanda “perché non prendi una pastiglia?”. «Vogliamo invece
che si riconosca la cefalea come una malattia sociale – conclude – abbiamo
presentato sul tema una proposta di legge nella scorsa legislatura. In
Lombardia hanno proposto di renderla malattia invalidante. Inoltre domandiamo
l’introduzione del trattamento con tossina botulinica per l’emicrania cronica,
come già approvato dalla Commissione dell’Agenzia del Farmaco (Aifa) a livello
nazionale».
La cefalea si
caratterizza come un dolore che si può manifestare sull’intero capo o su una
parte. Le due principali più conosciute sono la cefalea da tensione e
l’emicrania. Ansia e tensione psichica sono comuni cause delle contrazioni
muscolari alla base della prima forma. Stress emotivo, bassi livelli di
zuccheri nel sangue, allergie, traumi al capo sono alcuni dei fattori
scatenanti per la seconda. Dolori continui, oppressivi, d’intensità
lieve-moderata sono forme tipiche della prima; un dolore pulsante sulle tempie
e all’altezza delle orbite, in genere su un solo lato del capo e aggravato
dalla luce, il sintomo abituale dell’emicrania. Disturbi della vista,
dell’equilibrio o della sensibilità possono essere “campanelli d’allarme”,
spesso accompagnati da nausea e vomito.
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