domenica 14 luglio 2013

XIV.VII.MMXIII — Qualcuno intende cercar petrolio e gas a spes’ toie’, caro meridionale, e poi il semi-raffinato se lo portera’ via, da casa tua: e tu resterai un beduino senza cammello, come sei ora.===Queste zone marittime sono previste dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 e danno la possibilita' agli Stati che lo desiderano di estendere la loro giurisdizione fino ad un massimo di 200 miglia dalla costa. Sono molteplici - ha spiegato la commissaria europea - le attivita' che possono essere sviluppate nelle zone economiche esclusive: dalla pesca all'acquacoltura, dall'energia come quella eolica al turismo fino alla ricerca. In caso poi di inquinamento marittimo, come nel 1999 con il naufragio della petroliera Erika sulle coste francesi, i Paesi interessati potrebbero richiedere i relativi risarcimenti.

Ue: aree economiche esclusive in Adriatico e Canale Sicilia
Gli italiani risparmiano. Ma non tutti
Nessuno fa la fila per i saldi vendite in calo del 15%
Ue: bandi per 23 milioni di euro per lotta contro crimine
Le cure Ue piegano il Portogallo

Ue: aree economiche esclusive in Adriatico e Canale Sicilia
Damanaki: da iniziative possibili benefici per mld euro
12 luglio, 11:35
BRUXELLES - La Commissione europea lancia una sfida ai partner del sud dell'Europa: esplorare e sfruttare le attivita' economiche che il Mare Mediterraneo offre loro per trarre benefici che si calcolano in miliardi di euro l'anno. La conferma viene da uno studio, presentato dalla commissaria europea alla pesca Maria Damanaki, in cui emerge che la creazione nel mare Mediterraneo di tre grandi ''zone economiche esclusive'', (in Italia l'Adriatico-Ionica e lo stretto tra Sicilia, Malta e Tunisia e il Golfo dei Leoni tra Francia e Spagna) porterebbe in quelle aree 2,7 miliardi di benefici netti l'anno''.
Queste zone marittime sono previste dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 e danno la possibilita' agli Stati che lo desiderano di estendere la loro giurisdizione fino ad un massimo di 200 miglia dalla costa. Sono molteplici - ha spiegato la commissaria europea - le attivita' che possono essere sviluppate nelle zone economiche esclusive: dalla pesca all'acquacoltura, dall'energia come quella eolica al turismo fino alla ricerca. In caso poi di inquinamento marittimo, come nel 1999 con il naufragio della petroliera Erika sulle coste francesi, i Paesi interessati potrebbero richiedere i relativi risarcimenti.
Cosi', sulla base delle attivita' che potrebbero essere realizzate, gli scienziati europei hanno calcolato che un area esclusiva tra lo stretto di Sicilia, Malta e la Tunisia, potrebbe generare un vantaggio annuo di 802 milioni di euro, di cui 384 milioni per la sola Italia. Per quanto riguarda invece l'Adriatico il beneficio annuo tra i partner interessati - Italia, Croazia, Montenegro, Albania e Grecia - sarebbe di 718 milioni l'anno, di cui 289 andrebbero all'Italia. Come creare queste specifiche aree marine? ''La loro designazione - ha detto Damanaki - resta un diritto sovrano di ciascun Stato membro. La responsabilita' dell'Ue e' garantire che sussistano le condizioni adeguate per permettere all'economia blu di prosperare''. Il tutto - ha aggiunto - ''rientra in un quadro di cooperazione e di dialogo che e' alla base stessa del diritto internazionale del Mare''.
Ad esempio, ha spiegato Damanaki, ''la Commissione sta attualmente negoziando con la Libia un accordo, e in questo ambito potrebbe chiedere di sottoscrivere la Convenzione del mare''. Nel Mediterraneo gia' 12 Paesi hanno una legislazione in vigore che prevede l'istituzione di una zona economica esclusiva o hanno adottato misure per stabilirla: sono Albania, Croazia, Cipro, Egitto, Israele, Libano, Libia, Monaco, Montenegro, Marocco, Siria e Tunisia. Francia, Italia e Slovenia, hanno invece istituito zone di protezione ecologica.

Gli italiani risparmiano. Ma non tutti
GLI INDICATORI. I dati di Confcommercio e Codacons ribadiscono le difficoltà con le quali sono costrette a fare i conti molte famiglie del Paese
 C'è una maggioranza che soffre, ma anche una «minoranza silenziosa» che non bada a spese e compra lusso
Gli italiani risparmiano. E le voci dei tagli riguardano vestiti, carburante, pedaggi, aerei, telefonate e sigarette. Insomma, come si diceva una volta (e non solo), tirano la cinghia. Ma non tutti. Il Belpaese è diviso: una «minoranza silenziosa» è fatta da chi acquista beni di lusso, non bada a spese e consuma quanto e più di prima, una maggioranza, invece, comprende chi soffre.
DALL'INIZIO della crisi alla fine del 2012 i consumi dei beni durevoli come auto, moto, arredamenti ed elettrodomestici mostrano un calo del 23,7%. Ma il dato ancor più preoccupante è quello relativo alla spesa media per famiglia di prodotti del largo consumo che, nel primo quadrimestre del 2013, è pari a 1.137 euro, con un calo dell'1,3% al netto dell'inflazione rispetto allo stesso periodo del 2012: -3,9% su base annua secondo l'Indicatore dei Consumi della Confcommercio. Per l'Icc di maggio tutti i settori merceologici mostrano una caduta libera. Inoltre, per diciassette mesi, negli ultimi venti, il segno meno è quello predominante. Dati drammatici anche per il Codacons se si considera che gli acquisti in quantità dei beni alimentari evidenziano una riduzione, addirittura, del 6,2% in un anno e che la discesa nelle «compere» di cibo prosegue dal 2007. Il taglio operato dalle famiglie, inoltre, riguarda tablet e smartphone e la spesa per la mobilità mostra su base annua un crollo del 7,5%. Segue il settore dell'abbigliamento e delle calzature (-6,7%).
IL PERCHÉ del calo dei consumi si comprende dando un'occhiata ai dati sulla disoccupazione in incremento (solo rispetto a marzo 2013 l'Italia ha 23mila disoccupati in più). Aumentano anche la Cassa integrazione ordinaria e quella straordinaria, mentre i redditi delle famiglie sono molto più bassi di quanto rilevato nei primi mesi del 2012. I numeri del centro studi di Confcommercio dimostrano che siamo nel bel mezzo della recessione e tutti i segnali lasciano presupporre un possibile peggioramento nei prossimi mesi, soprattutto per quanto riguarda abbigliamento e alimentari; forse l'arredamento potrà beneficiare dell'effetto positivo di provvedimenti. Anche i supermarket sono costretti a fare i conti con la difficile congiuntura, ma lo stesso vale per i negozi di prossimità: l'attenzione dei consumatori è rivolta soprattutto ai punti vendita dove si possono acquistare prodotti a prezzo inferiore e si bada meno di un tempo alla qualità. Rispetto all'anno scorso, la frequenza alle compere è in flessione: si va a far la spesa 48,8 volte in un trimestre e lo scontrino rimane pressoché stabile a 23,29 euro per atto.

Nessuno fa la fila per i saldi vendite in calo del 15%
 CONSUMI. Sondaggio di Fismo Confesercenti tra i commercianti
ROMA La prima settimana di saldi si chiude con un -15% medio della spesa dei clienti rispetto allo stesso periodo 2012. A quanto emerge da un sondaggio di Fismo-Confesercenti su un campione di commercianti di alcune città italiane. «È sparita la febbre da inizio sald e, con essa, le file ai negozi», lamentano i commercianti. Ci sono tuttavia marcate differenze tra città e settori. A Milano, le vendite tengono o crescono, grazie ai turisti, in particolare arabi. Risultati al ribasso, invece, per i negozi delle periferie e semi-centrali, più legati alla clientela residente. In generale, i milanesi acquistano scarpe e capi per il rinnovo del guardaroba, approfittando degli alti sconti di partenza. Anche a Torino i saldi rimangono sui livelli 2012 con una partenza tiepida, anche per le promozioni precedenti, che hanno annacquato l'effetto sorpresa. I clienti cercano soprattutto camice e pantaloni, meno calzature e accessori. A Bologna, si rileva un calo fino al 20%, soprattutto per accessori e capi d'abbigliamento dal prezzo medio-alto, mentre resistono i prodotti a medio e basso costo. Le limitazioni si sentono poi a Bari, dove si registra un vero e proprio crollo di vendite di prodotti firmati premium, anche del 25%. La bassa disponibilità economica influisce anche sul comportamento d'acquisto dei clienti. Nonostante gli sconti iniziali superiori alla norma, non si è registrata la consueta ressa. Svanite le file: in coda davanti ai negozi, ormai, resistono soprattutto i turisti stranieri, in cerca del capo Made in Italy. I consumatori italiani si mostrano invece più attenti alle spese e confrontano le varie offerte prima di comprare. In generale, vendono comunque meglio i capi nelle fasce di prezzo medio-basse e low-cost, mentre soffrono i capi premium, rivolti a chi può spendere un pò di più. Tra le categorie merceologiche che mostrano miglior tenuta c'è la moda giovani. I genitori, spiegano i commercianti, preferiscono tagliare la propria spesa per l'abbigliamento piuttosto che quella dei figli.

Ue: bandi per 23 milioni di euro per lotta contro crimine
Cofinanziamenti per combattere reati economici e finanziari
12 luglio, 20:08
BRUXELLES - Sono 23 in totale i milioni di euro, nell'ambito del Programma di prevenzione e lotta contro il crimine 2007-2013 che la dg Affari interni della Commissione Ue guidata dalla svedese Cecilia Malmstrom stanzia per gli Stati membri, nel 2013, per cinque bandi mirati a progetti che puntano alla lotta contro le ''radicalizzazioni'' (tre milioni di euro); alla tratta di esseri umani (cinque mln); l'uso illegale di Internet (cinque mln); e il crimine Finanziario ed economico (7 mln). Inoltre per migliorare la risposta ad attacchi di natura chimica, biologica, e nucleare vengono destinati tre milioni.
 Il contributo Ue per questi progetti potrà coprire fino al 90% dei costi totali ammissibili, ma non vengono presi in considerazione quelli che richiedono un cofinanziamento inferiore ai 100mila euro. In particolare, a progetti contro il crimine finanziario ed economico vengono destinati sette milioni di euro di cofinanziamento (scadenza 7 ottobre). Si punta a rafforzare l'expertise degli operatori anche per formare analisti in grado di tracciare beni mobili e immobili frutto di attività criminali. Ma si punta anche allo sviluppo e alla messa in opera di strumenti contro il riciclaggio di denaro, la corruzione, il racket e l'estorsione. Altro tema caldo è la lotta alla tratta di esseri umani, per cui si rende disponibile la cifra di cinque milioni di cofinanziamento (scadenza il 31 ottobre). Secondo dati Eurostat presentati ad aprile dal commissario Malmstrom tra il 2008 ed il 2010, l'Italia ha avuto il triste primato in Ue per il fenomeno: su 23.632 vittime, 6426 sono state individuate nel Belpaese.
 Tre milioni di euro vanno per combattere gli estremismi (scadenza 9 ottobre). Un tema su cui c'e' forte attenzione, anche alla luce dell'alto numero di europei (almeno 800 dall'inizio del conflitto e tra i morti anche un italiano) che in modo volontario sono andati in Siria per combattere nelle fila del Jihad. Priorità è prevista per quelle azioni volte allo sviluppo e allo scambio di specifici strumenti operativi tra enti, ma anche alla realizzazione di modelli credibili che possano giocare un ruolo nella diffusione di messaggi postivi, offrendo così delle alternative alla propaganda terrorista per fare proselitismo che viene diffusa soprattutto attraverso l'utilizzo di Internet.
 E proprio al contrasto del cyber-crimine vengono destinati cinque milioni di cofinanziamento (scadenza 7 ottobre). I progetti devono avere l'obiettivo di far fronte al fenomeno degli attacchi sul web, alle frodi Internet, ma anche di sviluppare e scambiare metodi per individuare contenuti radicalizzanti, razzisti e xenofobi, e prevenire e lottare contro le forme di pedofilia on-line.
 Tre milioni (scadenza 9 ottobre) sono stanziati per iniziative volte a sviluppare strumenti e modelli per prevenire e far fronte ad attacchi terroristici con sostanze chimiche, biologiche, e nucleari.

Le cure Ue piegano il Portogallo
I mercati finanziari sono come i vecchi e i bambini, ogni giorno ne hanno una, intesa come malattia. La settimana scorsa, hanno scoperto il Portogallo. Proprio lui, il più bravo bambino della Trojka, quello più coscienzioso nel porre in atto le feroci misure di austerity da questa raccomandate, è piombato di nuovo nella crisi. Giovedì scorso il male è stato provocato dal presidente della Repubblica, Aníbal Cavaco Silva, che ha invitato i tre maggiori partiti (fra cui il Partito socialista, all'opposizione) a formare un governo di salvezza nazionale, eseguire il programma economico targato Trojka e presentarsi a elezioni anticipate nel 2014. L'appello ha tagliato le gambe al rimpasto che il premier Pedro Passos Coelho aveva delineato dopo le dimissioni di due ministri importanti, Vítor Gaspar e Paulo Portas, che già avevano scosso la fiducia nel Paese. Lisbona ha chiesto il rinvio a settembre del previsto esame della Commissione europea sulla situazione economica - sarebbe dovuto iniziare domani - in modo che il programma possa essere completato secondo i piani malgrado «la situazione politica in atto». Questo esame avrebbe dovuto dare via libera a ulteriori aiuti finanziari della Trojka. Anche l'attuale governo è una coalizione de salvação nacional, uscito dalle elezioni del 2011, quando la crisi economica aveva conosciuto un peggioramento grave e in apparenza inarrestabile. Il programma di aggiustamento è stato molto energico, con rapidi e cospicui tagli alla spesa, ricapitalizzazione di diverse banche e riforme strutturali. I «successi» in questi campi sono stati notevoli, ma l'impatto sul tenore di vita dei portoghesi è risultato devastante. Nel 2011 il pil è arretrato dell'1,6%, nel 2012 di un altro 3,2%, mentre la domanda interna è crollata nel biennio del 12,2% e gli investimenti del 25,6%. Cifre terribili, che hanno portato la disoccupazione al17,5% e i consumi delle famiglie a diminuire del 9,4%. La tendenza al declino si è mantenuta nel 2013. Negli ultimi tempi le proteste di piazza contro l'austerità si sono moltiplicate. Lo stato d'animo attuale del popolo portoghese è ben sintetizzato da una foto che ritrae un mural con la scritta (in inglese) «Pray for Portugal» accanto a una bambina assorta in preghiera che pensa «Liberaci o Signore da questi porcos corruptos che affliggono il Portogallo». Ma la Trojka non sente ragioni. Paolo Brera rerum.scriptor@yahoo.fr


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