L'UNIONE SARDA - Economia: L'agricoltura sarda
è più giovane
In Calabria lavorano quasi 15 mila
extracomunitari. Ed è boom di imprenditori: più 7% durante il 2012
Basilicata. La Total annuncia 54 assunzioni per
Tempa Rossa. Ma è una beffa, i posti sono vecchi
Legambiente dice no alle trivelle nello Ionio
«Fermate le compagnie»
Nuovo allarme dell’Istat: povertà più diffusa
in Sicilia
Italia, 9,5 milioni di poveri
Quote latte: Italia, Ue boccia proroga 2011
pagamento multe
Ocse: nel 2014 in Italia più disoccupati
Slovenia, perdite banche 117 mln primi 5 mesi
Croazia: Banca nazionale prevede -1% pil in
2013
Rottura tra Bruxelles e la Macedonia
Due anni di battaglie e poi la Pac. Salvi vino,
olio e grano di Puglia
Per cinque anni garantiti gli aiuti ai
giovani agricoltori
La firma a ottobre su 5,5 miliardi di fondi
europei
ROMA - Non ci piove, l’unico settore che
negli ultimi due anni ha retto bene alla crisi è quello agroalimentare, che con
l’export ha raggiunto nel 2012 la cifra importante di 32 miliardi. Ma per le
realtà meridionali, compresa quella pugliese, l’importanza dei dati si coniuga
anche sul fronte occupazionale, perché in questo segmento produttivo il numero
di lavoratori, soprattutto giovani, è in crescita. Dunque occhio a quanto sta
avvenendo a Bruxelles, dove il 26 giugno si è chiuso l’accordo politico sulla
nuova Pac (Politica agraria comunitaria), mentre ad ottobre si metterà punto al
capitolo finanziario: così si potrà dire che la procedura sarà definitivamente
completata, ad uso e consumo del settennato 2014-2020. La Pac, dunque, è stata
illustrata ieri alla Camera dagli europarlamentari Giovanni La Via, il
siciliano del Ppe che sta seguendo il capitolo finanziario, e Paolo De Castro,
l’ex ministro pugliese che ha guidato la commissione parlamentare con polso
fermo fino alla positiva conclusione del negoziato. Perché, va ricordato,
quando la partita è iniziata nell’autunno di due anni fa, per i produttori di
olio, grano duro, vino, agrumi la situazione era nerissima, non solo per la
riduzione complessiva dei fondi destinati all’Italia, ma anche per i criteri e
le procedure degli aiuti.
Invece è di ieri la notizia data dalla
ministra Nunzia De Girolamo: l’Italia dovrebbe mantenere per i prossimi sette
anni la quota di 5,5 miliardi ottenuta nel settennato in conclusione. E,
inoltre, come hanno spiegato De Castro e La Via, la Pac - dopo il passaggio
fondamentale nell’aula di Bruxelles - ha incassato alcune modifiche di
sostanza: i contributi andranno solo agli agricoltori attivi, quelli che dai
campi ricavano reddito perché li lavorano e ci sarà invece una black list di
coloro che non potranno più ottenere vantaggi spacciandosi per produttori
(assicurazioni, campi da golf, persino aeroporti). L’aiuto ai giovani
agricoltori ci sarà, soprattutto nei primi cinque anni di attività. Fino al
2020 non ci sarà nessuna liberalizzazione selvaggia dei vigneti; quanto alle
coltivazioni arboree come gli oliveti non saranno vincolate alle norme del
cosiddetto greening, cioè l’ottenimenti di aiuti diretti alle pratiche
ecologiche. Cosa è più efficace, come barriera all’inquinamento, un pascolo
olandese o un uliveto pugliese? Per fortuna l’agricoltura mediterranea ha fatto
sentire la propria voce. Infine - il testo è composto da centinaia di pagina -
l’organizzazione del mercato comunitario darà una mano, dopo il formaggio e il
grano duro, anche ai prosciutti, per rendere più forti sui mercati
internazionali - ha concluso sempre De Castro - «le nostre produzioni». Una
parola sulla protezione dei prodotti protetti Dop e Igp. Ha spiegato La Via che
nella trattativa sull’accordo commerciale con gli Usa, anche l’Italia, come la
Francia, si batterà sulla reciprocità: se gli americani vogliono i nostri
prodotti devono difenderli dalle contraffazioni, dalle finte mozzarelle di
bufala, dal finto olio d’oliva pugliese.
Rosanna Lampugnani
L'UNIONE SARDA - Economia: L'agricoltura sarda
è più giovane
17.07.2013
Cambia l'agricoltura in Sardegna: in dieci
anni il comparto ha subito gli effetti della crisi, lasciando per strada il
43,4% delle aziende, ma ha rappresentato anche un'opportunità per i giovani,
intenzionati a crearsi il proprio posto di lavoro. A offrire una lettura
esaustiva sono i dati del 6° Censimento generale dell'agricoltura, presentato
ieri a Cagliari, realizzato dall'Istat in collaborazione con la Regione: i dati
fanno riferimento al 2010. Le aziende censite, agricole e zootecniche, sono
60.182, in calo rispetto al 2000, ma a fronte di questo è aumentata la superficie
agricola utilizzata: oltre un milione di ettari. «Abbiamo uno strumento
importante per calibrare le azioni», dice Oscar Cherchi, assessore regionale
dell'Agricoltura, «le aziende sono più qualificate e reggono quelle che
riescono a sostenersi da sole».
SUPERFICI Il calo del numero delle aziende
segue un andamento diffuso su tutto il territorio nazionale, in controtendenza
con l'aumento degli ettari medi per azienda e della superficie utilizzata.
Negli anni c'è stato un processo di concentrazione dovuto al trasferimento
delle superfici da aziende non più operative a quelle in attività. La provincia
che ospita le aziende con la dimensione media più alta è quella di Nuoro (28,2
ettari), mentre la maggiore crescita si è verificata in Ogliastra: da 7,1 ettari
per azienda a 20,9.
GESTIONE Le aziende individuali, o
familiari, sono il 96,5% e la gestione diretta è la più diffusa (98%). Sempre
la famiglia risulta essere il bacino più utilizzato per la mano d'opera: 86,6%
contro il 13,4% extra familiare, mentre 120mila sono state le persone coinvolte
nel 2009 e 2010. Sbilanciata la proporzione tra uomini e donne impegnati nelle
aziende: i primi rappresentano il 68,2% della manodopera, le seconde il 13,8%.
Aumenta, però, il numero delle donne tra coloro che guidano un'azienda (+4,1%)
mentre, nonostante l'aumento dell'incidenza dei giovani fino a 49 anni (+3,6%),
cresce anche la percentuale degli imprenditori con oltre 75 anni (+1,7%)
frenando il processo del ricambio generazionale.
ISTRUZIONE In dieci anni aumenta il livello
di istruzione degli imprenditori. I laureati, seppure con cifre non
esorbitanti, crescono così come i diplomati. In Sardegna il titolo di studio
prevalente è la licenzia media: nel 2000 era quella elementare.
OVICAPRINO Il comparto rappresenta uno dei
punti di forza del sistema agricolo sardo. Il numero dei capi supera i 3
milioni, prevalentemente pecore (95,1%). La media dei capi per azienda è di 239
ed è cresciuta in maniera consistente in dieci anni.
CAMBIAMENTI Pietro Pulina, docente dell'Università
di Sassari, evidenzia «il ritorno alla terra da parte dei giovani che cercano
in questo settore prospettive». Rimangono alcune criticità legate ai fondi
europei che «hanno causato un eccesso di burocrazia», spiega Pulina, «si
dovrebbero evitare i pagamenti parcellizzati e programmare in base alle reali
esigenze del mercato». Su questo aspetto si è soffermato l'assessore Cherchi,
annunciando «particolare attenzione al cambiamento del comparto per migliorarne
la produttività». Infine, la Politica agricola comunitaria (Pac) sarà
focalizzata su «giovani e minore burocrazia delle pratiche». E proprio la
macchinosità delle procedure rappresenta, secondo l'assessore, «un disagio
nell'accesso alle pratiche del Psr che sarà più flessibile». Matteo Sau
In Calabria lavorano quasi 15 mila
extracomunitari. Ed è boom di imprenditori: più 7% durante il 2012
Impennata di contratti: aumentano del 14%
rispetto al 2011. Trovano impiego soprattutto nel settore agricolo, dove la
presenza di manodopera extra Ue è tripla rispetto alla media nazionale. Ma
anche come badanti e domestici nelle case o come personale per ristoranti e alberghi.
E molti decidono di mettersi in proprio: sono quasi novemila quelli che hanno
aperto un'azienda
UN esercito, in aumento rispetto al
passato. Impiegati nell'agricoltura, nel settore del turismo. E sempre più
spesso imprenditori in prima persona. Sono stati 14.706 - una fetta consistente
rispetto ai numeri nazionali - i rapporti di lavoro attivati in Calabria nel
2012 che hanno interessato lavoratori stranieri con cittadinanza extra Ue.
Quasi la metà sono stagionali nel settore dell’agricoltura (45,8%) a fronte di
un dato medio nazionale pari al 16,5%. Come dire che in Calabria gli
extracomunitari vengono impiegati nei campi il triplo di quanto avviene nel
resto d'Italia. I dati emergono dal terzo rapporto annuale su ''Gli immigrati
nel mercato del lavoro in Italia 2013'' presentato a Roma e curato dalla
Direzione generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione del
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Secondo lo studio, gli altri settori
economici in cui sono stati assunti lavoratori extracomunitari nella regione
sono le attività svolte da famiglie e convivenze (21,1%): sono le legioni di
badanti e di domestici che entrano nelle case per assistere la gente. Poi
alberghi e ristoranti (8,8%), commercio e riparazioni (7,3%), costruzioni
(5,7%), trasporti, comunicazioni, attività finanziarie e altri servizi alle
imprese (4,3%), industria in senso stretto (3,6%), altri servizi pubblici,
sociali e personali (2,6%), pubblica amministrazione, istruzione e sanità
(0,7%). Per quanto riguarda le imprese individuali appartenenti a cittadini non
comunitari, dal rapporto emerge che quelle registrate in Calabria rappresentano
il 2,9% del totale nazionale. A fine 2012 risultano essere 8.779, in aumento di
572 unità rispetto al dato registrato il 31 dicembre 2011, quando erano 8.207
(+7%). UN esercito, in aumento - e di molto - rispetto al
passato. Mentre la disoccupazione raggiunge
picchi consistenti, gli extracomunitari che nel 2012 hanno trovato lavoro in
Calabria sono cresciuti del 14 per cento rispetto al 2011. Impiegati
nell'agricoltura, nel settore del turismo, molto spesso per i compiti che
nessun altro vuole svolgere. Ma c'è anche chi decide di fare l'imprenditore in
prima persona.
Sono stati 14.706 - una fetta consistente
rispetto ai numeri nazionali - i rapporti di lavoro attivati in Calabria nel
2012 che hanno interessato lavoratori stranieri con cittadinanza extra Ue.
Quasi la metà sono stagionali nel settore dell’agricoltura (45,8%) a fronte di
un dato medio nazionale pari al 16,5%. Come dire che in Calabria gli
extracomunitari vengono impiegati nei campi il triplo di quanto avviene nel
resto d'Italia.
I dati emergono dal terzo rapporto annuale
su ''Gli immigrati nel mercato del lavoro in Italia 2013'' presentato a Roma e
curato dalla Direzione generale dell’Immigrazione e delle Politiche di
Integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Secondo lo
studio, gli altri settori economici in cui sono stati assunti lavoratori
extracomunitari nella regione sono le attività svolte da famiglie e convivenze
(21,1%): sono le legioni di badanti e di domestici che entrano nelle case per
assistere la gente. Poi alberghi e ristoranti (8,8%), commercio e riparazioni
(7,3%), costruzioni (5,7%), trasporti, comunicazioni, attività finanziarie e
altri servizi alle imprese (4,3%), industria in senso stretto (3,6%), altri
servizi pubblici, sociali e personali (2,6%), pubblica amministrazione,
istruzione e sanità (0,7%).
Per quanto riguarda le imprese individuali
appartenenti a cittadini non comunitari, dal rapporto emerge che quelle
registrate in Calabria rappresentano il 2,9% del totale nazionale. A fine 2012
risultano essere 8.779, in aumento di 572 unità rispetto al dato registrato il
31 dicembre 2011, quando erano 8.207 (+7%).
Basilicata. La Total annuncia 54 assunzioni per
Tempa Rossa. Ma è una beffa, i posti sono vecchi
Contratti a settembre e formazione
all'estero, si inizierà a lavorare solo nel 2015. I 54 posti sono frutto
dell’accordo del 2004, quando governatore era ancora Bubbico. I sindacati: «Solo briciole, ci trattano come
terra di conquista». Cgil, Cisl e Uil lamentano il silenzio sugli impegni
occupazionali che Regione e parti sociali chiedono da tempo sui lavori di
realizzazione del Centro Oli
di MARIATERESA LABANCA
Total E&P Italia rende noto di “aver
completato il processo di selezione dei 54 futuri operatori che
lavoreranno presso il Centro Oli e il
Centro Gpl di Tempa Rossa, nella Concessione Gorgoglione”.
“L’ultima fase della selezione – spiega la
società in una nota - era stata avviata nel dicembre 2012. I candidati selezionati
sono tutti lucani. L’assunzione è prevista all’inizio di settembre 2013. A tal
fine è stata inviata una comunicazione ai candidati prescelti per
l’espletamento delle ultime, obbligatorie, procedure di assunzione. A partire
dall’assunzione e sino all’inizio delle operazioni di produzione, che
avverranno nel corso del 2015, tutti gli operatori seguiranno un intenso e
specifico programma di formazione. La prima parte dell’attività formativa della
durata di circa un anno avrà luogo presso il Centro di Formazione Total nel
Comune di Corleto Perticara (PZ) con tappe intermedie all’estero per attività
di Job Orientation; successivamente la formazione teorico-pratica si svolgerà
all’estero, presso differenti siti produttivi di Total”.
“Nell’ultimo periodo di formazione –
conclude la nota - gli operatori affiancheranno i tecnici incaricati delle
attività di collaudo degli impianti di Tempa Rossa per poi iniziare il loro
lavoro da operatori con l’avvio della produzione”.
LA notizia, ai profani, è sembrata nuova e pure
buona. Total assume. Cinquantaquattro unità. Tutte lucane. Peccato che per i
sindacati - che di recente hanno minacciato di portare la compagnia petrolifera
davanti ai magistrati - si tratta solo dell’ennesimo bluff. Non che la notizia
non sia vera. Ma di nuovo non ha proprio nulla. E soprattutto non cambia il
giudizio assolutamente negativo sulla società francese.
Total lancia la notizia come fosse una svolta storica nei difficili rapporti con
il territorio. In realtà i posti di lavoro non sono affatto una novità. Bensì
frutto dell’accordo del lontano 2004, quando governatore era ancora Bubbico. Si
tratta di assunzioni dirette, cioè derivanti dall’entrata in funzione del
Centro Oli.
Quindi di occupazione vera e propria non se
ne parlerà prima del 2016. Nel frattempo, questi 54 futuri operatori che
lavoreranno presso tema Rossa a Gorgoglione saranno sottoposti a formazione. E
questo è comunque è un bene. Ma la beffa sta nel fatto che Total - nonostante
“le minacce” di Cgil, Cisl e Uil - nulla dice su quegli impegni occupazionali
che Regione e parti sociali chiedono da tempo sui lavori di realizzazione del
Centro Oli.
Dopo la diffida presentata dai sindacati, e
dopo il coinvolgimento del viceministro agli Interni, Filippo Bubbico, quello
che la Basilicata strappa a Total è l’incontro che si terrà il prossimo 22
luglio con il prefetto. Nel corso del quale sarà sottoscritto il protocollo di
legalità, finora completamente assente. Ma per ora null’altro.
«Se abbiamo ottenuto questo risultato -
commenta il leader della Cgil lucana, Alessandro Genovesi - è solo grazie alle
denunce del sindacato e alla sensibilità delle istituzioni. Per Total il problema
non si pone neppure».
Così come, la compagnia francese, elude del
tutto la richiesta avanzata in termini occupazionali: che almeno l’80 per cento
dei circa 1500 lavoratori che saranno necessari per realizzare l’investimento
da 1,3 miliardi a Gorglione sia costituito da manodopera lucana. Le
sollecitazioni sono state numerose. Ma Total semplicemente ignora le ragioni
del territorio.
«Nell’unico recente incontro che abbiamo
tenuto in regione - commenta il segretario regionale della Uil, Carmine Vaccaro
- abbiamo potuto registrare tutta l’arroganza della compagnia petrolifera».
«Continuano a trattare la Basilicata come terra di conquista, e i lucani come
popolo senza dignità», affonda Genovesi. Il segretario della Cisl, Nino
Falotico, aggiunge: «Fino a questo momento è stato impossibile costruire un
dialogo costruttivo con francesi del petrolio. Con Eni abbiamo realizzato cose
buone come “il contratto di sito”. Total non mostra alcuna attenzione al
territorio».
Insomma, se non cambia qualcosa in termini
rapporti società territorio difficile immaginare un ammorbidimento delle
posizioni.
Una ulteriore occasione di confronto
potrebbe arrivare dall’incontro del 22 in Prefettura. Nello stesso giorno il
sindaco di Gorgoglione ha organizzato un incontro con gli amministratori
dell’area e con le stesse parti sociali per tornare a porre la questione
occupazione. Nel frattempo, l’unica cosa certa rimangono i 54 “vecchi” posti di
lavoro. L’ultima fase della selezione era stata avviata nel dicembre 2012.
L’assunzione - fa sapere Total - è prevista
all’inizio di settembre 2013.
A partire dall’assunzione e sino all’inizio
delle operazioni di produzione, che avverranno nel corso del 2015, tutti gli
operatori seguiranno un intenso e specifico programma di formazione. La prima
parte dell’attività formativa della durata di circa un anno avrà luogo presso
il Centro di Formazione Total nel Comune di Corleto Perticara con tappe
intermedie all’estero per attività di job orientation. Successivamente la
formazione teorico-pratica si svolgerà all’estero, presso differenti siti
produttivi di Total. Nell’ultimo periodo di formazione gli operatori
affiancheranno i tecnici incaricati delle attività di collaudo degli impianti
di Tempa Rossa per poi iniziare il loro lavoro da operatori con l’avvio della
produzione. I profili professionali selezionati sono vari. Ma per ora si tratta
solo di briciole. Nulla a che vedere con le più di mille assunzioni che
potrebbero arrivare dai lavori del Centro oli di Tempa Rossa, se solo Total lo
volesse.
Legambiente dice no alle trivelle nello Ionio
«Fermate le compagnie»
BARI - Sono 5mila i chilometri quadrati di
fondali del mar Ionio sotto la minaccia delle trivelle. Un tratto di mare che
non è stato risparmiato dalla nuova dissennata corsa all’oro nero, ripartita
grazie agli atti normativi degli ultimi due anni che annullano i vincoli per la
tutela delle aree marine di pregio e per le coste approvati dopo il disastro
causato nel Golfo del Messico dall’incidente della piattaforma della BP.
Oggi
nel mar Ionio sono attive 10 richieste per la ricerca di petrolio per un totale
di 5.041,23 kmq. Di queste, 8 sono in corso di Valutazione di Impatto
Ambientale per un totale di 4.046,93 kmq. Una è in fase di rigetto (si tratta
della richiesta della NorthernPetroleum, che riguarda oltre 700kmq al largo di
Cirò Marina) e una è in fase decisoria, ovvero ha finito il suo iter ed è in
attesa dei decreti autorizzativi (si tratta della richiesta di Apennine Energy
per un’area di 63 kmq a ridosso della costa tra le Marine di Sibari e
Schiavonea).
Chilometri di fondali che, se sommati a quelli
richiesti in tutt’Italia, restituiscono una fotografia agghiacciante: sono,
infatti, decine di migliaia i kmq di aree marine oggetto di richieste delle
compagnie petrolifere per le loro attività di ricerca o di coltivazione dei
giacimenti concentrate nello Jonio, nell’Adriatico centro meridionale e nel
Canale di Sicilia. Progetti che se approvati aggiungerebbero decine di nuove
trivelle alle 10 piattaforme che già oggi estraggono petrolio dai mari
italiani. Una scelta scellerata di politica energetica.
È
per questo che da Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente che da
ventotto anni è in prima linea a difesa del mare e delle coste italiane, arriva
un appello a Governo e Parlamento affinché vengano riviste le scellerate scelte
politiche in materia energetica.
Nuovo allarme dell’Istat: povertà più diffusa
in Sicilia
17 luglio 2013 - 12:38 - Cronaca
Regionale,Economia
La poverta’ relativa e’ piu’ diffusa in
Sicilia, Puglia e Calabria. Osservando il fenomeno con un maggior dettaglio
territoriale, evidenzia l’Istat, la provincia di Trento (4,4%), l’Emilia
Romagna (5,1%) e il Veneto (5,8%) presentano i valori piu’ bassi dell’incidenza
di poverta’. Si collocano su valori dell’incidenza di poverta’ pari al 6% la
Lombardia e Il Trentino Alto Adige. Ad eccezione dell’Abruzzo (16,5%), dove il
valore dell’incidenza di poverta’ non e’ statisticamente diverso dalla media
nazionale, in tutte le altre regioni del Mezzogiorno la poverta’ e’ piu’
diffusa rispetto al resto del Paese. Le situazioni piu’ gravi si osservano tra
le famiglie residenti in Campania (25,8%), Calabria (27,4%), Puglia (28,2%) e
Sicilia (29,6%) dove oltre un quarto delle famiglie sono povere.
Italia, 9,5 milioni di poveri
Roma - In Italia sono 9,563 milioni le
persone in povertà relativa, pari al 15,8% della popolazione; di questi, ben
4,814 milioni (l’8% della popolazione) sono i poveri assoluti, che non riescono
ad acquistare beni e servizi essenziali per una vita dignitosa.
Secondo quanto fatto notare dall’Istat,
l’incidenza della povertà assoluta in Italia aumenta di anno in anno, dal 5,7%
della popolazione del 2011 all’8% del 2012, un “record” dal 2005; ma anche
l’incidenza della povertà relativa è aumentata, passando dal 13,6% del 2011 al
15,8% dell’anno scorso.
Nel dettaglio, le famiglie in povertà
assoluta sono il 6,8% del totale: dal 2011 al 2012, l’incidenza è aumentata fra
le famiglie con tre componenti (dal 4,7% al 6,6%), quattro (dal 5,2% all’8,3%)
e cinque o più (dal 12,3% al 17,2%); tra le famiglie composte da coppie con tre
e più figli, quelle in povertà assoluta passano dal 10,4% al 16,2%; se si
tratta di tre figli minori, dal 10,9% si raggiunge il 17,1%.
Non è finita, perché sempre secondo l’Istat
il 2,8% della famiglie residenti in Italia è a rischio povertà, avendo un
livello di spesa per consumi equivalente o appena superiore alla linea di
povertà; la quota sale al 4,7% nel Mezzogiorno.
Quote latte: Italia, Ue boccia proroga 2011
pagamento multe
Aiuto e' incompatibile, va recuperato con
gli interessi
17 luglio, 15:23
BRUXELLES - La Commissione europea ha
bocciato oggi l'aiuto varato dall'Italia nel 2011 a favore dei produttori di
latte sotto forma di una proroga semestrale del pagamento delle multe per il
superamento delle quote di produzione loro assegnate. Bruxelles chiede quindi
alle autorità italiane di ''recuperare gli aiuti incompatibili maggiorati degli
interessi dovuti, con la sola esclusione dei piccoli aiuti (de minimis) non
soggetti al controllo preventivo di Bruxelles e non considerati aiuti di
Stato''.
La
legge italiana che autorizza il pagamento differito e' stata esaminata da
Bruxelles nell'ambito nella decisione del Consiglio Ue del 2003 che autorizza
l'Italia a sostituirsi ai suoi produttori, per versare al bilancio dell'Unione
l'importo delle multe sul surplus di latte prodotto nelle campagne che vanno
dal 1995-1996 al 2001-2002. La decisione stabilisce anche che lo Stato recuperi
presso i produttori la somma versata, in quattordici rate annuali di pari
importo senza interessi.
Ma
nel 2011 l'Italia ha approvato una legge che concede ai produttori una proroga
semestrale per il versamento di una delle rate. Per la Commissione europea quindi,
''i produttori che si sono avvalsi di questa proroga hanno beneficiato di un
aiuto equivalente a un prestito senza interessi che nessuna norma in materia di
concorrenza permette di giustificare''. Non solo. La proroga di pagamento -
prosegue Bruxelles - oltre a comportare una violazione della decisione del
Consiglio, poiché non è più rispettata l'uniformità delle rate, ha istituito
per i beneficiari un sistema di rateizzazione dei pagamenti che non è più
disciplinato dalla decisione dell'Ue e che, anche in questo caso, non è
giustificabile da alcuna norma in materia di concorrenza''.
Ocse: nel 2014 in Italia più disoccupati
Il
53% dei giovani lavoratori è precario
ROMA - Oltre la metà dei lavoratori
italiani under 25, il 52,9%, ha un lavoro precario: lo ha calcolato l'Ocse nel
suo Employment outlook, basato su dati di fine 2012. La percentuale di precari
è quasi raddoppiata rispetto al 2000, quando erano il 26,2%.
Ocse: riforma Fornero creerà posti di
lavoro. «La riforma Fornero - scrive l'Ocse - dovrebbe migliorare la crescita
della produttività e la creazione di posti di lavoro nel futuro, grazie in
particolare al nuovo articolo18 che riduce la possibilità di reintegro in caso
di licenziamento, rendendo le procedure di risoluzione più rapide e
prevedibili. Nonostante ciò l'Italia resta uno dei Paesi Ocse con la
legislazione più rigida sui licenziamenti, in particolare riguardo alla
compensazione economica in caso di licenziamento senza giusta causa e la
definizione restrittiva di giusta causa adottata dai tribunali. In questo
contesto, gli elementi raccolti suggeriscono che limitare la diffusione dei
reintegri sia un elemento chiave per migliorare i flussi occupazionali e la produttività».
«La disoccupazione italiana aumenterà nel
2014». «La disoccupazione in Italia - prevede l'Ocse - continuerà ad aumentare
per quest'anno e il prossimo, e nell'ultimo trimestre del 2014 arriverà al
12,6%, contro il 12,2% di fine maggio 2013».
«La
disoccupazione giovanile in Italia a fine 2012 è arrivata al 35,3% - rileva
l'Ocse - La percentuale di senza lavoro nella fascia under 25 è più elevata tra
le donne (37,5%) che tra gli uomini (33,7%). Nell'ultimo anno, la
disoccupazione in Italia è cresciuta a un ritmo più elevato rispetto
all'insieme dell'Unione europea, ed è ora «un punto percentuale più elevata
della media dei Paesi Ue. A metà 2012 il dato italiano era invece in linea con
la media. A fine maggio, la disoccupazione nel nostro Paese ha toccato quota
12,2%, dopo un aumento «quasi continuo» nei due anni appena trascorsi.
Martedì 16 Luglio 2013 - 12:00
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 17 Luglio -
13:03
Slovenia, perdite banche 117 mln primi 5 mesi
Tra le cause principali il calo degli
interessi e sofferenze
17 luglio, 12:30
(ANSA) - LUBIANA - L'esercizio ante imposte
del settore bancario sloveno nei primi cinque mesi del 2013 ha registrato
perdite per 117 milioni di euro. Le cause principali delle perdite sono i cali
dei ricavi dagli interessi, scesi del 21% rispetto allo stesso periodo
dell'anno scorso, le sofferenze sui crediti e gli accantonamenti.
A
comunicare i dati è stata la Banca centrale slovena che ha inoltre rilevato un
aumento del credit crunch verso il settore aziende: il calo dei prestiti verso
società non finanziarie è stato di 265 milioni di euro, il 12,8% rispetto allo
stesso periodo dell'anno scorso. A registrare un calo del 3,1% anche i prestiti
alle persone fisiche.
La
Banca centrale ha menzionato come uno dei motivi del credit crunch le limitate
possibilità di finanziamento del settore bancario sloveno all'estero.
L'indebitamento delle banche slovene presso le banche estere è sceso di 1,1
miliardi di euro nell'ultimo anno.
Croazia: Banca nazionale prevede -1% pil in
2013
In 2014 si attende +0,7%
16 luglio, 18:41
(ANSA) – ZAGABRIA – Il
Pil della Croazia, dal primo luglio nuovo Paese membro dell'Unione europea,
vedrà un'altra contrazione quest'anno, il quinto consecutivo, dell'uno per
cento, mentre un lieve ripresa, dello 0,7 per cento, è possibile nel 2014. Lo
prevede la Banca nazionale croata (Hnb) in un rapporto diffuso oggi a Zagabria.
''Alcuni segnali di una lieve ripresa
economica dovrebbero essere visibili già quest'anno, ma a causa del calo delle
spese personali e di quelle pubbliche, come anche di una molto contenuta
crescita delle esportazioni e degli investimenti, nel 2013 non ci si può ancora
attendere una ripresa dell'economia croata'', sostiene la Hnb. Tra i principali
indicatori negativi esterni, la Hnb indica la mancata ripresa dell'eurozona e
dei principali partner commerciali della Croazia, soprattutto dell'Italia. I
dati statistici mostrano però anche una lieve crescita delle spese al dettaglio
registrata a maggio e un ciclo di investimenti i cui effetti si potrebbero
sentire nella seconda metà del 2013 e in particolare nel 2014 per il quale è
previsto una ripresa del Pil dello 0,7 per cento. (ANSA).
Rottura tra Bruxelles e la Macedonia
Skopje rifiuta l’apertura di un ufficio
dell’Europarlamento e fa i conti con riforme bloccate e libertà di stampa
limitata
di
Mauro Manzin
TRIESTE. Macedonia questa sconosciuta.
Anche all’Europa. Bruxelles già da sei mesi sta inviando missive a Skopje
sottolineando che senza l’attuazione delle riforme concordate e la fine della
crisi politica interna rischia di rimanere in eterno nella sala d’attesa per
l’ingresso nell’Ue. La coalizione di governo ogni giorno accusa la Grecia per
tutti i problemi che travagliano il Paese mentre la patria di Alessandro il
grande è ogni giorno più lontana da Bruxelles. Ricordiamo che la Macedonia ha
sottoscritto nel 2001 l’Accordo di associazione e stabilizzazione con l’Ue e
che nel dicembre del 2005 ha ricevuto dal Consiglio eurpeo lo status di Paese
candidato a diventare membro dell’Unione europea. Così come è vero che lo
“storico” ostacolo dell’integrazione euroatlantica della Macedonia è costituito
dalla Grecia che non riconosce il nome del Paese ex jugoslavo affermando che
questo spetta solo alla omonima regione che fa parte della repubblica ellenica.
Finora tutto si è risolto con l’acronimo Fyrom (Former yugoslavian republic of
Macedonia) con cui la Macedonia viene identificata nei consessi internazionali.
Ma la disputa non si spegne. Al punto che i macedoni, alla notizia del
fallimento economico della Grecia, sono scesi nelle strade a festeggiare.
Di recente, poi, la “Sobranja” (il
Parlamento macedone) ha respinto la richiesta dell’Europarlamento di riaprire
un proprio ufficio a Skopje. Il premier e leader del partito di governo
Vmro-Dpmne, Nikola Gruevski e il capo della formazione politica partner
dell’esecutivo, l’Unione democratica per l’integrazione (Dui), Ali Ahmeti
continuano a dare la colpa alla Grecia per la pesante stagnazione dell’economia
macedone e la conseguente crisi socio-economica. E preparano in gran segreto un
disegno di legge che minerà la libertà di stampa nel Paese garantendosi le
critiche di Amnesty International, del Consiglio d’Europa e dell’Osce. Quando
poi la situazione si fa critica ecco ancora i partiti di governo che
organizzano manifestazioni ad hoc come quella che ha portato migliaia di
manifestanti per le strade della capitale quando è circolata la notizia
(manipolata dal potere) che il sindaco di Skopje voleva abbattere una chiesa
ortodossa ancors ain costruzione. Gli “indignados” in salsa macedone ricevono
come compenso una diaria e un panino. E il gioco è fatto.
Il caos politico dura dal 24 dicembre del
2012 quando una riunione del Parlamento sfociò in una clamorosa rissa con pugni
e calci che portò all’allontanamento dell’opposizione e dei giornalisti
dall’aula. È stata sì nominata una commissione per far luce sugli avvenimenti,
ma finora non si è neppure deciso se questa dovrà votare in modo palese o a
scrutinio segreto. Chissà che cosa pensa dei suoi compaesani quell’Alessandro
il grande che dall’alto dell’imponente statua equestre domina Skopje.
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