Palermo. Crisi, piccole imprese: oltre 14mila a
rischio
La crisi colpisce le aziende
"storiche". In Calabria dal 2008 si sono dimezzate
Fisco, Confedilizia: gli investimenti
finanziari hanno superato gli investimenti nell’immobiliare
Bankitalia: calo produzione preoccupa
Crisi: Rossi (Bankitalia), imprese devono
investire o escono da mercato
Unimpresa: +22% sofferenze in 12 mesi
Lavoro: 385mila disoccupati stranieri
In Bosnia disoccupazione al 44,5%, record in
Europa
Elezioni in Kosovo, scontro sui documenti
Pristina-Belgrado
L'UNIONE SARDA - Economia: «Nessuna intesa per
le trivelle»
15.07.2013
SANLURI «No alle
trivelle nel Medio Campidano». È un no corale e convinto quello dei 14 sindaci
del territorio contro le trivellazioni delle lobby del petrolio e del gas
naturale. Compatti nell'assumere una posizione forte e comune contro questo
tsunami silenzioso. Pronti a utilizzare le armi istituzionali e reagire, fosse
solo per il via libera a livello diagnostico. Punto di partenza è dire chiaro e
tondo all'assessorato regionale dell'Industria che non intendono siglare
un'intesa con le società interessate: la Saras, la Tosco Geo e la Geoenergy.
LA REGIONE «
Villacidro - dice il sindaco Teresa Pani - è il Comune più coinvolto:
l'esplorazione, infatti, abbraccia il 60 per cento del territorio. Siamo
veramente indignati e in rivolta contro questo disegno criminale, purtroppo in
corso, destinato a sottrarre al paese ogni altra occasione eco-compatibile,
fondata sulla valorizzazione del patrimonio identitario e condiviso». Spiega
che molte delle terre da perforare sono gravate dagli usi civici, altri
ricadono in aree d'interesse comunitario e sotto la tutela paesaggistica.
«Giovedì - aggiunge - sono certa che il Consiglio sarà unanime nel bocciare la
proposta». Tutti accusano la Regione. «A parte la doverosa difesa dei nostri
beni ambientali, archeologici, delle risorse minerarie e dei bacini idrografici
- commenta Rossella Pinna di Guspini -, è vergognoso che questi progetti cadano
dall'alto, senza un minimo di preavviso e di coinvolgimento. La Regione,
piuttosto che invitarci all'intesa, farebbe bene a dotarsi di un Piano
energetico per poi informarci di quanta energia si consuma e di quanta se ne
produce».
LA STORIA Non manca
chi guarda al passato e si dice pronto a dare battaglia. «La problematica è
vecchia - ricorda Alessandro Collu di Sanluri -. Nel 2008 il Consiglio
comunale, su richiesta della Regione, si era espresso a favore di Igia,
progetto di ricerca idrocarburi liquidi e gassosi. Oggi diciamo no, perché un
conto è conoscere le potenzialità del sottosuolo, altro piazzare impianti,
utili soltanto agli imprenditori per fare cassa». Ribadisce che «questa volta
non ci sarà alcuna delega in bianco». La paura deriva dalle troppe concessioni,
per ciascuna più piattaforme e, sopra ogni piattaforma, decine e decine di
pozzi. Uno stop senza se e senza ma, arriva da Arbus . «Di buchi nel suolo -
ricorda Franco Atzori - ne sono state fatti troppi. Molti abbandonati a se stessi.
Ora basta».
LE RISORSE «Siamo
titolari- precisa Giuseppe Garau ( Sardara ) - di concessione mineraria per
l'acqua termale. Le trivelle da poco hanno trovato nuove falde acquifere e,
mentre siamo in attesa di una legge che regoli il termalismo, arriva la
richiesta di ulteriori concessioni: è inammissibile». Teme rischi e pericoli
per i cittadini Sergio Murgia di Serramanna . «In una conferenza di sevizi -
ricorda il sindaco - siamo stati i soli ad esprimerci in senso negativo. La
motivazione è chiara: non avendo aderito ad Abbanoa, l'acqua potabile nelle
case arriva da otto pozzi artesiani che si trovano nell'area del Rio Leni,
proprio la zona interessata alle trivelle. È facile intuire i danni che le
trivellazioni potrebbero arrecare».
I CITTADINI «Sì o no
- precisa il sindaco di Collinas , Franco Cannas- sarà il paese a dirlo.
Sull'argomento è prevista un'assemblea pubblica. Terremo conto della volontà
dei giovani e non degli anziani: il futuro è loro». Telegrafico quanto
perentorio Gianni Cruccu di San Gavino : «Trivellare? Non se ne parla neppure.
Proprio adesso che si sta procedendo a verificare le problematiche legate alla
fonderia, sono gli stessi cittadini pronti a ribellarsi».
LE INCERTEZZE
«Quando capiremo se ci saranno e quali saranno i benefici - incalza Enrico
Pusceddu di Samassi - diremo la nostra. Intanto nessuno tocchi una terra che
vive di agricoltura». Così Italo Carrucciu di Lunamatrona : «Sino ad oggi
nessuna comunicazione ufficiale è arrivata in Comune. Ci esprimeremo su dati
certi e benefici assicurati. Sicuramente non a scatola chiusa». Santina Ravì
Palermo. Crisi, piccole imprese: oltre 14mila a
rischio
La denuncia arriva
da Comitas, l'associazione delle microimprese italiane
PALERMO - Le piccole
imprese della Sicilia versano in condizioni critiche e, in assenza di
interventi mirati, oltre 14.000 attività rischiano di chiudere i battenti entro
i prossimi sei mesi.
La denuncia arriva
da Comitas, l'associazione delle microimprese italiane, che ha elaborato uno
studio sulla crisi delle piccole attivita' nelle regioni d'Italia. Il calo dei
consumi da parte delle famiglie (-4,3% nel 2012), l'aumento della pressione
fiscale, e il blocco dei prestiti da parte delle banche (-10% in un anno),
hanno fortemente minato la salute delle microimprese della regione, al punto
che nel primo trimestre del 2013 più di 11.000 imprese hanno chiuso i battenti
(oltre 28 mila nel 2012), e il tasso di crescita delle attività sul territorio
registra un -0,58%, che sale al -1,49% nel caso delle imprese artigiane -
spiega Comitas -.
AUMENTO DELL’IVA -
La situazione di crisi si è aggravata nel corso del 2013, "ma il vero
colpo di grazia arriverà con l'aumento dell'Iva dal 21 al 22%: i consumi in
regione caleranno di un ulteriore 3% per effetto del rincaro dei prezzi, e più
di 14.000 microimprese della Sicilia chiuderanno i battenti entro il primo
trimestre 2014. Le ripercussioni sul fronte occupazionale saranno enormi, con
oltre 42 mila cittadini che perderanno il lavoro". "Occorre
intervenire e con urgenza, per salvare l'economia della regione e le piccole
imprese che vi operano - afferma Comitas – Il peggio può essere evitato solo bloccando
l'aumento dell'Iva, sostenendo le imprese artigiane con sgravi fiscali e
semplificazioni burocratiche, e creando le condizioni per facilitare le banche
a concedere credito alle aziende attraverso il potenziamento dei Confidi".
La crisi colpisce le aziende
"storiche". In Calabria dal 2008 si sono dimezzate
Tra acquirenti
stranieri che comprano marchi tradizionali del made in Italy e attività che non
ce la fanno a resistere in Italia, per la congiuntura negativa hanno chiuso
9mila imprese con oltre 50 anni d'attivita: una su quattro. Ma nelle cinque
province calabresi la percentuale schizza alle stelle
Milano, 14 lug.
(Adnkronos) - Tempi duri per le imprese storiche, tra acquirenti stranieri che
comprano marchi tradizionali del made in Italy e attività che non ce la fanno a
resistere. Per la crisi, secondo una elaborazione e stima dell’Ufficio studi
della Camera di commercio di Monza e Brianza, tra il 2008 e il 2012 hanno
chiuso circa 9mila imprese storiche, con più di 50 anni di attività. Si tratta
di 1 impresa storica su 4. Prima del 2008, tra le imprese con più di 50 anni di
attività, lo stesso dato si fermava a 1 su 5.
Tra le regioni
italiane, in Calabria la percentuale sale e supera la metà delle imprese
storiche (53%, circa 250 imprese), così come in Puglia (47,6%, circa 300
imprese). In Lombardia 1 impresa storica su 3 ha cessato l’attività in questi
anni di crisi (più di 4200 imprese). Complessivamente in Italia sono più di
45mila le imprese con almeno 50 anni di storia, attive ancora oggi, di cui più
di 14mila in Lombardia, di cui circa 900 a Monza e Brianza.
"In questo
periodo di difficoltà, accanto a iniziative dedicate alle start up e ai
giovani, abbiamo il dovere di salvaguardare e sostenere le imprese storiche,
attraverso interventi ad hoc, per il valore che esse rappresentano per il
territorio in termini di benessere e posti di lavoro", spiega Carlo
Edoardo Valli presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza.
"Oggi con Brianza Economica (giunta alla sesta edizione, ndr) premiamo
proprio quelle imprese che hanno fatto la storia del nostro territorio, che hanno
contribuito alla crescita del sistema imprenditoriale e che grazie al loro
saper fare hanno partecipato alla diffusione del 'Made in Brianzà in Italia e
nel mondo", conclude.
TEMPI duri per le imprese storiche, tra
acquirenti stranieri che comprano marchi tradizionali del made in Italy e
attività che non ce la fanno a resistere. Se dal calabrese che guida a Napoli
la storica firma della moda Harmont & Blaine è arrivato un grido d'allarme
(LEGGI L'ARTICOLO), i dati rivelano ora che è proprio la Calabria la regione a
pagare il prezzo più alto tra le attività longeve.
Per la crisi,
secondo una elaborazione e stima dell’Ufficio studi della Camera di commercio
di Monza e Brianza, tra il 2008 e il 2012 hanno chiuso lungo la Penisola circa
9mila imprese storiche, con più di 50 anni di attività. Si tratta di una
impresa storica su 4. Prima del 2008, tra le imprese con più di 50 anni di
attività, lo stesso dato si fermava a una su 5. E tra le regioni italiane, in
Calabria la percentuale sale e supera la metà delle imprese storiche (53%,
circa 250 imprese), così come in Puglia (47,6%, circa 300 imprese).
In Lombardia una
impresa storica su 3 ha cessato l’attività in questi anni di crisi (più di 4200
imprese). Complessivamente in Italia sono più di 45mila le imprese con almeno
50 anni di storia, attive ancora oggi, di cui più di 14mila in Lombardia, di cui
circa 900 a Monza e Brianza.
domenica 14 luglio
2013 21:58
Fisco, Confedilizia: gli investimenti
finanziari hanno superato gli investimenti nell’immobiliare
Economia
Lunedì 15 Luglio 2013 16:54
Scritto da redazione
Il Presidente della
Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, ha dichiarato:
“Il sen. Monti
dichiara che una tassazione tipo Imu c’è in tutti i Paesi. E’ vero, invece, che
il tributo immobiliare è di tantissimi tipi, diversi tra di loro e diversi da
quello dell’Italia. Come è altresì vero che in molti Paesi, a cominciare dagli
Stati Uniti, il tributo immobiliare è strettamente correlato a specifici
benefici apportati dai servizi pubblici, ciò di cui da noi neppur si parla. Nel
2012, poi, nelle preferenze di investimento degli italiani i prodotti
finanziari hanno per la prima volta superato gli investimenti nell’immobiliare.
Ma l’ex Presidente del Consiglio non considera questo terrificante dato e
sembra ancora spingere nello stesso senso, ponendo l’Imu tra gli ultimi
problemi da considerare. Sembra evidente che a Monti gli stia bene che le
imprese edili falliscano sempre di più e che l’affitto sparisca anch’esso
sempre di più, di giorno in giorno, salvo sperare che le occupazioni abusive
possano cessare, non si sa perché”.
Bankitalia: calo produzione preoccupa
Studio fa check up
complessivo su sistema industriale italiano
14 luglio, 18:09
(ANSA) - ROMA, 14
LUG - Nell'industria italiana "la perdita di produzione ha assunto
dimensioni preoccupanti" e "in tutti i comparti industriali i livelli
produttivi sono inferiori a quelli precedenti la crisi". E' la sintesi di
uno studio di Bankitalia. "Dall'analisi -è scritto- emerge un quadro di
diffusa debolezza". Il costo del lavoro, "non risulta un fattore di
freno primario per la competitività" mentre "i costi dell'energia e
una pressione fiscale molto elevata rendono più difficile alle imprese
competere".
Crisi: Rossi (Bankitalia), imprese devono
investire o escono da mercato
15 Luglio 2013 -
18:45
(ASCA) - Firenze, 15 lug - ''Siamo in
recessione, questo lo sappiamo. Quando ne usciamo? In questo momento gli
investimenti delle imprese sono fermi, ma le imprese non possono rinviare
troppo a lungo gli investimenti: o escono dal mercato o riprendono a
investire''. Lo ha detto il direttore generale della Banca d'Italia Salvatore
Rossi, intervenendo, su invito del presidente dell'Ente Cassa di Risparmio di
Firenze Giampiero Maracchi, ad un convegno dal titolo 'Un sistema finanziario
al servizio dello sviluppo economico' che si e' tenuto a Firenze. ''Non appena
intravedono uno spiraglio - ha aggiunto Rossi - gli imprenditori riprendono ad
investire: se questo lo faranno in molti nello stesso momento, ci sara' una
scossa forte. Questo puo' succedere, ma non e' detto''. afe/mau/ss
Unimpresa: +22% sofferenze in 12 mesi
92,6 mld non pagati
da imprese, 29,6 mld da famiglie
14 luglio, 13:02
(ANSA) - ROMA, 14
LUG - Boom di sofferenze nelle banche: negli ultimi 12 mesi sono cresciute del
22% arrivando a quota 135 miliardi. La quota maggiore è quella delle imprese
(92,6 miliardi), mentre le "rate non pagate" dalle famiglie valgono
29,6 miliardi, quelle delle imprese famigliari 12,1 miliardi. A 1,8 miliardi
ammontano invece le sofferenze della pubblica amministrazione, delle
assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie. Questi i dati principali di
un rapporto del Centro studi Unimpresa.
Lavoro: 385mila disoccupati stranieri
Rapporto annuale
ministero Lavoro su immigrati e occupazione
15 luglio, 12:43
(ANSA) - ROMA, 15
LUG - Nel 2012 i cittadini stranieri disoccupati sono 385mila. Rispetto al 2011
il numero è aumentato del 19,2% per la componente Ue e del 25,4% per quella
extra Ue.
Lo rileva il
Rapporto sull'immigrazione del ministero del Lavoro. In valore assoluto,
sottolinea, il fenomeno, ''nella lunga fase di crisi, assume caratteri
decisamente allarmanti''.
In Bosnia disoccupazione al 44,5%, record in
Europa
547 mila persone senza lavoro
15 luglio, 12:54
(ANSA) - SARAJEVO - In Bosnia-Erzegovina il
tasso di disoccupazione e' salito lo scorso maggio al 44,5%, ponendo il Paese
balcanico al primo posto in Europa per numero di senza lavoro.
Come
riferisce il quotidiano Dnevni Avaz, citando dati statistici ufficiali, i
disoccupati a maggio sono risultati 547.300, con un aumento di quasi 11 mila unita'
rispetto al maggio 2012.
I
settori piu' fortemente colpiti dalla disoccupazione sono l'edilizia, le miniere
e l'industria manifatturiera. (ANSA).
Elezioni in Kosovo, scontro sui documenti
Pristina-Belgrado
Dacic, tessera non
può essere condizione per votare a novembre
15 luglio, 12:42
(ANSA) - BELGRADO -
Il premier serbo, Ivica Dacic, ha messo in guardia le autorita' di Pristina dal
condizionare la partecipazione alle elezioni locali del 3 novembre prossimo al
possesso di documenti di identita' rilasciati dalle istituzioni kosovare. Una
tale condizione ha detto, per Belgrado sarebbe inaccettabile, e per questo di
tale problema parlera' al prossimo incontro con il premier kosovaro Hashim Thaci
il 24 luglio a Bruxelles.
I serbi del nord del Kosovo posseggono
documenti d'identita' rilasciati da Belgrado, e non intendono in alcun modo
sostituirli con quelli del Kosovo. A piu' riprese tuttavia da Pristina e' stato
annunciato che il 3 novembre sara' possibile votare solo presentando validi
documenti di identita' rilasciati dalle istituzioni kosovare. Le elezioni di
novembre serviranno a costituire le nuove comunita' autonome serbe in Kosovo,
previste dall'accordo del 19 aprile scorso sulla normalizzazione dei rapporti
fra Belgrado e Pristina.
La Serbia, ha detto Dacic citato dai media,
non puo' consentire che l'applicazione dell'accordo vada a sostenere
l'indipendenza del Kosovo. Anche il capo della diplomazia Ue Catherine Ashton,
ha osservato, e' stata d'accordo nel ritenere l'accordo con Pristina neutrale
per cio' che concerne lo status del Kosovo. E i serbi, ha sottolineato Dacic,
dovranno votare a novembre non per rafforzare l'indipendenza del Kosovo ma per
eleggere e legittimare i loro leader in Kosovo. Nei giorni scorsi tuttavia
alcuni leader serbi del nord del Kosovo hanno invitato a boicottare il voto del
3 novembre. (ANSA).
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