lunedì 15 luglio 2013

XV.VII.MMXIII — I papirologi di bankitalia e le aziende storiche

L'UNIONE SARDA - Economia: «Nessuna intesa per le trivelle»
Palermo. Crisi, piccole imprese: oltre 14mila a rischio
La crisi colpisce le aziende "storiche". In Calabria dal 2008 si sono dimezzate
Fisco, Confedilizia: gli investimenti finanziari hanno superato gli investimenti nell’immobiliare
Bankitalia: calo produzione preoccupa
Crisi: Rossi (Bankitalia), imprese devono investire o escono da mercato
Unimpresa: +22% sofferenze in 12 mesi
Lavoro: 385mila disoccupati stranieri
In Bosnia disoccupazione al 44,5%, record in Europa
Elezioni in Kosovo, scontro sui documenti Pristina-Belgrado




L'UNIONE SARDA - Economia: «Nessuna intesa per le trivelle»
15.07.2013
SANLURI «No alle trivelle nel Medio Campidano». È un no corale e convinto quello dei 14 sindaci del territorio contro le trivellazioni delle lobby del petrolio e del gas naturale. Compatti nell'assumere una posizione forte e comune contro questo tsunami silenzioso. Pronti a utilizzare le armi istituzionali e reagire, fosse solo per il via libera a livello diagnostico. Punto di partenza è dire chiaro e tondo all'assessorato regionale dell'Industria che non intendono siglare un'intesa con le società interessate: la Saras, la Tosco Geo e la Geoenergy.
LA REGIONE « Villacidro - dice il sindaco Teresa Pani - è il Comune più coinvolto: l'esplorazione, infatti, abbraccia il 60 per cento del territorio. Siamo veramente indignati e in rivolta contro questo disegno criminale, purtroppo in corso, destinato a sottrarre al paese ogni altra occasione eco-compatibile, fondata sulla valorizzazione del patrimonio identitario e condiviso». Spiega che molte delle terre da perforare sono gravate dagli usi civici, altri ricadono in aree d'interesse comunitario e sotto la tutela paesaggistica. «Giovedì - aggiunge - sono certa che il Consiglio sarà unanime nel bocciare la proposta». Tutti accusano la Regione. «A parte la doverosa difesa dei nostri beni ambientali, archeologici, delle risorse minerarie e dei bacini idrografici - commenta Rossella Pinna di Guspini -, è vergognoso che questi progetti cadano dall'alto, senza un minimo di preavviso e di coinvolgimento. La Regione, piuttosto che invitarci all'intesa, farebbe bene a dotarsi di un Piano energetico per poi informarci di quanta energia si consuma e di quanta se ne produce».
LA STORIA Non manca chi guarda al passato e si dice pronto a dare battaglia. «La problematica è vecchia - ricorda Alessandro Collu di Sanluri -. Nel 2008 il Consiglio comunale, su richiesta della Regione, si era espresso a favore di Igia, progetto di ricerca idrocarburi liquidi e gassosi. Oggi diciamo no, perché un conto è conoscere le potenzialità del sottosuolo, altro piazzare impianti, utili soltanto agli imprenditori per fare cassa». Ribadisce che «questa volta non ci sarà alcuna delega in bianco». La paura deriva dalle troppe concessioni, per ciascuna più piattaforme e, sopra ogni piattaforma, decine e decine di pozzi. Uno stop senza se e senza ma, arriva da Arbus . «Di buchi nel suolo - ricorda Franco Atzori - ne sono state fatti troppi. Molti abbandonati a se stessi. Ora basta».
LE RISORSE «Siamo titolari- precisa Giuseppe Garau ( Sardara ) - di concessione mineraria per l'acqua termale. Le trivelle da poco hanno trovato nuove falde acquifere e, mentre siamo in attesa di una legge che regoli il termalismo, arriva la richiesta di ulteriori concessioni: è inammissibile». Teme rischi e pericoli per i cittadini Sergio Murgia di Serramanna . «In una conferenza di sevizi - ricorda il sindaco - siamo stati i soli ad esprimerci in senso negativo. La motivazione è chiara: non avendo aderito ad Abbanoa, l'acqua potabile nelle case arriva da otto pozzi artesiani che si trovano nell'area del Rio Leni, proprio la zona interessata alle trivelle. È facile intuire i danni che le trivellazioni potrebbero arrecare».
I CITTADINI «Sì o no - precisa il sindaco di Collinas , Franco Cannas- sarà il paese a dirlo. Sull'argomento è prevista un'assemblea pubblica. Terremo conto della volontà dei giovani e non degli anziani: il futuro è loro». Telegrafico quanto perentorio Gianni Cruccu di San Gavino : «Trivellare? Non se ne parla neppure. Proprio adesso che si sta procedendo a verificare le problematiche legate alla fonderia, sono gli stessi cittadini pronti a ribellarsi».
LE INCERTEZZE «Quando capiremo se ci saranno e quali saranno i benefici - incalza Enrico Pusceddu di Samassi - diremo la nostra. Intanto nessuno tocchi una terra che vive di agricoltura». Così Italo Carrucciu di Lunamatrona : «Sino ad oggi nessuna comunicazione ufficiale è arrivata in Comune. Ci esprimeremo su dati certi e benefici assicurati. Sicuramente non a scatola chiusa». Santina Ravì

Palermo. Crisi, piccole imprese: oltre 14mila a rischio
La denuncia arriva da Comitas, l'associazione delle microimprese italiane
PALERMO - Le piccole imprese della Sicilia versano in condizioni critiche e, in assenza di interventi mirati, oltre 14.000 attività rischiano di chiudere i battenti entro i prossimi sei mesi.
La denuncia arriva da Comitas, l'associazione delle microimprese italiane, che ha elaborato uno studio sulla crisi delle piccole attivita' nelle regioni d'Italia. Il calo dei consumi da parte delle famiglie (-4,3% nel 2012), l'aumento della pressione fiscale, e il blocco dei prestiti da parte delle banche (-10% in un anno), hanno fortemente minato la salute delle microimprese della regione, al punto che nel primo trimestre del 2013 più di 11.000 imprese hanno chiuso i battenti (oltre 28 mila nel 2012), e il tasso di crescita delle attività sul territorio registra un -0,58%, che sale al -1,49% nel caso delle imprese artigiane - spiega Comitas -.
AUMENTO DELL’IVA - La situazione di crisi si è aggravata nel corso del 2013, "ma il vero colpo di grazia arriverà con l'aumento dell'Iva dal 21 al 22%: i consumi in regione caleranno di un ulteriore 3% per effetto del rincaro dei prezzi, e più di 14.000 microimprese della Sicilia chiuderanno i battenti entro il primo trimestre 2014. Le ripercussioni sul fronte occupazionale saranno enormi, con oltre 42 mila cittadini che perderanno il lavoro". "Occorre intervenire e con urgenza, per salvare l'economia della regione e le piccole imprese che vi operano - afferma Comitas – Il peggio può essere evitato solo bloccando l'aumento dell'Iva, sostenendo le imprese artigiane con sgravi fiscali e semplificazioni burocratiche, e creando le condizioni per facilitare le banche a concedere credito alle aziende attraverso il potenziamento dei Confidi".

La crisi colpisce le aziende "storiche". In Calabria dal 2008 si sono dimezzate
Tra acquirenti stranieri che comprano marchi tradizionali del made in Italy e attività che non ce la fanno a resistere in Italia, per la congiuntura negativa hanno chiuso 9mila imprese con oltre 50 anni d'attivita: una su quattro. Ma nelle cinque province calabresi la percentuale schizza alle stelle
Milano, 14 lug. (Adnkronos) - Tempi duri per le imprese storiche, tra acquirenti stranieri che comprano marchi tradizionali del made in Italy e attività che non ce la fanno a resistere. Per la crisi, secondo una elaborazione e stima dell’Ufficio studi della Camera di commercio di Monza e Brianza, tra il 2008 e il 2012 hanno chiuso circa 9mila imprese storiche, con più di 50 anni di attività. Si tratta di 1 impresa storica su 4. Prima del 2008, tra le imprese con più di 50 anni di attività, lo stesso dato si fermava a 1 su 5.
Tra le regioni italiane, in Calabria la percentuale sale e supera la metà delle imprese storiche (53%, circa 250 imprese), così come in Puglia (47,6%, circa 300 imprese). In Lombardia 1 impresa storica su 3 ha cessato l’attività in questi anni di crisi (più di 4200 imprese). Complessivamente in Italia sono più di 45mila le imprese con almeno 50 anni di storia, attive ancora oggi, di cui più di 14mila in Lombardia, di cui circa 900 a Monza e Brianza.
"In questo periodo di difficoltà, accanto a iniziative dedicate alle start up e ai giovani, abbiamo il dovere di salvaguardare e sostenere le imprese storiche, attraverso interventi ad hoc, per il valore che esse rappresentano per il territorio in termini di benessere e posti di lavoro", spiega Carlo Edoardo Valli presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza. "Oggi con Brianza Economica (giunta alla sesta edizione, ndr) premiamo proprio quelle imprese che hanno fatto la storia del nostro territorio, che hanno contribuito alla crescita del sistema imprenditoriale e che grazie al loro saper fare hanno partecipato alla diffusione del 'Made in Brianzà in Italia e nel mondo", conclude.
 TEMPI duri per le imprese storiche, tra acquirenti stranieri che comprano marchi tradizionali del made in Italy e attività che non ce la fanno a resistere. Se dal calabrese che guida a Napoli la storica firma della moda Harmont & Blaine è arrivato un grido d'allarme (LEGGI L'ARTICOLO), i dati rivelano ora che è proprio la Calabria la regione a pagare il prezzo più alto tra le attività longeve.
Per la crisi, secondo una elaborazione e stima dell’Ufficio studi della Camera di commercio di Monza e Brianza, tra il 2008 e il 2012 hanno chiuso lungo la Penisola circa 9mila imprese storiche, con più di 50 anni di attività. Si tratta di una impresa storica su 4. Prima del 2008, tra le imprese con più di 50 anni di attività, lo stesso dato si fermava a una su 5. E tra le regioni italiane, in Calabria la percentuale sale e supera la metà delle imprese storiche (53%, circa 250 imprese), così come in Puglia (47,6%, circa 300 imprese).
In Lombardia una impresa storica su 3 ha cessato l’attività in questi anni di crisi (più di 4200 imprese). Complessivamente in Italia sono più di 45mila le imprese con almeno 50 anni di storia, attive ancora oggi, di cui più di 14mila in Lombardia, di cui circa 900 a Monza e Brianza.
domenica 14 luglio 2013 21:58

Fisco, Confedilizia: gli investimenti finanziari hanno superato gli investimenti nell’immobiliare
Economia
 Lunedì 15 Luglio 2013 16:54
 Scritto da redazione
Il Presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, ha dichiarato:
“Il sen. Monti dichiara che una tassazione tipo Imu c’è in tutti i Paesi. E’ vero, invece, che il tributo immobiliare è di tantissimi tipi, diversi tra di loro e diversi da quello dell’Italia. Come è altresì vero che in molti Paesi, a cominciare dagli Stati Uniti, il tributo immobiliare è strettamente correlato a specifici benefici apportati dai servizi pubblici, ciò di cui da noi neppur si parla. Nel 2012, poi, nelle preferenze di investimento degli italiani i prodotti finanziari hanno per la prima volta superato gli investimenti nell’immobiliare. Ma l’ex Presidente del Consiglio non considera questo terrificante dato e sembra ancora spingere nello stesso senso, ponendo l’Imu tra gli ultimi problemi da considerare. Sembra evidente che a Monti gli stia bene che le imprese edili falliscano sempre di più e che l’affitto sparisca anch’esso sempre di più, di giorno in giorno, salvo sperare che le occupazioni abusive possano cessare, non si sa perché”.

Bankitalia: calo produzione preoccupa
Studio fa check up complessivo su sistema industriale italiano
14 luglio, 18:09
(ANSA) - ROMA, 14 LUG - Nell'industria italiana "la perdita di produzione ha assunto dimensioni preoccupanti" e "in tutti i comparti industriali i livelli produttivi sono inferiori a quelli precedenti la crisi". E' la sintesi di uno studio di Bankitalia. "Dall'analisi -è scritto- emerge un quadro di diffusa debolezza". Il costo del lavoro, "non risulta un fattore di freno primario per la competitività" mentre "i costi dell'energia e una pressione fiscale molto elevata rendono più difficile alle imprese competere".

Crisi: Rossi (Bankitalia), imprese devono investire o escono da mercato
15 Luglio 2013 - 18:45
 (ASCA) - Firenze, 15 lug - ''Siamo in recessione, questo lo sappiamo. Quando ne usciamo? In questo momento gli investimenti delle imprese sono fermi, ma le imprese non possono rinviare troppo a lungo gli investimenti: o escono dal mercato o riprendono a investire''. Lo ha detto il direttore generale della Banca d'Italia Salvatore Rossi, intervenendo, su invito del presidente dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze Giampiero Maracchi, ad un convegno dal titolo 'Un sistema finanziario al servizio dello sviluppo economico' che si e' tenuto a Firenze. ''Non appena intravedono uno spiraglio - ha aggiunto Rossi - gli imprenditori riprendono ad investire: se questo lo faranno in molti nello stesso momento, ci sara' una scossa forte. Questo puo' succedere, ma non e' detto''. afe/mau/ss

Unimpresa: +22% sofferenze in 12 mesi
92,6 mld non pagati da imprese, 29,6 mld da famiglie
14 luglio, 13:02
(ANSA) - ROMA, 14 LUG - Boom di sofferenze nelle banche: negli ultimi 12 mesi sono cresciute del 22% arrivando a quota 135 miliardi. La quota maggiore è quella delle imprese (92,6 miliardi), mentre le "rate non pagate" dalle famiglie valgono 29,6 miliardi, quelle delle imprese famigliari 12,1 miliardi. A 1,8 miliardi ammontano invece le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie. Questi i dati principali di un rapporto del Centro studi Unimpresa.

Lavoro: 385mila disoccupati stranieri
Rapporto annuale ministero Lavoro su immigrati e occupazione
15 luglio, 12:43
(ANSA) - ROMA, 15 LUG - Nel 2012 i cittadini stranieri disoccupati sono 385mila. Rispetto al 2011 il numero è aumentato del 19,2% per la componente Ue e del 25,4% per quella extra Ue.
Lo rileva il Rapporto sull'immigrazione del ministero del Lavoro. In valore assoluto, sottolinea, il fenomeno, ''nella lunga fase di crisi, assume caratteri decisamente allarmanti''.

In Bosnia disoccupazione al 44,5%, record in Europa
547 mila persone senza lavoro
15 luglio, 12:54
(ANSA) - SARAJEVO - In Bosnia-Erzegovina il tasso di disoccupazione e' salito lo scorso maggio al 44,5%, ponendo il Paese balcanico al primo posto in Europa per numero di senza lavoro.
 Come riferisce il quotidiano Dnevni Avaz, citando dati statistici ufficiali, i disoccupati a maggio sono risultati 547.300, con un aumento di quasi 11 mila unita' rispetto al maggio 2012.
 I settori piu' fortemente colpiti dalla disoccupazione sono l'edilizia, le miniere e l'industria manifatturiera. (ANSA).

Elezioni in Kosovo, scontro sui documenti Pristina-Belgrado
Dacic, tessera non può essere condizione per votare a novembre
15 luglio, 12:42
(ANSA) - BELGRADO - Il premier serbo, Ivica Dacic, ha messo in guardia le autorita' di Pristina dal condizionare la partecipazione alle elezioni locali del 3 novembre prossimo al possesso di documenti di identita' rilasciati dalle istituzioni kosovare. Una tale condizione ha detto, per Belgrado sarebbe inaccettabile, e per questo di tale problema parlera' al prossimo incontro con il premier kosovaro Hashim Thaci il 24 luglio a Bruxelles.
 I serbi del nord del Kosovo posseggono documenti d'identita' rilasciati da Belgrado, e non intendono in alcun modo sostituirli con quelli del Kosovo. A piu' riprese tuttavia da Pristina e' stato annunciato che il 3 novembre sara' possibile votare solo presentando validi documenti di identita' rilasciati dalle istituzioni kosovare. Le elezioni di novembre serviranno a costituire le nuove comunita' autonome serbe in Kosovo, previste dall'accordo del 19 aprile scorso sulla normalizzazione dei rapporti fra Belgrado e Pristina.
 La Serbia, ha detto Dacic citato dai media, non puo' consentire che l'applicazione dell'accordo vada a sostenere l'indipendenza del Kosovo. Anche il capo della diplomazia Ue Catherine Ashton, ha osservato, e' stata d'accordo nel ritenere l'accordo con Pristina neutrale per cio' che concerne lo status del Kosovo. E i serbi, ha sottolineato Dacic, dovranno votare a novembre non per rafforzare l'indipendenza del Kosovo ma per eleggere e legittimare i loro leader in Kosovo. Nei giorni scorsi tuttavia alcuni leader serbi del nord del Kosovo hanno invitato a boicottare il voto del 3 novembre. (ANSA).


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