Istat. Clima di fiducia delle imprese
In cinque anni perso un milione di posti di
lavoro
Trst, oltrepadania est. Fincantieri progetta la
nuova Montecarlo
L'UNIONE SARDA - Economia: Saldi di Ferragosto
in hotel
29.07.2013
PAG. 25 PROV.
SASSARI ALGHERO. C'è preoccupazione per le prenotazioni a rilento e sotto data
Al bando l'alta stagione pur di riempire le camere
ALGHERO L'alta
stagione ormai non esiste più. Per tenere alto l'indice di occupazione delle
camere molti albergatori della Riviera hanno rinunciato alla zona rossa del
listino prezzi, quella che caratterizzava il mese di agosto e che, tra l'altro,
garantiva i maggiori guadagni. «In questo mercato isterico, per incentivare le
prenotazioni - spiega Stefano Visconti, presidente del Consorzio turistico
Riviera del corallo - gli imprenditori hanno fatto leva sulle tariffe che sono,
in alcuni casi, sensibilmente più basse della media degli ultimi anni».
MISURE ANTICRISI La
crisi ha colpito tutti, gli hotel della costa e quelli di città, senza
risparmiare bed and breakfast e campeggi, ed è per questo che i titolari hanno
pensato di vendere le camere a prezzi concorrenziali, «una azione commerciale -
continua Visconti - che da una parte eleva gli indici di occupazione, ma dall'altra
non sempre ha benefici effetti sui bilanci delle imprese associate». Il periodo
è difficile, la concorrenza spietata. Elisa Fonnesu dell'hotel Calabona
conferma la validità della strategia salva-stagione messa a punto anche dalla
struttura sul mare che lei stessa dirige. «Non nego che abbiamo dovuto
ritoccare il listino solo una settimana fa, ovviamente al ribasso - dice - e le
prenotazioni lentamente stanno arrivando, anche se sempre più sotto data. Ormai
viviamo alla giornata».
TREND POSITIVO Per Massimo
Sequenza, direttore del centrale hotel Catalunya, il trend per agosto è
sicuramente «in moderato incremento rispetto allo stesso mese dell'anno
precedente, anche se resta ancora disponibilità dal 17 fino alla fine del
mese». Francesco Masia dell'hotel Punta Negra, sull'omonima spiaggia, riferisce
di un giugno e luglio «soddisfacenti oltre ogni aspettativa. Agosto è incerto -
ammette il direttore dell'albergo - la settimana centrale, quella di Ferragosto
verrà venduta in last minute, ma il problema principale è che molti clienti
intenzionati a venire ad Alghero non stanno trovando posto in aereo, mentre i
biglietti per le navi sono a cifre astronomiche».
TARIFFE Una famiglia
di quattro persone, con la macchina al seguito, può facilmente arrivare a spendere
più di 700 euro per il passaggio in traghetto. Pernottamenti a tariffe
competitive, pacchetti al ribasso venduti con anticipo al turista fai-da-te,
tanto per non lasciare le stanze vuote, non sono sufficienti se poi i clienti
sono costretti a sborsare un capitale per raggiungere la destinazione di
vacanza. La fascia più debole dei consumatori continua a risentire della crisi
generale, anche se si spera ancora nel recupero di Ferragosto. Per la settimana
più calda, dal 10 al 17 agosto, in camera doppia compresa la prima colazione,
le tariffe su internet vanno dalle 800 ai 2000 euro.
Istat. Clima di fiducia delle imprese
L'indice composito del clima di fiducia
delle imprese italiane (Iesi, Istat economic sentiment indicator) espresso in
base 2005=100, sale a luglio a 79,6 da 76,4 di giugno.
L'aumento dell'indice complessivo riflette
il miglioramento della fiducia diffuso in tutti i settori economici oggetto di
indagine: dalle imprese manifatturiere e di costruzione, a quelle del commercio
al dettaglio e dei servizi di mercato.
L'indice del clima di fiducia delle imprese
manifatturiere aumenta, passando da 90,5 di giugno a 91,7. I giudizi sugli
ordini e le attese di produzione migliorano (da -39 a -37 e da -2 a 0, i
rispettivi saldi); il saldo relativo ai giudizi sulle scorte di magazzino passa
da 1 a 0.
L'analisi del clima di fiducia per
raggruppamenti principali di industrie (Rpi) indica un miglioramento diffuso
della fiducia: nei beni di consumo da 91,3 a 92,8, nei beni intermedi da 89,8 a
90,8 e nei beni strumentali da 91,1 a 92,5.
L'indice del clima di fiducia delle imprese
di costruzione sale da 71,1 di giugno a 76,5. Migliorano sia i giudizi sugli
ordini e/o piani di costruzione sia le attese sull'occupazione (i saldi
aumentano da -56 a -52 e da -27 a -20, rispettivamente).
L'indice del clima di fiducia delle imprese
dei servizi di mercato sale da 70,7 di giugno a 75,6. Crescono i saldi dei
giudizi e delle attese sugli ordini (da -29 a -27 e da -17 a -11,
rispettivamente) e migliorano le attese sull'andamento generale dell'economia
italiana.
Nel commercio al dettaglio, l'indice del
clima di fiducia sale da 80,9 di giugno a 82,1. L'indice diminuisce nella
grande distribuzione (da 80,0 a 73,0) e aumenta nella distribuzione
tradizionale (da 84,7 a 90,8).
In cinque anni perso un milione di posti di
lavoro
Roma - In cinque
anni di crisi in Italia è andato perso quasi un milione di posti di lavoro. Dal
2008 al 2013 nel nostro paese gli occupati sono scesi da 25,3 milioni a 24,3
milioni con un calo di 998 mila unità (-3,8%). Lo calcola il Centro studi
Unimpresa.
Nell’area euro gli
occupati sono calati del 3,6% (-5,3 milioni) da 150,4 milioni a 145 milioni.
Unica eccezione è la Germania (+3,9%) che ha dato impiego a 1,5 milioni di
persone in più (da 40,2 milioni a 41,8 milioni).
L’analisi, che
prende in considerazione il periodo compreso tra primo trimestre 2008-primo
trimestre 2013 ed è basata su dati Banca d’Italia, Eurostat e Istat, e mette in
luce come in Italia in media si siano persi 200mila posti di lavoro l’anno: gli
occupati erano 25,3 milioni all’inizio del 2008, per poi scendere a 25,1 milioni
nel primo trimestre 2009, 24,7 milioni nel 2010 (primo trimestre), 24 milioni e
754mila nel 2011, 24,6 milioni nel 2012 e 24,3 milioni nel 2013.
Guardando
all’Europa, il quadro è negativo anche in Francia e Spagna. In Francia nel
primo trimestre 2008 gli occupati erano 27,1 milioni mentre all’inizio del 2013
risultavano 26,9 milioni: con una perdita di 277mila posti di lavoro (-1%). In
Spagna si è passati in 5 anni da 21 milioni a 17,2 milioni (-3,7 milioni, pari
al 17,9%). In controtendenza la Germania, dove l’occupazione è aumentata del
3,9% a 41,8 milioni con una crescita di 1,5 milioni di posti di lavoro.
«La situazione è da
allarme rosso. L’emorragia di posti di lavoro si estende a vista d’occhio
giorno dopo giorno e non si vede una via d’uscita. Le imprese sono stremate e
il fallimento è inevitabile», commenta il presidente di Unimpresa, Paolo
Longobardi, che chiede di «dare impulso al credito e di tagliare le tasse» per
«rimettere in moto l’economia e far ripartire l’occupazione».
Trst, oltrepadania est. Fincantieri progetta la
nuova Montecarlo
Il gruppo partecipa
a una gara per ampliare il Principato verso il mare. Se ne occuperà il palazzo
della Marineria a Trieste
di Massimo Greco
TRIESTE. Fincantieri
“immobiliarista”? Non proprio, ma quasi. Sta di fatto che martedì 23 luglio il
gruppo italiano, controllato da Cassa depositi e prestiti tramite Fintecna, ha
risposto al bando del Principato di Monaco e ha presentato la sua candidatura
per il prolungamento a mare del Principato medesimo, ormai assediato dal
cemento. E, poichè la disponibilità di aree a terra è quella che è, l’idea è di
guadagnare spazi verso il Tirreno.
All’esca del tanto
abbiente quanto striminzito Principato hanno abboccato in quattro: a parte
Fincantieri, la Vinci, l’Anse du Portier-Bouygues T.P. et Le Portier Holding,
Terraforma Monacogildo Pastor Pallanca. In ballo c’è una commessa di un
miliardo di euro per le opere infrastrutturali, coperta dal governo monegasco.
I lavori dovrebbero essere completati entro il 2024 e dovrebbero portare alla
realizzazione di una “penisola” da 6 ettari, che ospiterebbe immobili alti non
più di 10 piani, zone commerciali, aree verdi, una darsena turistica.
Bene: ma Fincantieri
cosa c’entra? Nel quadro della diversificazione produttiva, vero refrain
dell’era Bono, c’è anche la volontà di costruire grandi strutture offshore,
collegabili alla terraferma. Qualche anno fa si parlò della possibilità di
risolvere il sovraffollamento carcerario nazionale ricorrendo a “galere
galleggianti”, che l’allora sindaco genovese Marta Vincenzi, poco convinta,
definì “alcatraz”. Al riguardo, venne costituito un apposito ufficio, che ha
sede a Trieste a palazzo della Marineria, dove alberga la divisione costruzioni
mercantili Fincantieri. Se i detenuti italiani non hanno finora goduto di
vista-mare, galeotta (se ci è consentita la battuta) fu però quell’idea, che
oggi viene buona per risolvere il sovraffollamento del Principato. In sostanza,
Fincantieri pensa di costruire una serie di strutture che verrebbero portate
via-mare sulla costa monegasca e fissate con appositi ancoraggi al fondo
marino. Dopodichè Fincantieri, nel dossier di presentazione, ha ricordato anche
teatri e casinò realizzati a bordo delle grandi unità crocieristiche, per
documentare il proprio know-how non esclusivamente metalmeccanico.
Un’estensione a
mare, come quella pensata dallo staff del principe Alberto, non è una novità
assoluta, perchè operazioni di questo tipo sono già state compiute a Beirut, a
Dubai, nel Qatar.
Il passo di
Fincantieri è stato “scortato” anche a livello istituzionale, come testimonia
una lunga dichiarazione del sottosegretario allo Sviluppo Economico Simona
Vicari, parlamentare pidiellina, già sindaco di Cefalù e in gioventù esponente
socialdemocratica, che fa riferimento ai «positivi colloqui avuti attraverso il
nostro ambasciatore a Monaco Antonio Morabito con il ministro dell’economia
Jean Castellini e con il primo ministro Michel Roger».
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