giovedì 22 agosto 2013

XXII.VIII.MMXIII – Esempi di merda italica, propri di un paese agonizzante del terzo mondo, che - proprio perche’ tale - utilizza polizia e diplomazia come fossero la disperata speranza della trota all’amo, fuori dall’acqua, che si dibatte. Ma son solo dei disperati senza speranza

«Bonus benzina scippo Veneto» Ecco come vanificare 172 mln
Petrolio/l'intervento: LE ELEZIONI, NOMISMA E IL CONTROLLORE BENEVOLO
Trivelle, No Triv mette l’avvocato «Nomisma è dalla parte delle compagnie»
Economia - L'UNIONE SARDA: Turismo, estate senza gloria
Boom di vendite di auto a Metano ma in Sicilia mancano i distributori
Crisi:famiglie non chiedono più prestiti
Letta a Vienna: “La convivenza in Alto Adige un esempio per il mondo”
Trst, oltrepadania est. “Sospeso” per 2 ore il sito di Trieste Libera




«Bonus benzina scippo Veneto» Ecco come vanificare 172 mln
POTENZA - «Per il terzo bonus idrocarburi non si sa come andrà a finire per via del Consiglio di Stato, ma quando avrò quei 140,25 euro del secondo bonus che il Ministero dello Sviluppo economico ha riconosciuto che mi spettavano, come ho verificato collegandomi al sito?». Domanda ancora senza risposta. Perché se è certo che quella somma sarà riconosciuta a tutti quei cittadini che ne avevano diritto (verifica che è possibile ancora fare fino al 30 settembre accedendo alla pagina web del Ministero dello sviluppo economico http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/bonus/verifica/verifica.asp), non è ancora certo cosa succederà dopo la nuova ripartizione del Fondo idrocarburi lievitato a 172 milioni di euro per le produzioni del 2011 e del 2012 dopo i versamenti di Eni e Shell nel 2012 di 78,9 milioni e di 93,2 milioni nel 2013. Ferragosto è passato e dalla prossima settimana al Ministero dello sviluppo economico si ricomincerà a lavorare per sbrogliare quella difficile matassa: includere nel beneficio del bonus idrocarburi le regioni dove si trovano i rigassificatori. Come fare? Dopo la notifica della decisione del Consiglio di stato Il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell’Economia e Finanze provvederà a riformare il Decreto ministeriale prevedendo il ristoro nei confronti delle attività di rigassificazione. Ma non sarà cosa facile, perché gli uffici predisposti dovranno chiarire esattamente in cosa consiste la produzione di un rigassificatore, che tecnicamente è costituita dalla trasformazione di stato da liquido a gassoso. Questioni di natura tecniche per determinare quanto spetta in percentuale, alle regioni dove c’è attività estrattiva e a quelle dove ci sono rigassificatori. Questioni sostanziali per decidere se dimezzare il bonus dei lucani a beneficio di veneti o liguri o attribuirgli, togliere solo una piccola percentuale. Salvo poi, fatti salvi gli effetti dei primi due bonus, trovare un modo per compensare con il nuovo Fondo le mancate entrate nei due anni precedenti alle regioni dei rigassificatori. Ma nella ridda di numeri per quantificare il terzo bonus, che nella peggiore delle ipotesi sarebbe ridotto a meno di 80 euro e nella migliore a circa 160 euro contro i previsti circa 170 euro, si perde di vista lo spirito della norma. E se il coordinatore regionale del Pdl Guido Viceconte, intervistato alla Gazzetta sul bonus ricorda «è una storia antica.... C’è un piccolo blocco, con una sentenza del Consiglio di Stato che lo ha ridimensionato... È un sacrosanto diritto e faremo, in tempi rapidi, provvedimenti legislativi per averlo». Ma questa storia antica vale la pena di ricordarla. E proprio mentre arrivava la bozza del decreto di ripartizione del primo Fondo nel 2010, anche allora sull’ammontare del bonus si discuteva. Era il 30 luglio e la Gazzetta titolava : «Sconto sulla benzina ma è guerra sulle cifre. De Filippo: solo 70 euro. Latronico e Taddei: no, 100 euro». E se il Pd tuonava «decreto contro la regione... mossa propagandistica, ma il governo non si occupa degli ultimi e mostra la sua scarsa sensibilità sociale». «E la vecchietta che non guida e non ha l’auto? La famiglia con un solo patentato?» Non è un’elemosina replicava, infatti, il Pdl. «Abbiamo vinto una battaglia cominciata nel 2006 a cui non credeva nessuno puntando sull’art. 45 che ha aumentato di 3 punti le royalty portandole dal 7 al 10 per cento». E poi ricordava: «ci fu un attacco del centro sinistra che paventò il dirottamento dei soldi al Veneto. I fatti dimostrano che avevamo ragione noi». Ma al di là dei «botta e risposta» che continuano, sono quei 172 milioni per fare benzina che dovrebbero far riflettere. [l.ier.]
22 Agosto 2013

Petrolio/l'intervento: LE ELEZIONI, NOMISMA E IL CONTROLLORE BENEVOLO
Estrazione solo dove possibile in trasparente e verificabile sicurezza: i cittadini di oggi e di domani devono stare tranquilli e anche quelli di una vasta area al contorno che attualmente usufruiscono dell'acqua proveniente dalla val d’Agri!Un’altra soluzione?
di FRANCO ORTOLANI*
E’ inutile non riconoscere che le prossime elezioni regionali in Basilicata saranno fortemente influenzate da coloro che sono industrialmente ed economicamente interessati, nelle varie modalità, all’estrazione a tutti i costi degli idrocarburi.
continua a pagina 6Il programma di costoro è semplice e diretto ed è stato chiaramente tratteggiato dal presidente di NE (Nomisma Energia, gruppo lobbyconsulente privato che influenza non solo le società private...) Tabarelli: «Le riserve di gas e petrolio sono dello Stato e pertanto di tutti gli italiani e l’obiettivo deve essere di favorirne la valorizzazione a beneficio di tutti i cittadini... I crescenti poteri affidati agli organi locali, rendono difficili e onerosi, a volte impossibili, i progetti in Italia… è necessario pensare a qualche forma di penalizzazione per quelle regioni che ostacolano lo sfruttamento di una risorsa che appartiene a tutti gli italiani».
Ovviamente i clienti di Nomisma pensano agli affari loro!
Però devono farlo sempre nel rispetto delle leggi vigenti che impongono di estrarre gli idrocarburi senza incrementare i pericolo per i cittadini e per i loro beni. Quest’ultima importante “clausola” è stata agevolmente aggirata facendo in modo che chi doveva controllare per tutelare i cittadini e le risorse ambientali abbia avuto un “occhio di riguardo”, non per i cittadini ma per gli estrattori.
Il risultato è che nell’alta Val d’Agri, forse l’unica area petrolifera al mondo, le attività di estrazione, ripompaggio di fluidi inquinanti ad alta pressione nel sottosuolo interessato da faglie sismogenetiche che hanno già originato il disastroso sisma del 1857 (X-XI grado MCS), le attività di prima raffinazione in loco, i pozzi e gli oleodotti che attraversano gli acquiferi finora non hanno creato alcun problema ambientale e per la salute dei cittadini!
Un vero e proprio miracolo! Naturalmente attribuibile alla Madonna Nera di Viggiano! Oppure alla benevola distrazione dei controllori? Su queste basi, accertato sulla carta che finora non c’è alcun pericolo causato dalle attività petrolifere, ecco Tabarelli che detta la lobbylinea.Se ufficialmente non risultano reati attribuibili alla filiera dell’estrazione e lavorazione, se succede qualche “incidente ambientale” non si può attribuire la colpa ai “petrolieri”.
Quindi le attività petrolifere in Basilicata sono sicure e se qualcuno si oppone potrebbe anche essere esiliato o esautorato! Naturalmente i mass media lobbydipendenti faranno una infervorata campagna per sostenere questa linea. Però! Il problema non riguarda solo la Basilicata. Gli eredi dei sanniti-lucani hanno molti validi argomenti da portare all’attenzione degli elettori.Prima di tutto c’è la corretta applicazione delle leggi emanate dal Parlamento Italiano negli anni passati che tutelano la salute dei cittadini e la sicurezza dell’ambiente antropizzato di superficie! Applicazione che non può continuare ad essere “garantita” dai petrolieri stessi e dai loro amici ma deve essere trasparentemente verificabile!
Devono essere eliminate le attività che inducono sismicità nel sottosuolo (iniezione di fluidi ad alta pressione nel sottosuolo) già tettonicamente instabile e “carico di energia tettonica" che si sta accumulando dal 1857! Devono essere eliminati pozzi e metanodotti che attraversano i serbatoi idrogeologici al fine di togliere ogni possibilità di inquinamento delle falde di importanza strategica. Visto che il Centro Oli di Viggiano (costruito nella zona in cui si ebbero i più distruttivi effetti locali con il sisma del 1857) deve essere raddoppiato deve essere delocalizzato a valle dell'invaso del Pertusillo.
 Quest'ultimo poi, sembra che a causa dei riempimenti e svuotamenti stia causando sismicità indotta di bassa magnitudo lungo le faglie attive in sinistra e destra orografica dell’Agri, dovrebbe essere adeguatamente gestito per eliminare le sollecitazioni lungo le faglie attive.
A proposito delle royalty, invece di finanziare interventi locali non duraturi, si deve fare in modo che servano ad attuare un piano di interventi strutturali di messa in sicurezza antisismica degli edifici pubblici e privati almeno dell’area che è stata epicentrale nel sisma del 1857.
C’è poi da valutare un’altra soluzione di strategica importanza per la nazione: conservare il giacimento di idrocarburi presente nel sottosuolo della Basilicata come riserva energetica di importanza strategica da utilizzare solo in caso di temporanea emergenza internazionale che tronchi l’afflusso di idrocarburi in Italia.
Niente da obiettare verso le attività estrattive che devono essere eseguite nel pieno rispetto delle leggi vigenti e anche di quelle che possono essere emanate per incrementare la sicurezza ambientale e garantire la fruibilità, a pari titolo, delle risorse naturali profonde e superficiali: siccome la superficie del suolo è abitata da secoli dai discendenti dei lucani si deve fare in modo che non si causino nuovi problemi.
Estrazione solo dove possibile in trasparente e verificabile sicurezza: i cittadini di oggi e di domani devono stare tranquilli e anche quelli di una vasta area al contorno che attualmente usufruiscono dell'acqua proveniente dalla val d’Agri!Un’altra soluzione? Desertificare l’area lucana nel cui sottosuolo ci sono giacimenti di idrocarburi!
*Professore di geologia stratigrafica e sedimentologia Università Federico II Napoli
martedì 20 agosto 2013 07:58

Trivelle, No Triv mette l’avvocato «Nomisma è dalla parte delle compagnie»
Il comitato replica all’attacco del presidente di Nomisma energia. Continua il braccio di ferro popolare sull'aumento delle estrazioni
di LEO AMATO
POTENZA - Per il professore Davide Tabarelli, l’Italia sarebbe ostaggio dei “No triv”. Ma loro non ci stanno e annunciano di stare valutando di citarlo per danni d’immagine.E’ affidata a un avvocato, che è anche il portavoce di Mediterraneo No Triv la replica alle affermazioni del  presidente di Nomisma Energia, che da Roma sei giorni fa aveva tuonato contro chi sparge timori ambientali «poco fondati». 
Tabarelli aveva parlato anche di «ostacoli di carattere ambientale» che impediscono lo sfruttamento dei giacimenti di greggio esistenti denunciando che «i crescenti poteri affidati agli organi locali rendono difficili ed onerosi, a volte impossibili, tutti i progetti». Per qusto propone l’abolizione delle royalties per i territori delle estrazioni a favore di una nuova forma di prelievo fiscale sulle compagnie destinata allo Stato. In più un sistema di sanzioni per le «regioni che ostacolano lo sfruttamento di una risorsa che appartiene a tutti gli italiani».
In soldoni: un miliardo e mezzo di euro di royalties aggiuntive, più cinque di investimenti, che altrimenti sono destinati a “fuggire” all’estero. «Tanto ardore di Tabarelli - gli ha risposto Giovanna Bellizzi, del comitato Mediterraneo No Triv - da spingersi ad ipotizzare, in modo a dir poco ardito, sanzioni per le regioni che decidono di proteggere ambiente e salute dei cittadini, ci induce a cercare di capire chi è questo signore e la compagnia che rappresenta. Scopriamo così che è presidente della Nomisma energia, una società che tra l’altro, individua nuove aree di business, strategie di marketing, promuove la negoziazione e la conclusione di contratti di approvvigionamento (inclusa l’importazione) e vendita di gas naturale e di altri combustibili. Inoltre, è interessante scoprire che la società definisce anche le strategie di comunicazione verso istituzioni, investitori e comunità territoriali in relazione a iniziative e infrastrutture energetiche.
Quindi, è evidente che le dichiarazioni di Tabarelli, oltre ad essere temerarie, sono anche di parte in quanto la sua società persegue il business  economico del gas naturale e di altri combustibili».Quanto alla Basilicata, il presidente non la cita mai in maniera espressa nel suo ragionamento ma resta l’unica regione petrolifera “onshore” d’Italia. Inoltre il “raddoppio della produzione” di cui parla passa necessariamente per l’aumento delle estrazioni in Val d’Agri, secondo i “desiderata” dell’ultimo piano industriale dell’Eni. A Bellizzi non resta dunque che constatare come sia diventata «terra di conquista per le compagnie petrolifere e per tutte le società di servizi che traggono profitto e lavoro da chi sfrutta il territorio. Gli interessi sono enormi e tali da indurre anche ad elaborare strategie di comunicazione particolarmente aggressive come quelle capaci di Tabarelli che arriva al punto di parlare di “ostacoli ambientali”».
Quindi l’ambiente, che secondo il Comitato No Triv verrebbe considerato da «questi signori» non come qualcosa da proteggere ma soltanto un ostacolo.
E dato che «in genere gli ostacoli o si aggirano o si scavalcano (...) se l’ostacolo ambientale in Basilicata da superare è l’acqua, la terra e il mare» il rischio è davanti agli occhi di tutti.«Per Mediterraneo No Triv - prosegue l’avvocato Bellizzi - l’ambiente non è un ostacolo ma un valore da proteggere e tutelare così come il diritto di ciascun cittadino di vivere in un ambiente sano e salubre e di poter bere acqua potabile.
Ed è proprio qui la differenza tra chi lavora per proteggere la terra, il mare e l’acqua e chi cerca di tutelare i suoi interessi economici. Ricordiamo che in Italia vi sono numerose leggi che proteggono l’ambiente e altrettante che puniscono severamente chi inquina, e che le istituzioni non possono lasciarsi intimorire da grossolane minacce di sanzioni economiche.
 Il rischio non è certo l’applicazione rigorosa delle leggi ma per chi amministra il bene comune vi è obbligo imprescindibile di tutelare l’ambiente attraverso l’applicazione del principio di precauzione vietando tutte quelle attività industriali che possono danneggiarla».In conclusione: «le espressioni utilizzate da Tabarelli sono inopportune e in grado di ledere l’immagine delle associazioni e dei comitati che intendono promuovere la protezione dell’ambiente e della salute dei cittadini».
Motivo per cui Mediterraneo No Triv spiega di avere l’intenzione «di valutare l’opportunità di promuovere azioni legali» contro lo stesso Tabarelli.
giovedì 22 agosto 2013 09:03

Economia - L'UNIONE SARDA: Turismo, estate senza gloria
22.08.2013
ARITZO La stagione turistica nel cuore della Sardegna non è ancora finita, ma gli albergatori della Barbagia e del Mandrolisai tracciano un primo bilancio con dati e numeri che hanno caratterizzato l'affluenza dell'estate 2013. «Stiamo vivendo lo stesso problema dello scorso anno - dice Anna Maria Pirellas dell'agriturismo Parco Donnortei di Fonni -I costi dei mezzi di trasporto per raggiungere la Sardegna sono proibitivi e di conseguenza anche le strutture alberghiere ne risentono e subiscono perdite notevoli anno dopo anno. I turisti ci confidano che il problema è legato alle spese che devono sostenere per arrivare nell'isola: un vero e proprio scandalo». L'agriturismo Donnortei conta 55 posti letto e si trova nel centro dell'omonimo parco. «Lavoriamo in modo particolare con gli olandesi - prosegue Anna Maria Pirellas - i belgi e i francesi, mentre abbiamo perso turisti provenienti dalla Spagna e dalla Germania. Gli italiani prenotano per il fine settimana e si trattengono poco». L'Hotel Sa Muvara di Aritzo rappresenta una struttura ricettiva di eccellenza tuttavia negli ultimi anni ha registrato un calo di affluenze pari al cinquanta per cento. «Quest'anno siamo caduti in piedi - dichiara Ninni Paba, il direttore della struttura - ma non è possibile andare avanti in questo modo. Barbagia e Mandrolisai vivono la stessa crisi del Sulcis, ma nessuno interviene per risolvere i problemi. Il nostro albergo è molto conosciuto e non solo in Sardegna. Negli anni scorsi lavoravamo molto bene con i clienti che arrivavano da Cagliari e da Sassari. La situazione però è cambiata: anche dopo aver allargato i confini delle prenotazioni alla clientela straniera, riusciamo a mala pena a reggere al tracollo generale». L'Edera Hotel di Belvì lavora ormai da anni con clienti sardi. La titolare Marianna Cadau pone l'accento sul caro trasporti: «Abbiamo perso gli ospiti che ogni anno arrivavano dal continente. I traghetti costano troppo e per questo motivo il turismo in Sardegna ha subito un forte calo».

Boom di vendite di auto a Metano ma in Sicilia mancano i distributori
di GIANCARLO DRAGO
PALERMO. Gli ultimi dati ufficiali, riferiti al mese di luglio, dicono che le immatricolazioni di autovetture in Italia sono scese dell'1.9% rispetto al 2012. Sono invece in forte rialzo, ben il 49.52%, le vendite di auto a metano, che con 5.767 unità, principalmente registrate nel Nord del paese dove la rete distributiva è ben ramificata, rappresentano poco più del 5% delle immatricolazioni. Un fenomeno interessante che però in Sicilia, isola dei paradossi, non si registra, pur essendo la seconda regione come produttività di metano estratto da pozzi ed essendo attraversata da decenni dai metanodotti che portano il gas dall’Algeria verso il Nord.
Ma la mancanza di politiche locali di incentivazione all’acquisto o alla trasformazione e i pochi distributori sparsi nel territorio hanno di fatto frenato l’acquisto di auto a metano che permetterebbero notevoli benefici ambientali e risparmi economici.
Dal punto di vista ecologico il metano é assolutamente non inquinante, tanto da poter accedere, come i veicoli elettrici, nelle zone urbane a traffico limitato, parcheggiare anche in autorimesse sotterranee e sui traghetti. Crescendo la sensibilità collettiva verso l’ambiente le vetture a metano guadagnano quindi simpatia e attenzione tanto che oggi tutte le case automobilistiche offrono in listino versioni bifuel (benzina/metano). La Fiat registra numeri consistenti dalla vendita di modelli leader come Panda e Punto e anche nei segmenti più alti vengono lanciate Mercedes Classe B a Audi A3 metanizzate.
Non meno consistente l’argomento economico.
Pur essendoci infatti alcune differenze tra una Regione e l'altra, e fra le città, in linea generale le auto alimentate esclusivamente a gas metano hanno una riduzione del 75% sulla tassa di proprietà. Nella Provincia autonoma di Bolzano l'esenzione è prevista anche per quelle a doppia alimentazione benzina-gas. Puglia e Basilicata concedono 5 anni di esenzione della tassa di proprietà e in Lombardia e Piemonte è totale per tutti veicoli con sola alimentazione a gas. Torino offre parcheggi scontati, Firenze dà contributi all’acquisto e anche Roma, per veicoli destinati al trasporto merci urbano. In Sicilia, nulla. C’é poi la voce consumi. Il metano alla pompa viene a costare circa la metà della benzina o del diesel: all’indomani di Ferragosto a Palermo 1,10 euro al kg. contro 1,82 al litro, percorrendo gli stessi chilometri. E per fare un pieno bastano appena 5 minuti.
Ma i distributori, nell’isola, sono appena 25, di cui 2 sulle Autostrade (Termini Imerese e Priolo Gargallo) mentre altri 6 sono in costruzione. Palermo ne ha solo due, che vendono circa 3000 kg. ciascuno (circa trecento rifornimenti) al giorno di metano e a Trapani neppure uno. Mentre in Italia sono circa mille così come in Germania (tremila in Europa).
L’aumento dei distributori porterebbe certo una maggiore concorrenza sul prezzo di vendita e invoglierebbe gli automobilisti in Sicilia ad acquistare più auto a metano (attualmente circa mille l’anno). Ma le amministrazioni locali non fanno nulla per incrementare questa crescita di cui beneficerebbe, per primo, l’ambiente.

Crisi:famiglie non chiedono più prestiti
Contrazione consumi dovuta non solo a credit crunch
22 agosto, 14:08
(ANSA) - ROMA, 22 AGO - La forte contrazione dei consumi non è dovuta solo al credit crunch ma anche dal drastico calo delle richieste di prestito da parte delle famiglie. Lo affermano Federconsumatori e Adusbef dal cui monitoraggio evidenzia come le famiglie non ''sono piu' nemmeno in grado di indebitarsi''. La convergenza di tali fenomeni ha portato a registrare, nel 2013, una diminuzione delle consistenze del credito al consumo del 4% rispetto allo scorso anno, confermando una tendenza già iniziata dopo il 2009.

Letta a Vienna: “La convivenza in Alto Adige un esempio per il mondo”
Il premier alla tv austriaca: “Sono voluto andare a Bolzano per firmare l’accordo per dare un segnale concreto”
A Vienna per la visita di Stato, il premier italiano Enrico letta ha tenuto a sottilineare l’importanza dell”Accordo di Bolzano”, firmato il 5 agosto a Palazzo Widmann che blinda l’autonomia dell’Alto Adige. Concetto ribadito in un’intervista televisiva al secondo canale della Orf.
 “Ho sempre pensato - ha detto il premier - che la valorizzazione delle autonomie sia una parte integrante della buona politica, a maggior ragione in un Paese come l’Italia che ha delle autonomie speciali. Quella dell’Alto Adige è l’autonomia speciale per eccellenza. Sono convinto che si tratti di un modello di convivenza che noi dobbiamo raccontare al mondo come un esempio che deve far scuola”.
 Letta ha voluto poi sottolineare il cambio di marcia rispetto al governo Monti nei rapporti con l’Alto Adige. “Ho voluto dare subito un segnale concreto nei primi 100 giorni del mio governo, andando a firmare a Bolzano un accordo che modifica un accordo firmato a Milano. Sono voluto andare a Bolzano, ripeto, per dare un segnale di grandissima attenzione”.
 “Sulla toponomastica - ha detto ancora Letta - abbiamo fatto un grande passo avanti, e adesso abbiamo un altro percorso davanti da fare insieme sull’autonomia finanziaria”.

Trst, oltrepadania est. “Sospeso” per 2 ore il sito di Trieste Libera
Finte email annullano il raduno di settembre. E nel mirino della Soprintendenza le insegne in piazza Borsa                                                                                                                                                                         
 di Corrado Barbacini
Prima i cartelli “tolti” in tutta fretta dalla sede di piazza della Borsa. Poi il maxistriscione sulla Napoleonica rimosso dalla polizia. E ieri le false email (e messaggini) che annunciano l’annullamento della manifestazione del 15 settembre e la sospensione del sito web. Non c’è pace per il movimento Trieste Libera che proprio nel trattato di pace affonda le ragioni della propria esistenza. La sindrome del complotto è ormai generale tra i militanti. «This Account has been Suspended» si leggeva ieri alle 18.30 sulla home page del sito di Trieste Libera. Il sito è rimasto “sospeso” per circa dure ore. Non è stato oscurato a quanto sembra (il server del sito sta in Islanda), anche se più di qualcuno su Facebook non ha esitato a parlare di un mitico attacco hacker contro il movimento. «Stiamo risolvendo, non preoccupatevi» il rassicurante messaggio dei vertici del Tlt. Risolto il sito, riattivato qualche ora dopo, resta aperto il problema dei mittenti delle email e messaggini di annulamento della manifestazione del 14 settembre (“Liberiamo Trieste!” il titolo) che molti militanti giurano (sempre su Facebook) di aver ricevuto ieri.
Intanto, emergono dettagli sui cartelli con la scritta “Sto Tlt Flt” (poi tolti) che Trieste Libera aveva posto sulle vetrate della veranda del palazzo liberty di piazza della Borsa, dove ha la nuova sede. Le scritte erano finite nel mirino della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia.
La sovrintendente Maria Giulia Picchione ha aperto un procedimento amministrativo scattato in occasione del sopralluogo da parte dei vigili del nucleo di polizia edilizia chiesto dalla stessa Picchione attraverso il Comune. Il rischio per i responsabili del movimento separatista che non riconosce lo stato italiano in virtù del trattato di pace di Parigi del 1947, è quello di una sanzione amministrativa che può arrivare fino alla cifra 1500 euro, secondo il Dl 285 del 1992. Va precisato che non c’è stata alcuna intimazione alla rimozione in quanto i cartelli trilingue erano stati tolti già nei giorni precedenti dai vetri dello storico palazzo.
La vicenda è “esplosa” lo scorso 4 luglio con una lettera inviata dal direttore regionale dei Beni culturali Giangiacomo Martines alla sovrintendente Maria Giulia Picchione. Martines evidenzia di aver ricevuto alcune segnatazioni (tra cui un esposto dell’ex onorevole Roberto Menia) relative «alle grandi scritte riferentesi a un movimento di opinione» riguardo il palazzo «vincolato Liberty dei primi del ’900 progettato dall’architetto Max Fabiani».
La risposta di Picchione non si fa attendere. La soprintendente il 23 luglio invia una nota in cui dopo aver comunicato che «non emergono atti autorizzativi rilasciati», si rivolge al comando della polizia municipale per verificare «se la situazione di fatto risponde alla normativa vigente». Due giorni dopo Picchione ha scritto una lettera non solo all’onorevole Menia, ma anche al prefetto e al Comune comunicando appunto l’apertura del procedimento affidato all’architetto Francesco Vonella. Il sopralluogo del vigili è scattato una settimana dopo.


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