Petrolio/l'intervento: LE ELEZIONI, NOMISMA E
IL CONTROLLORE BENEVOLO
Trivelle, No Triv mette l’avvocato «Nomisma è
dalla parte delle compagnie»
Economia - L'UNIONE SARDA: Turismo, estate
senza gloria
Boom di vendite di auto a Metano ma in Sicilia
mancano i distributori
Crisi:famiglie non chiedono più prestiti
Letta a Vienna: “La convivenza in Alto Adige un
esempio per il mondo”
Trst, oltrepadania est. “Sospeso” per 2 ore il
sito di Trieste Libera
«Bonus benzina scippo Veneto» Ecco come vanificare
172 mln
POTENZA - «Per il
terzo bonus idrocarburi non si sa come andrà a finire per via del Consiglio di
Stato, ma quando avrò quei 140,25 euro del secondo bonus che il Ministero dello
Sviluppo economico ha riconosciuto che mi spettavano, come ho verificato
collegandomi al sito?». Domanda ancora senza risposta. Perché se è certo che
quella somma sarà riconosciuta a tutti quei cittadini che ne avevano diritto
(verifica che è possibile ancora fare fino al 30 settembre accedendo alla
pagina web del Ministero dello sviluppo economico
http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/bonus/verifica/verifica.asp), non è
ancora certo cosa succederà dopo la nuova ripartizione del Fondo idrocarburi
lievitato a 172 milioni di euro per le produzioni del 2011 e del 2012 dopo i
versamenti di Eni e Shell nel 2012 di 78,9 milioni e di 93,2 milioni nel 2013.
Ferragosto è passato e dalla prossima settimana al Ministero dello sviluppo
economico si ricomincerà a lavorare per sbrogliare quella difficile matassa:
includere nel beneficio del bonus idrocarburi le regioni dove si trovano i
rigassificatori. Come fare? Dopo la notifica della decisione del Consiglio di
stato Il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell’Economia e
Finanze provvederà a riformare il Decreto ministeriale prevedendo il ristoro
nei confronti delle attività di rigassificazione. Ma non sarà cosa facile,
perché gli uffici predisposti dovranno chiarire esattamente in cosa consiste la
produzione di un rigassificatore, che tecnicamente è costituita dalla
trasformazione di stato da liquido a gassoso. Questioni di natura tecniche per
determinare quanto spetta in percentuale, alle regioni dove c’è attività
estrattiva e a quelle dove ci sono rigassificatori. Questioni sostanziali per
decidere se dimezzare il bonus dei lucani a beneficio di veneti o liguri o
attribuirgli, togliere solo una piccola percentuale. Salvo poi, fatti salvi gli
effetti dei primi due bonus, trovare un modo per compensare con il nuovo Fondo
le mancate entrate nei due anni precedenti alle regioni dei rigassificatori. Ma
nella ridda di numeri per quantificare il terzo bonus, che nella peggiore delle
ipotesi sarebbe ridotto a meno di 80 euro e nella migliore a circa 160 euro
contro i previsti circa 170 euro, si perde di vista lo spirito della norma. E
se il coordinatore regionale del Pdl Guido Viceconte, intervistato alla
Gazzetta sul bonus ricorda «è una storia antica.... C’è un piccolo blocco, con
una sentenza del Consiglio di Stato che lo ha ridimensionato... È un sacrosanto
diritto e faremo, in tempi rapidi, provvedimenti legislativi per averlo». Ma
questa storia antica vale la pena di ricordarla. E proprio mentre arrivava la
bozza del decreto di ripartizione del primo Fondo nel 2010, anche allora
sull’ammontare del bonus si discuteva. Era il 30 luglio e la Gazzetta titolava
: «Sconto sulla benzina ma è guerra sulle cifre. De Filippo: solo 70 euro.
Latronico e Taddei: no, 100 euro». E se il Pd tuonava «decreto contro la
regione... mossa propagandistica, ma il governo non si occupa degli ultimi e
mostra la sua scarsa sensibilità sociale». «E la vecchietta che non guida e non
ha l’auto? La famiglia con un solo patentato?» Non è un’elemosina replicava,
infatti, il Pdl. «Abbiamo vinto una battaglia cominciata nel 2006 a cui non
credeva nessuno puntando sull’art. 45 che ha aumentato di 3 punti le royalty
portandole dal 7 al 10 per cento». E poi ricordava: «ci fu un attacco del
centro sinistra che paventò il dirottamento dei soldi al Veneto. I fatti
dimostrano che avevamo ragione noi». Ma al di là dei «botta e risposta» che
continuano, sono quei 172 milioni per fare benzina che dovrebbero far
riflettere. [l.ier.]
22 Agosto 2013
Petrolio/l'intervento: LE ELEZIONI, NOMISMA E
IL CONTROLLORE BENEVOLO
Estrazione solo dove
possibile in trasparente e verificabile sicurezza: i cittadini di oggi e di
domani devono stare tranquilli e anche quelli di una vasta area al contorno che
attualmente usufruiscono dell'acqua proveniente dalla val d’Agri!Un’altra
soluzione?
di FRANCO ORTOLANI*
E’ inutile non
riconoscere che le prossime elezioni regionali in Basilicata saranno fortemente
influenzate da coloro che sono industrialmente ed economicamente interessati,
nelle varie modalità, all’estrazione a tutti i costi degli idrocarburi.
continua a pagina
6Il programma di costoro è semplice e diretto ed è stato chiaramente
tratteggiato dal presidente di NE (Nomisma Energia, gruppo lobbyconsulente
privato che influenza non solo le società private...) Tabarelli: «Le riserve di
gas e petrolio sono dello Stato e pertanto di tutti gli italiani e l’obiettivo
deve essere di favorirne la valorizzazione a beneficio di tutti i cittadini...
I crescenti poteri affidati agli organi locali, rendono difficili e onerosi, a
volte impossibili, i progetti in Italia… è necessario pensare a qualche forma
di penalizzazione per quelle regioni che ostacolano lo sfruttamento di una
risorsa che appartiene a tutti gli italiani».
Ovviamente i clienti
di Nomisma pensano agli affari loro!
Però devono farlo
sempre nel rispetto delle leggi vigenti che impongono di estrarre gli
idrocarburi senza incrementare i pericolo per i cittadini e per i loro beni.
Quest’ultima importante “clausola” è stata agevolmente aggirata facendo in modo
che chi doveva controllare per tutelare i cittadini e le risorse ambientali
abbia avuto un “occhio di riguardo”, non per i cittadini ma per gli estrattori.
Il risultato è che
nell’alta Val d’Agri, forse l’unica area petrolifera al mondo, le attività di
estrazione, ripompaggio di fluidi inquinanti ad alta pressione nel sottosuolo
interessato da faglie sismogenetiche che hanno già originato il disastroso
sisma del 1857 (X-XI grado MCS), le attività di prima raffinazione in loco, i
pozzi e gli oleodotti che attraversano gli acquiferi finora non hanno creato
alcun problema ambientale e per la salute dei cittadini!
Un vero e proprio
miracolo! Naturalmente attribuibile alla Madonna Nera di Viggiano! Oppure alla
benevola distrazione dei controllori? Su queste basi, accertato sulla carta che
finora non c’è alcun pericolo causato dalle attività petrolifere, ecco
Tabarelli che detta la lobbylinea.Se ufficialmente non risultano reati
attribuibili alla filiera dell’estrazione e lavorazione, se succede qualche
“incidente ambientale” non si può attribuire la colpa ai “petrolieri”.
Quindi le attività
petrolifere in Basilicata sono sicure e se qualcuno si oppone potrebbe anche
essere esiliato o esautorato! Naturalmente i mass media lobbydipendenti faranno
una infervorata campagna per sostenere questa linea. Però! Il problema non
riguarda solo la Basilicata. Gli eredi dei sanniti-lucani hanno molti validi
argomenti da portare all’attenzione degli elettori.Prima di tutto c’è la
corretta applicazione delle leggi emanate dal Parlamento Italiano negli anni
passati che tutelano la salute dei cittadini e la sicurezza dell’ambiente
antropizzato di superficie! Applicazione che non può continuare ad essere
“garantita” dai petrolieri stessi e dai loro amici ma deve essere trasparentemente
verificabile!
Devono essere eliminate
le attività che inducono sismicità nel sottosuolo (iniezione di fluidi ad alta
pressione nel sottosuolo) già tettonicamente instabile e “carico di energia
tettonica" che si sta accumulando dal 1857! Devono essere eliminati pozzi
e metanodotti che attraversano i serbatoi idrogeologici al fine di togliere
ogni possibilità di inquinamento delle falde di importanza strategica. Visto
che il Centro Oli di Viggiano (costruito nella zona in cui si ebbero i più
distruttivi effetti locali con il sisma del 1857) deve essere raddoppiato deve
essere delocalizzato a valle dell'invaso del Pertusillo.
Quest'ultimo poi, sembra che a causa dei
riempimenti e svuotamenti stia causando sismicità indotta di bassa magnitudo
lungo le faglie attive in sinistra e destra orografica dell’Agri, dovrebbe
essere adeguatamente gestito per eliminare le sollecitazioni lungo le faglie
attive.
A proposito delle
royalty, invece di finanziare interventi locali non duraturi, si deve fare in
modo che servano ad attuare un piano di interventi strutturali di messa in
sicurezza antisismica degli edifici pubblici e privati almeno dell’area che è
stata epicentrale nel sisma del 1857.
C’è poi da valutare
un’altra soluzione di strategica importanza per la nazione: conservare il
giacimento di idrocarburi presente nel sottosuolo della Basilicata come riserva
energetica di importanza strategica da utilizzare solo in caso di temporanea
emergenza internazionale che tronchi l’afflusso di idrocarburi in Italia.
Niente da obiettare
verso le attività estrattive che devono essere eseguite nel pieno rispetto
delle leggi vigenti e anche di quelle che possono essere emanate per
incrementare la sicurezza ambientale e garantire la fruibilità, a pari titolo,
delle risorse naturali profonde e superficiali: siccome la superficie del suolo
è abitata da secoli dai discendenti dei lucani si deve fare in modo che non si
causino nuovi problemi.
Estrazione solo dove
possibile in trasparente e verificabile sicurezza: i cittadini di oggi e di
domani devono stare tranquilli e anche quelli di una vasta area al contorno che
attualmente usufruiscono dell'acqua proveniente dalla val d’Agri!Un’altra
soluzione? Desertificare l’area lucana nel cui sottosuolo ci sono giacimenti di
idrocarburi!
*Professore di
geologia stratigrafica e sedimentologia Università Federico II Napoli
martedì 20 agosto
2013 07:58
Trivelle, No Triv mette l’avvocato «Nomisma è
dalla parte delle compagnie»
Il comitato replica
all’attacco del presidente di Nomisma energia. Continua il braccio di ferro
popolare sull'aumento delle estrazioni
di LEO AMATO
POTENZA - Per il
professore Davide Tabarelli, l’Italia sarebbe ostaggio dei “No triv”. Ma loro
non ci stanno e annunciano di stare valutando di citarlo per danni
d’immagine.E’ affidata a un avvocato, che è anche il portavoce di Mediterraneo
No Triv la replica alle affermazioni del
presidente di Nomisma Energia, che da Roma sei giorni fa aveva tuonato
contro chi sparge timori ambientali «poco fondati».
Tabarelli aveva
parlato anche di «ostacoli di carattere ambientale» che impediscono lo
sfruttamento dei giacimenti di greggio esistenti denunciando che «i crescenti
poteri affidati agli organi locali rendono difficili ed onerosi, a volte
impossibili, tutti i progetti». Per qusto propone l’abolizione delle royalties
per i territori delle estrazioni a favore di una nuova forma di prelievo
fiscale sulle compagnie destinata allo Stato. In più un sistema di sanzioni per
le «regioni che ostacolano lo sfruttamento di una risorsa che appartiene a
tutti gli italiani».
In soldoni: un
miliardo e mezzo di euro di royalties aggiuntive, più cinque di investimenti,
che altrimenti sono destinati a “fuggire” all’estero. «Tanto ardore di
Tabarelli - gli ha risposto Giovanna Bellizzi, del comitato Mediterraneo No
Triv - da spingersi ad ipotizzare, in modo a dir poco ardito, sanzioni per le
regioni che decidono di proteggere ambiente e salute dei cittadini, ci induce a
cercare di capire chi è questo signore e la compagnia che rappresenta.
Scopriamo così che è presidente della Nomisma energia, una società che tra
l’altro, individua nuove aree di business, strategie di marketing, promuove la
negoziazione e la conclusione di contratti di approvvigionamento (inclusa
l’importazione) e vendita di gas naturale e di altri combustibili. Inoltre, è
interessante scoprire che la società definisce anche le strategie di
comunicazione verso istituzioni, investitori e comunità territoriali in
relazione a iniziative e infrastrutture energetiche.
Quindi, è evidente
che le dichiarazioni di Tabarelli, oltre ad essere temerarie, sono anche di parte
in quanto la sua società persegue il business
economico del gas naturale e di altri combustibili».Quanto alla
Basilicata, il presidente non la cita mai in maniera espressa nel suo
ragionamento ma resta l’unica regione petrolifera “onshore” d’Italia. Inoltre
il “raddoppio della produzione” di cui parla passa necessariamente per
l’aumento delle estrazioni in Val d’Agri, secondo i “desiderata” dell’ultimo
piano industriale dell’Eni. A Bellizzi non resta dunque che constatare come sia
diventata «terra di conquista per le compagnie petrolifere e per tutte le
società di servizi che traggono profitto e lavoro da chi sfrutta il territorio.
Gli interessi sono enormi e tali da indurre anche ad elaborare strategie di
comunicazione particolarmente aggressive come quelle capaci di Tabarelli che
arriva al punto di parlare di “ostacoli ambientali”».
Quindi l’ambiente,
che secondo il Comitato No Triv verrebbe considerato da «questi signori» non
come qualcosa da proteggere ma soltanto un ostacolo.
E dato che «in genere
gli ostacoli o si aggirano o si scavalcano (...) se l’ostacolo ambientale in
Basilicata da superare è l’acqua, la terra e il mare» il rischio è davanti agli
occhi di tutti.«Per Mediterraneo No Triv - prosegue l’avvocato Bellizzi -
l’ambiente non è un ostacolo ma un valore da proteggere e tutelare così come il
diritto di ciascun cittadino di vivere in un ambiente sano e salubre e di poter
bere acqua potabile.
Ed è proprio qui la
differenza tra chi lavora per proteggere la terra, il mare e l’acqua e chi cerca
di tutelare i suoi interessi economici. Ricordiamo che in Italia vi sono
numerose leggi che proteggono l’ambiente e altrettante che puniscono
severamente chi inquina, e che le istituzioni non possono lasciarsi intimorire
da grossolane minacce di sanzioni economiche.
Il rischio non è certo l’applicazione rigorosa
delle leggi ma per chi amministra il bene comune vi è obbligo imprescindibile
di tutelare l’ambiente attraverso l’applicazione del principio di precauzione
vietando tutte quelle attività industriali che possono danneggiarla».In
conclusione: «le espressioni utilizzate da Tabarelli sono inopportune e in
grado di ledere l’immagine delle associazioni e dei comitati che intendono
promuovere la protezione dell’ambiente e della salute dei cittadini».
Motivo per cui
Mediterraneo No Triv spiega di avere l’intenzione «di valutare l’opportunità di
promuovere azioni legali» contro lo stesso Tabarelli.
giovedì 22 agosto
2013 09:03
Economia - L'UNIONE SARDA: Turismo, estate
senza gloria
22.08.2013
ARITZO La stagione
turistica nel cuore della Sardegna non è ancora finita, ma gli albergatori
della Barbagia e del Mandrolisai tracciano un primo bilancio con dati e numeri
che hanno caratterizzato l'affluenza dell'estate 2013. «Stiamo vivendo lo
stesso problema dello scorso anno - dice Anna Maria Pirellas dell'agriturismo
Parco Donnortei di Fonni -I costi dei mezzi di trasporto per raggiungere la
Sardegna sono proibitivi e di conseguenza anche le strutture alberghiere ne
risentono e subiscono perdite notevoli anno dopo anno. I turisti ci confidano
che il problema è legato alle spese che devono sostenere per arrivare
nell'isola: un vero e proprio scandalo». L'agriturismo Donnortei conta 55 posti
letto e si trova nel centro dell'omonimo parco. «Lavoriamo in modo particolare
con gli olandesi - prosegue Anna Maria Pirellas - i belgi e i francesi, mentre
abbiamo perso turisti provenienti dalla Spagna e dalla Germania. Gli italiani
prenotano per il fine settimana e si trattengono poco». L'Hotel Sa Muvara di
Aritzo rappresenta una struttura ricettiva di eccellenza tuttavia negli ultimi
anni ha registrato un calo di affluenze pari al cinquanta per cento.
«Quest'anno siamo caduti in piedi - dichiara Ninni Paba, il direttore della
struttura - ma non è possibile andare avanti in questo modo. Barbagia e
Mandrolisai vivono la stessa crisi del Sulcis, ma nessuno interviene per
risolvere i problemi. Il nostro albergo è molto conosciuto e non solo in
Sardegna. Negli anni scorsi lavoravamo molto bene con i clienti che arrivavano
da Cagliari e da Sassari. La situazione però è cambiata: anche dopo aver
allargato i confini delle prenotazioni alla clientela straniera, riusciamo a
mala pena a reggere al tracollo generale». L'Edera Hotel di Belvì lavora ormai
da anni con clienti sardi. La titolare Marianna Cadau pone l'accento sul caro
trasporti: «Abbiamo perso gli ospiti che ogni anno arrivavano dal continente. I
traghetti costano troppo e per questo motivo il turismo in Sardegna ha subito
un forte calo».
Boom di vendite di auto a Metano ma in Sicilia
mancano i distributori
di GIANCARLO DRAGO
PALERMO. Gli ultimi
dati ufficiali, riferiti al mese di luglio, dicono che le immatricolazioni di
autovetture in Italia sono scese dell'1.9% rispetto al 2012. Sono invece in
forte rialzo, ben il 49.52%, le vendite di auto a metano, che con 5.767 unità,
principalmente registrate nel Nord del paese dove la rete distributiva è ben
ramificata, rappresentano poco più del 5% delle immatricolazioni. Un fenomeno
interessante che però in Sicilia, isola dei paradossi, non si registra, pur
essendo la seconda regione come produttività di metano estratto da pozzi ed
essendo attraversata da decenni dai metanodotti che portano il gas dall’Algeria
verso il Nord.
Ma la mancanza di
politiche locali di incentivazione all’acquisto o alla trasformazione e i pochi
distributori sparsi nel territorio hanno di fatto frenato l’acquisto di auto a
metano che permetterebbero notevoli benefici ambientali e risparmi economici.
Dal punto di vista
ecologico il metano é assolutamente non inquinante, tanto da poter accedere,
come i veicoli elettrici, nelle zone urbane a traffico limitato, parcheggiare
anche in autorimesse sotterranee e sui traghetti. Crescendo la sensibilità
collettiva verso l’ambiente le vetture a metano guadagnano quindi simpatia e
attenzione tanto che oggi tutte le case automobilistiche offrono in listino
versioni bifuel (benzina/metano). La Fiat registra numeri consistenti dalla
vendita di modelli leader come Panda e Punto e anche nei segmenti più alti
vengono lanciate Mercedes Classe B a Audi A3 metanizzate.
Non meno consistente
l’argomento economico.
Pur essendoci
infatti alcune differenze tra una Regione e l'altra, e fra le città, in linea
generale le auto alimentate esclusivamente a gas metano hanno una riduzione del
75% sulla tassa di proprietà. Nella Provincia autonoma di Bolzano l'esenzione è
prevista anche per quelle a doppia alimentazione benzina-gas. Puglia e
Basilicata concedono 5 anni di esenzione della tassa di proprietà e in
Lombardia e Piemonte è totale per tutti veicoli con sola alimentazione a gas.
Torino offre parcheggi scontati, Firenze dà contributi all’acquisto e anche
Roma, per veicoli destinati al trasporto merci urbano. In Sicilia, nulla. C’é
poi la voce consumi. Il metano alla pompa viene a costare circa la metà della
benzina o del diesel: all’indomani di Ferragosto a Palermo 1,10 euro al kg.
contro 1,82 al litro, percorrendo gli stessi chilometri. E per fare un pieno
bastano appena 5 minuti.
Ma i distributori,
nell’isola, sono appena 25, di cui 2 sulle Autostrade (Termini Imerese e Priolo
Gargallo) mentre altri 6 sono in costruzione. Palermo ne ha solo due, che
vendono circa 3000 kg. ciascuno (circa trecento rifornimenti) al giorno di
metano e a Trapani neppure uno. Mentre in Italia sono circa mille così come in
Germania (tremila in Europa).
L’aumento dei
distributori porterebbe certo una maggiore concorrenza sul prezzo di vendita e
invoglierebbe gli automobilisti in Sicilia ad acquistare più auto a metano
(attualmente circa mille l’anno). Ma le amministrazioni locali non fanno nulla
per incrementare questa crescita di cui beneficerebbe, per primo, l’ambiente.
Crisi:famiglie non chiedono più prestiti
Contrazione consumi
dovuta non solo a credit crunch
22 agosto, 14:08
(ANSA) - ROMA, 22
AGO - La forte contrazione dei consumi non è dovuta solo al credit crunch ma
anche dal drastico calo delle richieste di prestito da parte delle famiglie. Lo
affermano Federconsumatori e Adusbef dal cui monitoraggio evidenzia come le famiglie
non ''sono piu' nemmeno in grado di indebitarsi''. La convergenza di tali
fenomeni ha portato a registrare, nel 2013, una diminuzione delle consistenze
del credito al consumo del 4% rispetto allo scorso anno, confermando una
tendenza già iniziata dopo il 2009.
Letta a Vienna: “La convivenza in Alto Adige un
esempio per il mondo”
Il premier alla tv
austriaca: “Sono voluto andare a Bolzano per firmare l’accordo per dare un
segnale concreto”
A Vienna per la
visita di Stato, il premier italiano Enrico letta ha tenuto a sottilineare
l’importanza dell”Accordo di Bolzano”, firmato il 5 agosto a Palazzo Widmann
che blinda l’autonomia dell’Alto Adige. Concetto ribadito in un’intervista
televisiva al secondo canale della Orf.
“Ho sempre pensato - ha detto il premier - che
la valorizzazione delle autonomie sia una parte integrante della buona
politica, a maggior ragione in un Paese come l’Italia che ha delle autonomie
speciali. Quella dell’Alto Adige è l’autonomia speciale per eccellenza. Sono
convinto che si tratti di un modello di convivenza che noi dobbiamo raccontare
al mondo come un esempio che deve far scuola”.
Letta ha voluto poi sottolineare il cambio di
marcia rispetto al governo Monti nei rapporti con l’Alto Adige. “Ho voluto dare
subito un segnale concreto nei primi 100 giorni del mio governo, andando a
firmare a Bolzano un accordo che modifica un accordo firmato a Milano. Sono voluto
andare a Bolzano, ripeto, per dare un segnale di grandissima attenzione”.
“Sulla toponomastica - ha detto ancora Letta -
abbiamo fatto un grande passo avanti, e adesso abbiamo un altro percorso
davanti da fare insieme sull’autonomia finanziaria”.
Trst, oltrepadania est. “Sospeso” per 2 ore il
sito di Trieste Libera
Finte email annullano il raduno di
settembre. E nel mirino della Soprintendenza le insegne in piazza Borsa
di
Corrado Barbacini
Prima i cartelli “tolti” in tutta fretta
dalla sede di piazza della Borsa. Poi il maxistriscione sulla Napoleonica
rimosso dalla polizia. E ieri le false email (e messaggini) che annunciano
l’annullamento della manifestazione del 15 settembre e la sospensione del sito
web. Non c’è pace per il movimento Trieste Libera che proprio nel trattato di
pace affonda le ragioni della propria esistenza. La sindrome del complotto è ormai
generale tra i militanti. «This Account has been Suspended» si leggeva ieri
alle 18.30 sulla home page del sito di Trieste Libera. Il sito è rimasto
“sospeso” per circa dure ore. Non è stato oscurato a quanto sembra (il server
del sito sta in Islanda), anche se più di qualcuno su Facebook non ha esitato a
parlare di un mitico attacco hacker contro il movimento. «Stiamo risolvendo,
non preoccupatevi» il rassicurante messaggio dei vertici del Tlt. Risolto il
sito, riattivato qualche ora dopo, resta aperto il problema dei mittenti delle
email e messaggini di annulamento della manifestazione del 14 settembre
(“Liberiamo Trieste!” il titolo) che molti militanti giurano (sempre su Facebook)
di aver ricevuto ieri.
Intanto, emergono dettagli sui cartelli con
la scritta “Sto Tlt Flt” (poi tolti) che Trieste Libera aveva posto sulle
vetrate della veranda del palazzo liberty di piazza della Borsa, dove ha la
nuova sede. Le scritte erano finite nel mirino della Soprintendenza per i beni
architettonici e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia.
La sovrintendente Maria Giulia Picchione ha
aperto un procedimento amministrativo scattato in occasione del sopralluogo da
parte dei vigili del nucleo di polizia edilizia chiesto dalla stessa Picchione
attraverso il Comune. Il rischio per i responsabili del movimento separatista
che non riconosce lo stato italiano in virtù del trattato di pace di Parigi del
1947, è quello di una sanzione amministrativa che può arrivare fino alla cifra
1500 euro, secondo il Dl 285 del 1992. Va precisato che non c’è stata alcuna
intimazione alla rimozione in quanto i cartelli trilingue erano stati tolti già
nei giorni precedenti dai vetri dello storico palazzo.
La vicenda è “esplosa” lo scorso 4 luglio
con una lettera inviata dal direttore regionale dei Beni culturali Giangiacomo
Martines alla sovrintendente Maria Giulia Picchione. Martines evidenzia di aver
ricevuto alcune segnatazioni (tra cui un esposto dell’ex onorevole Roberto
Menia) relative «alle grandi scritte riferentesi a un movimento di opinione»
riguardo il palazzo «vincolato Liberty dei primi del ’900 progettato
dall’architetto Max Fabiani».
La risposta di Picchione non si fa
attendere. La soprintendente il 23 luglio invia una nota in cui dopo aver
comunicato che «non emergono atti autorizzativi rilasciati», si rivolge al
comando della polizia municipale per verificare «se la situazione di fatto
risponde alla normativa vigente». Due giorni dopo Picchione ha scritto una
lettera non solo all’onorevole Menia, ma anche al prefetto e al Comune
comunicando appunto l’apertura del procedimento affidato all’architetto
Francesco Vonella. Il sopralluogo del vigili è scattato una settimana dopo.
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