Scuola, contribuenti.it: boom di studenti
all'estero +5% nel 2013.
Scuola, contribuenti.it: 7 studenti su 10
affittano "in nero"
Ocse: Pil Italia a -1,8%, unico Paese ancora in
recessione
Ue-17: prezzi produzione industriale +0,3% a
luglio
Croazia, produzione industriale in calo a
luglio
Mef, fabbisogno agosto 9,2 miliardi. Dato
risente del mancato gettito imu e pagamento debiti p.a.
Nel mese di agosto
2013 si è realizzato un fabbisogno del settore statale pari, in via
provvisoria, a circa 9.200 milioni, che si confronta con un fabbisogno di 5.986
milioni del mese di agosto 2012.
Commento
Il peggioramento
riflette sia la diversa platea dei contribuenti interessati allo slittamento
delle scadenze fiscali, sia un’accelerazione della dinamica dei prelievi delle
amministrazione pubbliche, anche in relazione al pagamento dei debiti
pregressi. Nel confronto con lo stesso mese dell’anno precedente si
evidenziano, tra l’altro, maggiori prelievi da parte degli enti previdenziali.
Ai fini di un confronto omogeneo si ritiene
utile prendere in considerazione le risultanze relative al trimestre
giugno-luglio-agosto 2013 con quelle dello stesso periodo del 2012. Il
trimestre 2013 ha fatto registrare un fabbisogno pari a circa 3.900 milioni,
rispetto ad un avanzo di circa 1.600 milioni che si e’ avuto nei tre mesi dello
scorso anno.
Fra le principali determinanti dello
scostamento si segnalano:
maggiori entrate
fiscali da delega unica per circa 1.500 milioni;
maggiori tiraggi per
circa 4.000 milioni da parte degli enti esterni al settore statale, destinati
per la gran parte al pagamento dei debiti pregressi, di cui 1.800 milioni quali
anticipazioni della Cassa depositi e prestiti a valere su fondi statali;
maggiori rimborsi
fiscali per circa 500 milioni (a tutto agosto +3.100 milioni);
Roma, 02 settembre
2013
Scuola, contribuenti.it: boom di studenti
all'estero +5% nel 2013.
Cronaca/economia
ROMA - Nel 2013
crescono le immatricolazioni di studenti italiani all'estero, + 5% rispetto al
2012. Gli studenti italiani sognano di iscriversi presso Collage ed Università
straniere anziché italiane..È quanto risulta dalla nuova indagine condotta dal
Centro Studi e Ricerche Sociologiche "Antonella Di Benedetto" di Krls
Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it Magazine dell'Associazione
Contribuenti Italiani, diffusa oggi ad Ischia. La ricerca ha evidenziato che 1
studente su 2 vorrebbe studiare lin Spagna, Gran Bretagna, Germania e Svizzera,
mentre 2 studenti su 3 sognano di studiare negli States. I migliori studenti
universitari italiani posseggono almeno una laurea conseguita all'estero. Sono
259 gli studenti geni italiani plurilaureati. Un dato particolarmente basso se
confrontato con gli studenti degli altri Statii dell'Uni! one europea: in
Germania i plurilaureati sono 526, in Spagna 503, in Francia 486, in Gran
Bretagna 474
La ricerca ha
evidenziato che in Italia vi sono appena 21 studenti che hanno conseguito 5
lauree magistrali e 238 che hanno conseguito 4 lauree per un totale di 259
studenti geni. Il 23% degli studenti geni italiani ha origini settentrionali,
il 32% è nato nel centro Italia, mentre il 45% ha origini meridionali.
"La maggior
parte degli studenti geni italiani oggi lavora all'estero - afferma Vittorio
Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani -
La legge 30 dicembre 2010, n. 238 non è servita a nulla. Bisogna attirare i
geni italiani nel nostro Paese offrendo loro le stesse opportunità è condizioni
che si presentano all'estero, a partire da un icontratto universitario di
docente straordimario a tempo indeterminato".
Contribuenti.it -
Associazione Contribuenti Italiani
L'Ufficio Stampa -
Infopress 3314630647 – 0642828753
Scuola, contribuenti.it: 7 studenti su 10
affittano "in nero"
ROMA - Nonostante le
altissime percentuali di studenti fuori sede, in Italia solo il 29% degli
universitari vanta un contratto regolare di affitto dell'immobile. Secondo
l'indagine condotta dal Centro Studi e Ricerche Sociologiche "Antonella Di
Benedetto" di KRLS Network of Business Ethics redatto per conto di
"Contribuenti.it Magazine" dell'Associazione Contribuenti Italiani,
presentata oggi a Napoli all'inaugurazione del più grande Sportello del
Contribuente in Europa, ben il 71% degli studenti universitari italiani, nel
2013, ha un contratto a nero o irregolare, + 3% rispetto al 2012.
L'indagine è stata
condotta attraverso l'elaborazione di una serie di dati ministeriali, degli
uffici tributi, delle banche centrali, degli istituti di statistica e delle Polizie
tributarie. Le locazioni a nero degli immobili a studenti italiani è risultata
circa! il quintuplo di quelle della Francia e della Germania. Nella speciale
classifica dei fitti a nero, l'Italia è seguita dalla Grecia con il 64%,
Romania con il 63%, Slovacchia con il 59%, Bulgaria con il 52% e Cipro con il
43%. In Italia, in testa nel 2013, tra le regioni, dove sono aumentati
numericamente i contratti di fitto a nero, risulta la Lombardia, con +6,1%.
Secondo e terzo posto spettano rispettivamente al Lazio con + 5,2% e la Veneto
con + 5,1%. A seguire il Piemonte con +4,3%, la Liguria con +4,2%, l'Emilia
Romagna con 3,5%, la Toscana con 3,0%, il Trentino con +2,5%, le Marche con
+2,5%, la Puglia con +1,8%, la Sicilia con +1,8%, la Calabria con +1,5%, l'Umbria
con +1,3% la Campania con +1,2 %, l'Abruzzo con + 0,8 e il Molise con +0,3%.
A livello
territoriale l'evasione è diffusa soprattutto nel Nord Ovest (28,4% del totale
nazionale), seguito dal Centro (27,1%) dal Nord Est (26,2%) e Sud (18,3%).
"Grandi e
piccoli proprietari di case affittano solo a nero ! le case agli studenti
universitari - denuncia Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it
Associazione Contribuenti Italiani - evadendo imposte dirette e indirette. Per
debellare tale malcostume, basterebbe consentire alle famiglie di poter
detrarre il canone di locazione dalla dichiarazione dei redditi".
Contribuenti.it -
Associazione Contribuenti Italiani
L'ufficio stampa
Infopress 3314630647 – 0642828753
Ocse: Pil Italia a -1,8%, unico Paese ancora in
recessione
di Vittorio Da Rold
Ancora una doccia
fredda per l'Italia dalle previsioni aggiornate dell'Ocse. L'organizzazione
internazionale conferma la stima di una contrazione del Pil italiano dell'1,8%
nel 2013. Il dato italiano è l'unico tra i Paesi del G-7 a essere negativo per
quest'anno, elemento che sta a significare che non bisogna abbassare
assolutamente la guardia o ridurre gli sforzi per riformare l'economia italiana
da venti anni lasciata dormire come una "bella addormentata" mentre
gli altri Paesi varavano dolorose e impopolari riforme per migliorare il
welfare e la competitività.
Eurozona in ripresa.
Ma se l'Italia resta ancora in area negativa l'Eurozona, trainata dalla
Germania, é fuori dalla recessione. Anche se il processo di superamento degli
squilibri all'interno della moneta unica rimane incompleto e nei Paesi con un
alto debito pubblico la debolezza della domanda interna é stata compensate solo
in parte dall'export verso l'estero. È quanto sottolineano gli economisti
dell'Ocse nella valutazione a interim dell'economia globale pubbicata oggi a
Parigi.
Vulnerabilità:
banche e debiti sovrani. Ma c'è di più. «L'Eurozona resta vulnerabile a
rinnovate tensioni finanziarie, bancarie e sul debito sovrano», spiega il
rapporto che invita a non dimenticare i fattori che hanno condotto alla crisi.
«Molte banche della
zona sono insufficientemente capitalizzate e appesantite da cattivi prestiti»,
prosegue l'Ocse . «I recenti progressi verso una supervisione e vigilanza
comune e i nuovi accordi sulle risoluzioni aiuteranno, ma sono necessarie
misure per assicurare la qualità delle revisioni degli asset del prossimo anno
e degli stress test bancari e per garantire adeguati accordi di supporto
finanziario per ripianare carenze nel capitale bancario». Insomma servono
misure più incisive per fare pulizia nei bilanci bancari appesantiti dai
"bad loans".
Migliorare la
competitività. Non poteva mancare un richiamo a migliorare la competitività di
fondo e ad accrescere la performance delle esportazioni. Per questo obiettivo
servono, secondo l'Ocse, riforme per «aumentare la produttività come minori
limitazioni nei mercati dei prodotti e un mercato del lavoro più dinamico». Non
si usa la parola flessibilità ma il senso è quello. In molte economie, sia
avanzate sia emergenti, la crescita del Pil resterà sotto i trend pre-crisi, a
riflettere sia cambi strutturali, come variazioni demografiche, sia le
conseguenze della crisi stessa, proeguono gli esperti dell'Ocse riferendosi
all'economia globale.
Alla luce di questo
scenario fatto di «occupazione debole, crescita globale a rilento e permanenti
squilibri globali» rimane il bisogno di riforme strutturali, in aggiunta a
quelle necessarie per sostenere la domanda, per creare lavoro, aumentare il
tasso di crescita, attenuare la pressione fiscale e ridurre in maniera
permanente gli squilibri esterni.
La disoccupazione,
dice l'Ocse, rimane alta in molte economie avanzate, nonostante dei
miglioramenti negli Usa e in Giappone, e rischia di diventare strutturale. E
questa non è affatto una buona notizia.
Più investimenti.
Misure per creare condizioni più favorevoli per gli investimenti nelle economie
con surplus, contribuirebbero a ottenere una crescita più equilibrata
nell'Europa presa nel suo insieme. L'elevata disoccupazione e una Pil poco
dinamico, conclude l'Ocse, rischiano di aumentare le tensioni sociali sia nelle
economie avanzate che in quelle emergenti e per evitare questo rischio
potrebbero rendersi utili «politiche macro economiche che forniscano
sufficiente sostegno alla domanda mentre vengono portate a termine le riforme
necessarie». Le famose misure anticicliche che spesso sono state bloccate dai
conti pubblici fuori controllo. Occorre inoltre ridurre le ineguaglianze sia
migliorando l'accesso all'istruzione sia migliorando il trasferimento di
risorse verso coloro che ne hanno più necessità.
Le banche centrali
non hanno fatto mancare liquidità. L'Ocse non bacchetta per una volta le banche
centrali, che invece ritiene abbiano aiutato a contenere e superare gli effetti
della crisi. Le reazioni dei mercati alle indicazioni da parte della Fed, circa
la volontà di iniziare a ridurre gli acquisti di bond per 85 miliardi al mese
(il cosidetto "Quantitative Easing"), hanno variato grandemente in
intensità nei Paesi sotto esame. L'impegno della Bce con la "forward
guidance" a garantire pieno sostegno all'Eurozona, ha aiutato a fornire
una difesa al mercato continentale del debito. Nel complesso dunque, seppure a
fronte di un certo restringimento delle condizioni finanziarie, queste
continuano a fornire un forte sostegno alla ripresa nelle economie avanzate.
Nessun richiamo a ridurre i tassi ma è evidente la sollecitazione a muoversi
con prudenza prima di far mancare liquidità al mercato.
3 settembre 2013
Ue-17: prezzi produzione industriale +0,3% a
luglio
In Italia +0,1
rispetto a giugno, -1% su base annua
03 settembre, 13:25
(ANSA) - BRUXELLES,
3 SET - A luglio 2013 rispetto a giugno i prezzi della produzione industriale
sono aumentati dello 0,3% nella zona euro, e dello 0,4% nella Ue-28, secondo le
stime di Eurostat.
A giugno l'indice dei prezzi era rimasto
stabile nelle due aree. Su base annua si registra un aumento dello 0,2%
nell'eurozona e dello 0,7% in area Ue. In Italia si osserva una crescita dello
0,1% su base mensile, e un calo sull'anno pari a -1%.
Sia nei 17 Paesi del'area euro che in quelli
dell'Eu-28, a 'tirare' l'indice dell'attivita' produttiva a luglio e' stato il
settore dei beni di consumo non durevoli (+0,2%), mentre i beni d'investimento
sono rimasti stabili. I beni di consumo durevoli sono in calo dello 0,1% nella zona
euro e stabili nell'Ue-28.
Nelle due zone beni
intermediari sono calati (-0,2%).
Quanto ai singoli Paesi, cali piu' forti si
sono registrati in Estonia (-5,0%), Slovacchia (-0,5%) e a Cipro (-0,4%),
mentre i risultati migliori sono arrivati dal Regno Unito (+1,9%), Grecia
(+0,9%) e Paesi Bassi (+0,7%). (ANSA).
Croazia, produzione industriale in calo a
luglio
Ufficio statistico,
-0,9% da giugno a luglio, -4,1% su base anno
03 settembre, 14:01
(ANSA) - ZAGABRIA -
L'indice della produzione industriale in Croazia, con aggiustamento stagionale,
è diminuito dello 0,9% a luglio 2013 rispetto al mese precedente e del 4,1%
rispetto al luglio 2012, informa una nota dell'Ufficio nazionale di statistica
croato (Dzs). In flessione anche il numero di occupati nel settore industriale,
diminuito dello 0,3% a luglio in confronto a giugno e del 4,7% rispetto allo
stesso mese dell'anno precedente. In aumento invece l'indice di produttività
tra gennaio e luglio 2013: +4,8% rispetto allo stesso periodo del 2012. (ANSA).
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