domenica 8 settembre 2013

VIII.IX.MMXIII – Il secondo 8 Settembre italiano.===(ANSA) - CERNOBBIO (CO), 8 SET - La platea del Forum Ambrosetti non si dimostra molto fiduciosa nei confronti dell'Italia, tanto che un presente su due è pessimista sul futuro.

Petrolio. Ecco i tredici punti dei sindaci “ribelli” 
Cernobbio, poca fiducia su futuro Italia
Pil: Saccomanni, nel 2014 sara' integralmente positivo
Crisi: Coldiretti, in 5 anni -40mila iscritti universita'. Agraria +45%
I vertici del G20? Inconcludenti




Petrolio. Ecco i tredici punti dei sindaci “ribelli”
Mercoledì incontro tra gli amministratori
Un gruppo di amministartori dell'area del petrolio protesta da mesi: c'è sempre minore opportunità economica dei loro territori.  E se la prendono soprattutto con la classe dirigente della Basilicata, un governo centrale che non ha ascoltato e semmai «mortificato» i cittadini. Stretti - si legge nel documento che è anche una piattaforma programmatica - dalle preoccupanti situazioni in cui versano i Comuni Lucani, la questione “Filiera del Petrolio” oggi si allarga e coinvolge altre aree della Regione Basilicata, vedi Val Basento e non solo.
INIZIANO dalla storia della protesta, dal perché hanno deciso di mettersi insieme e protestare contro l’attuale meccanismo di distribuzione delle royalties. Una protesta partita a febbraio e continuata fino ad oggi. 
Protesta alimentata dalla sempre più scarsa opportunità economica di questi territori, alimentata dal fatto che in tanti, soprattutto giovani hanno deciso di lasciarsi alle spalle la loro terra in cerca di fortuna. Stiamo parlando dei sindaci di Sarconi, Montemurro, Spinoso, Grumento Nova, Paterno e Tramutola. Gli stessi che l’11 settembre, chiamando a raccolta tutti i sindaci lucani, hanno in programma un incontro a porte chiuse all’hotel “Grumentum”. E se la prendono soprattutto con la classe dirigente della Basilicata, un governo centrale che non ha ascoltato e semmai «mortificato» i cittadini. «Stretti - si legge nel documento che è anche una piattaforma programmatica - dalle preoccupanti situazioni in cui versano i Comuni Lucani, la questione “Filiera del Petrolio” oggi si allarga e coinvolge altre aree della Regione Basilicata, vedi Val Basento e non solo.
E’ di questi giorni la protesta di altri Sindaci, dei comuni facenti parte della concessione mineraria Gorgoglione, contro un metodo, consolidato già nell’Alto Agri, che vede attori solo le compagnie petrolifere e pochi altri.  Quello che vogliono i sindaci è un nuovo percorso alternativo ad una Regione «senza una precisa idea di sviluppo, tra evidenti anomalie e contraddizioni, e la preoccupazione aumenta se si pensa al ruolo del territorio una volta esaurito l’effetto petrolio, ed in particolare i territori maggiormente interessati alle estrazioni come la Val d’Agri, la Val Camastra. L’esempio della Val Basento e Tito (Aree SIN), che scontano in Basilicata un fenomeno di fine industrializzazione legato alla fonte petrolio, dove non è stato concepito, ancora oggi, un modello di reindustrializzazione, basato su tecnologie mild ecocompatibili a basso impatto, all’insegna della sostenibilità ambientale e della salute. Basti pensare che, nei due siti interessati, ad oggi, non si è ancora provveduto alla bonifica dei processi industriali consumati negli ultimi cinquant’anni. Al contrario, invece, è il caso Tecnoparco di Pisticci Scalo, vi giungono milioni di metri cubi di acque di estrazione del petrolio, che determinano per “approssimazione tecnologica del processo di smaltimento”, un effetto sommatorio ed un conseguente aumento dell’impatto ambientale di questo territorio (Vedi Miasmi e tracce di petrolio nei sedimenti nel fiume) e di tutto il territorio a valle interessato dal Basento, dove insistono attività agricole di pregio, fino a mare, territorio quest’ultimo ad elevata valenza turistica. Per queste ed altre legittime motivazioni, l’Intera Regione Basilicata, ha il dovere di ripensare ad un nuovo modello della filiera del petrolio, capace anche di reinvestire le risorse attuali”.

LE PROPOSTE DEI SINDACI 
1) Riconoscere il valore strategico della Regione Basilicata in campo energetico nazionale, attraverso azioni immediate al superamento delle persistenti criticità in termini di sviluppo socio-economico;
2) Attivare un diverso sistema di monitoraggio e di intervento “modello ombrello” , permanente su tutto il territorio regionale per: salute, ambiente, acqua, suolo, sottosuolo, ciclo dei reflui, cause di decesso, ecc., anche prendendo spunto da Sistemi di Monitoraggio già sperimentati altrove e già pronti ad essere impiegati, vedi piano di monitoraggio dell’aria elaborato dai ricercatori dell’Università di Firenze e di Oxford e presentato, alla presenza della Regione, a Moliterno il 26 Novembre 2012 a cui anche l’Eni, con nota del 22-11-2012, ha dato pieno valore. Progetto che, per la presenza di centraline anche nei paesi a valle del centro oli, completerebbe il monitoraggio già implementato dall’Arpab a seguito della DGR 627/2011
3) Di predisporre un piano di salvaguardia e tutela della risorsa acqua sia superficiale che sotterranea da ogni forma di possibile rischio derivante dalle attività estrattive;
4) Una maggiorazione del 30% delle attuali royalties destinate alla Regione, con la quale promuovere lo sviluppo dell’intera Regione Basilicata, dando priorità alla rimozione di criticità locali conseguenti alle attività estrattive ed ammodernamento delle infrastrutture regionali;
5) Di destinare il 30% dell’attuale tassazione applicata sui carburanti prodotti dalle estrazioni in Basilicata,  alla defiscalizzazione delle attività produttive operanti su tutto il territorio regionale, con maggiore attenzione a soluzioni innovative che rendano la Regione meno dipendente dai mercati esterni;
6) Di  assegnare un’aliquota di almeno il 30% del gas prodotto nelle lavorazioni del petrolio, alla Regione Basilicata per concedere sgravi alle famiglie ed alle attività produttive;
7) Di predisporre, da parte delle Società titolari di Concessioni per la coltivazione di idrocarburi in Basilicata, specifici piani strategici occupazionali per almeno 2000 unità lavorative ogni 50 mila barili estratti al giorno; unità lavorative prelevate dai comprensori interessati dalla filiera del petrolio regionale;
8) Di dare rapida attuazione a quanto previsto nel cosiddetto “Memorandum”;
9) La piena applicazione della legge n.40/95 che prevede testualmente : “Articolo 1 – L' aliquota relativa ai giacimenti petroliferi siti nella Val d' Agri devoluta alla Regione ai sensi della legge 11- 1- 1957 n. 6 è destinata allo sviluppo delle attività economiche ed all'incremento industriale del comprensorio interessato così come delimitato dalla tabella A (35 Comuni del Programma Operativo)”, finora completamente disattesa;
10) Che per lo sviluppo delle aree della filiera del petrolio, ed in particolare del comprensorio Val d’Agri si dia priorità assoluta alle seguenti azioni: Predisporre ed attuare il Piano di emergenza e protezione civile dell’intero comprensorio; rendere operativo l’Osservatorio ambientale, il monitoraggio dell’aria, dell’acqua, del suolo e sottosuolo, monitoraggio delle colture, Valutazione Impatto Sanitario;Ampliare le aree industriali ed incentivarne gli insediamenti; gestire i rifiuti a livello comprensoriale con sistemi innovativi; ammodernare le infrastrutture comprensoriali: reti del gas, reti irrigue, reti fognanti, impianti di depurazione, reti idriche, reti viarie (collegamento della Val d’Agri alla Salerno-Reggio Calabria); rendere funzionali tutte le aree artigianali o industriali di tutti i comuni del comprensorio;Incentivare interventi che facciano nascere nuove imprese nel settore energetico, vedi tecnologie verdi, per lo sfruttamento di risorse locali (acqua, boschi, terreni incolti), per filiere corte nel commercio, nell’agricoltura, nella zootecnia; pieno efficientamento degli enti istituzionali presenti nel comprensorio; incentivare lo sviluppo delle singole comunità assegnando parte delle risorse disponibili per il Programma Operativo direttamente ai Comuni di cui alla Tabella A, con  semplificazione dei meccanismi di spesa.
11) Che lo sviluppo del comprensorio Val d’Agri, avvenga mediante una ripartizione delle risorse di cui alla legge 40/95 con il criterio di prossimità e cioè in funzione della distanza dai punti di maggiore criticità: Centro oli, pozzi petroliferi e presidi di smaltimento delle acque di estrazione (fluidi di perforazione e acque di strato); gli stessi criteri vanno applicati per il reperimento di personale da impiegare in tutte le attività estrattive, acquisendolo da manodopera locale in misura non inferiore all’80% di tutto il personale impiegato.
12) Di stabilire gli stessi criteri anche per lo sviluppo del comprensorio “Tempa Rossa” o altri comprensori interessasti dalle estrazioni petrolifere o attività correlate alla filiera petrolifera (come in Val Basento, nell’area industriale di Tito, ecc.), da individuare e regolamentare con analoga norma di legge regionale o Piani Operativi.
13) Di sospendere qualsiasi ulteriore autorizzazione tendente all’aumento di produzione idrocarburi nella Regione Basilicata, almeno, fino a quando non sono state superate le attuali criticità elencate nei punti precedenti e raggiunti gli obiettivi indicati.
domenica 08 settembre 2013 08:22

Cernobbio, poca fiducia su futuro Italia
Fra presenti 50% con aspettative basse o molto basse
08 settembre, 10:27
(ANSA) - CERNOBBIO (CO), 8 SET - La platea del Forum Ambrosetti non si dimostra molto fiduciosa nei confronti dell'Italia, tanto che un presente su due è pessimista sul futuro. Da un televoto pubblicato sul profilo twitter di Ambrosetti, emerge che fra i presenti la fiducia nel futuro del Paese è molto bassa per il 20% e bassa per il 30%. Una fiducia sufficiente è quella dichiarata dal 16,7% degli intervistati, media per il 10%, ''poi il resto'', si legge sul profilo.

Pil: Saccomanni, nel 2014 sara' integralmente positivo
08 Settembre 2013 - 11:18
 (ASCA) - Cernobbio (Co), 8 set - ''Non faccio previsioni, raccolgo dati che arrivano dall'economia reale e dai conti pubblici e c'e' un consenso condiviso che nel terzo trimestre ci sara' una stabilizzazione dell'economia e una crescita nel quarto trimestre, nel 2014 sara' integralmente positivo''. E' quanto ha detto il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, parlando al workshop Ambrosetti a Cernobbio, sottolineando che ''le manovre fatto dal governo sono alla base dei segnali di ripresa che stanno emergendo in questi mesi''. did/vlm

Crisi: Coldiretti, in 5 anni -40mila iscritti universita'. Agraria +45%
08 Settembre 2013 - 11:12
 (ASCA) - Roma, 8 set - Uno degli effetti piu' drammatici dall'inizio della crisi e' il crollo delle nuove iscrizioni all'universita' che in cinque anni si sono ridotte del 12,5 per cento ma in controtendenza crescono le immatricolazioni per quelle facolta' piu' orientate all'economia reale come Agraria, che fa registrare con un +45% il piu' alto tasso di crescita. E' quanto emerge da un'analisi della Coldiretti in occasione della giornata mondiale dell'istruzione e dall'alfabetizzazione dell'Unesco, sulla base di una ricerca Datagiovani relativa agli effetti della recessione sugli Atenei italiani nel periodo dal 2008 ad oggi. Gli Atenei italiani hanno perso nei cinque anni 40mila immatricolazioni a causa del fatto che - sottolinea la Coldiretti - le famiglie hanno minori disponibilita' economiche per far studiare i figli ma anche perche' si sta facendo strada tra i giovani una minore convinzione sul fatto che la laurea possa aprire le porte del mercato del lavoro, senza dimenticare gli effetti dei test di ammissione in corso in tutta Italia. Una convinzione che secondo l'associazione non ha riguardato pero' quelle facolta' maggiormente orientate all'economia reale, a cominciare da quella di scienze agrarie, forestali ed alimentari che ha fatto registrare un aumento del 45 per cento. Si tratta della crescita piu' alta, piazzandosi in cima al podio davanti ad altri due indirizzi scientifici come scienze e tecnologie fisiche (+25 per cento) mentre l'ultimo gradino e' occupato da ingegneria industriale (19 per cento). Crollano invece - rileva ancora la Coldiretti - architettura ed ingegneria edile (-37 per cento), che risente evidentemente della crisi dell'edilizia; farmacia (-34 per cento), e scienze dei servizi giuridici (anche qui -34 per cento). La flessione non ha risparmiato neppure le facolta' piu' tradizionali o negli ultimi anni molto di moda, da beni culturali (-33 per cento) a scienze della comunicazione (-29 per cento), fino a lettere (-21 per cento, scienze politiche (-21 per cento), scienze dell'economia e della gestione aziendale (-18 per cento), giurisprudenza (-17 per cento), scienze dell'educazione e della formazione (-15 per cento) e le professioni infermieristiche ed ostetriche (-8 per cento). Il trend positivo della campagna e' confermato anche dagli istituti superiori con un boom del 29 per cento delle iscrizioni negli istituti professionali agricoli e del 13 per cento negli istituti tecnici di agraria, agroalimentare ed agroindustria, secondo una analisi della Coldiretti sui dati relativi alle iscrizioni al primo anno delle scuole secondarie di II grado statali e paritarie per l'anno scolastico 2012/2013 rispetto all'anno precedente. Numeri che testimoniano una vera rivoluzione culturale confermata anche dai risultati di un sondaggio sempre di Coldiretti/Swg, secondo il quale il 38 per cento dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (28 per cento) o fare l'impiegato in banca (26 per cento). La crescita di opportunita' nel settore agricolo e' dovuta al fatto che negli ultimi anni si sono sviluppati all'interno del settore nuovi mestieri con circa il 70 per cento delle imprese giovani che - continua la Coldiretti - opera in attivita' multifunzionali: dall'agriturismo alle fattorie didattiche fino agli agriasilo, dalla vendita diretta dei prodotti tipici e del vino alla trasformazione aziendale del latte in formaggio, dell'uva in vino, delle olive in olio, ma anche pane, birra, salumi, agrigelati e addirittura agricosmetici. La domanda di lavoratori si registra infatti per figure professionali tradizionali che vanno dal trattorista al taglialegna fino al potatore, ma anche per quelle innovative all'interno dell'impresa agricola come l'addetto alla vendita diretta di prodotti tipici, alla macellazione, alla vinificazione o alla produzione di yogurt e formaggi. In Italia sono quasi 59mila le imprese agricole condotte da giovani ''under 30'' iscritte alla Camere di commercio, dove rappresentano oltre il 7 per cento del totale, secondo la Coldiretti. ''La voglia di campagna e' una conferma della validita' e della modernita' del modello di sviluppo agricolo Made in Italy che e' fondato sul valorizzazione dell'identita', della qualita', delle specificita' e che puo' rappresentare un riferimento anche per gli altri settori per affrontare e vincere la competizione internazionale'', ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini. Dentro l'agricoltura non c'e' ancora un reddito adeguato ma c'e' legittimamente quella visione di futuro e di prospettive e di fiducia che non c'e' negli altri settori ed ecco perche' - conclude Marini - aumenta chi frequenta le scuole di agricoltura. com-rba/vlm

I vertici del G20? Inconcludenti
Quali risultati concreti ha avuto il G20 di San Pietroburgo? Bella domanda, ma la risposta, purtroppo, è l'insieme vuoto. L'unico campo in cui è davvero successo qualcosa è stato quello politico: è stato chiarito che la maggior parte del mondo non approva un intervento in Siria. Ma il G20 non era nato politico, era nato politico-economico. E in economia i risultati sono stati praticamente zero. Certo, esiste una dichiarazione finale dei leader dei venti Paesi. Ventisette pagine, una parola buona per ciascuno dei problemi che stanno di fronte all'economia mondiale. Solo che le risoluzioni di vertici del genere, per contare davvero, devono occupare massimo una pagina ed elencare provvedimenti immediati, non enunciare intenti. Nessuno si sognerebbe di criticare la ricerca di una «crescita forte, durevole e bilanciata», per di più attraverso «posti di lavoro di qualità» - anche se a dire il vero in questo preciso momento molti di noi firmerebbero anche per una crescita piccola e temporanea. Già, ma che cosa si fa per arrivarci? La dichiarazione rimanda al Piano d'azione di San Pietroburgo, con la promessa di implementarne le indicazioni, di monitorarne il passo d'esecuzione e rendere conto pubblicamente di tutto. In parole povere: «faremo, esamineremo, diremo», tutto al futuro. È probabile che non molto sarebbe venuto fuori in ogni modo, neanche se così larga parte del vertice non fosse stata dedicata, oh quanto informalmente!, alla sola Siria. Ogni passo concreto richiede il lavorio preparatorio di migliaia di sherpa (i funzionari di grado minore dei servizi diplomatici, quelli che lavorano davvero), che qui evidentemente non c'è stato o non ha dato frutti. L'unico vero passo avanti del vertice è stato quello sull'evasione fiscale: i governi hanno imboccato la strada della restrizione alla libertà d'azione delle multinazionali, che pagano le tasse che vogliono dove vogliono e conseguono utili nei paradisi fiscali anche se le entrate vengono dalle economie maggiori. Qui di possibile nell'immediato c'era ben poco, ma era comunque importante metter bene a fuoco il problema dopo i casi eclatanti di Google e di Apple. Resta la delusione. Se il G8 ormai non ha abbastanza forza economica per incidere sulla realtà, al G20 manca la concordia: la divergenza di interessi - anche in campi non strettamente economici - preclude un'azione congiunta. Sarà per la prossima volta? Auguriamocelo. Paolo Brera rerum.scriptor@yahoo.fr

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