giovedì 5 settembre 2013

V.IX.MMXIII – I meravigliosi anni '60-'70...., non li ricordi? naturale, a Bozen non sono arrivati.===(ASCA) Il quadro complessivo non induce al facile e ingiustificato ottimismo: la diminuzione del reddito disponibile reale nell'arco di appena 6 anni supera il 10% (-10,2%), la disoccupazione e' alle stelle (ha toccato il 12% nei primi mesi del 2013, ai massimi dal 1977) e sono soprattutto i piu' giovani sotto i 18 anni di eta' a rischiare l'esclusione sociale. Peggio di noi in Europa solo i coetanei bulgari, rumeni, ungheresi e delle piccole Repubbliche del Baltico, meglio di noi persino i greci e gli spagnoli.

L'UNIONE SARDA - Economia: Saldi estivi, per Confesercenti bilancio negativo
Formazione, borse di studio “trappola” per i giovani siciliani
Consumi: Coop, la ripresa non c'e'. L'aumento Iva sarebbe molto grave
Rapporto-Coop, consumi scesi ai livelli degli anni '60-'70
Petrolio. Zanonato dimezza le trivelle marine
Ridotte le aree marine in cui si può cercare petrolio
Nuova Europa, male commercio al dettaglio in Slovenia
Fiat, in Serbia prima export gennaio-agosto (952 mln euro)
Bozen, oltrepadania nord. Anche in Alto Adige arriva la recessione: Pil in calo dello 0,5%




L'UNIONE SARDA - Economia: Saldi estivi, per Confesercenti bilancio negativo
05.09.2013
Marco Sulis, presidente regionale: «Stato e Regione ci devono aiutare» «Saldi estivi flop in Sardegna: bisogna subito correre ai ripari». Bilancio ed esortazione a cambiare rotta arrivano da Confesercenti alla chiusura dell'ultima stagione di sconti. Nell'isola i dati dell'indagine condotta dalla Fismo (Federazione italiana settore moda, aderente alla Confesercenti) confermano la sofferenza soprattutto per le piccole strutture: l'81 per cento si dichiara insoddisfatto dell'andamento delle vendite durante il primo periodo dedicato ai saldi di fine stagione, e soltanto il 19% si dichiara soddisfatto. Il 73% del campione ha denunciato decrementi rispetto al volume delle vendite relative allo stesso periodo dei saldi estivi dell'anno precedente. Tra questi, il 53% quantifica la perdita compresa tra il 10% e il 30%, mentre il 10% invece la dichiara addirittura superiore al 30%. I più fortunati (l'8% degli intervistati) hanno riscontrato incrementi. I dati delle vendite durante la stagione estiva sono in linea rispetto al periodo precedente i saldi. Il 73% del campione, infatti, dichiara un decremento rispetto ai volumi già fallimentari registrati nello stesso periodo del 2012. «I saldi - spiega Davide Marcello, presidente regionale della Fismo - non rappresentano più uno stimolo agli acquisti per il consumatore, i cui comportamenti sono sempre più improntati alla prudenza e soprattutto decisamente limitati da budget prestabiliti che ne inibiscono la reattività a qualsiasi iniziativa di natura commerciale». Il presidente regionale della Confesercenti, Marco Sulis rivolge un appello a Stato e Regione. «Chiediamo, per quanto di loro competenza, un adeguamento in materia fiscale che consenta di dare un minimo di ristoro alle numerose aziende del settore».

Formazione, borse di studio “trappola” per i giovani siciliani
03 settembre 2013
di Redazione
Rischia di trasformarsi in una trappola finanziaria per i giovani e le loro famiglie il programma regionale Sicilia Futuro, finanziato dal Fondo sociale europeo, per l’erogazione di borse di studio a laureati che vogliano effettuare master e studi di specializzazione anche all’estero.
Lo denuncia la Flc Cgil Sicilia che chiede all’assessore regionale alla Formazione di “assicurare al più presto il completo finanziamento del programma, anticipando come richiesto dall’Ue le risorse necessarie, e di rivedere le modalità di erogazione, quindi i bandi, e di tassazione. “L’obiettivo immediato- sostiene il sindacato- deve essere anche quello di fermare la macchina dello scoraggiamento rispetto a un programma che può dare risultati”.
Attualmente dei 15 milioni previsti per il programma la Regione ne ha impegnati solo uno e mezzo e l’erogazione dei finanziamenti è avvenuta con notevoli ritardi.
“La conseguenza- dice Giusto Scozzaro, segretario generale della Flc Sicilia- è che i beneficiari hanno dovuto anticipare di tasca propria tutte le spese obbligando le famiglie anche a fidejussioni onerose. Tutto questo ha evidentemente scoraggiato gli aspiranti, che sono stati meno di quanto si potesse prevedere con sole 65 borse di studio assegnate con il primo avviso e 120 beneficiari selezionati per il secondo e ancora in attesa di notizie e di finanziamenti”.
Scozzaro afferma di non ritenere “per niente tranquillizzanti le dichiarazioni dell’assessore Scilabra, a fronte del ‘problema di cassa’ reso noto dall’Irfis. Così – aggiunge il segretario della Flc- si rischia di sprecare una grande opportunità di qualificazione per i nostri giovani più meritevoli perché a fronte delle criticità nei bandi e dei ritardi della regione nei finanziamenti il programma potrebbe avere sempre meno aspiranti beneficiari. Le risorse europee- osserva- andrebbero dunque perdute”.
La Flc contesta anche i rimborsi post rendicontazione e l’applicazione sulle indennità mensili di una tassazione del 27, 5%. “Non mi sembra il modo migliore –dice Scozzaro – di sostenere i giovani, la formazione e la ricerca . Se la Regione intende investire sul futuro- sottolinea- deve farlo a partire da interventi di questo genere, mirati a dare prospettive e a coltivare la speranza di chi crede di potere costruire qualcosa di concreto e di positivo”.
Mav

Consumi: Coop, la ripresa non c'e'. L'aumento Iva sarebbe molto grave
05 Settembre 2013 - 18:27
 (ASCA) - Roma, 5 set - L'Italia e' ancora nel tunnel della crisi e i bilanci delle famiglie sono sotto pressione. Il quadro complessivo non induce al facile e ingiustificato ottimismo: la diminuzione del reddito disponibile reale nell'arco di appena 6 anni supera il 10% (-10,2%), la disoccupazione e' alle stelle (ha toccato il 12% nei primi mesi del 2013, ai massimi dal 1977) e sono soprattutto i piu' giovani sotto i 18 anni di eta' a rischiare l'esclusione sociale. Peggio di noi in Europa solo i coetanei bulgari, rumeni, ungheresi e delle piccole Repubbliche del Baltico, meglio di noi persino i greci e gli spagnoli. E' quanto rileva il rapporto Coop 2013 su ''consumi, distribuzione'', presentato oggi a Milano. Senza un'azione del governo a sostegno della domanda interna e un forte impegno degli operatori economici piu' importanti, a partire dalle banche, chiamati a sostenere le famiglie non ci sara' - osserva il rapporto - una ripresa significativa del paese. Aumentare l'IVA, come realizzare qualsiasi non selettivo altro provvedimento fiscale, sarebbe un errore molto grave. D'altro canto e' indispensabile che l'industria e la distribuzione italiane lavorino insieme per sostenere la ripresa: l'industria puo' ridurre i prezzi e i margini in percentuale, scommettendo su un possibile aumento dei volumi, mentre la distribuzione deve trasferire senza aggravi il valore sui consumatori. A fronte dell'allarme occupazione, l'Italia in compenso - prosegue il rapporto - sale in vetta alle classifiche europee perche' e' il Paese con il maggior allungamento della vita media (rispetto al 1975 si vive 10 anni di piu') e gli italiani sembrano oramai rassegnati a uno stile di vita all'insegna della rinuncia: sia importanti come i figli (siamo un Paese di figli unici e di famiglie con un solo componente), sia di tipo economico (il risolutivo taglio delle quantita' acquistate e' diventato dilagante) che rinunce ai vizi. Bacco e Tabacco non abitano piu' nel Bel Paese (per i vini e' una debacle -4% nell'ultimo anno, gli aperitivi superano il -5%, superalcolici amari e liquori flettono oltre il -3%, ma non va meglio per il segmento fumo e la lancetta ritorna indietro al '73 per il numero di sigarette fumate -14% in soli 2 anni), gli italiani si negano anche l'innocente piacere del caffe' (il comparto caffe'-the-cacao registra una flessione a valore procapite in 6 anni del -21%), Venere ancora resiste ma solo grazie a un piccolo aiuto (tra i pochi segni positivi il +6,4% degli accessori per il sexual entertaiment, quasi +8% in due anni per Viagra e simili). Non ci si muove piu' realmente ma solo virtualmente: immobili e iperconnessi. In Italia sono 29 milioni i navigatori attivi ogni mese e 23 di loro lo fanno attraverso tablet e smarthpone (10 milioni in piu' rispetto al 2012 ne hanno in tasca uno nuovo). Nasce cosi' la figura del consumatore-internauta: dalla lista della massaia con carta e biro alla pianificazione scientifica e razionale via web e finanche all'acquisto. La piazza virtuale fa proseliti e se 21 milioni di italiani si limitano a leggere opinioni di altri consumatori (e magari a venirne comunque influenzati), piu' di 8 milioni partecipano attivamente alle discussioni sui consumi on line. Per 10 milioni le procedure di acquisto si sono gia' invertite: il prodotto si vede in negozio, ma si compra online (e' il caso dell'abbigliamento che nell'on line registra un +41% o dei prodotti tecnologici +19%). Oppure nemmeno si compra, ma si baratta o si ottiene gratis: e' il fenomeno in crescita della sharing economy in cui l'accesso al bene e' piu' importante del suo possesso. E se alla fine qualcosa si trova nel carrello della spesa un po' a sorpresa si scopre che l'italiano ama sempre piu' il cibo etnico (il carrello fa un balzo avanti di un +6%) e ha tirato fuori un'anima tutta verde: l'insalata si fa nell'orto (proprio) e sullo scaffale si privilegia il biologico. E secondo il rapporto nessun ottimismo per il prossimo futuro. Infatti, nonostante veniamo da anni di flessioni elevate, la ripresa dei consumi alimentari e non alimentari non ci sara': la stima Coop per il prossimo anno e' di un ulteriore -0,5% nel food e -6,1% nel non-food, su una base 2013 gia' in significativa contrazione. red/rf

Rapporto-Coop, consumi scesi ai livelli degli anni '60-'70
16:11 05 SET 2013
(AGI) - Milano, 5 set.- Alimentari e abbigliamento si attestano ai livelli di consumo piu' bassi dagli anni 60/70, mentre a registrare un segno positivo sono ormai quasi solo i gadget tecnologici come smartphone e tablet: e' uno dei segnali piu' eloquenti che emergono dal Rapporto Coop 2013 Consumi e Distribuzione, presentato oggi a Milano. Secondo il rapporto ci sono pochi motivi per essere ottimisti sul futuro: nonostante anni di flessioni elevate, non si assistera' a una ripresa dei consumi alimentari e non alimentari in tempi brevi. Il 2014 stimano gli analisti COOP - sara' caratterizzato da un ulteriore contrazione dello 0,5% nel settore alimentare e da un -6,1% nel settore non alimentare.
   Nel settore alimentare la media della spesa pro capite si attesta ormai intorno ai 2400 euro (un valore inferiore a quello del 1971, a parita' di valore della moneta), e alla fine del 2013 il calo in quantita' rispetto ai valori pre-crisi del 2007 raggiungera' quota -14%. Ormai l'81% degli italiani ha cambiato abitudini di consumo, una percentuale che in Europa e' superata solo dagli spagnoli, e gia' oggi sono circa 3 milioni le famiglie che non riescono a permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni. La spesa alimentare, se calcolata su valori reali, sembra tornata ai livelli degli anni 60.
   L'italiano medio rinuncia persino ai vizi: i consumi di vino registrano un calo del 4%, il numero di sigarette fumate scende del 14% in due anni, e si registra un forte aumento solo sul fronte del gioco d'azzardo, soprattutto online, che alla fine del 2013 al netto delle vincite, sfiorera' i 100 miliardi di euro.
   Altra nota positiva, registrano ironicamente gli analisti COOP, va rintracciata nell'aumento dei consumi di accessori erotici (+6,4) e viagra (+8%). Oltre all'alimentare, crollano anche i consumi di abbigliamento e calzature, libri e giornali, automobili e viaggi. Unico settore in controtendenza e' quello tecnologico: sono ormai 40 milioni gli italiani connessi a internet, di cui 29 milioni sono attivi ogni mese. Ventitre milioni di italiani accedono a internet attraverso tablet e smartphone, un aumento di ben 10 milioni rispetto al 2012. "Non vediamo alcun fondamento razionale nell'ottimismo degli ultimi giorni - dice Marco Pedroni, presidente della COOP - e, anche se si registra un piccolo allentamento della sfiducia di imprese e famiglie, restano i dati duri della riduzione del potere di acquisto, della contrazione dell'occupazione e di una distribuzione del reddito sfavorevole per i ceti popolari e per una parte importante delle classi medie. E' necessario un forte sostegno alla domanda interna, un'azione decisa da parte del governo. Non si possono caricare ulteriormente nuove tasse sui consumi, e per questa ragione siamo fortemente contrari a un nuovo aumento dell'IVA. (AGI) .

Petrolio. Zanonato dimezza le trivelle marine
di Federico Rendina
Da una parte l'impegno a raddoppiare le nostre estrazioni di petrolio e gas, sancito nel Piano energetico nazionale varato nei mesi scorsi dopo non pochi tormenti. Dall'altra la conferma della stretta alle esplorazioni imposta dall'ultimo Governo Berlusconi: con il Codice ambientale voluto dall'allora ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo la zona di divieto delle attività petrolifera era stata portata da 3 a 12 miglia dalle coste. Il chiarimento, se così si può dire, è arrivato ieri pomeriggio, quando il ministro dello Sviluppo in carica, Flavio Zanonato, ha varato un decreto con il quale annuncia la "rimodulazione" delle regole, promette di tener fede alla prima promessa ma intanto attua in pieno il secondo e assai più prudente provvedimento, dimezzando o quasi le aree marine italiane dove i petrolieri potranno fare il loro lavoro e gli italiani potranno colmare almeno in parte il pesante deficit energetico del paese.
Così il taglio
Ed ecco che il decreto varato ieri «determina - afferma direttamente Zanonato in una nota - un quasi dimezzamento delle aree complessivamente aperte alle attività offshore, che passano da 255 a 139 mila chilometri quadrati, spostando le nuove attività verso aree lontane dalle coste e comunque già interessate da ricerche di Paesi confinanti, nel rispetto dei vincoli ambientali e di sicurezza italiani ed europei.
In particolare - specifica il ministro - il decreto determina la chiusura a nuove attività delle aree tirreniche e di quelle entro le 12 miglia da tutte le coste e le aree protette, con la contestuale residua apertura di un'area marina nel mare delle Baleari, contigua ad aree di ricerca spagnole e francesi».
Un siluro, di fatto, alle promesse di incrementare comunque le nostre fonti energetiche tradizionali? Il ministro nega. «Con questo provvedimento - puntualizza - sosteniamo lo sviluppo delle risorse nazionali strategiche, concentrando le attività di ricerca e sviluppo di idrocarburi in poche aree marine a maggior potenziale e minor sensibilità ambientale». E in ogni caso «il decreto prevede l'impiego dei più elevati standard di sicurezza e di tecnologie di avanguardia nelle quali le aziende italiane detengono una posizione di leadership internazionale».
Le polemiche
Più che prevedibili le proteste dei nostri petrolieri. Proprio nelle ultime settimane l'Assomineraria aveva aggiornato le sue stime tecnico-economiche, producendo uno studio nel quale si puntualizza che con l'attuale modesto apporto del 10% al nostro fabbisogno di idrocarburi da parte delle estrazioni nazionali abbiamo comunque ridotto nel 2012 di 6,3 miliardi di euro la bolletta energetica pagata dal nostro paese ai fornitori esteri contribuendo, sul versante fiscale (imposte, royalties, canoni) per oltre 1,6 miliardi alle casse dello Stato e delle amministrazioni locali. Tutto ciò - sostiene Assomineraria -con le migliori garanzie di sicurezza e tutela ambientale, con aree che fino ad oggi hanno coperto in ogni caso «meno del 15% dei mari italiani» contro uno sfrutamento che negli altri paesi mediterranei va «dall'80 al 100%».
Incalza la Federpetroli: «È da anni che continuiamo a lottare per far capire alle regioni e a parte della popolazione che nella nostra amata terra c'è un grande potenziale energetico con piena sostenibilità ambientale, ancora da sfruttare» afferma il presidente dell'associazione, Michele Marsiglia, ricordando in particolare come la Basilicata rappresenti «un grande giacimento di risorse energetiche ed ancora un numero considerevole di progetti di esplorazione idrocarburi fanno fatica a decollare». E intanto «in Italia gli investimenti stranieri che rischiano di essere vanificati, come l'importante progetto 'Ombrina Mare' a largo delle coste abruzzesi, concessioni onshore ed offshore in Puglia, i progetti in Sardegna per non parlare di altre regioni come Piemonte, Lombardia, Veneto, Marche e Sicilia, mentre la Grecia, Montenegro, paradisi ambientali come le Seychelles e l'Islanda pubblicano gare aperte a tutte le aziende petrolifere per nuove esplorazioni».
 4 settembre 2013

Ridotte le aree marine in cui si può cercare petrolio
Tirreno calabrese salvo, fascia interdetta sullo Ionio
Il ministro per lo Sviluppo Economico ha firmato il decreto di riordino delle zone aperte alla ricerca e coltivazione di idrocarburi: si passa da 255 a 139 mila chilometri quadrati, spostando le nuove attività verso aree lontane dalle coste. E cambia lo scenario anche per la Calabria
NIENTE trivellazioni sul Tirreno calabrese e fascia di tutela in prossimità della costa anche sul litorale ionico. Sono le novità che emergono dal decreto di riordino delle zone marine aperte alla ricerca e coltivazione di idrocarburi, in coerenza con le norme di legge approvate dal Parlamento nell’ultimo anno e con la direzione indicata dalla Strategia Energetica Nazionale.
Il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato ha firmato un atto che determina un quasi dimezzamento delle aree complessivamente aperte alle attività offshore, che passano da 255 a 139 mila chilometri quadrati, spostando le nuove attività verso aree lontane dalle coste e comunque già interessate da ricerche di Paesi confinanti, nel rispetto dei vincoli ambientali e di sicurezza italiani ed europei.
In particolare, il decreto determina la chiusura a nuove attività delle aree tirreniche e di quelle entro le 12 miglia da tutte le coste e le aree protette, con la contestuale residua apertura di un’area marina nel mare delle Baleari, contigua ad aree di ricerca spagnole e francesi. «Con questo provvedimento - dichiara Zanonato -  sosteniamo lo sviluppo delle risorse nazionali strategiche, concentrando le attività di ricerca e sviluppo di idrocarburi in poche aree marine a maggior potenziale e minor sensibilità ambientale. Il decreto – sottolinea infine il ministro - prevede l'impiego dei più elevati standard di sicurezza e di tecnologie di avanguardia nelle quali le aziende italiane detengono una posizione di leadership internazionale».
mercoledì 04 settembre 2013 18:36

Nuova Europa, male commercio al dettaglio in Slovenia
Lubiana record negativo, bene Baltici, Austria, Bulgaria
05 settembre, 12:21
(ANSA) - TRIESTE - Secondo i dati relativi al commercio al dettaglio nell'Unione europea resi noti da Eurostat, il settore ha registrato cali significativi in particolare in Slovenia, -3,4% a luglio rispetto al mese precedente e -6,4% rispetto al luglio 2012.
 Il segno negativo di Lubiana, specificano le stime di Eurostat, è stato il più marcato fra tutti i Paesi membri Ue di cui sono stati forniti dati dall'agenzia statistica dell'Unione europea. Nel confronto tra luglio 2013 e giugno 2013, bene la Bulgaria (+1%), l'Estonia (+1,2%), la Lettonia (+2,1%), l'Austria (+1,3%), la Romania (+2,1%), la Slovacchia (+0,3%) stabile la Lituania. Segno negativo invece per l'Ungheria (-0,3%) e per la Polonia (-1,1%) tra il giugno e il luglio scorso. Per quanto riguarda invece le differenze tra luglio 2013 e luglio 2012, risultati brillanti per Bulgaria (+4,3%), Estonia (+2%), Lettonia (+5,5%), Lituania (+5,9%), Polonia (+2,9%). Bene anche il commercio in Ungheria (+1,2%) e in Austria (+1%).
Negative invece le performance anno su anno in Romania (-0,2%) e, come già indicato, in Slovenia (-6,4%). (ANSA).

Fiat, in Serbia prima export gennaio-agosto (952 mln euro)
Complesso esportazioni 7 mesi Belgrado a 6,08 mld
05 settembre, 16:46
(ANSA) - BELGRADO - Fiat Serbia (Fiat Automobili Srbija, Fas) e' risultata di gran lunga al primo posto nella lista dei maggiori esportatori in Serbia per i primi otto mesi di quest'anno, con un ammontare di 952,4 milioni di euro. Lo ha reso noto il ministero delle finanze a Belgrado.
 Alle spalle della Fiat, molto distaccati, il gruppo petrolifero Nis (Naftna Industrija Srbije) con 183,2 milioni di euro, e al terzo posto il produttore di pneumatici Tigar Gume con un export di 162,1 milioni di euro.
 Nei primi sette mesi dell'anno la Serbia ha fatto registrae in complesso un export per 6,08 miliardi di euro, con un incremento del 24% rispetto allo stesso periodo del 2012.
 L'import e' risultato invece di 8,73 miliardi di euro, in aumento del 2,9% sullo stesso periodo dello scorso anno. (ANSA).

Bozen, oltrepadania nord. Anche in Alto Adige arriva la recessione: Pil in calo dello 0,5%
Poco confortanti i dati della Camera di Commercio sul primo semestre 2013
ll 2013 sarà un anno negativo per l’economia altoatesina, che sconta la debolezza della domanda e la forte crisi italiana. La recessione nella nostra provincia non assumerà comunque toni drammatici. In base alle informazioni al momento disponibili, l’Ire - Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano - prevede che la variazione del prodotto interno lordo sarà pari a -0,5 per cento. Una contrazione più forte del Pil potrebbe però verificarsi per effetto di alcuni fattori di rischio, in gran parte legati alla situazione italiana.
In particolare saranno fondamentali la stabilità governativa, la prosecuzione del cammino di riforme e il rispetto degli obiettivi di bilancio, in modo da non mettere a rischio la fiducia dei mercati nei confronti del debito sovrano. Lo ha annunciato il presidente della Camera di Commercio di Bolzano, Michl Ebner, presentando ieri il Barometro dell’economia. Gli assessori provinciali Thomas Widmann e Roberto Bizzo si sono detti preoccupati di questo dato negativo dopo molti anni di crescita. «Oltre a ridurre i costi del lavoro - dicono i due - serve puntare sull'innovazione».
Un elemento di incertezza è rappresentato anche dal clima di fiducia dei consumatori. Questo, pur in ripresa sia in Italia, sia in Alto Adige, resta fragile ed un suo indebolimento potrebbe ritardare ulteriormente l’uscita dalla crisi. Bisogna poi tornare a fornire liquidità al sistema delle imprese, attraverso l’allentamento della stretta creditizia e il pagamento dei debiti arretrati della pubblica amministrazione.
 «Qualora ciò non avvenisse nei tempi previsti, la conseguente mancata ripresa degli investimenti impedirebbe la ripartenza dell’economia prevista per fine anno. Infine, tale ripartenza dipenderà sensibilmente anche dalle esportazioni, e sarà di conseguenza sensibile all’evoluzione della congiuntura internazionale. Per l’Alto Adige sarà particolarmente rilevante l’andamento dell’economia in Germania e in Austria, con quest’ultima che potrebbe soffrire la crisi bancaria slovena», spiega Ebner.

Nessun commento: