Orlando, ritrovamento fusti nocivi conferma
fenomeno grave
Crisi: Grecia; Barroso, si vede luce alla fine
del tunnel
Croazia, mandato d'arresto sarà adeguato ma
solo nel 2014
Bosnia: Bruxelles cancella 5 mln fondi, a
rischio altri 9
Bozen, oltrepadania nord. Gli Schützen: «Sabato
in 5 mila a Merano per l’indipendenza dell’Alto Adige»
Trst, oltrepadania est. La carica dei 3.500
tutti in sfilata per il Tlt
Trst, oltrepadania est. «Statali al corteo del
Tlt: è una contraddizione»
Rifiuti nocivi interrati a Casal di Principe
Indicati da un pentito del gruppo Schiavone
17 settembre, 19:11
CASAL DI PRINCIPE (CASERTA) - Alcuni fusti
completamente sbriciolati, contenenti fanghi, forse frutto dei processi di
depurazione industriali, sono stati trovati in via Sondrio a Casal di Principe
(Caserta) dove sono in corso lavori coordinati dai Carabinieri ed eseguiti con
l'aiuto dei vigili del fuoco e dei tecnici dell'Arpac. I rifiuti sono stati
trovati in uno dei punti indicati da un collaboratore di giustizia del clan
Schiavone, a una profondità di nove metri e a circa 4-5 metri di distanza dal
punto dove si ritiene ci sia la falda acquifera.
I
fanghi saranno sottoposti a controlli per accertare se siano o meno
radioattivi. Gli scavi proseguiranno perché si ritiene che non tutto il
materiale interrato dalla camorra sia finora venuto alla luce. Infatti, secondo
quanto trapelato sulle rivelazioni del pentito, nel terreno sarebbero interrati
rifiuti, quasi certamente tossici, pari al contenuto di 20 camion di cui però
il pentito non avrebbe saputo indicare la provenienza. Il pentito ha avviato da
alcuni mesi la sua collaborazione con i magistrati della Direzione distrettuale
antimafia di Napoli dicendo di aver guidato la ruspa usata per interrare i
rifiuti. A quanto si è appreso, il pentito appartiene al gruppo Schiavone del
clan di camorra dei Casalesi ed è stato arrestato nei mesi scorsi per
estorsioni realizzate insieme con i figli del boss Francesco Schiavone, detto
Sandokan. L'uomo ha rivelato di aver svolto per conto del clan l'attività di
scavo alla guida di una ruspa. I rifiuti sarebbero stati nascosti nella zona
all'inizio degli anni Novanta.
I
tecnici dell'Arpac stanno prelevando campioni di fango e terreno da sottoporre
ad analisi, comprese quelle radioattive. Le attività di scavo si sono fermate,
alla profondità di 10 metri e riprenderanno domani. Lo scavo è largo circa 4-5
metri.
Il
terreno di proprietà in parte pubblica e in parte privata, si trova davanti a
una ludoteca per bambini, preventivamente fatta chiudere in vista delle
operazioni, e vicino il mercato ortofrutticolo di Casal di Principe. L'area
dove i vigili del fuoco hanno scavato con una ruspa, è delimitata da un muretto
coperto da siepi dietro il quale, lungo una strada, c'è una discarica a cielo
aperto, con rifiuti di ogni genere. Le abitazioni, quasi tutte villette,
sorgono a poche decine di metri da questa discarica abusiva.
A
sovrintendere alle operazioni, i carabinieri del Nucleo Operativo di Casal di
Principe, su delega dei pm Antimafia di Napoli Giovanni Conzo e Luigi Landolfi,
e dal procuratore aggiunto Francesco Greco.
Sul
luogo degli scavi è giunto anche don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano
(Napoli) che da tempo si batte contro i roghi di rifiuti e per le bonifiche
nella cosiddetta "terra dei fuochi", tra le province di Napoli e
Caserta.
Regione interessata a conoscere verità
''Desidero esprimere, anche a nome della
Giunta regionale della Campania, un plauso ai Carabinieri, ai Vigili del Fuoco
ed ai tecnici dell'Arpac per il lavoro che stanno svolgendo a Casal di
Principe''. Così l'assessore regionale all'Ambiente Giovanni Romano. ''La
Regione - sottolinea Romano - ha tutto l'interesse a conoscere la verità. Le
strutture regionali seguono con la dovuta attenzione l'esito delle indagini.
Siamo pronti, come sempre, a fare la nostra parte intervenendo con le
operazioni di bonifica già previste nel Piano Regionale. E' evidente che di
fronte ad un possibile aggravarsi del contesto, a seguito degli accertamenti,
sarà necessario l'intervento del Governo per eliminare i danni ambientali e
garantire la sicurezza dei cittadini. Considerata la sensibilità già dimostrata
dal ministro Orlando siamo certi che, in questa eventualità, non saremo
lasciati soli''.
Legambiente, Campania disseminata bombe
inquinanti
''Una Campania disseminata di bombe inquinanti
dove c'è chi paga con la vita il prezzo di queste attività criminali e chi si
si arricchisce, a cominciare dalla camorra, ma non solo. Davanti a questo
ecocidio, davanti a quel inferno di pattume siamo all'anno zero e di bonifiche
nemmeno l'ombra. E' ora di decidere da che parte stare: la bonifica è
prioritaria, primo punto non piu' rinviabile dell'agenda politica dove senza
piu' alibi devono essere individuati tempi, risorse e modalità d'intervento per
le attività di messa in sicurezza e bonifica''. Lo afferma Michele Buonomo,
presidente Legambiente Campania.
Orlando, ritrovamento fusti nocivi conferma
fenomeno grave
Mandato a Ispra per
mappatura siti da bonificare in Campania
17 settembre, 19:41
ROMA - "Il
ritrovamento di un ennesimo interramento abusivo nei pressi di Casal di
Principe conferma sia la gravità del fenomeno sia il fatto che, a prescindere
da dichiarazioni pubbliche più o meno attendibili dei protagonisti di quelle
ignobili azioni, l'attività della magistratura e delle forze dell'ordine
persegue con continuità e senza sottovalutazioni". Così il ministro
dell'Ambiente Andrea Orlando che ringrazia "in particolare i carabinieri
del Noe che sia a livello nazionale che locale hanno condotto questa operazione
con professionalità e rigore. Sono certo che nei prossimi giorni la stessa
azione porterà a significativi risultati nella repressione dei roghi tossici
che affliggono lo stesso territorio. Per dare continuità ed integrare il lavoro
dei magistrati - conclude Orlando - ho dato mandato all'Ispra di portare a
compimento l'attività di ricerca e di mappatura dei siti da bonificare".
Crisi: Grecia; Barroso, si vede luce alla fine
del tunnel
Samaras, ripresa è
imminente, abbiamo invertito trend recessione
17 settembre, 16:00
(ANSA) - BRUXELLES,
17 SET - ''In Grecia si vede la luce alla fine del tunnel: il sentimento
economico è migliorato, il debito diminuisce e c'è un graduale ritorno alla
crescita'': lo ha detto il presidente della Commissione Ue Josè Barroso al
termine dell'incontro con il premier greco Antonis Samaras. Anche il premier ha
sottolineato che ''per la prima volta siamo vicini al surplus primario, le
previsioni sono migliori delle condizioni attuali, la ripresa è imminente e sta
correggendo il trend dei sei anni di recessione''.
Croazia, mandato d'arresto sarà adeguato ma
solo nel 2014
Ministro Giustizia
Miljenic, emendamento Governo d'urgenza
17 settembre, 13:41
(ANSA) - ZAGABRIA -
La Croazia adeguerà il mandato d'arresto alle direttive europee nei prossimi
giorni, ma la nuova legge che abolirà la limitazione della validità degli
arresti solo per i crimini commessi dopo il 2002 entrerà in vigore nel luglio
del 2014. Lo ha annunciato il ministro della Giustizia croato, Orsat Miljenic,
in un'intervista alla tv pubblica croata.
''L'emendamento sarà all'ordine del giorno del
governo giovedì prossimo e sarà discusso e approvato in parlamento con
procedura d'urgenza, nei prossimi giorni'', ha spiegato il ministro. ''Non
credo ci saranno sanzioni contro la Croazia'', ha proseguito Miljenic,
ricordando che Zagabria è dell' opinione che anche altri Paesi membri hanno
introdotto la limitazione del mandato, la Slovenia e la Repubblica Ceca, e ''la
Croazia chiede solo un trattamento eguale. Altri Paesi membri hanno messo tre o
quattro anni per adeguare le loro leggi, uno addirittura dieci, e la
Commissione non aveva reagito, e non vedo la ragione per cui i dieci mesi che
servono alla Croazia per fare la stessa cosa dovrebbero rappresentare un
problema'', ha concluso.
Bosnia: Bruxelles cancella 5 mln fondi, a
rischio altri 9
Commissione Ue,
responsabilità taglio aiuti è di politici
16 settembre, 15:13
(ANSA) - BRUXELLES -
Cinque milioni di euro di fondi europei destinati alla Bosnia Erzegovina sono
stati cancellati e altri nove milioni rischiano di fare la stessa fine. La
conferma arriva dalla Commissione europea, che punta il dito contro i politici
nazionali e la loro mancanza di volontà di realizzare il coordinamento
necessario a livello amministrativo. ''Di recente la commissione di
monitoraggio dei progetti realizzati tramite i fondi di pre-adesione ha dovuto
cancellare due progetti nel settore agricolo per la Bosnia Erzegovina del
valore di 5 milioni di euro, a causa della mancanza di un accordo interno sulle
strutture incaricate di fare da tramite degli aiuti agricoli e per lo sviluppo
rurale dell'Ue'' spiega Peter Stano, portavoce del commissario europeo
all'allargamento, Stefan Fule. ''Per evitare casi simili in futuro, abbiamo
bisogno di un meccanismo di coordinamento che funzioni bene in Bosnia
Erzegovina'' precisa il portavoce, secondo cui ''a seconda degli sviluppi in
diversi altri settori, non è improbabile che ulteriori progetti possano essere
sospesi e più tardi forse cancellati''. ''Tutto questo è nelle mani dei
politici, che hanno la responsabilità della decisione dell'Ue di ridurre gli
aiuti'' è la chiara accusa rivolta dalla Commissione europea. Il tempo è ormai
agli sgoccioli anche in vista della scadenza del primo ottobre, fissata dalla
commissione di monitoraggio dei fondi europei di pre-adesione per raggiungere
un accordo su altri 5 progetti, per un valore complessivo di 9 milioni di euro.
Due progetti riguardano il sostegno alle Pmi e al turismo (4,5 milioni di
euro), sospesi dallo scorso 26 luglio, altri due l'inclusione sociale (3
milioni di euro) e l'ultimo il rafforzamento del processo di pianificazione
nazionale nel Paese (1,5 milioni di euro). (ANSA)
Bozen, oltrepadania nord. Gli Schützen: «Sabato
in 5 mila a Merano per l’indipendenza dell’Alto Adige»
All’iniziativa dei
cappelli piumati saranno presenti con propri stand Svp, Freiheitlichen, Sf,
Bürger Union e Team Artioli
Presentata dagli
Schützen la prima edizione di «Iatz, sen, adesso, now», la manifestazione che
si terrà sabato a Merano con la partecipazione, con stand informativi, di
diverse forze politiche altoatesine. Oltre alla destra tedesca - che sarà
ovviamente in prima linea con Freiheitlichen, Südtiroler Freiheit e Bürger
Union, hanno dato la loro adesione anche Volkspartei e Team Artioli. Al gazebo
della Stella Alpina ci saranno tra gli altri Marta Stocker e il deputato
Albrecht Plangger. Chiaro l’appello del comandante degli Schützen Elmar Thaler:
«Solamente noi saremo 5 mila. Ma ci saranno centinaia di simpatizzanti e il
nutrito programma della giornata prevede anche l’arrivo di ospiti da Fiandre,
Catalogna, Paesi Baschi, Scozia, Tibet, Veneto, Friuli e Baviera. Cosa
chiederemo? Rinnoveremo l’appello al distacco dall’Alto Adige. Mai come in
questo periodo il tema è tornato di grande attualità».
Trst, oltrepadania est. La carica dei 3.500
tutti in sfilata per il Tlt
Tanta gente comune,
folla ingrossata anche da indipendentisti veneti e da “fratelli” sloveni.
«Territorio libero da Duino al fiume Quieto»
di Piero Rauber
Dicono che il Tlt
non sia mai morto e che abbia 66 anni. Eppure non li dimostra proprio. Pare anzi
una creatura appena nata. Mai 15 settembre - giorno in cui, nel ’47, entrò in
vigore il Trattato di pace sancendo appunto il Tlt, il Territorio libero di
Trieste - era stato celebrato prima di ieri da una simile fiumana di popolo:
quattromila anime per gli organizzatori di Trieste Libera, mezzo migliaio in
meno (circa 3.500 quindi) secondo la Questura. Come se la cicogna avesse
svolazzato sopra le nostre teste da 59 anni (dal ritorno dell’Italia) tentando
di planare adesso.
Bando ai paradossi,
ieri pomeriggio in piazza i missionari del Tlt hanno fatto un pieno record
dispensando convinzione, determinazione. Le fila triestine del serpentone
rumoroso e scanzonato ma pacifico - partito poco prima delle cinque da sotto il
monumento di Sissi davanti alla Stazione e sfilato per le Rive, corso Italia,
via Carducci, via Valdirivo e via Roma fino a piazza della Borsa ai piedi del
quartier generale del movimento - sono state ingrossate ancora da alcuni
indipendentisti veneti ma soprattutto dai “fratelli” sloveni della Zona B. E
infatti nel comizio finale di piazza della Borsa - inscenato in italiano e
sloveno, ma a tratti pure in inglese e tedesco e, ovviamente, triestino - i
capi di Trieste Libera che si sono alternati al microfono hanno precisato, fra
le altre cose, che il Tlt non si ferma a Muggia: «Va da Duino al fiume Quieto»,
fino a Cittanova. Irredentismo “autonomo”, insomma. «Trieste si è svegliata»,
si è sentito risuonare dagli altoparlanti.
E ancora: «Non
crediamo più alle balle che ci raccontano da sessant’anni. Ora la cupola della
politica, dell’informazione e della magistratura si sta chiudendo a riccio.
Hanno paura di noi, perché noi siamo nella legalità e loro ne sono fuori. Se
abbiamo contro questa gentaglia, allora stiamo andando nella direzione giusta».
Ma facciamo un passo
indietro. Al lungo corteo. Un fiume di bandiere alabardate e di slogan del tipo
«Basta magnadora dall’Italia semo fora», o «Politici italiani da Trieste giù le
mani». È durato due ore abbondanti. In mezzo a tantissima gente “comune”, si
sono scorti sindacalisti cigiellini e operai della Ferriera (e non solo di
quella), così come iscritti dell’Unione slovena e rappresentanti della
minoranza del Carso (Carso dove in giornata erano spuntate bandiere con
l’alabarda e la scritta bilingue “Tlt-Sto” tra cavalcavia sul raccordo e
stradine di paese), eppoi l’assessore di Nesladek a Muggia e consigliere
provinciale dell’Idv Fabio Longo, nonché il pioniere del leghismo triestino
Paolo Polidori.
Un drone
radiocomandato dagli stessi (tanti) giovani volontari di Trieste Libera,
girovagava sopra le teste dei manifestanti, che puntavano verso l’alto le dita
a mo’ di “v” di vittoria, o sventolavano la carta d’identità del Tlt al ritmo
di “Tnt” degli Ac/Dc, diventata nell’occasione “Tlt”. In testa Roberto
Giurastante, il guru dell’indipendentismo triestino, era sempre protetto da due
robusti addetti del servizio d’ordine del movimento. È spettata a lui la
chiusura del comizio in piazza della Borsa, quando ormai erano quasi le otto.
«La nostra - ha detto Giurastante - è una battaglia per la legalità, una
legalità che è stata determinata da trattati internazionali e non può essere
cancellata dallo Stato italiano. Oggi è la nostra festa d’indipendenza ma la
battaglia continua. E non verrà decisa nelle aule dei tribunali italiani bensì
in quelle dei tribunali internazionali». Così Giurastante ha colto l’occasione
- e che occasione migliore davanti a 3.500 crociati - per lanciare una
«raccolta di fondi poiché la nostra battaglia dovrà fare nei prossimi mesi un
salto di qualità. L’affermazione della nostra libertà ha un costo, la dobbiamo
sostenere».
@PierRaub
Trst, oltrepadania est. «Statali al corteo del
Tlt: è una contraddizione»
Il prefetto: libertà di pensiero nella
legalità, ma il territorio come vivrebbe senza i soldi dell’Italia? Singolare
la presenza di un assessore di Muggia
di
Corrado Barbacini
«Occorre una riflessione. Bisogna pensare,
per esempio, che i pensionati ma soprattutto gli statali che domenica hanno
manifestato ricevono la pensione dall’Inps o lo stipendio dallo Stato. Soldi
che arrivano da Roma, non da Marte. Vorrei capire come potrebbe funzionare
questa che per me è una contraddizione, come potrebbe vivere il territorio
senza i soldi dello Stato italiano. La produzione locale può mantenere il
territorio stesso?» Così parla il prefetto Francesca Adelaide Garufi
all’indomani del corteo organizzato da Trieste Libera per chiedere la nascita
del Tlt: corteo che ha visto sfilare (dati della Questura) 3.500 persone. Un
movimento che lo Stato, attraverso il suo esponente sul territorio, sta
«monitorando: guardiamo attentamente a quanto succede. Ho già informato gli
organi centrali dello Stato». E però, chiarisce Garufi, «ritengo non si debba
alzare i toni. Ognuno è libero di pensare come vuole finché lo fa nella
legalità. Ogni idea ha diritto di cittadinanza. Finora ogni manifestazione si è
svolta nella massima tranquillità. Non ci sono stati episodi particolari, se
non le intemperanze davanti e dentro il Tribunale».
Sì al manifestare nella legalità, dunque. E
però una cosa il prefetto sottolinea, riferendosi - senza citarlo - a Fabio
Longo, assessore comunale di Muggia e consigliere provinciale (IdV) domenica in
corteo: «È singolare che abbia partecipato al corteo un assessore di Muggia,
che fa parte dell’Italia. A meno che non fosse lì per caso. Certo non poteva
essere in rappresentanza dell’Amministrazione. In ogni caso il suo assegno
arriva da Roma».
Tornando ai manifestanti, «non li riteniamo
avversari dello Stato come movimento - continua Garufi -. L’orientamento è
stato infatti quello di agire solo dove ci siano elementi di responsabilità
personale, cioè quando il disconoscimento dello Stato abbia portato i singoli a
infrangere le leggi. Ma se la situazione dovesse degenerare occorrerà agire in
modo diverso».
Garufi “legge” così Trieste libera: «Credo
sia stato determinante il disagio nato dalla crisi economica. Ma la linea è
quella di non enfatizzare. L’obiettivo è dare risposte singole e puntuali per i
casi specifici, come sta accadendo nei procedimenti davanti ai giudici,
affrontati secondo le procedure. In Prefettura per esempio abbiamo risposto a
impugnazioni di contravvenzioni al Codice della strada basate su questioni di
incompetenza territoriale internazionale. Affrontiamo tutto con le armi della
legalità e del diritto positivo. Ma è ovvio che non siamo indifferenti a quanto
sta accadendo, sebbene vista da Roma la prospettiva cambi sostanzialmente. Poi
- chiosa - è paradossale che si faccia ricorso al Tar, che è italiano, per dire
che non si riconosce lo Stato italiano». «Mi rendo conto - insiste Garufi - che
viviamo un momento particolare. Ma dove ci sono elementi che richiederanno
l’intervento dello Stato, faremo tutti i passi necessari. La situazione è in
evoluzione». Sul piano storico-istituzionale, nessun dubbio: «Già nel ’54 per
motivi oggettivi il Tlt di fatto non si era costituito. Per questo non si può
ipotizzare che ci sia oggi. Certe norme sono state travolte dai fatti
successivi. Esistono svariati studi di diritto internazionale, ma è un ambito
che non mi compete. Il compito mio e delle istituzioni è stare attenti e monitorare
il fenomeno».
Rifiuti nocivi interrati a Casal di Principe
Indicati da un pentito del gruppo Schiavone
17 settembre, 19:11
CASAL DI PRINCIPE (CASERTA) - Alcuni fusti
completamente sbriciolati, contenenti fanghi, forse frutto dei processi di
depurazione industriali, sono stati trovati in via Sondrio a Casal di Principe
(Caserta) dove sono in corso lavori coordinati dai Carabinieri ed eseguiti con
l'aiuto dei vigili del fuoco e dei tecnici dell'Arpac. I rifiuti sono stati
trovati in uno dei punti indicati da un collaboratore di giustizia del clan
Schiavone, a una profondità di nove metri e a circa 4-5 metri di distanza dal
punto dove si ritiene ci sia la falda acquifera.
I
fanghi saranno sottoposti a controlli per accertare se siano o meno
radioattivi. Gli scavi proseguiranno perché si ritiene che non tutto il
materiale interrato dalla camorra sia finora venuto alla luce. Infatti, secondo
quanto trapelato sulle rivelazioni del pentito, nel terreno sarebbero interrati
rifiuti, quasi certamente tossici, pari al contenuto di 20 camion di cui però
il pentito non avrebbe saputo indicare la provenienza. Il pentito ha avviato da
alcuni mesi la sua collaborazione con i magistrati della Direzione distrettuale
antimafia di Napoli dicendo di aver guidato la ruspa usata per interrare i
rifiuti. A quanto si è appreso, il pentito appartiene al gruppo Schiavone del
clan di camorra dei Casalesi ed è stato arrestato nei mesi scorsi per
estorsioni realizzate insieme con i figli del boss Francesco Schiavone, detto
Sandokan. L'uomo ha rivelato di aver svolto per conto del clan l'attività di
scavo alla guida di una ruspa. I rifiuti sarebbero stati nascosti nella zona
all'inizio degli anni Novanta.
I
tecnici dell'Arpac stanno prelevando campioni di fango e terreno da sottoporre
ad analisi, comprese quelle radioattive. Le attività di scavo si sono fermate,
alla profondità di 10 metri e riprenderanno domani. Lo scavo è largo circa 4-5
metri.
Il
terreno di proprietà in parte pubblica e in parte privata, si trova davanti a
una ludoteca per bambini, preventivamente fatta chiudere in vista delle
operazioni, e vicino il mercato ortofrutticolo di Casal di Principe. L'area
dove i vigili del fuoco hanno scavato con una ruspa, è delimitata da un muretto
coperto da siepi dietro il quale, lungo una strada, c'è una discarica a cielo
aperto, con rifiuti di ogni genere. Le abitazioni, quasi tutte villette,
sorgono a poche decine di metri da questa discarica abusiva.
A
sovrintendere alle operazioni, i carabinieri del Nucleo Operativo di Casal di
Principe, su delega dei pm Antimafia di Napoli Giovanni Conzo e Luigi Landolfi,
e dal procuratore aggiunto Francesco Greco.
Sul
luogo degli scavi è giunto anche don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano
(Napoli) che da tempo si batte contro i roghi di rifiuti e per le bonifiche
nella cosiddetta "terra dei fuochi", tra le province di Napoli e
Caserta.
Regione interessata a conoscere verità
''Desidero esprimere, anche a nome della
Giunta regionale della Campania, un plauso ai Carabinieri, ai Vigili del Fuoco
ed ai tecnici dell'Arpac per il lavoro che stanno svolgendo a Casal di
Principe''. Così l'assessore regionale all'Ambiente Giovanni Romano. ''La
Regione - sottolinea Romano - ha tutto l'interesse a conoscere la verità. Le
strutture regionali seguono con la dovuta attenzione l'esito delle indagini.
Siamo pronti, come sempre, a fare la nostra parte intervenendo con le
operazioni di bonifica già previste nel Piano Regionale. E' evidente che di
fronte ad un possibile aggravarsi del contesto, a seguito degli accertamenti,
sarà necessario l'intervento del Governo per eliminare i danni ambientali e
garantire la sicurezza dei cittadini. Considerata la sensibilità già dimostrata
dal ministro Orlando siamo certi che, in questa eventualità, non saremo
lasciati soli''.
Legambiente, Campania disseminata bombe
inquinanti
''Una Campania disseminata di bombe inquinanti
dove c'è chi paga con la vita il prezzo di queste attività criminali e chi si
si arricchisce, a cominciare dalla camorra, ma non solo. Davanti a questo
ecocidio, davanti a quel inferno di pattume siamo all'anno zero e di bonifiche
nemmeno l'ombra. E' ora di decidere da che parte stare: la bonifica è
prioritaria, primo punto non piu' rinviabile dell'agenda politica dove senza
piu' alibi devono essere individuati tempi, risorse e modalità d'intervento per
le attività di messa in sicurezza e bonifica''. Lo afferma Michele Buonomo,
presidente Legambiente Campania.
Orlando, ritrovamento fusti nocivi conferma
fenomeno grave
Mandato a Ispra per
mappatura siti da bonificare in Campania
17 settembre, 19:41
ROMA - "Il
ritrovamento di un ennesimo interramento abusivo nei pressi di Casal di
Principe conferma sia la gravità del fenomeno sia il fatto che, a prescindere
da dichiarazioni pubbliche più o meno attendibili dei protagonisti di quelle
ignobili azioni, l'attività della magistratura e delle forze dell'ordine
persegue con continuità e senza sottovalutazioni". Così il ministro
dell'Ambiente Andrea Orlando che ringrazia "in particolare i carabinieri
del Noe che sia a livello nazionale che locale hanno condotto questa operazione
con professionalità e rigore. Sono certo che nei prossimi giorni la stessa
azione porterà a significativi risultati nella repressione dei roghi tossici
che affliggono lo stesso territorio. Per dare continuità ed integrare il lavoro
dei magistrati - conclude Orlando - ho dato mandato all'Ispra di portare a
compimento l'attività di ricerca e di mappatura dei siti da bonificare".
Crisi: Grecia; Barroso, si vede luce alla fine
del tunnel
Samaras, ripresa è
imminente, abbiamo invertito trend recessione
17 settembre, 16:00
(ANSA) - BRUXELLES,
17 SET - ''In Grecia si vede la luce alla fine del tunnel: il sentimento
economico è migliorato, il debito diminuisce e c'è un graduale ritorno alla
crescita'': lo ha detto il presidente della Commissione Ue Josè Barroso al
termine dell'incontro con il premier greco Antonis Samaras. Anche il premier ha
sottolineato che ''per la prima volta siamo vicini al surplus primario, le
previsioni sono migliori delle condizioni attuali, la ripresa è imminente e sta
correggendo il trend dei sei anni di recessione''.
Croazia, mandato d'arresto sarà adeguato ma
solo nel 2014
Ministro Giustizia
Miljenic, emendamento Governo d'urgenza
17 settembre, 13:41
(ANSA) - ZAGABRIA -
La Croazia adeguerà il mandato d'arresto alle direttive europee nei prossimi
giorni, ma la nuova legge che abolirà la limitazione della validità degli
arresti solo per i crimini commessi dopo il 2002 entrerà in vigore nel luglio
del 2014. Lo ha annunciato il ministro della Giustizia croato, Orsat Miljenic,
in un'intervista alla tv pubblica croata.
''L'emendamento sarà all'ordine del giorno del
governo giovedì prossimo e sarà discusso e approvato in parlamento con
procedura d'urgenza, nei prossimi giorni'', ha spiegato il ministro. ''Non
credo ci saranno sanzioni contro la Croazia'', ha proseguito Miljenic,
ricordando che Zagabria è dell' opinione che anche altri Paesi membri hanno
introdotto la limitazione del mandato, la Slovenia e la Repubblica Ceca, e ''la
Croazia chiede solo un trattamento eguale. Altri Paesi membri hanno messo tre o
quattro anni per adeguare le loro leggi, uno addirittura dieci, e la
Commissione non aveva reagito, e non vedo la ragione per cui i dieci mesi che
servono alla Croazia per fare la stessa cosa dovrebbero rappresentare un
problema'', ha concluso.
Bosnia: Bruxelles cancella 5 mln fondi, a
rischio altri 9
Commissione Ue,
responsabilità taglio aiuti è di politici
16 settembre, 15:13
(ANSA) - BRUXELLES -
Cinque milioni di euro di fondi europei destinati alla Bosnia Erzegovina sono
stati cancellati e altri nove milioni rischiano di fare la stessa fine. La
conferma arriva dalla Commissione europea, che punta il dito contro i politici
nazionali e la loro mancanza di volontà di realizzare il coordinamento
necessario a livello amministrativo. ''Di recente la commissione di
monitoraggio dei progetti realizzati tramite i fondi di pre-adesione ha dovuto
cancellare due progetti nel settore agricolo per la Bosnia Erzegovina del
valore di 5 milioni di euro, a causa della mancanza di un accordo interno sulle
strutture incaricate di fare da tramite degli aiuti agricoli e per lo sviluppo
rurale dell'Ue'' spiega Peter Stano, portavoce del commissario europeo
all'allargamento, Stefan Fule. ''Per evitare casi simili in futuro, abbiamo
bisogno di un meccanismo di coordinamento che funzioni bene in Bosnia
Erzegovina'' precisa il portavoce, secondo cui ''a seconda degli sviluppi in
diversi altri settori, non è improbabile che ulteriori progetti possano essere
sospesi e più tardi forse cancellati''. ''Tutto questo è nelle mani dei
politici, che hanno la responsabilità della decisione dell'Ue di ridurre gli
aiuti'' è la chiara accusa rivolta dalla Commissione europea. Il tempo è ormai
agli sgoccioli anche in vista della scadenza del primo ottobre, fissata dalla
commissione di monitoraggio dei fondi europei di pre-adesione per raggiungere
un accordo su altri 5 progetti, per un valore complessivo di 9 milioni di euro.
Due progetti riguardano il sostegno alle Pmi e al turismo (4,5 milioni di
euro), sospesi dallo scorso 26 luglio, altri due l'inclusione sociale (3
milioni di euro) e l'ultimo il rafforzamento del processo di pianificazione
nazionale nel Paese (1,5 milioni di euro). (ANSA)
Bozen, oltrepadania nord. Gli Schützen: «Sabato
in 5 mila a Merano per l’indipendenza dell’Alto Adige»
All’iniziativa dei
cappelli piumati saranno presenti con propri stand Svp, Freiheitlichen, Sf,
Bürger Union e Team Artioli
Presentata dagli
Schützen la prima edizione di «Iatz, sen, adesso, now», la manifestazione che
si terrà sabato a Merano con la partecipazione, con stand informativi, di
diverse forze politiche altoatesine. Oltre alla destra tedesca - che sarà
ovviamente in prima linea con Freiheitlichen, Südtiroler Freiheit e Bürger
Union, hanno dato la loro adesione anche Volkspartei e Team Artioli. Al gazebo
della Stella Alpina ci saranno tra gli altri Marta Stocker e il deputato
Albrecht Plangger. Chiaro l’appello del comandante degli Schützen Elmar Thaler:
«Solamente noi saremo 5 mila. Ma ci saranno centinaia di simpatizzanti e il
nutrito programma della giornata prevede anche l’arrivo di ospiti da Fiandre,
Catalogna, Paesi Baschi, Scozia, Tibet, Veneto, Friuli e Baviera. Cosa
chiederemo? Rinnoveremo l’appello al distacco dall’Alto Adige. Mai come in
questo periodo il tema è tornato di grande attualità».
Trst, oltrepadania est. La carica dei 3.500
tutti in sfilata per il Tlt
Tanta gente comune,
folla ingrossata anche da indipendentisti veneti e da “fratelli” sloveni.
«Territorio libero da Duino al fiume Quieto»
di Piero Rauber
Dicono che il Tlt
non sia mai morto e che abbia 66 anni. Eppure non li dimostra proprio. Pare anzi
una creatura appena nata. Mai 15 settembre - giorno in cui, nel ’47, entrò in
vigore il Trattato di pace sancendo appunto il Tlt, il Territorio libero di
Trieste - era stato celebrato prima di ieri da una simile fiumana di popolo:
quattromila anime per gli organizzatori di Trieste Libera, mezzo migliaio in
meno (circa 3.500 quindi) secondo la Questura. Come se la cicogna avesse
svolazzato sopra le nostre teste da 59 anni (dal ritorno dell’Italia) tentando
di planare adesso.
Bando ai paradossi,
ieri pomeriggio in piazza i missionari del Tlt hanno fatto un pieno record
dispensando convinzione, determinazione. Le fila triestine del serpentone
rumoroso e scanzonato ma pacifico - partito poco prima delle cinque da sotto il
monumento di Sissi davanti alla Stazione e sfilato per le Rive, corso Italia,
via Carducci, via Valdirivo e via Roma fino a piazza della Borsa ai piedi del
quartier generale del movimento - sono state ingrossate ancora da alcuni
indipendentisti veneti ma soprattutto dai “fratelli” sloveni della Zona B. E
infatti nel comizio finale di piazza della Borsa - inscenato in italiano e
sloveno, ma a tratti pure in inglese e tedesco e, ovviamente, triestino - i
capi di Trieste Libera che si sono alternati al microfono hanno precisato, fra
le altre cose, che il Tlt non si ferma a Muggia: «Va da Duino al fiume Quieto»,
fino a Cittanova. Irredentismo “autonomo”, insomma. «Trieste si è svegliata»,
si è sentito risuonare dagli altoparlanti.
E ancora: «Non
crediamo più alle balle che ci raccontano da sessant’anni. Ora la cupola della
politica, dell’informazione e della magistratura si sta chiudendo a riccio.
Hanno paura di noi, perché noi siamo nella legalità e loro ne sono fuori. Se
abbiamo contro questa gentaglia, allora stiamo andando nella direzione giusta».
Ma facciamo un passo
indietro. Al lungo corteo. Un fiume di bandiere alabardate e di slogan del tipo
«Basta magnadora dall’Italia semo fora», o «Politici italiani da Trieste giù le
mani». È durato due ore abbondanti. In mezzo a tantissima gente “comune”, si
sono scorti sindacalisti cigiellini e operai della Ferriera (e non solo di
quella), così come iscritti dell’Unione slovena e rappresentanti della
minoranza del Carso (Carso dove in giornata erano spuntate bandiere con
l’alabarda e la scritta bilingue “Tlt-Sto” tra cavalcavia sul raccordo e
stradine di paese), eppoi l’assessore di Nesladek a Muggia e consigliere
provinciale dell’Idv Fabio Longo, nonché il pioniere del leghismo triestino
Paolo Polidori.
Un drone
radiocomandato dagli stessi (tanti) giovani volontari di Trieste Libera,
girovagava sopra le teste dei manifestanti, che puntavano verso l’alto le dita
a mo’ di “v” di vittoria, o sventolavano la carta d’identità del Tlt al ritmo
di “Tnt” degli Ac/Dc, diventata nell’occasione “Tlt”. In testa Roberto
Giurastante, il guru dell’indipendentismo triestino, era sempre protetto da due
robusti addetti del servizio d’ordine del movimento. È spettata a lui la
chiusura del comizio in piazza della Borsa, quando ormai erano quasi le otto.
«La nostra - ha detto Giurastante - è una battaglia per la legalità, una
legalità che è stata determinata da trattati internazionali e non può essere
cancellata dallo Stato italiano. Oggi è la nostra festa d’indipendenza ma la
battaglia continua. E non verrà decisa nelle aule dei tribunali italiani bensì
in quelle dei tribunali internazionali». Così Giurastante ha colto l’occasione
- e che occasione migliore davanti a 3.500 crociati - per lanciare una
«raccolta di fondi poiché la nostra battaglia dovrà fare nei prossimi mesi un
salto di qualità. L’affermazione della nostra libertà ha un costo, la dobbiamo
sostenere».
@PierRaub
Trst, oltrepadania est. «Statali al corteo del
Tlt: è una contraddizione»
Il prefetto: libertà di pensiero nella
legalità, ma il territorio come vivrebbe senza i soldi dell’Italia? Singolare
la presenza di un assessore di Muggia
di
Corrado Barbacini
«Occorre una riflessione. Bisogna pensare,
per esempio, che i pensionati ma soprattutto gli statali che domenica hanno
manifestato ricevono la pensione dall’Inps o lo stipendio dallo Stato. Soldi
che arrivano da Roma, non da Marte. Vorrei capire come potrebbe funzionare
questa che per me è una contraddizione, come potrebbe vivere il territorio
senza i soldi dello Stato italiano. La produzione locale può mantenere il
territorio stesso?» Così parla il prefetto Francesca Adelaide Garufi
all’indomani del corteo organizzato da Trieste Libera per chiedere la nascita
del Tlt: corteo che ha visto sfilare (dati della Questura) 3.500 persone. Un
movimento che lo Stato, attraverso il suo esponente sul territorio, sta
«monitorando: guardiamo attentamente a quanto succede. Ho già informato gli
organi centrali dello Stato». E però, chiarisce Garufi, «ritengo non si debba
alzare i toni. Ognuno è libero di pensare come vuole finché lo fa nella
legalità. Ogni idea ha diritto di cittadinanza. Finora ogni manifestazione si è
svolta nella massima tranquillità. Non ci sono stati episodi particolari, se
non le intemperanze davanti e dentro il Tribunale».
Sì al manifestare nella legalità, dunque. E
però una cosa il prefetto sottolinea, riferendosi - senza citarlo - a Fabio
Longo, assessore comunale di Muggia e consigliere provinciale (IdV) domenica in
corteo: «È singolare che abbia partecipato al corteo un assessore di Muggia,
che fa parte dell’Italia. A meno che non fosse lì per caso. Certo non poteva
essere in rappresentanza dell’Amministrazione. In ogni caso il suo assegno
arriva da Roma».
Tornando ai manifestanti, «non li riteniamo
avversari dello Stato come movimento - continua Garufi -. L’orientamento è
stato infatti quello di agire solo dove ci siano elementi di responsabilità
personale, cioè quando il disconoscimento dello Stato abbia portato i singoli a
infrangere le leggi. Ma se la situazione dovesse degenerare occorrerà agire in
modo diverso».
Garufi “legge” così Trieste libera: «Credo
sia stato determinante il disagio nato dalla crisi economica. Ma la linea è
quella di non enfatizzare. L’obiettivo è dare risposte singole e puntuali per i
casi specifici, come sta accadendo nei procedimenti davanti ai giudici,
affrontati secondo le procedure. In Prefettura per esempio abbiamo risposto a
impugnazioni di contravvenzioni al Codice della strada basate su questioni di
incompetenza territoriale internazionale. Affrontiamo tutto con le armi della
legalità e del diritto positivo. Ma è ovvio che non siamo indifferenti a quanto
sta accadendo, sebbene vista da Roma la prospettiva cambi sostanzialmente. Poi
- chiosa - è paradossale che si faccia ricorso al Tar, che è italiano, per dire
che non si riconosce lo Stato italiano». «Mi rendo conto - insiste Garufi - che
viviamo un momento particolare. Ma dove ci sono elementi che richiederanno
l’intervento dello Stato, faremo tutti i passi necessari. La situazione è in
evoluzione». Sul piano storico-istituzionale, nessun dubbio: «Già nel ’54 per
motivi oggettivi il Tlt di fatto non si era costituito. Per questo non si può
ipotizzare che ci sia oggi. Certe norme sono state travolte dai fatti
successivi. Esistono svariati studi di diritto internazionale, ma è un ambito
che non mi compete. Il compito mio e delle istituzioni è stare attenti e monitorare
il fenomeno».
Rifiuti nocivi interrati a Casal di Principe
Indicati da un pentito del gruppo Schiavone
17 settembre, 19:11
CASAL DI PRINCIPE (CASERTA) - Alcuni fusti
completamente sbriciolati, contenenti fanghi, forse frutto dei processi di
depurazione industriali, sono stati trovati in via Sondrio a Casal di Principe
(Caserta) dove sono in corso lavori coordinati dai Carabinieri ed eseguiti con
l'aiuto dei vigili del fuoco e dei tecnici dell'Arpac. I rifiuti sono stati
trovati in uno dei punti indicati da un collaboratore di giustizia del clan
Schiavone, a una profondità di nove metri e a circa 4-5 metri di distanza dal
punto dove si ritiene ci sia la falda acquifera.
I
fanghi saranno sottoposti a controlli per accertare se siano o meno
radioattivi. Gli scavi proseguiranno perché si ritiene che non tutto il
materiale interrato dalla camorra sia finora venuto alla luce. Infatti, secondo
quanto trapelato sulle rivelazioni del pentito, nel terreno sarebbero interrati
rifiuti, quasi certamente tossici, pari al contenuto di 20 camion di cui però
il pentito non avrebbe saputo indicare la provenienza. Il pentito ha avviato da
alcuni mesi la sua collaborazione con i magistrati della Direzione distrettuale
antimafia di Napoli dicendo di aver guidato la ruspa usata per interrare i
rifiuti. A quanto si è appreso, il pentito appartiene al gruppo Schiavone del
clan di camorra dei Casalesi ed è stato arrestato nei mesi scorsi per
estorsioni realizzate insieme con i figli del boss Francesco Schiavone, detto
Sandokan. L'uomo ha rivelato di aver svolto per conto del clan l'attività di
scavo alla guida di una ruspa. I rifiuti sarebbero stati nascosti nella zona
all'inizio degli anni Novanta.
I
tecnici dell'Arpac stanno prelevando campioni di fango e terreno da sottoporre
ad analisi, comprese quelle radioattive. Le attività di scavo si sono fermate,
alla profondità di 10 metri e riprenderanno domani. Lo scavo è largo circa 4-5
metri.
Il
terreno di proprietà in parte pubblica e in parte privata, si trova davanti a
una ludoteca per bambini, preventivamente fatta chiudere in vista delle
operazioni, e vicino il mercato ortofrutticolo di Casal di Principe. L'area
dove i vigili del fuoco hanno scavato con una ruspa, è delimitata da un muretto
coperto da siepi dietro il quale, lungo una strada, c'è una discarica a cielo
aperto, con rifiuti di ogni genere. Le abitazioni, quasi tutte villette,
sorgono a poche decine di metri da questa discarica abusiva.
A
sovrintendere alle operazioni, i carabinieri del Nucleo Operativo di Casal di
Principe, su delega dei pm Antimafia di Napoli Giovanni Conzo e Luigi Landolfi,
e dal procuratore aggiunto Francesco Greco.
Sul
luogo degli scavi è giunto anche don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano
(Napoli) che da tempo si batte contro i roghi di rifiuti e per le bonifiche
nella cosiddetta "terra dei fuochi", tra le province di Napoli e
Caserta.
Regione interessata a conoscere verità
''Desidero esprimere, anche a nome della
Giunta regionale della Campania, un plauso ai Carabinieri, ai Vigili del Fuoco
ed ai tecnici dell'Arpac per il lavoro che stanno svolgendo a Casal di
Principe''. Così l'assessore regionale all'Ambiente Giovanni Romano. ''La
Regione - sottolinea Romano - ha tutto l'interesse a conoscere la verità. Le
strutture regionali seguono con la dovuta attenzione l'esito delle indagini.
Siamo pronti, come sempre, a fare la nostra parte intervenendo con le
operazioni di bonifica già previste nel Piano Regionale. E' evidente che di
fronte ad un possibile aggravarsi del contesto, a seguito degli accertamenti,
sarà necessario l'intervento del Governo per eliminare i danni ambientali e
garantire la sicurezza dei cittadini. Considerata la sensibilità già dimostrata
dal ministro Orlando siamo certi che, in questa eventualità, non saremo
lasciati soli''.
Legambiente, Campania disseminata bombe
inquinanti
''Una Campania disseminata di bombe inquinanti
dove c'è chi paga con la vita il prezzo di queste attività criminali e chi si
si arricchisce, a cominciare dalla camorra, ma non solo. Davanti a questo
ecocidio, davanti a quel inferno di pattume siamo all'anno zero e di bonifiche
nemmeno l'ombra. E' ora di decidere da che parte stare: la bonifica è
prioritaria, primo punto non piu' rinviabile dell'agenda politica dove senza
piu' alibi devono essere individuati tempi, risorse e modalità d'intervento per
le attività di messa in sicurezza e bonifica''. Lo afferma Michele Buonomo,
presidente Legambiente Campania.
Orlando, ritrovamento fusti nocivi conferma
fenomeno grave
Mandato a Ispra per
mappatura siti da bonificare in Campania
17 settembre, 19:41
ROMA - "Il
ritrovamento di un ennesimo interramento abusivo nei pressi di Casal di
Principe conferma sia la gravità del fenomeno sia il fatto che, a prescindere
da dichiarazioni pubbliche più o meno attendibili dei protagonisti di quelle
ignobili azioni, l'attività della magistratura e delle forze dell'ordine
persegue con continuità e senza sottovalutazioni". Così il ministro
dell'Ambiente Andrea Orlando che ringrazia "in particolare i carabinieri
del Noe che sia a livello nazionale che locale hanno condotto questa operazione
con professionalità e rigore. Sono certo che nei prossimi giorni la stessa
azione porterà a significativi risultati nella repressione dei roghi tossici
che affliggono lo stesso territorio. Per dare continuità ed integrare il lavoro
dei magistrati - conclude Orlando - ho dato mandato all'Ispra di portare a
compimento l'attività di ricerca e di mappatura dei siti da bonificare".
Crisi: Grecia; Barroso, si vede luce alla fine
del tunnel
Samaras, ripresa è
imminente, abbiamo invertito trend recessione
17 settembre, 16:00
(ANSA) - BRUXELLES,
17 SET - ''In Grecia si vede la luce alla fine del tunnel: il sentimento
economico è migliorato, il debito diminuisce e c'è un graduale ritorno alla
crescita'': lo ha detto il presidente della Commissione Ue Josè Barroso al
termine dell'incontro con il premier greco Antonis Samaras. Anche il premier ha
sottolineato che ''per la prima volta siamo vicini al surplus primario, le
previsioni sono migliori delle condizioni attuali, la ripresa è imminente e sta
correggendo il trend dei sei anni di recessione''.
Croazia, mandato d'arresto sarà adeguato ma
solo nel 2014
Ministro Giustizia
Miljenic, emendamento Governo d'urgenza
17 settembre, 13:41
(ANSA) - ZAGABRIA -
La Croazia adeguerà il mandato d'arresto alle direttive europee nei prossimi
giorni, ma la nuova legge che abolirà la limitazione della validità degli
arresti solo per i crimini commessi dopo il 2002 entrerà in vigore nel luglio
del 2014. Lo ha annunciato il ministro della Giustizia croato, Orsat Miljenic,
in un'intervista alla tv pubblica croata.
''L'emendamento sarà all'ordine del giorno del
governo giovedì prossimo e sarà discusso e approvato in parlamento con
procedura d'urgenza, nei prossimi giorni'', ha spiegato il ministro. ''Non
credo ci saranno sanzioni contro la Croazia'', ha proseguito Miljenic,
ricordando che Zagabria è dell' opinione che anche altri Paesi membri hanno
introdotto la limitazione del mandato, la Slovenia e la Repubblica Ceca, e ''la
Croazia chiede solo un trattamento eguale. Altri Paesi membri hanno messo tre o
quattro anni per adeguare le loro leggi, uno addirittura dieci, e la
Commissione non aveva reagito, e non vedo la ragione per cui i dieci mesi che
servono alla Croazia per fare la stessa cosa dovrebbero rappresentare un
problema'', ha concluso.
Bosnia: Bruxelles cancella 5 mln fondi, a
rischio altri 9
Commissione Ue,
responsabilità taglio aiuti è di politici
16 settembre, 15:13
(ANSA) - BRUXELLES -
Cinque milioni di euro di fondi europei destinati alla Bosnia Erzegovina sono
stati cancellati e altri nove milioni rischiano di fare la stessa fine. La
conferma arriva dalla Commissione europea, che punta il dito contro i politici
nazionali e la loro mancanza di volontà di realizzare il coordinamento
necessario a livello amministrativo. ''Di recente la commissione di
monitoraggio dei progetti realizzati tramite i fondi di pre-adesione ha dovuto
cancellare due progetti nel settore agricolo per la Bosnia Erzegovina del
valore di 5 milioni di euro, a causa della mancanza di un accordo interno sulle
strutture incaricate di fare da tramite degli aiuti agricoli e per lo sviluppo
rurale dell'Ue'' spiega Peter Stano, portavoce del commissario europeo
all'allargamento, Stefan Fule. ''Per evitare casi simili in futuro, abbiamo
bisogno di un meccanismo di coordinamento che funzioni bene in Bosnia
Erzegovina'' precisa il portavoce, secondo cui ''a seconda degli sviluppi in
diversi altri settori, non è improbabile che ulteriori progetti possano essere
sospesi e più tardi forse cancellati''. ''Tutto questo è nelle mani dei
politici, che hanno la responsabilità della decisione dell'Ue di ridurre gli
aiuti'' è la chiara accusa rivolta dalla Commissione europea. Il tempo è ormai
agli sgoccioli anche in vista della scadenza del primo ottobre, fissata dalla
commissione di monitoraggio dei fondi europei di pre-adesione per raggiungere
un accordo su altri 5 progetti, per un valore complessivo di 9 milioni di euro.
Due progetti riguardano il sostegno alle Pmi e al turismo (4,5 milioni di
euro), sospesi dallo scorso 26 luglio, altri due l'inclusione sociale (3
milioni di euro) e l'ultimo il rafforzamento del processo di pianificazione
nazionale nel Paese (1,5 milioni di euro). (ANSA)
Bozen, oltrepadania nord. Gli Schützen: «Sabato
in 5 mila a Merano per l’indipendenza dell’Alto Adige»
All’iniziativa dei
cappelli piumati saranno presenti con propri stand Svp, Freiheitlichen, Sf,
Bürger Union e Team Artioli
Presentata dagli
Schützen la prima edizione di «Iatz, sen, adesso, now», la manifestazione che
si terrà sabato a Merano con la partecipazione, con stand informativi, di
diverse forze politiche altoatesine. Oltre alla destra tedesca - che sarà
ovviamente in prima linea con Freiheitlichen, Südtiroler Freiheit e Bürger
Union, hanno dato la loro adesione anche Volkspartei e Team Artioli. Al gazebo
della Stella Alpina ci saranno tra gli altri Marta Stocker e il deputato
Albrecht Plangger. Chiaro l’appello del comandante degli Schützen Elmar Thaler:
«Solamente noi saremo 5 mila. Ma ci saranno centinaia di simpatizzanti e il
nutrito programma della giornata prevede anche l’arrivo di ospiti da Fiandre,
Catalogna, Paesi Baschi, Scozia, Tibet, Veneto, Friuli e Baviera. Cosa
chiederemo? Rinnoveremo l’appello al distacco dall’Alto Adige. Mai come in
questo periodo il tema è tornato di grande attualità».
Trst, oltrepadania est. La carica dei 3.500
tutti in sfilata per il Tlt
Tanta gente comune,
folla ingrossata anche da indipendentisti veneti e da “fratelli” sloveni.
«Territorio libero da Duino al fiume Quieto»
di Piero Rauber
Dicono che il Tlt
non sia mai morto e che abbia 66 anni. Eppure non li dimostra proprio. Pare anzi
una creatura appena nata. Mai 15 settembre - giorno in cui, nel ’47, entrò in
vigore il Trattato di pace sancendo appunto il Tlt, il Territorio libero di
Trieste - era stato celebrato prima di ieri da una simile fiumana di popolo:
quattromila anime per gli organizzatori di Trieste Libera, mezzo migliaio in
meno (circa 3.500 quindi) secondo la Questura. Come se la cicogna avesse
svolazzato sopra le nostre teste da 59 anni (dal ritorno dell’Italia) tentando
di planare adesso.
Bando ai paradossi,
ieri pomeriggio in piazza i missionari del Tlt hanno fatto un pieno record
dispensando convinzione, determinazione. Le fila triestine del serpentone
rumoroso e scanzonato ma pacifico - partito poco prima delle cinque da sotto il
monumento di Sissi davanti alla Stazione e sfilato per le Rive, corso Italia,
via Carducci, via Valdirivo e via Roma fino a piazza della Borsa ai piedi del
quartier generale del movimento - sono state ingrossate ancora da alcuni
indipendentisti veneti ma soprattutto dai “fratelli” sloveni della Zona B. E
infatti nel comizio finale di piazza della Borsa - inscenato in italiano e
sloveno, ma a tratti pure in inglese e tedesco e, ovviamente, triestino - i
capi di Trieste Libera che si sono alternati al microfono hanno precisato, fra
le altre cose, che il Tlt non si ferma a Muggia: «Va da Duino al fiume Quieto»,
fino a Cittanova. Irredentismo “autonomo”, insomma. «Trieste si è svegliata»,
si è sentito risuonare dagli altoparlanti.
E ancora: «Non
crediamo più alle balle che ci raccontano da sessant’anni. Ora la cupola della
politica, dell’informazione e della magistratura si sta chiudendo a riccio.
Hanno paura di noi, perché noi siamo nella legalità e loro ne sono fuori. Se
abbiamo contro questa gentaglia, allora stiamo andando nella direzione giusta».
Ma facciamo un passo
indietro. Al lungo corteo. Un fiume di bandiere alabardate e di slogan del tipo
«Basta magnadora dall’Italia semo fora», o «Politici italiani da Trieste giù le
mani». È durato due ore abbondanti. In mezzo a tantissima gente “comune”, si
sono scorti sindacalisti cigiellini e operai della Ferriera (e non solo di
quella), così come iscritti dell’Unione slovena e rappresentanti della
minoranza del Carso (Carso dove in giornata erano spuntate bandiere con
l’alabarda e la scritta bilingue “Tlt-Sto” tra cavalcavia sul raccordo e
stradine di paese), eppoi l’assessore di Nesladek a Muggia e consigliere
provinciale dell’Idv Fabio Longo, nonché il pioniere del leghismo triestino
Paolo Polidori.
Un drone
radiocomandato dagli stessi (tanti) giovani volontari di Trieste Libera,
girovagava sopra le teste dei manifestanti, che puntavano verso l’alto le dita
a mo’ di “v” di vittoria, o sventolavano la carta d’identità del Tlt al ritmo
di “Tnt” degli Ac/Dc, diventata nell’occasione “Tlt”. In testa Roberto
Giurastante, il guru dell’indipendentismo triestino, era sempre protetto da due
robusti addetti del servizio d’ordine del movimento. È spettata a lui la
chiusura del comizio in piazza della Borsa, quando ormai erano quasi le otto.
«La nostra - ha detto Giurastante - è una battaglia per la legalità, una
legalità che è stata determinata da trattati internazionali e non può essere
cancellata dallo Stato italiano. Oggi è la nostra festa d’indipendenza ma la
battaglia continua. E non verrà decisa nelle aule dei tribunali italiani bensì
in quelle dei tribunali internazionali». Così Giurastante ha colto l’occasione
- e che occasione migliore davanti a 3.500 crociati - per lanciare una
«raccolta di fondi poiché la nostra battaglia dovrà fare nei prossimi mesi un
salto di qualità. L’affermazione della nostra libertà ha un costo, la dobbiamo
sostenere».
@PierRaub
Trst, oltrepadania est. «Statali al corteo del
Tlt: è una contraddizione»
Il prefetto: libertà di pensiero nella
legalità, ma il territorio come vivrebbe senza i soldi dell’Italia? Singolare
la presenza di un assessore di Muggia
di
Corrado Barbacini
«Occorre una riflessione. Bisogna pensare,
per esempio, che i pensionati ma soprattutto gli statali che domenica hanno
manifestato ricevono la pensione dall’Inps o lo stipendio dallo Stato. Soldi
che arrivano da Roma, non da Marte. Vorrei capire come potrebbe funzionare
questa che per me è una contraddizione, come potrebbe vivere il territorio
senza i soldi dello Stato italiano. La produzione locale può mantenere il
territorio stesso?» Così parla il prefetto Francesca Adelaide Garufi
all’indomani del corteo organizzato da Trieste Libera per chiedere la nascita
del Tlt: corteo che ha visto sfilare (dati della Questura) 3.500 persone. Un
movimento che lo Stato, attraverso il suo esponente sul territorio, sta
«monitorando: guardiamo attentamente a quanto succede. Ho già informato gli
organi centrali dello Stato». E però, chiarisce Garufi, «ritengo non si debba
alzare i toni. Ognuno è libero di pensare come vuole finché lo fa nella
legalità. Ogni idea ha diritto di cittadinanza. Finora ogni manifestazione si è
svolta nella massima tranquillità. Non ci sono stati episodi particolari, se
non le intemperanze davanti e dentro il Tribunale».
Sì al manifestare nella legalità, dunque. E
però una cosa il prefetto sottolinea, riferendosi - senza citarlo - a Fabio
Longo, assessore comunale di Muggia e consigliere provinciale (IdV) domenica in
corteo: «È singolare che abbia partecipato al corteo un assessore di Muggia,
che fa parte dell’Italia. A meno che non fosse lì per caso. Certo non poteva
essere in rappresentanza dell’Amministrazione. In ogni caso il suo assegno
arriva da Roma».
Tornando ai manifestanti, «non li riteniamo
avversari dello Stato come movimento - continua Garufi -. L’orientamento è
stato infatti quello di agire solo dove ci siano elementi di responsabilità
personale, cioè quando il disconoscimento dello Stato abbia portato i singoli a
infrangere le leggi. Ma se la situazione dovesse degenerare occorrerà agire in
modo diverso».
Garufi “legge” così Trieste libera: «Credo
sia stato determinante il disagio nato dalla crisi economica. Ma la linea è
quella di non enfatizzare. L’obiettivo è dare risposte singole e puntuali per i
casi specifici, come sta accadendo nei procedimenti davanti ai giudici,
affrontati secondo le procedure. In Prefettura per esempio abbiamo risposto a
impugnazioni di contravvenzioni al Codice della strada basate su questioni di
incompetenza territoriale internazionale. Affrontiamo tutto con le armi della
legalità e del diritto positivo. Ma è ovvio che non siamo indifferenti a quanto
sta accadendo, sebbene vista da Roma la prospettiva cambi sostanzialmente. Poi
- chiosa - è paradossale che si faccia ricorso al Tar, che è italiano, per dire
che non si riconosce lo Stato italiano». «Mi rendo conto - insiste Garufi - che
viviamo un momento particolare. Ma dove ci sono elementi che richiederanno
l’intervento dello Stato, faremo tutti i passi necessari. La situazione è in
evoluzione». Sul piano storico-istituzionale, nessun dubbio: «Già nel ’54 per
motivi oggettivi il Tlt di fatto non si era costituito. Per questo non si può
ipotizzare che ci sia oggi. Certe norme sono state travolte dai fatti
successivi. Esistono svariati studi di diritto internazionale, ma è un ambito
che non mi compete. Il compito mio e delle istituzioni è stare attenti e monitorare
il fenomeno».
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