martedì 17 settembre 2013

XVII.IX.MMXIII – La situazione è in evoluzione, si vede luce alla fine del tunnel. Fai ridere, son chiacchiere ispirate dai servizi di sicurezza

Rifiuti nocivi interrati a Casal di Principe
Orlando, ritrovamento fusti nocivi conferma fenomeno grave
Crisi: Grecia; Barroso, si vede luce alla fine del tunnel
Croazia, mandato d'arresto sarà adeguato ma solo nel 2014
Bosnia: Bruxelles cancella 5 mln fondi, a rischio altri 9
Bozen, oltrepadania nord. Gli Schützen: «Sabato in 5 mila a Merano per l’indipendenza dell’Alto Adige»
Trst, oltrepadania est. La carica dei 3.500 tutti in sfilata per il Tlt
Trst, oltrepadania est. «Statali al corteo del Tlt: è una contraddizione»




Rifiuti nocivi interrati a Casal di Principe
Indicati da un pentito del gruppo Schiavone
17 settembre, 19:11
CASAL DI PRINCIPE (CASERTA) - Alcuni fusti completamente sbriciolati, contenenti fanghi, forse frutto dei processi di depurazione industriali, sono stati trovati in via Sondrio a Casal di Principe (Caserta) dove sono in corso lavori coordinati dai Carabinieri ed eseguiti con l'aiuto dei vigili del fuoco e dei tecnici dell'Arpac. I rifiuti sono stati trovati in uno dei punti indicati da un collaboratore di giustizia del clan Schiavone, a una profondità di nove metri e a circa 4-5 metri di distanza dal punto dove si ritiene ci sia la falda acquifera.
 I fanghi saranno sottoposti a controlli per accertare se siano o meno radioattivi. Gli scavi proseguiranno perché si ritiene che non tutto il materiale interrato dalla camorra sia finora venuto alla luce. Infatti, secondo quanto trapelato sulle rivelazioni del pentito, nel terreno sarebbero interrati rifiuti, quasi certamente tossici, pari al contenuto di 20 camion di cui però il pentito non avrebbe saputo indicare la provenienza. Il pentito ha avviato da alcuni mesi la sua collaborazione con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli dicendo di aver guidato la ruspa usata per interrare i rifiuti. A quanto si è appreso, il pentito appartiene al gruppo Schiavone del clan di camorra dei Casalesi ed è stato arrestato nei mesi scorsi per estorsioni realizzate insieme con i figli del boss Francesco Schiavone, detto Sandokan. L'uomo ha rivelato di aver svolto per conto del clan l'attività di scavo alla guida di una ruspa. I rifiuti sarebbero stati nascosti nella zona all'inizio degli anni Novanta.
 I tecnici dell'Arpac stanno prelevando campioni di fango e terreno da sottoporre ad analisi, comprese quelle radioattive. Le attività di scavo si sono fermate, alla profondità di 10 metri e riprenderanno domani. Lo scavo è largo circa 4-5 metri.
 Il terreno di proprietà in parte pubblica e in parte privata, si trova davanti a una ludoteca per bambini, preventivamente fatta chiudere in vista delle operazioni, e vicino il mercato ortofrutticolo di Casal di Principe. L'area dove i vigili del fuoco hanno scavato con una ruspa, è delimitata da un muretto coperto da siepi dietro il quale, lungo una strada, c'è una discarica a cielo aperto, con rifiuti di ogni genere. Le abitazioni, quasi tutte villette, sorgono a poche decine di metri da questa discarica abusiva.
 A sovrintendere alle operazioni, i carabinieri del Nucleo Operativo di Casal di Principe, su delega dei pm Antimafia di Napoli Giovanni Conzo e Luigi Landolfi, e dal procuratore aggiunto Francesco Greco.
 Sul luogo degli scavi è giunto anche don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano (Napoli) che da tempo si batte contro i roghi di rifiuti e per le bonifiche nella cosiddetta "terra dei fuochi", tra le province di Napoli e Caserta.
Regione interessata a conoscere verità
 ''Desidero esprimere, anche a nome della Giunta regionale della Campania, un plauso ai Carabinieri, ai Vigili del Fuoco ed ai tecnici dell'Arpac per il lavoro che stanno svolgendo a Casal di Principe''. Così l'assessore regionale all'Ambiente Giovanni Romano. ''La Regione - sottolinea Romano - ha tutto l'interesse a conoscere la verità. Le strutture regionali seguono con la dovuta attenzione l'esito delle indagini. Siamo pronti, come sempre, a fare la nostra parte intervenendo con le operazioni di bonifica già previste nel Piano Regionale. E' evidente che di fronte ad un possibile aggravarsi del contesto, a seguito degli accertamenti, sarà necessario l'intervento del Governo per eliminare i danni ambientali e garantire la sicurezza dei cittadini. Considerata la sensibilità già dimostrata dal ministro Orlando siamo certi che, in questa eventualità, non saremo lasciati soli''.
Legambiente, Campania disseminata bombe inquinanti
 ''Una Campania disseminata di bombe inquinanti dove c'è chi paga con la vita il prezzo di queste attività criminali e chi si si arricchisce, a cominciare dalla camorra, ma non solo. Davanti a questo ecocidio, davanti a quel inferno di pattume siamo all'anno zero e di bonifiche nemmeno l'ombra. E' ora di decidere da che parte stare: la bonifica è prioritaria, primo punto non piu' rinviabile dell'agenda politica dove senza piu' alibi devono essere individuati tempi, risorse e modalità d'intervento per le attività di messa in sicurezza e bonifica''. Lo afferma Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania.

Orlando, ritrovamento fusti nocivi conferma fenomeno grave
Mandato a Ispra per mappatura siti da bonificare in Campania
17 settembre, 19:41
ROMA - "Il ritrovamento di un ennesimo interramento abusivo nei pressi di Casal di Principe conferma sia la gravità del fenomeno sia il fatto che, a prescindere da dichiarazioni pubbliche più o meno attendibili dei protagonisti di quelle ignobili azioni, l'attività della magistratura e delle forze dell'ordine persegue con continuità e senza sottovalutazioni". Così il ministro dell'Ambiente Andrea Orlando che ringrazia "in particolare i carabinieri del Noe che sia a livello nazionale che locale hanno condotto questa operazione con professionalità e rigore. Sono certo che nei prossimi giorni la stessa azione porterà a significativi risultati nella repressione dei roghi tossici che affliggono lo stesso territorio. Per dare continuità ed integrare il lavoro dei magistrati - conclude Orlando - ho dato mandato all'Ispra di portare a compimento l'attività di ricerca e di mappatura dei siti da bonificare".

Crisi: Grecia; Barroso, si vede luce alla fine del tunnel
Samaras, ripresa è imminente, abbiamo invertito trend recessione
17 settembre, 16:00
(ANSA) - BRUXELLES, 17 SET - ''In Grecia si vede la luce alla fine del tunnel: il sentimento economico è migliorato, il debito diminuisce e c'è un graduale ritorno alla crescita'': lo ha detto il presidente della Commissione Ue Josè Barroso al termine dell'incontro con il premier greco Antonis Samaras. Anche il premier ha sottolineato che ''per la prima volta siamo vicini al surplus primario, le previsioni sono migliori delle condizioni attuali, la ripresa è imminente e sta correggendo il trend dei sei anni di recessione''.

Croazia, mandato d'arresto sarà adeguato ma solo nel 2014
Ministro Giustizia Miljenic, emendamento Governo d'urgenza
17 settembre, 13:41
(ANSA) - ZAGABRIA - La Croazia adeguerà il mandato d'arresto alle direttive europee nei prossimi giorni, ma la nuova legge che abolirà la limitazione della validità degli arresti solo per i crimini commessi dopo il 2002 entrerà in vigore nel luglio del 2014. Lo ha annunciato il ministro della Giustizia croato, Orsat Miljenic, in un'intervista alla tv pubblica croata.
 ''L'emendamento sarà all'ordine del giorno del governo giovedì prossimo e sarà discusso e approvato in parlamento con procedura d'urgenza, nei prossimi giorni'', ha spiegato il ministro. ''Non credo ci saranno sanzioni contro la Croazia'', ha proseguito Miljenic, ricordando che Zagabria è dell' opinione che anche altri Paesi membri hanno introdotto la limitazione del mandato, la Slovenia e la Repubblica Ceca, e ''la Croazia chiede solo un trattamento eguale. Altri Paesi membri hanno messo tre o quattro anni per adeguare le loro leggi, uno addirittura dieci, e la Commissione non aveva reagito, e non vedo la ragione per cui i dieci mesi che servono alla Croazia per fare la stessa cosa dovrebbero rappresentare un problema'', ha concluso.

Bosnia: Bruxelles cancella 5 mln fondi, a rischio altri 9
Commissione Ue, responsabilità taglio aiuti è di politici
16 settembre, 15:13
(ANSA) - BRUXELLES - Cinque milioni di euro di fondi europei destinati alla Bosnia Erzegovina sono stati cancellati e altri nove milioni rischiano di fare la stessa fine. La conferma arriva dalla Commissione europea, che punta il dito contro i politici nazionali e la loro mancanza di volontà di realizzare il coordinamento necessario a livello amministrativo. ''Di recente la commissione di monitoraggio dei progetti realizzati tramite i fondi di pre-adesione ha dovuto cancellare due progetti nel settore agricolo per la Bosnia Erzegovina del valore di 5 milioni di euro, a causa della mancanza di un accordo interno sulle strutture incaricate di fare da tramite degli aiuti agricoli e per lo sviluppo rurale dell'Ue'' spiega Peter Stano, portavoce del commissario europeo all'allargamento, Stefan Fule. ''Per evitare casi simili in futuro, abbiamo bisogno di un meccanismo di coordinamento che funzioni bene in Bosnia Erzegovina'' precisa il portavoce, secondo cui ''a seconda degli sviluppi in diversi altri settori, non è improbabile che ulteriori progetti possano essere sospesi e più tardi forse cancellati''. ''Tutto questo è nelle mani dei politici, che hanno la responsabilità della decisione dell'Ue di ridurre gli aiuti'' è la chiara accusa rivolta dalla Commissione europea. Il tempo è ormai agli sgoccioli anche in vista della scadenza del primo ottobre, fissata dalla commissione di monitoraggio dei fondi europei di pre-adesione per raggiungere un accordo su altri 5 progetti, per un valore complessivo di 9 milioni di euro. Due progetti riguardano il sostegno alle Pmi e al turismo (4,5 milioni di euro), sospesi dallo scorso 26 luglio, altri due l'inclusione sociale (3 milioni di euro) e l'ultimo il rafforzamento del processo di pianificazione nazionale nel Paese (1,5 milioni di euro). (ANSA)

Bozen, oltrepadania nord. Gli Schützen: «Sabato in 5 mila a Merano per l’indipendenza dell’Alto Adige»
All’iniziativa dei cappelli piumati saranno presenti con propri stand Svp, Freiheitlichen, Sf, Bürger Union e Team Artioli
Presentata dagli Schützen la prima edizione di «Iatz, sen, adesso, now», la manifestazione che si terrà sabato a Merano con la partecipazione, con stand informativi, di diverse forze politiche altoatesine. Oltre alla destra tedesca - che sarà ovviamente in prima linea con Freiheitlichen, Südtiroler Freiheit e Bürger Union, hanno dato la loro adesione anche Volkspartei e Team Artioli. Al gazebo della Stella Alpina ci saranno tra gli altri Marta Stocker e il deputato Albrecht Plangger. Chiaro l’appello del comandante degli Schützen Elmar Thaler: «Solamente noi saremo 5 mila. Ma ci saranno centinaia di simpatizzanti e il nutrito programma della giornata prevede anche l’arrivo di ospiti da Fiandre, Catalogna, Paesi Baschi, Scozia, Tibet, Veneto, Friuli e Baviera. Cosa chiederemo? Rinnoveremo l’appello al distacco dall’Alto Adige. Mai come in questo periodo il tema è tornato di grande attualità».

Trst, oltrepadania est. La carica dei 3.500 tutti in sfilata per il Tlt
Tanta gente comune, folla ingrossata anche da indipendentisti veneti e da “fratelli” sloveni. «Territorio libero da Duino al fiume Quieto»
di Piero Rauber
Dicono che il Tlt non sia mai morto e che abbia 66 anni. Eppure non li dimostra proprio. Pare anzi una creatura appena nata. Mai 15 settembre - giorno in cui, nel ’47, entrò in vigore il Trattato di pace sancendo appunto il Tlt, il Territorio libero di Trieste - era stato celebrato prima di ieri da una simile fiumana di popolo: quattromila anime per gli organizzatori di Trieste Libera, mezzo migliaio in meno (circa 3.500 quindi) secondo la Questura. Come se la cicogna avesse svolazzato sopra le nostre teste da 59 anni (dal ritorno dell’Italia) tentando di planare adesso.
Bando ai paradossi, ieri pomeriggio in piazza i missionari del Tlt hanno fatto un pieno record dispensando convinzione, determinazione. Le fila triestine del serpentone rumoroso e scanzonato ma pacifico - partito poco prima delle cinque da sotto il monumento di Sissi davanti alla Stazione e sfilato per le Rive, corso Italia, via Carducci, via Valdirivo e via Roma fino a piazza della Borsa ai piedi del quartier generale del movimento - sono state ingrossate ancora da alcuni indipendentisti veneti ma soprattutto dai “fratelli” sloveni della Zona B. E infatti nel comizio finale di piazza della Borsa - inscenato in italiano e sloveno, ma a tratti pure in inglese e tedesco e, ovviamente, triestino - i capi di Trieste Libera che si sono alternati al microfono hanno precisato, fra le altre cose, che il Tlt non si ferma a Muggia: «Va da Duino al fiume Quieto», fino a Cittanova. Irredentismo “autonomo”, insomma. «Trieste si è svegliata», si è sentito risuonare dagli altoparlanti.
E ancora: «Non crediamo più alle balle che ci raccontano da sessant’anni. Ora la cupola della politica, dell’informazione e della magistratura si sta chiudendo a riccio. Hanno paura di noi, perché noi siamo nella legalità e loro ne sono fuori. Se abbiamo contro questa gentaglia, allora stiamo andando nella direzione giusta».
Ma facciamo un passo indietro. Al lungo corteo. Un fiume di bandiere alabardate e di slogan del tipo «Basta magnadora dall’Italia semo fora», o «Politici italiani da Trieste giù le mani». È durato due ore abbondanti. In mezzo a tantissima gente “comune”, si sono scorti sindacalisti cigiellini e operai della Ferriera (e non solo di quella), così come iscritti dell’Unione slovena e rappresentanti della minoranza del Carso (Carso dove in giornata erano spuntate bandiere con l’alabarda e la scritta bilingue “Tlt-Sto” tra cavalcavia sul raccordo e stradine di paese), eppoi l’assessore di Nesladek a Muggia e consigliere provinciale dell’Idv Fabio Longo, nonché il pioniere del leghismo triestino Paolo Polidori.
Un drone radiocomandato dagli stessi (tanti) giovani volontari di Trieste Libera, girovagava sopra le teste dei manifestanti, che puntavano verso l’alto le dita a mo’ di “v” di vittoria, o sventolavano la carta d’identità del Tlt al ritmo di “Tnt” degli Ac/Dc, diventata nell’occasione “Tlt”. In testa Roberto Giurastante, il guru dell’indipendentismo triestino, era sempre protetto da due robusti addetti del servizio d’ordine del movimento. È spettata a lui la chiusura del comizio in piazza della Borsa, quando ormai erano quasi le otto. «La nostra - ha detto Giurastante - è una battaglia per la legalità, una legalità che è stata determinata da trattati internazionali e non può essere cancellata dallo Stato italiano. Oggi è la nostra festa d’indipendenza ma la battaglia continua. E non verrà decisa nelle aule dei tribunali italiani bensì in quelle dei tribunali internazionali». Così Giurastante ha colto l’occasione - e che occasione migliore davanti a 3.500 crociati - per lanciare una «raccolta di fondi poiché la nostra battaglia dovrà fare nei prossimi mesi un salto di qualità. L’affermazione della nostra libertà ha un costo, la dobbiamo sostenere».
@PierRaub

Trst, oltrepadania est. «Statali al corteo del Tlt: è una contraddizione»
Il prefetto: libertà di pensiero nella legalità, ma il territorio come vivrebbe senza i soldi dell’Italia? Singolare la presenza di un assessore di Muggia
 di Corrado Barbacini
«Occorre una riflessione. Bisogna pensare, per esempio, che i pensionati ma soprattutto gli statali che domenica hanno manifestato ricevono la pensione dall’Inps o lo stipendio dallo Stato. Soldi che arrivano da Roma, non da Marte. Vorrei capire come potrebbe funzionare questa che per me è una contraddizione, come potrebbe vivere il territorio senza i soldi dello Stato italiano. La produzione locale può mantenere il territorio stesso?» Così parla il prefetto Francesca Adelaide Garufi all’indomani del corteo organizzato da Trieste Libera per chiedere la nascita del Tlt: corteo che ha visto sfilare (dati della Questura) 3.500 persone. Un movimento che lo Stato, attraverso il suo esponente sul territorio, sta «monitorando: guardiamo attentamente a quanto succede. Ho già informato gli organi centrali dello Stato». E però, chiarisce Garufi, «ritengo non si debba alzare i toni. Ognuno è libero di pensare come vuole finché lo fa nella legalità. Ogni idea ha diritto di cittadinanza. Finora ogni manifestazione si è svolta nella massima tranquillità. Non ci sono stati episodi particolari, se non le intemperanze davanti e dentro il Tribunale».
Sì al manifestare nella legalità, dunque. E però una cosa il prefetto sottolinea, riferendosi - senza citarlo - a Fabio Longo, assessore comunale di Muggia e consigliere provinciale (IdV) domenica in corteo: «È singolare che abbia partecipato al corteo un assessore di Muggia, che fa parte dell’Italia. A meno che non fosse lì per caso. Certo non poteva essere in rappresentanza dell’Amministrazione. In ogni caso il suo assegno arriva da Roma».
Tornando ai manifestanti, «non li riteniamo avversari dello Stato come movimento - continua Garufi -. L’orientamento è stato infatti quello di agire solo dove ci siano elementi di responsabilità personale, cioè quando il disconoscimento dello Stato abbia portato i singoli a infrangere le leggi. Ma se la situazione dovesse degenerare occorrerà agire in modo diverso».
Garufi “legge” così Trieste libera: «Credo sia stato determinante il disagio nato dalla crisi economica. Ma la linea è quella di non enfatizzare. L’obiettivo è dare risposte singole e puntuali per i casi specifici, come sta accadendo nei procedimenti davanti ai giudici, affrontati secondo le procedure. In Prefettura per esempio abbiamo risposto a impugnazioni di contravvenzioni al Codice della strada basate su questioni di incompetenza territoriale internazionale. Affrontiamo tutto con le armi della legalità e del diritto positivo. Ma è ovvio che non siamo indifferenti a quanto sta accadendo, sebbene vista da Roma la prospettiva cambi sostanzialmente. Poi - chiosa - è paradossale che si faccia ricorso al Tar, che è italiano, per dire che non si riconosce lo Stato italiano». «Mi rendo conto - insiste Garufi - che viviamo un momento particolare. Ma dove ci sono elementi che richiederanno l’intervento dello Stato, faremo tutti i passi necessari. La situazione è in evoluzione». Sul piano storico-istituzionale, nessun dubbio: «Già nel ’54 per motivi oggettivi il Tlt di fatto non si era costituito. Per questo non si può ipotizzare che ci sia oggi. Certe norme sono state travolte dai fatti successivi. Esistono svariati studi di diritto internazionale, ma è un ambito che non mi compete. Il compito mio e delle istituzioni è stare attenti e monitorare il fenomeno».

Rifiuti nocivi interrati a Casal di Principe
Indicati da un pentito del gruppo Schiavone
17 settembre, 19:11
CASAL DI PRINCIPE (CASERTA) - Alcuni fusti completamente sbriciolati, contenenti fanghi, forse frutto dei processi di depurazione industriali, sono stati trovati in via Sondrio a Casal di Principe (Caserta) dove sono in corso lavori coordinati dai Carabinieri ed eseguiti con l'aiuto dei vigili del fuoco e dei tecnici dell'Arpac. I rifiuti sono stati trovati in uno dei punti indicati da un collaboratore di giustizia del clan Schiavone, a una profondità di nove metri e a circa 4-5 metri di distanza dal punto dove si ritiene ci sia la falda acquifera.
 I fanghi saranno sottoposti a controlli per accertare se siano o meno radioattivi. Gli scavi proseguiranno perché si ritiene che non tutto il materiale interrato dalla camorra sia finora venuto alla luce. Infatti, secondo quanto trapelato sulle rivelazioni del pentito, nel terreno sarebbero interrati rifiuti, quasi certamente tossici, pari al contenuto di 20 camion di cui però il pentito non avrebbe saputo indicare la provenienza. Il pentito ha avviato da alcuni mesi la sua collaborazione con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli dicendo di aver guidato la ruspa usata per interrare i rifiuti. A quanto si è appreso, il pentito appartiene al gruppo Schiavone del clan di camorra dei Casalesi ed è stato arrestato nei mesi scorsi per estorsioni realizzate insieme con i figli del boss Francesco Schiavone, detto Sandokan. L'uomo ha rivelato di aver svolto per conto del clan l'attività di scavo alla guida di una ruspa. I rifiuti sarebbero stati nascosti nella zona all'inizio degli anni Novanta.
 I tecnici dell'Arpac stanno prelevando campioni di fango e terreno da sottoporre ad analisi, comprese quelle radioattive. Le attività di scavo si sono fermate, alla profondità di 10 metri e riprenderanno domani. Lo scavo è largo circa 4-5 metri.
 Il terreno di proprietà in parte pubblica e in parte privata, si trova davanti a una ludoteca per bambini, preventivamente fatta chiudere in vista delle operazioni, e vicino il mercato ortofrutticolo di Casal di Principe. L'area dove i vigili del fuoco hanno scavato con una ruspa, è delimitata da un muretto coperto da siepi dietro il quale, lungo una strada, c'è una discarica a cielo aperto, con rifiuti di ogni genere. Le abitazioni, quasi tutte villette, sorgono a poche decine di metri da questa discarica abusiva.
 A sovrintendere alle operazioni, i carabinieri del Nucleo Operativo di Casal di Principe, su delega dei pm Antimafia di Napoli Giovanni Conzo e Luigi Landolfi, e dal procuratore aggiunto Francesco Greco.
 Sul luogo degli scavi è giunto anche don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano (Napoli) che da tempo si batte contro i roghi di rifiuti e per le bonifiche nella cosiddetta "terra dei fuochi", tra le province di Napoli e Caserta.
Regione interessata a conoscere verità
 ''Desidero esprimere, anche a nome della Giunta regionale della Campania, un plauso ai Carabinieri, ai Vigili del Fuoco ed ai tecnici dell'Arpac per il lavoro che stanno svolgendo a Casal di Principe''. Così l'assessore regionale all'Ambiente Giovanni Romano. ''La Regione - sottolinea Romano - ha tutto l'interesse a conoscere la verità. Le strutture regionali seguono con la dovuta attenzione l'esito delle indagini. Siamo pronti, come sempre, a fare la nostra parte intervenendo con le operazioni di bonifica già previste nel Piano Regionale. E' evidente che di fronte ad un possibile aggravarsi del contesto, a seguito degli accertamenti, sarà necessario l'intervento del Governo per eliminare i danni ambientali e garantire la sicurezza dei cittadini. Considerata la sensibilità già dimostrata dal ministro Orlando siamo certi che, in questa eventualità, non saremo lasciati soli''.
Legambiente, Campania disseminata bombe inquinanti
 ''Una Campania disseminata di bombe inquinanti dove c'è chi paga con la vita il prezzo di queste attività criminali e chi si si arricchisce, a cominciare dalla camorra, ma non solo. Davanti a questo ecocidio, davanti a quel inferno di pattume siamo all'anno zero e di bonifiche nemmeno l'ombra. E' ora di decidere da che parte stare: la bonifica è prioritaria, primo punto non piu' rinviabile dell'agenda politica dove senza piu' alibi devono essere individuati tempi, risorse e modalità d'intervento per le attività di messa in sicurezza e bonifica''. Lo afferma Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania.

Orlando, ritrovamento fusti nocivi conferma fenomeno grave
Mandato a Ispra per mappatura siti da bonificare in Campania
17 settembre, 19:41
ROMA - "Il ritrovamento di un ennesimo interramento abusivo nei pressi di Casal di Principe conferma sia la gravità del fenomeno sia il fatto che, a prescindere da dichiarazioni pubbliche più o meno attendibili dei protagonisti di quelle ignobili azioni, l'attività della magistratura e delle forze dell'ordine persegue con continuità e senza sottovalutazioni". Così il ministro dell'Ambiente Andrea Orlando che ringrazia "in particolare i carabinieri del Noe che sia a livello nazionale che locale hanno condotto questa operazione con professionalità e rigore. Sono certo che nei prossimi giorni la stessa azione porterà a significativi risultati nella repressione dei roghi tossici che affliggono lo stesso territorio. Per dare continuità ed integrare il lavoro dei magistrati - conclude Orlando - ho dato mandato all'Ispra di portare a compimento l'attività di ricerca e di mappatura dei siti da bonificare".

Crisi: Grecia; Barroso, si vede luce alla fine del tunnel
Samaras, ripresa è imminente, abbiamo invertito trend recessione
17 settembre, 16:00
(ANSA) - BRUXELLES, 17 SET - ''In Grecia si vede la luce alla fine del tunnel: il sentimento economico è migliorato, il debito diminuisce e c'è un graduale ritorno alla crescita'': lo ha detto il presidente della Commissione Ue Josè Barroso al termine dell'incontro con il premier greco Antonis Samaras. Anche il premier ha sottolineato che ''per la prima volta siamo vicini al surplus primario, le previsioni sono migliori delle condizioni attuali, la ripresa è imminente e sta correggendo il trend dei sei anni di recessione''.

Croazia, mandato d'arresto sarà adeguato ma solo nel 2014
Ministro Giustizia Miljenic, emendamento Governo d'urgenza
17 settembre, 13:41
(ANSA) - ZAGABRIA - La Croazia adeguerà il mandato d'arresto alle direttive europee nei prossimi giorni, ma la nuova legge che abolirà la limitazione della validità degli arresti solo per i crimini commessi dopo il 2002 entrerà in vigore nel luglio del 2014. Lo ha annunciato il ministro della Giustizia croato, Orsat Miljenic, in un'intervista alla tv pubblica croata.
 ''L'emendamento sarà all'ordine del giorno del governo giovedì prossimo e sarà discusso e approvato in parlamento con procedura d'urgenza, nei prossimi giorni'', ha spiegato il ministro. ''Non credo ci saranno sanzioni contro la Croazia'', ha proseguito Miljenic, ricordando che Zagabria è dell' opinione che anche altri Paesi membri hanno introdotto la limitazione del mandato, la Slovenia e la Repubblica Ceca, e ''la Croazia chiede solo un trattamento eguale. Altri Paesi membri hanno messo tre o quattro anni per adeguare le loro leggi, uno addirittura dieci, e la Commissione non aveva reagito, e non vedo la ragione per cui i dieci mesi che servono alla Croazia per fare la stessa cosa dovrebbero rappresentare un problema'', ha concluso.

Bosnia: Bruxelles cancella 5 mln fondi, a rischio altri 9
Commissione Ue, responsabilità taglio aiuti è di politici
16 settembre, 15:13
(ANSA) - BRUXELLES - Cinque milioni di euro di fondi europei destinati alla Bosnia Erzegovina sono stati cancellati e altri nove milioni rischiano di fare la stessa fine. La conferma arriva dalla Commissione europea, che punta il dito contro i politici nazionali e la loro mancanza di volontà di realizzare il coordinamento necessario a livello amministrativo. ''Di recente la commissione di monitoraggio dei progetti realizzati tramite i fondi di pre-adesione ha dovuto cancellare due progetti nel settore agricolo per la Bosnia Erzegovina del valore di 5 milioni di euro, a causa della mancanza di un accordo interno sulle strutture incaricate di fare da tramite degli aiuti agricoli e per lo sviluppo rurale dell'Ue'' spiega Peter Stano, portavoce del commissario europeo all'allargamento, Stefan Fule. ''Per evitare casi simili in futuro, abbiamo bisogno di un meccanismo di coordinamento che funzioni bene in Bosnia Erzegovina'' precisa il portavoce, secondo cui ''a seconda degli sviluppi in diversi altri settori, non è improbabile che ulteriori progetti possano essere sospesi e più tardi forse cancellati''. ''Tutto questo è nelle mani dei politici, che hanno la responsabilità della decisione dell'Ue di ridurre gli aiuti'' è la chiara accusa rivolta dalla Commissione europea. Il tempo è ormai agli sgoccioli anche in vista della scadenza del primo ottobre, fissata dalla commissione di monitoraggio dei fondi europei di pre-adesione per raggiungere un accordo su altri 5 progetti, per un valore complessivo di 9 milioni di euro. Due progetti riguardano il sostegno alle Pmi e al turismo (4,5 milioni di euro), sospesi dallo scorso 26 luglio, altri due l'inclusione sociale (3 milioni di euro) e l'ultimo il rafforzamento del processo di pianificazione nazionale nel Paese (1,5 milioni di euro). (ANSA)

Bozen, oltrepadania nord. Gli Schützen: «Sabato in 5 mila a Merano per l’indipendenza dell’Alto Adige»
All’iniziativa dei cappelli piumati saranno presenti con propri stand Svp, Freiheitlichen, Sf, Bürger Union e Team Artioli
Presentata dagli Schützen la prima edizione di «Iatz, sen, adesso, now», la manifestazione che si terrà sabato a Merano con la partecipazione, con stand informativi, di diverse forze politiche altoatesine. Oltre alla destra tedesca - che sarà ovviamente in prima linea con Freiheitlichen, Südtiroler Freiheit e Bürger Union, hanno dato la loro adesione anche Volkspartei e Team Artioli. Al gazebo della Stella Alpina ci saranno tra gli altri Marta Stocker e il deputato Albrecht Plangger. Chiaro l’appello del comandante degli Schützen Elmar Thaler: «Solamente noi saremo 5 mila. Ma ci saranno centinaia di simpatizzanti e il nutrito programma della giornata prevede anche l’arrivo di ospiti da Fiandre, Catalogna, Paesi Baschi, Scozia, Tibet, Veneto, Friuli e Baviera. Cosa chiederemo? Rinnoveremo l’appello al distacco dall’Alto Adige. Mai come in questo periodo il tema è tornato di grande attualità».

Trst, oltrepadania est. La carica dei 3.500 tutti in sfilata per il Tlt
Tanta gente comune, folla ingrossata anche da indipendentisti veneti e da “fratelli” sloveni. «Territorio libero da Duino al fiume Quieto»
di Piero Rauber
Dicono che il Tlt non sia mai morto e che abbia 66 anni. Eppure non li dimostra proprio. Pare anzi una creatura appena nata. Mai 15 settembre - giorno in cui, nel ’47, entrò in vigore il Trattato di pace sancendo appunto il Tlt, il Territorio libero di Trieste - era stato celebrato prima di ieri da una simile fiumana di popolo: quattromila anime per gli organizzatori di Trieste Libera, mezzo migliaio in meno (circa 3.500 quindi) secondo la Questura. Come se la cicogna avesse svolazzato sopra le nostre teste da 59 anni (dal ritorno dell’Italia) tentando di planare adesso.
Bando ai paradossi, ieri pomeriggio in piazza i missionari del Tlt hanno fatto un pieno record dispensando convinzione, determinazione. Le fila triestine del serpentone rumoroso e scanzonato ma pacifico - partito poco prima delle cinque da sotto il monumento di Sissi davanti alla Stazione e sfilato per le Rive, corso Italia, via Carducci, via Valdirivo e via Roma fino a piazza della Borsa ai piedi del quartier generale del movimento - sono state ingrossate ancora da alcuni indipendentisti veneti ma soprattutto dai “fratelli” sloveni della Zona B. E infatti nel comizio finale di piazza della Borsa - inscenato in italiano e sloveno, ma a tratti pure in inglese e tedesco e, ovviamente, triestino - i capi di Trieste Libera che si sono alternati al microfono hanno precisato, fra le altre cose, che il Tlt non si ferma a Muggia: «Va da Duino al fiume Quieto», fino a Cittanova. Irredentismo “autonomo”, insomma. «Trieste si è svegliata», si è sentito risuonare dagli altoparlanti.
E ancora: «Non crediamo più alle balle che ci raccontano da sessant’anni. Ora la cupola della politica, dell’informazione e della magistratura si sta chiudendo a riccio. Hanno paura di noi, perché noi siamo nella legalità e loro ne sono fuori. Se abbiamo contro questa gentaglia, allora stiamo andando nella direzione giusta».
Ma facciamo un passo indietro. Al lungo corteo. Un fiume di bandiere alabardate e di slogan del tipo «Basta magnadora dall’Italia semo fora», o «Politici italiani da Trieste giù le mani». È durato due ore abbondanti. In mezzo a tantissima gente “comune”, si sono scorti sindacalisti cigiellini e operai della Ferriera (e non solo di quella), così come iscritti dell’Unione slovena e rappresentanti della minoranza del Carso (Carso dove in giornata erano spuntate bandiere con l’alabarda e la scritta bilingue “Tlt-Sto” tra cavalcavia sul raccordo e stradine di paese), eppoi l’assessore di Nesladek a Muggia e consigliere provinciale dell’Idv Fabio Longo, nonché il pioniere del leghismo triestino Paolo Polidori.
Un drone radiocomandato dagli stessi (tanti) giovani volontari di Trieste Libera, girovagava sopra le teste dei manifestanti, che puntavano verso l’alto le dita a mo’ di “v” di vittoria, o sventolavano la carta d’identità del Tlt al ritmo di “Tnt” degli Ac/Dc, diventata nell’occasione “Tlt”. In testa Roberto Giurastante, il guru dell’indipendentismo triestino, era sempre protetto da due robusti addetti del servizio d’ordine del movimento. È spettata a lui la chiusura del comizio in piazza della Borsa, quando ormai erano quasi le otto. «La nostra - ha detto Giurastante - è una battaglia per la legalità, una legalità che è stata determinata da trattati internazionali e non può essere cancellata dallo Stato italiano. Oggi è la nostra festa d’indipendenza ma la battaglia continua. E non verrà decisa nelle aule dei tribunali italiani bensì in quelle dei tribunali internazionali». Così Giurastante ha colto l’occasione - e che occasione migliore davanti a 3.500 crociati - per lanciare una «raccolta di fondi poiché la nostra battaglia dovrà fare nei prossimi mesi un salto di qualità. L’affermazione della nostra libertà ha un costo, la dobbiamo sostenere».
@PierRaub

Trst, oltrepadania est. «Statali al corteo del Tlt: è una contraddizione»
Il prefetto: libertà di pensiero nella legalità, ma il territorio come vivrebbe senza i soldi dell’Italia? Singolare la presenza di un assessore di Muggia
 di Corrado Barbacini
«Occorre una riflessione. Bisogna pensare, per esempio, che i pensionati ma soprattutto gli statali che domenica hanno manifestato ricevono la pensione dall’Inps o lo stipendio dallo Stato. Soldi che arrivano da Roma, non da Marte. Vorrei capire come potrebbe funzionare questa che per me è una contraddizione, come potrebbe vivere il territorio senza i soldi dello Stato italiano. La produzione locale può mantenere il territorio stesso?» Così parla il prefetto Francesca Adelaide Garufi all’indomani del corteo organizzato da Trieste Libera per chiedere la nascita del Tlt: corteo che ha visto sfilare (dati della Questura) 3.500 persone. Un movimento che lo Stato, attraverso il suo esponente sul territorio, sta «monitorando: guardiamo attentamente a quanto succede. Ho già informato gli organi centrali dello Stato». E però, chiarisce Garufi, «ritengo non si debba alzare i toni. Ognuno è libero di pensare come vuole finché lo fa nella legalità. Ogni idea ha diritto di cittadinanza. Finora ogni manifestazione si è svolta nella massima tranquillità. Non ci sono stati episodi particolari, se non le intemperanze davanti e dentro il Tribunale».
Sì al manifestare nella legalità, dunque. E però una cosa il prefetto sottolinea, riferendosi - senza citarlo - a Fabio Longo, assessore comunale di Muggia e consigliere provinciale (IdV) domenica in corteo: «È singolare che abbia partecipato al corteo un assessore di Muggia, che fa parte dell’Italia. A meno che non fosse lì per caso. Certo non poteva essere in rappresentanza dell’Amministrazione. In ogni caso il suo assegno arriva da Roma».
Tornando ai manifestanti, «non li riteniamo avversari dello Stato come movimento - continua Garufi -. L’orientamento è stato infatti quello di agire solo dove ci siano elementi di responsabilità personale, cioè quando il disconoscimento dello Stato abbia portato i singoli a infrangere le leggi. Ma se la situazione dovesse degenerare occorrerà agire in modo diverso».
Garufi “legge” così Trieste libera: «Credo sia stato determinante il disagio nato dalla crisi economica. Ma la linea è quella di non enfatizzare. L’obiettivo è dare risposte singole e puntuali per i casi specifici, come sta accadendo nei procedimenti davanti ai giudici, affrontati secondo le procedure. In Prefettura per esempio abbiamo risposto a impugnazioni di contravvenzioni al Codice della strada basate su questioni di incompetenza territoriale internazionale. Affrontiamo tutto con le armi della legalità e del diritto positivo. Ma è ovvio che non siamo indifferenti a quanto sta accadendo, sebbene vista da Roma la prospettiva cambi sostanzialmente. Poi - chiosa - è paradossale che si faccia ricorso al Tar, che è italiano, per dire che non si riconosce lo Stato italiano». «Mi rendo conto - insiste Garufi - che viviamo un momento particolare. Ma dove ci sono elementi che richiederanno l’intervento dello Stato, faremo tutti i passi necessari. La situazione è in evoluzione». Sul piano storico-istituzionale, nessun dubbio: «Già nel ’54 per motivi oggettivi il Tlt di fatto non si era costituito. Per questo non si può ipotizzare che ci sia oggi. Certe norme sono state travolte dai fatti successivi. Esistono svariati studi di diritto internazionale, ma è un ambito che non mi compete. Il compito mio e delle istituzioni è stare attenti e monitorare il fenomeno».

Rifiuti nocivi interrati a Casal di Principe
Indicati da un pentito del gruppo Schiavone
17 settembre, 19:11
CASAL DI PRINCIPE (CASERTA) - Alcuni fusti completamente sbriciolati, contenenti fanghi, forse frutto dei processi di depurazione industriali, sono stati trovati in via Sondrio a Casal di Principe (Caserta) dove sono in corso lavori coordinati dai Carabinieri ed eseguiti con l'aiuto dei vigili del fuoco e dei tecnici dell'Arpac. I rifiuti sono stati trovati in uno dei punti indicati da un collaboratore di giustizia del clan Schiavone, a una profondità di nove metri e a circa 4-5 metri di distanza dal punto dove si ritiene ci sia la falda acquifera.
 I fanghi saranno sottoposti a controlli per accertare se siano o meno radioattivi. Gli scavi proseguiranno perché si ritiene che non tutto il materiale interrato dalla camorra sia finora venuto alla luce. Infatti, secondo quanto trapelato sulle rivelazioni del pentito, nel terreno sarebbero interrati rifiuti, quasi certamente tossici, pari al contenuto di 20 camion di cui però il pentito non avrebbe saputo indicare la provenienza. Il pentito ha avviato da alcuni mesi la sua collaborazione con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli dicendo di aver guidato la ruspa usata per interrare i rifiuti. A quanto si è appreso, il pentito appartiene al gruppo Schiavone del clan di camorra dei Casalesi ed è stato arrestato nei mesi scorsi per estorsioni realizzate insieme con i figli del boss Francesco Schiavone, detto Sandokan. L'uomo ha rivelato di aver svolto per conto del clan l'attività di scavo alla guida di una ruspa. I rifiuti sarebbero stati nascosti nella zona all'inizio degli anni Novanta.
 I tecnici dell'Arpac stanno prelevando campioni di fango e terreno da sottoporre ad analisi, comprese quelle radioattive. Le attività di scavo si sono fermate, alla profondità di 10 metri e riprenderanno domani. Lo scavo è largo circa 4-5 metri.
 Il terreno di proprietà in parte pubblica e in parte privata, si trova davanti a una ludoteca per bambini, preventivamente fatta chiudere in vista delle operazioni, e vicino il mercato ortofrutticolo di Casal di Principe. L'area dove i vigili del fuoco hanno scavato con una ruspa, è delimitata da un muretto coperto da siepi dietro il quale, lungo una strada, c'è una discarica a cielo aperto, con rifiuti di ogni genere. Le abitazioni, quasi tutte villette, sorgono a poche decine di metri da questa discarica abusiva.
 A sovrintendere alle operazioni, i carabinieri del Nucleo Operativo di Casal di Principe, su delega dei pm Antimafia di Napoli Giovanni Conzo e Luigi Landolfi, e dal procuratore aggiunto Francesco Greco.
 Sul luogo degli scavi è giunto anche don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano (Napoli) che da tempo si batte contro i roghi di rifiuti e per le bonifiche nella cosiddetta "terra dei fuochi", tra le province di Napoli e Caserta.
Regione interessata a conoscere verità
 ''Desidero esprimere, anche a nome della Giunta regionale della Campania, un plauso ai Carabinieri, ai Vigili del Fuoco ed ai tecnici dell'Arpac per il lavoro che stanno svolgendo a Casal di Principe''. Così l'assessore regionale all'Ambiente Giovanni Romano. ''La Regione - sottolinea Romano - ha tutto l'interesse a conoscere la verità. Le strutture regionali seguono con la dovuta attenzione l'esito delle indagini. Siamo pronti, come sempre, a fare la nostra parte intervenendo con le operazioni di bonifica già previste nel Piano Regionale. E' evidente che di fronte ad un possibile aggravarsi del contesto, a seguito degli accertamenti, sarà necessario l'intervento del Governo per eliminare i danni ambientali e garantire la sicurezza dei cittadini. Considerata la sensibilità già dimostrata dal ministro Orlando siamo certi che, in questa eventualità, non saremo lasciati soli''.
Legambiente, Campania disseminata bombe inquinanti
 ''Una Campania disseminata di bombe inquinanti dove c'è chi paga con la vita il prezzo di queste attività criminali e chi si si arricchisce, a cominciare dalla camorra, ma non solo. Davanti a questo ecocidio, davanti a quel inferno di pattume siamo all'anno zero e di bonifiche nemmeno l'ombra. E' ora di decidere da che parte stare: la bonifica è prioritaria, primo punto non piu' rinviabile dell'agenda politica dove senza piu' alibi devono essere individuati tempi, risorse e modalità d'intervento per le attività di messa in sicurezza e bonifica''. Lo afferma Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania.

Orlando, ritrovamento fusti nocivi conferma fenomeno grave
Mandato a Ispra per mappatura siti da bonificare in Campania
17 settembre, 19:41
ROMA - "Il ritrovamento di un ennesimo interramento abusivo nei pressi di Casal di Principe conferma sia la gravità del fenomeno sia il fatto che, a prescindere da dichiarazioni pubbliche più o meno attendibili dei protagonisti di quelle ignobili azioni, l'attività della magistratura e delle forze dell'ordine persegue con continuità e senza sottovalutazioni". Così il ministro dell'Ambiente Andrea Orlando che ringrazia "in particolare i carabinieri del Noe che sia a livello nazionale che locale hanno condotto questa operazione con professionalità e rigore. Sono certo che nei prossimi giorni la stessa azione porterà a significativi risultati nella repressione dei roghi tossici che affliggono lo stesso territorio. Per dare continuità ed integrare il lavoro dei magistrati - conclude Orlando - ho dato mandato all'Ispra di portare a compimento l'attività di ricerca e di mappatura dei siti da bonificare".

Crisi: Grecia; Barroso, si vede luce alla fine del tunnel
Samaras, ripresa è imminente, abbiamo invertito trend recessione
17 settembre, 16:00
(ANSA) - BRUXELLES, 17 SET - ''In Grecia si vede la luce alla fine del tunnel: il sentimento economico è migliorato, il debito diminuisce e c'è un graduale ritorno alla crescita'': lo ha detto il presidente della Commissione Ue Josè Barroso al termine dell'incontro con il premier greco Antonis Samaras. Anche il premier ha sottolineato che ''per la prima volta siamo vicini al surplus primario, le previsioni sono migliori delle condizioni attuali, la ripresa è imminente e sta correggendo il trend dei sei anni di recessione''.

Croazia, mandato d'arresto sarà adeguato ma solo nel 2014
Ministro Giustizia Miljenic, emendamento Governo d'urgenza
17 settembre, 13:41
(ANSA) - ZAGABRIA - La Croazia adeguerà il mandato d'arresto alle direttive europee nei prossimi giorni, ma la nuova legge che abolirà la limitazione della validità degli arresti solo per i crimini commessi dopo il 2002 entrerà in vigore nel luglio del 2014. Lo ha annunciato il ministro della Giustizia croato, Orsat Miljenic, in un'intervista alla tv pubblica croata.
 ''L'emendamento sarà all'ordine del giorno del governo giovedì prossimo e sarà discusso e approvato in parlamento con procedura d'urgenza, nei prossimi giorni'', ha spiegato il ministro. ''Non credo ci saranno sanzioni contro la Croazia'', ha proseguito Miljenic, ricordando che Zagabria è dell' opinione che anche altri Paesi membri hanno introdotto la limitazione del mandato, la Slovenia e la Repubblica Ceca, e ''la Croazia chiede solo un trattamento eguale. Altri Paesi membri hanno messo tre o quattro anni per adeguare le loro leggi, uno addirittura dieci, e la Commissione non aveva reagito, e non vedo la ragione per cui i dieci mesi che servono alla Croazia per fare la stessa cosa dovrebbero rappresentare un problema'', ha concluso.

Bosnia: Bruxelles cancella 5 mln fondi, a rischio altri 9
Commissione Ue, responsabilità taglio aiuti è di politici
16 settembre, 15:13
(ANSA) - BRUXELLES - Cinque milioni di euro di fondi europei destinati alla Bosnia Erzegovina sono stati cancellati e altri nove milioni rischiano di fare la stessa fine. La conferma arriva dalla Commissione europea, che punta il dito contro i politici nazionali e la loro mancanza di volontà di realizzare il coordinamento necessario a livello amministrativo. ''Di recente la commissione di monitoraggio dei progetti realizzati tramite i fondi di pre-adesione ha dovuto cancellare due progetti nel settore agricolo per la Bosnia Erzegovina del valore di 5 milioni di euro, a causa della mancanza di un accordo interno sulle strutture incaricate di fare da tramite degli aiuti agricoli e per lo sviluppo rurale dell'Ue'' spiega Peter Stano, portavoce del commissario europeo all'allargamento, Stefan Fule. ''Per evitare casi simili in futuro, abbiamo bisogno di un meccanismo di coordinamento che funzioni bene in Bosnia Erzegovina'' precisa il portavoce, secondo cui ''a seconda degli sviluppi in diversi altri settori, non è improbabile che ulteriori progetti possano essere sospesi e più tardi forse cancellati''. ''Tutto questo è nelle mani dei politici, che hanno la responsabilità della decisione dell'Ue di ridurre gli aiuti'' è la chiara accusa rivolta dalla Commissione europea. Il tempo è ormai agli sgoccioli anche in vista della scadenza del primo ottobre, fissata dalla commissione di monitoraggio dei fondi europei di pre-adesione per raggiungere un accordo su altri 5 progetti, per un valore complessivo di 9 milioni di euro. Due progetti riguardano il sostegno alle Pmi e al turismo (4,5 milioni di euro), sospesi dallo scorso 26 luglio, altri due l'inclusione sociale (3 milioni di euro) e l'ultimo il rafforzamento del processo di pianificazione nazionale nel Paese (1,5 milioni di euro). (ANSA)

Bozen, oltrepadania nord. Gli Schützen: «Sabato in 5 mila a Merano per l’indipendenza dell’Alto Adige»
All’iniziativa dei cappelli piumati saranno presenti con propri stand Svp, Freiheitlichen, Sf, Bürger Union e Team Artioli
Presentata dagli Schützen la prima edizione di «Iatz, sen, adesso, now», la manifestazione che si terrà sabato a Merano con la partecipazione, con stand informativi, di diverse forze politiche altoatesine. Oltre alla destra tedesca - che sarà ovviamente in prima linea con Freiheitlichen, Südtiroler Freiheit e Bürger Union, hanno dato la loro adesione anche Volkspartei e Team Artioli. Al gazebo della Stella Alpina ci saranno tra gli altri Marta Stocker e il deputato Albrecht Plangger. Chiaro l’appello del comandante degli Schützen Elmar Thaler: «Solamente noi saremo 5 mila. Ma ci saranno centinaia di simpatizzanti e il nutrito programma della giornata prevede anche l’arrivo di ospiti da Fiandre, Catalogna, Paesi Baschi, Scozia, Tibet, Veneto, Friuli e Baviera. Cosa chiederemo? Rinnoveremo l’appello al distacco dall’Alto Adige. Mai come in questo periodo il tema è tornato di grande attualità».

Trst, oltrepadania est. La carica dei 3.500 tutti in sfilata per il Tlt
Tanta gente comune, folla ingrossata anche da indipendentisti veneti e da “fratelli” sloveni. «Territorio libero da Duino al fiume Quieto»
di Piero Rauber
Dicono che il Tlt non sia mai morto e che abbia 66 anni. Eppure non li dimostra proprio. Pare anzi una creatura appena nata. Mai 15 settembre - giorno in cui, nel ’47, entrò in vigore il Trattato di pace sancendo appunto il Tlt, il Territorio libero di Trieste - era stato celebrato prima di ieri da una simile fiumana di popolo: quattromila anime per gli organizzatori di Trieste Libera, mezzo migliaio in meno (circa 3.500 quindi) secondo la Questura. Come se la cicogna avesse svolazzato sopra le nostre teste da 59 anni (dal ritorno dell’Italia) tentando di planare adesso.
Bando ai paradossi, ieri pomeriggio in piazza i missionari del Tlt hanno fatto un pieno record dispensando convinzione, determinazione. Le fila triestine del serpentone rumoroso e scanzonato ma pacifico - partito poco prima delle cinque da sotto il monumento di Sissi davanti alla Stazione e sfilato per le Rive, corso Italia, via Carducci, via Valdirivo e via Roma fino a piazza della Borsa ai piedi del quartier generale del movimento - sono state ingrossate ancora da alcuni indipendentisti veneti ma soprattutto dai “fratelli” sloveni della Zona B. E infatti nel comizio finale di piazza della Borsa - inscenato in italiano e sloveno, ma a tratti pure in inglese e tedesco e, ovviamente, triestino - i capi di Trieste Libera che si sono alternati al microfono hanno precisato, fra le altre cose, che il Tlt non si ferma a Muggia: «Va da Duino al fiume Quieto», fino a Cittanova. Irredentismo “autonomo”, insomma. «Trieste si è svegliata», si è sentito risuonare dagli altoparlanti.
E ancora: «Non crediamo più alle balle che ci raccontano da sessant’anni. Ora la cupola della politica, dell’informazione e della magistratura si sta chiudendo a riccio. Hanno paura di noi, perché noi siamo nella legalità e loro ne sono fuori. Se abbiamo contro questa gentaglia, allora stiamo andando nella direzione giusta».
Ma facciamo un passo indietro. Al lungo corteo. Un fiume di bandiere alabardate e di slogan del tipo «Basta magnadora dall’Italia semo fora», o «Politici italiani da Trieste giù le mani». È durato due ore abbondanti. In mezzo a tantissima gente “comune”, si sono scorti sindacalisti cigiellini e operai della Ferriera (e non solo di quella), così come iscritti dell’Unione slovena e rappresentanti della minoranza del Carso (Carso dove in giornata erano spuntate bandiere con l’alabarda e la scritta bilingue “Tlt-Sto” tra cavalcavia sul raccordo e stradine di paese), eppoi l’assessore di Nesladek a Muggia e consigliere provinciale dell’Idv Fabio Longo, nonché il pioniere del leghismo triestino Paolo Polidori.
Un drone radiocomandato dagli stessi (tanti) giovani volontari di Trieste Libera, girovagava sopra le teste dei manifestanti, che puntavano verso l’alto le dita a mo’ di “v” di vittoria, o sventolavano la carta d’identità del Tlt al ritmo di “Tnt” degli Ac/Dc, diventata nell’occasione “Tlt”. In testa Roberto Giurastante, il guru dell’indipendentismo triestino, era sempre protetto da due robusti addetti del servizio d’ordine del movimento. È spettata a lui la chiusura del comizio in piazza della Borsa, quando ormai erano quasi le otto. «La nostra - ha detto Giurastante - è una battaglia per la legalità, una legalità che è stata determinata da trattati internazionali e non può essere cancellata dallo Stato italiano. Oggi è la nostra festa d’indipendenza ma la battaglia continua. E non verrà decisa nelle aule dei tribunali italiani bensì in quelle dei tribunali internazionali». Così Giurastante ha colto l’occasione - e che occasione migliore davanti a 3.500 crociati - per lanciare una «raccolta di fondi poiché la nostra battaglia dovrà fare nei prossimi mesi un salto di qualità. L’affermazione della nostra libertà ha un costo, la dobbiamo sostenere».
@PierRaub

Trst, oltrepadania est. «Statali al corteo del Tlt: è una contraddizione»
Il prefetto: libertà di pensiero nella legalità, ma il territorio come vivrebbe senza i soldi dell’Italia? Singolare la presenza di un assessore di Muggia
 di Corrado Barbacini
«Occorre una riflessione. Bisogna pensare, per esempio, che i pensionati ma soprattutto gli statali che domenica hanno manifestato ricevono la pensione dall’Inps o lo stipendio dallo Stato. Soldi che arrivano da Roma, non da Marte. Vorrei capire come potrebbe funzionare questa che per me è una contraddizione, come potrebbe vivere il territorio senza i soldi dello Stato italiano. La produzione locale può mantenere il territorio stesso?» Così parla il prefetto Francesca Adelaide Garufi all’indomani del corteo organizzato da Trieste Libera per chiedere la nascita del Tlt: corteo che ha visto sfilare (dati della Questura) 3.500 persone. Un movimento che lo Stato, attraverso il suo esponente sul territorio, sta «monitorando: guardiamo attentamente a quanto succede. Ho già informato gli organi centrali dello Stato». E però, chiarisce Garufi, «ritengo non si debba alzare i toni. Ognuno è libero di pensare come vuole finché lo fa nella legalità. Ogni idea ha diritto di cittadinanza. Finora ogni manifestazione si è svolta nella massima tranquillità. Non ci sono stati episodi particolari, se non le intemperanze davanti e dentro il Tribunale».
Sì al manifestare nella legalità, dunque. E però una cosa il prefetto sottolinea, riferendosi - senza citarlo - a Fabio Longo, assessore comunale di Muggia e consigliere provinciale (IdV) domenica in corteo: «È singolare che abbia partecipato al corteo un assessore di Muggia, che fa parte dell’Italia. A meno che non fosse lì per caso. Certo non poteva essere in rappresentanza dell’Amministrazione. In ogni caso il suo assegno arriva da Roma».
Tornando ai manifestanti, «non li riteniamo avversari dello Stato come movimento - continua Garufi -. L’orientamento è stato infatti quello di agire solo dove ci siano elementi di responsabilità personale, cioè quando il disconoscimento dello Stato abbia portato i singoli a infrangere le leggi. Ma se la situazione dovesse degenerare occorrerà agire in modo diverso».
Garufi “legge” così Trieste libera: «Credo sia stato determinante il disagio nato dalla crisi economica. Ma la linea è quella di non enfatizzare. L’obiettivo è dare risposte singole e puntuali per i casi specifici, come sta accadendo nei procedimenti davanti ai giudici, affrontati secondo le procedure. In Prefettura per esempio abbiamo risposto a impugnazioni di contravvenzioni al Codice della strada basate su questioni di incompetenza territoriale internazionale. Affrontiamo tutto con le armi della legalità e del diritto positivo. Ma è ovvio che non siamo indifferenti a quanto sta accadendo, sebbene vista da Roma la prospettiva cambi sostanzialmente. Poi - chiosa - è paradossale che si faccia ricorso al Tar, che è italiano, per dire che non si riconosce lo Stato italiano». «Mi rendo conto - insiste Garufi - che viviamo un momento particolare. Ma dove ci sono elementi che richiederanno l’intervento dello Stato, faremo tutti i passi necessari. La situazione è in evoluzione». Sul piano storico-istituzionale, nessun dubbio: «Già nel ’54 per motivi oggettivi il Tlt di fatto non si era costituito. Per questo non si può ipotizzare che ci sia oggi. Certe norme sono state travolte dai fatti successivi. Esistono svariati studi di diritto internazionale, ma è un ambito che non mi compete. Il compito mio e delle istituzioni è stare attenti e monitorare il fenomeno».


Nessun commento: