Ilva, le accuse dell’Europa dossier della
Commissione su diossina e discariche
Metano, la svolta ”pulita” dell’Ilva
Istat: retribuzioni agosto +1,5% su anno
Crisi: Draghi, ripresa lenta nell'Eurozona;
disoccupazione alta
Ungheria, Orban conferma nazionalizzazione
società energia
Aumenta grano estero «Coltivatori lucani
ridotti sul lastrico»
LAVELLO - «L’arrivo pressochè giornaliero
al porto di Bari di grano di origine estera (Ucraina, Kazakhistan, Australia,
Canada) sta strozzando i produttori cerealicoli lucani». E’ l ‘allarme lanciato
dal Gie (Gruppo Interesse Economico) cerealicolo aderente alla Cia e dalla
Cooperativa Unità Contadina alla quale aderiscono un migliaio di cerealicoltori
di Lavello, Melfi e Venosa, con una produzione di circa 200 mila quintali di
grano l’anno.
«Accade in queste settimane – spiega Maurizio
Carretta presidente di Unità Contadina – che il grano canadese classificato
numero tre, a differenza dei nostri parametri qualitativi, da considerare di
qualità “media” è quotato a 30 euro al quintale contro i 25,5 euro al quintale
del nostro grano che risponde a qualità decisamente migliori, perché
classificato con 12 proteine e peso specifico 80. Le quotazioni del grano del
lavellese-melfese-venosino sono persino al di sotto di quelle dei listini delle
borse pugliesi e nazionali di grano-cereali».
«La
situazione – continua Carretta – è diventata insostenibile perché noi della
struttura di conferimento siamo costretti a rimetterci per tenere fede
all’impegno economico con i nostri associati. Le istituzioni devono intervenire
almeno garantendo lo stesso prezzo del nostro grano con quello estero e per
vigilare sui signori dei molini e della pasta che volteggiamo come avvoltoi
sulle nostre teste, uccidendo il granaio della Basilicata».
«Ormai nella pasta italiana – dice Lomio,
produttore cerealicolo del Vulture - vengono impiegati grani duri per il 70% di
origine estera (Ucraina, Kazakhistan, Australia, Canada), con seri problemi di qualità
e sanità del prodotto, come emerge da alcuni processi in corso contro alcuni
importatori. Abbiamo bisogno di combattere senza tregua l'economia dell'inganno
con un sistema coordinato e pianificato dei controlli. E' necessaria a livello
regionale e nazionale una cabina di regia con tutti i soggetti preposti ai
controlli e le organizzazioni professionali agricole per affrontare in maniera
seria il grave problema delle importazioni illegittime e il falso made in
Italy. Chiediamo al governo regionale e nazionale un tavolo interprofessionale
per regolare il mercato».
«Ma
– evidenzia Nisi – malgrado i segnali di ripresa dello scorso anno, l’Italia ha
prodotto il 6,5% in meno. Si tratta di una diminuzione di circa 250mila ettari.
Occorre dunque arrestare il declino della produzione di grano duro italiano, se
vogliamo garantire prospettive produttive e di reddito al sud Italia e
soprattutto tutelare il “made in Italy” della pasta, dato che oggi l’industria
è arrivata ad approvvigionarsi all’estero per il 50% del proprio fabbisogno ed
è necessario salvaguardare l’utilizzo delle sementi certificate, strumento
insostituibile per incrementare la produttività e il miglioramento
qualitativo».
La
Cia rivendica l’adozione del Piano Cerealicolo Regionale in sinergia con il
Piano nazionale.
Ilva, le accuse dell’Europa dossier della
Commissione su diossina e discariche
di FRANCESCO CASULA
TARANTO - Dalle pecore contaminate dalla
diossina, alle aiuole vietate ai bambini. Dal piombo nelle urine, all’emergenza
benzo(a)pirene, fino al divieto temporaneo di seppellire e riesumare i cadaveri
al cimitero. C’è tutto questo e anche di più nel dossier al vaglio della
Commissione Europea che potrebbe aprire nei prossimi giorni una procedura di
infrazione nei confronti dell’Italia, nata dalla denuncia di Peacelink e Fondo
antidiossina onlus, per non aver obbligato l’Ilva a rispettare le leggi europee
sulla salvaguardia ambientale. Dal 2012 a oggi, infatti, a Bruxelles sono
giunti quasi quotidianamente una serie di rapporti dettagliati sull’emergenza
ambientale e sanitaria: esito delle indagini, iniziative del Governo, i
risultati di analisi che hanno scatenato le polemiche degli ultimi due anni.
Nelle carte ci sono soprattutto i risultati delle maxi perizie disposte dal
giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco. Sia la relazione
ambientale che quella epidemiologica sono state tradotte in inglese e
puntualmente spedite alla commissione ambiente. Non solo. A Bruxelles sono
giunti anche i protocolli di intesa firmati negli anni dalle istituzioni locali
con l’azienda: quegli accordi, insomma, che la procura di Taranto ha definito
una «colossale presa in giro».
Tutto comincia il 26 marzo 2012 quando la
struttura di missione per le procedure di infrazione presso il Dipartimento
delle politiche europee di Palazzo Chigi rende nota la richiesta giunta dalla
Ue. Inizia così un carteggio particolarmente fitto. Con l’ultima missiva, dello
scorso 8 luglio, Bruxelles chiede chiarimenti sul decreto «salva Ilva bis» con
il quale viene nominato commissario Enrico Bondi. In particolare la Commissione
chiede «di confermare» se il «piano ambientale» degli esperti e il «piano
industriale» formulato da Bondi sono stati adottati. Non solo. L’Europa vuole
sapere in che modo questi piani «garantiranno la protezione dell’ambiente e
della salute» e il rispetto dell’Aia e poi aggiunge «con rammarico che i
risultati del monitoraggio delle emissioni (diverse dalle diossine) provenienti
dall’impianto Ilva ne corso del 2012 sono ancora in fase di convalida». Infine
l’Europa chiede anche di sapere se la sanzione imposta dall’Ispra per la
violazione delle prescrizioni Aia sia stata «applicata correttamente» e quali
siano le «condizioni» che «non sono attualmente soddisfatte». Risposte che il
Governo dovrebbe aver inviato entro il 29 luglio, ma di cui – per via della
soppressione del Garante Ilva - non vi sono tracce al momento. In ogni caso il
piano di interventi e quello ambientale non sono neppure stati presentati, la
sanzione dell’Ispra non è stata applicata e l’adeguamento completo alle
prescrizioni Aia è ancora lontano. Forse basterebbe questo a giustificare la
procedura di infrazione. Eppure c’è chi, come l’ex ministro Corrado Clini,
rassicura: «l'autorizzazione che ho firmato il 26 ottobre 2012 – ha dichiarato
ieri al Messaggero - rispetta in maniera rigorosa le procedure europee, anzi
anticipa i tempi previsti dalla stessa Commissione per l’aggiornamento
tecnologico degli impianti siderurgici. L’Italia non solo è a posto, ma ha
addirittura anticipato i tempi».
Metano, la svolta ”pulita” dell’Ilva
di Pierpaolo D'Auria
Si chiama metano la
svolta dell’Ilva del commissario Enrico Bondi e del sub commissario Edo Ronchi.
È questo il piano che ha in testa il commissario Bondi: meno utilizzo di
carbone e più shalegas per ottenere un abbattimento significativo di emissioni
di anidride carbonica (che dovrebbe assestarsi intorno al 60%), di ipa (gli
idrocarburi policiclici aromatici) e l’ulteriore abbassamento dei livelli dei
parchi minerali. Ovvero, si tratterebbe di utilizzare ferro preridotto con
metano.
Una vera e propria rivoluzione, annunciata,
anche se non in tutti i dettagli tecnici, dal sub commissario Ronchi ai
componenti la commissione Ambiente del Comune di Taranto nel corso
dell’incontro di giovedì scorso. La sperimentazione sarebbe già in corso
all’interno della grande fabbrica necessaria per verificare se gli impianti
sono compatibili con la nuova tecnologia e con il nuovo processo produttivo. Se
così fosse, Ilva potrebbe accantonare definitivamente l’utilizzo del carbon
coke, con visibili miglioramenti delle condizioni ambientali. La produttività,
sul versante industriale, dell’acciaieria rimarrebbe inalterata anzi, quella
degli altiforni potrebbe subire un sostanziale incremento. Sperimentazione che
sarà estesa agli altiforni per la produzione complessiva di 2 milioni di
tonnellate di acciaio senza l’impiego dell’agglomerato, dove vengono preparati
gli agglomerati di ferro, e delle cokerie.
Quello dell’utilizzo del metano è una strada
che anche altre realtà produttive stanno percorrendo. Austria e Stati Uniti si
sono incamminati su questa strada. L’eventuale riorganizzazione industriale
dovrebbe essere ricompresa nella cifra di due milairdi e mezzo di euro prevista
per l’attuazione delle prescrizioni dell’Aia.
Ma c’è anche un piano B ed è costituito dal
viaggio che Bondi e Ronchi si apprestano a fare a Duisburg, i prossimi 7 e 8
ottobre come anticipato nei giorni scorsi dal Corriere. Nella città situata nel
Land del Renania Settentrionale-Vestfalia, nella parte occidentale della Ruhr,
va proprio nella direzione di rendersi conto di come lo stabilimento della
Thyssen Group è riuscito, sostituendo interamente le cokerie. Questo ha portato
ad un abbattimento sostanziale delle emissioni nocive.
Ma quanto anticipato dal sub commissario
Ronchi trova d’accordo fino ad un certo punto il circolo Peppino Impastato di
Rifondazione comunista. Se da un lato, infatti, l’impatto sull’ambiente è
notevolemnte ridotto, dall’altro la contrazione delle attività di cokeria e
agglomerato, nonché l’eventuale incremento della produttività degli altoforni,
«avrebbe come esito il fermo definitivo di pezzi interi di quei reparti, con
conseguenti esuberi strutturali».
Istat: retribuzioni agosto +1,5% su anno
Indice invariato rispetto a luglio
23 settembre, 10:00
(ANSA) - ROMA, 23 SET - Ad agosto le
retribuzioni contrattuali orarie sono stabili rispetto a luglio e aumentano
dell'1,5% su base annua, superando il tasso d'inflazione (1,2%).
Lo rileva l'Istat che segnala aumenti
tendenziali del 1,9% nel settore privato (e nulli nel pubblico). Nei primi otto
mesi del 2013 la retribuzione media è cresciuta dell'1,5% rispetto allo stesso
periodo del 2012.
Crisi: Draghi, ripresa lenta nell'Eurozona;
disoccupazione alta
16:40 23 SET 2013
(AGI) - Bruxelles, 23 set. - Il presidente
della Banca centrale europea Mario Draghi conferma che la ripresa economica
dell'Eurozona continuerà, seppur lentamente, nel terzo trimestre del 2013.
"Si sta rafforzando la previsione che l'attività economica dell'eurozona
dovrebbe continuare la sua lenta ripresa nell'attuale trimestre nonostante i
dati deboli sulla produzione", ha detto Draghi in un'audizione al
Parlamento europeo a Bruxelles. Draghi ha continuato dicendo che
"l'attivita' economica dell'Eurozona dovrebbe beneficiare del graduale
miglioramento della domanda interna supportato dalla politica monetaria della
Bce, e dalla rafforzata domanda di esportazioni europee." E tuttavia ha
aggiunto che "la disoccupazione rimane troppo alta e la ripresa necessita
ancora di assestarsi". Draghi, ha confermato di essere pronto, se
necessario, a usare "qualunque strumento" per garantire la corretta
liquidita' delle banche, incluso un nuovo prestito a tassi agevolati alle
banche dell'eurozona nell'ambito del Piano di rifinanziamento a lungo termine
(LTRO) della Bce. "La sua impressione e' corretta", ha poi detto il
numero 1 della Bce, rispondendo ad un deputato che gli chiedeva di confermare
di non avere intenzione nel breve termine di allentare la politica monetaria a
sostegno dell'economia.
Confermando l'intenzione di mantenere bassi i tassi di interessi, Draghi
ha comunque messo in guardia dal rischio di tassi troppo bassi, pur ammettendo
che al momento questo rischio non e' presente. "Tassi a breve termine
troppo bassi possono essere pericolosi e, se questo fosse il caso, saremmo
pronti a usare strumenti macroprudenziali, ma per ora vediamo elementi molto,
molto limitati che questo sia il caso" .
Ungheria, Orban conferma nazionalizzazione
società energia
Erano state privatizzate negli anni Novanta
23 settembre, 13:18
(ANSA) - BUDAPEST - Il premier ungherese Viktor
Orban, in un'intervista, ha confermato il piano di rinazionalizzare le società
di distribuzione energetica (gas, elettricità), privatizzate negli anni Novanta
a multinazionali straniere.
Orban ha accusato queste società -
tedesche, francesi e italiane - di realizzare "un profitto eccessivo"
a scapito delle famiglie ungheresi. Il suo governo le aveva obbligate via
decreto da gennaio di tagliare del 10% le bollette, e un altro taglio di 10% è
stato già annunciato dall'1 novembre. Il taglio delle bollette è il principale
cavallo di battaglia elettorale del partito governativo ungherese in vista
delle elezioni nel 2014.
Il capogruppo parlamentare Antal Rogan ha
detto di volerlo mettere nella costituzione, mentre l'opposizione democratica
accusa Orban di demagogia populista. (ANSA).
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