venerdì 11 ottobre 2013

XI.X.MMXIII – Lucia Serino: (...) Questo alluvione beffardo è la metafora di questi giorni che sta attraversando la Basilicata, travolta dall'insipienza di una politica che non è riuscita a programmare nulla che servisse a mettere al riparo questa straordinaria ricchezza magnogreca da disastri sicuramente prevedibili. Mai tant'acqua è venuta giù, ci dicono. E due anni fa?

Appello al ministro Bray: salviamo Metaponto 
La vertenza petrolio arriva a Roma
Petrolio. Incontro con il ministro Zanonato
Adriatico Ionica: al via da Scutari progetto Next
Natuzzi, siglato al Mise un accordo di "svolta": ora si guarda al futuro
A settembre inflazione -0,3% su mese e +0,9% su anno
Spagna: crescono i 'Paperoni', su sfondo recessione
Bozen, oltrepadania nord. Autodeterminazione: due viaggi in palio per chi partecipa al referendum




Appello al ministro Bray: salviamo Metaponto
I luoghi sono importanti, sono la nostra grande casa, sono i ricordi della nostra vita, le foto che trasmettiamo ai nostri figli. L'acqua venuta giù si è mischiata agli ingorghi sedimentati della nostra strafottenza rispetto a quello che di più prezioso abbiamo, il nostro ambiente, i nostri fiumi. Dobbiamo mettere un argine altrimenti non saremmo diversi da quei mafiosi delle navi dei veleni che intercettati furono sorpresi a ridere: e il mare? E chi se ne fotte del mare.
di LUCIA SERINO
È la seconda volta in due anni che pubblichiamo le foto dell'area archeologica di Metaponto immersa nell'acqua. 
La nostra storia, la nostra memoria, la nostra eredità, quello che ci fa essere diversi da un tedesco, da uno svizzero, da uno svedese, affonda nella melma della nostra incuria. È davvero impressionante il silenzio di questi giorni dopo l'alluvione che ha portato morte, danni alle aziende, dispersione, dolore.
E suona come una beffa quell'annuncio di tre milioni pronti da parte dell'assessore Benedetto. Ricordo benissimo per quanti mesi gli agricoltori, gli imprenditori, i sindaci del Metapontino hanno protestato per avere i risarcimenti della passata catastrofe. E quanti, l'altro giorno, al vertice col prefetto, hanno ricordato che aspettano ancora, che non ce la fanno, che – soprattutto – si sentono soli.
Non è una gara a chi ha più bisogno. Ma la politica, nella regione che candida Matera a capitale europea, non può non avere come co-priorità la salvezza della sua indentità culturale e storica. Questo alluvione beffardo è la metafora di questi giorni che sta attraversando la Basilicata, travolta dall'insipienza di una politica che non è riuscita a programmare nulla che servisse a mettere al riparo questa straordinaria ricchezza magnogreca da disastri sicuramente prevedibili. Mai tant'acqua è venuta giù, ci dicono. E due anni fa?
Ringrazio Salvatore Russillo per l'appello che qui pubblichiamo. Ricorda – e io con lui – la grande mobilitazione che il Quotidiano della Calabria riuscì a fare per l'area archeologica di Sibari finita nella melma come Metaponto. Il grande cuore dei calabresi, l'orgoglio di molti intellettuali, lo scatto delle intelligenze più vive seppe fare rete e pressione. L'allora ministro Barca si precipitò a Sibari. Viaggiava da un posto all'altro, fece molto per Pompei, non disdegnò l'ultima striscia del Paese garantendole e mantenendo impegno su progetti e tutela.
Il ministro Bray è stato a Matera solo qualche settimana fa. A lui rivolgiamo lo stesso appello. Ma soprattutto lo rivolgiamo ai tanti lucani che ancora sanno sentire un briciolo di passione e dolore per ciò che gli viene tolto.
Quella alluvionata è una zona da sempre esposta ai disastri. Ma i greci seppero fare bene e a lungo. Non che all'epoca non ci fossero guerre. Di sicuro l'alba di una battaglia era più nobile di quella che azzanna i miseri figuranti della nostra politica. Quando abbiamo pubblicato nei dettagli tutta la programmazione delle opere prevista dal memorandum, una cosa mi colpì: la mancanza di una sintesi, di un'idea prima, di un percorso di sistema. Abbiamo fame, di questi tempi. E il panico del futuro ci rende tutti più egoisti e maldestri.
Ma i luoghi sono importanti, sono la nostra grande casa, sono i ricordi della nostra vita, le foto che trasmettiamo ai nostri figli. L'acqua venuta giù si è mischiata agli ingorghi sedimentati della nostra strafottenza rispetto a quello che di più prezioso abbiamo, il nostro ambiente, i nostri fiumi. Dobbiamo mettere un argine altrimenti non saremmo diversi da quei mafiosi delle navi dei veleni che intercettati furono sorpresi a ridere: e il mare? E chi se ne fotte del mare.
giovedì 10 ottobre 2013 18:26

La vertenza petrolio arriva a Roma
Il 18 incontro col ministro Zanonato
Sindacati, Confindustria e Pensiamo Basilicata bypassano la politica e ottengono un incontro col ministro dello Sviluppo Economico. Si tratta di un’iniziativa autonoma delle parti sociali per “ricontrattare” il Memorandum
di MARIATERESA LABANCA
SARANNO a Roma, il prossimo 18 ottobre, per parlare di petrolio direttamente con il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato. Anche questa volta si tratta di un’iniziativa completamente autonoma rispetto ai livelli istituzionali lucani, sia regionali che nazionali, che per l’ennesima occasione rimangono fuori dalle stanze romane in cui si discute di Basilicata. Saranno Cgil, Cisl e Uil, Confindustria e il cartello delle associazioni datoriali Pensiamo Basilicata a farse interpreti delle istanze della regione in fatto di estrazioni.
L’hanno chiamata “vertenza petrolio”. Consapevoli del fatto che il futuro delle estrazioni lucane passa attraverso un nuovo e non più rinviabile approccio in fatto di programmazione. Oggetto del confronto saranno le proposte contenute nel documento “Vertenza petrolio: per la Basilicata”, presentato nel corso della recente festa della Cgil lucana. Proprio in quella occasione il ministro Zanonato, dal palco di piazza Don Bosco, aveva dato la sua disponibilità a spostare i temi del confronto agli uffici del ministero. E a qualche giorno dalla richiesta dell’incontro è seguita la convocazione. Le parti sociali chiedono,  in primo luogo, che il decreto attuativo dell’articolo 16 - che recepiva, l’anno scorso, i contenuti del Memorandum sottoscritto tra Regione e Ministero nel 2011 - venga modificato: rischia di trasformare le legittime aspettative lucane nell’ennesimo piatto di lenticchie. Prevede che una quota dell’extragettito fiscale versato dalle compagnie del petrolio allo Stato venga sì destinato alla Basilicata, per il finanziamento dei quattro assi (occupazione, infrastrutture, energia “pulita” e ambiente) che erano state individuate all’interno del Memorandum, ma in quantità di molto inferiori rispetto a quelle previste.
Secondo il provvedimento ministeriale la previsione vale solo per le società di nuova costituzioni e soprattutto su nuove estrazioni. Il che allunga i tempi e ridimensiona sensibilmente le risorse destinate alla Basilicata. La proposta di sindacati, Confindustria e associazioni datoriali prevede invece che vengano ricompresi i 95 mila barili già previsti dai progetti di sviluppo e venga eliminato il tetto dei 50 milioni. La modifica del decreto attuativo - è la proposta delle parti sociali - dovrà essere accompagnata da una programmazione della concentrazione delle risorse su pochi e mirati interventi per welfare (a partire dall'istituzione di uno strumento di sostegno al reddito finalizzato all'inserimento/reinserimento lavorativo), lavoro e tutela ambientale. Le royalty dovranno essere esclude dal patto di stabilità, che oggi impedisce alle amministrazioni di poterle spendere. Anche il fondo attualmente destinato alla copertura della carta carburante dovrà essere riprogrammato in questa direzione. Ma, soprattutto, la richiesta inoltrata al Governo è quella di farsi promotore, insieme ai grandi player dell'energia e non solo (Finmeccanica, Enel)  di un piano per portare in Basilicata 4-5 mila posti di lavoro nei settori manifatturieri più avanzati (dalle bio plastiche alla farmaceutica, dai nuovi materiali, alle tecnologie per il risparmio energetico).
«Sosterremo le nostre ragioni - annunciano in un comunicato unitario - con tutti gli strumenti a disposizione, lottando se necessario, per rivendicare il giusto riconoscimento alla Basilicata, regione che responsabilmente da tanto al sistema Italia ricevendone però in cambio molto poco. Oggi le priorità si chiamano difesa del lavoro e del sistema produttivo locale e soprattutto creazione di nuova occupazione, sostegno alla ricerca e all'innovazione,  investimenti in coesione sociale».
Ma l’iniziativa di sindacati, Confindustria e associazioni datoriali ha una portata che va oltre quello che si legge nel documento predisposto e che verrà presentato a Zanonato. Come si diceva all’inizio si tratta un passo avanti compiuto in autonomia rispetto al livello politico istituzionale lucano, al momento impantanato altrove e sempre più distratto rispetto alle questioni concrete che riguardano i temi dello sviluppo lucano. E’ chiaro che lo stallo politico che si è venuto a determinare con la fine anticipata della legislatura ha reso la Basilicata più fragile. Del vuoto regionale lucano ha parlato anche lo storico e giornalista, Giuseppe Galasso, in un intervento pubblicato qualche giorno fa sul Corriere del Mezzogiorno, dal titolo “Il problema del Sud? le sue classi dirigenti”. Abbiamo dato notizia, qualche giorno fa, della lettera inviata dal governatore De Filippo al premier Letta e ai ministri competenti. Un documento con il quale il presidente ha bocciato il decreto attuativo, chiedendone una riformulazione o un’integrazione. Ma nel frattempo le parti sociali fanno un passo in più.
Le risposte non solo le chiedono, ma vanno e prenderle direttamente a Roma. E non sono gli unici. Qualche giorno fa erano stati i sindaci di Lagonegro, Muro Lucano, Craco e Spinoso (che chiedono più royalty da distribuire a tutti comuni lucani) a recarsi nella capitale per incontrare il dirigente del dipartimento dell’Energia del Ministero,  Franco Terlizzese, il quale si è impegnato a portare le istanze degli amministratori sulla scrivania del ministro. Così come altrettanta autonoma è stata l’iniziativa di dieci comuni della Val d’Agri che, guidati dall’amministrazione di Viggiano, hanno contrattato la quantità aggiuntiva di gas estratto da Eni e Shell in cambio di una grossa quantità di gas gratis. La campagna elettorale che viaggia con enormi ritardi a causa dei disguidi interni ai partiti e alle coalizioni,  sembra non essersene neppure accorta.
giovedì 10 ottobre 2013 12:39

Petrolio. Incontro con il ministro Zanonato
Ecco le proposte che saranno presentate
Il testo del documento unitario di sindacati, Confindustria e Pensiamo Basilicata presentato al ministro: più royalty, rimodulazione fondo card benzina, nuovo contratto con i big player
Il contributo che, responsabilmente, la Regione Basilicata da infatti al sistema energetico nazionale deve essere giustamente compensato in termini di maggiore occupazione, sviluppo, coesione sociale, attenzione all’ambiente. Oggi ancora di più alla luce della grave crisi che colpisce i nostri territori.  Ritenere sostenibile un aumento del contributo energetico che la Regione Basilicata da alla Strategia Energetica Nazionale senza fare i conti da un lato con le forti preoccupazioni ambientali delle comunità locali e dall’altro con la crescente disoccupazione, senza un protagonismo delle forze sindacali e datoriali non solo è fortemente sbagliato, ma – alla lunga – controproducente ed inefficace, per l’intero sistema Paese.  Per queste ragioni è giunto il momento di aprire a livello nazionale una vero e proprio “Tavolo per la Basilicata”, con spirito costruttivo, ma anche con la determinazione necessaria per chi ritiene, come noi, che il rilancio della Basilicata sia parte di un’unica idea di rilancio economico e sociale del Mezzogiorno e del Paese.

 1)    decreto 12 settembre 2013, in attuazione dell’art. 16 legge n. 27 del 2012
Attualmente il decreto, se non modificato, altro non sarebbe che una beffa. Poiché la finalità dell’articolo è ristorare, con la costituzione di un fondo nazionale finalizzato allo sviluppo e il lavoro, i territori che contribuiscono all’aumento del proprio contributo alla Sen, occorre applicare la quota aggiuntiva sulle imposte all’aumento dei barili estratti rispetto al contributo dato nel 2012. Tradotto:  le estrazioni e l’aumento già previsto delle estrazioni dell’Eni (ricordiamo ad invarianza del numero dei pozzi, anzi con una graduale diminuzione degli stessi) così come la messa in produzione delle estrazioni a Tempa Rossa (e relativi barili), contribuendo all’aumento su indicato, devono pienamente rientrare nelle prescrizioni del decreto (indipendentemente dalla nascita o meno di nuove società, dalla loro sede legale, ecc.) e relativi prelievi fiscali sulle società beneficiarie. Inoltre va assolutamente eliminato il tetto di 50 milioni, rappresentando un limite che deprimerebbe la funzione stessa di incentivo e ristoro, anche rispetto agli stessi andamenti di mercato. Infine, ma non per importanza, il fondo deve esplicitamente poter essere utilizzato anche per progetti strategici di tutela ambientale e della salute.

 2)    Occorre una rivisitazione dell’attuale politica sulla royalties.
Prima di tutto – e soprattutto se non sarà modificato il decreto del 12 settembre – chiediamo un aumento significativo dell’attuale percentuale (la più bassa al mondo). Quindi le risorse derivati dalle royalties vanno, in ogni caso, esplicitamente sottratte dal Patto di Stabilità per permetterne un impiego finalizzato a poche misure. Dentro questa rivisitazione occorre anche modificare l’attuale normativa sulla carta carburanti, operando bene la giusta ripartizione tra aree estrattive e mere aree di stoccaggio e finalizzando le risorse (che altro non sono che il 3% del 10% complessivo delle attuali  royalties) non più all’acquisto di carburante, ma a progetti mirati, in capo alle regioni beneficiarie, per politiche di coesione sociale. Le risorse proveniente dalle royalties, così riunite, devono essere finalizzate a politiche per il lavoro e per il welfare (testo unico per il sostegno al reddito e al lavoro).

 3)    Nuovo contratto di sviluppo
Visto l’importante contributo che la Regione Basilicata fornisce al Paese, il Governo deve impegnarsi, in concorso con le grandi aziende, a partire da Eni e Total e coinvolgendo anche altri grandi player a definire un vero e proprio nuovo Contratto di Sviluppo avanzato per la regione Basilicata, con la promozione di insediamenti industriali manifatturieri per almeno 4-5 mila posti di lavoro, in settori diversi da quelli della mera estrazione petrolifera: bio plastiche, farmaceutica, nuovi materiali, produzioni connesse alle energie rinnovabili, ecc. Insediamenti da incentivare e accompagnare con la compartecipazione della stessa Regione Basilicata attraverso la nuova programmazione comunitaria 2014-2020.  Su questi punti vogliamo aprire un confronto a tutto tondo, pronti a sostenere le nostre ragioni.
venerdì 11 ottobre 2013 11:30

Adriatico Ionica: al via da Scutari progetto Next
Per ricerca e innovazione in area adriatica
10 ottobre, 17:39
(ANSA) - ANCONA - Sarà presentato l'11 ottobre a Scutari, in Albania, il progetto Next, di cui la Regione Marche è capofila, per la ricerca e l'innovazione nell'area adriatico ionica.
"Saranno questi - ha commentato l'assessore all'Industria delle Marche Sara Giannini - i due temi chiave della programmazione comunitaria 2014-2020 e questo progetto potrà rappresentare una nuova opportunità per favorire la collaborazione transfrontaliera nella prospettiva della Macroregione adriatico ionica".
 Next è finanziato dal programma di cooperazione territoriale europeo Cbc Ipa Adriatico 2007-2013 e coinvolge 6 paesi (Italia, Albania, Croazia, Serbia, Bosnia Erzegovina, Montenegro), 11 istituzioni partner (Regione Marche, Regione Puglia, Consiglio regionale di Scutari, Fondazione Partnership for Development, Agenzia regionale di Sviluppo dell'Istria, Agenzia regionale di Sviluppo di Sumadija e Pomoravlje, Associazione per lo sviluppo economico Redah, Città di Sibenik, Università di Donja Gorica, Università di Mostar, Camera di Commercio del Montenegro) e due partner associati (Agenzia albanese di Sviluppo per le aree montane e Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa - Invitalia Spa), che lavoreranno insieme su un arco temporale di 3 anni. L'obiettivo è dotare tutti i soggetti coinvolti di una piattaforma comune come spazio di integrazione delle eccellenze nella ricerca dell'area adriatico ionica. (ANSA).

Natuzzi, siglato al Mise un accordo di "svolta": ora si guarda al futuro
Prospettive produttive e occupazionali, dall' outsourcing all' insourcing
Roma, 10 ottobre 2013 - Nuove prospettive di produzione e occupazione. Dall’outsourcing all’insourcing, ovvero tornano in Italia produzioni fin qui appaltate all’estero. Si chiude così la vertenza NATUZZI. Oggi infatti, dopo quattro mesi dall’annuncio della crisi del Gruppo, è stato firmato al MISE un accordo che consente di mettere in atto una serie di azioni positive per un pezzo importante del cosiddetto “distretto dell’imbottito” delle Murge.
All’appuntamento per la firma dell’intesa- che il Governo considera di “svolta”- erano presenti: i Sottosegretari Claudio De Vincenti (Sviluppo Economico) e Carlo Dell’Aringa (Lavoro), il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e l’Assessore regionale al Lavoro Leo Caroli, esponenti della Regione Basilicata e delle Province interessate, sindaci del territorio, Confindustria, organizzazioni sindacali nazionali e territoriali.
In sintesi, l’Accordo prevede che 1300 lavoratori resteranno nell’attuale azienda che rinnova qualità del prodotto e tecnologie. Inoltre, prevede il rientro di attività attualmente svolte in Romania e che  interesseranno circa 500 lavoratori (che nel triennio potranno diventare 700) e  saranno realizzate da una nuova Società ospitata negli stabilimenti dismessi dalla Natuzzi. Altri 300 lavoratori verranno impegnati in nuove attività industriali collegate al settore dell’arredamento e in iniziative di riqualificazione ed altre politiche attive. Per i rimanenti 600 lavoratori si attiverà una mobilità volontaria ed incentivata.
Il Governo e le Regioni Puglia e Basilicata, che hanno costantemente coordinato il lavoro per giungere all’intesa, garantiranno il supporto al complesso piano di riorganizzazione della Natuzzi che prevede investimenti per oltre 200 milioni di euro e la riqualificazione di una buona parte del personale.
“Non c’è dubbio- ha detto De Vincenti- che l’aver convinto anche Natuzzi che è possibile invertire il flusso di lavoro portato all’estero riportando in Italia anche le produzioni ad alto contenuto di lavoro, rappresenta un risultato molto importante che spero venga seguito da altri imprenditori”. “Il nostro- ha poi concluso- è un Paese che dimostra di avere sindacati e imprese molto consapevoli del loro ruolo. Così è stato ieri con Bridgestone, così è oggi con Natuzzi”.
“Quello odierno- ha osservato Dell’Aringa- è l’inizio di un percorso virtuoso che vogliamo prosegua. L’accordo prova che, anche nelle difficoltà attuali, tutto può avvenire per merito notevole delle parti interessate a cui si accompagna un forte impegno affinchè quanto abbiamo firmato venga effettivamente realizzato”.
A settembre inflazione -0,3% su mese e +0,9% su anno
11 ottobre 2013
ROMA (ITALPRESS) – A settembre, secondo i dati Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettivita’ (NIC), al lordo dei tabacchi, diminuisce dello 0,3% su base mensile e aumenta dello 0,9% su base annua (era +1,2% ad agosto), confermando le stime preliminari. Il rallentamento dell’inflazione e’ ampiamente imputabile ai beni energetici, al netto dei quali la crescita tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo resta stazionaria all’1,3%. In particolare, malgrado i prezzi dei Beni energetici non regolamentati registrino un rialzo mensile dell’1%, questo risulta molto piu’ contenuto rispetto a quello di settembre 2012. Questo fenomeno accentua la flessione tendenziale dei prezzi dei beni energetici e contribuisce cosi’, con la riduzione della crescita annua dei prezzi dei beni alimentari non lavorati e dei servizi relativi ai trasporti, al calo dell’inflazione a settembre. Il rialzo mensile dei prezzi dei beni energetici non regolamentati e’ bilanciato dai ribassi dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (-5%), della frutta fresca (-4,8%) – entrambi influenzati da fattori stagionali – e dei servizi relativi alle comunicazioni (-1,1%). L’inflazione acquisita per il
 2013 scende all’1,3% dall’1,4% di agosto. A settembre l’inflazione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, resta stabile all’1,2%. Rispetto a settembre 2012, il tasso di crescita dei prezzi dei beni scende allo 0,4%, dallo 0,8% di agosto, e quello dei prezzi dei servizi si porta all’1,5% (era +1,6% nel mese precedente).
 (ITALPRESS).

Spagna: crescono i 'Paperoni', su sfondo recessione
Si allarga sempre di più la forbice fra ricchi e poveri
10 ottobre, 13:41
(di Paola Del Vecchio) (ANSAmed) - MADRID - Nonostante la recessione e la crisi, in Spagna i 'Paperoni' con un patrimonio uguale o superiore al milione di dollari (circa 740.000 euro) non fanno che aumentare.
 Il loro numero è cresciuto da 335.000 persone alla metà del 2012 a 402.000 alla metà del 2013, secondo l'ultimo rapporto redatto dalla banca Credit Suisse, specializzata nella gestione dei grandi patrimoni, che identifica la Spagna come l'ottavo Paese in cui più è aumentato il numero dei ricchi, circa del 13% su base annua.
 Allo stesso modo, gli investimenti in borsa degli spagnoli sono incrementati nello stesso periodo del 16,2%.
 Anche durante la crisi, dunque, la Spagna continua a far parte del gruppo di Paesi con i maggiori livelli di reddito: oltre i 123.000 dollari per adulto, secondo il rapporto di Credit Suisse.
 A fronte della tenuta dei redditi registrati dalla banca svizzera, quelli del lavoro dipendente in Spagna continuano però a decrescere, allargando così la forbice fra ricchi e poveri. I salari dei lavoratori dipendenti si sono ridotti del 5% nell'ultimo anno, secondo il rilevamento dello statale Istituto Nazionale di Statistica (Ine): lo stipendio lordo medio supera appena i 15.500 euro annui.
 Nulla a che vedere con i consiglieri d'amministrazione delle imprese quotate in Borsa nell'indice Ibex 35, i cui salari medi - secondo il rilevamento dell'Ine - superano i 562.000 euro annui. Inoltre 24.000 spagnoli hanno patrimoni che oscillano fra i 5 e i 10 milioni di euro, mentre 12.500 sono a un passo dalla fascia degli 'ultra ricchi'. Più ridotto il numero dei 'Paperoni', con patrimoni fra 50 e 100 milioni (829 persone) e coloro che posseggono ricchezze stimate fra i 100 e i 500 milioni (426). Solo 35 persone, infine, fanno parte del ristretto gruppo di milionari, con patrimoni fra 500 milioni e un miliardo, mentre 16 sono definiti come multimilionari.
 (ANSAmed).

Bozen, oltrepadania nord. Autodeterminazione: due viaggi in palio per chi partecipa al referendum
La consultazione organizzata da Klotz & Co. si terrà domani. Si potrà votare anche online ma anche a Innsbruck e Vienna
La trovata, effettivamente, non è male. Chi partecipa al referendum sull’autodeterminazione promosso dal partito di Eva Klotz (nella foto con Sven Knoll), in programma domani dalle 9 alle 12, può vincere un viaggio in Scozia del valore di 2.500 euro e un viaggio in Spagna del valore di 2 mila euro. Nei 115 seggi elettorali allestiti nei vari Comuni della provincia saranno impegnati 150 volontari. Nei giorni scorsi Südtiroler Freiheit ha inviato per posta 402.467 schede elettorali, la cui distribuzione è stata quasi completata. Lunedì 14 ad Innsbruck e mercoledì 16 a Vienna potranno votare anche gli altoatesini all’estero. Si può votare anche online sul sito www.selbstbestimmung.com o via sms. Posto che il referendum non ha alcun valore legale i sudtirolesi dovranno dire se sono pro o contro il distacco dall’Italia.

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