La vertenza petrolio arriva a Roma
Petrolio. Incontro con il ministro Zanonato
Adriatico Ionica: al via da Scutari progetto
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Natuzzi, siglato al Mise un accordo di
"svolta": ora si guarda al futuro
A settembre inflazione -0,3% su mese e +0,9% su
anno
Spagna: crescono i 'Paperoni', su sfondo
recessione
Bozen, oltrepadania nord. Autodeterminazione:
due viaggi in palio per chi partecipa al referendum
Appello al ministro Bray: salviamo Metaponto
I luoghi sono
importanti, sono la nostra grande casa, sono i ricordi della nostra vita, le
foto che trasmettiamo ai nostri figli. L'acqua venuta giù si è mischiata agli
ingorghi sedimentati della nostra strafottenza rispetto a quello che di più
prezioso abbiamo, il nostro ambiente, i nostri fiumi. Dobbiamo mettere un
argine altrimenti non saremmo diversi da quei mafiosi delle navi dei veleni che
intercettati furono sorpresi a ridere: e il mare? E chi se ne fotte del mare.
di LUCIA SERINO
È la seconda volta
in due anni che pubblichiamo le foto dell'area archeologica di Metaponto
immersa nell'acqua.
La nostra storia, la
nostra memoria, la nostra eredità, quello che ci fa essere diversi da un
tedesco, da uno svizzero, da uno svedese, affonda nella melma della nostra
incuria. È davvero impressionante il silenzio di questi giorni dopo l'alluvione
che ha portato morte, danni alle aziende, dispersione, dolore.
E suona come una
beffa quell'annuncio di tre milioni pronti da parte dell'assessore Benedetto.
Ricordo benissimo per quanti mesi gli agricoltori, gli imprenditori, i sindaci
del Metapontino hanno protestato per avere i risarcimenti della passata
catastrofe. E quanti, l'altro giorno, al vertice col prefetto, hanno ricordato
che aspettano ancora, che non ce la fanno, che – soprattutto – si sentono soli.
Non è una gara a chi
ha più bisogno. Ma la politica, nella regione che candida Matera a capitale
europea, non può non avere come co-priorità la salvezza della sua indentità
culturale e storica. Questo alluvione beffardo è la metafora di questi giorni
che sta attraversando la Basilicata, travolta dall'insipienza di una politica
che non è riuscita a programmare nulla che servisse a mettere al riparo questa
straordinaria ricchezza magnogreca da disastri sicuramente prevedibili. Mai
tant'acqua è venuta giù, ci dicono. E due anni fa?
Ringrazio Salvatore
Russillo per l'appello che qui pubblichiamo. Ricorda – e io con lui – la grande
mobilitazione che il Quotidiano della Calabria riuscì a fare per l'area
archeologica di Sibari finita nella melma come Metaponto. Il grande cuore dei
calabresi, l'orgoglio di molti intellettuali, lo scatto delle intelligenze più
vive seppe fare rete e pressione. L'allora ministro Barca si precipitò a
Sibari. Viaggiava da un posto all'altro, fece molto per Pompei, non disdegnò
l'ultima striscia del Paese garantendole e mantenendo impegno su progetti e
tutela.
Il ministro Bray è
stato a Matera solo qualche settimana fa. A lui rivolgiamo lo stesso appello.
Ma soprattutto lo rivolgiamo ai tanti lucani che ancora sanno sentire un
briciolo di passione e dolore per ciò che gli viene tolto.
Quella alluvionata è
una zona da sempre esposta ai disastri. Ma i greci seppero fare bene e a lungo.
Non che all'epoca non ci fossero guerre. Di sicuro l'alba di una battaglia era
più nobile di quella che azzanna i miseri figuranti della nostra politica.
Quando abbiamo pubblicato nei dettagli tutta la programmazione delle opere
prevista dal memorandum, una cosa mi colpì: la mancanza di una sintesi, di
un'idea prima, di un percorso di sistema. Abbiamo fame, di questi tempi. E il
panico del futuro ci rende tutti più egoisti e maldestri.
Ma i luoghi sono
importanti, sono la nostra grande casa, sono i ricordi della nostra vita, le
foto che trasmettiamo ai nostri figli. L'acqua venuta giù si è mischiata agli
ingorghi sedimentati della nostra strafottenza rispetto a quello che di più
prezioso abbiamo, il nostro ambiente, i nostri fiumi. Dobbiamo mettere un
argine altrimenti non saremmo diversi da quei mafiosi delle navi dei veleni che
intercettati furono sorpresi a ridere: e il mare? E chi se ne fotte del mare.
giovedì 10 ottobre
2013 18:26
La vertenza petrolio arriva a Roma
Il 18 incontro col
ministro Zanonato
Sindacati,
Confindustria e Pensiamo Basilicata bypassano la politica e ottengono un
incontro col ministro dello Sviluppo Economico. Si tratta di un’iniziativa
autonoma delle parti sociali per “ricontrattare” il Memorandum
di MARIATERESA
LABANCA
SARANNO a Roma, il
prossimo 18 ottobre, per parlare di petrolio direttamente con il ministro dello
Sviluppo economico, Flavio Zanonato. Anche questa volta si tratta di un’iniziativa
completamente autonoma rispetto ai livelli istituzionali lucani, sia regionali
che nazionali, che per l’ennesima occasione rimangono fuori dalle stanze romane
in cui si discute di Basilicata. Saranno Cgil, Cisl e Uil, Confindustria e il
cartello delle associazioni datoriali Pensiamo Basilicata a farse interpreti
delle istanze della regione in fatto di estrazioni.
L’hanno chiamata
“vertenza petrolio”. Consapevoli del fatto che il futuro delle estrazioni
lucane passa attraverso un nuovo e non più rinviabile approccio in fatto di
programmazione. Oggetto del confronto saranno le proposte contenute nel
documento “Vertenza petrolio: per la Basilicata”, presentato nel corso della
recente festa della Cgil lucana. Proprio in quella occasione il ministro Zanonato,
dal palco di piazza Don Bosco, aveva dato la sua disponibilità a spostare i
temi del confronto agli uffici del ministero. E a qualche giorno dalla
richiesta dell’incontro è seguita la convocazione. Le parti sociali chiedono, in primo luogo, che il decreto attuativo
dell’articolo 16 - che recepiva, l’anno scorso, i contenuti del Memorandum
sottoscritto tra Regione e Ministero nel 2011 - venga modificato: rischia di
trasformare le legittime aspettative lucane nell’ennesimo piatto di lenticchie.
Prevede che una quota dell’extragettito fiscale versato dalle compagnie del
petrolio allo Stato venga sì destinato alla Basilicata, per il finanziamento
dei quattro assi (occupazione, infrastrutture, energia “pulita” e ambiente) che
erano state individuate all’interno del Memorandum, ma in quantità di molto
inferiori rispetto a quelle previste.
Secondo il
provvedimento ministeriale la previsione vale solo per le società di nuova
costituzioni e soprattutto su nuove estrazioni. Il che allunga i tempi e
ridimensiona sensibilmente le risorse destinate alla Basilicata. La proposta di
sindacati, Confindustria e associazioni datoriali prevede invece che vengano
ricompresi i 95 mila barili già previsti dai progetti di sviluppo e venga
eliminato il tetto dei 50 milioni. La modifica del decreto attuativo - è la
proposta delle parti sociali - dovrà essere accompagnata da una programmazione
della concentrazione delle risorse su pochi e mirati interventi per welfare (a
partire dall'istituzione di uno strumento di sostegno al reddito finalizzato
all'inserimento/reinserimento lavorativo), lavoro e tutela ambientale. Le
royalty dovranno essere esclude dal patto di stabilità, che oggi impedisce alle
amministrazioni di poterle spendere. Anche il fondo attualmente destinato alla
copertura della carta carburante dovrà essere riprogrammato in questa
direzione. Ma, soprattutto, la richiesta inoltrata al Governo è quella di farsi
promotore, insieme ai grandi player dell'energia e non solo (Finmeccanica,
Enel) di un piano per portare in Basilicata
4-5 mila posti di lavoro nei settori manifatturieri più avanzati (dalle bio
plastiche alla farmaceutica, dai nuovi materiali, alle tecnologie per il
risparmio energetico).
«Sosterremo le
nostre ragioni - annunciano in un comunicato unitario - con tutti gli strumenti
a disposizione, lottando se necessario, per rivendicare il giusto
riconoscimento alla Basilicata, regione che responsabilmente da tanto al
sistema Italia ricevendone però in cambio molto poco. Oggi le priorità si
chiamano difesa del lavoro e del sistema produttivo locale e soprattutto
creazione di nuova occupazione, sostegno alla ricerca e all'innovazione, investimenti in coesione sociale».
Ma l’iniziativa di
sindacati, Confindustria e associazioni datoriali ha una portata che va oltre
quello che si legge nel documento predisposto e che verrà presentato a
Zanonato. Come si diceva all’inizio si tratta un passo avanti compiuto in
autonomia rispetto al livello politico istituzionale lucano, al momento
impantanato altrove e sempre più distratto rispetto alle questioni concrete che
riguardano i temi dello sviluppo lucano. E’ chiaro che lo stallo politico che
si è venuto a determinare con la fine anticipata della legislatura ha reso la
Basilicata più fragile. Del vuoto regionale lucano ha parlato anche lo storico
e giornalista, Giuseppe Galasso, in un intervento pubblicato qualche giorno fa
sul Corriere del Mezzogiorno, dal titolo “Il problema del Sud? le sue classi
dirigenti”. Abbiamo dato notizia, qualche giorno fa, della lettera inviata dal
governatore De Filippo al premier Letta e ai ministri competenti. Un documento
con il quale il presidente ha bocciato il decreto attuativo, chiedendone una
riformulazione o un’integrazione. Ma nel frattempo le parti sociali fanno un
passo in più.
Le risposte non solo
le chiedono, ma vanno e prenderle direttamente a Roma. E non sono gli unici.
Qualche giorno fa erano stati i sindaci di Lagonegro, Muro Lucano, Craco e
Spinoso (che chiedono più royalty da distribuire a tutti comuni lucani) a
recarsi nella capitale per incontrare il dirigente del dipartimento
dell’Energia del Ministero, Franco
Terlizzese, il quale si è impegnato a portare le istanze degli amministratori
sulla scrivania del ministro. Così come altrettanta autonoma è stata
l’iniziativa di dieci comuni della Val d’Agri che, guidati dall’amministrazione
di Viggiano, hanno contrattato la quantità aggiuntiva di gas estratto da Eni e
Shell in cambio di una grossa quantità di gas gratis. La campagna elettorale
che viaggia con enormi ritardi a causa dei disguidi interni ai partiti e alle
coalizioni, sembra non essersene neppure
accorta.
giovedì 10 ottobre
2013 12:39
Petrolio. Incontro con il ministro Zanonato
Ecco le proposte che
saranno presentate
Il testo del
documento unitario di sindacati, Confindustria e Pensiamo Basilicata presentato
al ministro: più royalty, rimodulazione fondo card benzina, nuovo contratto con
i big player
Il contributo che,
responsabilmente, la Regione Basilicata da infatti al sistema energetico
nazionale deve essere giustamente compensato in termini di maggiore
occupazione, sviluppo, coesione sociale, attenzione all’ambiente. Oggi ancora
di più alla luce della grave crisi che colpisce i nostri territori. Ritenere sostenibile un aumento del
contributo energetico che la Regione Basilicata da alla Strategia Energetica
Nazionale senza fare i conti da un lato con le forti preoccupazioni ambientali
delle comunità locali e dall’altro con la crescente disoccupazione, senza un
protagonismo delle forze sindacali e datoriali non solo è fortemente sbagliato,
ma – alla lunga – controproducente ed inefficace, per l’intero sistema Paese. Per queste ragioni è giunto il momento di
aprire a livello nazionale una vero e proprio “Tavolo per la Basilicata”, con
spirito costruttivo, ma anche con la determinazione necessaria per chi ritiene,
come noi, che il rilancio della Basilicata sia parte di un’unica idea di
rilancio economico e sociale del Mezzogiorno e del Paese.
1)
decreto 12 settembre 2013, in attuazione dell’art. 16 legge n. 27 del
2012
Attualmente il
decreto, se non modificato, altro non sarebbe che una beffa. Poiché la finalità
dell’articolo è ristorare, con la costituzione di un fondo nazionale
finalizzato allo sviluppo e il lavoro, i territori che contribuiscono
all’aumento del proprio contributo alla Sen, occorre applicare la quota
aggiuntiva sulle imposte all’aumento dei barili estratti rispetto al contributo
dato nel 2012. Tradotto: le estrazioni e
l’aumento già previsto delle estrazioni dell’Eni (ricordiamo ad invarianza del
numero dei pozzi, anzi con una graduale diminuzione degli stessi) così come la
messa in produzione delle estrazioni a Tempa Rossa (e relativi barili),
contribuendo all’aumento su indicato, devono pienamente rientrare nelle
prescrizioni del decreto (indipendentemente dalla nascita o meno di nuove
società, dalla loro sede legale, ecc.) e relativi prelievi fiscali sulle società
beneficiarie. Inoltre va assolutamente eliminato il tetto di 50 milioni,
rappresentando un limite che deprimerebbe la funzione stessa di incentivo e
ristoro, anche rispetto agli stessi andamenti di mercato. Infine, ma non per
importanza, il fondo deve esplicitamente poter essere utilizzato anche per
progetti strategici di tutela ambientale e della salute.
2)
Occorre una rivisitazione dell’attuale politica sulla royalties.
Prima di tutto – e
soprattutto se non sarà modificato il decreto del 12 settembre – chiediamo un
aumento significativo dell’attuale percentuale (la più bassa al mondo). Quindi
le risorse derivati dalle royalties vanno, in ogni caso, esplicitamente
sottratte dal Patto di Stabilità per permetterne un impiego finalizzato a poche
misure. Dentro questa rivisitazione occorre anche modificare l’attuale
normativa sulla carta carburanti, operando bene la giusta ripartizione tra aree
estrattive e mere aree di stoccaggio e finalizzando le risorse (che altro non
sono che il 3% del 10% complessivo delle attuali royalties) non più all’acquisto di
carburante, ma a progetti mirati, in capo alle regioni beneficiarie, per
politiche di coesione sociale. Le risorse proveniente dalle royalties, così
riunite, devono essere finalizzate a politiche per il lavoro e per il welfare
(testo unico per il sostegno al reddito e al lavoro).
3)
Nuovo contratto di sviluppo
Visto l’importante
contributo che la Regione Basilicata fornisce al Paese, il Governo deve
impegnarsi, in concorso con le grandi aziende, a partire da Eni e Total e
coinvolgendo anche altri grandi player a definire un vero e proprio nuovo
Contratto di Sviluppo avanzato per la regione Basilicata, con la promozione di
insediamenti industriali manifatturieri per almeno 4-5 mila posti di lavoro, in
settori diversi da quelli della mera estrazione petrolifera: bio plastiche,
farmaceutica, nuovi materiali, produzioni connesse alle energie rinnovabili,
ecc. Insediamenti da incentivare e accompagnare con la compartecipazione della
stessa Regione Basilicata attraverso la nuova programmazione comunitaria
2014-2020. Su questi punti vogliamo
aprire un confronto a tutto tondo, pronti a sostenere le nostre ragioni.
venerdì 11 ottobre
2013 11:30
Adriatico Ionica: al via da Scutari progetto
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Per ricerca e
innovazione in area adriatica
10 ottobre, 17:39
(ANSA) - ANCONA -
Sarà presentato l'11 ottobre a Scutari, in Albania, il progetto Next, di cui la
Regione Marche è capofila, per la ricerca e l'innovazione nell'area adriatico
ionica.
"Saranno questi
- ha commentato l'assessore all'Industria delle Marche Sara Giannini - i due
temi chiave della programmazione comunitaria 2014-2020 e questo progetto potrà
rappresentare una nuova opportunità per favorire la collaborazione
transfrontaliera nella prospettiva della Macroregione adriatico ionica".
Next è finanziato dal programma di
cooperazione territoriale europeo Cbc Ipa Adriatico 2007-2013 e coinvolge 6
paesi (Italia, Albania, Croazia, Serbia, Bosnia Erzegovina, Montenegro), 11
istituzioni partner (Regione Marche, Regione Puglia, Consiglio regionale di
Scutari, Fondazione Partnership for Development, Agenzia regionale di Sviluppo
dell'Istria, Agenzia regionale di Sviluppo di Sumadija e Pomoravlje,
Associazione per lo sviluppo economico Redah, Città di Sibenik, Università di
Donja Gorica, Università di Mostar, Camera di Commercio del Montenegro) e due
partner associati (Agenzia albanese di Sviluppo per le aree montane e Agenzia nazionale
per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa - Invitalia Spa),
che lavoreranno insieme su un arco temporale di 3 anni. L'obiettivo è dotare
tutti i soggetti coinvolti di una piattaforma comune come spazio di
integrazione delle eccellenze nella ricerca dell'area adriatico ionica. (ANSA).
Natuzzi, siglato al Mise un accordo di
"svolta": ora si guarda al futuro
Prospettive produttive e occupazionali, dall'
outsourcing all' insourcing
Roma, 10 ottobre 2013 - Nuove prospettive
di produzione e occupazione. Dall’outsourcing all’insourcing, ovvero tornano in
Italia produzioni fin qui appaltate all’estero. Si chiude così la vertenza
NATUZZI. Oggi infatti, dopo quattro mesi dall’annuncio della crisi del Gruppo,
è stato firmato al MISE un accordo che consente di mettere in atto una serie di
azioni positive per un pezzo importante del cosiddetto “distretto
dell’imbottito” delle Murge.
All’appuntamento per la firma dell’intesa-
che il Governo considera di “svolta”- erano presenti: i Sottosegretari Claudio
De Vincenti (Sviluppo Economico) e Carlo Dell’Aringa (Lavoro), il Presidente
della Regione Puglia Nichi Vendola e l’Assessore regionale al Lavoro Leo
Caroli, esponenti della Regione Basilicata e delle Province interessate, sindaci
del territorio, Confindustria, organizzazioni sindacali nazionali e territoriali.
In sintesi, l’Accordo prevede che 1300
lavoratori resteranno nell’attuale azienda che rinnova qualità del prodotto e
tecnologie. Inoltre, prevede il rientro di attività attualmente svolte in
Romania e che interesseranno circa 500
lavoratori (che nel triennio potranno diventare 700) e saranno realizzate da una nuova Società
ospitata negli stabilimenti dismessi dalla Natuzzi. Altri 300 lavoratori
verranno impegnati in nuove attività industriali collegate al settore
dell’arredamento e in iniziative di riqualificazione ed altre politiche attive.
Per i rimanenti 600 lavoratori si attiverà una mobilità volontaria ed
incentivata.
Il Governo e le Regioni Puglia e
Basilicata, che hanno costantemente coordinato il lavoro per giungere
all’intesa, garantiranno il supporto al complesso piano di riorganizzazione
della Natuzzi che prevede investimenti per oltre 200 milioni di euro e la
riqualificazione di una buona parte del personale.
“Non c’è dubbio- ha detto De Vincenti- che
l’aver convinto anche Natuzzi che è possibile invertire il flusso di lavoro
portato all’estero riportando in Italia anche le produzioni ad alto contenuto
di lavoro, rappresenta un risultato molto importante che spero venga seguito da
altri imprenditori”. “Il nostro- ha poi concluso- è un Paese che dimostra di
avere sindacati e imprese molto consapevoli del loro ruolo. Così è stato ieri
con Bridgestone, così è oggi con Natuzzi”.
“Quello odierno- ha osservato Dell’Aringa-
è l’inizio di un percorso virtuoso che vogliamo prosegua. L’accordo prova che,
anche nelle difficoltà attuali, tutto può avvenire per merito notevole delle
parti interessate a cui si accompagna un forte impegno affinchè quanto abbiamo
firmato venga effettivamente realizzato”.
A settembre inflazione -0,3% su mese e +0,9% su
anno
11 ottobre 2013
ROMA (ITALPRESS) – A
settembre, secondo i dati Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per
l’intera collettivita’ (NIC), al lordo dei tabacchi, diminuisce dello 0,3% su
base mensile e aumenta dello 0,9% su base annua (era +1,2% ad agosto),
confermando le stime preliminari. Il rallentamento dell’inflazione e’
ampiamente imputabile ai beni energetici, al netto dei quali la crescita
tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo resta stazionaria all’1,3%. In
particolare, malgrado i prezzi dei Beni energetici non regolamentati registrino
un rialzo mensile dell’1%, questo risulta molto piu’ contenuto rispetto a
quello di settembre 2012. Questo fenomeno accentua la flessione tendenziale dei
prezzi dei beni energetici e contribuisce cosi’, con la riduzione della
crescita annua dei prezzi dei beni alimentari non lavorati e dei servizi
relativi ai trasporti, al calo dell’inflazione a settembre. Il rialzo mensile
dei prezzi dei beni energetici non regolamentati e’ bilanciato dai ribassi dei
prezzi dei servizi relativi ai trasporti (-5%), della frutta fresca (-4,8%) –
entrambi influenzati da fattori stagionali – e dei servizi relativi alle
comunicazioni (-1,1%). L’inflazione acquisita per il
2013 scende all’1,3% dall’1,4% di agosto. A
settembre l’inflazione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli
alimentari freschi, resta stabile all’1,2%. Rispetto a settembre 2012, il tasso
di crescita dei prezzi dei beni scende allo 0,4%, dallo 0,8% di agosto, e
quello dei prezzi dei servizi si porta all’1,5% (era +1,6% nel mese
precedente).
(ITALPRESS).
Spagna: crescono i 'Paperoni', su sfondo
recessione
Si allarga sempre di
più la forbice fra ricchi e poveri
10 ottobre, 13:41
(di Paola Del
Vecchio) (ANSAmed) - MADRID - Nonostante la recessione e la crisi, in Spagna i
'Paperoni' con un patrimonio uguale o superiore al milione di dollari (circa
740.000 euro) non fanno che aumentare.
Il loro numero è cresciuto da 335.000 persone
alla metà del 2012 a 402.000 alla metà del 2013, secondo l'ultimo rapporto
redatto dalla banca Credit Suisse, specializzata nella gestione dei grandi
patrimoni, che identifica la Spagna come l'ottavo Paese in cui più è aumentato
il numero dei ricchi, circa del 13% su base annua.
Allo stesso modo, gli investimenti in borsa
degli spagnoli sono incrementati nello stesso periodo del 16,2%.
Anche durante la crisi, dunque, la Spagna
continua a far parte del gruppo di Paesi con i maggiori livelli di reddito: oltre
i 123.000 dollari per adulto, secondo il rapporto di Credit Suisse.
A fronte della tenuta dei redditi registrati
dalla banca svizzera, quelli del lavoro dipendente in Spagna continuano però a
decrescere, allargando così la forbice fra ricchi e poveri. I salari dei
lavoratori dipendenti si sono ridotti del 5% nell'ultimo anno, secondo il
rilevamento dello statale Istituto Nazionale di Statistica (Ine): lo stipendio
lordo medio supera appena i 15.500 euro annui.
Nulla a che vedere con i consiglieri d'amministrazione
delle imprese quotate in Borsa nell'indice Ibex 35, i cui salari medi - secondo
il rilevamento dell'Ine - superano i 562.000 euro annui. Inoltre 24.000
spagnoli hanno patrimoni che oscillano fra i 5 e i 10 milioni di euro, mentre
12.500 sono a un passo dalla fascia degli 'ultra ricchi'. Più ridotto il numero
dei 'Paperoni', con patrimoni fra 50 e 100 milioni (829 persone) e coloro che
posseggono ricchezze stimate fra i 100 e i 500 milioni (426). Solo 35 persone,
infine, fanno parte del ristretto gruppo di milionari, con patrimoni fra 500
milioni e un miliardo, mentre 16 sono definiti come multimilionari.
(ANSAmed).
Bozen, oltrepadania nord. Autodeterminazione:
due viaggi in palio per chi partecipa al referendum
La consultazione organizzata da Klotz &
Co. si terrà domani. Si potrà votare anche online ma anche a Innsbruck e Vienna
La trovata, effettivamente, non è male. Chi
partecipa al referendum sull’autodeterminazione promosso dal partito di Eva
Klotz (nella foto con Sven Knoll), in programma domani dalle 9 alle 12, può
vincere un viaggio in Scozia del valore di 2.500 euro e un viaggio in Spagna
del valore di 2 mila euro. Nei 115 seggi elettorali allestiti nei vari Comuni
della provincia saranno impegnati 150 volontari. Nei giorni scorsi Südtiroler
Freiheit ha inviato per posta 402.467 schede elettorali, la cui distribuzione è
stata quasi completata. Lunedì 14 ad Innsbruck e mercoledì 16 a Vienna potranno
votare anche gli altoatesini all’estero. Si può votare anche online sul sito
www.selbstbestimmung.com o via sms. Posto che il referendum non ha alcun valore
legale i sudtirolesi dovranno dire se sono pro o contro il distacco
dall’Italia.
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