In caso di inerzia delle regioni il Governo
potrà dire sì a nuove estrazioni
Allarme Confcommercio, 19% famiglie non copre
spese con reddito
Banche: Ecofin, via libera definitivo a
vigilanza unica Bce
istat. Commercio con l’estero
Port’Alba dice addio alla libreria Guida. Chiusura
dopo un secolo di attività
di Pietro Treccagnoli
NAPOLI - Tra poco più di un mese dove da 95
anni c’è stato l’ingresso di Guida a Port’Alba, la libreria di generazioni e
generazioni di napoletani, ci saranno quattro porte sbarrate. Guida chiude. E
se ne va un pezzo non solo della cultura, e quanta cultura, ma della vita
sociale della città.
Chi
non è mai andato a comprare un libro, scolastico soprattutto, a pianterreno o
nell’ammezzato dello storico palazzetto, alzi mano. Guida a Port’Alba è stato
per tutti la porta del libro, la guida del libro. Ma il suo tempo, se non ci
sarà un miracolo dell’ultima ora, è finito. Lo conferma con la voce impastata
dall’amarezza Mario Guida, 81 anni, tutti passati tra i volumi nuovi e antichi,
tra gli autori italiani e stranieri che hanno presentato le proprie opere nella
Saletta Rossa. «Andremo via a novembre, al massimo a dicembre» spiega. «Abbiamo
tirato avanti finora facendo i salti mortali. Ma nessuno ci ha dato una mano».
Sembra impossibile, ma è così. Tutto è
cominciato con la chiusura della gemella del Vomero, a via Merliani. Ma la
crisi economica e quella dell’editoria hanno fatto precipitare tutto. E
l’annunciato avvento dei libri scolastici digitali ha staccato l’ossigeno.
Doveva partire adesso. È stato rinviato di un anno, ma la strada è ormai
segnata. In termini tecnici la libreria Guida è fallita. Non è la prima a
chiudere a Port’Alba. Qualche tempo fa aveva abbassato le saracinesche anche la
libreria Alba. Guida, però, era e resta un simbolo, quasi un sinonimo della
strada delle bancarelle, per quanto i due nomi sono legati.
L’abisso si è aperto quando le banche hanno
imposto il rientro di una forte cifra per la quale Guida era esposta e ha
chiesto il fallimento che è stato giudiziariamente sancito lo scorso marzo.
Inutile contare sul valore del palazzo che, essendo dal 1978 vincolato come
locale storico è stato valutato un terzo del suo effettivo prezzo di mercato. È
stato messo in vendita, ma, permanendo il vincolo, non è appetibile per chi
voglia impegnarsi in un’attività commerciale diversa da quella culturale. Dei
venti dipendenti ne sono rimasti solo quattro, il resto licenziati e in cassa
integrazione.
Da
allora si è andati avanti, spiega l’altro fratello e socio della libreria,
Geppino Guida, con una nuova ragione sociale «Librinonsolo», ma ora bisogna
lasciare i locali. Mario e Geppino hanno anche scritto al presidente Giorgio
Napolitano, chiedendo, come estrema ratio, di far togliere il vincolo per poter
vendere a un prezzo che consentisse di ripianare il debito e andare avanti.
«L’ultima chance» continua Mario «è un intervento del ministro Massimo Bray».
Con
il nuovo marchio, «Librinonsolo di Guida» la libreria potrebbe aprire altrove.
Ma non è la stessa cosa. Qualche settimana fa, per disfarsi dei libri (molti
antichi, testi introvabili, da collezione) sono state inviate delle mail ai
clienti più affezionati, offrendoli con il trenta per cento di sconto. «Ma non
abbiamo avuto risposte» commenta Geppino. La crisi non è solo dei librai e
degli editori, ma pure dei lettori, con le tasche sempre più vuote. Mentre,
invece, appena due anni fa, quando chiuse Guida Merliani al Vomero (per un
forte aumento, insostenibile, del fitto) e furono messi in vendita i libri con
un forte ribasso, ci fu l’assalto.
Quella che si annuncia è la fine di una
dinastia che ha fatto la storia dell’editoria e della cultura napoletana del Novecento.
Nei tempi d’oro, tra gli anni Settanta e Novanta, solo a Napoli c’erano ben sei
librerie Guida: a Port’Alba, a piazza San Domenico Maggiore, a piazza dei
Martiri e altre tre al Vomero, tutte appartenenti ai figli di Alfredo Guida e
dei suoi due fratelli. Una alla volta sono scomparse tutte. A mantenere
l’ultima bandiera è Sergio Guida (che un tempo gestiva la libreria di piazza
San Domenico, punto di riferimento degli studenti universitari) con un piccolo
esercizio, aperto due settimane fa a Montesanto e chiamato «Papiria». Senza il
brand Guida, quindi.
Restano aperte le Guida di Salerno, Benevento
e Caserta che sono gestite da cooperative dei dipendenti. E resta la Guida
Editori (con la nuova sede a via Bisignano, a Chiaia), il marchio che è passato
nelle mani di Diego Guida, nipote di Mario e Geppino, dopo la fine
dell’esperienza come assessore comunale. La speranza di tutti è che diventi un
seme e non si trasformi in una reliquia.
In caso di inerzia delle regioni il Governo
potrà dire sì a nuove estrazioni
Se le regioni
dovessero continuare a dire no ad ogni nuova intesa in materia di energia, il
Governo potrà fare da solo
di LEO AMATO
POTENZA - Se le
regioni, e in particolare la Basilicata perchè il riferimento è evidente per
quanto implicito, dovessero continuare a dire no ad ogni nuova intesa in
materia di energia (si legga su tutto: petrolio, ndr), il Governo potrà fare da
solo. Con buona pace del federalismo e delle competenze ripartite. Senza
nemmeno dover cambiare il Titolo V della Costituzione.
E’ quanto ha
ribadito la Consulta che una settimana fa ha respinto i ricorsi presentati dai
legali di via Verrastro contro un articolo del decreto “Misure urgenti per la
crescita del Paese” più noto come “Cresci-Italia” approvato dal governo Monti
il 22 giugno del 2012 che prevede.
«Fatte salve le
disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale - sancisce
la norma appena promossa dai giudici della Corte Costituzionale - nel caso di
mancata espressione da parte delle amministrazioni regionali degli atti di
assenso o di intesa comunque denominati
inerenti alle funzioni di cui all’articolo 1, comma 7 e 8 (si legga concessioni
e autorizzaioni per infrastrutture strategiche in materia di energia, ndr), entro il
termine di centocinquanta giorni
dalla richiesta, il Ministero dello sviluppo economico invita
le medesime a
provvedere entro un termine non superiore a trenta giorni. In caso
di ulteriore inerzia da parte
delle amministrazioni regionali
interessate lo stesso Ministero
rimette gli atti alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri, la quale
provvede in merito con la
partecipazione della Regione
interessata. Le disposizioni del presente comma si applicano anche ai procedimenti amministrativi
in corso».
In parole povere:
decide il Governo, e se le regioni obiettano qualcosa non conta.
A rendere nota la
decisione è stata l’Organizzazione lucana ambientalista che ne ha anche
pubblicato il testo integrale sul suo sito internet. «La Consulta - spiegano
gli ambientalisti - ha dichiarato in sostanza non fondato il ricorso anche in
riferimento all’articolo 117 della Costituzione e al principio di leale
collaborazione in materia di Intese per permessi e concessioni petrolifere…».
«Dopo la bocciatura
della Consulta della cosiddetta “moratoria bluff” proposta dall’ex governatore
della Regione Basilicata, Vito De Filippo e votata dal consiglio regionale – fa
rilevare ancora la Ola - la nuova bocciatura
della Consulta riguarda anche l’articolo 1 della legge di riordino del settore
energetico che stabilisce che le disposizioni inerenti la prospezione, ricerca
e coltivazione di idrocarburi, ivi comprese le funzioni di polizia mineraria,
adottate per la terraferma, sono poste in essere dallo Stato d’intesa con le
Regioni interessate».
La Regione
Basilicata evidenziava nel ricorso come la normativa nazionale vigente in
materia di conferimento dei titoli minerari in terraferma prevedesse sempre
tale intesa e la previsione di una clausola di superamento violasse il
principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni. Ma la Corte
Costituzionale è stata di tutt’altro avviso rovesciando l’accusa sulla regioni
“no triv-a prescindere”
«Ferma restando la
libertà dello Stato e della Regione di esprimere senza alcun vincolo i propri
punti di vista e le proprie determinazioni favorevoli o contrarie a certe
scelte – scrivono i giudici del collegio presieduti da Gaetano Silvestri -
l’adozione, da parte della Regione, di una condotta meramente passiva, che si
traduca nell’assenza di ogni forma di collaborazione, si risolve in una inerzia
idonea a creare un vero e proprio blocco procedimentale con indubbio
pregiudizio per il principio di leale collaborazione e per il buon andamento
dell’azione amministrativa (...) La disposizione, dunque, è finalizzata a
superare le dette forme di inerzia e, pertanto, in tali sensi interpretata, non
viola le competenze costituzionali della Regione, né si pone in contrasto con
il principio di leale collaborazione, che anzi tende ad attuare».
Come evidenziato
dalla Ola c’è da attendersi che la
sentenza della Corte Costituzionale abbia ripercussioni sulle intese
istituzionali pregresse e quelle future imprimendo una brusca accelerata alle
autorizzazioni per nuove istanze, in presenza di procedimenti Via avviati e/o
conclusi con esito positivo.
mercoledì 16 ottobre
2013 09:47
Allarme Confcommercio, 19% famiglie non copre
spese con reddito
12:16 16 OTT 2013
(AGI) - Roma, 16
ott. - Una famiglia su 4 ha difficolta' a pagare tasse e tributi e oltre il 72%
ad affrontare spese impreviste. Lo rende noto 'Outlook Italia. Clima di fiducia
e aspettative delle famiglie italiane nel 2° semestre 2013' realizzato da
Confcommercio e Censis. Dalle'indagine emerge che sono sempre piu' numerose le
famiglie che non riescono a far fronte alle spese con il proprio reddito (ad
inizio ottobre sono quasi il 19% contro l'11,3% di marzo 2012) e quasi il 50%
prevede di tagliare i consumi per affrontare la crisi.Secondo l'indagine
"per coprire le spese, sono quasi raddoppiate le famiglie che si sono
rivolte alle banche per un prestito (l'11,5% contro il 6% di marzo scorso),
mentre oltre il 30% ha dovuto posticipare alcuni pagamenti". Riguardo
all'immediato futuro, cresce il senso di "sfiducia e smarrimento":
rispetto a un anno fa gli ottimisti sono passati dal 37% al 30% e gli incerti
sono raddoppiati, passando dal 16% al 33%. Misure contro la disoccupazione (per
il 55% delle famiglie) e riduzione delle tasse (per il 42,3%) sono gli
interventi prioritari che il governo deve affrontare.
Banche: Ecofin, via libera definitivo a
vigilanza unica Bce
Partirà a novembre
2014. Saccomanni, italiane nulla da nascondere
15 ottobre, 17:54
LUSSEMBURGO - Via
libero definitivo dall'Ecofin alla supervisione unica delle banche europee
(Ssm) da parte della Bce: lo annuncia la presidenza lituana dell'Ue. La
supervisione unica partirà da novembre 2014 e sarà effettuata su 130 banche
cosiddette 'sistemiche'. La Bce assumerà 1000 persone per affrontare il nuovo
compito di supervisore delle banche europee, e 700 di esse saranno veri e
propri ispettori. Lo ha annunciato Jorg Asmussen, membro del board della Bce al
termine dell'Ecofin che ha dato il via libera definitivo alla supervisione
unica della Bce (Ssm). "Prima finiscono gli stress test e prima comincia
la nostra supervisione", ha detto Asmussen.
"Il discorso
che si fa sulla solidità e trasparenza del sistema bancario europeo è
esagerato" e né le banche italiane né quelle europee hanno "nulla da
nascondere": lo ha detto il ministro dell'economia Fabrizio Saccomanni a
margine dell'Ecofin, definendo il sistema bancario "complessivamente
solido". Per quanto riguarda gli eventuali rafforzamenti di capitale che
saranno necessari dopo gli stress test della Bce, Saccomanni non vuole
sollevare ansie, perché, come in passato, si copriranno "nel modo classico
chiedendo un aumento di capitale, facendo ristrutturazioni", e sono
"molto rari i casi in cui si deve arrivare alla liquidazione".
In Italia inoltre,
"ci sono strumenti come l'amministrazione straordinaria che consentono di
gestire i momenti di tensione delle banche e solo alla fine portarle
effettivamente alla liquidazione". In Europa invece "alle volte si ha
l'impressione che quando si ha un problema l'unica soluzione è il fallimento ma
ci sono mille modi per risanare le banche". Quelle italiane "non sono
mai arrivate a situazioni di crisi forse per prudenza, provincialismo o perché
la Banca d'Italia era un vigilante rigido", ha precisato Saccomanni.
Infine, per il ministro, "qui in Europa c'è la tendenza a limitare il
ricorso al finanziamento pubblico per la gestione delle crisi", ma
l'Italia è il Paese dove il ricorso al finanziamento pubblico è più basso
dell'universo".
istat. Commercio con l’estero
Rispetto al mese
precedente, ad agosto 2013 si registra un aumento sia dell'export (+1,7%) sia
dell'import (+1,1%).
La crescita
congiunturale di entrambi i flussi è trainata dall'interscambio con i paesi
dell'area Ue: +2,9% per l'export e +2,4% per l'import.
L'incremento
congiunturale delle vendite all'estero è particolarmente sostenuto per i beni
di consumo durevoli (+8,4%); dal lato dell'import, sono in forte espansione gli
acquisti di beni strumentali (+13,8%).
Rispetto al
trimestre precedente, nel periodo giugno-agosto 2013 risultano in crescita sia
le importazioni (+1,3%) sia le esportazioni (+0,7%).
La contenuta
crescita congiunturale delle vendite all'estero nell'ultimo trimestre è la
sintesi di un aumento verso i paesi dell'area Ue (+2,6%) e di una flessione
verso i paesi dell'area extra Ue (-1,4%).
Rispetto allo stesso
mese del 2012, si registra una significativa flessione sia dell'export (-4,4%)
sia, in misura ancora più ampia, dell'import (-9,8%). La contrazione
dell'interscambio è più marcata per l'area extra Ue: export (- 5,4%) e import
(-15,5%).
Ad agosto 2013 si
conferma una dinamica tendenziale negativa dei valori medi unitari all'import
(-3,7%). I volumi scambiati sono in contrazione sia per l'import (-6,3%) sia
per l'export (-4,2%).
Ad agosto 2013 si
rileva un avanzo di 958 milioni a fronte del contenuto deficit registrato a
agosto 2012 (-483 milioni). Al netto dell'energia, la bilancia risulta in
attivo per 5,4 miliardi.
Nei primi otto mesi
dell'anno l'avanzo commerciale raggiunge 19,2 miliardi e, al netto dei prodotti
energetici, 56 miliardi.
Ad agosto la
diminuzione tendenziale dell'export è particolarmente accentuata verso Turchia
(-29,5%) e Svizzera (-24,3%).
La diminuzione
tendenziale delle vendite di prodotti petroliferi raffinati (-32,1%) e di
metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-18,7%),
sono entrambe rilevanti.
Sono in forte
diminuzione le importazioni dai paesi ASEAN (-23,9%) e EDA (-20,1%) e gli
acquisti di prodotti dell'estrazione di minerali da cave e miniere (esclusi
petrolio e gas) (-40,0%) e di petrolio greggio (-34,9%).
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