L'UNIONE SARDA - Economia: «Sardegna magica anche in
autunno»
Neoborbonici, tutto cominciò 20 anni fa
Istat. Clima di fiducia delle imprese
Bozen, oltrepadania nord. Klotz: «Via dall’Italia
altrimenti a breve affondiamo»
«In Puglia sono in ginocchio i produttori di uva da
tavola»
BARI - «L’uva da tavola pugliese è
ormai in ginocchio. La causa scatenante è l’entrata anticipata dell’uva
brasiliana sui mercati europei. Il Brasile ha impiantato uva da tavola che
normalmente arrivava a maturazione a fine novembre; quest’anno il frutto estero
è arrivato sui mercati europei a fine settembre, facendo crollare le richieste
dell’uva Italiana. Voglio ricordare che i costi di produzione dell’uva Italia
ammontano a circa 40 centesimi al kg, ma il prezzo di mercato, laddove ci siano
richieste, è nettamente dimezzato, infatti il prezzo medio è di circa 20
centesimi al kg. I produttori durante l’anno affrontano notevoli costi di
lavorazione, quest’anno incrementati dalla eccessiva presenza di acinino, che
richiede maggiore manodopera». Lo dichiara in una nota il consigliere regionale
del Pdl, Michele Boccardi.
«I produttori hanno lanciato un grido di
allarme - continua il Boccardi - le vendite sono bloccate e si rischia di
mettere in ginocchio un intero territorio, infatti ed essere maggiormente colpito
è tutto il Sud Est Barese con i comuni di Noicattaro, Rutigliano, Adelfia,
Casamassima, Turi, Conversano, Mola di Bari, Acquaviva delle Fonti».
«La richiesta di uva italiana è praticamente
bloccata - aggiunge l’esponente regionale - se non si interviene immediatamente
si rischia di mettere a repentaglio sia l’occupazione degli addetti ai lavori,
creando grave danno economico all’intero territorio, sia il futuro delle
imprese produttrici, che subendo questo danno economico, rischiano il
fallimento».
«L’uva Italia fa parte del paniere dei
prodotti di Puglia che dobbiamo difendere con tutte le nostre forze. – conclude
Boccardi - Invito l’assessore regionale Fabrizio Nardoni ad organizzare un
tavolo tecnico con i produttori, le associazioni di categoria, i commercianti e
le catene di distribuzione, al fine di dare il riconoscimento dello stato di
crisi del mercato dell’uva da tavola, concertare azioni congiunte per difendere
il prodotto ed esercitare strategie di promozione di uno dei frutti di qualità più
rappresentativo della nostra Puglia».
28 Ottobre 2013
L'UNIONE SARDA - Economia: «Sardegna magica anche in
autunno»
28.10.2013
Inchiesta del giornale tedesco Die
Welt Un vero e proprio paradiso d'ottobre. Die Welt, autorevolissimo quotidiano
tedesco, sulla scia dell'Handelsblatt, che solo pochi giorni fa indicava la
Costa Smeralda come una delle mete ideali sulle quali investire, e forse grazie
anche al grande amore fra la nazionale di calcio tedesca e la Sardegna,
consiglia ai milioni di turisti tedeschi di recarsi nell'Isola anche in
autunno. L'articolo, firmato da Uta Petersen, descrive la Sardegna come la
destinazione europea per eccellenza in cui prolungare il relax estivo anche
durante i primi mesi autunnali: «Fare il bagno d'autunno in Europa? In Sardegna
è ancora possibile: prendere il sole, fare escursioni e godersela, nella bella
isola del Mediterraneo è possibile continuare queste attività anche in
autunno». Il quotidiano tedesco indica poi ai suoi lettori gli highlights per
un soggiorno autunnale coi fiocchi in Sardegna: «Le temperature sono ancora
piacevoli e presso la gente del luogo e i pastori è possibile gustare le
specialità locali come la “Carta da musica”, il pecorino e un buon bicchiere di
vino. L'arcipelago della Maddalena è la località più indicata per fare un tuffo
in mare mentre per chi ama l'interno più “selvaggio” vale assolutamente la pena
inoltrarsi nella zona del Parco naturale di Orosei e del Supramonte, dove tra i
massicci del Gennargentu si può scoprire la vera vita dell'entroterra sardo.
Naturalmente da non scordare la Costa Smeralda dove, in questo periodo, è più
facile trovare posti liberi in qualche ristorante tipico. A Pula, nel sud
dell'isola, imperdibile invece è il Forte Village Resort, dove, tra il
ristorante di Gordon Ramsay e la scuola calcio Chelsea Academy voluta
direttamente dal presidente Roman Abramovich, ce n'è davvero per tutti i
gusti». I tedeschi si confermano quindi veri amanti della Sardegna e
dimostrano, se ancora ce ne fosse bisogno, come questa terra meriti di essere
visitata e goduta in tutte le stagioni, non solo d'estate.
Neoborbonici, tutto cominciò 20 anni fa
CONTROSTORIE di Gigi Di Fiore
In principio furono i neoborbonici. Era vent'anni fa, nel
1993. Molto prima di loro, Carlo Alianello con i suoi libri, Angelo Manna con
le sue appassionate trasmissioni televisive, Aldo De Jaco con i suoi
saggi-documento: cercavano di raccontare la storia del Sud diventato italiano,
senza agiografie, senza amnesie, senza vuoti. Senza differenze di ideologie
politiche. Isolati, volevano solo aprire squarci per una verità a tutto tondo
sul nostro Risorgimento. Non contro l'italia unita, ma anche per l'Italia
unita.
Studi di pochi su
documenti non sempre consultati, storie bollate come esagerazioni o invenzioni.
Prima fra tutte quella del brigantaggio post-unitario. Poi, attraverso la sua
rubrica domenicale sul Mattino, Riccardo Pazzaglia, scrittore, commediografo,
autore di canzoni famose e uomo di tv, lanciò la sua provocazione. La rubrica
era "Specchio ustorio". Pazzaglia invitò "chi voleva parlare
male di Garibaldi e delle sue imprese" a presentarsi al Borgo Marinaro a
Napoli. Appuntamento il 7 settembre 1993. Una data simbolica: il 7 settembre
1860, Garibaldi era entrato a Napoli.
Riscoperta di
radici, identità, cultura del Sud bollato sempre come "retrogrado,
sottosviluppato, palla al piede dell'Italia". Pazzaglia credeva di
ritrovarsi quattro gatti, si presentarono in 400. Un buongiorno di buon
auspicio. In quell'occasione, Pazzaglia scrisse il testo dell'inno delle Due
Sicilie, che era stato musicato da Paisiello. Poi, coniò il nome
dell'associazione che inseriva nel suo statuto la riscoperta e rilettura della
storia, senza amnesie: nacquero i neoborbonici.
Spiegò, Riccardo
Pazzaglia, che per la Mondadori scrisse tre libri sul periodo risorgimentale:
"Con sette secoli di storia, avremmo potuto chiamarci neogreci, neoromani,
neoaragonesi, neoangioini. Per provocazione, partiamo dall'ultimo periodo del
Sud indipendente prima dell'unità". E furono i neoborbonici.
Sono il gruppo
culturale più datato, hanno spianato la strada alla riscoperta, che di recente
è diventata assai diffusa, dell'identità meridionale. Dalla loro costola, in
tutto il Sud sono nate tante costole di movimenti che si definiscono
meridionalisti. Alcune anche con pochi iscritti. Le divisioni, che sono nate
sempre dalle valutazioni diverse sull'eventuale sbocco politico da dare alla
conoscenza storica, in 20 anni si sono moltiplicate. Partorendo sigle e
partiti, spesso di vita effimera.
Oltre le polemiche,
oltre le accuse di revanchismo, la linea maggioritatria dei neoborbonici ha
sempre tenuto distinte conoscenza e polemica storica dalla politica. Si sono
sempre tirati fuori dalle contese elettorali. Il movimento ha oggi oltre
seimila iscritti, oltre 800 sono arrivati negli ultimi giorni. E non è un caso:
al teatro "Salvo d'Acquisto" di via Morghen a Napoli, con 500 posti
tutti esauriti, sabato 26 ottobre il movimento celebra di sera il suo
ventennale. E' innegabile che
neoborbonico sia oggi la definizione più nota in tutt'Italia tra movimenti e
associazioni che si definiscono meridionalisti.
In vent'anni, allo
stadio San Paolo sono comparse le bandiere del regno delle Due Sicilie. Prima,
i tifosi del Napoli sventolavano le bandiere confederate, quelle sudiste della
guerra di secessione americana a sigillare la loro identità. Un paradosso. Poi,
i fischi ai Savoia rientrati in Italia, le campagne a favore del consumo dei
prodotti del Mezzogiorno, le sollecitazioni a modificare la toponomastica delle
città meridionali che celebra senza se e ma gli uomini del Risorgimento, i
convegni, i dibattiti, gli studi e le ricerche.
Da anni, il
professore Gennaro De Crescenzo è presidente dell'associazione, passata dalla
sede originaria di via Gerolomini a via Cervantes. Ricorda: "Dopo molte
ricerche d'archivio, chiamai Pazzaglia per dare il via alla difesa e diffusione
delle verità nascoste del processo di unificazione. Lui mi regalò il suo
articolo e l'appello. Di noi si occuparono quotidiani nazionali, televisioni,
persino la Bbc".
Nelle polemiche
sul Mezzogiorno e l'immagine che se ne rappresenta, i neoborbonici sono stati
sempre presenti. Sono 15mila gli iscritti alla mailing list gestita da
Alessandro Romano, sei milioni i contatti sul sito dell'associazione, provenienti
da tutto il mondo. Sono passati per i neoborbonici tanti fondatori di altri
movimenti. L'associazione è ormai una realtà. Soprattutto al nord, i
neoborbonici sono bollati come passato, reazione. Certo, a volte c'è stata
qualche caduta di stile, ma probabilmente il "marchio d'infamia" da
giudizio negativo fa comodo a chi vuole difendere poteri accademici e, a volte,
clientele politiche. Sono i soliti limiti del nostro Paese, che non sa
confrontarsi sulla sua storia con serenità. Chissà perchè.
Pubblicato il 25 Ottobre 2013 alle 18:09
Istat. Clima di fiducia delle imprese
A ottobre 2013 l'indice composito del clima di fiducia
delle imprese italiane (Iesi, Istat economic sentiment indicator), espresso in
base 2005=100, scende a 79,3 da 82,8 di settembre.
L'andamento dell'indice complessivo rispecchia il
peggioramento della fiducia delle imprese del commercio al dettaglio e dei
servizi di mercato; risulta invece in aumento la fiducia delle imprese manifatturiere
e di costruzione.
L'indice del clima di fiducia delle imprese
manifatturiere aumenta, passando da 96,8 di settembre a 97,3. I giudizi sugli
ordini migliorano (da -28 a -27) e le attese di produzione rimangono stabili (a
4); il saldo relativo ai giudizi sulle scorte di magazzino passa da -1 a -2.
L'analisi del clima di fiducia per raggruppamenti
principali di industrie (Rpi) indica un miglioramento dell'indicatore nei beni
di consumo (da 96,2 a 97,1), nei beni intermedi (da 98,2 a 99,0) e nei beni
strumentali (da 94,8 a 95,0).
L'indice del clima di fiducia delle imprese di
costruzione sale da 78,9 di settembre a 80,8 I giudizi sugli ordini e/o piani
di costruzione migliorano (da -48 a -46) mentre le attese sull'occupazione
peggiorano (da -16 a -19).
L'indice del clima di fiducia delle imprese dei servizi
scende da 79,9 di settembre a 74,7. Peggiorano i giudizi e le attese sugli
ordini (da -26 a -31 e da -8 a -18, rispettivamente), mentre stabile resta il
saldo delle attese sull'andamento dell'economia in generale (a -37).
Nel commercio al dettaglio, l'indice del clima di fiducia
scende da 91,8 di settembre a 89,0. L'indice diminuisce sia nella grande
distribuzione (da 88,6 a 87,7) sia in quella tradizionale (da 94,4 a 90,6).
Bozen, oltrepadania nord. Klotz: «Via dall’Italia
altrimenti a breve affondiamo»
BOLZANO. «L'Alto Adige può restare e affondare con
l'Italia, oppure scegliere la via dell' autodeterminazione»: lo ha detto Eva
Klotz, concludendo la sua ultima campagna elettorale. La pasionaria, da 30 anni
in consiglio provinciale, e il capolista Sven Knoll hanno parlato di un
«successo» del loro “referendum autogestito” sul futuro dell'Alto Adige.
Sarebbero 17.000 le schede 'elettoralì restituite al partito. Tra gli elettori
- hanno detto - anche «italiani ed elettori di altri partiti».
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