mercoledì 30 ottobre 2013

XXX.X.MMXIII – Mariateresa Labanca: Benvenuti a Viggiano, il comune più ricco d’Italia.---Scarseggiano i galleggianti, ma ci son tanti a galleggiare.---Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri e presidente Confindustria Gorizia, è stato eletto presidente di Confindustria Fvg dal Consiglio direttivo dello stessa organizzazione; succede ad Alessandro Calligaris.


Benvenuti a Viggiano, nel regno dei petroleuro
Crisi: a Taranto chiude anche Marcegaglia, 134 licenziamenti
Crisi: 20% famiglie "galleggia". Una su 3 a fine mese e' in rosso
Ue-17: migliora sentimento economico, ma cala in Italia
Oltrepadania est. Confindustria Fvg, Bono nuovo presidente




Benvenuti a Viggiano, nel regno dei petroleuro
Come si vive e come si spendono le royalties nel paese più ricco d’Italia?
di MARIATERESA LABANCA
VIGGIANO – All’ingresso del paese il cartello recita: “Il paese di Maria”, in onore della Madonna nera che ogni anni porta centinaia di turisti nel santuario che sovrasta la valle. Ma qui il miracolo lo si aspettava un altro santo nero: l’oro che sgorga dalle viscere della terra. Negli ultimi cinque anni ha portato ben 83 milioni di euro. Benvenuti  a Viggiano, il comune più ricco d’Italia. Ma, una volta arrivati, dopo aver percorso strade a rischio foro di gomma, scordatevi di trovare i segni dell’opulenza. La vita, nel comune che ospita il Centro Oli Eni, scorre pressappoco come in qualsiasi comune dell’entroterra lucano.
A mezzogiorno appena trascorso le poche persone che si trovano in piazza, sono per lo più operai che bevono una birra alla fine del turno di lavoro. Molti anziani, pochi giovani. Alcuni al lavoro, molti partiti. Il centro è ordinato e c’è anche qualche aiuola. I marciapiedi sono nuovi, pare che siano stati rifatti più volte. E nella villa comunale c’è anche un parco avventura per bimbi. Ma della ricchezza che ci si aspetterebbe di trovare sul territorio che è il più grande giacimento di petrolio su terraferma dell’Europa occidentale non c’è traccia. Che fine ha fatto il fiume di royalty che le compagnie del petrolio hanno pagato in questi anni? Il termine in italiano rende meglio il senso: se c’è una compensazione economica vuol dire che ci sono anche dei danni. Ma la beffa – opinione condivisa dei cittadini di Viggiano – è che da questi parti gli unici risvolti evidenti di 20 anni  di petrolio siano proprio e solo i mali.
La gente che incontri per strada ti dice che nonostante il tesoro naturale del sottosuolo la disoccupazione è più o meno in media con quella degli altri comuni lucani. Che qualcosa in più, negli ultimi due anni, dopo una battaglia fatta dai cittadini disoccupati, è stata fatta. Ma che non basta. Perché il lavoro spesso dura pochi mesi o comunque non più di un anno. E poi non è qualificato. Raccontano che spesso il “posticino”, quando c’è, va a finire direttamente all’amico dell’amico. Il lavoretto, invece, lo assegnano sempre alla solita impresa. Che venti anni di petrolio sono passati senza che nessuno se ne sia accorto. Se non per i danni, appunto: il cattivo odore, il rumore. Il calo delle attività agricole e d’allevamento, inevitabilmente compromesse dall’immagine di una terra di perforazioni altamente pericolose. La paura che prima o proprio la bomba ecologica possa scoppiare davvero.
Raffaele che è partito più di quarant’anni fa alla volta della Svizzera e che ora che è in pensione viene qualche volta per vedere come vanno le cose nel suo paese d’origine dice che non vorrebbe mai che i suoi figli tornassero qui. “Siamo distanti anni luce, cè poco da fare”. Da Viggiano, negli anni Ottanta, sono partire quasi tre mila persone alla volta dell’Australia. Non ne è più tornato nessuno, neanche adesso che potenzialmente la Val d’Agri potrebbe essere gli Emirati Arabi della Basilicata. Un esercente di un’attività commerciale del centro dice che i suoi quattro figli, di cui due laureati, lavorano con lui perché non cè molto altro da fare. “Noi non ci lamentiamo – spiega – tiriamo avanti bene. Ma, quando mi guardo intorno, penso: è vero, la Basilicata è terra di conquista. E penso che certe cose questi signori del petrolio ce le hanno fatte a posta per provocarci – dice mentre indica con la mano il pozzo che sorge a qualche centinaio di metri della sorgente d’acqua – Perché proprio lì? bastava spostarlo un po’ più giù. Sembra quasi che vogliano sfidarci. Ma tanto qui nessuno dice niente”. Sulla mensola del bar i santini ammucchiati di un candidato alle prossime regionali. La campagna elettorale si fa sentire anche da queste parti. “Vengono a chiedere voti e poi spariscono”. “Ma che gli crede più”, dice un altro cittadino mentre mostra la pratica con cui la Procura ha archiviato la sua denuncia per un parco di pannelli solari realizzato nei lotti Asi che dovevano essere assegnati ad attività industriali.
Qui ti dicono tutti che questi venti anni di petrolio sono stati un fallimento. Che la classe dirigente locale e regionale è stata incapace di gestire quella che potenzialmente poteva essere una ricchezza. E mentre te lo dicono pensi che molto possa essere il frutto di luoghi comuni. Che in fondo criticare è sempre stato molto più facile che apprezzare. Allora inizi a girare il paese di persona. A caccia di segni di un’altra Viaggiano, diversa da come te l’anno raccontata.  Ma non ne trovi. La signora che sbuccia le castagne per essiccarle, dopo aver messo ad asciugare la lana appena lavata del cuscino è la stessa immagine che ho visto trent’anni fa nel paese di mio padre. Il centro storico non è degno di un paese dalle casse così piene. Ci sono molti cantieri, ma anche molte case fatiscenti. Neanche le ingenti somme del post terremoto sono riuscite a dare un altro volto a questo paese. Un fiume di danaro passato invano.
E allora perché non aggiungerci anche altri soldi: l’amministrazione comunale con una parte delle royalty  ha tirato fuori un bando che prevede agevolazioni per chi ristruttura le facciate delle proprie abitazioni. Circa un milioni di euro. Ma al momento pare che siano state finanziate solo il dieci per cento delle domande. Mentre un altro bando di questo tipo sta pere essere riproposto, quando ancora non è stato ancora completato il primo. Finanziamenti ci sono pure, fino al 75 per cento, per chi cambia la caldaia di casa. E combattere la denatalità ci sono tre mila euro per ogni nuovo bebè. Le “grandi opere” impegnano circa venti milioni delle royalty di Viaggiano. Solo che la gran parte – dopo vent’anni – è ancora tutta in cantiere.
Qui aspettano tutti l’inaugurazione di domani. Si tratta del primo e unico campetto in prato in paese. “Una promessa che mi porto dietro da quando ero bambino”, dice il consigliere d’opposizione, Amedeo Cicala. In costruzione sono pure ancora l’asilo nido e la piscina comunale. Per vederle realizzate ci vorrà ancora tempo. E’ vero. In fatto di occupazione, c’è il progetto che l’amministrazione comunale ha messo a punto con il Parco della Val d’Agri: una cinquantina di lavoratori che si occupano di attività ambientali e di  prevenzione del rischio idrogeologico. Un milione di euro di royalty. Per un solo anno però. L’amministrazione comunale ha provveduto a riconfermarlo anche per quest’anno. E probabilmente lo farò anche per quelli a venire. Fino a quando ci sarà disponibilità di cassa. Fino a quando ci sarà petrolio. Siamo molto lontani da quella politica di investimenti che andrebbe messa in campo prima che sia troppo tardi. “Il problema è che fino a ora i soldi del petrolio sono stati utilizzati per spesa corrente e non per investimenti.  E il vero dramma è che manca una programmazione degna di tale nome”, insiste Cicala. E in paese dove non c’è neanche il piano regolatore, è difficile immaginare il contrario. Per le imprese nessun vantaggio localizzativo, non in termini energetici. E per assurdo la paura più grande da queste parti  non è che chiuda il Centro Oli ma che vada via la Vibac, azienda che dà lavoro a più di 300 lavoratori dell’area, come o addirittura più di quelle impiegate nell’indotto delle estrazioni, ma che non gode di alcun tipo di defiscalizzazione. Un’altra fabbrica importante per l’economia locale è andata via da qualche anno. Si chiamava Spalberg e produceva spalline. A certo punto ha chiuso per mancanza di commesse. Sarebbe bastato a esempio, che Eni avesse assegnato all’azienda la realizzazione delle proprie divise. E invece niente. Sul territorio il petrolio non produce economia. E’ vero, adesso c’è il nuovo accordo con Eni e Shell: gas gratis per famiglie e imprese. “Accordo? – precisa Cicala – A mio avviso bisogna stare attenti a non andare troppo in là con la fantasia. Si tratta solo di linee guida. E bisognerà vedere come potranno trovare attuazione in accordo con le normative europee e Antitrust. A mio avviso sarebbe meglio non cantare vittoria troppo in fretta”. Del resto, nella zona industriale di Viaggiano i lavori per la realizzazione della rete del metano sono stati appaltati solo da poco. “Speriamo che con lui cambi qualcosa”, dice un barista mentre indica un manifesto elettorale. Ma a crederci ancora non sono poi in molti.
mercoledì 30 ottobre 2013 08:32

Crisi: a Taranto chiude anche Marcegaglia, 134 licenziamenti
21:37 29 OTT 2013
(AGI) - Taranto 29 ott. - E' durato due anni il "sogno" di "fare di Taranto la capitale del fotovoltaico in Italia". Cosi' infatti si espresse Antonio Marcegaglia, amministratore delegato dell'omonimo gruppo, nel settembre 2011 presentando agli amministratori locali - tra cui il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola - il rilancio industriale del sito di Taranto, dove Marcegaglia era approdato nel 2000 a seguito della vicenda Belleli di Mantova. Proprio oggi, infatti, Marcegaglia ha annunciato la chiusura dello stabilimento dal 18 novembre. Saltano cosi' 134 posti di lavoro. A settembre 2011 Marcegaglia inauguro' a Taranto la produzione di lamiere e pannelli fotovoltaici per la produzione di energia solare attraverso una tecnologia innovativa: lamine di film sottile al silicio amorfo. Queste lamine, spiego' allora Marcegaglia, "vengono poi incollate su un pannello per ottenere un manufatto perfettamente integrato nella copertura dei tetti delle nuove costruzioni e volto alla produzione di energia elettrica solare". A Taranto la nuova produzione faceva seguito a quella, dismessa, di caldaie industriali. Una copertura di pannelli fatta in questo modo su una superficie inferiore a 20 metri quadrati, fu spiegato due anni fa, e' in grado di produrre piu' di un chilowattora di energia elettrica per 25 anni, indipendentemente dall'orientamento e dall'inclinazione del tetto. Marcegaglia annuncio' anche di aver stanziato per la riconversione del sito di Taranto 15 milioni di euro e di voler raddoppiare la produzione di pannelli fotovoltaici nel giro di pochi mesi. "In realta' il progetto, che sfruttava una tecnologia americana - spiega Cosimo Panarelli, segretario della Fim Cisl di Taranto -, non ha avuto il successo che il gruppo Marcegaglia auspicava. In Puglia non c'e' stato sviluppo alcuno. Si poteva e doveva incentivare la diffusione di questo sistema dai complessi privati a quelli industriali per finire alla copertura delle pensiline dei mezzi pubblici, ma cosi' non e' stato. Alla fine, nella ristrutturazione del gruppo, Marcegaglia ha sacrificato Taranto. Dopo Vestas nell'eolico e' un altro pezzo di attivita' industriale nelle fonti energetiche rinnovabili che perdiamo nel giro di poche settimane". (AGI) .

Crisi: 20% famiglie "galleggia". Una su 3 a fine mese e' in rosso
12:31 29 OTT 2013
(AGI) - Roma, 29 ott. - Una famiglia italiana su cinque 'galleggia' ed e' costretta a spendere tutto il proprio reddito, mentre quasi una su tre deve intaccare i propri risparmi per tirare avanti. Il dato emerge dalla ricerca curata da Ipsos per Acri in occasione dell'89esima Giornata mondiale del risparmio. Nel 2013, comunque, torna a crescere dopo 3 anni, dal 28 al 29%, la quota di famiglie che sono riuscite a mettere da parte qualche euro, e cala dal 31 al 30% quella dei nuclei in 'saldo negativo'. Secondo i ricercatori, "e' forse il segno che gli italiani sembrano aver trovato un assestamento nella crisi, seppur a prezzo di notevoli rinunce". In totale, pero', le famiglie che si sentono in crisi di risparmio sono in lieve aumento: il 43% contro il 42% del 2012 e il 37% del 2011.
BASTA UN IMPREVISTO DA 1.000 EURO ED E' CRISI PER 20% FAMIGLIE Gli anni di crisi hanno ridotto le riserve di denaro degli italiani. Una famiglia su 5 (il 20%) dice che non riuscirebbe a far fronte a una spesa imprevista di 1.000 euro con risorse proprie e il 4% non lo sa. Se la spesa imprevista fosse maggiore, ipotizzando 10.000 euro (ossia un furto d'auto, una complessa operazione dentistica, la sistemazione di un tetto o una cartella esattoriale non attesa), meno di una famiglia su 3 (31%) potrebbe farvi fronte con le sole proprie forze.
 
ITALIANI PESSIMISTI, PER 3 SU 4 FINE CRISI LONTANA Quest'anno la crisi ha toccato il momento piu' nero per le famiglie, ormai esauste dopo 5 anni di sacrifici e difficolta'. E l'orizzonte di uscita dalla crisi continua ad allontanarsi.
   A definire assai grave la crisi e' il 91% degli italiani e per 3 su 4 ci vorranno almeno altri 3-4 per tornare a vedere la luce. Per uno su 3 ci vorranno addirittura tra i 5 e i 10 anni per ritrovare i livelli di benessere precedenti. A livello complessivo il 40% degli italiani e' ottimista sul futuro contro un 41% di pessimisti: il saldo negativo di un punto percentuale si confronta con quello positivo di 7 punti percentuali del 2012.
   Negli ultimi anni si e' assistito a un crescente decremento del numero dei soddisfatti circa la situazione economica personale e il dato del 2013 rappresenta il minimo di tutta la serie storica: solo poco piu' di 2 italiani su 5 rispondono affermativamente (il 42% della popolazione), mentre i restanti 3 su 5 lo sono sempre meno (58%). Tendono a scomparire i 'molto soddisfatti': sono appena il 3%. Nel Sud si trova il minor numero di soddisfatti (31% quasi 1 su 3) con una riduzione di 7 punti rispetto all'anno precedente.
   Intanto, piu' si accumulano anni di crisi e piu' famiglie vengono colpite: indirettamente le difficolta' sono arrivate nel 40% delle case, in generale per la perdita del lavoro (20%) o per il peggioramento delle condizioni dello stesso (il 15% contro il 9% del 2012), ma c'e' anche chi non viene pagato con regolarita' (3%) e chi ha dovuto cambiare occupazione (4%). Le famiglie colpite direttamente, ossia nei percettori di reddito del nucleo familiare, sono invece il 30%, con un incremento di 4 punti percentuali rispetto al 2012 (erano il 26%).
PER UNA FAMIGLIA SU 4 PEGGIORA TENORE DI VITA Sono il 26%, percentuale uguale a quella del 2012, le famiglie che segnalano un serio peggioramento del proprio tenore di vita (erano il 21% nel 2011 e il 18% nel 2010), mentre quasi la meta' degli intervistati (il 47% contro il 46% nel 2012) dichiara di avere difficolta' a mantenere il proprio tenore di vita. Il 25% (come nel 2012) ritiene di mantenerlo con facilita' e solo il 2%, cioe' un italiano su 50, dichiara di aver sperimentato un miglioramento del proprio tenore di vita nel corso degli ultimi dodici mesi: nel 2010 erano il 6%, nel 2011 il 5%, nel 2012 il 3%. A fronte di oltre 40 milioni di italiani che registrano un peggioramento della propria situazione economica circa 1 milione di italiani sta meglio di prima. Tra coloro che si sono trovati in maggiore difficolta' rispetto al passato quest'anno ci sono i lavoratori direttivi (dirigenti, manager, professionisti e imprenditori): il 24% di essi ha subito un peggioramento (era il 20% nel 2012).
   Il presente appare molto buio e avaro di soddisfazioni: per questo gli italiani puntano ad investire nella qualita' della vita futura (57%) a scapito del presente (39%). Il numero dei fiduciosi sul miglioramento del proprio futuro e' inferiore a quello degli sfiduciati (28% gli sfiduciati, 21% i fiduciosi).
   Ma soprattutto sono i giovani (18-30 anni) a perdere la carica: tra loro gli ottimisti sono scesi in un anno dal 24% al 4%.
   Un vistoso ritorno di sfiducia riguarda il Paese nel suo insieme: meno di un italiano su 4 e' fiducioso sul futuro dell'Italia (24%), 1 su 2 e' sfiduciato (47%), il 24% ritiene che la situazione rimarra' inalterata, il 5% non sa cosa pensare. Gli sfiduciati sopravanzano quindi di 23 punti percentuali i fiduciosi, contro gli appena cinque punti di gap del 2012.

Ue-17: migliora sentimento economico, ma cala in Italia
Sale fiducia nell'industria, scende quella nel commercio
30 ottobre, 11:01
(ANSA) - BRUXELLES, 30 OTT - Migliora il sentimento economico dell'industria e dei consumatori ad ottobre in Ue ed Eurozona mentre si deteriora in Italia e Spagna: lo comunica Eurostat. Ad ottobre l'indice è salito nella zona euro di 0,9 punti, di 1,1 nella Ue, mentre è sceso di 2 punti in Italia e di 2,2 punti in Spagna. A salire soprattutto la fiducia nell'industria, mentre scende quella nei servizi, commercio e costruzioni. Olanda, Francia e Germania i Paesi con l'aumento più significativo.

Oltrepadania est. Confindustria Fvg, Bono nuovo presidente
L’amministratore delegato di Fincantieri designato dal Consiglio direttivo. Vinte le resistenze friulane, ma i delegati udinesi si sono astenuti. «Riconosciuta l’importanza del sistema produttivo dell’area giuliana»
Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri e presidente Confindustria Gorizia, è stato eletto presidente di Confindustria Fvg dal Consiglio direttivo dello stessa organizzazione; succede ad Alessandro Calligaris.
 «Non reputo questo incarico come onorifico - ha detto - quindi mi impegnerò con la mia capacità ed esperienza per contribuire a risolvere i problemi degli imprenditori della regione e a far partire da qui un messaggio a tutta l’impresa nazionale, da riportare al centro della cultura del Paese». Battute, dunque le resistenze friulane alla nomina, che pure nelle settimane scorse erano decisamente robuste. Al momento del voto i sette delegati udinesi si sono astenuti.
 «Con l’elezione di Bono - è scritto in un comunicato di Confindustria Fvg - si è determinato di fatto un avvicendamento nella presidenza regionale con il riconoscimento del ruolo industriale dell’area giuliana». Bono ha ringraziato il suo predecessore e ha «colto l’occasione per rappresentare ai colleghi l’indirizzo strategico del suo mandato che, oltre a rafforzare i rapporti con le istituzioni e le organizzazioni sindacali, lo vedrà - in sinergia con le associazioni provinciali - convintamente impegnato ad attuare una razionalizzazione del sistema di rappresentanza confindustriale in regione».
 Su questa «prima sintetica illustrazione del programma di mandato i presidenti delle associazioni provinciali ed i Componenti l’organo direttivo di Confindustria Fvg hanno espresso il loro punto di condivisione auspicando, a breve, un nuovo appuntamento di lavoro per entrare, più compiutamente, nel merito del programma» conclude la nota.

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