Nella valle del petrolio, serve vera programmazione
Calabria. Le imprese rinunciano a finanziamenti: troppa
burocrazia
Viaggio nel cuore della terra del petrolio. Royalty, ecco
cosa ne abbiamo fatto
Parla il sindaco di Viggiano: non è facile gestire, ma i
risulati ci sono. Chi segue le normali pratiche di un piccolo comune come Viggiano,
in teoria dovrebbe pure occuparsi di redigere, seguire, curare i bandi e le
misure per gestire la extra risorsa delle royalty del petrolio. Da due anni il
problema è stato in qualche modo bypassato con la creazione di uno Sportello
dello Sviluppo. Una sorta di appendice del comune che si occupa solo di gestire
le pratiche relative alle royalty. Ma i problemi sono tutt’altro che risolti.
di MARIATERA LABANCA, inviata a Viggiano
VIGGIANO – Il primo cittadino è su tutte le furie.
Giuseppe Alberti, ingegnere di professione, sindaco Pd da quasi dieci anni alla
guida del Comune di Viggiano, è pronto a giurare che c’è molta superficialità
nel giudizio di chi liquida quella del petrolio come una partita persa.
“Venite e vi farò vedere”, ripete. Non è uno di quelli
che si perde in cerimonie. E’ adirato e non fa nulla per nasconderlo. “E’ che
sono stanco – dirà ad animo più calmo – Sembra che tutto quello che non va in
Val d’Agri debba ricadere per forza sulle mie spalle. Non che io non abbia
responsabilità. Ma le assicuro che qui non c’è nessuno che sappia di petrolio
più di quanto ne so io. E quello che c’era da fare l’ho fatto, con
responsabilità e coscienza”. Tra qualche mese, la prossima primavera, lascerà a
qualcun altro il posto nel palazzo del Municipio tenuto come un gioiellino. Il
paese che consegna ce lo vuole mostrare
di persona.
OPERE PUBBLICHE
Dal terrazzo all’aperto che dall’ingresso del municipio
domina la vallata mostra l’area dei cantieri resi possibili dai fiumi di
royalty che in questi anni sono arrivati nelle casse del Comune: dal 2005 più
di 112 milioni di euro. C’è il campo sportivo in prato inaugurato proprio ieri
pomeriggio. E’ costato 900.000 euro.
“Ci potrebbe giocare una squadra di serie A”, dice
orgoglioso il primo cittadino. Poco distante il cantiere della piscina i cui
lavori sono ancora in corso d’opera. Stesso dicasi per la scuola materna e il
refettorio. Mentre, sull’elisuperficie prevista dal piano di sicurezza esterna
del Centro Oli e dal piano di Protezione civile del Comune, costata circa un
milione di euro, sono in corso le prove di collaudo. Ultimato è il palazzo del
Marchese. Acquistato con le royalty e ristrutturato, ospiterà un museo
etnomusicologico che però non è ancora partito. Da un’altra parte del paese
invece sono in corso i lavori per l’ampliamento del cimitero.
“E poi abbiamo fatto le strade, quelle di nostra
competenza, chiaramente”. Se gli fai notare che dopo dieci anni è ancora quasi
tutto ancora in corso di realizzazione, risponde secco: “Non è mica colpa mia
se per realizzare le opere ci vuole tempo. Sfido chiunque a dimostrare il contrario. E poi vedete, gli
operai sono al lavoro. Basta pensare che il sindaco apre il cassetto e ci trova
dentro i soldi da spendere e spandere come vuole”.
Con vanto dice che nessun altro comune ha un’autorimessa
e un’isola ecologica con una differenziata perfettamente implementata come
quella di Viggiano. Le opere pubbliche
appaltate o in appalto ammontano a 22 milioni di euro. A cui vanno aggiunte
quelle i cui progetti definitivi sono in fase di redazione (un altro milione e
otto) e quelle per le quali sono in corso le procedure per l’affidamento della
progettazione (più di quattro milioni).
“Lo so, lo so – dice – che ora bisogna puntare tutto
sulle politiche del lavoro e dell’occupazione. Ma nella prima fase era
necessario realizzare quei lavori di cui questo comune aveva bisogno”.
“Ma - precisa pure mentre tira fuori un voluminoso
fascicolo di misure specifiche – non è che non sia stato fatto nulla in questi
anni per le imprese e per la creazione di posti di lavoro”.
OCCUPAZIONE E IMPRESE
Eppure l’opposizione in Consiglio e anche molti cittadini
intervistati per strada sostengono il contrario. E a essere sinceri, quando si
arriva nella piazza del paese, l’impressione è che non sia un posto né per
giovani né per gente che se la passi benissimo.
“Allora non ci siamo capiti. In piazza non trova giovani
perché sono tutti al lavoro. Io non voglio dire che qui la disoccupazione sia
pari a zero. Ma sicuramente è sensibilmente inferiore a quella degli altri
comuni. Qualche punta di criticità rimane ancora per le donne con bassa
scolarizzazione, i giovani diplomati da pochissimo e gli over 50 espulsi dai
processi produttivi. Ma dire, come fa qualcuno, che il tasso dei senza lavoro
sia pari al 30 per cento è come dire che nel resto della Basilicata il 70%
della popolazione per cento non lavora. E’ vero, spesso si tratta di posti a
tempo determinato. Ma questo dipende dai tipi di contratti che applicano le
aziende. Tempo indeterminato ormai non ce n’è più giro. E poi vi sfido: non
troverete mai un funzionario che vi dirà che io abbia mai segnalato qualcuno o
abbia agevolato una ditta. La maggior parte degli artigiani di Viggiano ha
lavorato con il Comune”.
E allora eccoli gli interventi messi in campo
dall’amministrazione comunale per stimolare l’economia: due bandi per le
attività produttive per sovvenzionare al 50 per cento gli investimenti (le
risorse per il primo sono state pari a quasi 8 milioni di euro per 70
beneficiari).
Mentre altri 4 milioni sono stati stanziati per
finanziare il bando per l’occupazione: ogni azienda lucana (144 le
beneficiarie) che assume un lavoratore di Viggiano ha un contributo dai 900 ai
mille euro. Più di tre milioni di royalty sono stati destinati al settore agricolo e zootecnico. Il Comune
ha poi sottoscritto un protocollo d’intesa con la Camera di Commercio che
prevede il potenziamento del fondo di garanzia dei consorzi fidi che estendono
così alle imprese di Viggiano la garanzia dei crediti concessi dalle banche,
nella misura dell’80%. In più il Comune si fa carico del 50 per cento degli
interessi passivi.
QUALITÀ DELLA VITA
“Tenga poi conto – aggiunge il sindaco Alberti – che nel
bilancio del Comune lei non troverà una voce a spese dei cittadini. Fatta
eccezione per Ici e Tares che – sempre grazie alle royalty del petrolio – è una
cifra irrisoria rispetto a quella pagata negli altri comuni”.
Il sindaco spiega pure che l’amministrazione comunale
finanzia un Piano studi con oltre 700.000 euro che sovvenziona borse di studio
per tutti gli studenti universitari, oltre a garantire il servizio mensa, il
servizio scuolabus e altro ancora. Per incentivare le nascite è stato istituito
un bonus bebè di tre mila euro in tre anni.Mentre in termini di efficientamento
energetico un intervento è stato destinato alla sostituzione delle caldaie con
impianti più “puliti” e altri due invece alla riqualificazione degli immobili.
LO SPORTELLO PER LO SVILUPPO
Pratiche su pratiche. Un bel da fare per una macchina
amministrativa di un piccolo comune. E la più grande contraddizione sta proprio
in questo. Il sindaco Alberti la spiega così: “Questo è un paese con un
bilancio da città di 50.000 abitanti e il personale tarato per un comune da tre
mila. Sa cosa significa questo? Che anche la più virtuosa azione è destinata a
intopparsi da qualche parte”.
“Se potessi – dice ancora – assumerei 100 persone.
Risolverei in toto il problema della disoccupazione. Mi doterei delle figure
professionali di cui ho bisogno. Con la più costosa delle soluzioni spenderei 3
milioni di euro, ma cosa vuole che siano per il peaese delle royalty. Ma
semplicemente non posso farlo. Non posso assumere nemmeno una unità in più”. Il
primo cittadino spiega che già dal suo insediamento aveva provato a chiedere di
andare oltre i rigidi vincoli in materia di assunzione di personale nelle
pubbliche amministrazioni.
“Sono stato anche a Roma, al ministero. Mi sono rivolto
pure alla Corte dei Conti. Semplicemente non è possibile farlo. Mi hanno detto
così: le leggi sono uguali per tutti. Cosa devo fare? Non rispettarle?”.
Chi segue le normali pratiche di un piccolo comune come
Viggiano, in teoria dovrebbe pure occuparsi di redigere, seguire, curare i
bandi e le misure per gestire la extra risorsa delle royalty del petrolio. Da
due anni il problema è stato in qualche modo bypassato con la creazione di uno
Sportello dello Sviluppo. Una sorta di appendice del comune che si occupa solo
di gestire le pratiche relative alle royalty. Ma i problemi sono tutt’altro che
risolti. A gestire la struttura l’ingegner Galante. E’ persona disponibile e
competente. Ma che lo sia è solo un caso. Per tale incarico – spiega Alberti –
“non potevamo chiamare esterni. La scelta doveva ricadere tra coloro che hanno
già un rapporto di dipenda con l’ente pubblico comunale. E Galante era
responsabile della Comunità montana, con una buona esperienza alle spalle anche
se differente da quella di cui si occupa oggi. Avrebbe bisogno di essere
affiancato da specifiche figure tecniche. E invece a gestire le centinaia di
pratiche di imprese, agricole e non, artigiani, cittadini c’è solo lui, che tra
l’altro dovrebbe garantire la sua presenza un solo giorno a settimana, e
un’altra dipendente. Pare che adesso, finalmente, sia stato trovato il modo per
assumere altro personale nello sportello e accelerare così iter e procedure.
Fatto il paese della ricchezza, costruire la ricchezza del paese non è affatto
cosa facile.
venerdì 01 novembre 2013 09:13
Nella valle del petrolio, serve vera programmazione
La sfida nel coinvolgimento dei
livelli istituzionali
Il viaggio del Quotidiano nella
valle del petrolio e degli euro è finito. Ci lasciamo il Centro Oli alle spalle
e, percorrendo la strada provinciale, basta arrivare a Villa d'Agri per
respirare un'altra aria. Sul rettifilo affollato di negozi di vario genere, il
traffico è sostenuto nelle ore di punta. Bar e ristoranti sono pieni, a ora di
pranzo ma anche a cena. Non è che Villa d’Agri sia chissà che grande realtà, ma
anche questo piccolo paragone esalta le differenze...
di MARIATERESA LABANCA
VIGGIANO – Il viaggio del
Quotidiano nella valle del petrolio e degli euro è finito. Ci lasciamo il
Centro Oli alle spalle e, percorrendo la strada provinciale, basta arrivare a
Villa d'Agri per respirare un'altra aria. Sul rettifilo affollato di negozi di
vario genere, il traffico è sostenuto nelle ore di punta. Bar e ristoranti sono
pieni, a ora di pranzo ma anche a cena. Non è che Villa d’Agri sia chissà che grande
realtà, ma anche questo piccolo paragone esalta le differenze.
La sensazione è che da queste
parti l'economia locale giri un po' meglio rispetto al paese che ospita il
Centro Oli. Molto probabilmente è anche
lo stesso personale Eni a fare più riferimento a questo comune che è
altrettanto a portata di mano rispetto alla zona industriale.
Ma - ci dicono - è soprattutto
grazie a dipendenti e utenti di ospedale
e banche – oltre che al migliore posizionamento geografico - che in giro c'è
più movimento. Il polo dei servizi, almeno in superficie, sembra aver portato
effetti più immediati sul tessuto economico locale rispetto al petrolio.
Per carità, l'ingente quantità di
danaro che l'oro nero ha portato nelle casse del Comune di Viggiano non è neanche
lontanamente comparabile al benessere derivante da qualche attività commerciale
e dagli uffici. Ma nel paese della Madonna nera e dei piccoli suonatori di
Arpa, le giornate sono scandite dallo stesso ritmo di un qualsiasi altro
paesino dell'entroterra lucano. La ricchezza puoi vederla nei numeri, ma non
toccarla.
Anche le grandi opere che il primo
cittadino Giuseppe Alberti rivendica con orgoglio, anche se la gran parte
ancora in via di realizzazione, non hanno ancora regalato a Viggiano il volto
del paese più pagato in Italia dalla compagnie del petrolio. In giro per i
vicoli del centro realtà ci sono anche
due giovani informatori Eni che si stupiscono per una comune che in fondo non
ha nulla di particolarmente diverso rispetto a tanti altri.
Nonostante i bandi
dell'amministrazione comunale finanziati dalle compensazioni economiche che
derivano dalle estrazioni, che prevedono agevolazioni per l'imprenditoria e
l'artigianato locale, i negozi sono pochi e non particolarmente forniti. A
Viggiano, poco più di tre mila abitanti per 21 pozzi di petrolio, non c'è
nemmeno un forno. In compenso ci sono ben 25 associazioni. Un popolo
particolarmente attivo. O semplicemente molto interessato ai contributi
elargiti dal Comune per questo tipo di attività che non comportano alcun tipo
di rischio imprenditoriale. In paese si respira con un legame con le tradizioni
molto forte. Come suggerisce il simbolo dell'arpa disegnato sulle vetrine di
diversi negozi del centro e non solo.
L'elemento più moderno è
rappresentato dall'ascensore che dal piazzale del Municipio porta ai parcheggi.
Un paio di bar nella piazzetta sono affollati soprattutto da gente del posto.
Di dirigenti Eni neanche l'ombra.
Ma ci dicono che alcuni di loro
abitano sul posto. Una zona residenziale che si distingue per le case spaziose
e ben tenute con giardino e ottimi arredi. Anche il centro del paese si
presenta ordinato e ben tenuto. Anche se ci sono molti cantieri aperti. Il
centro storico ha qualche pecca, nonostante i soldi del terremoto prima e
quelli del petrolio dopo.
Molto probabilmente – come dice il
sindaco Alberti – quando il grosso dei lavori pubblici sarà completato Viggiano
avrà un altro aspetto. Se questo riuscirà a mettere in moto un circuito
economico differente e parallelo alle attività estrattive non è da vedere. Fino
a ora, però l'impresa non è riuscita.
Ma sarebbe un errore pensare che
lacune o i ritardi siano addebitabili solo all'amministrazione comunale.
Viggiano è sostanzialmente un paese lasciato solo a gestire una ricchezza
impensabile per un comune di quelle dimensioni. Dice bene il sindaco Alberti
quando sottolinea che ci sarebbe bisogno di una regia più ampia per programmare
le politiche di un'intera valle. Uno sviluppo che invece ancora oggi è ostaggio
della latitanza istituzionale, o nel migliore dei casi, dell'accavallamento di
competenze di un modello gestionale che fa acqua da tutti le parti.
E lì dove anche solo il buon senso
basterebbe a guidare la buona azione bisogna fare inevitabilmente i conti con
ostacoli squisitamente “burocratici”. Come la differenza di “giurisdizione” per
le aziende dell'area: che pur distando pochi metri l'una dall'altra ricadono
chi nel comune di Viggiano, chi nel comune di Grumento, con le conseguenti
diversità di trattamento e di opportunità.
Un caso per tutti che dice una
cosa: se è vero come da stime che la Val d'Agri potrà vivere per altri 50 anni
di petrolio, c’è bisogno al più presto
di una programmazione che veda coinvolti e dia responsabilità a tutti i
livelli istituzionali.
sabato 02 novembre 2013 08:20
Calabria. Le imprese rinunciano a finanziamenti: troppa
burocrazia
I soldi ci sono ma in Calabria le
banche frenano
I contributi del Por restano
fermi. Per il sostegno alle imprese restano nel cassetto 120 milioni di euro.
Ci vogliano tre anni per una graduatoria definitiva e cinque anni per
realizzare l'intero progetto e le imprese rinunciano per non rimanere "intrappolate"
nei meccanismi
di ADRIANO MOLLO
CATANZARO - La crisi sta
distruggendo il tessuto imprenditoriale calabrese e l'impatto si ripercuote
anche sull'utilizzo dei fondi comunitari. L'autorità di gestione del Por e dg
del Dipartimento Programmazione Paolo Praticò nel corso dell'audizione in
commissione bilancio ha fatto il punto sull'attuazione del Por relativo agli
strumenti di ingegneria finanziaria e esternato le criticità. Da una parte
alcune misure sono poco attrattive, dall'altro le imprese che avevano
partecipato al Bando Pia (innovazione tecnologica) nel 2010 hanno rivisto i
progetti e rinunciato. Il motivo? Non si può aspettare 3 anni per la sola
graduatoria e cinque anni per completare l'investimento. I tempi della
burocrazia non viaggiano di pari passo a quelle delle imprese. La Regione ha
messo in campo una serie di iniziative per accelerare i tempi, ma il danno per
alcuni casi è stato già fatto.
Invece sono stati quasi completati
il Pia 2008 pari a 36 milioni di euro e i contratti di investimento per 5
milioni di euro e anche in questo caso si realizzeranno molte economie
determinate dalla scelta di diverse imprese di rinunciare al finanziamento a
causa delle difficoltà di reperimento del cofinanziamento privato e dal
complicato iter di concessione degli aiuti e di rendicontazione degli stessi.
Stesso problema si potrebbe verificare per il bando Pia 2010 pari a 31 milioni
di euro. Delle misure a sostegno delle imprese tira quello relativo
all'internazionalizzazione e alla partecipazione di manifestazioni fieristiche
all'estero pari a 7 milioni di euro mentre sono in corso di avvio il programma
InvestinCalabria di 3 milioni e il sostegno ai consorzi per l'export per altri
3 milioni che, assicura il dg Praticò, saranno realizzati entro il 2015.
giovedì 31 ottobre 2013 08:05
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