giovedì 21 novembre 2013

XXI.XI.MMXIII – Elogio degli italiani, "brava gente".---Sono passati 45 giorni dall’alluvione più recente, più di 1000 da quella che nel 2011 mise in ginocchio circa 50 imprenditori agricoli del Metapontino e l’immobilità della terra e dei fiumi che sono tornati nei loro alvei, è la stessa che segue i problemi di chi ha perso aziende, animali, prospettive.----Per progettare la tratta Venezia-Trieste, i compensi ricevuti da Rfi quali percentuali sul valore delle infrastrutture, come previsto da contratto Rfi/Italferr, sommano circa 10,6 milioni.---La possibilità per l'Italia di utilizzare la clausola per gli investimenti nella finanziaria "dipenderà dalla spending review o altre decisioni" che diano spazio di manovra "sotto il 3%" di deficit.---L'Italia è il Paese europeo con la più alta spesa per le pensioni e la più bassa per le esigenze abitative delle persone meno abbienti e per l'esclusione sociale.

"Non abbiamo più pazienza" Terre Joniche contro Regione e parlamentari lucani 
Elogio degli italiani, "brava gente"
Rehn, ok investimenti 2014 Italia dipende da spending review
Crisi: Ue, spesa sociale Italia tutta su pensioni, no poveri
Bozen, oltrepadania nord. Guasto all’inceneritore, diffusi i dati sulle analisi delle emissioni: valori molto oltre i limiti
Trst, oltrepadania est. Tav sul mare, 14 milioni gettati al vento




"Non abbiamo più pazienza" Terre Joniche contro Regione e parlamentari lucani
Le richieste del portavoce Gianni Fabbris al neo presidente lucano
di ANTONELLA CIERVO
SONO passati 45 giorni dall’alluvione più recente, più di 1000 da quella che nel 2011 mise in ginocchio circa 50 imprenditori agricoli del Metapontino e l’immobilità della terra e dei fiumi che sono tornati nei loro alvei,  è  la stessa che segue i problemi di chi ha perso aziende, animali, prospettive.
Per ricordare che c’è chi ha ben chiare in mente le difficoltà sopportate finora, ieri Gianni Fabbris e alcuni componenti del Comitato di Difesa Terre Joniche hanno tenuto una conferenza stampa in piazza Vittorio Veneto. Tenaci e arrabbiati, hanno rinfrescato la memoria di chi, finora, li ha considerati una fastidiosa spina nel fianco. La scìa di morte e dolore che giunge dalla Sardegna non può lasciare indifferenti proprio coloro che quel fango e quell’acqua l’hanno dovuta affrontare più volte negli ultimi tre anni.
«Ciò che sta accadendo in queste ore - spiega Gianni Fabbris - è il segno che quello che diciamo da tempo deve essere la proprietà del Paese.
Serve un grande piano di messa in sicurezza, prevenzione e riordino dell’assetto idrogeologico non è più rinviabile. Basta grandi opere inutili - prosegue - serve invece qualcosa che crei lavoro, benessere sociale e renda sicure le comunità e consenta agli investimenti  la redditività che oggi è a rischio».
Il punto sullo stato dell’arte in Basilicata, diventa necessario: «Abbiamo chiuso la mobilitazione di Scanzano, il 14 novembre scorso, dandoci altri 15 giorni di tempo per ottenere le risposte alle domande che avevamo posto. Il  termine  scade il 29 novembre. I prossimi passaggi, in caso contrario, non saranno una passeggiata perchè la misura è colma».
E ad ulteriore chiarimenti precisa: «In questi giorni è circolata la notizia su un differente trattamento della Puglia rispetto alla nostra vertenza. Non è così: non c’è alcuna risposta perchè non c’è alcuna ordinanza del Consiglio dei ministri. In Puglia c’è un passaggio tecnico in più: la Regione ha mandato in tempo i documenti al Governo e questo ha consentito al Consiglio dei ministri, il 15 novembre, di recepirli  dichiarando lo stato di emergenza che, però, non vuol dire che ci sono risorse a disposizione.
La Regione Basilicata, quei documenti, non li ha ancora inviati». Il ritardo di quei passaggi, secondo il Comitato di Difesa Terre Joniche «E’ pazzesco. Ci dicano se quel materiale è stato inviato, in caso contrario vorremmo vedere quelle carte, comprendere qual è la perimetrazione dell’area danneggiata. Trovo intollerabile - aggiunge Fabbris - che a 45 giorni dall’alluvione quei documenti non siano stati ancora spediti. Se, poi, si adducesse come giustificazione quella delle elezioni, allora ci incazzeremmo sul serio.
Il voto è un atto politico e gli uffici regionale non devono fare campagna elettorale. Abbiamo fatto bene a sospendere il nostro diritto al voto e oggi aspettiamo delle risposte. In tema di emergenze, di alluvioni, non credo - prosegue - che ci siano passaggi diversi per Basilicata. Liguria, Toscana, Umbria o Sardegna. In caso di alluvione, i passaggi sono sempre gli stessi: la Regione dichiara lo stato di calamità, invia i documenti al Governo sostanziandolo, il Consiglio dei ministri dichiara lo Stato di emergenza cui segue l’ordinanza del presidente del Consiglio.
Talmente fuori di ogni logica che in 12 ore il Consiglio dei ministri si è riunito, preceduto dall’illustrazione dei danni da parte di ministri e ha messo i primi 20 milioni a disposizione con altri 5 della Regione Sardegna. Allora mi chiedo se i  parlamentari e gruppi dirigenti sardi, hanno battuto i pugni sul tavolo per ottenere questi risultati. se è così, a che servono i vice ministri lucani, il  capogruppo del Pd partito di maggioranza in Regione, i rappresentanti nelle commissioni parlamentari? Quando chiediamo a che punto siamo, ci dicono: mi informo e ti faccio sapere. Io dico che la misura è colma». Entro il 29 novembre il Comitato è pronto ad una nuova mobilitazione, nella speranza di ottenere risposte. Nel frattempo l’appello al neo Governatore non può che essere lanciato.
Nella speranza che venga colto.
mercoledì 20 novembre 2013 11:23

Elogio degli italiani, "brava gente"
CONTROSTORIE di Gigi Di Fiore               
Ma no, noi siamo buoni. Siamo gli italiani brava gente. Il nostro colonialismo ha utilizzato gas mortali, impiccato ribelli, deportato famiglie intere lontano dalle loro case. Ma era roba da poco. Quei ribelli, in fondo, come si leggeva nei rapporti dei miliziani fascisti, in Eritrea, Etiopia, Somalia erano solo "briganti" (sic!).
 Abbiamo pugnalato alle spalle la Francia, sicuri che stava per arrendersi ai tedeschi. Abbiamo aggredito in guerra la Grecia, invaso con ferocia i Balcani. Ma, in fondo, era tutta colpa di Mussolini e dei fascisti. E tutti gli altri, tutti gli italiani, subivano e eseguivano. O no?
 Subito dopo l'unità d'Italia nel 1861, abbiamo dato il fatto loro a qualche migliaio di criminali, che si nascondevano dietro proclami politici a difesa di una "sputtanata" dinastia Borbone. Si chiamavano briganti, erano in gran parte contadini che chiedevano terra da coltivare. Criminali, che meritavano le fucilazioni senza processo e le teste mozzate ai cadaveri, da mostrare a futura memoria.
 E poi, ben fatto, quelle rappresaglie contro interi paesi del Sud di italiani contro italiani. Brava gente, brava gente. Abbiamo sempre creduto nell'uguaglianza tra le razze. Anzi, abbiamo sempre contestato ci fossero razze definite. Ma poi ci siamo tenuti per sei anni le leggi volute da Mussolini e firmate, senza fiatare, dal re Vittorio Emanuele III di Savoia.
 No, non avevamo i lager nazisti, ci siamo limitati alle nostre leggi razziali. Fu proprio novembre, il nefasto novembre del 1938, il mese clou dei decreti anti-semiti. Sette leggi in tutto, tra il 5 settembre 1938 e il 13 luglio 1939. Niente matrimoni "misti", registro della razza ebraica, divieto di insegnamento. In tanti lasciarono le cattedre, molti emigrarono per sottrarsi alle proibizioni.
 "Le razze umane esistono e gli italiani sono nella maggioranza di origine ariana e di tradizione ariana" (buuhhh!): era il manifesto della Difesa della razza del 5 agosto 1938. Per abolire le leggi della vergogna, il re e il governo Badoglio attesero di arrivare al febbraio del 1944, due giorni prima del trasferimento dei ministeri a Salerno capitale provvisoria del regno.
 Ma siamo migliori di chi ci governa, siamo gli italiani dai mille alibi, dallo stereotipo albertosordiano: pacioni, furbi, vili, mammoni, deresponsabilizzati. Eppure, a volte in grado di eroismi inattesi, scatti di reni stile "La grande guerra" del compianto Monicelli. La colpa è sempre degli altri, le responsabilità non sono mie, ho fatto quello che potevo, siamo così perchè quelli prima di noi hanno sbagliato, erano corrotti, erano crudeli. Italiani brava gente, capaci di beccarsi come i capponi di Renzo.
 Nord contro Sud, Sud contro Nord. Eppure, in ogni epoca storica, in Italia la maggioranza ha sempre atteso, sempre cercato di capire come si mettevano le cose. Rivoluzionari passivi, alla maniera di Cuoco. Pronti ad auto assolverci sempre. Italiani brava gente, ma oltre gli stereotipi, oltre la cultura rinascimentale condivisa sempre da pochi, cosa ci unisce, cosa ci tiene uniti? Non sempre riusciamo a capirlo. E celebriamo il nostro manifesta della razza all'amatriciana: più puliti, rigorosi, seri al Nord; sporchi, confusionari, anarcoidi al Sud.
 Italiani, italiani: qualcuno ha altre definizioni (oggi che, come i gamberi, siamo tornati al reddito di 15 anni fa), che ci descrivino?
Pubblicato il 21 Novembre 2013 alle 18:51

Rehn, ok investimenti 2014 Italia dipende da spending review
Germania aumenti domanda interna, Ue può rallentare su conti
21 novembre, 15:17
STRASBURGO - La possibilità per l'Italia di utilizzare la clausola per gli investimenti nella finanziaria "dipenderà dalla spending review o altre decisioni" che diano spazio di manovra "sotto il 3%" di deficit. Quindi "ora la palla è nel campo dell'Italia ed essenzialmente del suo Parlamento". Così Olli Rehn a margine un'audizione all'Europarlamento. Rispondendo ad un parlamentare che chiedeva perché la Commissione non desse maggiori margini ai paesi che vogliono fare investimenti per la crescita, Rehn nel corso dell'audizione ha ricordato che "abbiamo la cosiddetta 'clausola per gli investimenti' e ne abbiamo informato il Parlamento e gli stati membri".
"Questa 'clausola per gli investimenti- ha continuato - facilita un certo spazio di manovra per gli investimenti produttivi degli stati membri, nel caso in cui: siano fuori dal braccio correttivo del Patto di stabilità e crescita, siano fuori dalla procedura per deficit eccessivo e mantengano il suo deficit al di sotto del 3%. "Per esempio - ha aggiunto - nel caso dell'Italia, potrà utilizzarla se la 'spending review' o altre decisioni porteranno questo tipo di spazio di manovra nel budget dell'Italia per il 2014". Lasciando l'audizione, Rehn ha precisato ai giornalisti presenti che "rispettare le regole del Patto e restare fuori dalla procedura per deficit eccessivo sono le condizioni necessarie per utilizzare la 'clausola per gli investimenti' che faciliterebbe un certo spazio per investimenti produttivi".
"Se l'Italia potrà usare o meno questa clausola - ha proseguito - dipenderà se sarà capace di creare questo spazio sotto il 3% del Pil. A questo proposito, la 'spending review' e altre decisioni possono dare risultati anticipati e quindi potrebbe esserci spazio nel bilancio del 2014. Ma ora la palla è nel campo dell'Italia ed essenzialmente in quello del Parlamento". Rehn ha quindi ricordato che "per Italia e Finlandia c'è rischio di inosservanza" delle condizioni macroeconomiche, ribadendo il giudizio sulle leggi di bilancio emesso la settimana scorsa. "Solo Germania e Estonia" le "osservano in pieno" mentre "il Belgio le rispetta bene e in primavera forse uscirà dalla procedura per deficit eccessivo".
La Germania, però, deve "rafforzare la domanda interna e gli investimenti" e la spesa per i servizi. Olli Rehn è tornato a ribadirlo, affermando che Bruxelles non critica ''la sua competitività economica o il suo successo sui mercati mondiali (...), però un surplus che resta elevato, significa che i tedeschi continuano ad investire i loro risparmi all'estero" mentre "una maggiore domanda in Germania non può che avvantaggiare i paesi limitrofi e la Cina". Il commissario ha quindi respinto le critiche tedesche: "Mai detto che volevamo rendere più deboli i paesi forti. Non è quello che stiamo facendo. Dirlo significa parlare a vuoto", specificando che "la Germania deve rafforzare la domanda interna con un sostenibile aumento delle retribuzioni, e riducendo le tasse per le famiglie più deboli. E rafforzare gli investimenti produttivi pubblici e privati".
In parallelo "Francia e Italia dovrebbero intensificare le riforme economiche", e solo "questa combinazione darà i migliori risultati per l'intera Eurozona e per la Ue", ha concluso Rehn. In ogni caso in Europa, ha riconosciuto il commissario Ue, "dobbiamo continuare il consolidamento" delle finanze pubbliche, ma visto che "negli ultimi due anni gli squilibri si sono dimezzati, ora possiamo rallentare" e "ci possiamo concentrare sulle misure per la crescita, in particolare la fiscalità". La Bce, invece, ''ha adottato azioni decisive per stabilizzare i mercati finanziari ed i mercati dei bond, ed ora svolge un ruolo da vera banca centrale ovvero con il ruolo di prestatore di ultima istanza che dovrebbe e deve svolgere''.

Crisi: Ue, spesa sociale Italia tutta su pensioni, no poveri
Contributi per esclusione sociale più bassi d'Europa
21 novembre, 13:29
BRUXELLES - L'Italia è il Paese europeo con la più alta spesa per le pensioni e la più bassa per le esigenze abitative delle persone meno abbienti e per l'esclusione sociale. Lo scrive Eurostat che oggi diffonde i dati della protezione sociale in Europa. In Italia la spesa per le pensioni è il 61% della spesa totale per benefit sociali, contro una media europea del 46%.
Seguono Polonia (58%), Portogallo, Lettonia e Malta (55%), mentre la più bassa si registra in Irlanda (23%), Lussemburgo (37%) e Croazia (38%). Bassissima, da record europeo, la spesa che lo Stato dedica ad alloggi popolari o a contributi per chi non può permettersi una casa, e all'esclusione sociale in generale: solo lo 0,3% di tutta la spesa sociale, contro una media europea di 3,6%.

Bozen, oltrepadania nord. Guasto all’inceneritore, diffusi i dati sulle analisi delle emissioni: valori molto oltre i limiti
L’Agenzia provinciale per l’ambiente ha anche deciso ulteriori verifiche ambientali
BOLZANO - Il gestore dell’inceneritore bolzanino ha fornito i dati ufficiali delle emissioni registrate al camino il 7 e 8 novembre scorsi, quando il termovalorizzatore era alle prese con il guasto tecnico risolto nel pomeriggio dell’8 novembre. L'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente (Appa) comunica che dalle prime valutazioni dei dati non risulta alcun impatto significativo sulla salute pubblica. Sono previste comunque nuove prescrizioni e iniziative con i Comuni. L'analisi dei dati tecnici forniti dall'Ati, l'Associazione temporane di imprese che gestisce in questa fase il termovalorizzatore, nelle giornate del guasto conferma quanto già ipotizzato, ovvero l'emissione di valori molto alti di composti organici, acido cloridrico, mercurio e monossido di carbonio. Sono invece aumentati relativamente poco e per poco tempo i dati degli ossidi di azoto. I dati delle medie semiorarie riferiti alle concentrazioni di acido cloridrico registrati tra le 17 e le 11.30 del giorno dopo sono risultati superiori al valore limite di 60 mg/Nm³. L'emissione di acido cloridrico ha raggiunto valori superiore ai 600 mg/Nm³ tra le 3 e le 4 della notte.
Emissioni analoghe si sono registrate anche per il carbonio organico totale: a partire dalle 10.30 del 7 novembre sono risultate superiori al valore limite per più di 36 ore, con valori fino a 40 volte maggiori del limite. Per quanto concerne il mercurio, le emissioni sono risultate maggiori al valore limite per più di 18 ore. La ragione di tali emissioni, spiega l'Appa, sta principalmente nella combustione in condizioni non ottimali (a bassa temperatura) dei rifiuti già presenti in camera di combustione prima del guasto. Le emissioni di polveri sono risultate contenute in quanto i filtri a maniche sono rimasti in linea per l'intera durata del guasto.
L'Appa ricorda inoltre che le analisi condotte finora sui dati rilevati dalla rete di misurazione della qualità dell'aria non hanno indicato valori anomali. Fanno eccezione i dati delle polveri fini e dell'ozono registrati alla stazione fissa di Cortina all'Adige, che comunque risultano inferiori ai valori limite della qualità dell'aria. Tale valore ridotto è molto significativo se si considera che costituisce un'importante indicazione sull'effettiva ricaduta di inquinanti nelle zone abitate: indica infatti che, sulla base delle informazioni finora disponibili, il guasto non ha avuto alcun impatto sulla salute pubblica. Naturalmente - ribadisce l'Agenzia - è necessario compiere ogni sforzo possibile per evitare il ripetersi di quanto accaduto.
L'Agenzia per l'ambiente ha in corso ulteriori iniziative di approfondimento sulla situazione ambientale, con analisi particolareggiate sui filtri della stazione fissa di Cortina. In accordo con i Comuni interessati, si individueranno i siti dove eseguire prelevamenti di terreno al fini di verificare un'eventuale anomala presenza di diossine. Con il Comune di Bolzano si sta concordando un sito nella zona sud-ovest della città in cui installare una stazione aggiuntiva per il monitoraggio della qualità dell'aria durante la fase di prova dell'impianto.
21 novembre 2013

Trst, oltrepadania est. Tav sul mare, 14 milioni gettati al vento
A tanto ammonta il costo complessivo del contestatissimo progetto preliminare (tracciato balneare) che rischia di diventare carta straccia
 di Marco Ballico
 TRIESTE. Le due Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto contrarie. I sindaci ostili. Un commissario che ragiona da tempo su un’alternativa. Il progetto Tav lungo le spiagge venete disegnato da Italferr nel 2010 è sotto assedio. Dovesse prevalere la posizione compatta della politica, dei tecnici, del territorio contro quel tracciato, sarebbe un clamoroso esempio di cattiva gestione dei soldi pubblici. Perché il progetto preliminare è costato 14,2 milioni di euro. E rischia di diventare carta straccia.
I costi Solitamente, per studi di questo tipo, si viaggia attorno ai due millesimi del valore dell’opera, in questo caso 7,3 miliardi. La società dei treni, sollecitata sui costi, risponde nel dettaglio. Per progettare la tratta Venezia-Trieste, i compensi ricevuti da Rfi quali percentuali sul valore delle infrastrutture, come previsto da contratto Rfi/Italferr, sommano circa 10,6 milioni. Il dettaglio: tratta Mestre-aeroporto Marco Polo: 1.500.134,75 euro; aeroporto-Portogruaro: 3.779.652,85; Portogruaro-Ronchi: 2.437.720,39; Ronchi - Trieste: 2.881.322,40. Totale 10.598.830,39 euro. Ma, a quanto filtra, vanno aggiunti anche 3 milioni al ministero dell’Ambiente e 6-700mile euro di spese. Si arriva così a 14,2 milioni: più o meno i due millesimi secondo tariffa.
L’iter A richiedere il cosiddetto preliminare è stato il ministro delle Infrastrutture nell’ambito dell’iter approvativo dei progetti di Legge Obiettivo, lo strumento che stabilisce procedure e modalità di finanziamento per la realizzazione delle grandi opere, con il contributo anche dell’Europa, puntando anche a spostare le merci da gomma a ferro entro il 2030 prima e 2050 poi, come previsto nel Libro Bianco dei trasporti. Quello del 2010, a quanto risulta, è un progetto realizzato “in house” – e dunque senza alcuna gara –, negli uffici della società partecipata al 100% da Ferrovie italiane. Il contenuto è noto: la Tav è disegnata lungo la costa, con treni a velocità massima 250 km/h e costi di circa 44 milioni a chilometro, spesa insostenibile superando di oltre la metà la media europea. E’ dunque probabile che quei 14 milioni risulteranno inutili.
L’alternativa Il commissario della Tav Venezia-Trieste Bortolo Mainardi, non a caso, lavora su un tracciato alternativo, che corre non sulla costa ma a fianco dell’attuale linea ferroviaria. Ne parla nel dettaglio, Mainardi, all’interno di una corposa relazione ricca di passaggi storico-culturali, esposta la scorsa settimana a convegno a Concordia Sagittaria, in cui si ribadisce il concetto della concretezza. «Abbiamo una linea ferroviaria da Mestre a Cervignano sottoutilizzata al 40% – spiega il commissario –, ma strutturalmente in condizione di supportare già oggi il passaggio e il trasporto di merci e raggiungere la velocità per passeggeri di 200 km orari». Considerazioni in premessa che portano all’opportunità «di interventi per fasi: prima la modernizzazione, con il potenziamento dell’esistente, poi, eventualmente, il quadruplicamento».
Le Regioni Il commissario, in un’ottica di prevedere opere «economiche per la collettività, sostenibili dal punto di vista finanziario e compatibili con l’ambiente», si è visto confortato da due delibera di Fvg e Veneto. La giunta Serracchiani (poi fotocopiata dal collega Zaia che ha di fatto bocciato la linea dell’assessore Renato Chisso) chiede esplicitamente di «sospendere il procedimento e di dare contestualmente mandato a Rfi di studiare e presentare un'ipotesi alternativa e migliorativa del tracciato esistente». Integrazioni non basterebbero, servono ipotesi progettuali nuove, «mirate a valorizzare e, dove serve, a raddoppiare la linea esistente». Fondamentale per esempio «lo scioglimento del collo di bottiglia rappresentato dal bivio San Polo, importante per i collegamenti ai porti di Trieste e Monfalcone». E quei 14 milioni gettati al vento? «Vero, risorse sprecate – commenta il consulente dell’assemblea dei Comuni Andrea Debernardi –. Ma, se si procede con il progetto del 2010, si finirà con il buttarne via molte, molte di più».
21 novembre 2013

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