domenica 15 maggio 2011

Il lavoro e la rivincita del ragionier Fantozzi

Ora i giovani sognano di fare gli impiegati
Nel 2004 volevano essere imprenditori. «A caccia di sicurezze in tempi di precariato» Il sociologo «La cosa che colpisce di più è che chi ha un titolo di studio tende ad abbassare le pretese»


MILANO - È la rivincita dei Fantozzi. Quel ragionier Ugo che negli anni 70 era il simbolo del travet vessato, condannato a una vita mediocre e grigia, oggi sarebbe impensabile. Perché negli anni 10 del terzo millennio scopriamo che l'impiegato è il mestiere più agognato. Altro che sogni di gloria, di fama e di potere. Tutto quello che vogliamo è un posto sicuro che ci protegga dalle avversità del mondo. Un posto da impiegato, appunto. A dimostrarlo è un'indagine di Adecco, la più grande agenzia per il lavoro in Italia che ha condotto la ricerca su un campione di 6.500 persone di età compresa tra i 26 e i 50 anni (il 49% degli intervistati ha un'età compresa tra i 26 e i 35 anni) e chiedendo quale fosse il lavoro dei loro sogni. E l'impiegato è quello che ha raccolto più voti.

Ai tempi di Fantozzi però la vita da impiegato era destinata a chi raggiungeva, magari a fatica, un diploma di scuola superiore. Oggi a sognare un posto da impiegato sono laureati con master. La ricerca ci parla di un mondo giovanile che sogna fino a 20 anni di diventare calciatore, modella o regista. Poi, assaggia la vita e rivaluta il posto fisso da impiegato.

Storie comuni, in bilico tra sogno e realtà. Qualcosa di simile a ciò che è accaduto a Marco, la laurea in Scienze politiche a Milano e Master in Cooperazione internazionale. Finiti gli studi, decide di fare un'esperienza concreta. «L'unica strada per coltivare il mio sogno - spiega Marco - era quella del servizio civile internazionale. Sono partito per la Colombia al seguito di una Ong per un progetto di un anno. Al ritorno il servizio civile si è concluso e la Ong non ha più fondi per rifinanziare il progetto. Cominciai a contattare altre associazioni e organismi internazionali ma chiedono almeno 4 anni di esperienza oppure dicono che c'è la crisi e non ci sono i soldi». Marco si guarda attorno, il lavoro dei suoi sogni si allontana giorno dopo giorno, colloquio dopo colloquio. Ormai ha 29 anni. Decide di mettere da parte i sogni e di cercare di portare a casa almeno uno stipendio. Oggi lavora in un'assicurazione e il suo sogno è di passare dal ruolo di agente a un ruolo amministrativo in sede.

A rendere ancora più incisivo l'esito della ricerca basta fare il raffronto con la stessa (condotta sempre da Adecco) dieci anni fa: allora il sogno era quello di mettersi in proprio e di tentare la fortuna e le sfide dell'imprenditorialità. E l'impiegato si trovava in fondo la classifica, appena sopra il netturbino e l'operaio. In dieci anni tutto si è capovolto: troppi rischi, troppi fallimenti e una precarietà che strangola anche i sogni. Forse così le storie come quella di Francesca, una laurea in Giurisprudenza a Roma, due anni di pratica e diversi tentativi per diventare avvocato. Intanto continua a faticare all'interno di uno studio legale con gli orari di un dipendente e una paga di 800 euro al mese. Poi arriva l'agognato giorno: «Finalmente avevo superato l'esame da avvocato - spiega Laura - il giorno dopo vado dal mio capo e chiedo di essere assunta. Ma come segretaria. Almeno così avrei avuto gli straordinari pagati, la maternità garantita e le ferie sicure. L'avvocato mi ha guardato con incredulità e sconcerto, ma poi ha accettato e io oggi sono in grado di progettare il mio futuro».

Quindi anche sogni diventano low cost nel timore che abbiano un costo troppo alto? «Oggi in un periodo di precariato sociale e di incertezza biografica le persone cercano sicurezze - spiega il sociologo Antonio De Lillo -. Chi oggi ha 35 anni ha vissuto un lungo periodo di incertezza economica (non solo gli ultimi due anni). Ma l'aspetto più insolito è che ad ambire a un ruolo da impiegato sono anche laureati o persone che hanno addirittura conseguito un master. Chi ha conseguito un titolo di studio abbassa le pretese. Non è un caso se stiamo assistendo a un calo nelle iscrizioni all'università: ci si è resi conto che il titolo di studio non rende economicamente rispetto all'investimento necessario in termini di impegno. A rinunciare sono soprattutto i figli della classe media, dove la laurea non è una tradizione familiare da generazioni e dove il capitale sociale di relazioni (così utile per trovare un lavoro) è inesistente o scarso. Questo scenario è preoccupante per il sistema paese perché questo atteggiamento di rinuncia influisce anche sulle prossime generazioni e quindi si rischia un'involuzione della società».

Naturalmente restano tanti i giovani che non rinunciano a coltivare i loro sogni e le loro ambizioni anche se esistono epoche in cui il confine tra aspirazione e illusione diventa davvero molto sottile. E questa sembrerebbe una di quelle. Al punto che anche diventare Fantozzi può trasformarsi in un'aspirazione.
Isidoro Trovato


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