domenica 15 maggio 2011

Rating «spazzatura» sulle imprese di Atene

Fabio Pavesi – Il Sole 24 Ore
Ormai è uno stillicidio. Non passa giorno senza che le agenzie di rating non puntino il loro dito contro le imprese greche, ma anche portoghesi, irlandesi e spagnole. E quel dito punta inevitabilmente verso il basso.



A metà settimana Standard&Poor's ha bocciato il gigante greco delle costruzioni, Titan Cement, portando il rating a BB-. E l'altro ieri l'agenzia Usa ha fatto la stessa cosa nei confronti di Ppc, Public power Corp, una delle utility greche. Il rating ormai è fissato a una singola B, con prospettive al ribasso tra l'altro. Lo stesso giorno è toccato pure alla Ote, il colosso delle tlc elleniche. «Rischi aumentati» e pagella a BB-. Tutte le società greche coperte da Moody's hanno ormai un rating junk, cioé spazzatura. In misura inferiore, lo scivolamento verso il basso delle pagelle del credito è toccato anche alle principali società portoghesi, irlandesi e anche i big delle tlc e dell'energia spagnoli non versano in buone acque. Ormai siamo a livelli di rating spazzatura per buona parte del tessuto industriale dei paesi periferici dell'euro.
 Niente di cui stupirsi. Se Atene è sull'orlo del baratro e non se la passano bene neanche portoghesi, irlandesi e spagnoli, inevitabile che la scossa sismica partita dalle finanze pubbliche lambisca e in alcuni casi travolga prima le banche e poi le imprese.
 Ma a preoccupare gli osservatori non è solo il livello pericolosamente basso toccato nei rating dalle imprese, soprattutto elleniche. È la spirale che preoccupa. Quei rating spazzatura sono sì figli dell'avvitamento del debito sovrano di Atene, Dublino, Lisbona e Madrid, ma dicono anche della struttura di per sé fragile delle imprese. Indipendentemente dalla situazione delle finanze pubbliche del Paese. Le società greche sono campate negli ultimi anni facendo un ricorso esasperato al debito. È la fotocopia del paese. A paese indebitato, aziende indebitate. Il problema è che buona parte di quel debito va a scadenza. E andrà rifinanziato. Uno studio di Fitch ha calcolato in oltre 200 miliardi l'entità del debito che pesa sulle principali imprese dell'area Pigs. Ebbene già nel 2011 e nei due anni successivi andrà a scadenza almeno la metà. Cento miliardi tra prestiti bancari e bond da rimborsare e rifinanziare. E qui sta il problema. L'azione impietosa e diretta verso il basso delle agenzie di rating porta a ogni declassamento a veder aumentare il costo del nuovo debito con banche e mercato, che vorranno rendimenti sempre più elevati. Per Fitch l'agonia della Grecia, ma anche l'equilibrio precario degli altri Pigs, mette a repentaglio la tenuta di molte società. Ad Atene il rischio è aumentato fortemente per Ote; in Portogallo la scala Richter del rischio si è elevata per Edp e Portugal Telecom. In Spagna è Gas Natural a essere più esposta alle turbolenze del debito sovrano. A Dublino le preoccupazioni sono appuntate su Electricity Supply Board.
 La compagnia telefonica Ote è lo specchio della crisi di Atene. Il 65% dei ricavi sono su un mercato domestico in forte contrazione. Ote, considerata da Moody's e da S&P un titolo spazzatura, è stretta nella morsa di margini in contrazione e alto debito che va rifinanziato. Quant'è? Non poco. Quest'anno vanno a scadere 2,1 miliardi; nel 2012 445 milioni. E un'altra tranche da 1,24 miliardi scadrà nel 2013. Totale: nei prossini tre anni Ote deve restituire (e sostituire soprattutto) 3,8 miliardi. La Ppc è sommersa da debiti per oltre 4 miliardi. Basta spostarsi a Lisbona e il problema si ripone. Energias de Portugal (Edp) ha un rating per Fitch di BBB+ con prospettive negative. Siamo sul filo del rasoio prima che il rating diventi speculativo. Ebbene Fitch stima per Edp margini industriali fermi se non leggermente calanti da qui al 2013. E da qui al 2013 Edp deve rimborsare e rinnovare debito per oltre 7,2 miliardi, di cui oltre un terzo già quest'anno. Anche Portugal Telecom è a un passo dal livello junk. La compagnia telefonica ha un livello di debiti su margini in calo vicino alle tre volte. E i debiti che giungono al capolinea solo da qui al 2012 valgono tre miliardi. La crisi della periferia dell'Europa sarà anche sovrana, ma nel mirino ci sono sempre di più le imprese.


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